Giovanni Drei Le Carte degli Archivi Parmensi ... - Itinerari Medievali

Giovanni Drei
Le Carte degli Archivi Parmensi dei secoli X-XI
[Edito a stampa in Giovanni Drei, Le carte degli Archivi Parmensi dei sec.
X-XI. Volume I (dall’anno 901 all’anno 1000), Parma 1924. © Giovanni
Drei. Distribuito in formto digitale da Itinerari Medievali]
PREFAZIONE.
I. La R. Deputazione Parmense di storia patria e l’edizione delle
pergamene antiche dei nostri archivi. Le pergamene dei secoli X e XI
oggetto di questa edizione.
La R. deputazione di storia patria per le province Parmensi nella seduta del
luglio 1920, su proposta dell’ illustre prof. Silvio Pivano, allora preside
della facoltà giuridica della R. Università di Parma, deliberava di pubblicare
le pergamene dei secoli X e XI, conservate negli Archivi Parmensi, delle
quali l’insigne studioso illustrava la ricchezza e la notevole importanza
storica.
Il compito onorifico ed oneroso di prepararne l’edizione venne da me di
assai buon grado assunto; il lavoro, contrariamente a quanto era nella prima
intenzione, deve ora, per ragioni economiche, uscire a puntate sugli Atti
della R. Deputazione, le quali saranno poi da me raccolte in Volume.
La nostra Deputazione, sotto la illuminata direzione del Senatore
Giovanni Mariotti, presidente, riprendendo, dopo la grande guerra, con
rinnovata energia un vasto programma di edizioni di fonti storiche, quali,
oltre la presente, gli Statuti medioevali dell’Appennino Parmense,
d’imminente pubblicazione a cura di S. E. l’on. Micheli, e l’Epistolario
Giordaniano in preparazione a cura dell’illustre collega prof. P. Graziano
Clerici, continua le antiche sue tradizioni gloriose di società editrice dei
monumenti patrii pertinenti alle provincie di Parma e Piacenza.
E di vero, l’edizione delle antiche pergamene conservate a Parma era già
nel programma della «Società editrice degli statuti, dei diplomi, delle
cronache» fondata tra le prime del genere in Italia nel 1854 per iniziativa di
dotti cultori di patrie memorie 1 . E quando. dopo la guerra del cinquantanove
e le annessioni, la società privata Parmense si trasformava pel decreto 10
Febbraio 1860 del Farini in «R. Deputazione di Storia Patria per le provincie
1 Monumenta histor. ad prov. Parm. et Plac. pertinentia, Statuta Communis Parmae, I,
fasc. I, p. VIII sg. (parma 1855); U. BENASSI, Codice diplom. Parmense, I, p. X; PIETRO
EGIDI, La storia medioevale, p. 12 in Guide bibliografiche, vol. 8-9.

Parmensi» nel nuovo programma di edizioni era incluso quella del codice
diplomatico risultante delle carte anteriori al 1215 2 .
Ma di questo progetto non rimase che un lavoro preparatorio di copie dei
documenti dell’Archivio del Capitolo della Cattedrale eseguite da Emilio
Bicchieri addetto all’Archivio di Stato di Parma, ora conservate presso la
Segreteria della R. Deputazione di storia patria; se le trascrizioni delle carte
del sec. IX erano di qualche valore per la collazione che ne fece Amadio
Ronchini, direttore dell’Archivio di Stato e buon paleografo e furono
costantemente citate dallo Schiaparelli nella sua magistrale opera: «I
Diplomi dei re d’Italia», come dal Benassi nel «Codice diplomatico
Parmense», quelle dei due secoli seguenti, non sono che saggi di
trascrizione di alcune carte soltanto, lavoro di primo getto senza alcuna
revisione, pieno di lacune ed incertezze, che io, seguendo anche il parere del
dotto Segretario della nostra Deputazione, il quale le custodisce, non ho
stimato dovessero essere tenute in alcun conto e non ho citate singolarmente
nel corso della mia edizione.
Ma finalmente nel 1910, in commemorazione del suo primo
cinquantenario di vita, la R. Deputazione di storia patria, riprendeva il
progetto invano vagheggiato dai suoi fondatori - nè alcun omaggio poteva
essere più opportuno alla circostanza, più caro ai loro nobili spiriti, più utile
al progresso degli studi - e pubblicava il primo volume del Codice
diplomatico, comprendente tutte le pergamene degli Archivi di Parma del
sec. IX, in magnifica veste tipografica, con alcune riproduzioni in facsimili
e con ampio e dotto apparato critico a cura del prof. Umberto Benassi. Ma
ognuno sa quanto i tempi nostri sono cambiati da quelli, per ciò che riguarda
il costo della stampa e della carta.
Questa edizione s’inizia anch’essa per celebrare una cara e solenne
ricorrenza per la nostra Deputazione di storia patria: il cinquantenario
dell’ingresso in essa del suo illustre e benamato Presidente - il Senatore
Giovanni Mariotti -, essa però deve apparire in veste molto più modesta di
quella per le ristrettezze finanziarie del tempo in cui nasce. Ho dovuto
bandire ogni lusso di apparato critico, di descrizione delle singole carte, di
note illustrative erudite, limitandomi a dare il documento, nella lezione che
dopo lungo e paziente esame ho ritenuta la migliore, accompagnato soltanto
dalle note ritenute più necessarie e dalle citazioni bibliografiche, se il
documento è già interamente o in parte edito. Ho seguito in generale in
questa edizione le norme fissate dall’Istituto Storico Italiano.
II. Il P. I. Affò editore degli antichi documenti della storia di Parma.
2 Atti e memorie delle RR. Deputaz. di storia patria per le province Modenesi e Parmensi,
(Modena, 1863) p. CXXI e BENASSI, Op. cit., p. XI.
2

È noto che il maggior editore delle antiche carte medioevali Parmensi fu il
P. Ireneo Affò; per un buon secolo, dopo la sua Storia di Parma 3 , non
s’ebbe alcun investigatore dei nostri archivi medioevali ed illustratore della
storia della città, che abbia messo in luce nuovo e notevole materiale
archivistico anteriore al sec. XII.
Anche dell’opera dello storico di Parma si può dire in gran parte ciò che
il dotto e valente collega Prof. Torelli scrive a proposito dell’opera del
Tiraboschi per Reggio 4 ; mentre la cospicua ricchezza di antichi documenti
dati dall’Affò alla luce ebbe per il valore dell’illustratore grande e meritata
diffusione segnando un notevole progresso per gli studi, d’altro lato per un
gran numero d’anni tutto il lavoro scientifico fu rivolto ad utilizzare il
materiale fornito da lui, più che all’indagine diretta negli archivi tutt’altro
che esausti. L’Affò, come il suo buon amico e consigliere fidato G.
Tiraboschi, scelse, secondo i criterii del tempo, fra i tanti il documento per
lui più importante, il documento pubblico, trascurando le carte private o
pagensi, che restano tutte, si può dire, inedite. Inoltre l’Affò ha pubblicato
spesso solo parzialmente parecchie delle carte scelte per l’appendice di
ciascun volume della pregevole sua Storia, nell’ edizione di alcune altre
omise, o le sottoscrizioni dei testi, o qualche clausola dell’atto notarile, ed in
generale, pur avendo fama di buon paleografo, la sua edizione non manca di
numerosi errori ed inesattezze, tali da travisare o almeno da rendere assai
oscuro il senso di molti passi dei documenti editi: suppongo che ciò sia
dovuto anche a negligenza o a fretta deI tipografo e del revisore delle
stampe.
Già il suo biografo, lo storico Angelo Pezzana, mentre lodava l’autore,
che dichiara nell’ Introduzione al primo volume della sua opera 5 di aver coi
nuovi documenti inediti: «ripubblicati con più di esattezza alcuni già messi
in luce dall’Ughelli, dal Bordoni e dal Muratori», confessava di non poter
ugualmente lodarlo di: «non aver posto abbastanza diligenza nei divulgati
da lui la prima volta» 6 .
Il P. Affò, come indagatore e raccoglitore di antichi materiali storici, fu
di uno zelo infaticabile; egli, che si iniziò e si appassionò all’indagine
esplorando per primo il ricco Archivio segreto dei Gonzaga di Guastalla 7 ,
riuscì nel 1781 per intercessione del P. Paciaudi, bibliotecario ducale, ed in
grazia della sua qualità di vice-bibliotecario, ad ottenere dal duca don
Ferdinando di Borbone la facoltà di visitare senza riserbo tutti gli archivi
dello stato, rimasti chiusi ad altri dotti, come per favore dell’autorità
3 Carmignani, Parma 1792-1795.
4 P. TORELLI, Le carte degli Archivi Reggiani fino al 1050; Reggio Emilia, 1921, p. VIII.
5 I. AFFÒ, Storia di Parma, I, p. XVI.
6 A. PEZZANA, Memorie di scrittori e letterati Parmigiani, voI. VI, parte I, p. 204.
7C. FRATI, Lettere di G. Tiraboschi al P. I. Affò, I, 48 segg.; GIOVANNI DREI, La
corrispondenza del card. Ercole Gonzaga, presidente del Concilio di Trento (1562-1563)
in «Archivio stor. per le Prov. Parm. » (1918), p. 3, sg. (Estratto).
3

ecclesiastica potè accedere agli archivi vescovile, capitolare e a quelli
monastici 8 .
Dell’ Archivio del Capitolo della cattedrale egli pubblicò ben 43
documenti del sec. X e 24 del sec. XI. In esso ebbe visione dei Transumpti
del canonico Baiardi, contenenti la trascrizione dei documenti medioevali
del Capitolo stesso; attinse il nostro storico per la sua edizione assai spesso
se non sempre, da quelle copie, anziché direttamente dagli originali? Il
Gaudenzi esplicitamente lo afferma, a proposito di alcune carte del sec. IX
edite dall’Affò 9 ; io non oso giungere ad una sì esplicita affermazione, ma il
sospetto nel corso del mio lavoro, dal confronto delle copie Baiardi con
l’edizione dell’Affò e con gli originali, mi si è presentato spesso alla mente.
III. L’Archivio del Capitolo della Cattedrale di Parma: sue vicende nei
secoli XVI-XVIII; sua ricchezza presente; le copie lasciate dall’ab. Paolo
Luigi Gozzi.
Il fondo principale pei secoli X-XI è l’Archivio del Capitolo della
cattedrale 10 , il quale fornisce oltre a due terzi delle carte qui edite; con
queste pubblico alcuni documenti dell’ Archivio Episcopale, e quelli
conservati nell’Archivio di Stato del medesimo periodo.
L’Archivio capitolare ebbe le cure di varii ordinamenti fin dal primo
decennio della seconda metà del sec. XVI; poiché proprio a quest’epoca si
ha in Parma un generale risveglio nelle autorità civiche ed ecclesiastiche per
l’ordinamento e l’inventariazione degli archivi locali, è facile supporre che
fosse dovuto ad un severo comando del card. Alessandro Farnese da Roma;
questi infatti nel 1559, addì 9 febbraio, scriveva agli Anziani della Comunità
di Parma deplorando il disordine in cui trovavasi l’Archivio civico e ne
comandava l’ordinamento e l’inventario.
Non ho rinvenuto documenti simili per gli altri archivi, ma certo dal
coincidere in questi anni medesimi l’inventariazione dell’Archivio
vescovile 11 , di quello capitolare, e di quello comunale 12 fa supporre che il
monito fosse giunto direttamente o indirettamente a chi di ragione.
8 AFFÒ, Storia di P., I, p. XI, PEZZANA cit., loc. cit. pp. 109, 203.
9 (A. GAUDENZI, Il monastero di Nonantola, il ducato di Persiceta e la chiesa di Bologna,
in «Bullett. Ist Stor. Ital.», N. 36, p. 8.
10 Per il sec. IX ved. BENASSI, Cod. diplom. cit. p. XVIII-seg. e KEHR, Italia pont., V., p.
420.
11 È di questi anni l’inventario dell’Archivio vescovile di Cristoforo dalla Torre; vedi G.
DREI, Le decime del vescovo di Parma (sec. XIII), in «Archivio Stor. Parm.» (1920) vol.
XX, p. 1 e sg.
12 Fu eletto dagli Anziani di Parma Alessandro Callegaro, notaio, per fare l’inventario
dell’Archivio della comunità, secondo la mente del card. Farnese, con lo stipendio di lire
imper. 72. (Archivio del Comune di P., Ordinazioni, 1559, 30 giugno).
4

Le traccie dei varii ordinamenti susseguitisi a cominciare da questo
tempo si osservano nel verso delle carte capitolari, che contengono regesti
di questo e dei secoli seguenti.
Nell’aprile del 1562 i canonici della cattedrale deliberarono di fare
eseguire l’inventario delle loro scritture e ancora il 26 maggio del 1564:
«mandaverunt duobus canonicis uti cum adsistentia notarii Christophori de
Turre faciant inventarium suarum bullarum et diplomatum de archivio suo 13 .
Da questo tempo l’Archivio fu oggetto di molte provvidenze da parte dei
canonici 14 . L’Archivio pare avesse sofferto perdite, poiché si davano fuori le
carte di esso senza alcun controllo, e perciò si ordina all’ archivista nel
1616: «di ritirare tutte le scritture del Capitolo e metterle in Archivio, né più
darle fuori senza ricevuta» 15 ; nel 1619 si fa nuova ordinazione che non si
diano ad alcuno le carte: «senza il permesso del Capitolo, e pochi anni dopo
i capitolari ordinano un libro di ricevuta dei documenti dati fuori 16 .
Nell’anno 1628 si delibera che venga redatto l’inventario di tutte le
pergamene e carte di esso 17 ; ma le lodevoli delibere dei canonici per la
conservazione del loro patrimonio archivistico si susseguono così frequenti
in tutto il sec. XVII e in parte del seguente, da fare dubitare assai che
fossero osservate 18 . Si sa infatti che il P. Carlo Vaghi, studioso di memorie
locali, veniva continuamente sollecitato sui primi del settecento a: «riporlare
e rimettere nell’Archivio Capitolare le carte che aveva ottenuto per fare la
storia della sua patria»; ma i documenti consegnatigli non tornarono più alla
loro sede 19 .
L’ordinamento attuale dell’Archivio è opera lunga e laboriosa del sec.
XVIII, promosso da una bolla del 1727 del pontefice Benedetto XIII a tutti
gli enti ecclesiastici per la erezione o ricostituzione dei loro archivi 20 .
L’archivista del tempo, il canonico conte Aldighiero fontana, in ossequio
alle disposizioni pontificie si accinse con zelo all’impresa di riordinamento,
e a lui succedeva nel 1745 il conte canonico Gioacchino Baiardi, il quale
con I’aiuto del fratello Girolamo e dello zio conte Artaserse Baiardi
continuò con amore l’opera dell’ antecessore.
13 Delibere Capitolari, vol. I, p. 70 e 76 in Archivio Capitol. - Tolgo queste notizie in gran
parte da N. MARTINI, Cenni storici dell’origine dell’Archivio Capitol. della cattedr. di
Parma, in «Arch. Stor. Parm.» (1911) p. 109. Il lavoro del Dalla Torre era già innanzi nel
1564, poiché nel giugno i Canonici ordinarono al Massaro loro di dare due scudi al Dalla
Torre: ...per haver misso a l’ordine le scritture dell’Archivio et fattone inventario. Delibere
cit. ad an.
14 MARTINI cit., p. 110.
15 Delib. Capit., voI. Il, p. 352; MARTINI, ibid.
16 Delib. Capit., voI. III, p. 17 e 66.
17 Delibere cit., voI. IV, P. I, ad an.
18 MARTINI, pp. 110, 111.
19 Op. cit., p. 113.
20 La bolla Maxima cum vigilantia è accompagnata da una Istruzione: Italica instructio de
scripturis, quae iu iisdem archiviis reponi debent, sono date ambedue alle calende di luglio
del 1727.
5

In questo tempo si fissa definitivamente l’attuale distribuzione del
materiale pergamenaceo per secolo, e la numerazione progressiva con
grandi caratteristiche cifre romane nel verso in alto di ciascuna carta di ogni
secolo. Sotto questa numerazione in inchiostro nero si scorge, benché
fortemente raschiata, un’altra numerazione in cifre pure romane d’uguale
dimensione in inchiostro rossiccio e di mano più antica, indicante un
ordinamento precedente, forse della seconda metà del sec. XVI o della
prima del seguente; assai probabilmente quello deliberato dal Capitolo e
operatosi verso il 1564, come sopra si accennò. Evidentemente si dovette
correggere l’antica numerazione non più rispondente, perché alcune carte
nel frattempo erano venute a mancare. Questo numero d’ordine preceduto
dall’indicazione del secolo è da me citato sempre a piè di ogni documento
del Capitolo, poiché esso è sufficiente al rinvenimento del medesimo
nell’Archivio.
L’archivista Baiardi fece trascrivere in ben dieci volumi munendo
ciascuno di essi in fine di autenticazione notarile tutte le carte del suo
Archivio, secolo per secolo. numero per numero, proponendosi, per maggior
fedeltà, di dare una trascrizione dei documenti: «cum eisdem breviaturis et
signis, prout in eisdem originalibus iacent».
I volumi II e III della serie comprendono rispettivamente la trascrizione
dei documenti dei secoli X e XI ed hanno. ciascuno in fine, l’autenticazione
notarile con l’anno 1750 21 . Il Baiardi dichiara di aver desunta la sua trascrizione
fedelmente e direttamente dagli originali, a lui però servirono le
copie volanti, in maggior parte dei secoli XVII e XVIII, custodite
nell’Archivio, frutto del lavoro dei suoi predecessori. I documenti capitolari
del sec. X sono 79, quelli del XI ben101; il Baiardi ci ha lasciato la copia di
77 soltanto del sec. X, poiché ritrovava illegibili per deperimento i N. IV e
XLIII 22 . Di questi 180 documenti dall’Affò sono pubblicati 67, cioè 43 del
sec. X e solo 24, del sec. XI.
Il Transumptum del Baiardi è tanto più prezioso, perché ora alcune carte
originali non si rinvengono più nell’Archivio, e conviene perciò ricorrere
21 Il volume del sec. X ha pp. numer. 240; sulla coperta esteriormente si legge: «Cancello
2, lib. II-A - Transumptum omnium documentorum sec. X - Documenta 79». Internamente
nella prima pag.: «Transumptum omnium documentorum saeculi decimi ab eorum
autenticis originalibus in carta pergamena antiquissimo scabroso caractere exaratis et in
Archivio III.mi et Rev.mi Capituli DD. Canonicorum EccIesiae cathedralis Parmae
existentibus de verbo ad verbum cum eisdem breviaturis et signis prout in eisdem
originalibus jacent fideliter extractum. A. D. MDCCL». A pag. 240 trovansi la
sottoscrizione del canonico Baiardi archivista e l’autenticazione del notaio e cancelliere del
Capitolo Francesco Maria Mori con l’an. 1750. - Il voI. del sec. XI porta sulla copertina
esteriore: «Cancello L - lib. III - Arca A - Transumptum omnium documentorum sec. XI -
Documenta 101». Nel primo foglio interno la stessa dichiarazione sopra riportata del
precedente volume.
22 L. SCHIAPARELLI, Diplomi ined. dei secoli IX e X, in «Bull. Istituto Stor. It.», N. 21, N.
V, p. 141 e N. VII, p. 149.
6

per esse al Transumptum. Così ho fatto per alcuni documenti ancor inediti
del principio del sec. X dati a Sabbione di Reggio, di cui 110 ho invano
cercato l’originale.
L’archivista conte Giuseppe Cerati succeduto al Baiardi nel 1768 collocò
e distribuì le carte in cassettoni e in tante caselle e finalmente il suo
successore Gaetano Volpi compì l’opera iniziando nell’ultimo decennio del
secolo XVIII il lavoro di compilazione del Repertorium, di cui ci lasciò 6
preziosi volumi contenenti gli indici delle scritture dell’’Archivio fino ai
suoi tempi; i primi due volumi sono compilati secondo l’ordine cronologico,
gli altri quattro secondo i nomi di persona, ed il soggetto del documento;
questo repertorio agevola assai le ricerche allo studioso.
Nelle Antiquitates Italicae il Muratori pubblicò alcuni diplomi regi ed
imperiali del sec. X e del Xl dell’Archivio dei canonici di Parma. Secondo
l’Affò 23 , egli ottenne «di soppiatto» dall’amico e maestro P. B. Bacchini
vari documenti antichi tratti da quell’Archivio; ma dalle Delibere Capitolari
apprendiamo che egli vi poté accedere più volte per intercessione del duca
di Modena, e poté trarre copia dei preziosi documenti da lui editi.
L’archivista poneva difficoltà all’accesso degli studiosi per l’esperienza
dolorosa del passato; egli in una adunanza del 26 febbraio 1734 diceva ai
colleghi: «multa et multa instrumenta extracta de ordine Capituli ex
Archivio non rediisse et insuper ea requirens ab his quibus fuerunt consignata
vel nullum responsum, vel negationell accepisse, ideo [Canonici]
decreverunt nulli tradere sine confessione in scriptis et continuare
requisitionem consignatorum ...». Nell’adunanza del 12 marzo dello stesso
anno i canonici deliberarono di concedere al Muratori l’autorizzazione a
prender visione e a trar copia dei documenti richiesti:
Dominus doctor Muratori bibliothecarius serenissimi ducis Estensis
Mutinae rogavit nos pro licentia observandi nostrum Archivium et nonnullas
extrahendi copias bullarum et diplomatum antiquorum. III.mi DD. benigne
annuerunt, mandantes mihi secretario de continua adsistentia cum facultate
vocandi duos vel plures canonicos in adiutorium 24 . Dalle medesime
Delibere appare, secondo il Martini, che anche il Muratori sarebbe stato
negligente nella restituzione delle carte del Capitolo rilasciategli
temporaneamente 25 .
Anche l’Affò fu trascurato nella riconsegna dei documenti ricevuti in
esame pei suoi studi 26 ; nel suo Codice Diplomatico, così egli chiamava con
un certo orgoglio una sua raccolta di pergamene di vari i secoli, che aveva
distribuite in tante decadi, delle quali alcune, dopo la sua morte vennero
23 AFFÒ, Storia di P., p, IX.
24 Delibere Capitolari, voI. VII, anni 1684-1745; anno 1734, p. 471..
25 Op. cit., p. 115.
26 Ibid., loc. cit.
7

all’Archivio di Stato, non mancano carte provenienti dai nostri archivi
ecclesiastici 27 .
***
Oltre il Transumptum del canonico Baiardi abbiamo un’altra copiosa
raccolta sistematica del sec. XVIII di documenti dell’Archivio capitolare
fatta dall’abate Paolo Luigi Gozzi, la quale può considerarsi come il primo
tentativo d’un codice diplomatico Parmense, rimasto inedito nella Biblioteca
Palatina di Parma, ove pervenne colla « Raccolta del Moreau de Saint Méry
», sotto l’indicazione di catalogo: «Ms. Parm. 426» 28 .
Il codice non contiene documenti pagensi, ma solo di carattere pubblico,
estratti nella maggior parte dall’Archivio della cattedrale di Parma, in
piccolo numero dall’Archivio Vaticano. e da archivi Ravennati. Benché le
copie del Gozzi non abbiano che un assai scarso valore scientifico ritengo
utile, anche per esimermi dalle citazioni singole nel corso del lavoro,
riportare qui l’elenco dei privilegi dei secoli X e XI estratti dall’Archivio
della cattedrale 29 .
Ogni documento è preceduto da un cenno riassuntivo del suo contenuto;
e di contro a questo in margine a sinistra ne è indicata la provenienza con la
nota: «In Archivio Cathedralis asservatur».
SEC. X
1. 913. Testamento di Elbunco vescovo - fol. 60.
2. 920. Diploma dell’ imperatore Berengario a favore del vescovo di
Parma Aicardo e dei Canonici - fol. 63.
3. 920. Diploma di Berengario al vescovo di Parma Aicardo a
conferma dei beni donati alla mensa episcopale dagli antecessori - fol. 64.
4. 921. Diploma di Berengario a favore dei Canonici della cattedrale
di Parma col quale conferma le donazioni dell’imperatore Carlo - fol. 65.
5. 921. Diploma dell’imperatore Berengario a favore dei Canonici
della Cattedrale di Parma, dopo la perdita delle loro scritture per un incendio
- fol. 66.
6. 922. Diploma di Rodolfo re d’Italia col quale si conferma al
vescovo Aicardo di Parma l’abbazia di Berceto - fol. 67.
27 II PEZZANA in Memorie degli scrittori Parm., VI. parte 1a, an. 1780, ed il MODONA in
Bibliografia del p. I. Affò, «Archivio Stor. Parm.» (1903) p.111, n.51) dichiarano di
ignorare la natura e la sorte di questo codice diplomatico spesso citato dallo storico nelle
sue opere. Le pergamene appartenute all’Affò sono facilmente riconoscibili da un transunto
di mano del medesimo scritto su un talloncino di carta Incollato sul verso del documento e
portante la dicitura: «Decade I, N…».
28 PEZZANA, cit., VII, 226 e BENASSI cit., p. IV.
29 Tra questi ho elencato un privilegio di Sigifredo II dell’an. 985, che è l’unico dei
trascritti dal Gozzi che appartenga al convento di S. Paolo.
8

7. 923. Diploma di Rodolfo re d’Italia ai Canonici della Cattedrale di
Parma, col quale conferma i beni donati dagli antecessori - fol. 68.
8. 924. Donazione di alcuni suoi beni fatta da Ageltrude moglie dell’
imperatore e re d’Italia Wido all’altare di S. Remigio, nella cattedrale di
Parma, avanti di cui era sepolto il detto imperatore - fol. 69.
9. 924. [Senza indicazione di provenienza]: Diploma di Rodolfo re
d’Italia col quale dona al vescovo di Parma Hercardo (sic) la corte di
Sabbioneta - fol. 71.
10. 926. [Senza indicazione di provenienza] Diploma di Ugo re d’Italia
in cui conferma ad Ercardo vescovo di Parma…. quanto dal re dei
Longobardi Rachis e dagli altri re era stato donato alla chiesa di detta città -
fol. 72.
11. 929. Diploma di Ugo re d’Italia, col quale conferma al vescovo di
Parma Sigifredo I l’abbazia di Berceto – fol. 77.
12. 932. Diploma di Ugo e Lotario re d’ Italia, col quale confermano a
Sigifredo vescovo di Parma l’abbazia di Mezzano - fol. 79.
13. 936. Diploma dei re d’ Italia Ugo e Lotario, col quale confermano al
vescovo Sigifredo e ai Canonici di Parma quanto erali stato donato dal
vescovo Wiebodo e da Wulgonda - fol. 80.
14. 947. Diploma di Lotario re d’Italia col quale, ad istanza di
Adeodato vescovo di Parma, dona alcuni beni nel territorio Parmigiano a
Liudono - fol. 82.
15. 948. Diploma di Lotario re d’Italia, col quale dona alcuni beni al
vescovo Adeodato ed ai Canonici della Cattedrale di Parma – fol. 82.
16. 952. Diploma di Ottone re di Francia e d’Italia col quale prende
sotto la sua protezione i beni dei Canonici della Cattedrale di Parma – fol.
83.
17. 980. Decreto di Ottone imperatore, col quale confermae prende
sotto la sua protezione i beni dei canonici della Cattedrale di Parma - fol. 93.
18. 981. Diploma di Ottone II, imperatore, col quale conferma a
Sigifredo vescovo di Parma quanto gli era stato concesso dai suoi
antecessori - fol. 95.
19. 985. (In Archivio monialium S. Pauli Parme asservatur) Donazione
di Sigifredo II vescovo di Parma fatta al monastero di S. Paolo in Parma -
fol. 96.
20. 987. Donazione di Sigifredo vescovo di Parma ai Canonici di
Parma, fol. 98.
21. 989. Diploma di Ottone III, col quale conferma a Sigifredo II
vescovo di Parma ed alla sua chiesa quanto gli era stato concesso dai suoi
predecessori - fol. 100.
22. 995. Donazione fatta da Sigifredo II, vescovo di Parma ai canonici
della cattedrale di detta città - fol. 102.
23. 996. Diploma di Ottone III imperatore col quale conferma alla
Cattedrale di Parma i suoi beni - fol. 104.
9

