Compendium diplomaticum sive tabularum veterum
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staurale, e queste spese di guerra sono ancora insolute. Sono già quattro anni ch'è sospeso il pagamento del Pro sopra i capitali di detto pubblico a gravissimo danno de' creditori. La contribuzione di cinquantamila Lire tornesi esatta dal Generale Joubert sopra tutti li paesi del Tirolo in allora conquistato, è parimenti insoluta, ed a carico dei soli prestatori trentini, che la formarono sulla garanzia di questo pubblico. Imploriamo la votrsa giustizia, o Generale, acciocché venga prontamente abbonata in questo incontro medesimo dagli altri paesi in proporzione del loro tangente. Considerate l'estrema carestia dell'anno corrente, accresciuta dall'odierno enorme consumo: l'eccessivo prezzo delle derrate di prima necessità del tutto mancanti; e l'arenamento dello smercio de' nostri prodotti: finalmente la desolazione delle nostre abitualmente sterili campagne, mentre dovranno restare incolte nella vicina primavera per al mancanza de' bovi, e de foraggi. Eccovi, o Generale, in succinto la genuina dolorosissima situazione di questo popolo, che noi rappresentiamo. Chiunque saggio, e probo ve lo attesterà egualmente, e forse maggiore. Se voi non ci esaudite, il popolo trentino, la di cui condotta fu encomiata dall'Eroe della Francia, cui egli promise singolar favore nelle occasioni, sarà ridotto alla più deplorabile e perpetua mendicità, mentre appunto quell'Eroe fa ogni sforzo in faccia del mondo tutto, onde la repubblica di Francia in mezzo alle vittorie trionfi in umanità, e moderazione. Del sg. B. T. Libellus alter Roboretanorum scriptus a doctore Alberto Turrino roboretano hic est 78 . Eccellenza. Se le nostre parole potessero assumere il tristo aspetto di quella necessità, che ci costringe a parlare, noi siamo certi, Eccellenza, che a più compassionevole orazione non sarebbe da voi mai stata udita, di quella, con cui noi deputati del popolo imploriamo ribasso, e dilazione della contribuzione sul Tirolo Meridionale. Noi sappiamo, che un conquistatore può dal vinto esigere tutto; ma v'ha però una cosa, che non può essere neppure dal vincitore esatta, ed è l'impossibile. In questo numero cadde appunto la contribuzione da voi dimandata. E come non deve essere tale in un paese fatto dalla natura stessa per esser povero! A confronto degli altri paesi il Tirolo è sempe stato uno scheletro; ma ora il Tirolo è lo scheletro de se medesimo. Dieci anni di guerra: il nostro commercio interamene distrutto: devastate le campagne: il denaro smunto dalle borse de' pubblici e de' privati colle continue imposte: spenta l'industria: la carestia universale, e l'inevitabile fame colla temuta disperazione. Terribile è il nostro stato presente; ma più spaventoso il futuro. Tutto il numerario, che circola nel nostro paese non arriva forse alla somma da voi richiesta per la contribuzione. Come si può vederlo versare nella contribuzione, se dobbiamo vedere i nostri simili in procinto di perire di fame, quando non vengan soccorsi con qualche provigione di grani? Eccellenza, le due virtù, che tanto onorano il guerriero francese sono la fortezza contro il nemico armato, e l'umanità verso il vinto, e verso le popolazioni innocenti, ed inermi. Queste due virtù amano d'essere accoppiate per rendere l'uomo immortale. Se fosse in nostra libertà di pagare, e di pregare, non vorressimo arrossire di mostrare affetto all'oro coll'importunarvi con vani lamenti per salvarlo: ma siamo in necessità di pregare, perché non siamo in grado di pagare. Una grazia necessaria è dunque quella che noi dimandiamo, e a voi non resta altro arbitrio, o Generale, che o di farvi benemerito dell'umanità con una generosa indulgenza alle nostre miserie, o d'incrudelire contro vostra natura sulle afflitte nostre persone. Scegliete, o Generale, e della vostra scelta sarà testimonio la storia e giudice la posterità. Trento li 19 gennaio 1801. 78 Iste typis editus fuit in Ephemeridibus augustanis anno 1801 ante 12 februarii. Albertus est ortu de Vado Casario, incolatu roboretanus, doctor egregius, et frater duorum presbyterorum. 84
Li Deputati de' distretti del Tirolo Meridionale. 1063. Anno isto 1801, die veneris 13 febraurii noster P. Guardianus Iosephus Antonius a Clesio futurus concionator quadragesimalis ecclesiae cathedralis tridentinae, accepit literas sequentis tenoris: Nos Simon Albanus Zambaiti de Vezzanburg, huius ecclesiae cathedralis canonicus et in spiritualibus Vicarius Generalis capitularis Tridenti. Attesa l'estrema penuria di quest'anno venite autorizzato a concedere a quelle famiglie della vostra parrocchia, che faranno a voi ricorso la licenza di poter nella colazione della sera della prossima quaresima nei giorni, in cui è permessa la carne, servirsi del brodo, o del semplice condimento di grasso, salva sempre per quelli, che sono obbligati la sostanza del digiuno. In quorum etc. Datum Tridenti die 8 februarii 1801. Zambaiti Vicarius Generalis capitularis Petrus Ioseph Cloch cancellarius. Extra. Per il rev.do padre predicatore quaresimale. Da pubblicarsi. Nota. Ceterum uti apparet ex contextu literae istae ad parochos directae sunt. Eas ego non satis intelligo. 