012012 - Prešovská univerzita v Prešove
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Ivancsó István entra il Re della gloria”. 25 Qui “il Re della gloria” è già realmente presente sotto le specie del pane transsustanziato, infatti il sacerdote porta ormai non il pane e vino offerti, in una processione solenne, ma fa ingresso con l’Eucaristia stessa. Tuttavia, anche questo testo liturgico chiama Cristo come Re. Si deve costatare ancora che Cristo come Re è presente anche nel testo della commemorazione funerale celebrata spesso alla fine della Divina Liturgia. Implorando per la salvezza del defunto il sacerdote prega nell’ektenia funerale: “La misericordia di Dio, il regno dei cieli e il perdono dei peccati per lui chiediamo al Cristo Re immortale”. 26 – Qui si tratta dunque, del Re “immortale” cui assicura per l’uomo la vita eterna, la salvezza. 2.2. Negli altri sacri uffici Mantenendo il mistero pasquale di Gesù Cristo come filo conduttore, possiamo pellegrinare passi per passi nella presentazione di quegli eventi dell’economia della salvezza nei quali i testi liturgici chiamano Cristo come Re. I testi liturgici li prendiamo dall’Oktoéchos del libro di canti generalmente usato da noi. 27 Senza dubbio che il mistero pasquale di Gesù Cristo parte dall’universale volontà redentrice di Dio: “Il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità” (1Tim 2,4). La sua concretizzazione si inizia nell’incarnazione del Figlio di Dio. Ed ecco, appare nel nostro testo liturgico questo pensiero: “il Re dei celi è apparso sulla terra e ha vissuto con gli uomini”. 28 Noi possiamo salutare il Salvatore fattosi uomo come Re il cui è venuto tra noi a salvarci, con due nature, ma non con due persone. è interessante che non appare né a proposito della vita nascosta di Gesù, né a proposito della sua attività pubblica il pensiero nel testo dell’Oktoéchos che egli è “Re”. I nostri testi liturgici concentrano piuttosto di presentare il grande contrasto: il Re dell’universo accetta la sofferenza, si lascia crocifiggere. Ecco, uno dei tali testi liturgici: „Tu che sei Re del cielo e della terra, o inferrabile”, 29 volontariamente è stato crocifisso, per amore dell’uomo. Ed un altro canto canta: „Signore, Re dei secoli”, 30 per noi ha accettato nella carne crocifissione e sepoltura per liberarci dall’ade, 25 Szent Nagy Bazil atya szent és isteni liturgiàja, továbbá az előszenteltek isteni liturgiàja s egyéb egyházi szolgálatok papi imádságai, Debrecen 1890, 48. 26 Liturgikon, 184. – La Divina Liturgia di S. Giovanni Crisostomo, Lungro 1991, 84. 27 Si veda nt. 11. Un aiuto ancora il nostro libro: Liturgikus konkordancia a „Dicsérjétek az Urat!” című görög katolikus énekeskönyv Oktoéchoszához, Nyíregyháza 2001. 28 Vespri, tono 8, grande dogmatikon, in Énekeskönyv, 219. – Anthologhion, 487. 29 Vespri, tono 1, terza stichira con versetto, in Énekeskönyv, 123. – Anthologhion, 180. 30 Mattutino, tono 5, quinta stichira alle lodi, in Énekeskönyv, 185. – Anthologhion, 367. 34
THEOLOGOS 1/2012 | ŠTÚDIE affinché sia fatta il mistero pasquale. E così, il redento uomo cristiano che ha già partecipato del suo mistero pasquale, può fare una professione di fede con gioia: „Tu sei il nostro Dio: fuori di te non ne conosciamo altri”. La maggior parte dei nostri canti liturgici tratta gli eventi “del sacro triduo”, i quali chiamano Cristo come Re. Naturalmente, anche qui si valorizza il contrasto perché si tratta del “re della gloria”, del “re dell’universo” chi ha accettato la morte, la deposizione nel sepolcro affinché continuando il suo mistero pasquale: risorga e, insieme di se stesso, elevi tutta l’umanità, renda degni alla partecipazione della gloria celeste, alla theosis. Per primo la nostra Chiesa canta: come hanno perduto „i soldati il Re che custodivano”. 31 Gesù è stato sepolto. Ma anche qui si brilla la consapevolezza che la pietra non ha custodito „la pietra della vita” – ed Egli è risorto! In questa luce è ormai comprensibile che qui non si tratta semplicemente di una sepoltura, ma piuttosto di un ingresso solenne, quando un vero re fa un ingresso sul territorio conquistato. Ecco: il „Re della gloria” 32 è entrato nella porta dell’ade, per liberare quelli che erano nella tenebra. Un altro testo liturgico redige apertamente lo scopo. Gesù Cristo ha accettato le sofferenze, la morte, la sepoltura, la discesa nell’inferno di vincere la morte ed il suo impero. Così fa cantare la Chiesa bizantina: „il Re dell’universo”, 33 ha abolito il suo dominio – la potenza della morte. La sepoltura di Gesù e l’attività delle donne miròfore ricevono un rilievo speciale nei nostri testi liturgici. è un gesto umano, è un’attività umana. Infatti, la sepoltura dei morti si colloca tra le azioni di misericordia. Ma qui il testo liturgico ci dice che elle hanno dato questa azione umana al Re dell’universo. Allora, di nuovo sperimentiamo il contrasto finora visto. Uno dei canti ci dice che le donne miròfore scorsero al sepolcro di Gesù recando balsami, affinché il „Re dell’universo”, 34 custodito dai soldati, ricevi da loro una sepoltura degna. Poi hanno sperimentato il sepolcro vuoto, ed una delle donne – in un altro canto – lamentava così: „come ti hanno potuto rapire, o Re dell’universo?”