24. 999. Diploma imperiale di Ottone III col quale si concede ai
Canonici della Cattedrale di Parma la corte di Palasone detta di S. Secondo -
fol. 105.
SEC. XI.
1. 1027. Diploma di Corrado imperatore ad Ugo vescovo di Parma -
fol. 109.
2. 1027. Diploma dell’imperatore Corrado, col quale conferma ad
Ugo vescovo di Parma la corte Redalda donatagli dall’imperatore Enrico II -
fol. 111.
3. 1031. Donazione di Ugo vescovo di Parma con la quale rimette il
benefizio deteriorato dell’arciprete della cattedrale - fol. 115.
4. 1033-1034. Rinnovazione e conferma di Ugo vescovo di Parma ai
canonici della sua chiesa delle concessioni degli antecessori - fol. 120.
5. 1035. Diploma imperiale di Corrado II, col quale conferma ad Ugo
vescovo di Parma il contado intiero di detta città - fol. 124.
6. l046. Giudicato a favore di Cadalo vescovo di Parma - fol. 125.
7. 1046. 12 novembre. Atto giudiziario a favore del vescovo Cadalo -
fol. 126.
8. l 051. Giudicato a favore di Cadalo fatto dal marchese Bonifacio e
dagli imperiali giudici a Spilimberto nel Modenese - fol. 129.
9. 1055. Diploma di Enrico III a l’avare dei Canonici di Parma - fol.
130.
10. 1081. Giudicato di Enrico re d’Italia a favore dei canonici della
Cattedrale di Parma - fol. 145.
11. 1085. Decreto di Everardo vescovo a favore dei Canonici intorno ai
beni lasciati dal canonico Alberto - fol. 147.
12. 1085. Donazione di Everardo vescovo ai Canonici di Parma - fol.
149 30 .
13. 1003. Decreto di Sigifredo II per trovare i beni dalle chiese perduti,
di ragione dei Canonici di Parma - fol. 157.
14. 1004. Donazione di Sigifredo II alla chiesa di S. Giovanni Battista
di Parma - fol. 159.
15. 1004. Diploma del re Enrico a favore della chiesa di Parma - fol.
161.
16. 1005. Conferma del vescovo Sigifredo II alia Cattedrale di Parma
di quanto erali stato dato dai vescovi suoi antecessori - fol. 163.
30 I quattro documenti, che seguono, furono dal Gozzi posteriormente aggiunti.
10

IV. L’Archivio Vescovile: suo inventario del sec. XVI compilato da
Cristoforo de Turre; sua consistenza alla fine del sec. XVIII; carte
attualmente conservate dei secoli X-XI.
I documenti dei secoli X-XI ora conservati nell’Archivio Vescovile sono
sfortunatamente assai scarsi 31 .
Il più antico inventario rimastoci di esso è del sec. XVI, compilato dal
cancelliere vescovile Cristoforo Dalla Torre tra il 1560 e il 1570, secondo
una nota appostavi dal Ronchini, che primo lo rinvenne e lo collocò nella
«Raccolta Storica» del R. Archivio di Stato 32 . L’inventarium del Dalla
Torre è un quadernetto cartaceo di pp. 50 numerate, tutto di mano del
cancelliere; è preceduto da un indice per materia di pp. 4; ha il titolo:
«Inventarium omnium privilegiorum et scripturarum existentium in
Archivio episcopatus Parmensis et concernentium interesse dicti episcopatus
Parmensis eiusque locorum et subditorum, dimissis ad partem laceratis et
vetustate consumptis, cum designatione locorum et carnerium particularium,
in quibus reperiuntur, quamvis iura unius loci sparsa sint in carnerio alterius
Ioci; ideo ex iuribus in presenti inventario annotatis fiendus esset epilogus
iurium cuiuslibet Ioci, seu cuiuslibet rei particularis cum suo repertorio».
Da ciò sì comprende come l’Archivio fosse già in quel tempo in cattive
condizioni e come molti documenti deperiti per antichità e lacerati, e di
lettura difficile, messi in disparte come inservibili, possano essere
facilmente andati perduti33.
Nel primo dei carnieri, in cui era distribuito l’archivio episcopale,
intitolato: «Privilegia episcopatus et Iura Feudorum» si trovano invenrariati
alcuni documenti dei secoli X e XI e benchè questi brevi sommarii
manchino di note cronologiche e di altri elementi spesso necessari
all’identificazione del documento relativo, pure credo non sia del tutto fuor
di luogo riportarli, potendo fornire qualcbe lume sulla consistenza di
quell’archivio, e sulle sue vicende.
1. «Privilegium Conradi imperatoris per quod confirmat et donat
ecclesiae Parmensi totum comitatum Parm. cum omni districtu ad
comitatum pertinentem» p. 2 34 .
2. Privilegium Octonis regis in qua confirmat et concedit ecclesiae
Parmensi ius et dominium in clero et in omnibus familiis et murum ipsius
civitatis ei theloneum ac omnem pubblicam functionem tam infra quam
extra ex omnis civitatis parte intra tria milliaria, vias regias, aquarum decursus,
seu ripam Pad. fluminis duodecim pedum iuxta aquae alveum a
31 Vedi KEHR, Italia pontificia, V, 414.
32 G. DREI, Le decime del vesc. di Parma (sec. XIII) cit., p. 1 sg.
33 Queste carte, con altre non appartenenti al vescovado: «sed aliis personis», non furono
inventariate dal Dalla Torre. (p. 50).
34 AFFÒ, Storia, II, p. 311.
11

capite Tari usque ad Bovem, publica pascua, vias et ingressus pubblicos
cum quibusdam aliis rebus» p. 2 35 .
3. «Privilegium simile Henrici imperatoris» p. 2.
4. «Privilegium Ugonis regis confirmantis et donantis ecclesiae Parm.
abbatiam de Berceto, de qua supra diximus non extare memoriam, civitatis
districtum ac omne ius pubblicum et teloneum, curtem regiam et pratum
regium» p. 3 36 .
5. «Privilegium Henrici imperatoris concedentis comitatum prout in
precedenti privilegio» p. 3 37 .
6. «Privilegium simile Octonis imperatoris» p. 4.
7. «Privilegium Corradi imp. Litteris aureis scriptis concedentis
comitatum, ut supra, nec non et extra episcopatum Parm. Castrum Ariani,
Saxolum….» p. 4 38 .
8. «Privilegium Henrici regis donantis abbatiam Nonantule….» p. 4 39 .
9. «Privilegium Octonis simile» p. 4.
10. «Privilegium simile Conradis imperatoris» p. 4 40 .
L’Affò, ammesso all’Archivio dal vescovo Turchi, pubblicò nella sua
Storia in Appendice, dei dieci su elencati, due diplomi del sec. X e cinque
del sec. XI; degli altri tre non fa cenno.
Ma quello che sorprende nelle vicende di quest’Archivio si è che
attualmente non si trovano più alcune carte date dall’Affò, mentre vi si
conserva un diploma Ottoniano, che figura sì nell’inventarium del Dalla
Torre, ma che non fu trovato dallo Storico di Parma, e neppure dall’ editore
dei Monumenta Germaniae, e un diploma in copia del 1029 di Corrado al
vescovo Ugo, di cui nessun cenno è nell’Affò.
Il Dalla Torre accenna a tre diplomi Ottoniani, l’Affò ne pubblica due:
quello di Ottone l, 969, 41 dall’originale e quello di Ottone III, dell’anno
989 42 , a Sigifredo II vescovo, da copia del sec. XII. Inoltre dà in luce un
diploma di Arrigo Il del 1003 43 , copia antica; uno di Corrado lI, 1027,
originale 44 ; uno di Corrado Il, 1035, copia 45 ; uno di Corrado Il, 1036,
copia, 46 ; uno di Arrigo III, 1047, copia 47 .
35 Op. cit., I, Append. N. LXVI, p. 351, diploma d: Ottone I, an. 962, 13 marzo; M. G. H.,
Dipl. Ottone I, p. 332. L’Affo lo desume dall’Ughelli.
36 Cf. AFFÒ, I, N, LIII, p. 334 e L. SCHIAPPARELLI, I diplomi di Ugo, nel prospetto n. 3, 24,
25, 26 e p. 207 sgg. La notizia di questo privilegio esistente allora in questo Archivio è
rimarchevole. Oggi nessuna traccia resta di esso.
37 Forse il diploma di Arrigo III, ano 1047? Cf. AFFÒ, I, p. 321.
38 AFFÒ, Il, p. 310.
39 Op. cit., I, 379; da copia antica.
40 In un altro carnerio intestato: «iura Castrignani»,vi era: «Exemplum privilegii Conradi
imper. donantis episcopatui comitatum Parmensem cum pertinentiis suis et de quo fuit
dictum in primo carnerio» (p. 10).
41 VoI. I, N. LXX, p. 358.
42 Ibid., N. LXXVII, p. 367.
43 AFFÒ, I, N. XC, p. 379.
44 IDEM, II, N. III, p. 297.
12

L’Archivio da me diligentemente investigato ora possiede del nostro
periodo i seguenti documenti che cito secondo i cassetti, in cui sono riposti.
Cassetto I. - «Diplomi imperiali».
1. Diploma di Ottone I, 962, 13 marzo, originale; di cui sopra dissi
esserne ignorata l’esistenza. Dei diplomi Ottoniani quindi editi an. 989,
nessuna traccia, in compenso abbiamo l’originale del 962.
2. 1027 – Diploma di Corrado II al vescovo Ugo, orig. e copia del sec.
XVIII.
3. 1029 – Diploma di Corrado Il al vescovo Ugo, copia autentica di
Uguccione notaio, sec. XIII e copia sec. XVIII.
4. 1035, 1 maggio – Diploma di Corrado II, cop. Sec. XIII.
5. 1047 – Diploma di Enrico III, 2 copie autent., una del sec. XII, e
una del sec. XIII, altra copia del sec. XVIII.
Cassetto III. - Un fascicoletto cartaceo del sec. XVI intitolato: «Privilegia
imperatorum numero undecim producta per R. um car. lem S. tae florae in causa
Colurnii et sententia D.lo. Homodeis lata Papie, an. nativ.
MCCCLXXXIX»; contiene le copie dei seguenti privilegi: Dipl. di
Ottone IlI, 989, 5 aprile 48 , e i tre Diplomi di Corrado Il degli anni: 1027,
1035, 1036.
Cassetto IV. – Atto di permuta tra Opizone vescovo di Parma ed il
marchese Guido Lupo; 1098, 2 aprile; orig.
V. Il Diplomatico dell’ Archivio di Stato: l’Archivio del monastero di S.
Giovanni Evangelista di Parma e le sue vicende dopo la soppressione
dell’ordine Benedettino. L’Archivio dell’abbazia di S. Paolo in Parma.
L’Archivio di Stato in Parma ha un ricco Diplomatico costituito
dall’archivista-capo Tommaso Gasparotti (1814-1847) con le antiche
pergamene dei monasteri di Parma e Piacenza in maggior parte soppressi
con decreto imperiale del 9 Giugno 1805 49 .
Oltre agli archivi dei monasteri di S. Sisto di Piacenza e di S. Alessandro
di Parma, ai quali appartengono le carte più antiche risalenti al secolo IX,
dei quali altri ha trattato, 50 arricchiscono il Diplomatico Parmense gli archivi
dei conventi benedettini di S. Giovanni Evangelista, di S. Paolo di Parma, e
45 IDEM, loc. cit., 310.
46 IDEM, loc. cit., N. XIII, p. 311.
47 IDEM, loc. cit., N. XX, p. 321.
48 AFFÒ, I, N. LXXVII, p. 367, e M. G. H.,dipl. di Ottone III, N. 54, p. 458 e 909.
49 A. RONCHINI, Relazione ufficiale intorno all’Archivio Governativo di Parma, in
«Archivio Storico Ital.», serie III, T. V, parte 1 a , p.50 (Estratto).
50 KEHR, Italia pontificia, vol. V, p. 423 e BENASSI, Cod. Diplom. cit., p. XX.
13

quello di S. Savino di Piacenza, per non ricordare che i principali, la cui
fondazione risale al sec. X. Di questi archivi occorre un breve cenno
illustrativo.
***
Il monastero di S, Giovanni Evangelista fu fondato da Sigefredo II.
vescovo di Parma, «fuori e presso le mura della città» intorno all’anno
983 51 .
L’abbazia di S. Giovanni ebbe una vita assai prospera per alcuni secoli,
fu arricchita di molti privilegi da pontefici e principi, ebbe il possesso di una
vasta estensione di terreni, ed ebbe molte chiese del vescovado Parmense
sotto alla sua giurisdizione 52 ; ma perdè la sua indipendenza allorché fu unita
alla congregazione di S. Giustina di Padova da Sisto IV con decreto del 17
luglio 1417 53 .
Soppresso il monastero nel 1805, l’Archivio di esso passò
all’Amministrazione Demaniale, la quale lo cedè dopo qualche anno
all’Archivio dello Stato 54 . La duchessa Maria Luigia, volendo riaprire il
Collegio dei Nobili, con decreto sovrano del 19 ottobre 1816 riammise i
benedettini di S. Giovanni nel loro antico convento, nel possesso dei loro
beni e dell’Archivio 55 , affidando ad essi la direzione del detto Collegio 56 . Il
7 settembre 1849 Carlo III decretò la loro soppressione; nel 1852 furono
richiamati ed il 4 luglio 1854 l’Archivio di Stato restituì al monastero le
carte apprese nel 1849, consistenti in mazzi 330 57 . Ma colla soppressione
delle congregazioni religiose del 1866 di nuovo le dette carte abbandonano
la loro sede d’origine e vanno, l’anno dopo, non già all’Archivio di Stato,
ma alla Biblioteca Palatina 58 , dove giaciono sino all’anno 1922, in cui per
illuminato consiglio della Direzione della medesima, con approvazione del
superiore Ministero, passano all’ Archivio di Stato nella sezione dei
51
MABILLON, Ann. Bened., VI, lib. 49, n. 40; AFFÒ, Storia, I, p. 253 sg.; G. DREI, Sigefredo
II, vescovo di P. ed il suo successore, in «Aurea Parma» (1912), fase. 3-4, p. 2 sg. (Estr.);
D. MUNERATI, Cronotassi degli abati bened. di S. Giovanni Ev. di P., in «Rivista stor.
Benedettina» (1907) II, (1908) III.
52
G. DREI, Le decime del vescovo di Parma (sec. XIII), in «Archivio Stor. per le Prov.
Parm.» (1920) vol. XX, p. 17 ss. (Estr.).
53
Arch. di Stato, Monast. di S. Giovanni, Pergamene, ad an., bolla orig.
54 a
Archivio della Direzione in Archivio di Stato, busta 1 ed Indice dei conventi, val. I:
«Casse di scritture dei monasteri di Parma e Piac. venute all’Archivio e riscontrate» p. 56.
55
Indice dei conventi soppressi, cit.: « Inventario [di T. Gasparotti] pel ristabilimento del
monast. dei Benedettini di S. Giovanni Ev. [1818] p.467 sg. e Atti sovrani orig., alla data,
voI. IV.
56
P. A. GARBARINI, Discorso... pel solenne riaprimento del monast. di S. Giovanni e del
Collegio dei Nobili, Parma,1818, p. 6.
57
Arch.di Stato: «Inventario delle carte... del monast. di S. Giovanni... restituite... 4 Luglio
1854».
58 lbid: «Inventario... , 1867».
14

Conventi soppressi 59 . In tutti questi viaggi... di andata e ritorno certo
l’Archivio ha subito qualche dispersione. Alcune antiche pergamene di S.
Giovanni rimasero nel Diplomatico dell’Archivio di Stato, fin dal tempo
della prima soppressione del monastero e non seguirono perciò le vicende
dell’archivio, a cui appartenevano. Nell’Archivio di S. Giovanni restituito si
trovano alcuni mazzi di carte del monastero di S. Alessandro di Parma, il
quale fu fondato nell’anno 835 da Cunegonda vedova di Bernardo re d’
Italia per le monache Benedettine 60 . Il pontefice Innocenzo VIII nell’anno
1486, 27 maggio, lo sottopose alla cura ed alla amministrazione dell’ abate
di S. Giovanni Evangelista e lo unì alla Congregazione di Santa Giustina di
Padova 61 ; forse perciò quelle carte di S. Alessandro su ricordate si trovano
unite all’ Archivio di S. Giovanni.
Un altro grande monastero di Benedettine sorse in Parma nell’ultimo
ventennio del sec. X, per opera del vescovo Sigefredo II, dedicato a S. Paolo
apostolo 62 . L’Archivio dei convento colla soppressione Napoleonica del
1805 passò all’’Amministrazione Demaniale, quindi all’Archivio Governativo,
come appare dall’inventario del consigliere Fossa commissario
delegato all’apprensione delle carte del convento, e dalle Memorie
dell’archivista Dall’Argine 63 . Ma, com’è noto, molte pergamene del
convento e fra queste parecchie delle più antiche 64 , fino allo scorso anno
giacquero, avulse dalla loro sede naturale, alla R Biblioteca Palatina, da cui
sono passate al R. Archivio, come dirò particolarmente in seguito. Queste
carte figurano nell’ inventario del consigliere Fossa (1805), riscontrato poi
dall’archivista governativo, che sistemò e riordinò le carte delle
congregazioni religiose soppresse tra gli anni 1810-1816; si può ritenere
perciò che passassero alla Biblioteca Palatina più tardi 65 .
L’Archivio ha subito la perdita di alcune pergamene antiche; fra l’altre
manca un privilegio imperiale di Ottone III, così indicato nell’inventario
compilato nel 1805 dal commissario governativo a nome dell’
Amministrazione demaniale: « 1000. Privilegio del1’imperatore Ottone
concesse al monastero di S. Paolo. - Mazzo I, N. 2 » 66 .
59
lbid: «Verbale di consegna...» 2 febbraio 1922. Le antiche pergamene di S. Giovanni
sono venute a far parte del «Diplomatico» senza però essere confuse con tutte le altre ivi
esistenti.
60
AFFÒ, I, p. 157 e 283, N. VIII; BENASSI, Op. cit., p. 101.
61
MARGARINI, Bull. Cas., II, 397, n. 373; KEHR, Regesta pontif. Rom., voI. V, p. 424.
62
AFFÒ, I, 384; KEHR, Op. cit., V, 426.
63
Indice dei Conventi soppressi, vol. I, p. 259: Memorie del dott. Dall’Argine incaricato
del ricevimento delle carte dei conventi, p. 53.
64
KEHR, V, 426.
65
Archivio di Stato in Parma, in Archivio della Direzione, Busta I: «memoria sottoposta al
Presidente dell’Interno il 24 luglio 1817 dall’archivista della sua presidenza T. Gasparotti
Autografa.
66
Le pergamene di S. Paolo recano nel verso di mano dell’archivista Gasparotti
l’indicazione in cifra romana del mazzo a cui appartenevano e accanto una cifra arabica
progressiva indicante le carte del mazzo medesimo. La carta ora segnata: I, N. 2 è un
15

Tra gli archivi dei conventi Piacentini notevole per ricchezza di antiche
carte, dopo quello di S. Sisto, è l’archivio di S. Savino.
Il vescovo Everardo di Piacenza, essendo stata distrutta dagli Ungari
l’antica chiesa di S. Savino fuori le mura, ne costruì una nuova entro le
mura della città e fondò presso di essa nell’ anno 903 un convento di monaci
Benedettini 67 . Ma essendo rovinato il detto monastero, il vescovo Sigìfredo,
col favore dell’ imperatore Ottone III, lo ricostruì ampliandolo e dotandolo
riccamente con privilegio dell’ anno 1000 all’ abate Gezone 68 .
Nel 1493 il monastero fu dato ai monaci di S. Girolamo, che lo tennero
fino alla soppressione Napoleonica del 1805. Ciò spiega come l’ archivista
Gasparotti apponesse nel verso delle antiche pergamene di S. Savino la
dicitura: «Gerolimini di S. Savino», la quale serve a distinguerle tra le altre
del Diplomatico.
L’Archivio di S. Savino fu consegnato dal Demanio all’Archivio
Governativo, ma alcune delle pergamene sue più antiche e assai preziose
trovavansi fino allo scorso anno conservate nella R. Biblioteca Palatina.
Quando passarono e come a quell’ istituto? L’archivista Gasparotti
rivedendo le carte dei conventi afferma che l’Archivio di Savino ha un
proprio repertorio esatto e rimanda a quello 69 , dispensandosi dal compilarne
uno nuovo. Questo repertorio, opera della fine del sec. XVII, contiene fra
l’altro il breve regesto di 20 documenti, di cui uno del sec. IX, e 19 del sec.
XI, e fra questi trovansi appunto quelli, che custodivansi ancor recentemente
nella Biblioteca Palatina 70 . Ciò induce a ritenere che le carte della Palatina
furono avulse dal loro fondo d’origine dopo il passaggio di questo
all’archivio Governativo; infatti esse portano nel verso un regesto di mano
del Gasparotti. Mancando ogni accenno tanto negli atti della Direzione
dell’Archivio di Stato, come in quelli della Direzione della Biblioteca
Palatina relativo ai passaggio nel secolo scorso di queste pergamene
dall’uno all’altro istituto, non è facile proporre una spiegazione plausibile al
fatto.
VI. Le pergamene della Biblioteca Palatina di Parma restituite
all’Archivio di Stato.
Comunque sia ciò avvenuto, la notevole raccolta di pergamene già
privilegio di Sigefredo Il al monastero anch’esso dell’anno mille. Potrebbe il commissario
aver errato scrivendo Ottone invece di Sigefredo, nell’inventario?
67 CAMPI, Historia, I, 478, N. 40.
68 CAMPI, Historia, I, 496, N. 63; KHER, Italia pont. V 400.
69 Arch. di Stato, Indice dei Conventi, vol. I, p.
70 Ibid.,Monastero di S. Savino di Piac., Repertorio, Tomo Il, M,BB, p. 738 sg. Il
compilatore del repertorio si riferisce ad altro del 1253 compilato da «Ruffinus camerarius»
del monastero (p. 739), attualmente conservato nella Biblioteca Comunale di Piacenza.
16

conservata nella R. Biblioteca Palatina di Parma ha raggiunto la sua sede
naturale all’Archivio di Stato, aumentando la ricchezza del Diplomatico, nel
maggio del 1922, per lodevole iniziativa delle Direzioni dei due istituti
approvata dal Ministero della Pubblica Istruzione 71 .
La raccolta si compone di circa due mila pergamene, distribuite per
secolo in tanti mazzi, segnati al catalogo dei Manoscrittì Parmensi:
«Pergamene - Nn. 3651...3690» 72 .
Di queste carte di nuovo acquisto credo utile riportare qui il regesto di
quelle dei sec. X-XI appostovi nel verso dall’archivista Gasparotti, quando
ne erano mancanti; egli le numerò anche progressivamente; esse
appartengono alcune al monastero di S. Paolo di Parma, alcune a quello di
S. Savino di Piacenza.
1. «903. fondazione della nuova chiesa e del monastero di S. Savino
fatta dal vescovo Evrardo. – Copia del sec. XI».
2. «1000. Donazione di Sigifredo vescovo Piacentino all’abate
Gezone e al monastero di S. Savino ...» Originale.
3. «1000, 5 novembre. Diploma dell’imperatore Ottone III, col quale
riceve sotto la sua protezione il monastero di S. Savino costruito da
Sigifredo vescovo di Piacenza, confermandone i beni ricevuti dal medesimo
vescovo....- copia sincrona del nob. palatino Oberto Vallario».
4. « 1004, 1 giugno. Diploma di re Enrico che conferma la donazione
di beni fatta da Sigefredo vescovo di Piacenza ai monaci di S. Savino. -
Copia aut., 16 dicembre 1324».
5. « Dopo il 1005. Donazione di terre, molini..... fatta da Sigefredo II
vescovo di Parma al monistero di S. Paolo - Orig. [mazzo] I, [N] 2» 73 . ,
6. «Poster. al 1005. Donazione di terre fatta nella viila di \/icolongo
da Sigefredo vesc. di Parma al monastiro di S. Paolo. - Orig. I, 1».
7. «1015 (?). Donazione di molti beni al monastero di S. Paolo da
parte di Enrico vescovo» - Orig. I, 3.
8. «[senza data]. Donazione di beni fatta da mons. Enrico vescovo al
monastero di S. Paolo» - Orig. 1, 4.
9. «1027 circa. Donazione di mons. Ugone vesc. Di Parma al
monistero di S. Paolo di 3 moggi di terra....». - Orig. l, 5.
10. «1037, 7 maggio. Privilegium Conradi Imperatoris abbati S. Savini
extraendi aquas ex fluminibus Nurie et Trebie» - Copia aut., 16 dicembre
1324.
11. «1046. Donazione fatta da Cadalo vescovo di Parma ai monistero di
S. Paolo di due mulini, della terra di S. Pietro in Casale.....» - Orig. I, 8.
12. «1046 circa. Donazione della corte con il castello di Niviano fatta da
71
Atti della Direzione della Bibl. Palat., lett. 8 maggio 1922, N. 1486, del Ministero della
P.I.
72
Catalogo dei Mss. della Bibl. Pal.: Mss. Parm., voI. V, alla voce: «Pergamene».
73
Il numero d’ordine portato nel verso dalle carte di S. Paolo non corrisponde sempre alla
medesima numerazione dell’inventario redatto al tempo della soppressione del convento.
17

Cadalo al monastero di S. Paolo» - Orig. I, 7.
13. «1046 circa. Donazione di terre poste in Giarola al monastero di S.
Paolo dal vescovo Cadalo» - Orig. I, 6.
14. «1073, 18 agosto. Donazione delle signore Beatrice e contessa
Matilde al monastero di S. Paolo di beni nel mantovano» - Copia l, 9.
a) «1073, 18 agosto». Orig. [del doc. su citato].
15. «1095, maggio. Donazione fatta da Adelasia e Donella madre e
figlia al monastero di S. Savino di Piacenza di 12 biolche in luogo detto
Tranquilliano» - Orig.
VII. Ringraziamenti.
Nel licenziare alla stampa il mio modesto, ma coscienzioso Iavoro sento
il grato dovere di rendere pubbliche vivissime grazie a quanti mi
agevolarono le ricerche e mi giovarono di dotti consigli. Specialissimi
ringraziamenti debbo ai Rev. mi Canonici del Capitolo di Parma ed in
particolare a Mons. Dott. Pietro Del Soldato, Archivista del medesimo
Capitolo e al Rev. mo Prof. Can. co Amato Masnovo, che mi hanno
gentilmente e cordialmente facilitato la visione e la trascrizione dei materiali
archivistici alla loro cura affidati; al Rev. mo Don G. Schiavi, Cancelliere
Vescovile, squisitamente cortese, al chiar. mo Cav. Prof. Adriano Cappelli,
Direttore dell’Archivio di Stato, illustre paleografo, che mi giovò coi suoi
consigli, al Direttore della Biblioteca Palatina, l’ottimo e dotto Prof. Conte
Antonio Boselli; all’ill. mo Comm. Prof. Silvio Pivano, ora docente alla R.
Università di Torino, che mi incoraggiò dapprima ad iniziare l’impresa e mi
assisté amichevolmente ed autorevolmente durante il lavoro.
Parma, luglio 1923
G. Drei
18

