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19.12.2012 Views

provocato nei pazienti l'insensibilità al dolore . Quindi si può ritenere che gli aspetti emozionali del dolore coinvolgano sia il sistema limbico sia il lobo frontale. E’ stato provato che persone sottoposte al grandissimo stress del combattimento della battaglia una volta ferite sopportavano con grande tranquillità le amputazioni senza bisogno di anestetico. Addirittura una percentuale elevata di soldati risulta insensibile alle ferite, mentre reagiva normalmente a una iniezione endovenosa. Questo fenomeno riguarda appunto il fatto che il cervello è in grado di produrre delle sostanze in grado di fermare la sensazione dolorosa : le morfine naturali cioè le endorfine. Oggi c'erano state individuate almeno una ventina di tali sostanze prodotte dal cervello in grado di svolgere questa funzione fisiologica. Finora tuttavia gli esperimenti che utilizzano il naloxone che è una sostanza in grado di produrre una maggiore sensibilità al dolore non hanno portato a risultati soddisfacenti nel senso che non sia in grado di comprendere esattamente come avvenga la produzione di queste endorfine. Dopo aver tracciato seppure con grande sintesi quello che più meno in questo momento siamo in grado di comprendere i meccanismi del dolore, dobbiamo raccogliere il nostro pensiero su ciò che rappresenta il dolore nella storia dell'uomo. Se il dolore protegge il corpo dai rischi di azioni che possono danneggiarlo, la paura che altri uomini o eventi possano infliggerci del dolore ci rende pavidi. Per prima cosa la morte a cui ogni soggetto va incontro rappresenta la proiezione assoluta del dolore. La morte non è un'esperienza diretta dell’Io, tuttavia essa è la rappresentazione ultima del dolore. A questo tipo di esperienza indiretta, l'Io è soggetto a quello stato d'animo che definiamo terrore. L'idea di una sofferenza senza fine, dell'ipotesi dell'annientamento fisico provoca quella tensione psichica che fa rivolgere per esempio l'uomo alla religione. Inoltre il terrore rappresenta e ha rappresentato un elemento fondamentale nell'azione politica, sia individuale sia collettiva. Personaggi come Genghis Khan hanno basato la loro immensa conquista utilizzando truppe che operavano seminando terrore contro i popoli da conquistare. Lo stesso impero ottomano ha basato la sua politica di conquista sul terrore e la tortura sistematica. Quindi proprio la gestione della proiezione collettiva del dolore è una caratteristica peculiare nella storia dell'essere umano. Pertanto la coscienza del dolore e la possibilità di gestire tale situazione psichica sia nell'ambito individuale ma soprattutto in quello collettivo deve essere un elemento importante per lo studio e del controllo della criminalità comune, politica e terroristica proprio in rapporto alla pena . Concludendo: pur nei limiti temporali a cui sono stato costretto per la necessità della traduzione ritengo aver posto in discussione i criteri che attualmente tendono 78

ad essere i fondamenti della politica criminologica. L'attuale determinismo ambientale che contesta , anzi considera in modo negativo la legge penale che infligge agli autori di tali atti la pena, deve ritenersi criticabile perché è il frutto di presupposti che si fondono su una concezione sostanzialmente soggettivistica dell'Essere. Ora ogni scienza antropologica che intende approfondire la conoscenza dell' uomo non può non tenere conto del suo divenire e cioè della mutazione della species e quindi dei meccanismi con i quali essa opera in rapporto al mondo ed alle sue risorse limitate . Quindi mi sia consentito a questo punto di segnalare un ipotizzabile criterio, una ricerca sulla possibilità di stabilire un valore oggettivo e quindi non relativistico del Male, alla base della legge penale condivisibile, e che può essere riassunto come segue: "Tutto ciò che soddisfa l’individuo a danno della species è il Male, tutto ciò che è funzionale all’individuo ed alla species è Bene". 79

provocato nei pazienti l'insensibilità al dolore . Quindi si può ritenere che gli<br />

aspetti emozionali del dolore coinvolgano sia il sistema limbico sia il lobo<br />

frontale. E’ stato provato che persone sottoposte al grandissimo stress del<br />

combattimento della battaglia una volta ferite sopportavano con grande<br />

tranquillità le amputazioni senza bisogno di anestetico. Addirittura una<br />

percentuale elevata di soldati risulta insensibile alle ferite, mentre reagiva<br />

normalmente a una iniezione endovenosa.<br />

Questo fenomeno riguarda appunto il fatto che il cervello è in grado di<br />

produrre delle sostanze in grado di fermare la sensazione dolorosa : le<br />

morfine naturali cioè le endorfine. Oggi c'erano state individuate almeno una<br />

ventina di tali sostanze prodotte dal cervello in grado di svolgere questa<br />

funzione fisiologica.<br />

Finora tuttavia gli esperimenti che utilizzano il naloxone che è una sostanza<br />

in grado di produrre una maggiore sensibilità al dolore non hanno portato a<br />

risultati soddisfacenti nel senso che non sia in grado di comprendere<br />

esattamente come avvenga la produzione di queste endorfine.<br />

Dopo aver tracciato seppure con grande sintesi quello che più meno in questo<br />

momento siamo in grado di comprendere i meccanismi del dolore, dobbiamo<br />

raccogliere il nostro pensiero su ciò che rappresenta il dolore nella storia<br />

dell'uomo. Se il dolore protegge il corpo dai rischi di azioni che possono<br />

danneggiarlo, la paura che altri uomini o eventi possano infliggerci del dolore<br />

ci rende pavidi. Per prima cosa la morte a cui ogni soggetto va incontro<br />

rappresenta la proiezione assoluta del dolore. La morte non è un'esperienza<br />

diretta dell’Io, tuttavia essa è la rappresentazione ultima del dolore. A questo<br />

tipo di esperienza indiretta, l'Io è soggetto a quello stato d'animo che<br />

definiamo terrore. L'idea di una sofferenza senza fine, dell'ipotesi<br />

dell'annientamento fisico provoca quella tensione psichica che fa rivolgere<br />

per esempio l'uomo alla religione. Inoltre il terrore rappresenta e ha<br />

rappresentato un elemento fondamentale nell'azione politica, sia individuale<br />

sia collettiva. Personaggi come Genghis Khan hanno basato la loro immensa<br />

conquista utilizzando truppe che operavano seminando terrore contro i popoli<br />

da conquistare. Lo stesso impero ottomano ha basato la sua politica di<br />

conquista sul terrore e la tortura sistematica. Quindi proprio la gestione della<br />

proiezione collettiva del dolore è una caratteristica peculiare nella storia<br />

dell'essere umano. Pertanto la coscienza del dolore e la possibilità di gestire<br />

tale situazione psichica sia nell'ambito individuale ma soprattutto in quello<br />

collettivo deve essere un elemento importante per lo studio e del controllo<br />

della criminalità comune, politica e terroristica proprio in rapporto alla pena .<br />

Concludendo:<br />

pur nei limiti temporali a cui sono stato costretto per la necessità della<br />

traduzione ritengo aver posto in discussione i criteri che attualmente tendono<br />

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