. 35 Un altro canto appoggia questo pensiero in cui le donne miròfore si lamentano così: „Re dell’universo come puoi essere stato rapito?”. 36 31 Mattutino, tono 2, seconda stichira alle lodi, in Énekeskönyv, 142. – Anthologhion, 234. 32 Vespri, tono 5, seconda stichira dopo il “Signore, grido a Te”, in Énekeskönyv, 176. – Anthologhion, 357. 33 Mattutino, 3. tono, primo kathizmálion, in Énekeskönyv, 151. – Anthologhion, 270. 34 Mattutino, tono 7, secondo kathizmálion, Dicsőség, in Énekeskönyv, 209. – Anthologhion, 449. 35 Mattutino, 3. tono, settima stichira alle lodi, in Énekeskönyv, 156. – Anthologhion, 278. 36 Vespri, tono 4, quarta stichira con versetti, in Énekeskönyv, 164. – Anthologhion, 314. 35
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affinché sia fatta il mistero pasquale. E così, il redento uomo cristiano che<br />
ha già partecipato del suo mistero pasquale, può fare una professione di<br />
fede con gioia: „Tu sei il nostro Dio: fuori di te non ne conosciamo altri”.<br />
La maggior parte dei nostri canti liturgici tratta gli eventi “del sacro<br />
triduo”, i quali chiamano Cristo come Re. Naturalmente, anche qui si valorizza<br />
il contrasto perché si tratta del “re della gloria”, del “re dell’universo” chi<br />
ha accettato la morte, la deposizione nel sepolcro affinché continuando il<br />
suo mistero pasquale: risorga e, insieme di se stesso, elevi tutta l’umanità,<br />
renda degni alla partecipazione della gloria celeste, alla theosis.<br />
Per primo la nostra Chiesa canta: come hanno perduto „i soldati il<br />
Re che custodivano”. 31 Gesù è stato sepolto. Ma anche qui si brilla la<br />
consapevolezza che la pietra non ha custodito „la pietra della vita” – ed<br />
Egli è risorto! In questa luce è ormai comprensibile che qui non si tratta<br />
semplicemente di una sepoltura, ma piuttosto di un ingresso solenne,<br />
quando un vero re fa un ingresso sul territorio conquistato. Ecco: il<br />
„Re della gloria” 32 è entrato nella porta dell’ade, per liberare quelli che<br />
erano nella tenebra. Un altro testo liturgico redige apertamente lo scopo.<br />
Gesù Cristo ha accettato le sofferenze, la morte, la sepoltura, la discesa<br />
nell’inferno di vincere la morte ed il suo impero. Così fa cantare la Chiesa<br />
bizantina: „il Re dell’universo”, 33 ha abolito il suo dominio – la potenza<br />
della morte.<br />
La sepoltura di Gesù e l’attività delle donne miròfore ricevono un<br />
rilievo speciale nei nostri testi liturgici. è un gesto umano, è un’attività<br />
umana. Infatti, la sepoltura dei morti si colloca tra le azioni di misericordia.<br />
Ma qui il testo liturgico ci dice che elle hanno dato questa azione umana al<br />
Re dell’universo. Allora, di nuovo sperimentiamo il contrasto finora visto.<br />
Uno dei canti ci dice che le donne miròfore scorsero al sepolcro di Gesù<br />
recando balsami, affinché il „Re dell’universo”, 34 custodito dai soldati,<br />
ricevi da loro una sepoltura degna. Poi hanno sperimentato il sepolcro<br />
vuoto, ed una delle donne – in un altro canto – lamentava così: „come ti<br />
hanno potuto rapire, o Re dell’universo?”. 35 Un altro canto appoggia questo<br />
pensiero in cui le donne miròfore si lamentano così: „Re dell’universo<br />
come puoi essere stato rapito?”. 36<br />
31 Mattutino, tono 2, seconda stichira alle lodi, in Énekeskönyv, 142. – Anthologhion, 234.<br />
32 Vespri, tono 5, seconda stichira dopo il “Signore, grido a Te”, in Énekeskönyv, 176. –<br />
Anthologhion, 357.<br />
33 Mattutino, 3. tono, primo kathizmálion, in Énekeskönyv, 151. – Anthologhion, 270.<br />
34 Mattutino, tono 7, secondo kathizmálion, Dicsőség, in Énekeskönyv, 209. – Anthologhion,<br />
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35 Mattutino, 3. tono, settima stichira alle lodi, in Énekeskönyv, 156. – Anthologhion, 278.<br />
36 Vespri, tono 4, quarta stichira con versetti, in Énekeskönyv, 164. – Anthologhion, 314.<br />
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