Abbreviazioni e segni convenzionali
…. lacuna da guasto della carta.
---- lacuna originaria nel documento.
[ ] parole restituite.
( ) parole da espungersi.
Ϯ Signum crucis delle parti, dei testi, ecc.
(C.) Chrismon.
(M.) Monogramma.
(M. F.) Monogramma firmato.
(S.) Sigillum.
(S.D.) Sigillull deperditum.
(S.R.) Signum recognitionis.
(S. T.) Signum tabellionis.
19

I.
Ludovico re, ad intercessione del vescovo di Concordia (Portogruaro),
concede al monastero di Santa Resurrezione e dei Ss.. Bartolomeo, Sisto e
Fabiano in Piacenza la cortedi Guastalla nel Reggiano.
Bologna 901, gennaio 19.
(C.) In nomine sanctae et individuae Trinitatis. Hludovicus divina favente
clementia rex.
Onmium fidelium sanctae Dei Ecclesiae nostrorumque presentium
scilicet et futurorum comperiat industria, quoniam quidam venerabilis
sanctae Concordiensis aeclesiae episcopus nomine Adalmannus nostram
adiens 74 excellentiam enixius postulavit, quatinus quandam curtem iuris
regni nostri quae dicitur Vuardistallam, consistentem in comitatu Regisiano
non longe a fluvio Pado, concederemus monasterio in honore sanctae Resurrectionis
et beatorum martirum Bartolomei, Xisti et Fabiani, ab avia nostra
Angelberga quondam imperatrice a fundamentis constructum infra moenia
civitatis Placentiae, ita sane ut perhenniter in usus monacharum ibidem
Domino famulantium persistat, tam pro anima avii nostri 75 domni Hludovici
imperatoris et praedictae aviae nostrae ac genitricis et nostra, cum universis
apendiciis eius ac familiis utriusque sexus. Cuius precibus assensum
prebentes, hoc serenitatis nostrae preceptum conscribi iussimus, per quod
concedimus eidem monasterio in honore sanctae Resurrectionis et beatorum
martirum Bartolomei, Xisti et Fabiani prefixam curtem Vuardistallam cum
omnibus 76 rebus ad eandem curtem pertinentibus, vidilicet cum casis, vineis,
massariciis, diversisque territoriis, campis, stalariis, silvis, pascuis,
aquationibus, piscationibus, molendinis, aquarumque decursibus, servis, ancillis,
aldionibus, aldianibus et quicquid ad prefixam curtem aspicit vel
aspicere videtur, totum et ad integrum eidem monasterio concedimus
perpetualiter possidendum, ut in usus monacharum ibidem Domino
famulantium semper, absque ullius contradictione, persista[t]. Si quis autem
temerarius quisquam, quod non credimus, contra hoc nostrae institutionis
preceptum in aliquo violare aut inrumpere temptaverit, sciat se
compositurum auri optimi libras C, medietatem palatio nostro et medietatem
cui inlata fuerit violentia. Et ut verius credatur ac diligentius ab omnibus
observetur, manu propria subter roborantes anuli nostri inpressione insigniri
iussimus.
Signum (M.F.) domni Hludovici gloriosissimi regis.
(C.) Arnuifus notarius ad vicem Liutardi episcopi et archicancellarii
recognovi et subscripsi (S.R.) (S.).
74 Il passo sanctae Concordiensis…. adiens è di altra mano cancelleresca .
75 Il passo tam – nostri è di altra mano cancelleresca.
76 L’originale ha omnibus.
20

Data XlllI Kal. febr., anno incarnationis dominicae DCCCC, indictione
llll, anno I regnante Hludovico gloriosissimo rege in Italia. Actum Bolonia
civitate. In Dei nomine feliciter, amen 77 .
Copia membr. dei sec. XllI, autenticata da «Vicedominus episcopus» e da
«Aimericus aichidiaconus, Placentini», in Archivio Capitolare di Parma, N.
CMLXXVI. Copia del 6 marzo 1359 in fascicoletto membr. contenente
privilegi per S. Sisto di Piacenza segn. «Sss / Fil. 3 / N. 21» in Archivio di
Stato in Parma, Diplomatico, sec. IX, Mazzo I. Copia del 1754 nel
Transumptum omnium documento rum dell’ Arch. Capitolare di Parma, sec.
XIII, vol. VII, parte Ill, 180.
Muratori, Antiq. Ital., Il, 205; Poggiali, Memorie storiche di Piacenza,
III,104, estr.; Savioli, Annali Bolognesi, l, part. 2 a , p. 37, N. XXI; Affò,
Storia di Guastalla, l, 309, N. X; Codex diplom. Longobardiae, col. 651, N.
CCCLXXXIX; Schiapparelli, I diplomi Ital. di Lodovico III, N. V, p. 16,
ediz. dall’originale, conservato in Arch. Segreto di Cremona da me seguita;
le copie Parmensi non mancano di errori; P. Torelli, Regesto Mantovano, I,
(Regesta chartar. Italiae, Roma, 1914) p. 13, N. 15. Vedi pure
Schiapparelli, I diplomi dei re d’Italia. Ricerche storico-diplomatiche, parte
lII in Bullett. Ist. Stor. It., N. 29, pp. 107, 114, 118, 126-127. Quivi, a p. 118,
l’A. nota: «Il diploma, per quanto parli di donazione, è di conferma, essendo
la corte di Guastalla già stata confermata da Berengario l al monastero di S.
Sisto di Piacenza nell’888, maggio 8. (Idem, I Diplomi di Berengario I, N.
IV, p, 25).
II.
In pubblico giudizio tenuto in Piacenza, alla presenza del re Berengario,
dal conte Sigefredo e da parecchi vescovi e giudici, Adalberga badessa del
monastero di Santa Resurrezione e Madelberto avvocato presentano una
cartola del 30 novembre 891, colla quale Irmengarda figlia dell’imperatore
Lodovico dona a Scanburga badessa del monastero di S. Sisto le corti di
Felina e Luzzara, una cappella in onore di S. Giorgio ed altra di S. Pietro,
la corticella «Litora Paludana» con due masserizie in Roncarioli.
Piacenza, 903, gennaio.
Ϯ Dum in Dei nomine civitate Placencia ad monasterio Sancte
Resurrectionis lesu Christi domnus gloriosissimus Berengarius rex preerat
in monasterium ipsum a karissima domna lngelberga inperatrix constructum
esse videtur, intus aecclesia maiore ipsius monasteri in iuditio residerent
Sigefredus comes palatii et comes ipsius comitis Placentinis una cum
77 Feliciter amen in note tironiane.
21

Everardus ipsius Placentiae, Ildegerius Laudensis, Adelmannus
Concordiensis venerabilibus episcopis, Aldegrasus, Aldebertus, Aquilinus,
Farimundus, Stadelbertus et Bernardus iudices idem augusti, Ansemundus
notarius et reliqui; ibique eorum veniens presentia Adelberga abbatissa
eiusdem monasterii una cum Madelbertus advocato ipsius monasterii et
ostense sunt ibi cartule una, ubi continebatur in ea ab ordine 78 : «In Christi
nomine, igitur itaque ego in Dei nomine Irmengarda Deo devota filia bone
rnemoriae domni Lodoici imperatoris qui profesa sum vivere ex natione
mea lege Salica, vobis Scanburgi abbatissa coenobii monasterio Sanctorum
Sixti et Fabiani, qui fundatum est intra civitate Placentia, quas quondam
augusta Angelberga olim iperatrix genitrix mea a fundamentum aedificavit
in propriis rebus suis, dono, cedo, confero pro remedium anime meae vel
quondam augustorum genitori et genitrix mea, ut dixit, pro remedium anime
meae vobis Sconburge abbatisse vel ad successoribus tuis in perpetuum ad
usum stipendium monacharum Dei ibique degentium, qui cotidie in ipsum
sanctum et venerabilem locum deserviunt futuris temporibus eorum iure
abendum, hoc est curtes duas iuris meas qui sunt positas in comitatu
Regienses; una ex his in fundo et loco Wardestalla hubi Felina dicitur, alia
hubi Luciaria dicitur cum capellas duas, una qui est in honore Sancti
Georgii, alia in honore Sancti Petri. Has vero prenominatas curtes cum
omnibus earum adiacentiis vel pertinentiis suis de meo iure et dominio
transfundo in prenominatum coenobium ad usum et stipendia monacharum
Dei ibique degentium, confirmo abendum futuris temporibus tam casis
scilicet terris vineis, pratis, pascuis, silvis, salectis, sationibus, montibus,
vallibus, ripis, rupinis, divisum et indivisum, aquis aquarumque decursibus,
Bundini atque Ducalis piscationibus, molendinis, arboribus pomiferis et
inpomiferis, tam mercatas quamque et toloneum seu portoras in fluvio Padi
cum omnia iura et adiacentiis suarurn cum servos et ancillas aldiones vel
aldionas utriusque sexus, quicquid dici aut nominari potest, omnia ad
integritatem a genitore meo aut genitrice mea sicut fuerunt posesse vel
defense et modo a me sunt posesse, nisi tantum anteposita curticella una in
comitatu Regisiano in loco qui dicitur Lectora Paludani, cum duobus
masariciis qui pertinere videntur de curte Luciaria, qui regere videtur una
per filio Boniverti et alia per Alberto de ipso loco, qui Adelmanni dicimus,
per cartularn dedi seu et sortes tres et dimidia in Runcarioli qui pertinet de
curte Wardestalla quas Evrardi diacono usufructario dedi diebus vite suae;
post eius discessum deveniant in predicto cenobium ut supra, pro remedium
anime meae, nam altera omnia, ut supra, una cum accessione et introitu
suarum cum superiora et interiora suarum cum omnia super astantem vel
abentem ex integrum ita abendi, tenendi, possedendi, fruendi et faciendi
exinde tam vos quamque et successoribus vestris secundum Deum quod
voluerit, ut dixi, pro remedium anime meae et quondam genitori et genitrice
78 Ct. Codex diplom. Longobardiae, col. 575, n. CCCXLV.
22

mea. Si quis vero, quod in futuris esse non credo, si fuerint in postmodum
aut ego ipsa Hirmengarda aut aliquis de eredibus ac proheredibus meis seu
quislibet ulla oppositaque persona qui con tra hanc cartulis donationis seu
cessionis vel offersionis meae, quae pro anima mea fieri et firmare rogavi,
venire aut frangere vel emutare voluerit et ad me et ad heredibus meis vobis
defensatum non fuerit, tunc tantum et alteris im tantum vobis daturus esse
promitto in consimili loco, et insuper aurum obtimum libras quinque,
argentum ponderas decem vobis coactum exsolvat, et quod repecierimus et
vindicare non valeamus, set presens donationis vel cessio ista omnique
tempore firma et inconvulsa permaneat cum stipulatione subnixa. Et taliter
iusta et secundum legem meam Salicam, in qua manifesta sum vivere, vobis
Sconburge abbatisse ad partern earum monache, que cotidie in iam dicte
sanctum et venerabilem locum deserviunt, trado et legitiman faticio
investituram ad usum et stipendia habendum per vuasonem terrae cultellum
festucum nodatum frondes arborum presenti die eorum iure habendum
omnia sicut supra legimus; et me exinde foris abvuarpisco et abasasito feci
his presentibus et birgamina cum atramentario de terra levavi et Leone
notarius scribere rogavi, Quidem et ego Leo notarius rescribsi pridie kal.
decembr., anno domni Witoni rex tercio, indictione nona. Actum Placentia.
Ϯ Signum manus suprascripte Hermengarde Dea devota, qui hanc
cartulam fieri et firmare rogavi. Signum manus Fulconi ex genere
Francorum testis. Signum manus Alberici [ex] genere Francorurn. Signum
manus Rodoini ex genere Francorum. Signum manus Vuallaroni ex genere
Francorum testis. Signum manus Ratulfi ex genere francorum testis. Ego
Leo notarius scriptor huius cartule postradita complevi et dedi. Quidem et
ego Andreas notarius domni regis ex illusione Sigifredi comiti sacri palacii
et amonitione predictorum iudicum scripsi. Anno regni domni Berengarii
regi Deo propiciatio XV, mense ianuario, indicione sexta.
Signum Ϯ [manus] suprascripto Sigifredi comiti palatii qui ut supra
interfui.
Ϯ Hevurardus humilis episcopus interfui et subsripsi.
Ϯ Adalmannus episcopus interfui et subscripsi.
Aldegrasus iudex regis interfui.
Adelbertus iudex domni regis interfui.
Farimundus iudex domni regis interfui.
Copia membr. del sec. XIII autenticata dal notaio Giacomo Capitoni nel
1227 novembre 8, Archivio di Stato in Parma, Diplomatico sec. IX, mazzo
I., in quinternetto contenente privilegi per S. Sisto, segn.« Sss / Fil. 3 / N. 3
» c. 1, assai scorretta. Una copia membr. del sec. XIII, che s’inizia soltanto
con il testo della cartoIa del 891, inserita in questo placito, in Archivio di
Stato, Diplomatico, sec. X, mazzo Il.; .manca anche in fine di tre
sottoscrizioni; meno scorretta della copia precedente.
L. A. Muratori, Antiq. Ital.. I., 367; Affò, Storia di Guastalla, I, 310,
23

Append. N. XI; Poggiali, Memorie Stor. di Piacenza, Ill, 106; Codex
diplom. Langobardiae, col. 680, N. CCCCIII; Astegiano, Codex diplom.
Cremonae, II., 61, N. 16, reg.; L. Schiaparelli, I diplomi di Berengario I., in
Fonti per la Storia d’ Italia, N. XXXVII, p. 107, ediz. da me seguita; P.
Torelli, Regesto Mantovano, I, p. 14, N. 16.
III.
Everardo vescovo dì Piacenza costruisce entro le mura della città una
nuova chiesa in onore di S. Savino, essendo stata bruciata dai barbari
l’antica posta fuori della mura, fonda annesso a detta chiesa un monastero
di monaci benedettini dotandolo dei beni appartenenti all’antlca chiesa distrutta
e a quella di S. Benedetto sita poco lungi dalla città e vi prepone
come abate Grimlaico.
Piacenza, 903, marzo 30.
In nomine domini Dei et salvatoris nostri Iesu Christi, regnante domino
Berengario gratia Dei rex, anno regni eius in Dei nomine sexto decimo,
tercio kal. april., indicione sexta. Dum in Dei nomime ego Heurardus
misericordia Dei humilis sancte Placentine ecclesie episcopus una cum
Amelperto archipresbitero et Gariprando reverendo archidiacono et
Gariverto venerabilis ecclesie nostre primicerio simulque cum religiosis
sacerdotibus et diaconibus ac reliquis eiusdem eccIesie nostre gradibus ad
concilium congregaremur, ubi de Dei servitio atque de animarum nostrarum
salutem traectaremus ibique aliquanti fideles laici interessent reminisci
cepimus, quoniam Dominus in evangelio ait: orate ne fiat fuga vestra hieme
vel sabbato et iterum: oportet, inquid 79 , semper orare et non deficere
etcetera. Quapropter pari voto parique consensu statuimus monasterium
edificare monasticum in ecclesia beati Savini confessoris Christi sita haud
procul foris civitatis murum secundum ordinem et regulam Sancti Benedicti,
ubi laus Dei assidue frequentaretur et orationes die noctuque sine
intermissione celebrarentur pro cuncta sancta Dei Ecclesia et pro regibus ac
principibus regni istius atque pro antecessoribus et successoribus nostris
episcopis seu pro nobismetipsis. Hec itaque vota dum fervemi amore
cuperemus explere, heu pro dolor, supervenit misera orrendaque gens
infelicium paganorum hostili gladio corpora trucidantes igneque furoris
ecclesias Dei cremantes, concremaverunt pariter prefatam beati Savini
79 Sic.
24

ecclesiam. Postea denique cepimus frequenter seduleque tractare quatenus
nosrum non cassaretur votum, alterum diligenter requisivimus situm.
Quesivimus igitur et miserante Deo invenimus habilem et congruum locum
infra civitatis menia in nostro scilicet predio iuste et legaliter adquisito,
ibique in Dei nomine ecclesiam ad honorem Dei et Sancti Savini a
fundamentis construximus atque officinas monasticas ibidem ordinavimus
quia predictam beati Savini ecclesiam a paganis succensam nequivimus eo
tempore reedificare ob henormitatem seu 80 magnitudinis, timentes etiam ne
maligni pagani sue malignitatis cursum iterantes eandem ecclesiam denuo
concremarent. Quocirca predictum predium nostrum ad eundem novam
Sancti Savini ecclesiam tradimus et per hanc tradictionem seu offersionem
ibidem confirmamus pro Dei amore et salutem anime nostre, quatenus
monachi ibidem per futura tempora Deo militantes aliquam sustentationis
alimoniam ex eo habeant; addimus etiam et confirmamus eidem novum
monasterium 81 res omnes ad ecclesiam Sancti Savini pertinentes vel
aspicientes cum omnibus casis et rebus masaricias sive familiis utriusque
sexus ut iam diximus ad eandem ecclesiam pertinentibus vel aspicientibus.
Confirrnamus etiam ad iam dictum novum monasterium beati Savini adque
tradimus ecclesiam Sancti Benedicti haud procul a civitatem sitam cum
omnibus rebus et pertinentiis suis sive masariciis cultis et incultis 82 seu
familiis et molendinis utriusque sexus ex integris, ut monachi in eodem
sancto loco Deo servientes ex predictis rebus victum et vestimentum
habeant secundum ordinem et regulam Sancti Benedicti. Constituimus etiam
super eundem novum monasterium abbatem videlicet Grimlaicum
religiosum virum in omnibus diebus vite sue [ut] 83 inde sit abba 84 et ordinet
atque disponat omnia ad eundem sanctum locum pertinentia secundum
regulam Sancti Benedicti salvo nostro successorumque nostrorum
pontificum honore atque potestate et nulla [vi]s 85 nullaque iniuria neque ulla
superposita ei suisque successoribus fiat, nisi tantum in die festivitatis
Sancti Savini more solito honorifice suscipiantur sacerdote[s qui] 83 officium
ibi fecerint et offerantur nobis seu successoribus nostris episcopis ab eodem
abbate sive ab eius misso duo cerei ob reverentiam nostram et subiectionem
atque defensionem ipsius loci in eadem festivitate. Et si fortassis, quod
absit, predictus abba 82 aut successoribus suis 79 predictum monasterium vel
rebus omnibus atque familiis quem[ei]dem cessimus vel in antea, Domino
auxiliante, a nobis vel a catholicis iuris concesse fuerint voluerit in alienam
potestatem vel dominium, transferre aut in naufragium mittere, aut aliquam
diminorationem facere, tunc a presenti die pontifex, qui pro tempore fuerit
80
Sic. per sue.
81
Sic.
82
La carta ha incautis.
83
ut è stato omesso nella nostra copia.
84
La carta ha abba.
85
Macchia da umidità.
25

ipsum monasterium cum omnibus rebus ad eum pertinentibus vel
aspicientibus ad ius s[ancte] 83 Placentine ecclesie revocet, ordinet atque
disponat sicut superius decrevimus atque statuimus. Si quis igitur ad oc
novum et sanctum monasterium adiutorium prebuerit et ad construendum
atque augmentandum eum adiuverit, vel ad defensionem seu exaltationem
auxiliatus fuerit, ipse auxilietur et exaltetur atque benedicatur a Deo patre
omnipotente et filio eius Iesu Christo domino nostro atque ad Spiritu Sancto
paraclito, quatenus in presenti seculo honorem et gloriam atque saiutem
habeat et post huius vite terminum 86 felicitatem accipiat. Si quis vero, quod
non obtamus, contra hunc sanctum locum infestus fuerit, aut diminutionem
rerum illarum quas ibi concesse sunt vel in antea, Deo inspirante, attribute
fuerint, vel si contra fas eum qui nunc a nobis abba 87 constituitur vel eos qui
pro tempora futura abbates ibidem ordinati fuerint seu monachos illorum vel
familias ad eos pertinentes iniuriaverit vel inquietaverit aut insidias seu
damna inferre temptaverit Dei omnipotentis ultio 86 ac iuditio committimus,
qui dixit: mihi vindictam, ego retribuam, dicit Dominus; nisi forte ad
emendationem et dignam satisfactionem redierit salva potestate
successorum nostrorum pontificum inibi in antea abbas ordinandi regulariter
ut supra legitur absque omni mea et heredum meorum contradictionem vel
repeticione. Et si unquam in tempore ullus de neredibus 88 ac proheredibus
meis seu quislibet oposita persona contra anc offersionis nostre tradictionem
ire quandoque temptaverint inferant pontifici sancte Placentine ecclesie seu
abbati, qui pro tempore fuerint, multa quod est pena auri obtimi 89 libras
quinquaginta, argenti ponderas centum, insuper quod repetit, vendicare non
valeat, sed hanc dispositionis nostre paginam omni tempore firma et stabilis
permaneat cum stipulatione subnixa. Unde due offersionis nostre cartule
uno tenore scripte sunt, unam dedimus habendam prelato abbati et lteram in
domo sancte ecclesie nostre retinendam per futura tempora ad omnia.
Actum Placentia.
Heurardus humilis sancte Placentine ecclesie episcopus in ac carta
offersionis a me facta subscripsi. 90
Ϯ Ego Grimlaicus humilis abba 91 manu mea subscripsi.
Ϯ Ego Amelbertus 92 archipresbiter 93 consensi et subscripsi.
Ϯ Ego Garivertus presbiter et primicerius consensi et subscripsi.
Ϯ Ego Gausbertus presbiter consensi et subscripsi.
86
u corretta sopra una e dalla stessa mano.
87
Sic.
88
Le sillabe de her… su rasura di prima mano.
89
La b è corretta su una p raschiata.
90
Le sottoscrizioni sono distribuite in tre colonne; in capo alla prima è quella del vescovo.
91
Sic.
92
La b corretta da una p.
93
A questa segue nel rigo sottostante: « Ϯ Ego Gariprandus archidiacunus….»
sottoscrizione cassata dalla stessa mano da un frego leggero che si estende per tutta la
lunghezza di essa; è poi riportata nella seconda colonna.
26

Ϯ Ego Giselprandus presbiter consensi et subscripsi.
Ϯ Ego Madelelmus rogatus subscripsi.
Ϯ Ego Savinus notarius rogatus subscripsi.
Ϯ Ego Radinus rogatus sbscripsi.
Ϯ Ego Adhelbertus notarius rogatus subscripsi.
Ϯ Ego Odelbertus rogatus subscripsi. 94
Ϯ Ego Gariprandus archidiaconus consensi et subscripsi.
Ϯ Ego Andreas diaconus consensi et subscripsi.
Ϯ Ego Rodulfus diaconus consensi et subscripsi.
Ϯ Ego Andreas diaconus consensi et subscripsi.
Ϯ Ego Adhelbertus diaconus consensi et subscripsi.
Ϯ Ego Gregorius diaconus consensi et subscripsi.
Ϯ Ego Domninus diaconus ei vicedominus consensi et subscripsi.
Ϯ Ego Peredeus diaconus consensi et subscripsi.
Ϯ Ego Andreas ultimus omnium subdiaconorum.
Ϯ Ego Petrus diaconus consensi et subscripsi. 95
Ϯ Ego Raduinus subdiaconus consensi et subscripsi.
Ϯ Signum 96 manibus Alberici et Fulcherici ex 97 genere Francorum testes.
Signum manibus Gotefredi et Gundoini ex genere Francorum testes.
Signum manibus Rodberti ex genere Francorum et Panni defende 98
testes.
Signum manus Andrei filio quondam Vuandelgerii 99 ex genere
Francorum testes.
Ϯ Ego Gausus notarius scriptor huius cartule post tradita complevi et
dedi.
Copia sec. XI, Archivio di Stato, Diplomatico, sec. X, monastero di S.
Savino di Piacenza.
Ed. in Pietro Maria Campi, Historia ecclesiastica di Piacenza, I, N.
XXXX, p. 478 e p. 241 citaz.; Poggiali, Memorie stor. Di Piacenza, III. 112,
sg., citaz.
IV.
Berengario re, ad intercessione della regina Bertilla, conferma al
monastero di S. Resurrezione in Piacenza i diritti ed i possessi ottenuti con
94
Prima sottoscrizione della seconda colonna, essa nell’originale doveva essere infine
della prima colonna, venne trasportata qui per mancanza di spazio.
95
Inizio della terza colonna.
96
La s di signum è preceduta da una e maiuscola, evidentemente il notaio stava per
scrivere: Ego.
97
ex è nell’interlinea sopra et, che è espunta dalla stessa mano.
98
defende, la carta ha defend con la d tagliata nell’asta.
99
La l in sopralinea, stessa mano.
27

privilegi periti durante l’invasione degli Ungheri e particolarmente il
possesso di Guastalla.
Corteolona, 905, giugno 17.
(C) In nomine omnipotentis Dei aeterni. Berengarius divina ordinante
clementia rex. Si sacris et venerabili bus locis sublevamen nostrae
auctoritatis impendimus et ad divinum ministerium exequendum opem
ferimus, ab ipso pro cuius amore id agimus aeternae remunerationis premia
consequi nequaquam ambigimus. Quapropter omnium fidelium sanctae Dei
Eclesiae nostrorumque presentium scilicet ac futurorum noverit industria,
qualiter per interventum Berctilae dilectissimae coniugis et consortis regni
nostri Adelberga venerabilis abbatissa monasterii Sanctae Resurrectionis,
Placentiae situm, quod olim Angilberga gloriosa imperatrix a solo
construxit, lacrimabiliter nostram adiit maiestatem, eo quod per irruptionem
Paganorum et incuriam quorundam hominum quaedam [pre]cepta ac
instrumenta cartarum ipsius sancti loci dudum deperissent; super qu[a] re
humiliter nostram deprecata est pietatem, quatinus ob amorem Dei
animaeque [nostrae] mercedem eidem sancto coenobio pro eisdem cartarum
ac preceptorum instrumentis hoc nostrae regiae auctoritatis et confirmationis
preceptum fieri iuberemus. Nos vero tam predictae nostrae coniugis
quamque et ipsius venerabilis abbatissae Adelbergae ratam estimantes
peticionem, pro Dei ac sanctae illius Eclesiae amore pro remedio quoque
animae domni Hludovuici gloriosissimi imperatoris nostri antecessoris seu
pro stabilitate regni nostri a Deo nobis collati, hoc nostrae regalis
auctoritatis precepto censemus atque sancimus, quatenus prefata eclesia
Sanctae Resurrectionis monasterio omnia iura ad eadem pertinentia, res
scilicet mobiles et immobiles, seu et mancipia, aldionibus ac aldianis vel
quicquid iuste et legaIiter possidere visa est, tam ea quae a nobis et ab
anteccssoribus nostris per precepta ibidem largita sunt quam alia omnia, sive
per cartolas donationis, offersionis, comparationis, comutationis, seu
quicquid ad eundem monasterium Angilberga gloriosa imperatrix filiaque
sua Hyrmingardis in alimoniis mona[ch]arum ibidem Deo famulantium
contulerunt, specialiter quidem cortem Vuardistallam iuxta Heridanum
positam in comitatu Regiense cum omnibus appenditiis suis mobilibus et
immobilibus, seu quicquid ad eundem monasterium pertinuit vel pertinere
videtur iuste et legaliter omnia et ex onmibus eidem sancto loco concedimus
et confirmamus, et ut deinceps quiete possideat sancimus, nullius hominis
persona molestiam inferente; sed ita firmiter per hoc nostrum preceptum
cuncta sua possideat tamquam eadem cartarum et preceptorum instrumenta
non fuissent omissa atque deleta, et si quocumque tempore contentio aliqua
orta fuerit, aut fortasse quisquam ex rebus ipsius monasterii substrahere
aliquid quesierit, volumus et censumus, ut nostra tantum presentia res et
predia seu cunctas possessiones iuste et legatiter sibi vindicet. Contra quod
28

