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DOCUMENTI MAONA di CHIO - Società Ligure di Storia Patria

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mina veniva effettuata dal governo genovese su una rosa <strong>di</strong> sei nom i presentati<br />

dai m aonesi80, conosciamo <strong>di</strong>eci nomi per il T recento: Raffaele <strong>di</strong><br />

Casanova, testimone in un atto del 1358 81; Raffaele M usso e Niccolò da<br />

Varese (detto anche Fatinanti), attivi negli anni 1376-77 82; Paolo Savina<br />

nel 1381 83; Giacomo Nicolai <strong>di</strong> Moneglia, nom inato nel 1382<br />

; M atteo<br />

de Oliva, redattore <strong>di</strong> due atti nel 1392 fo; B attista de Rocha, che autentica<br />

nel 1394 la copia <strong>di</strong> un documento del 1346 86; G iovanni de Compagnono,<br />

* T) J* 89<br />

cui si deve un atto del 1395 87, Prospero <strong>di</strong> San B iagio88 e G iovanni Bar ,<br />

attivi verso la fine del ’400. Per il secolo seguente si hanno notizie, nel<br />

1412, <strong>di</strong> Bartolomeo de Canicia90, negli anni V enti <strong>di</strong> tre notai, Raffaele de<br />

Cristiano, Gerolamo Castagnola e Pietro Grasso, già ricordati per le estrazioni<br />

degli atti del 1346; negli anni 1441-42 com paiono G iuliano, figlio<br />

<strong>di</strong> Giovanni Casella, che prende parte, nel 1441, alla redazione della copia<br />

della donazione del Paleologo91, e Cosma da Chiavari, da un cui atto, del<br />

1442, Tommaso da Recco, anch’egli notaio della curia in epoca im precisata,<br />

80 Doveva infatti essere eletto con le stesse norme che regolavano 1 elezione del<br />

castellano (cfr. convenzioni del 1347 e del 1373 in Ph. P. A rgen ti cit., H , PP- 44, 47,<br />

110, 114; era scelto tra gli appartenenti al collegio dei notai genovesi e faceva parte<br />

della « famiglia » del podestà; non ne viene precisato lo stipen<strong>di</strong>o (ibidem), che, tutta<br />

via, stando alla stallia, o imposta sugli stipen<strong>di</strong> (M . Buongiorno, L 'amministrazione genovese<br />

della « Romania », Genova 1977, pp. 320-21), doveva essere uguale a quello<br />

del castellano, al quale competevano, nel 1347 e nel 1373 (Ph. P. A r g e n t i, alle pp.<br />

sopra citate) 400 perperi all’anno. Sullo stipen<strong>di</strong>o del castellano tuttavia gravavano<br />

mantenimento e stipen<strong>di</strong>o <strong>di</strong> tre persone <strong>di</strong> servizio (78 perperi <strong>di</strong> soli stipen<strong>di</strong>, se<br />

confrontabili agli stessi pagati dal podestà: ibidem, II, p. 47), per cui il confronto<br />

risulta necessariamente impreciso e limitato.<br />

81 Doc. 4.<br />

82 Appen<strong>di</strong>ce I, nn. 2, 3.<br />

83 Ph. P. A rgenti cit., I li, p. 885.<br />

84 Ibidem, II, p. 386; M. Buongiorno cit., p. 139.<br />

85 Appen<strong>di</strong>ce I, nn. 22, 23.<br />

86 Ibidem, n. 2.<br />

87 Ibidem, n. 25; cfr. anche Ph. P. A rgenti cit., II, pp. 150, 154, 165.<br />

Docc. 51, 52; tale risulta nel 1398: cfr. M. B uongiorno cit., p. 344.<br />

89 Ph. P. A rgenti cit., II, p. 165.<br />

A. Aromando, Bartolomeo Canessa notaio genovese a Chio, in « La Berio »,<br />

X, 1970, n. 3, pp. 7-17.<br />

Cfr. n. 11 del cap. IH della nostra introduzione.<br />

— 64 -<br />

Società <strong>Ligure</strong> <strong>di</strong> <strong>Storia</strong> <strong>Patria</strong> - biblioteca <strong>di</strong>gitale - 2012

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