1064. Anno isto 1801, die sabati 14 februarii noster Pater Guardianus futurus praedicator cathedralis accepit a Curia ecclesiastica literas sequentes: Foris. Per il Padre predicatore quaresimale. Intus autem typis impressa omnia prorsus sine sigillo: Attentis facultatibus a Sacra apostolica nunciatura viennensi communicatis, gravissima, ac prope extrema annonae caeterorumque comestibilium hoc anno caritate, aliisque iustis, ac urgentibus causis, conceditur incolis............. usus carnium in imminenti quadragesima, demptis feria quarta Cinerum, et Quatuor temporum, feria sexta et sabbatho cuiuslibet hebdomadae, nec non feria quinta et sexta atque sabbatho maioris Hebdomadae, salva de reliquo subsistentia ieiunii, quae, axcepta dominica, in unica comestione consistit, aliisque ab ecclesia ea de re statutis. Illi vero, qui esu carnium uti intendunt, singulis diebus, quibus hic usus permittitur, quinquies Pater, et Ave recitare tenentur 79 . Caeterum licet Ecclesia mater ob miserrimas, et omnino singulares temporum angustias tanta nobiscum utatur indulgentia; ne quis existimet, divinum poenitentiae praeceptum cessasse, aut praescriptis praecibus quadragesimalis ieiunii legem satis compensari. Si enim ullo non tempore oportet christianos homines in poenam peccatorum, et ad fomitem malorum affectuum reprimendum, poenitentiam agere; hoc profecto, quo vivimus, luctuosissimo anno, in ieiunio, et fletu, in cinere, et cilicio, in vigiliis, et precibus ad Deum toto corde convertamur, necesse est, ut iram eius, quam nobis thesaurizavimus, quamque vel inviti in tantis calamitatibus patimur, avertamus a nobis, ac veniam et misericordiam impetremus. Peccata populi ita multiplicata sunt, ut iustus Deus post tam atrox bellum, quo tot annis affligimur, post immissam animalium luem, qua sumus depauperati, atque etianum depauperamur, post epidemicos lethales morbos, aliasque aerumnas gravissimas, loco pluviae, qua agri enutrirentur nostri, coelum aeneum nobis ostenderit, quo famis etiam flagellum experiremur. Cum horrea redundarent nostra, omnisque generis commodis cumulati essemus, gula vix quidquam denegavimus, sed vel fictas causas praetexuimus, ut et poenitentiae sacrato tempore deliciis afflueremus, et corpori nostro blandiremur. Iusto itaque Dei iudicio factum est, ut qui, cum possent, praescriptum ab ecclesia ieiunium non servarunt, nunc vel nolentes ieiunare, famemque pati cogantur. Novimus famem non divitibus, et opulentibus, sed pauperibus, et indigentibus imminere. Verumtamen vobis, quotquot bonis abundatis, maius instat periculum. Scitote, et animo recogitate. praeceptum Domini esse, ut pauperes, et indigos alatis, pascatis, omni foveatis 79 Ad ieiunium ecclesiasticum tria requiruntur, scilicet abstinentia ciborum certi generis, abstinentia plurium refectionum, et certa hora refectionis. Ita Communis apud Ferrarium verbo Ieiunium, art. 1, num. 7. 85
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Attentis facultatibus a Sacra apostolica nunciatura viennensi communicatis, gravissima, ac<br />
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Illi vero, qui esu carnium uti intendunt, singulis diebus, quibus hic usus permittitur,<br />
quinquies Pater, et Ave recitare tenentur 79 .<br />
Caeterum licet Ecclesia mater ob miserrimas, et omnino singulares temporum angustias<br />
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aut praescriptis praecibus quadragesimalis ieiunii legem satis compensari. Si enim ullo non<br />
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iram eius, quam nobis thesaurizavimus, quamque vel inviti in tantis calamitatibus patimur,<br />
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Peccata populi ita multiplicata sunt, ut iustus Deus post tam atrox bellum, quo tot annis<br />
affligimur, post immissam animalium luem, qua sumus depauperati, atque etianum<br />
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ut qui, cum possent, praescriptum ab ecclesia ieiunium non servarunt, nunc vel nolentes<br />
ieiunare, famemque pati cogantur.<br />
Novimus famem non divitibus, et opulentibus, sed pauperibus, et indigentibus imminere.<br />
Verumtamen vobis, quotquot bonis abundatis, maius instat periculum. Scitote, et animo<br />
recogitate. praeceptum Domini esse, ut pauperes, et indigos alatis, pascatis, omni foveatis<br />
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plurium refectionum, et certa hora refectionis. Ita Communis apud Ferrarium verbo Ieiunium, art. 1, num.<br />
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