nostrae convessionis et largitionis preceptum si quis insurgere temptaverit,
sciat se compositorum auri optimi libras c., medietatem camere nostre et
medietatem suprataxato monasterio. Ut hoc autem verius ab omnibus
credatur, manu propria subter roboratum anulo nostro ussimus assignari.
Signum domni (M.F.) Berengarii serenissimi regis.
Ambrosius cancellarius ad vicem Adingi episcopi et archicancellarii
recognovi et subscripsi. (S.R.) (S.).
Data XV kal.iul., anno dominicae incarnationis DCCCCV, domni vero
Berengarii serenissimi regis XVIII, indictione VIIII. A[c]tum Olonna, in
Christi nomine feliciter, amen.
Copia membr. sec. XIII, autenticata dal notaio Alatrino; Archivio
Capitolare d Parma, Pergamene, N. 976. Copia del 1359 marzo 9 in
Archivio di Stato in Parma, Diplomatico, sec IX, mazzo I, fasc. membr.
contenente privilegi per S. Sisto, c.5, segn.: «Sss / Fil. 3 / N. 21». Copia
cart. 1754 di F. Baiardi nel Transumptum delle pergamene dell’Arch. Capit.
di Parma, to. VII, par. 3. a , p. 182.
Muratori, Antiq. Ital. III, 7; Mabillon, De re diplomatica librorum
supplementum, II, p. XCII; Lupi, Cod. diplom. Bergomatis II, 28 e 52,
datum; Affò, Storia di Guastalla, I Append. p. 312, N. XII e p. 45; F.
Robolotti, Nota delle pergamene Cremonesi avanti il Mille in Miscellanea
di Storia Italiana della R. Deputaz. Piemontese di stor. patr. I, 552, reg.;
Codex diplom. Langobardiae, col. 727, N. CCCCXX; Astegiano, Codex
diplom. Cremonae, II, 62, N. 18, reg.; Böhmer, Reg., N. 1333; Schiaparelli,
I Diplomi di Berengario I, N. LV, p. 155, edizione dall’originale, conservato
nell’Arch. Segreto di Cremona, da me seguita fedelmente; P. Torelli,
Regesto Mantovano, I, p. 14, N. 17.
V.
Leopardo abate del monastero di Nonantola çede a Stefano prete della
chiesa di Parma una pezza di terra, con una parte di un mulino su di essa
edificato, posta fuori e vicino le mura della città di Parma presso la chiesa’
di S. Quintino, di proprietà del suo monastero e Stefano in permuta gli dà
una pezza di terra di sua proprietà posta vicino alla detta chiesa.
Parma, 905, settembre 2.
Ϯ In nomine domini Dei et salvatoris nostri Iesu Christi, Berengarius
gratia Dei rex. anno regni eius octavo decimo,die secundo mense
septembris, indictione octava.Commutacio bone fidei noscitur esse
contractum eodemque nexu publicum op[tineat firmita]tem. Ita placuit atque
bono animo convenit inter dominus Leopardus abbas monasterii sanctorum
29

apostolo rum seu coonfessoris Christi Silvestri situm Nonantolas teritorio
Motinensi et inter Steffanus presbiter de ordinem sancte Parmense ecclesie
ut in Dei nomine inter se commutare deberent sicut et dederunt primus
omnium ipse Leopardus abbas eidem Steffanoni presbitero ad eius iura et
proprietatem, idest petiola una de terra cum aquario suo et una cum portione
illa de molino que pertinet ipsius monasterio, quod est edificatum supra ipsa
terra cum sub ipso molino quasi et acquario, quod pertinere videtur ab ipso
moilasterio et una cum terra vacua ibidem uno tenente pro mensura et
racione ad perticam legitimam depedes duodicem mensurata tabolas octo,
est ad finis: a latere uno de mane terre domno regis et de heredum quondam
Gisoni seu Sancti Apollenari et ipsius Steffanoni, alio latus da sera via
publica, capo uno medio die ipsius Steffanoni, alio capo de subtus tenentes
.... ipse Steffanus ic subter pars ipsius monasterii per hanc comutacio
daturus est, sive quod alii sunt ad finis et est ipsa res peciola de terra cum
acquario ad ipso molino pertinente posito foris mura civitatis Parmense non
longe abipsa civitate et est prope ecclesiam Sancti Quintini. Similiter ad
invicem in comutacionem pro istam terra et Aquario do et trado ego qui
supra Steffanus presbiter vobis suprascripto domno Leopardo et in iure et
potestatem predicto monasterio Nonantolas, idesl pecia una de terra iure
mea, que est posita foris mura civitate Parmense prope istam ecclesiam
Sancti Quintini et est pro mensura et racionem ad istam pertica legitima
mensurata tabolas duodicem, est ad fini: a latere uno da medio die ipsius
Steffanoni et tenente in istam terra quod ipse abbas eidem Steffanono pro
ipsa commutacionem dedit, alio latere de subtus terre ipsius monasterio
Sancti Silvestri, capo uno de mane tenente in via publica, alio capo de sera
tenente inaquario, sive quod alii sunt ad finis. Quem autem peciolas de terra
superius nominatas ad iam dicta mensura et una cum omnium superioribus
et inferioribus suis inter nobis ad invicem in commutacione tradavimus. Ego
quidem Leopardus abbas do et trado da pars ipsius monasterii per
consensum ed auctoritatem fratrum seniorum ipsius monasterio et insuper
de suis presentia direxit ipse abbas missis suis, id sunt lohannes presbiter et
Rainfredus diaconus monacus ipsius monasterio, seu Leo vassallo ipsius
abbati, ut ipsius missi una cum bonos et idoneos homines super ipsas res
accedere et previdere deberent, ut parsipsius monasterio amplius et
melioratas res suscipiat. Quidem et ipsis missis una cum bonos et idoneos
Deum timentes homines, id sunt nomina eorum Standepertus filius quondam
Trasemundo, seu Angelberto filio quondam Apollenari qui fuit notarius
atque Ariperto filio quondam Donati abitatoris infra civitate Parmense,
etiam Gumperto filio quondam Uperti de Sorbolo super ipsas res da ab
utraque partes accesserunt et previderunt adque extimaverunt et paruit
eorum rectum et amplius et melioratas res dedisset ipse Steffanus presbiter
eidem abbati ad pars ipsius monasterio accipisset et hanc commutacionem
iusta legem et sicut edictus continet fieri poteret. Pena vero inter nos
posuimus et sic oblicavimus, quod si quis unus de nosmet ipsis vel
30

successoribus aut heredibus nostris se de anc comutacionem removere
voluerimus, aut ab uno quemdam homine minime defensare potuerimus
istas res, tunc componamus pars ad partes fidem conservantes, da cuius pars
prius ortum aut removitum fuerit aut successoribus vel heredibus nostris
predictas res in dublo, sicut diebus illis melioratas fuerit sub extimacionem
in consimile loco unus alterius restituamus, Unde duas commutacionis
scriptes sunt.
Actum Parma.
Ϯ Ego Stephanus presbiter in hanc commutacione a me facta manu mea
subscripsi testis 100 .
Ϯ Ego Iohamnes presbiter et missus domni Leopardi abbati subscripsi.
Ϯ Ego Leo miso domni abbatis subscripsi.
Ϯ Ego Gumperto qui super ipsas res accessi et extimavi ut supra et me
testis subscripsi.
Ϯ Ego Standevertus qui super ipsas res accessi et extimavi ut supra manu
mea subscripsi.
Signum Ϯ Ϯ manus Angelberti et Ariperti qui super ipsas res accesserunt
et previderunt adque extimaverunt ut supra et testes. .
Ϯ Ego Rimegauso notario rogatus subscripsi.
Signum Ϯ manus Amelgerii seu Vuito 101 testis.
Signum Ϯ manus Teudaldi de Benecite testis.
Ϯ Scripsi ego Cristofulo notarius postrada complevi et dedi.
Originale; Archivio Capitolare, sec. X, N. 1. - Pergamena completamente
ingiallita da abuso di reagenti, superiormente per circa 8 cm. è annerita e
resa in parte ilIegibile, ricostruita in questa parte coll’aiuto del
Transumptum del Baiardi.
Tiraboschi, Storia della Badia di Nonantola, II, N. LXIV, p. 87.
VI.
L’abadessa Vulgunda figlia del fu Pietro duca dà a livello a Giovanni
chierico di Panicale e ad Elena sua moglie due piccole pezze di terra poste
di là dal fiume Reno in Panicale.
Bologna, 907, settembre 22.
Ϯ In nomine Domini, temporibus domni Sergi apostolici pontificis Christi
vicarius in Dei nomine anno quarto, regnante dominus Berengari[u]s rex
anno vigesimo, die vigesimo secundo mensis aprilis, indictione decima,
Bononia 102 . Petimus a vobis domina Vulgunda Deo dicata humilima 103
100 La carta ha tt.
101 Uuito è di lettura incerta.
102 La carta ha bona con segno abbreviativo.
31

abatissa relicta bone memorie Petro[n]i duci ex nobis Ioannes clericus de
Panicale filio quondam Aguste et Elena iugalis seu filiis et nepotibus nostris
Libellario nomine presenti die nobis concedere dignetis r[e]m iuris vestre
idest trans fluvio Renum in fundo Panicale duas petiolas terre [v]ineatas
cum vacua mento suo vel cum omne super se et infra se abente in integrum
perticas deci mensurate, prima petiola vineata cum metato, et orto et kanalis
per longo per ambabus lateribus perticas septuaginta sex et per 104 transverso
105 de uno capo perticas duas et pedes quatuor, de alio capo pertica
una et pedes sex et semisse, finis eius ab uno latere pars heredes 106 Dominici
clerici 107 de ipsa iura, alio latere iura Ursi Atiani, de uno capo via publica,
alio capo Reno corente abente illa alia petiola vineata per longo per
ambabus lateribus perticas quadraginta quattuor et p[ede]s .... 108 , de uno
capo perticas duodecim, alio capo perticas decemet pedes quinque, finis eius
a duabus lateribus iura Iohannis nepos Petri Epirci, de uno capo pars et
ercetale de iura quondam Rodaldi duci, alio capo pars heredes Dominici et
Iohannes Cacafolle de iura Ursi Pituli de Luparise vel si quis aliis ad fines
sunt, ipse... 109 has petiolas terra vineatas sicut supra legitur nobis concedere
dignetis abendum tenendum cultivandum propaginandum metato curte orto
et kanale inibi restauran[dum] supersedendum defensandum et in annis
meliorandum usque in annis advenientibus viginti et novem et post
completis annis cal... 110 dando libellos renoventur hic cernimus ut non
abeatis licentiarn vos vestris colonis de predicta res, nec vindere nec donare
nec per nullum titulum alienare, set de ipsa re in vestra dominatione
distrinctione e[sse]et permanere promittimus. Sic ita tamen ut exinde
redditum facere promitimus non vestris colonis vobis domnice rationis
vestrisque heredibus singulis annis vino anfora quarta exeni oves pro uno
quoque anno, pullo pair 111 uno et quinque opera dare promittimus per
omnem anno tres manibiles in domnicalia vestra in Panicale.... re domnico
cum omni humilitate super kanalis suscipiendum et braciatica eius
persolvendum, vino butias duas per omnia usque in civitatem Bononiam in
canevo vestra in civitate Bononia. Si vero pars contra hoc libello ire
temtaverit et non conservaverit omnia sicut supra legitur, det pars partis
pene nomine auri unci 112 duas et post pena soluta hoc libellos [s]icut [su]pra
legitur in sua maneat firmitatem. Unde duos libellos 113 scriptos in civitate
103
La carta ha hulm con la l tagliata nell’asta.
104
La gamba della p scomparsa per erosione nella carta.
105
Piccolo foro che lascia scorgere solo l’apice del nesso rs.
106
heredes in sopralinea.
107
La carta ha cl
108
Scomparse due parole per erosione della carta.
109
Guasto da umidità, una breve parola è scomparsa.
110 Guasto da umidità
111 Sic.
112 Sic.
113 La s finale di libellos serve anche da prima lettera della parola seguente.
32

Bononia, die, mense et indictione suprascripta decima.
Signurn Ϯ Ϯ manibus suprascripti Iohannes clericus et Elena iugalis
petitoris qui hoc libellum sicut supra legitur fieri rogavi et eis relectum est.
Signum Ϯ Ϯ manibus Petrus filio quondam Polenari et Leo filio Patrici
Burso de Panic[a]le rogati testis.
Signum Ϯ......... pettitoris sicut supra legitur me testis subscripsi.
Scribto hoc libello per me Costantini notarium rogatus a suprascriptis
petitoris sicut supra legitur post roboratum testibus et traditum complevi et
dedi.
Originale; Archivio Capitolare, Sec. X, N. II. Nel verso di mano del sec.
X-XI: «livello de Iohanne clerico....».
VII.
Il conte Rodolfo dà a Livello a Leone del fu Giovanni «de Honorio» le
sue terre poste in luogo detto Tregemini.
«Vico Calgarini» (Bologna), 908, gennaio 14.
In nomine Domini, regnante domnurn Berengario rege ihc in Italia in Dei
nomine anno vigesimo primo, die quarto decimo mensi iannuarii, indictione
undecima. Acto in Vico Calgarinis Altospano territorius 114 Bononiensis.
Petimus ad vobis domnus Rodulfo comes ut mihi Leo filio quondam
Iohannis de Honorio, seo filiis meis livellario nomine locare et concere 115
dignetis mihi rem iuris vestris idest in fundo Tregemini omnibus rebus illis
quantascumque quod Iohannes genitor meo per anteriore livello manibus
suis tenuet ad iura vestra in integrum una cum cispide, curte, hortos, area,
putheo, vineis. terris, campis, arbustis, arboribus et omnibus ad easdem
suprascripti rebus pertinentibus, sicut supra legitur in integrum, abendum,
tenendum, superresedendum et in omnibus ipsis rebus meliorentur nec non
peiorentur, sic ita tamen ut exinde inferere promitto ego suprascripto Leo
vobis suprascripta dominatione annis quemlibet de omnia quidquid in
ibidem seminaverit et mihi Dominus donare iusserit tritico, secale vel
omnem malorimen in campo cappa septima menato et minas in area
tritularto modio septimo, lino manna septima, vino anfora quarta, opera vero
facere promitto per omnes epdomata opera una. exenio vero annue dare
promitto per omnem anno grano quartario uno per recto autem ei riga
iustitia domum vegere et consignare promitto, usque in corte vestra in
Tregemini in annis advenientibus viginti et nove et post completos annos
livelli enoventur et si qua vero pars parti si contra hos Iivellos ire
114 La copia ha: territ con segno abbreviativo sulla t finale.
115 Sic per concedere.
33

temptaverit aut de ipsis rebus exire vel menare presumserit aut minime
adimpleverimus omnia qualiter superius legitur, tunc det pars parti fidem
servandi piine 116 nomine solidos duodeci et post pene solutionis manente
hos livellos in sua firmitate.
Sub die, mense, indictione suprascripta undecima.
Ϯ Signum manus Leo suprascripto petitore cui relecta est.
Ϯ Signum manus Esoardo et Isegeimo et Romulido cui relecta est.
Ϯ Scripto hos livelle sicut super legitur per manu mea 117 Vigilantius
notarius.
Copia del 1750; Archivio Capitolare, Transumptum, sec., X, N. III. Non
ho rinvenuto l’originale; ediz. condotta sul Transumptum del Baiardi,
tenendo presenti i formulari notarili, di altri livelli coevi e specialmente un
atto originale dello stesso notaio Vigilantius (Doc. N. XV).
VIII.
Berengario re in placito tenuto in Cortcolona annulla una carta del
luglio 900, la quale dichiarava che l’imperatrice Ageltrude veva fatto ampia
donazione di tutti i suoi possessi nel comitato di Piacenza e di Parma alle
chiese di S. Croce e di S. Bartolomeo da lei edificata in Monticello nel
luogo detto Persico. L’ imperatrice Ageltrude ed il Vescovo Guido di
Piacenza attestano la falsità della carta.
Corteolona, 912, agosto 9.
[Dum domnus Berengarius gloriosissimus rex ad] regalem dignitatem
curtis Ollonna advenisset et cum eo sanctissimis episcopis, comitibus
ceterisque suis fidelibus quorum no[mi]na hec sunt: Petrus Regiense, Vuido
Placentine sanctarum Dei ecclesia[rum episcopis.......... ]elu[s, R] emson
comitibus, Aldegrausus, Vualpertus, Petrus, Adelbertus, item Adelber[tu]s,
Giselbertus, Fari[mu]ndus, [ ..........]s, S[i]m[per]tus, Donumdei, Iohannes,
item Petrus, Leo, [Th]omas, tercio Pet[rus..........] et item Petrus et Gariardus
[sac]rique palacii iudices, Gotefredus, Odelricus. Pazo, Guntari et Augerius
vassi id[em] domni re[gis et re]liqui pl[ures], in c[am]inata que est ante
camera item [.......... de st[abilit]ate s[anct]e Dei Ecclesie regique 118
public[e] diligenter tractare cepisset, cumque multas contenciones ibidem
iuste et legaIiter definerentur, advenit ibi Ageltruda inp[eratrix ....... i]n
pal[a]ci[o ......] et retullit anc not[itiam ....... Iam plures vices me reclamavi]
ad vos domnus rex super Garipertus presbiter et primicerius [........ de
eccles]ia edificata [in] honore[m] sancti Archangeli Michaelis [cum
116 Sic.
117 La copia ha per ṁ mea.
118 per regnique.
34

omnibus pertinentiis] et rebus ad ea aspi[cientibus], ut michi exinde
iusticiam fieri fecisetis, de quo us[que] ...... Petri episcopo precipisti illic
parti[c]es super locum ambulandum. Exinde v[esterm]issus fuisset michi
iusticiam faciendum, sicuti et iste [mi]ssus Petrus episcopus civitate
Placencia [in iudicio resedisset una] cum iudicibus ceterisque nobiles
omines. Dum autem ipse Garipertus presbiter cum suo acivocato in eodem
iudicio mecum et cum meo 119 avocato ex a 120 causa litigaremur, t[une ipse
Garipertus pro]fitebat aiutor esse eiusdem episcopii sancte Placentine
ecclesie; retullerunt quod de ipsa ecclesia Sancti Michaelis cum sua
pertinencia nec de reliquis diversisque ca[sis m]asariciis [et] rebus [suis in
comitatu P]armense tacitus esse noleret, eo quod pars ipsius episcopii
Placentine firmitatem aberet a me Ageltruda emissa, ut pos 121 meum obitum
tam res mobiles quamque et inmob[i]les [pse episcopus] abere deberet. Dum
inter nos taliner orta fuit intemcio, querentes me ex a 122 causa vestri
presencia veniendum ad legalem finem perducendum, ideo hecce nos
coniun[cti]i[c] vestri pre[sentia. Ad hec res]pondens ipse Vuido episcopus:
Vere, quia taliter inter nos orta fuit intemcio, et[res habet] sicut abseruisti, et
hecce ipsam firmitatem que ego dixi hic presens abeo. Qu[e] os[tensa, in ea
legebatur, qualiter Agelt]ruda per paginam testamenti et pro anime dive
memorie Vuidoni seniori suo et Lambe[rti i]np[er]at[o]ris et sua sine ulla
exepcione omnibus rebus suis, que in finibus Placentine seu in finibus
P[armen]s[is comitatus habere vel adqu]irere p[o]tuisset, manifesta e[sset
si]cut aberet ecclesia in onore vivifice Crucis et beati apostoli Bertholomei
in propriis rebus suis edificata in loco cuius vocabulum est Monticell[um
loco Persico.... ] u er[......... monac]hico abitum vivendum regulariter iusta
statuta regula Sancti Benedicti; primis omnium iudicavit per suam
ordinacionem, ut aberet[....... v]el[uti] presentem tam in predicto loco vel
inibi circumcirca per loca et vocabola ad ipsa ecclesia pertinente adque curte
illa una cum ecclesia edificata in onore domini Salvatoris et sancti
Nichome[dis .......] quoltiles seu masariciis ad ipsa curte aspiciente in
integrum, nec non et statuisset abere in ipso monasterio salses illes omnes
que nucupantur [ ..... ]re cum puteas et omnibus rebus ibidem [pertinentibus,
curte Ma]giore adque illa in loco qui dicitur Linariglo cum omnibus rebus
ibidem pertinentibus et onmibus rebus in loco Legurciano, et rebus in loco
Roveritulo, et in Caurili, verum eciam in loco Rivulo 123 et p[.......]
quinq[u]ainta et insula iuxta Padum et res in Caputari et curte in Saluciola et
in ceteris locis in integrum statuisset abere in subsidium utilitatum fr[atru]m
monachorum 124 in predicto monasterio [Sancti Ba]rtholeme[i], ita dum ipse
119
La m aggiunta interlinearmente.
120
Sic.
121
Sic.
122
Sic.
123
Rivulo di lettura incerta.
124
La seconda o corretta su a.
35

AgeItruda et Everardo episcopo sancte PIacentine ecclesie fuisset potestati
ordinandi vel dispensandi quomodo melius previderint, et abatem ibidem
mitendi, vindendi, nec donandi, [comutandi] et previdendi, ut [ ....... po]st
eorum amborum decessumpresenti die fuisset ordinatum ipsum
monasterium cum omni integritate sua per pontificem sancte Placentine
sedis episcopo et per omnem festivitatem [.......] debuisset ipsum abatem qui
pro tempore ibidem fuisset ordinatum aut pontifice sancte Placentine
ecclesie candeles quod est cerios duos per unaquem brachio uno. Erat
[cartula ipsa scripta per manus Gis]elberti notarius et emissa anno domni
Berengarii regis tercio decimo, mense iulias, indictione tercia. Cartula ipsa
ostensa et ab ordine lecta tunc ipsa Ageltruda dixit, quod ipsam car[tulam
falsam esse pro eo quod Mon]ticellum in loco Persicum in suis propriis
rebus ecclesia non edificasset nec siret [quod ips]am ecclesia in onorem
sancte Crucis et sancti Bartholomee 125 esset edificata in eodem loco Persico.
Et hecce iste Vui[do episcopus ....... ]us diaconibus eiusdem episcopii adque
Teutelmus et Odelbertus seu Albericus et ceteri omines circum manentes
ipsius locis, qui hic ad presens sunt, qui hoc siunt, inquiratis eos ut per ipsi
uius [ve]ritas inve[niatis.
Ipse Ber]en[gariu]s rex suo ore interrogavit eundem episcopum et is
diaconibus et ominibus in fide et sacramentum quod illi factum abebant 126 ,
ut quid exinde sirent veritatem dixissent. Qui et ipsi unanimi [dixerunt, in
loco Per]sico ab easdem Ageltruda in suis propriis rebus ecclesia edificata
non vidissent nec moderno tempore simus tal [iter e]cclesia ab onorem
sancte Crucis et sancti Bartholomee 127 edificata [fuisset, suprascripti
diac]onibus et is circum manentes omines taliter inquisiti dixerunt. [Tun]c
ipese priceps 128 et is comitibus, iudicibus seu auditoribus pertractantes
invenerunt, ut posquam ipsa ecclesia in onore sancte Cru[cis in
Monticellum] videlicet locus Persico in propriis rebus idem Ageltrude ab ea
edificata non fuiset nec nunc esset, sicut in ipsa cartula legebatur, ut cartula
ipsam in se non debuisset abere [vigorem, hanc] cartula idem domni regis
capsandum dedit, sicuti et in presencia idem domni regis capsata fuit. Et
hanc noticia, qualiter hactum est, ne in alio modo oriatur intemcio et pro
s[ecuri]tatem [eiusdem Ageltrudis fieri iussimus. Qui]dem et ego Guntelmus
notarius ex iussi[one reg]is scripsi, anno regni idem. domni Berengarii regis
Deo propicio vigesimo quinto, nono die mensis augusti, indictione quinta
decima.
. . . . . . . . ]interfui.
[Signum .... manuum .... ] et Gr[imoa]ldus com[iti]b[us] qui ut supra ....
…. interfui.
…. [iu]dex regis interfui.
125 Sic.
126 La n aggiunta interlinearmente.
127 Sic.
128 Sic.
36

…. regis interfui.
…. regis interfui.
…. regis interfui.
…. iudex domni regis interfui.
…. iudex domni regis interfui.
…. iudex domni regis interfui.
[iudex domni regis]. i[nterfui].
Ϯ farimundus iudex domni regis interfui.
Ϯ DonumDei iudex domni regis interfui.
Ϯ Simpertus iudex domni regis interfui.
Ϯ Heverardus iudex domni regis interfui.
Ϯ Sic[hard]us iud[ex domni re]gis interfui.
.... [iudex] domni regis interfui.
…. iudex domni regis interfui.
Ϯ Thomas iudex domni regis interfui.
Ϯ Petrus iudex domni regis interfui.
Ϯ Teutelmus iudex dornni regis interfui.
Ϯ Ildebertus iudex domni regis interfui.
Originale frammentario, Archivio capitolare di Parma, sec. X, N. IV.
Copia sec. XVIII, lacunosa e molto scorretta, ibid., arca A, caps. III, N.4.
Manca nel Transumptum del Baiardi, il quale la dice illegibile.
L. Schiaparelli, Diplomi inediti dei secoli IX e X, nel bull. dell’ Istituto
Stor. Ital., N. 21, p. 141, N. V; Idem, I Diplomi di Berengario I, pag. 226,
N. LXXXV. Ho seguito l’edizione dello Schiaparelli; questi nota che le
parole fra [ ] rappresentano talora un semplice tentativo per rimediare ai
guasti della pergamena, e che: «le sottoscrizioni sono tutte autografe,
eccettuata quella col nome del conte Grimaldo, di mano del notaio
Guntelmo». (I diplomi di B. cit., p. 227).
IX.
Testamento di Elbunco vescovo di Parma.
(Parma) 913, aprile.
Ϯ In nomine domini Dei et salvatoris nostri Iesu Christi, anno dominicae
incarnationis DCCCCXIII et anno domni Berengarii gloriosissimi regis
vigesimo septimo, mense Aprili, indictione Il. Quia ego Helbuncus sanctae
Parmensis ecclesiae indignus episcopus considerans et cotidie prae oculis
habens caducam huius saeculi vitam et qualiter omnis caro viam suam
corrumpit ut non quae Dei sunt sed mundi et sua desideria diligant, ideo
ratum duxi ut dum spiritus hos regit artus et mens in sua ratione viget aliqua
dona et munuscula ex his quae divina largiente misericordia nimio labore et
37

sudore acquisivi sanctae matri Parmensi ecclesiae ad honorem omnipotentis
Dei sanctaeque Dei genitricis semper virginis Mariae dominae videlicet
meae, aliorumque sanctorum quorum sacra corpora in huius ecclesiae
gremio requiescunt pro salute et remedio animae meae parentumque
meorum humili et supplici devocione offeram scilicet sub tali coniuratione
et testificatiqne qualis subter legitur. Dono itaque cedo offero atque trado a
presenti die per huius iudicati testamentum ipsi sanctae matri Parmensis
ecclesiae textum evangeliorum operatum ex tabulis meis eburneis et cultellis
meis aureis ornatum in circuito auro et argento et gemmis, calicem
onichinum I mirabiliter operatum cum auro et gemmis pretiosis, patenam
auream habentem in medio onichinum optimum et in circuitu smalto
decoratum, garalem aureum I, cuneos aureos III, filacterium quod senior
meus domnus Berengarius piissimus rex mihi dedit cum auro et gemmis et
margaritis ornatum et in medio habens berillum cum crucifixo, crucem
auream greciscam cum smalto habentem ex una parte vultum domini
crucifixi ex altera vero vultum sanctae Mariae, duas alias cruces aureas cum
smalto quae habent ex una parte vultum Domini ex altera Sancti Michaelis,
crucem auream I habentem ex una parte vultum crucifixi argentei et ex
altera parte vultum sanctae Mariae et apostolorum, crucem. auream
habentem vultum Domini crucifixi cum gemmis et margaritis cum stipite
sua vitrea viridissima et in circuitu auro ornata, crucem auream cug gemmis
et margaritis habentem. in medio cristallum, crucem unam argenteam
greciscam habentem ex una parte vultum Domini ex altera parte vultum
sanctae Mariae et stat in sceptro argenteo deaurato, crucem auream areciscam
I, quae habet de una parte vultum Domini et ex altera sanctae
Mariae, sunt insimul cruces VIII., filacterium onichineum operatum ex
utraque parte auro et in medio habens crucifixum eburneum, filacterium
cum auro et gemmis et margaritis et cristallo et ex alteria parte smaltum et
in medio bizancium, sunt filacteria IlI, ampullam cristallinam I ornatam in
circuitu auro et rnargaritis, altare cum preciosis reliquiis et ornatum in
circuitu argento, urceolum cum aquamanile suo argenteum, sitellum
argenteum I, scutellas argenteas II, camisium optimum ad missam
canendam cum auro paratum, tunicam diablattinam optimam cum auro
paratam, planetam diasperinam optimam, casulas diacedrinas Il unam valde
bonam et alteram optimam, casulas Il optimas de diarodano unam bifaciem
et alteram puram, casulam dlovenedam l, casulam dioblatinam I. sunt in
summa septem casulae et camisium unum et tunica I, pluvialem
diasperinum optimum I, pluvialem de blatta bisancia optimum I, pluvialem
de diarodano I, pluvialem de diovenedo I, pluvialem sericum I villosum,
pluvialem de cufi I, pluvialem caprinum I, sunt in summa pluviales VII,
facitergios Il, unum cum auro et serico et alterum cum serico puro, cortinas
III unam operatam eum colore venedo et aliam puram, terciam acu pictilem
cum serico imaginatam, tapetos III, sperones aureos cum gemmis qui
fuerunt Lamberti imperatoris, patenam eburneam I, scutellam saraceniscam
38

I, argentum ad ciiburium perficiendum quantum sufficiat, ad lampadem
faciendam coram sancta Maria Iibr. X, et si Deus mihì vitam concesserit et
cordi meo inspirare dignatus fuerit ut Deo ei sanctae Mariae amplius augere
debeam huic paginae inseram. Praesentialiter tamen offero Deo et sanctae
Mariae duos faldistorios optimos et honorificos et bene paratos 129 . Offero
etiam sancto Domnino martyri Christi modiolos aureos Il, unum ad calicem
faciendum et alium ad patenam, ad absidam restaurandam argenti Iib. X, ad
restauranda altaria Sancti Nicodemis et Sanctae Trinitatis et Sancti
Michahelis et Sancti Remigii caeterorumque sanctorum quorum reliquiae
hic conditae sunt arg. lib. XX, ad altare parandum quod est ante sepolturam
meam in honore omnium sanctorum Iib. X, enappum scotiscum I ad
lampadem faciendam; offero ipsi altari altare paratum cum columnellis
argentiis et ciburio argenteo cum crista gemmata quod comparavi Papiae, et
proprietatem quam comparavi in Cluzola et Barco unde vivant sacerdotes
qui ibi per tempora deservierint, ad calicem et patenam et turibulum et
casulam comparandam sol. C, ad Sanctum Remigium de Bercedo ad
absidam parandam lib. X. Haec omnia suprascripta quae Deo et sanctae
Mariae caeterisque supra nominatis sanctis devoto animo optuli volo et
statuo ut in perpetuum intacta et inviolata permaneant, nisi forte ad divinum
honorem et utilitatem sanctorum praedictorum religiose fuerint tractata. Si
quis vero meorum successorum vel alia quaelibet magna parvaque persona
ea quae suppliciter Deo et sanctis eius offero sacrilego ausu tollere vel
auferre aut in suos vel alienos usus vel in dona regum vel alius cuiuslibet
personae convertere temptaverit vel si ex hoc sancto loco subtrahere aut
amovere voluerit nisi ad honorem Dei et sanctorum eius habeant tunc
licentiam et potestatem mei propinqui et vassalli sacerdotes et clerici et filii
huius ecclesiae ita potestative quaerere et repetere tamquam eorum propriam
causam, et acquisita distribuant per ecclesias et sacerdotes et pauperes prout
melius secundum Deum previderint. Ille vero qui hoc nostrae devotionis
testamentum violare praesumpserit et aliquid ex iam dicta nostra oblatione
tollere vel minuere conatus fuerit aut consenserit ad tollendum vel in suos
aut alienos usus convertendum sit anathema maranatha a Patre et filio et
Spiritu Sancto et cum Iuda traditore Domini et salvatoris nostri Iesu Christi
atque cum Anania et Saphira aeternae damnationis patiatur incendium. Si
vero, quod absit, ipsi mei propinqui et vassalli sacerdotes et clerici el filii
huius ecclesiae consenserint ut haec mea oblatio ab aliquo violetur sini et
ipsi iuxta meae auctoritatis ministerium anathematis vinculis irretiti
aeternoque incendio reputati. Consideret namque et percipiat et inquirat
unusquique si ego aliquid ex his quae mei antecessores huic sanctae Dei
ecclesiae optulerunt tolIere vel auferre vel in aliquos meos aut alienos usus
umquam converteretem temptavi et vel sic mea quamvis peccatoris sequatur
vestigia. Contestor ergo et iterum adiuro vos successores meos et omnem
129 Spazio in bianco di un rigo e mezzo.
39

hominem per Patrem et Filium et Spiritum Sanctum sanctam et individuam
Trinitatem et per choros angelorum, archangelorum, patriarcharum,
prophetarum et apostolorum, martirum, confessorum, virginum omniumque
sanctorum et electorum Dei ut haec praenominata munuscula quae ad
honorem omnipotentis Dei et omnium sanctorum devota mente optuli,
numquam per tempora ab hac ecclesia tollere aut usurpare temptetis,
scientes ex hoc si feceritis vos ante tribunal Christi adstante ibi domna
Sancta Maria in tremendo die iudicii mecum habituros rationem. Et si
quislibet tantae praesumptionis tantaeque temeratis qui nec Deum timeat,
nec hominem revereatur et aliquid ex his quae Deo sanctaeque Dei genitrici
semperque Virgini Mariae caeterisque sanctis et electis Dei qui in hoc
testamento praenotatis devote optuli tollere praesumpserit inter sacrilegos et
Deo rebelles computetur et ab omnibus christianis infamis habeatur donec
resipiscat et reddat atque restauret universa quae Deo et Sanctae Mariae
malo ordine abstulit. Unde quatuor huius mei testamenti exemplaria scribere
feci. Unum quod sit in testimonio in palatio Ticini regio, aliud in episcopio
Placentino, tercium in Regiense, quartum in Motinense. Ut et per
gloriosissimi regis senioris mei domni Berengarii eiusque successorum
auctoritatem pontificumque praedictarum urbium sanctionem mei propinqui
et fideles tam clerici quam laici filiique ecclesiae ea quae ablata fuerint
liberius exquirant.
Ϯ Helbuncus episcopus in hoc testamento a me facto subscripsi.
Ϯ Fredericus vicedominus subscripsi. Ϯ Adalbertus presbiter subscripsi.
Stephanus presbiter subscripsi. Ϯ Petrus presbiter subscripsi. Benulfus
presbiter subscripsi. Ϯ Maurinus subscripsi. Ϯ Ego Arnigisus archipresbiter
subscripsi. Ϯ Ardevertus archidiaconus subscripsi. Ϯ Azo diaconus et
praepositus subscripsi. Ϯ Aribertus presbiter subscripsi. Ϯ Daribertus
presbiter subseripsi. Ϯ Andreas presbiter subscripsi. Ϯ Vuido presbiter
subscripsi. Ϯ Anselmus presbiter subscripsi. Ϯ Gambertus indignus presbiter
subscripsi. Ϯ Andreas presbiter subscripsi. Ϯ Arado presbiter subscripsi.
Ϯ Donumdei presbiter subscripsi. Hidelbertus diaconus subscripsi. Araldus
acolitus subscripsi. Liutprandus diaconus subscripsi. Petrus diaconus
subscripsi. Ϯ Ego Stabilis presbiter subscripsi. Ϯ Madelbertus presbiter
subscripsi. Dominicus presbiter subscripsi. Ursus presbiter subscripsi.
Adelbertus presbiter subscripsi. Domninus presbiter subscripsi. Erembertus
presbiter subscripsi. Odelbertus presbiter subscripsi. Saxus presbiter
subscripsi. Ego lohannes presbiter subscripsi. Adelbertus presbiter
subscripsi. Trulbertus presbiter subscripsi. Petrus diaconus subscripsi.
Angnelbertus diaconus subscripsi. Martinus diaconus subscripsi. Paulus
presbiter subscripsi. Madelbertus presbiter subscripsi. Anspertus presbiter
subscripsi. Leoprandus presbiter subscripsi. Arifredus presbiter subscripsi.
Jeoperto presbiter subscripsi. Ϯ Ego Iselbertus presbiter subscripsi. Ϯ Ego
Rodeprandus presbiter subscripsi. Ursus presbiter subscripsi. Teutulfus
presbiter subscripsi. Ingelbertus presbiter subscripsi. Raidulf presbiter
40

subscripsi. Adelmannus presbiter subscripsi. Ego Undelprando scavino
rogatus subscripsi et testis. Ϯ Benedictus scavino rogatus subscripsi. Ϯ
Petrus scavino rogatus me subscripsi. Ϯ Ego Giselbertus notarius subscripsi.
Signum manus Bivini vassalli. Ϯ Ego Madelberto notarius subscripsi.
Adelbertus presbiter subscripsi. Adelprando presbiter subscripsi. Ϯ
Hildeprapdus subdiaconus subscripsi. Adelmannus presbiter subscribsi. Allo
presbiter subscripsi. Adelbertus presbiter subscripsi. Grimaldus presbiter
subscripsi. Iohannes presbiter subscripsi. Ϯ Evuimperto presbiter subscripsi.
Rimpertus presbiter subscripsi. Rimprandus presbiter subscripsi. Signum
Helmerici vassalli. Signum manus Frammulfi. Signum manus Alcherii.
Signum manus Ganiperti, signum manus Iohannis.
Ϯ Ego Nandulfus subdiaconus hoc testamentum iussu domni Helbunci
episcopi scripsi.
Originale; Archivio Capitolare, sec. X, N. VII.
Nel verso della pergamena, di mano, pare, dell’estensore dell’atto:
«Cartula offersionis de his quae obtulit Elbuncus episcopus». - Di mano del
sec. XII: «videlicet de thesauro et barco et cluizola».
Ho assegnato al doc. l’anno postovi dallo scrittore, benchè l’anno del
regno e l’indizione indichino l’an. 914.
Affò, Storia di Parma, I, N. XXXVIII, p. 317.
X.
Il conte Rodolfo e Vuiburga sua moglie danno a livello a Urseverto del fu
Urso e a Leoprando, Ralimpaldo e Stevano figli del fu Leone terreni con
una casa in Castellano, pertinenza della corte di Sabbione.
Sabbione (Reggio), 915, febbraio 3.
Ϯ In nomine Domini, regnante domnus Berengarius gratia Dei rex, hic in
Italia anno vigiximo septimo, die tercio de mense febroarius, per indictione
te[r]cia. Placuit adque convenit inter domnus Rodulfo gratia Dei comes et
Vuiburga iugalibus ex genus Francorum et inter Urseverto filio quondam
Ursoni et inter Leprando 130 et ,Ralimpaldo et Stavano 131 iermanis filiis
quondam Leoni liberis hominibus ut in Dei nomine firmare et firmasti vos
suprascripti iugalibus nos suprascripti iugalibus 132 vel nostris heredibus in
terra et casa, vinea, prado seo silva iurex ilIa in propri vestro in Castellani
qui pertine de curte vestra Sablone, qui ante os dies per vos ipsi per libel[lo]
erecte fue, hoc sunt iuges viginti et quinque sorte media firmasti me
Urseverto vel meis heredes exinde in iuges duodecim et media et nos
130 Sic; più sotto si legge: Leoprando.
131 Sic. Nella sottoscrizione: Stevani.
132 Sic. Errore del notaio, che doveva scrivere «libellaris».
41

Leoprando et Ralim[pal]do et fratres germanis vel nostris heredes exinde in
iuges duodecim et media in ea vero racione dedi[s]ti vos suprascripti iugales
nos suprascripti Iibellarii vel nostris heredes super ipse res et in ipsa casa
resedere et laborare et excollere debeamus puriter et fideliter sine fraude vel
nelicto da odie usque ad anno[s] viginti et nove et exinde reditum
peresolvere debeamus per uno quemque anni de omnis genere grano, qui
super ipsa terra seminato fuerit et Dominus dederit, modio quarto, vino
medietatem, abeamus exinde antepoxito prado, orto, rabe, lino, vicia,
facioli unde non redamus etsenio in anno dare debeamus pulli dui, oves
dece, dinarii quatuordeci i[n] natale Domini et in pasca Domini dinarii sex,
operes in anno facere debeamus, omnis mense opere quatuor medietatem
cum bovis et medietatem manoalis hic in curte vestra Sablone cum anona
domnica angarias in anno facere debeamus qua[n]tum nos exinde contangi
et per tempus messis et vindimie misso donnico super adstante et ei sucepta
facere debeamus et pinnerati et distrinti esse debeamus, que ad lex et
iusticiam faciemus et suprascripto reditum quem rederimus grano, vino seo
etsenio vegere et consinnare debeamus hic in suprascripta curte vestra Sablone
et anni expleti, si exire voluerimus, esiamus, exiamus exinde foras
cum duos porciones de omnes movilias nostra et tercia parte demitamus in
loco cispite in ipsa casa. Pena vero ambes partis inter nos posuimus, ut si
quas pars ad pars partis menime compleverimus ad redendum vel persoIvendum,
vel si esire aut menare voluerimus aut amplius super inponere
voluerimus et non permanserimus in omnes qualiter superius legitur, tun[c]
componamus pars ad pars parti fidem servanti unus de nos vel de nostris de
super quem culpa inventa fuerit, idest pena numero in argento solidi viginti,
et pos pena soluta os libellum in sua permanea[t] firmitatem. Unde duo
libelli conscripti sunt ad ambes partis ad omnia suprascripta. Actum in villa
Sablone.
Signa Ϯ Ϯ Ϯ Ϯ manibus Urseverti et Leprandi et Relimpaldi et Stevani qui
fieri rogavi.
Signa Ϯ Ϯ Ϯ Ϯ manibus Ugoni et Vuilfredi et Auradi et Araldi ex genus
Francorum rogatis testis.
Signa Ϯ Ϯ Ϯ manibus Marini et Teosperti et, Petroni rogatis testis.
Scripto libello per manum Marini notarii.
Originale; Archivio Capitolare, sec. X, N. VI.
Citato in Tiraboschi, Storia della badia di Nonantola, I, p. 298.
XI.
Il conte Rodolfo e Vuiburga sua moglie dànno a livello a Lubo del fu
Martino e a Lubo del fu Orsone alcuni beni posti «in loco Castellani»
pertinente alla corte di Sabbione.
42

Sabbione (Reggio), 915, febbraio 4.
Ϯ In nomine Domini, regnante domnus Berengarius gratia Dei rex hic in
Italia anno vigiximo septimo, die quarto de mense febroarius, per indictione
tercia. Placuit adque convenit inter domnus Rodulfo comes et Vuiburga
iugalibus ex genus 133 Francorum et inter Lubo 134 filius quondam Martini et
alio Lupus 135 filius quondam Ursoni liberis ominibus ut in Dei nomine
firmare et firrnastis vos suprascripti iugalibus nos suprascripti libellaris vel
nostri heredibus in terra et casa, vinea, prado seo silva iurex illa in proprio
vestro in loco Castellani, qui perline de curte vestra Sablone, qui ante os
dies per te ipso Lubo per livello erec[te] fue, oc sunt iuges duodecim, in ea
vero racione dedistis nobis ut nos suprascripti libellarii vel nostris heredes
.super ipses rex et in ipsa casa resedere et laborare et escollere debeamus
puriter 136 et fideliter sine fraudo vel nelicto da odie usque ad annos viginti et
nove et exinde reditum peresolvere 137 debeamus per uno quemque anni de
omnis genere grano, que super ipsa terra seminata fuerit et Dominus dederit,
modio quarto, vino medietatem abeamus exinde antepoxito prado, orto,
rabe, lino, vicia, facioli, unde non redamus etsenio in anno dare debeamus
i[n] natale Domini, pullo uno, hoves quinque et in pasca Domini dinarii
quatuor, operes in anno facere debeamus omnis mense opere due,
medietatem cum bovis et medietatem manoalis hic in suprascripta curte
vestra Sablone cum anona domnica angarias in anno facere debeamus
quantum nos exinde contangi et per tempus messis et vindimie misso
domnico super adstante et pinnerati et distrinti esse debeamus usque ad lex
et iusticiam faciemus et suprascripto reditum quem rederimus grano vino
seo etsenio vegere et consinnare 138 debearnus hic in suprascripta curte vestra
Sablone et anni espleti, si esire voluerimus, esiamus exinde foras cum duos
porciones de omnes movilias nostra et tercia parte demitamus in loco cispite
in ipsa casa. Pena vero ambes partis inter nos posuimus ut si quis pars ad
par[s] partis menime 139 compleverimus ad cedendum vel persolvendum, vel
si esire aut menare voluerimus, aut amplius super inponere voluerimus et
non permanserimus in omnia qualiter superius legitur, tunc componamus
pars ad pars parti fidem servanti unus de nos vel de nostris heredibus de
super quem culpa inventa fuerit, id est pena numero in argento solidi viginti.
Unde duos libelli conscriti sunt ad ambes partis ad omnia suprascripta.
Actum in curte Sablone.
133 La s in sopralinea, stessa mano.
134 La b ha l’asta prolungata sotto il rigo, per cui può leggersi anche lupo; la sottoscrizione
ha luboni et alio lubo.
135 Sic.
136 La prima r è corretta su una b.
137 Sic.
138 Sic.
139 Sic.
43

Signa Ϯ Ϯ manibus Luboni 140 et alio Lubo, qui unc libellum fieri rogavi.
Signa Ϯ Ϯ Ϯ Ϯ manibus Vuifredi et Ugoni et Auradi et Araldi ex genus
Francorurn rogatis testis.
Signa Ϯ Ϯ Ϯ manibus Marini et Teosperti et Petroni rogatis testis.
Ϯ Scripto libello per manum Marini notarii.
Originale; Archivio Capitolare, Sec. X, N. V. - Pergamena assai ingiallita
superiormente e nell’escatocollo dall’abuso di reagenti.
Cenno in Tiraboschi, Storia della badia di Nonantola, I, p. 298.
XII.
Il conte Rodolfo e Vuiburga sua moglie danno a livello a Pietro del fu
Ralimpaldo un podere con una casa posto in «Castetlani», pertinenza della
corte di Sabbione.
Sabbione (Reggio), 915, febbraio 4.
In nomine domini, regnante dominus Berengarius gratia Dei rex hic in
Italia anno vigiximo septimo, die quarto de mense febroarius, per indicione
tercia. Placuit adque convenit inter dominus Rodulfo comes et Vuiburga ex
genus Francorurn et inter Petrus filius quondam Ralimpaldi liber homo ut in
Dei nomine firmare et firmastis vos suprascripti iugalibus me Petrus vel
meis heredes in terra et casa, vinea. prado seo silva iures illa in proprio
vestro in Castellani, qui pertinet de curte vestra Sablone, qui ante os dies per
te ipso per libello erecte fue et sunt iuges sex, in ea vero racionem dedisti
mihi ut ego Petrus vel meis heredes super ipse res et in ipsa casa resedere et
laborare et excollere debeamus puriter et fideliter sine fraude vel nelicto da
odie usque ad annos viginti et nove et exinde reditum persolvere debeamus
pro uno quemque anni de omnis genere grano, que super ipsa terra seminato
fuerit et Dominus dederit, modio quarto, vino medietatem abeamus exinde
antepoxito prado, orto, rabe, [li]no, vicia, facioli unde non redamus etsenio
in anno dare debeamus in natale Domini pullo uno, hoves quinque et in
pascha Domini dinarii dui, operes in anno facere debeamus duodecim,
medietatem cum bovis et medietatem manualis hic in curte Sablone cum
anona domnica angarias in anno facere debeamus quantum vos exinde
comtingiet per tempus messis et vindimie misso domnico super adstante et
eis susceptas facere debeamus et pinnerati et districti esse debeamus usque
ad lex et iusticiam faciemus et soprascriptum reditum quem rederimus
.grano et vino seo etsenio vegere et consignare debeamus hic in suprascripta
curte vestra Sablone et anni expleti si esire voluerimus exiamus exinde foras
cum duos porciones des omnes movillas nostra et tercia parte demitamus in
140 Sic.
44

loco cispite in ipsa casa. Pena vero ambes partis inter nos posuimus ut si
quas pars ad pars partis menime compleverimus ad redendum vel
persolvendum, ut si exire aut menare voluerimus aut amplius super
imponere voluerimus et non permanserimus in omnia qualiter superius
legitur, tunc componamus pars ad pars parti fidem servanti unus de nos vel
de nostris heredibus desuper quem culpa inventa fuerit idest pena vero in
argento solidi viginti. Unde duos libelli conscripti sunt ad ambes partis ad
omnia suprascripta. Actum in villa Sablone.
Signo Ϯ manus Petroni qui unc libellum fieri rogavi.
Ϯ Ego Gisevertus notarius et scavino rogatus me testis subscripsi.
Signo Ϯ Ϯ Ϯ Ϯ manibus Vuifredi et Conradi et Ugoni et Andreverti, qui
Fabro vocatur, ex genere Francorum rogatis testis.
Signo Ϯ Ϯ manibus Marini et Teosperti rogatis testis.
Ϯ Scripto libello per manum 141 Marini notarii rogatus prostradita
complevi et dedi.
Copia del 1750; Archivio Capitolare, Transumptum, Sec. X, N. VIII.
Invano ho cercato l’originale; ho seguito il Transumptum, tenendo presenti i
docc. Nn. X, XI, XIII di mano del medesimo notaio Marino, che presentano
lo stesso formulario.
XIII.
Il conte Rodolfo e Vuiburga sua moglie danno a livello a Martino del fu
Giovanni e ad Ermenperto del fu Sigefredo un podere con casa in
«Castellani», pertinenza di Sabbione.
Sabbione (Reggio), 915, febbraio 4.
Ϯ In nomine Domini, regnante domnus Berengarius gratia Dei rex hic in
Italia anno vigiximo septimo, die quarto de mense febroarius, per indictione
tercia. Placuit adque convenit inter domnus Rodulfo comes et Vuiburga
iugalibus ex genus francorum et inter Martinus fiilius quondam Iohannis et
Ermenperti filius quondam Sigefredi liberis ominibus ut in Dei nomine
firmare et firmasti vos (vos) suprascripti iugalibus nos suprascripti libellarii
vel nostris heredes in terra et casa, vinea, prado, seo silva iures illa in
proprio vestro in Castellani, qui pertinet de curte vestra Sablone, qui ante os
dies per vos ipsi per libello erecte fue ac sunt iuges quinque, in ea vero
racione dedistis nobis ut nos ipsi libellarii vel nostris heredes super ipse res
et in ipsa casa resedere et laborare et excollere debeamus puriter et fideliter
sine fraudo vel nelicto da odie usque ad annos viginti et nove et exinde
141 La carta ha ma
45

editum persolvere debeamus pro uno quemque anni de omnis genere grano,
que super ipsa terra seminato fuerit et Dominus dederit, modio quarto, vino
medietatem habentis exinde antepoxito prado, orto, rabe, lino, vicia, facioli,
hunde 142 non redamus etsenio in anno dare debeamus in natale Domini pullo
uno, hoves quinque, dinarii dui et in pasca Domini dinarii dui, operes in
anno facere debeamus decem, medietatem cum bovis et mediatatem
manualis hic in ipsa curte vestra Sablone cum anona domnica angarias in
anno face[re] debeamus quantum nos exinde contangi et per tempus messis
et vindimie misso domnico superadstante
et ei sucepta facere debeamus et pinnerati et districti esse debeamus usque
ad lex iusticiam faciamus et soprascripto reditum quem rederimus grano et
vino et exenio vegere et consinnare debeamus hic in suprascripta curte
vestra Sablone et anni expleti, si esire voluerimus, esiamus exinde foras cum
duas porciones de omnes movilias nostra et tercia parte demitamus in loco
cispite in ipsa casa. Pena vero ambes partis inter nos posuimus, ut si quas
pars ad partis menime compleverimus ad rendendum vel persolvendum, vel
si esire aut menare voluerimus, aut amplius super imponere voluerimus et
non permanserimus in omnia qualiter superius legitur, tunc componamus
pars ad pars parti fidem servanti unus de nos, vel de nostris heredes super
quem culpa inventa fuerit, idest pena vero in argento solidi viginti et pos
pena soluta os libellum in sua permanea[t] firmitatem. Unde duos libelli
conscripti sunt ad (ad) ambes partis ad omnia suprascripta. Actum in
suprascripta curte Sablone.
Signo Ϯ Ϯ Ϯ Ϯ manibus Vuifredi et Azoni et Auradi et Araldi ex genus
francorum rogatis testis.
Signo Ϯ Ϯ Ϯ manibus Marini et Petroni et Teosperti rogatis testis.
Ϯ Scripto libello per manum 143 Marini notarii.
Copia del 1750; Archivio Capitolare, Transumptum, Sec. X, N. IX.
Sfortunatamente ho cercato invano l’originale; ho seguito il
Transumptum, tenendo presenti gli altri livelli scritti dallo stesso notaio
Marino Nn. X, XII.
XIV.
Il conte Rodolfo e Vuiburga sua moglie danno a livello a Martino del fu
Vitale e ad Orso del fu Rimperto alcune piccole pezze di terra poste nella
corte di Sabbione.
Sabbione (Reggio), 917, marzo 16.
142 Sic.
143 La carta ha ma
46

Ϯ In nomine Domini, regnante domnus Berengarius gratia Dei imperator
hic in Italia anno secundo, die sesto decimo de mense martio, per indictione
quinta. Placuit adque convenit inter domnus Rodulfo comes et Vuiburga
iugalibus ex genus francorum nec non set eciam ex alia parte inter Martino
filius quondam Vitali et Urso filius quondam Rimperti liberis ominibus, ut
in Dei nomine firmare et firmasti vos suprascripti iugalibus nos suprascripti
libellarii vel nostris heredes in peciole tres de terra aratoria, prima peciola de
terra cum casa super se abente que reiace 144 infra castellum nostrum qui
vocatur Sablone, est per mensura, firmaste 145 me Martino vel tuis 146 heredes
esinde in tabula una et quarta parte de tabula et me Urso vel meis heredes
esinde in tres partes de tabula, sunt fini: da mane parte caput in Sala vestra
domnica tenente, de meridie Boso abente, 147 de sera Vido et de supto casa
domnica teniente, alie peciole foris castello, ubi ego ...... paliatecta edificata
abemus, est per mensura tabula una et duo partis de tabula, tercia peciola,
ubi ego Urso tria paliatecta edificata est tabula una et duo partis de tabula ad
perticas leitima 148 de pedis duodecim mensurata, in tale vero racione dedisti
vos ipsi iugalibus nos ipsi libellarii vel ad nostris heredes ut nos ispi
libellarii vel nostris heredes aut nostro omnibus qualiter nobis melius
providerimus in ipsa casa, qui in ipsum castellum edificata est, abere et
continuere debeamus et ipsam teniman 149 de ipsum castellum restaurare et
continuere et fossata scavare et spaciade et vuidata facere debeatis alia
esinde una cum introito et esito suo ad ipsa casa ambulandum et
revertendum et ad omnes vestra utilitatem faciendum tantum quantum in
vestra ditione convenit ad faciendum et una cum comuni et licito et inde in
nobilis pascula in circuitu abere debemus sine omnia calomnia aut aliqua
contradiccione da odie usque ad annos viginti et nove et exinde de
suprascripte peciole de terra ct omnia quitquit intus abuerimus dare et
consinare 150 debeamus, idest per uno quoque anno omnis mense augustus
nomine in argento bono et spendevile denarii sex tantum vobis ipsis
iugalibus vel ad vestris heredibus aut vestris misso et nullo aliquo censum
nec tributum non super imponamus, nisi qual iter superius legitur, quia sic
inter nobis conveni et anni expleti si esire volueritis esiatis exinde foras cum
omnis movilias vestra et nostra causa quiquit vites abuerimus nisi casis
tenetores, qui ibidem edificatum abemus, quia sic inter nobis conveni. Pena
quidem inter nos posuimus et sic oblicavimus, ut si quas pars ad pars partis
menime compleverimus ad dandum vel persolvendum vel si esire aut
menare voluerimus, aut amplius censum vel tributum super imponere
144 Sic.
145 Sic.
146 Sic.
147 La copia ha abt con l’asta della b tagliata orizzontalmente.
148 Sic.
149 Sic.
150 Sic.
47

voluerimus, aut nos menime fecerimus ad dandum vel persolvendum et non
permanserimus in omnia qualiter superius legitur, tune componamus pars ad
pars parti fidem servanti unus de nos vel nostris heredibus desuper quem
culpa inventa fuerit, idest pena numero in argento solidi viginti et pos pena
soluta os Iibellum in sua permaneat firmitatem. Actum in curte Sablone.
Signo Ϯ Ϯ manibus Martini et Ursoni qui fieri rogavi.
Signo Ϯ Ϯ Ϯ manibus Golfermi et Teodulfi et Uberti ex genus francorum
rogatis testis.
Signo Ϯ Ϯ Ϯ Ϯ manibus Petroni et Leoni et Leoprandi et Bosoni rogatis
testes.
Ϯ Scripto libello per manum Martini notarii rogatus postradita complevi
et dedi.
Copia del 1750, Archivio Capitolare, Transumptum, sec. X, N. X.
Ho invano cercato l’originale; ho desunto il doc. dal Transumptum,
tenendo presenti gli altri livelli di Sabbione aventi il medesimo fumulario.
(Nn. X, XIV).
XV.
Il conte Rodolfo dà in enfiteusi a Giovanni e Pasquasia coniugi una casa
ed alcune terre, che aveva da loro comprate
«Sali Urpano» (Bologna), 917, ottobre 3.
Ϯ In nomine Domini, imperante dominum Berengario magnum imperator
a Deo coronato in Dei nomine anno secundo, die tertio mensis obtubrio,
indictione quinta. Acto in Sali Urpano, territorio Bononiensi. Petimus ad
vobis domino Rodulfo comes ut nobis lohannes et Pasquasia iugales, seo
filiis nostris et qui de filiis nostris nati vel procreati fuerit henfiteotecario
nomine iure censu dare et concedere dignetis nobis rem iuris vestris, idest in
fundo... Marcanticus et per alias fundoras vel eas alias et ubi (ubi) omnibus
rebus ilIis quantascumque nos petitoris vobis domino Rodulfo comiti per
cartula vinditionis hemisimus, quod est casa una cum cispide modio sum 151
uno et amplius et de terra aratoria modio sum hocto et vites per numerum
ocinientes 152 et si amplius fuerit in ista henfiteosis permaneat, una cispide,
curte, hortos, area, putheo, vineis, terris, campis, silvis, arbustis, arboribus
vel omnibus ad easdem suprascriptis rebus pertinentibus sicut supra legitur
in integrum, abendum tenendum super resedendum propaginandum et in
omnibus defensandum ex nostris propriis expensis seo Iavoribus 153 nihilque
151 Sic.
152 Sic.
153 Sic.
48

inferius ad ficta pensare putari debeamus et reddere exinde annue
promittimus nos infrascriptis petitoris seu filiis et qui de filiis nostris nati vel
procreati fuerint vobis domino Rodulfo comiti seo et ad heredibus vestris
per omnis reddito de infrascriptis rebus, idest omnes mense septembrio intra
inde vino anfora una, grano modio uno, sigala madio uno, ordeo madia uno,
faba modio uno et repromittimus vobis dare per omnes mense opera una ihc
in Sali 154 Urpano ubi vos complacuerit et si qua vero pars parti si contra
hanc paginam emfitheotecariam ire temptaverimus, aut conservaverimus in
ea omnia qualiter superius legitur, aut aliqua controversia aut ingenium
factum fuerit et anc paginam emfiteotecariam minime valere nequiverit,
tunc daturis nos promittimus pars parti fidem servandi pene nomine solidos
duodeci et post pena soluta anc pagina henfiteotecaria in sua firmitate. Sub
die, mensi, indictione supradicta quinta.
Ϯ 155 Signum Ϯ Ϯ manus Iohannis et Pasquasia iugales petitoris cui relecta
est.
Ϯ Signum Ϯ Ϯ Ϯ manibus Iohannis de Vitalliano et Petro qui vocatur
Vetulo seo et Feli de vico Calgarini rogatis, cui relecta est testis.
Ϯ Signum Ϯ Ϯ manus Jugulerio et Bovo gens Francorum, cui relecta est
testis.
Ϯ Ego Petrus rogatus manu mea testis subscripsi.
Ϯ Scripta hanc pagina henfiteosa sicut superius Iegitur per manu mea 156
Vigilantius notarius et scavino.
Copia del 1750 del Baiardi; Archivio Capitolare, Transumptum sec. X,
N. XI.
Invano ho ricercato l’originale.
XVI.
Lamperga monaca vende a Pietro prete alcune sue case poste entro
Parma, l’oratorio di S. Quintino, un molino ed una vigna posti fuori delle
mura della detta città, una pezza di terra posta in piazza Calderaria, e gli
altri suoi beni posti in Porporano, Baganzola, Cirgliano, i quali tutti erano
di proprietà di Stefano prete suo consanguineo.
Parma, 918 febbraio.
154 Sic.
155 Sic.
156 La carta ha: per ṁ mea.
49

Ϯ In nomine domini Dei et salvatoris nostri Iesu Christi.
Berengarius divina ordinantes providencia imperator a[u]gusto anno
imperii eius tercio, mense februario, indicione sexta.
Constat me Lamperga vestem sancte religionis velamen induta abitatrice
infra civitate Parmense qui lege Romana vivo et filia quondam Rimedinde
vindo et ad presenti die trado tibi Petroni presbitero et filio quondam
Teuperti emtore id sunt in integrum salario et casis vel terra sub ipsis casis
et vacua terra uno tenente in re mea, quae est posita infra civitate Parmense,
que est ad finis: ab ipsis casis et terra da una parte da mane de heredibus
quondam AdeIberti marchioni et que fuit quondam lohannis scavino alia
parte da sera, que fuit ipsi Iohanni, tercia parte da medio die muro publico,
quarta parte de subtus via pubIica, sive quod alii sunt ad finis, similiter
vindo et trado ego qui supra Lamperga tibi suprascripto Petroni presbitero id
est in integrum oratorium iIlum qui est posito foris muro civitate Parmense
qui est ad onore Sancti Quintini cum casis et terra seu molino et aquario et
ripas adque vinea in integrum ibidem uno tenente, seu et vinea et terra illa in
loco et fundo qui dicitur platea Calderaria in integrum, adque casis et
omnibus rebus illis quod habere et possidere visa sum in locis et fundoras,
qui dicitur Purporano macino de Baganciola cum suoru[m] pertinenciis
adque in Cirliano seu et una cum omne movilia illa que mihi cui supra
Lampergi ipsis casis et rebus veI movilibus per cartuIa advenerat de
Stefanus presbiter de eadem civitate, qui fuit consanvuineo et undecumque
aut comodocumque ad eum possessas vel devolutas fuerit et ipso mihi per
iandicta cartuIa in me emiserat in integrum iamdictis casis et rebus seu
mobilibus seu et una cum ingressoras vel regressoras earum una cum finibus
et terminibus seu et una cum ipsa cartula per quam ego ipsis casis et rebus
vel movilibus conquesierat et quod in ea ligitur ad presenti die vindo et
trado ad abendum, tenendum, posidendum et faciendum exinde de iamdictis
casis et rebus vel movilibus qualiter superius legitur quicquit voIueritis, tam
tu Petrus presbiter vel tuis heredibus aut cui vos dederitis iure proprietario
nomine et recipi ego qui supra Lamperga pro omnibus suprascriptis casis et
rebus vel movilibus qualiter superius legitur una cum omnia superioribus et
inferioribus suis adte cui supra Petrus presbiter per Rimperto misso tuo in
argentum et species valente libras viginti et quatuor fenitum precium, unde
expondeo adque promito me ego qui supra Lamperga vel meis heredibus tibi
cui supra Petroni presbitero vel ad tuis heredibus aut cui vos dederitis
suprascriptis casis et rebus vel movilibus qualiter superius venumdavit ab
omne homine defensare et si defensare non potuerimus aut contra hanc
cartuIa ire quandoque agere presumserimus, tuc componimus vobis predidis
casis et rebus seu mobilibus in dublo sicut diebus illis meliorata fuerit super
extimacione in consemiIe locum omnis me velheredum et parentum
meorum repeticione cessantes et nec nobis liceat umquam ullo tempore
50

nolle quod voIuis 157 et quod ad me semel factum vel conscriptum est omnia
inviolabiliter conservare promitto cum stipulacione supnixa. Actum Parma.
Signum Ϯ manus Lampergi, qui hanc cartula ut supra fieri rogavit.
Signum Ϯ Ϯ manus Iselperti et Domineci seu Iohanni hominis Romanis de
civitate Parmense testes.
Signum Ϯ Ϯ manus Adelberti et Arnulfi hominis Romanis testis.
Signum Ϯ Ϯ manus Veneri et Cristofali filio quondam Cristiani de civitate
Parmense testis.
Signum Ϯ Ϯ manus Donati de Martoriano et Gumprandi de Quignente
testis.
Ϯ Scripsi ego Gauso notarius postradita complevi et dedi.
Originale; Archivio Capitolare, sec. X, N. XII. - Nel verso di mano
sincrona: «Cartula de terra Lampergae in civitate Parma et de oratorio
Sancti Quintini et de terra in platea calderaria».
Edita parzialmente in Affò, I, N. XXXIX, p. 320.
XVII.
Berengario imperatore, ad istanza del marchese Odelrico, conferma a
sua figlia Berta il monastero di S. Sisto in Piacenza colle corti di Guastalla,
Luzzara, Villola, «Littora Paludiana», Pegognaga, Cortenova, Campo
Miliacio e la cella Cotrebbia colle dipendenze donata da Carlomanno.
«Curte Sinna», 917, agosto 27.
In nomine [domini] Dei eterni. Berengarius divina favente clementia
imperator augustus. Si petitionibus fidelium nostrorum Iibenter
annuimus,devotiores eos ad nostre fideIitatis obsequia reddimus. Quocirca
omnium universalis Ecclesie fideIium nosfrorum videlicet presentium ac
futurorum noverit industria, qualiter OdeIricus iIIuster marchio sacrique
palatii nostri comes et dilectus fidelis noster suppliciter nostram exoravit
maiestatem, quatinus ob amorem superne remunerationis per nostri precepti
paginam quoddam monasterium infra civitatem Placentinam a beate
videIicet memorie Angilberga imperatrice constructum et in honore Sancti
Sisti dedicatum Berte dilectissime filie nostre cum omnibus suis pertinenciis
confirmare dignaremur, simul quoque roborantes et in perpetuum
concedentes eidem monasterio quasdam curtes Guardastallam scilicet,
Lucariam, Littora Paludiana, Villole, Piguniariam, Curtem Novam atque
Campum Miliacium et omnia quecumque memorata imperatrix per
institutionis sue paginam ubique idem cenobium diffinivit habendum 158 .
157 Sic.
158 Codex diplom. Lang. col. 452, n. CCLXX.
51

Cuius petitionem tota devotione suscipientes, id fieri annuimus, hoc nostrum
preceptum scribi iubentes, per quod prelibate filie nostre idem monasterium
confirmamus, quatenus in sua sit potestate et dominio quousque vixerit et
ibidem domina et ordinatrix atque rectrix invigilet ac permaneat donec eius
fuerit vita. Per quod etiam iam prescripto venerabili loco concedimus ac
confirmamus omnes res et possessiones mobiles ac immobiles tam per
cartulas quamque extra cartulas vel cuiuseumque inscriptionis titulo ad
partem ipsius monasterii legibus acquisitas et aequirendas seu quidquid per
regum vel imperatorum antecessorum nostrorum precepta ad eundem sacrum
locum collatum est, atque cellulam quandam que antiquitus
Monasterium dicebatur non procul a Placentina urbe silam loco qui Caput
Trebie vocatur, in qua ecclesia apostolorum principis honore dicata
consistit, cum omnibus inibi pertinentibus, quemadmodum Karlomannus
serenissimus rex et consobrinus noster eandem cellulam cum universis
appendiciis suis eidem monasterio proprietario iure largitus est, 159
prenominato venerabili loco per hoc nostre imperialis auctoritatis preceptum
ex integro perdonamus, largimur, confirmamus, ac modis omnibus
corroboramus. Familias quoque utriusque sexus et conditionis cum curtibus
et capellis earumque appendiciis cum omnibus castellis, casis, vineis,
campis, pascuis, pratis, silvis, salectis, sationibus, paludibus, aquis aquarumque
decursibus, molendinis, fluminibus, piscationibus, ripis, rupinis,
montibus, collibus, vallibus ac planiciebus, cultis et incultis, divisis et
indivisis, mercationibus, vectigalibus, districtionibus, servis et ancillis,
aldiis et aldianis et omnibus que dici aut nominari possunt ad idem
monasterium iuste et legaliter respicientibus in integrum confirmamus, ita
videlicet, ut prelibata filia nostra quousque vixerit hac nostra auctoritate
roborata de prescriptis rebus eidem monasterio pertinentibus tam per
preceptorum paginam, ut diximus, quamque per aliarum istrumenta
cartarum et acquisitis et acquirendis potestative faciat, omnium magnarum
parvarumque personarum molestatione remota. Si quis vero hanc nostram
auctoritatem violare temptaverit, CL. libras auri optimi componere cogatur,
medietatem camere nostre et medietatem iam dicte filie nostre. Quod ut
verius credatur diligentiusque ab omnibus observetur, manu propria
roborantes de annulo nostro iussimus insigniri.
Signum domni (M.) Berengarii piissimi imperatoris.
Iohannes episcopus et cancellarius ad vicem Ardengi episcopi et
archicancellarii recognovi et subscripsi.
Dat. VI. kal. septembr., anno dominice incarnationis DCCCCXVI, domni
vero Berengarii piissimi regis XXVIII, imperii autem sui secundo,
indictione V. Actum in curte Sinna, in Christi nomine feliciter, amen.
Copia membr., sec. XIII autenticata dal notaio Alatrino, Archivio
159 Muhlbacher, Die Regesten, N. 1482.
52

Capitolare di Parma, Pergamene, N. 976. Copia membr. Sec. XIII da copia
del notaio Capitoni, 1227 novembre 8, in fasc. pergamenaceo segn.:
«Sss/Fil.3/N.43», c. 4 in Archivio di Stato in Parma, Diplomatico, Sec. IX,
Mazzo I. Copia del 1359 marzo 6 in fasc. pergam. contenente privilegi per
S. Sisto segn.: «Sss/Fil.3/N.21», c. 5, Archivio cit., Diplomatico, Sec. IX,
Mazzo I. Copia del Campi. ms. Parm. 483, c. 222, in R. Bibliot. Pal. di
Parma. Copia del 1754 del canonico Baiardi nel Transumptum delle perg.
dell’ Archivio Capitol. Parm., sec. XIII, to. VII, part. 3. a , c. 184.
Muratori, Antiq. Ital., l, 369, Annali, a. 917, V, 284; Affò, Storia di
Guastalla, I, Append. p. 315, N. XIV; Poggiali, Memorie storiche di
Piacenza, III, 124; Codex diplom. Longobardiae, col 820, N. CCCCLIV; L.
Astegiano, Codex diplom. Cremonae, II, 62, N. 20, reg.; Schiaparelli,
Diplomi di Berengario I, N. CXV, p. 296; P. Torelli, Regesto Mantovano,
vol. I, p. 15, N. 18.
Ho seguito l’ediz. dello Schiaparelli, il quale nota come l’an. 916 della
carta va corretto in 917, al quale corrispondono l’an. II dell’impero e
l’indizione V.
XVIII.
Ardingo vescovo di Brescia dona ad Ariberto chierico la porzione di sua
proprietà dell’oratorio di S.Quintino in Parma.
Brescello,919, maggio 16.
Ϯ In nomine domini et salvatoris nostri Iesu Christi, Berengarius divina
ordinante providentia imperator augustus, anno imperii eius quarto, die
sexto decimo mense madio, indictione septima. Dominus Ardingus
reverentissimus sancte Brexianensis ecclesie episcopus vel pertractantes de
misericordia sancta et pro mercede et remedium anime mee vel pro anima
Stefanoni presbitero filio quondam Rimperti alias ordinator adque
dispensator pro anima mea remedium presens presentibus dixi: vita et mors
in manu Dei est proinde considerantes me Dei omnipotentis misericordia et
integra voluntate mea volo et iudico et per hanc meam tradicionem vel
institucionem pro anima mea remedium ac post meum verum discessum per
vuasonem de terra vel fistucum notatum etiam per cultello adque per ramo
arboris iusta lege mea in qua vivo trado atque confirmo perpetualiter in te
Aribertus clericus fideli meo adque bene serviente et obediente mìhi volo ut
tu Aribertus post meum discessum abere debeatis pro anima mea vel pro
anima supradicti quondam Stefanoni remedium idest in integrum casis et
omnibus rebus illis supstanciis adque familiis illis qui fuerunt ipsius
Stefanoni presbitero, ut ipse Stefanus presbiter similiter per suum iudicatum
mihi instituit adque confirmavit abere ad meam proprietatem, sive infra
civitate Parmense seo foris civitatis, vel ubicumque per singulis locis et
53

casalis ad eadem pertinuisset per qualecumque seu et oratorium unum qui
est ad onorem Sancti Quintini qui est edificatum foris muro civitatis
Parmense cum casis et rebus ibidem pertinente cum molino et aquario seu
ripas ibidem pertinentem vel aspicientem sicut quondam eidem Stefanoni
pertinuisset simul per cartulas vindicionis donacionis comutacionis
tradicionis vel undecumque ad eum pertinuisset infra civitate Parmense foris
civitatem vel, ubicumque singulis locis et casalis ibidem pertinentibus ipse
Stefanus presbiter mihi Ardingi episcopi per suum iudicatum instituit atque
confirmavit ad proprietatem abere seu infra civitate seu foris civitate, vinea
illa et terra in platea Calderaria et oratorium unum qui est ad onorem Sancti
Quintini et cum casis et rebus illis in Porporiano cum sua pertinentia et casi
et rebus illis in vico Giboli similiter cum sua pertinentia, et movilibus et
immoviIibus qui fuerunt ipsis Stefanoni presbitero et ipse in me per suum
iudicatum instituit adque confirmavit abere ad meam proprietatem ... ipsum
iudicatum quod ipse Stefanus in me emisit tibi cui supra Ariberti clericus
fideli meo a presenti die post verum meum dicessum deveniat ad tuum iura
et proprietatem abendum pro mercede el remedium anime mee vel pro
anima supradicto Stefanoni presbitero. Et ipsis casis et rebus vel supstancias
adque familias et movilibus dedit et decime ego qui supra dominus
Ardingus episcopus ..... ipsis casis et rebus vel movilibus fecit et te qui
supra Ariberto post verum meum dicessum ..... tradicionem vel
institucionem intromittere debeatis ad tua iura .... heredibus et proheredibus
meis contradictionem vel restricionem pro anima mea seu et pro anima
supradicto Stefanoni presbitero absit futurum esse minime credat quod
futurum vel institucione a me facta venire aut eam inrumpere .... voluerit ....
non valeat vindicare quod repetit, insuper sit culpabilies tibi vel cui tu ipsis
casis et rebus vel movilibus ..... superius legitur dederit aurum, libras
quinque argentum pondera decem certus persolvat et quod repetit vindicare
non valeat set presens mea institucionem vel tradicionem omni tempore
firmis et stabile permaneat cum stipulacione subnixa, ommi mea vel
heredum et parentum meorum repeticione cessante et nec nobis liceat
umquam ullo tempore nolle quod volui, set quod ad me semel factum vel
conscriptumest omnia inviolabiliter conservare promitto et hanc pergamena
cum atramentario manibus meis de terra levavi et Andrea clericus notarius
tradidit et ad conscribendum dedit adque rogavit in qua subter confirmans
testibus obtulit roborandum. Actum in Breselio feliciter.
Ϯ Ardingus episcopus in hanc cartulam a me facta manu mea subscripsi.
Signum Ϯ manuum Vuilelmi de Anrisi 160 qui legem Ribuaria vivent
rogati testis.
Signum Ϯ Ϯ manuum Teoderici et Odelrici similiter qui legem Ribuaria
vivent rogati testis.
Signum Ϯ Ϯ manuum Vuigerii et Bernerici qui lege Lungumbarda vivent
160 Aurisi?
54

ogati testis.
Signum Ϯ Ϯ Eremfredi et Ugoni vasalli ipsius pontificis rogati testis.
Signum Ϯ Ϯ Adelberti et Atoni filio quondam Liotardi testis.
Signum Ϯ Ϯ lohannis et Restani ominis Romanis rogati testis.
Ϯ Scripsi ego Andrea clerieus notarius postradita complevi et dedi.
Originale; Archivio Capitolare, sec. X, N. XIII. - Pergamena fortemente
ingiallita e macchiata specialmente nella parte superiore per abuso di
reagenti.
Parzialmente edita in Affò, Storia, I, N. XL, p. 320.
XIX.
Berengario imperatore, ad istanza di Odelrico marchese e del vescovo
Aikardo, conferma alla chiesa di Parma tutte le donazioni anteriori e le
permette, essendo periti alcuni documenti nell’incendio della città,
l’inquisitio per vicinos.
Pavia, 920, settembre 26.
(C.) In nomine domini Dei aeterni. Berengarius divina favente clementia
imperator augustus. Si recolende matri Ecclesiae necessaria 161 nostri
solaminis opem impertimur eique nostrae protectionis dexteram porrigimus,
a Christo qui Ecclesiae sponsus est pro hac re nos specialiter [subli]mandos
minime diffidimus. Unde notum esse volumus omnibus eiusdem sanctae
Dei Ecclesiae fidelibus nostrisque presentibus ac futuris, qualiter
interveniente Odelrico gloriosissimo marchione nostro Aikardus
reverentissimus Parmensis ecclesiae presul nostram adiit celsitudinem
nostris optutibus offerens quedam precepta predecessorum nostrorum regum
videlicet ac imperatorum quibus dominae nostrae Dei genetricis et virginis
Mariae basilicae quae ipsius Parmensis episcopii caput est i[nter] ce[tera
dona]ria multipliciaque beneficia ab i[psi]s ibidem collata corroboraverant
uni[ve]rsas res quocumque modo eidem venerabili loco ab animabus
fidelibus collatas, per quae etiam precepta inibi statuerant, ut si vel subuente
vetustate vel neglegentia vel ignium impetu occupante instrumenta cartarum
defficerent de rebus unde eadem ecclesia Iegitimam teneret vestituram,
nullus ea exueret, sed per vicinos et circum manentes probatas [eas ta]m 162
per munimina et diversa instrumenta cartarum possideret. Quibus oblatis
suppliciter imploravit nostram munificentiam, ut nostrae auctoritatis
precepto roborare dignaremur et eadem precepta et quae ab ipsis preceptis
[robo]rata videbantur. Nos quidem huiusmodi p[eti]tionem [ra]tam
161 Sic
162 Foro di circa un centimetro nella carta.
55

existimantes, id fieri annuimus, hoc nostrum pragmaticum scribi iubentes,
per quod eidem Parmensis ecclesiae tam eadem precepta quamque universa
cartarum inst[rument]a omnesque res mobiles et immobiles, servos et
ancill[as], aldios et aldianas et omnia quae ab antecessoribus suis usque
ad 163 tempus eiusdem Aikardi episcopi possedit et quaecumque imposterum
per fideles animas adeptura est confirmamus, concedimus et [roboram]us, ut
teneat et possideat fruaturque iure perpetuo, sine qualibet inquietudine; et
q[uoniam quaedam] ipsius ecclesiae 164 munimina flamma consumptrice
perierunt, statuimus ut de rebus suis tamquam pars nostra publica per
vicinos inquaestum habeat. Si quis igitur hoc nostrae auctoritatis
concessionis et confirmationis preceptum infringere vel violare temptaverit,
sciat se compositurum auri optimi Iibras centum, medietatem camerae
nostrae et medietatem predicto Aikardo venerabili episcopo suisque
succ[essori]bus. Quod ut verius credatur et diligentius observetur, mam
propria roborante[s de a]nulo nostro subter insigniri iussimus.
Signurn domni (M.F.) Berengarii serenissimi imperatoris augusti.
Iohannes episcopus et cancellarius ad vicem Ardingi episcopi et
archicancellarii recognovi et subscripsi. (S.R.) (S. D.).
Data VI kal. octob. 165 , anno dominicae incarnationis DCCCCXX, domni
vero Berengarii serenissimi regis XXVIII, imperii autem sui V, indictione
VIIII. Actum Papie, in Christi nomine feliciter, amen.
Originale, Archivio Capitolare, Secolo X, N. XIV. - Copia cart. sec.
XVIII cod. 479 R. Biblioteca di Parma. Copia cart. sec. XVIII in Arch.
Capitolare di P., arca A., caps. Il, n. 14. Copia cart. sec. XIX in Miscellanea
Gozzi cod. Parm. 426, c. 64 in R. ,Bibl. dI Parma. .
L. Muratori, Antiq. Ital. V, 315; Annali, an. 920, V, 287; Lupi, Codex
diplom. Bergamatis, Il, 107, dat.; Affò, Storia dI Parma, l, 214 cit. e p. 322,
N. XLI ed.; Bohmer, Reg. 1364; L. Schiaparelli, I Diplomi di Berengario I,
N. CXXX, 336, edizione da me qui seguita. .
Per le relazioni di questo diploma col gruppo dei tre diplomi
Berengariani per Parma, 920 ottobre, 921 febbr. 16, 921 febbr. 22 vedi
Schiaparelli, I diplomi dei re d’Italia. - Ricerche storico-diplomatiche, parte
l, I Diplomi di Berengario I in Bullettino dell’istituto Stor. Ital., N. 23, p.
130 - sgg.
XX.
Berengario imperatore, ad istanza del vescovo Aicardo e dei conti
Grimaldo ed Olderico, ordina che la chiesa di Parma, i titoli o documenti di
163 usque ad su rasura di prima mano.
164 ecclesiae su rasura di prima mano.
165 oct su rasura di prima mano.
56

possesso della quale erano periti in un incendio della città, possegga
quanto ottenne con investitura in ogni tempo e dovunque, e che possa
difendersi coll’inquisitio e col giuramento.
Mantova, 920, ottobre.
(C.) In nomine sanctae et individuae Trinitatis. Berengarius divina
favente clementia imperator Augustus. Iuste quidem fore credimus, si in
ecclesiarum Dei desolatione dexteram misericordiae porrigamus et eas
nostrae clippeo protectionis muniamus, et reIevare sat[ag]amus pro pace
regni et futura manente mercede. Igitur omnium fidelium sanctae Dei
Ecclesiae nostr[orumque pr]esentium insuper et futurorum comperiat
sollertia, quia Haicardus sanctae Parmensis ecclesiae venerabilis episcopus
nosterque dilectus fidelis per Grimaldum et Odelricum illustres comites et
dilectos fideles nostros nostram adiit clementiam, pro eo quod peccatis
ingruentibus divini flagelli repentino incendio civitatis eius ecclesia cum sua
canonica igne consumpta est, ubi inter cetera ornamenta quaedam munimina
ipsius ecclesiae et praefatae canonice, heu pro dulor, perierunt: super quibus
idem praesul deprecatus est nostram mansuetudinem, ut pro honore sanctae
Dei genitricis virginis Mariae nostraeque animae mercedis intuitu ipsas res
quarum munimina interierant taliter nostro corroborassemus edicto, ne a
pravis aut occansionariis personis ipsa ecclesia vel canonica nec non et
plebes sibi subiectae in suis rebus dampnum paterentur. Cuius precibus
aures misericordiae, prout dignum fuit, inclinantes, pio affectu consulimus,
et hoc dampnum cum fidelibus nostris conpassibili indagacione
pertractantes, iussimus prelibato fideli nostro hoc nostrum fieri preceptum,
per quod statuimus et decrevimus, ut ipsa ecclesia cum sua parroechia
omnes suas res quocumque ingenio adquisitas ubicumque sitas de quibus
hactenus investita fuit, per hoc idem nostrum praeceptum teneat, possideat
et defendat tam per inquisitionem quamque per sacramentum adiurante suo
advocatore, ut eo die quando ipsud incendium repentinum advenit
suprataxata ecclesia corroboratas firmitates exinde haberet et in suo
proprietario iure teneret. Si quis vero, quod minime credimus, huius nostri
praecepti paginam aliquando infringere aut violare temptaverit, sciat se
compositurum auri libras optimi sexaginta, medietatem palacio nostro et
medietatem eidem Parmensi ecclesiae. Et ut hoc verius firmiusque ab
omnibus credatur et observetur manu propria subtfirmantes anulo nostro
insigniri iussimus.
Signum domni (M. F.) Berengarii serenissimi imperatoris. Petrus clericus
et notarius ad vicem Iohannis cancellarii recognovi et subscripsi. (S.R.).
(S.D).
Data mense octobris, anno dominicae incarnacionis DCCCCXVI, et anno
imperii domni B[erenga]rii Y, indictione octava. Actum [M]antuae curte
regia, in Dei nomine feliciter, amen.
57

Originale, Archivio Capitolare di Parma, Secolo X, N. XV. - Copia cart.
sec. XVIII, ibid. arca A, caps. Il, N. 15. Copia cart. sec. XVIII, cod. 479
Bibliot. Palatina di Parma, con «a. imperii XXV». Copia sec. XIX,
Miscellanea Gozzi, cod. 426, c. 63, Bibl. Palat. di Parma con «a. incarn.
DCCCCXX».
Muratori, Antiq. Ital. V, 313; Affò, Storia di Parma, I, 214, cit. e p. 323,
N. XLII, ed., che ritiene il diploma «copia antica»; Dummler, Gesta
Berengarii imp. (Halle 1871), Reg. N. 83; L. Schiaparelli, I Diplomi di
Berengario I, N. CXXXI, p. 338.
Lo Schiaparelli osserva che il documento è dello stesso scrittore del
diploma in favore dei canonici di Parma, dat. a Mantova il 20 febbraio 921,
riportato al N. XXII, scrittore estraneo alla Cancelleria regia,
«probabilmente ai servigi della chiesa di Parma». E’ errato l’anno 916
invece del 920 rispondente all’a. V di impero e all’indizione VIII, romana.
(p. 339). Intorno alla relazione del diploma col precedente e al suo dettato,
Cf. Ricerche storico-diplom., parte I cit. p. 130, 133 sg.
XXI.
Berengario imperatore conferma ai canonici di Parma gli antichi
privilegi, e cose possedute e poi donate dal vescovo Vibodo e da Vulgunda,
e quelle concesse dalla contessa Berta e dal di lei figlio il conte Vifredo;
stabilisce che delle cose i cui documenti perirono nell’incendio della città si
faccia un’inquisitio per vicinos.
Mantova, 921, febbraio 19.
(C.) In nomine domini Dei aeterni. Berengarius divina favente clementia
imperator augustus. Omnium fidelium sanctae Dei Ecclesiae nostrorumque
presentium scilicet et futurorum comperiat sollertia, quia canonici sanctae
Parmensis ecclesiae nostram adierunt clementiam, quatenus precepta
decessorurn nostrorum et nostra in ipsa canonica de illorum rebus et familiis
emissa, quae in repentino incendio cremata noscuntur, 166 nos denuo easdem
res et familias ipsis canonicis 167 nostro confirmaremus edicto. Quorum
petionibus pio affectu consulentes et eorum erga nos devotionem
adtendentes, iussimus illis hoc nostrum fieri prec[e]ptum, per quod ipsos
canonicos et eandem canonicam de ipsis rebus et familiis 168 nostra 169
imperiali auctoritate investimus, sicut a nostris predecessoribus investiti
166 La o su rasura di u.
167 ni su rasura.
168 La seconda i corretta su a.
169 nostra, segue rasura di una vocale, forse e (nostrae).
58

fuerant et precipue ex rebus illis quae de parte 170 quondam Vuibodi episcopi
et Vulgunde Deo dicate tradite et concesse illis fuerant, et quae ab ipsis
Vuibodo et Vulgunde 171 posesse et detente fuerant nec non etiam omnes res
illas quas Berchta digne memoriae comitissa et Vuifredus fiIius eius inclitus
comes et caeteri altitonantem Dominum timentes homines in prelibata
canonica contulerant. 172 Precipientes per hoc nostrae imperialis auctoritatis
preceptum tam eadem precepta quamque universa cartarum instrumenta
omnesque res mobiles et immobiles, servos et ancillas, aldios et aldinas 173 et
omnia quae a principio institutionis eius a fidelibus quibusque animabus
inibi colIata sunt, et quae[cumque in] posterum per fideles animas adeptura
est confirmamus, concedimus et roboramus tenere, possidere ac frui iure
perpetuo, sine qualibet inquietudine, et quoniam quedam ipsius canonice
munimina inproviso incendii 174 [periculo perier]e, statuimus ut de rebus suis
tamquam pars nostra publica per vicinos inquestum habeat. Si quis igitur
hoc nostrae auctoritatis et confirmationis et concessinis preceptum infringere
vel viol[are temptaverit,] sciat se compositurum auri optimi libras
centum, medietatem camerae nostrae 175 et medietatem predictis canonicis
suisque successoribus. Quod ut verius credatur et diligentius observetur,
manu p[ropria] robora[n]tes de anulo nostro subter insigni[ri iussimus].
Signum domni (M. F.) Berengarii serenissimi Imperatoris augusti.
lohannes episcopus e[t cancellarius a]d vicem Ardingi episcopi et
archicancellarii recognovi et subscripsi. (S. R.) (S. D.)
Data XI kal. mar., anno dominicae incarnationis DCCCCXXI, domni
vero Berengarii serenissim[i] regis XXVlII, imperii autem sui VI, indictione
VIIII. Actum Mantua, in Christi nomine feliciter, amen.
Originale; Archivio Capitolare di Parma, sec. X, N. XVI. Copia
membranacea della fine del sec. XII, ibid. Copia cart. sec. XVIII, arca A,
caps. II, N. 16, ibid. Copia cart. sec. XVIII, cod. 479 in R. Bibliot. Palat. di
Parma. Copia sec. XVIII Miscellanea Gozzi, cod. 426, c. 66 coll’an. di
regno XXVIIII, ibid.
Affò, Storia di P., I, 214, cit.; p. 324, N. XLIII, ed.; Lupi, Codex diplom.
Bergomatis, II, 107, dat.; Bohmer, Reg. 1366; Schiaparelli, I Diplomi di
Berengario I, N. CXXXIV, p. 344, ediz. seguita. - Per le relazioni del
diploma con gli altri del gruppo Parmense v. Schiaparelli, Ricerche storicodiplomatiche.
Parte I, cit., pp. 130-sgg.
170
parte, segue rasura di una lettera, forse m (partem).
171
Sic.
172
La e corretta su l
173
Sic.
174
L’ultima i pare corretta su o
175
normale nostrae su rasura di prima mano.
59

XXII.
Berengario imperatore concede ai canonici di Parma l’immunità e
riconferma loro il possesso delle cose i di cui titoli perirono nell’incendio
della città, permettendo che possano difenderle coll’inquisitio e col
giuramento.
Mantova, 921, febbraio 20.
(C.) In nomine domini Dei eterni. Berengarius divina favente clementia
imperator augustus. Omnibus fidelibus sanctae Dei Ecclesie nostrisque
praesentibus scilicet et futuris notum esse volumus, quia canonici sanctae
Parmensis ecclesiae nostram petierunt clementiam, ut secundum quod noster
decessor Karolus videlicet irnperator illorum proprietates et substantiam a
suis fidelibus et a iure publico inlesas per suum esse statuerat edictum
eodem modo et nos pro animae nostrae salute concederemus. Insuper et
petierunt nostram misericordiam ut res illorum de quibus in repentino
incendio civitatis aliquanta munimina perierant per hoc nostrum praeceptum
aut per inquistum aut per sacramenta eas defendere concederemus, ne a
calumniosis et pravis personis dampna paciantur 176 . Quorum petitionibus
aures nostrae pietatis accomodantes, morem praedecessorum nostrorum
sequentes, iussimus eis hoc nostrum fieri praeceptum, per quod consentimus
et, concedimus illis ut nemo fidelium nostrorum aut illorum homines aut
quisquam de iure publico in illorum domus et 177 mansiones vel proprietates
aut mansa per vim introire aut quicquam auferre vel redibitiones exigere aut
illorum homines distringere quoquo modo presumant, sed volumus et
iubemus ut a suis patronis districti iustitiam adimpleant. De muniminibus
illorum proprietatum in incendio civitatis crematis perdonamus et
concedimus illis ut per hoc nostrum imperiale preceptum eas teneant et 178
defendant aut per inquistum de nostra parte publica aut per sacramentum faciant
quod eo die quando ipsud incendium supervenit bonas et veraces
firmitates de iis 179 rebus habebant et eas quiete ad illorum iura tenebant,
absque ullius inquietudine vel molestatione. Si quis vero hoc nostrae
concessionis et confirmationis praeceptum infringere vel violare
praesumpserit, sciat se compositurum auri optimi libras quinquaginta, medietatem
camerae nostrae et medietatem praedictis canonicis suisque
successoribus quibus violentia illata fuerit. Porro ut verius certiusque ab
omnibus credatur ac diligencius 180 observetur, manu propria subter
firmavimus et de anulo nostro sigillari iussimus.
Signum domni (M. F.) Berengarii serenissimi imperatoris augusti.
176 p corretta su d
177 domus et su rasura di prima mano.
178 et corretto da aut
179 de iis su rasura di prima mano.
180 La c è corratta su g
60

Iohannes episcopus et cancellarius ad vicem Ardingi episcopi et
archicancellarii recognovi et subscripsi (S. R.) (S. D.)
Data X kal. mar., anno dominicae incarnationis DCCCCXXI, domni vero
Berengarii serenissimi regis XXVIIII, imperii autem sui VI, indictione
VIIII. Actum Mantua, in Christi nomine feliciter, amen.
Originale; Archivio Capitolare di Parma, sec. X, N. XVII. Copia cart.
sec. XVIII, cod. 479 in R. Bibl. Palatina di Parma. Copia sec. XVIII,
Miscellanea Gozzi, cod. 426, c. 65, ibid.
Affò, Storia di Parma, I, 214 cit. e p. 325, N. XLIV ed.; Lupi, Codex
diplom. Bergomatis, II, 107; Bohmer, Reg., 1367; Schiaparelli, I Diplomi di
Berengario I, N. CXXXV, p. 346.
Per il sigillo del vescovo Sigifredo applicato da mano posteriore al
diploma cf. Schiaparelli, Ricerche etc.. Parte I, cit., p. 49.
XXIII.
Placito tenuto da Adelberto conte del comitato Parmense per definire
una controversia sorta tra i canonici di Parma ed il giudice Boniprando per
la proprietà di due pezze di terra poste nella villa di Bagiano.
Caselle di Basilicanova (Parma), 921, maggio.
Ϯ Dum in Dei nomine in villa nuncupante 181 Caselle comitatu Parmense,
in laubia subtus arbore pero prope ecclesia plebis Sancti Iohanni qui dicitur
Basilica Nova hubi in iuditio ressidebat Adelbertus comes eiusdem comitatu
Parmense singulorum hominum iustitias fatiendas et deliberandas,
ressedentibus cum eo Hiudo iudex domni imperatoris, Gundelprandus,
Benedictus et Petrus scavinis istius comitatu, Todo notarius sacri palatii,
Rimegauso, Cristofalo, Martinus, Adelbertus, Deusdedit, Constabile notariis
istius Parmense, Maginfredus vassus idem augusti Helmericus vicecomes
istius comitatu, Gumfredus et Agino vassalli [suprascripti Adelberti] 182
comiti, Adelberto, Liutardus, Bernardus et Nancerio de villa Bagiano, Noro
de Campoplano, Stanberto et Raginerio filio eius de loco Tuliore,
Bernar[dus] de Vico Pauli et Nandivaldo de Flexu et reliqui plures. Ibique
eorum veniens presencia Azo diaconus et prepositus claustre et canonice
sancte Dei genetri[cis] Marie scita 183 episcopio Parmense huna 184 simul cum
Gisonem notario et advocato ipsius canonice, nec non et ex alia parte
Boniprandus Iudex domni imperatoris [filius] quondam Hildeprandi notario
181 Nell’originale nucupante
182 Guasto al margine destro della carta per umidità. Di suprascripti non appare che una s
iniziale, di Adalberti sono visibili tre aste allungate sopra il rigo, che suppongo essere di lb
183 Sic.
184 Sic.
61

de suprascripto loco Bagiano altercacionem inter se habentes et retullerunt
ipsi Azo diaconus et prepositus et Giso notarius et advocatus, ut audivimus,
iste Boniprandus iudex, qui hic ad presens est, queret nobis contradicere et
subtrahere sedimen unum quod est modia tres et pecia una de terra ubi vites
fuerunt, quod est modia novem adque et omnibus rebus illis quibus sunt
positis in eodem Ioco Bagiano que fuerunt iuri bone memorie Mauringi
presbitero et nos ipsis rebus a parte ipsius canonice inter ipsa canonica et
bone memorie Vuibodus episcopus per annos treginta ad proprietatem
possessis abemus, volumus ut iste Boniprandus iudex, qui hic ad presens
est, dicat si rebus ipsis nobis in aliquit contradicere aut subtrahere vult a 185
non. Cum ipsi Azo diaconus et prepositus et Giso notarius et advocatus
taliter retullissent ad hec respondens ipse Boniprandus iudex: vere pecia
ipsa de sedimen et pecia de terra hubi vites fuerunt quam et omnibus rebus
in iamdicto loco Bagiano, que fuerunt iuri suprascripto bone memorie
Mauringi prcsbitero vobis a parte ipsius canoni ce non contradicxi nec
contradicere quero, quia cum lege non possum, eo quod scio quod parte
ipsius canonice et bone memorie Vuibodus episcopus per annos treginta ad
proprietatem possessi abetis et michi Boniprandi iudici nihil pertinent ad
abendum nec requirendum et non abeo firmitatem nec scripcionem
nullamque racionem per quem vobis ipsis rebus subtrahere aut contradicere
possam, set ut dicxi propriis a parte ipsius canonice cum lege esse debent et
miehi Boniprandi iudici nichil pertinent ad abendum nec requirendum cum
lege. Cum ipse Boniprandus iudex taliter professus est manifestus fuisset
rectum eorum omnibus paruit esse et iudicaverunt, ut iusta eorum altercacione
et eidem Baniprandi 186 iudici professione ut ipse Azo diaconus et
prepositus et Giso notarius et advocatus rebus ipsis a parte ipsius canonice
ad proprietatem abere et detinere deberent a modo et in antea et ipse
Boniprandus iudex maneret exinde tacitus et contemptus et in eo modo
finita est causa, et hanc noticia pro securitate parti ipsius canonice fieri
admonuimus. Quidem et ego Iosep notarius ex iussione suprascripto
Adelberti comiti et iudicum amonicione scripsi, anno imperii domni
Berengarii Deo propicio sexsto, mense madio, indiccione nona.
Signum Ϯ manus suprascripto Adelberti comiti qui ut supra interfuit.
Ϯ Hiudo iudex domni imperatoris interfui.
Ϯ Gundelprando scavino ibi fui.
Ϯ Benedictus scavino interfui.
Ϯ Petrus scavino ibi fui.
Ϯ Todo notarius interfui.
Signum Ϯ manus suprascripto Helmerici vicecomiti qui interfuit.
Signllm Ϯ Ϯ manibus suprascriptorum Gunfredi et Aginoni vassalli
suprascripto comiti qui interfuerunt.
185 Sic.
186 Sic.
62

Ϯ Ego Rimegauso notarius ibi fui.
Ϯ Ego Petrus notarius ibi fui.
Ϯ Ego Constabile notarius ibi fui.
Originale; Archivio Capitolare, sec. X, N. XVIII. - Nel verso di mano del
sec. XII: «Notitia de Boniprando iudice».
Ed. parzialmente in Affò, Storia di Parma, I, N. XLV, p. 326; cenno In
Silvio Pivano, Le famiglie comitali di Parma dal sec. IX all’ Xl nell’ Arch.
stor. Parm., voI. XX bis, 1922, p. 510.
XXIV.
Il diacono Azo preposito della canonica di Parma permuta con Adelberto
del fu Ildeprando notaio di Bagiano due pezze di terra con altre due, tutte
poste nella villa di Bagiano.
Ϯ In nomine domini Dei et sa!vatoris nostri lesu Christi, Berengarius
divina ordinantes providencia imperator augusto 187 anno imperii eius sexto
mense iunio indicione nona. Comutacio bonis fide noscitur esse contractum
eodemque mesum puplicum obtineat firmitatem, ita placuit adque bona
convenia voluntate inter Azo diaconus et prepositus canonice Parmense qui
una per consensum et autoritatem fratrum sacerdotum seo clericorum ipsius
canonice et inter Adelberto filio quondam Hildeprandi, qui fuit notarius de
Bagiano, ut in Dei nomine inter se comutare deberet sicut et dedit ipse
prepositus eidem Adelberti in comutacionem, id sunt pecies dues de terra
aratories iure ipsius canonice, quibus posites sunt in vuilla Bagiano loco ubi
dicitur Laquaria et sunt ambes in simul per mensura et racionem ad pertica
legitima de pedis duodicim mensurata sestaria quindicim est ad finis: ab 188
illa prima (prima) pecia a latere uno da medio die et uno capo da sera ipsius
Adelberti, alio latus de subtus via public[a 189 , alio c]apo 190 da mane
Amelrici, ab illa alia pecia da una parte da rnane Liutardi notarii, da alia
parte et da sera ipsius Adelberti 191 , tercia parte da medio die, da quarta parte
de subtus ipsius Adelberti, sive quod alii sunt ad finis. Similiter ad invicem
in comutacionem pro suprascriptes pecies de terra do et trado ego qui supra
Adelbertus tibi cui supra Azoni diacunus et prepositus a iura et potestatem
ipsius canonice id sunt pecies dues, illa una que est 192 vinea et terra 193 sub se
cum aliquantula terrola aratoria ibidem abente et illa alia petia est terra
187 Nell’orig. agusto.
188 La b corretta su p
189 La b corretta da una p
190 Lettere scomparse per macchia da umidità.
191 ipsius Adelberti su rasura di prima mano.
192 est corretto da et
193 Nell’orig. terr
63

aratoria, que sunt posites ambes in suprascripto loco Bagiano, illa de vinea
cum ipsa terrola vacua uno tenente in loco ubi dicitur Dulliolo et illa alia
peciola de terra aratoria ubi dicitur Saxignano et sunt per mensura et
racionem ad pertica legitima de pedis duodicim rnensurata, illa de vinea
sestaria undicim et illa terrola vacua ibidem abente sestaria dua et illa alia
peciola de terra aratoria sextaria sex, est ad finis: ab 194 illa prima pecia de
vinea et terra a latere uno da mane Sancti Ambrosii, alio latus da sera terra,
que fuit quondam Maurengi, capo uno da medio die via publica, alio capo
de subtus Amelrici; ab illa alia 195 pecia, que est terra aratoria, da una parte
da mane 196 ipsius Adelberti 197 , alia parte da sera Rotari, tercia parte da
medio die, de alia quarta parte de subtus ipsius conice, 198 sive quod alii sunt
ad finis. Hec autem suprascriptes pecies de terra et vinea superius nominates
una cum omnia superioribus et inferioribus suis inter nobis ad invicem in
comutacionem tradavimus tantum ad suprascripta mensura et insuper da
ab 199 utraque parte una cum bonis et credentes adque Deo timentes homines,
id sunt nominas eorum Namteherio filio quondam Brunoni et Nandivualdo
filio quondam Vuarnoni, Adelmanno filio quondam Teodevrandi de
Bagiano, qui super ipsas res aceserunt et previderunt adque stimaverunt et
paruit eorum esse rectum ut amplius et melioratas adque in congruum res
ipse Adelberto ipse Azoni prepositum ad parte ipsius canonice dedise quam
ipse Adelbertus eodem Azoni prepositus da parte ipsius canonice accepise et
anc cornutacione iusta legem et sicut dictum continet fieri poteret. Pena
quidem inter nos posuimus et sic oblicavimus, quod si quis unus de nos
meleipsis aut sucepsoribus vel heredibus nostris se de anc comutacionem
removere voluerimus aut ab uno quemque homine minime defensare
potuerimus suprascriptas res tunc componamus pars ad parte fidem
conservantes da cuis 200 pars prius actum aut removitum fuerit, tum nos vel
subcepsoribus aut heredibus nostris predictas res in dublo sicut diebus illis
meiiorates fuerit sub estimacionem in consemile 201 locum unus alterius 202
restituamus; unde dues cartules comutacionis uno 203 tinore scripte sunt.
Actum Bagiano.
Signum Ϯ manus Adelberti qui hanc comutacione fieri rogavit.
Ϯ Ego Nanherius, qui super ipsas res accessi et previdi adque extimavi,
manu mea subscripsi.
194 Nell’orig. ap
195 alia in sopralinea, della stessa mano.
196 Nell’orig. mone
197 In sopralinea, della stessa mano.
198 conice invece di canonice su rasura, l’ultima sillaba in sopralinea, stessa mano.
199
Corretto su ap
200
Sic.
201
La sillaba se corretta da ce
202
Nella carta alteriius
203
Nell’orig. ono
64

Signum Ϯ Ϯ manus Nandivualdi filio quondam Vuarnoni 204 et Adelmanni
filio quondam Teodevradi de Bagiano, qui supra ipsas res acceserunt et
previderunt adque stimaverunt ut supra et testis.
Ϯ Ego Garardus rogatus me teste subscripsi.
Ϯ Ego Teotulfus rogatus testis subscripsi.
Ϯ Ego Bernardus rogatus me testis subscripsi.
Ϯ Scripsi ego Liutardus notarius postradita complevi et dedi.
Originale; Archivio Capitolare, sec. X, N. XIX.
XXV.
Il conte Rodolfo e Vuiburga sua moglie danno a livello a Domenico prete
e ad Azone alune terre.
Sabbione (Reggio), 921, settembre 4.
Ϯ In nomine Domini, regnante domnus Berengarius gratia Dei imperator
hic in Italia anno sexto, die quar[ta] mense setember, indictione decima.
Placuit adque convenit inter domnus Rodulfo et Vuiburga iugalibus ex
genus francorum et inter Dom[ini]co 205 presbiter et Azo liberis hominibus ut
in Dei nomine firmare et firmamus nos ipsi iu[ga]libus vos suprascripti
libellarii vel vestris heredibus in terra et vineas iures illa in loco co...., quas
vos ipsi per cartula vindiccionis emisisti in nos suprascripti iugalibus seo et
in go.... de alies res nostre in suprascripta villa Axano 206 , qui ante os dies ad
tua tenuisti manu, in ea ve[ro] racione dedi vobis, ut vos suprascripti libellariis
vel vestris heredibus super ipse res et in ipsa casa resedere et laborare
et excollere debeatis sine fraude vel nelicto da odie usque ad annos viginti et
nove et exinde reditum perexolvere debeatis per uno quemque anni de
omnis genere grano, que super ipsa terra seminato fueri 207 et Dominus
dederi, modio quarto, vino rnedietate et de ille res quas vos ipsi per cartula
vindiccionis emisistis in nos suprascriptis [iu]galibus redere debeatis ad ficta
pensione omnisque anno circuli dinarii dui in natale Domini et pullo uno,
oves quinque dati et consinati in corte suprascripta Sablone, alio reddito, nec
censu, nec pensione nulla superinponatur nisi qual iter superius legitur et per
tempus messi et vindimie misso domnico superastante et ei suscepta facere
debeatis pignerati et districti esse debeatis usque ad lex et iusticia faciendi et
204 Uuarnoni, tra la r e la n si scorge una d assai sbiadita, che pare cancellata dallo
scrittore.
205 Piccola lacerazione del margine superiore destro.
206 La lettera a iniziale è di lettura incerta. Vedia lla voce Azanum in Tiraboschi,
Dizionario topografico, 1, p.29.
207 Sic.
65

suprascripto redito quem rederetis grano et vino seo etsenio vegere et
consinare debeatis in suprascripta curte nostra Sablone et anni expleti, si
exire volueritis, exiatis exinde foris cum dues porcionis de omnes movilias
vestra, tercia parte demitatis in loco cispite in ipsa casa; pena vero ambes
partis inter nos posuimus, ut si quas parte menime compleverimus ad
redendum vel persolvendum et non permanserimus in omnia qualiter
superius legitur, tunc componamus pars ad parte unus de nos vel de heredibus
nostri desuper quem culpa inventa fueri, 208 idest pena numero in
argento solidi vigenti et pos pena soluta os libellum in sua permanead
firmitatem; unde duos libelli pariter uno tinore conscripti sunt. Actum
Sablone.
Ϯ Ego Minicus presbiter in unc libellum manu mea subscripsi.
Signo Ϯ manus Azoni qui unc libellum fieri rogavi.
Signo Ϯ Ϯ manus Ingeleri et Bovoni ex genus francorum testes.
Signo Ϯ Ϯ Ϯ Ϯ manus Leoni et Petroniro et Ioannis et Martini rogatis
testes.
Ϯ Scripto libello per manum Ariberti notarii.
Orig.; Arch. Capitolare, sec. X, N. XX - Nel verso di mano del sec. XII-
XIII: «libel. de terra in Azano pertinente de curte Sablone». In questo doc.
abbiamo l’indizione X con l’anno VI dell’impero, mentre nei due precedenti
si ha l’indiz. IX con lo stesso anno dell’ impero, evidentemente il nostro
notaio segue l’indizione greca, che cambia al 1° settembre.
XXVI.
Rodolfo re, ad istanza dell’arcivescovo di Milano Lamberto e del
marchese Adalberto, conferma la badia di Berceto alla chiesa di Parma.
Pavia, 922, febbraio 4.
(C.) In nomine sanctae et individuae Trinitatis. Rodulfus divina favente
ciementia rex. Si sanctis ac venerabilibus locis augmentum regio conferimus
donativo et apud Deum veniam promereri nostrique regni stabilimentum
celitus tueri non diffidimus. Idcirco omnium fidelium sanctae Dei Ecclesiae
nostrorumque presentium et futurorum comperiat universitas, domnum
Lampertum venerabilem archiepiscopum et Adelbertum Gloriosissimum
marchionem dilectissimos fideles nostros suppliciter nostram exorasse
clemenliam, ut praecepta nostrorum antecessorum regum et. imperatorum,
quibus abatiam de Berceto in honore Sancti Remigi constructam in comitatu
Parmensi cum omnibus suis pertinentiis per diversa loca et vocabula infra
Italicum regnum nobis a Deo collatum adiacentibus iuri et dominio
208 Sic.
66

Parmensis episcopii perpelualiter donantes subiecerant, nos quoque pro
aeterna remuneratione per nostrae concessionis et confirmationis paginam
roborare dignaremur. Quorum precibus aclinati et devotam fidelitatem
Aichardi ipsius sedis venerabilis presulis attendentes, hoc nostrae donationis
et perpetuae confirmationis preceptum scribi iussimus, per quod
prenominate sanctae Parmensis 209 ecclesiae pretaxatam abatiam de Berceto
cum omnibus casis et rebus mobilibus et inmobilibus cum curtibus, mansis,
capellis, vineis, pratis, silvis, stalariis, olivetis, mirtetis, cultis et incultis,
montibus, vallibus, planicebus, ripis, rupinis, molendinis, piscationibus,
fiscatis, reddibitionibus, aquis, aquarum decursibus, cum servis et ancillis,
aldionibus et aldianis utriusque sexus et omnibus quae dici aut nominari
possunt ad ipsam abatiam pertinentibus vel aspicientibus sine aliqua
diminoratione concedimus et perdonamus et perpetua firmitate roboramus,
ita sane ut nemo nostrorum fidelium quicquam ei contradicere aut quoquo
modo eum exinde suosque successores molestari aut inquietare presumat,
sed tam ipse prelibatus Aichardus pontifex quam hi qui post eum in sepe
dicta Parmensi 210 sede presules extiterint, de eadem abatia habeant
potestatem tenendi, regendi atque ordinandi, prout illis melius secundum
Deum visum fuerit, omni molestatione et inquietudine vel invasione remota.
Si quis autem hoc 211 nostrae donationis et nullo in tempore violande
confirmationis praeceptum violare temptaverit, c. libras auri obtimi
componere cogatur, medietatem palatio nostro et rnedietatem sepe dicte
Parmensi ecclesiae. Quod ut verius credatur diligentiusque ab omnibus
observetur in perpetuum, manu propria roborantes ex anulo nostro iussimus
insigniri.
Signum (M.F.) domni Rodulfi piissimi regis.
Hieronimus notarius iussu et preceptione domni regis recognovi. (S.D.)
Data II non. februarias, anno ab incarnatione domini nostri Iesu Christi
DCCCCXXII, indic. X, regnante domno nostro Rodulfo rege anno in
Burgundia XI, in Italia I.
Actum Ticini civitate, in Dei domine feliciter, amen.
Originale; Archivio Capitolare, sec. X, N. XXI. Copia cartacea sec.
XVIII, ibid., arca A, caps. II, N. 21. Copia 1750 nel Transumptum del
Baiardi. Copia Gozzi, cod. 426, C. 67 nella Bibl. Palat. Parm.
Muratori, Antiq. ItaI. VI, 325; Annali, a. 922; Affò, Storia di Parma, I,
327, N. XLVI; Bohmer, Reg., 1490; Pivano, Stato e Chiesa da Berengario I
ad Arduino, p. 79, cit.; Schiaparelli, I diplomi italiani di Rodolfo II in Fonti
per la Storia d’Italia, N. I, p. 95.
Lo Schiaparelli quivi nota che il dipl. «fu scritto in due tempi e da due
diverse mani, la prima eseguì il protocollo, il testo e il monogramma; la
209 Sic.
210 La e su rasura.
211 Correzione da haec
67

seconda la signatio, la recognitio e la datatio». Per altre osservazioni, per il
facsimile del monogramma, cfr. Schiaparelli, Ricerche storicodiplomatiche.
Parte IV in Bull. Ist. Stor. It., N. 30, pp., 16, 35, 39.
XXVII.
Rodolfo re, ad intercessione del marchese Adalberto, conferma ai
canonici di Parma quanto perdettero nell’incendio della città e
particolarmente le donazioni del vescovo Vibodo, di Vulgunda, della
contessa Berta e del di lei figlio Vifredo.
Pavia, 922, dicembre 8.
(C.) In nomine sanctae et individuae Trinitatis. Rodulfus gratia favente
divina rex. Omnium fidelium sanctae Dei Ecclesiae nostrorumque 212
presentium scilicet ac futurorum comperiat sollicitudo, quia venientibus
nobis in civitatem 213 Parmam canonici ipsius sanctae Parrnensis ecclesiae
per Adalbertum inclitum marchionem dilectum fidelem nostrum petierunt
nostram clementiam, quatenus precepta decessorum nostrorum in ipsa
canonica de illorum rebus et familiis emissa, quae in repentino incendio
cremata noscuntur, nos denuo easdem res et familia ipsis canonicis nostro
confirmaremus edicto. Quorum petitionibus pio affectu consulentes et
eorum erga nos devotionem attendentes, iussimus illis hoc nostrum fieri
preceptum, per quod ipsus canonicos et eandem canonicam de ipsis rebus et
familiis nostra regali auctoritate invest[i]mus, sicut a nostris predecessoribus
investiti fuerant et precipue eos ex rebus illis investimus que de parte
quondam Vuibodi episcopi et Vulgundae Deo dicatae tradite et concessae
illis fuerant, et sicut ab ipsis Vuibodo et Vulgunda ipse res possesse et in
illorum dominio tenuerant, nec non etiam res illas quas Berta dignae
memoriae comitissa et [V]uifredus filius eius comes et ceteri Deum timentes
homines in predicta ca[nonica contulerant. Prec]ipientes per hoc nostrae
auctonta[ti]s [re]gal[is precept]um tam eadem precepta quamque un[iversa
cartarum in]str[umen]ta omnesque res mobiles et [immo]biles, servos et
ancillas, aldiones et aldianas et omnia quae a principio institutionis eius a
fidelibus quibusque animabus inibi collata sunt, et quaecumque in posterum
per fideles animas adeptura est confirmamus, concedimus atque roboramus
tenere, possidere ac perfrui iure perpetuo, sine qualibet inquietudine et
quoniam quaedam ipsius canonicae munimina improviso incendii periculo
(periculo) periere, statuimus ut de rebus suis tanquam pars nostra publica
per vicinos inquistum habeant aut per sacramenta eas defendant. Similiter
eodem modo concedimus et confirmamus prefatis canonicis, morem
212 Nell’orig. nrorumque
213 in civitatem su rasura.
68

predecessorum nostrorum sequentes, ut nemo fidelium nostrorum vel
illorum homines aut quisquam de parte publica in illorum mansiones vel
proprietates per vim introire aut quicquam auferre 214 vel de mansis eorum
aliquam redibitionem exigere aut illorum homines distringere quoquo modo
presuma[nt], sed volumus et iubemus ut a suis patronis districti iustitiam
faciant et adimpleant. Si quis igitur hoc nostrae auctoritatis et confirmationis
et concessionis preceptum infringere vel violare aut in supra dictis rebus se
intromittere temptaverit, sciat se compositurum auri opti mi libras centum,
medietatem camerae nostrae et medietatem predictis canonicis suisque
successoribus. Quod ut verius credatur diligentiusque ab omnibus
observetur, manu propria roborantes ex anulo nostro iussimus insigniri.
(S.R.) (S.D.).
Signum manus (M.F.) domni Rodulfi serenissimi regis.
Manno cancellarius ad vicem Giselberti archicancellarii 215 recognovi et
subscribsi 216 .
Data VI id. decembr., anno dominicae incarnationis DCCCCXXII, domni
vero Ruodulfi 217 piissimi regis in Italia I, in Burgundia XII, indic. X.
Actum Papie, in Dei nomine feliciter, amen.
Originale; Archivio Capitolare di Parma, sec. X, N. XXII. Copia cart.,
sec. XVIII, ibid., arca A, caps. Il, N. 22. Copia Gozzi, cod. 426, c. 68, in R
Bibliot. Palat. di Parma. Due copie cart. sec. XVIII, nel cod. 479, ibid..
Copia Baiardi nel Transumptum.
Muratori, Delle antichità Estensi, 1, 206, cit; Antiq. Ital., III, 53, ed.;
Annali, an. 922 e 923; Origines Guelficae, II, 113; LUPI, Codex diplom. civ.
et eccl. Bergomatis, II, 123, datum; Affò, Storia di Parma, 1, 328, N.
XLVII; cf. p. 239 nota; Schiaparelli, I diplomi di Rodolfo II in Fonti per la
Storia d’Italia, N. III, p. 100, seguito in questa edizione.
Lo Schiaparelli nota che l’azione di questo diploma si svolse a Parma
come è detto nella narratio, si eseguì la documentazione a Pavia (cf.
Ricerche etc. Parte IV, 21, nota 3). Il testo dipende dai due diplomi di
Berengario I, 921 febbraio 19 e 20 (NN. XXI, XXII). Aggiunge che non ha
valore il dubbio vagamente sollevato dal Muratori (Annali, 922, 923), che il
diploma possa essere datato col computo pisano e debba ascriversi all’an.
comune 921, (ibid., p. 101).
XXVIII.
Testamento di Ageltruda, vedova di Guido imperatore, a favore
dell’altare di S. Remigio nella cattedrale di Parma, presso il quale era la
214 La prima e corretta su r
215 La prima r corretta su d
216 Sic. La seconda b è in parte su rasura.
217 Sic.
69

tomba del marito.
Fontanabrocola (Salsomaggiore), 923, agosto 27.
Ϯ In nomine domini Dei et salvatoris nostri Iesu Christi, Rodulfus
gratia 218 Dei rex, anno rengni eiuls tercio, sexto kalendas setember,
indictione undecima. Donna Ageltruda olim imperatrice Deo devota ancilla
Christi, que fuit socia dive bone memorie donni 219 Vuidoni imperatoris
ordinatrice adque dispensatrice pro mercedem et remedium anime mee 220
vel suprascripto dive bone memorie donni Vuidoni imperatoris vir meus
presens presentibus dixi: vita et mors in manu Dei est proinde modo
considerantis me Dei omnipotentis misericordia et integra voluntate mea
volo et iudico 221 adque statuo pro mercedem et re medium anime mee 222 et
dive bone memorie donni Vuidoni qui fuit Imperator, qui fuit vir 223 meus in
iura proprietatem altario beati Sancti Remii qui est edificato infra ecclesia
beate sancte Dei genetricis virginis Marie episcopio Parmense, ubi ipse
donnus Vuido imperator, qui fui vir meus, prope et ante ipsum altarium
requiessit, id sunt in integrum masaricies dues iuri meis in comitatum
Parmense, una vero masaricia non longe ad Suranea, que est posita in loco
et fundo qui nominatur Sedavi quod per quondam Dagiunto masario rectas
vel laboratas fuerit et modo regere videtur per Adreverto libellario nomine,
alteram masariciam in loco et fundo Teudenisi subtus Pariola, que per
quondam Lovedeo masario rectas vel laboratas fuerit et modo regere videtur
per Cadulo in integrum, suprascriptes dues masaricies tam casis cum
edificiis suis, curtis, ortis, areis, clausuris, campis, pratis, vineis, silvis, ripis,
rupinis, usibus aquarum, aquas aquarumquo decursibus, omnia in integrum
suprascripta res masaricies dues superius nominatas in prenominatis loci set
vocabolis cum suorum pertinenciis ego suprascripta donna Ageltruda
imperatrix in suprascripto altario beati Sancti Remii dono adque trado et
ofero, sicut dixi, pro mercedem et remediurn anime suprascriptorum donni
Vuidoni, qui fuit vir meus et pro anima rnea, unde 224 sacerdos qui pro
tempore in ipso altario quale donnus Eicardus episcopus vel sucessores eius
in ipsurn altarium missa canere ordinaverint faciad ipse sacerdus ex frugis et
laboribus vel censoras in ipsum altarium censum et luminaria iusta
qualitatem tempore fuerit et suum sire possi 225 et inde relico 226 quantum
218
Nell’orig. gra senza segno dell’abbreviazione.
219
La i corretta su altra lettera.
220
Nell’origin. Animee.
221
Nell’origin. Animee.
222
u corretta su n.
223
uir, u corretta su c.
224
un in sopralinea.
225 Sic.
226 Sic.
70

super ad censum et luminaria remanserint ad suurn usum et vivenda facia 227
quiquid voluerit pro mercedem et remedium anime mee, eo videlicet
ordinem, quod si fuerint, absit fieri non credat, pontifex de ipso episcopatum
Parmense vel partis sue eclesie ipsis rebus de ipsum altarium vel
presbiterum, quod ibidem pro anima mea ut diximus ministraverit, contrare
aut retollere vel minuare aut aliqua superinposita fecerint et non premiserit
anc mea institucionem, ordinacionem, tradicionem permanere, sicut
superius legitur, tunc statim volo et iudico in integrum ipsis rebus deveniad
ad iura et proprietatem basilice iuris rnee, que est ad onorem Sancte 228
Nicomedis martiris Christi, que est edificatum in loco et fundo
Fontanabrocoli et si ec omnia pontifex vel parti sue ec1esie conservaverint
nam vuolo 229 et discerno adque statuo et iudico ut si unquam ullo tempore
ullius de heredibus vel propinco meos qui hunc meum iudicatum inrumpere
tentaverit aut ipsis rebus retollere aut minuare presumpserint, tunc componat
pars ipsi altario ipsis rebus in dublo in consimile locum et insuper argentum
solidi ducenti et post pena composita unc meum iudicatum omni tempore
firmis et stabilem permaneat, sicut superius legitur, sicut dixi, pro mercedem
et remedium anime nostre, unde nobis Dominus in bonis partibus mercis
retribuad, omnis mee vel heredum et parentum meorum repetitionem
cessante et nec nobis liceat unquam nullo tempore nollet quod voluls et
quod ad me semel factum vel conscriptum est omnia inviolabiliter
conservari promitto. Actum in Fontanabrocoli.
Signum Ϯ manus Ageltrudi imperatris que hanc pagina iudicati
istitutionis 230 seu ordinacionis fieri rogavit.
Signum Ϯ manus Icseris ex genere Francorum Salicho testis.
Signum Ϯ manus Odiloni ex 231 vasus ipsius donne imperatris testis.
Signum Ϯ manus Madelberti omo Romano testis.
Signum Ϯ manus Iacobpi de Burgo Sancti Domnini 232 testis.
Ϯ Boniprandus iudex donni regis rogatus ad suprascripti imperatrice
subscripsit.
Ϯ Ego Rimegauso notarius rogatus me teste subscripsi.
Ϯ Ego Rimperto notarius rogatus ad suprascripta Imperatris me teste
subscripsi.
Ϯ Scripsi ego Agimpertus notarius postradita complevi et dedi.
Originale; Archivio Capitolare, sec. X, N. XXIII. - Nel verso di mano del
sec. XI: «cartula de... facta in altaria sancti Remigii».
Affò, Storia di Parma, I, 329.
227
Sic.
228
Sic.
229
Sic.
230
nis corretto su altra sillaba dalla stessa mano.
231
Sic.
232
Nell’orig. domini con lineetta orizzontale su om.
71

XXIX.
Il diacono Azone preposto della canonica e del senodochio Parmense dà
a livello a Gotefredo del fu Adelberto una casa con l’oratorio di S. Felicola
e case con terreni in Ramulano.
Parma, 924, aprile 1.
Ϯ In nomine domini Dei et salvatoris nostri Iesu Christi, Rodulfus gratia
Dei rex, anno regni eius ter[cio], 233 kalendis aprilis, indictione duodecima.
Placuit adque convenit inter Azone diaconus et prepositus canonice et
senedochio Parmense qui una per consensum et autoritatem fratrum
senorum 234 ipsius canonice et inter Gotefredus, filius quondam Adelberti, ut
in Dei nomine dare deberet sicut et dedit ipse Azo prepositus eidem
Gotefredi vel ad eius heredes libellario nomine casa et oratorium unum qui
est ad onore sanctae Felicule cum casis et omnibus rebus illis, quibus positi
sunt in l[oc]o et fundo Ramulano, qui fuerunt domus cultile una cum
sorticellas tres in ipso loco Ramulano, qui pertinet ad ipsa domum cultile...
iuris ipsius canonice, qui autem oratorium et terra in dictis casis et rebus de
ipso domo cultile et iam dietas tres sorticellas in ipso loco Ramolano 235 in
integrum eidern Gotefredi vel ad eius heredes libellario nornine tradavit da
modo usque ad annos viginti et nove in eo tinore, ut ibidem in ipsum
oratorium missas et oraciones adque luminaria et incensum fieri facias iusta
qualitatem tempus f[uerit] et ad expleti suprascripti annis meliorentur nam
non pegiorentur et exinde persolvere debeat ipse Gotefredus vel suos
heredes eidem Azoni prepositus vel ad sucesores eius ad parte ipsius
canonice pro omni anno ad ficto pensionem pro suprascriptum oratorium et
casis vel rebus seu pro suprascriptas sorticellas et pro frugis et laboribus
adque censum vel reditum quicquit Deus exinde annue dederit infra octava
de pasca Domini denarii bonis solidi tres dati et consingnati ipsis denarii per
anno per ipsis Gotefredum vel heredes aut misso eorum eidem Azni vel ad
sucesores aut ad eorum misso ad domo ipsius canonice infra c1austra et
domum vel episcopio Parmense aliut exinde dare non debeat nec eorum
nulla super imposita non fiat. Et hoc stetit adque venit inter eos, ut quando
ipse Gotefredus vel suos heredes ad expleti suprascripti annis venerint, tunc
antea potestatem abeant ipsis vel illorum erogatores cum illorum movilia
foris de ipsis casis tolere et facere exinde quicquit eorum melius provisum
fuerit sine ulius contradictione excepto ipsis casis cum illorum edificiis et
sepis ibidern remaneat. Pena quidem inter se posuerunt, quod si ipse Azo
prepositus vel sucesores suos aut parti ipsius canonice vel eorum
233 Nell’originale non appare che t con segno abbreviativo.
234 Sic.
235 Sic.
72

inframitentis personis vel parti eorum dato eidem Gotofredi vel ad eius
heredes ipsum oratorium casis et rebus retolere aut aliqua superponere
quesierint per quamvis ordinem, vel si ipsis ipsam pensionen annue minime
persolverint et non permanserint in ea omnia sicut supra legitur, tunc
componat pars parti fidem servanti pena numero solidos sexainta et pos
pena soluta presens libello ad omnia suprascripta in sua maneat firmitatem;
unde duos libelli scripti sunt. Actum Parma.
Signum Ϯ manus Gotefredi qui unc libello fieri rogavit 236 .
Signum Ϯ manus Leoni filio quondam Ursoni de farigaria testis.
Signum Ϯ manus Gumberti testis.
Signum Ϯ manus Vuinegis filio quondam Marmangni 237 , Salicho testis.
Ϯ Scripsi ego Ansprandus notarius postradita complevi et dedi.
Originale; Archivio Capitolare, sec. X, N. XXIV. - Nel verso di mano del
sec. XII: «libellus de oratorio sanctae Feliculae»; di mano del sec. XVIIII:
«an. 924 ».
Affò, Storia di Parma, I, N. XLIX, p. 331.
XXX.
Dominicia di Ramiano e Martino suo fratello vendono ad Aldeverto del
fu Adelberto di Parma i loro beni posti in città, l’oratorio di S. Quintino
fuori le mura cittadine, alcuni beni posti in Baganzola, in piazza
Calderaria, in Porporano, in Vico Gibali ed in Cirliano.
Parma, 924, maggio 23.
(S.T.) In nomine domni Dei et salvatoris nostri Iesu Christi, Rodulfus
grati a Dei rex, anno regni eius quarto, decimo kalendas iunio, indictione
duodecima. Constat nos Dominicia filia quondam Staudeverti de Ramiano
qui una per consensum et data licencia Martini germanus meus et ipse
mecum comuniter, qui legem Romana vivimus, vindimus et ad presenti die
tradamus tibi Aldeverti filio quondam Adelberti de civitate Parmense
emtore, id est in integrum solario et terra sub se vel vacua terra et alia casa
ibidem abente iure nostra, que est posita infra civitate Parmense, seu rebus
236
237
73

illis in Porporiano adque et rebus illis quibus positi sunt in Vico Gibali 238 ,
eciam et rebus illis in Cirliano cum suorum ad[ia]cenciis vel pertinenciis
earum in integrum, seu et una cum oratorium unum qui est ad onorem
Sancti Quintini, qui est edificatum foris mura civitatis Parmense non
longne 239 ad ipsa civitate una cum molino et aquario, seu ripas et terra
vacua, seu vinea ibidem uno tenente vel adspicientem adque rebus illis in
Baganciola qui pertinet ad ipsum oratorium adque et vinea et terra in loco
qui dicitur platea Calderaria cum suorum pertinenciis iure nostra et nobis ad
hereditatem et successionem advenerat de quondam Gaidelberto, qui fuit
filio meo Dominicie et fuit nepotem meo Martini et idem quondam
Gaidelberti per cartula ipsis rebus, qualiter superius legitur, advenerat de
Petrone presbitero filio quondam Teuperti de Motelena finibus Regiense una
cum suprascriptis casis, curte, ortas, areis, clausuris, campis, pratis, vineis,
silvis, insolis, ripis, rupinis, usibus aquarum, aquas, aquarumque, ductibus et
fontaneis, cultum aut incultum, divisum aut indivisum in integrum iamdictis
casis et rebus, qualiter superius legitur et una cum ipsa cartula per quam ipse
quondam Gaidelberto ipsis rebus conquisierat tibi cui supra Aldeverti per
testus istius cartula vindicionis ad presenti die confirmamus abendum
tenendum possidendum et faciendum exinde quicquit volueritis tam tu Aldeverto
vel tuis heredes iure proprietario nomine sine nostra et heredum
nostrorum contradiccionem. Et recipimus nos suprascripti Dominicia et
Martino pro suprascriptis casis et rebus vel movilibus, quod in eadem
cartula legitur, una cum omnia superioribus et inferioribus suis ad vos cui
supra Aldeverto in argentum et species valente libras viginti fenitum
precium, unde expondimus adque promictimus nos suprascripti Dominicia
et Martino vel nostris heredes tibi cui supra Aldeverti vel ad tuis heredes,
quod si nos vobis suprascriptis casis et rebus, qualiter superius legitur,
contrare aut retollere quesierimus per nos aut nostris sumitentis personis vel
parti nostro dato, quod nos alicui dedlissemus vel oblicasemus per quamvis
ordinem, tunc componamus vobis predictis casis et rebus vel movilibus in
dublo sicut diebus illis rnelioratis fuerit sub extimacione in consimile locum,
nam da ab aliis hominibus vobis exinde autores, nec defensatores, nec
restauratores, nec de precium nec de ipsis casis et rebus vel movilibus esse
non promittimus, nec vos nobis non queratis homnis 240 nos vel parentum
nostrorum repeticionem cessantes et nec nobis liceat umquam ullo tempore
nolle quod volumus, set quod ad nos semel factum vel conscriptum est
omnia inviolabiliter conservare promictimus cum stipulacione subnixa.
Actum Parma.
Signum Ϯ Ϯ manibus Dominicie et Martini qui hanc cartula ut supra fieri
rogaverunt.
Signum Ϯ Ϯ manibus Iubiani et Lamfredi hominis Romanis de civitate
238 Sic.
239 Sic.
240 Sic.
74

Parmense testis.
Signum Ϯ manus Martini filio quondam Madelberti de civitate Parmense
testis.
Signum Ϯ manus Adebaldi filio quondam Leoperti de civitate Parmense
testis.
Ϯ Ego Giselprandus rogatus subscripsi.
Ϯ Ego Rofre rogatus testis subscripsi.
(S. T.) Scripsi ego Leo notarius postradita complevit et dedi.
Originale; Archivio Capitolare, sec. X, N. XXV.
Nel verso di mano del sec. XI·XII: «cartula de terra canonicorum in
civitate et foris et de oratorio S. Quintini»; di mano del sec. XVI: «Privilegia
antiqua inlegibilia»; scrittura moderna: «an. 924».
Parzialmente in Affò, Storia di Parma, I, 332, N. L.
XXXI.
Rodolfo re, ad istanza di Lamberto arcivescovo di Milano, di Adalberto
vescovo di Bergamo e del marchese Bonifacio, conferma al monastero di S.
Sisto di Piacenza le corti Guastalla, Luzzara, «Litora Paludiana», Villola e
Pegognaga colle dipendenze.
Verona, 924, novembre 12.
(C.) In nomine domini Dei aeterni. Rodulfus divina favente clernentia
rex. Si petitionibus fidelium nostrorum libenter annuimus, devotiores eos ad
nostre fidelitatis obsequia reddimus. Quocirca omnium universalis
Aecclesiae fidelium nostrorum videlicet praesentium ac futurorum noverit
industria, qualiter Lantpertus Mediolanensis archiepiscopus et Adalbertus
sanctae sedis Bergamensis 241 episcopus, nec non et Bonefacius 242 marchio
inclitus nostram suppliciter exoraverunt maiestatem, quatenus ob amorem
supernae rernunerationis per nostri praecepti paginam quoddam monasterium
infra civitatem Placentinam a beatae videlicet memoriae Angilberga
imperatrice constructum et in honorem Sancti Sixti dedicatum, Bertae
gloriosissimae abbatissae connsanguineae nostrae cum omnibus suis
pertinentiis confirmare dignaremur, simul quoque roborantes et in
perpetuum concedentes eidem monasterio quasdam curtes Vuardestallam
scilicet, Luzariam, Litora Paludiana, Villole, Piguniarius 243 cum adiacentiis
eorum et omnia quacumque memorata imperatrix per institutionis suae
241 La b corretta da p
242 La e corretta su i
243 La s su rasura di m, la rasura non venne eseguita bene e la m è ben visibile. La forma
corretta, data dai diplomi di Berengario l, Ugo, Berengario II e Adalberto, è Piguniariam.
75

paginam ubique idem coenobium diffinivit habendum 244 . Quorum
petitionibus tota devotione faventes, id fieri annuimus, hoc nostrum
preceptum scribi iubentes, per quod praelibate Bertae idem monasterium
confirmamus, quatenus in sua sit potestate et dominio quousque vixerit et
ibidem dominatrix et ordinatrix atque rectrix invigilet ac permaneat donec
eius fuerit vita. Per quod etiam iam prescriptas 245 venerabili loco
concedimus ae confirmamus omnes res et possessiones mobiles ac immobiles,
tam per cartulas quamque extra eartulas vel cuiuscumque inscriptionis
titulo ad partem ipsius monasterii legibus adquisitas et adquirendas seu
quicquid per regum vel imperatorum antecessorum nostrorum praecepta ad
eundem sacrum locum collatum est, adque cellulam quandam que antiquitus
Monasterium dicebatur non procul a Placentina urbe sitam, loco qui Caput
Trebiae vocatur, in qua eeclesia apostolo 246 principis honore dicata consistit,
cum ornnibus inibi pertinentibus, quemadmodum Karlomannus
serenissimus rex antiquitus 247 eandem cellulam cum universis suis
appendiciis eidem monasterio proprietario iure largitus est 248 ,
prenonominato 249 venerabili loco per hoc nostrae regalis auctoritatis
praeceptum ex integro perdonamus, largimur, confirmamus ac modis
omnibus corroboramus. Familias quoque utriusque sexus et conditionis cum
curtibus et capellis earumque appendiciis cum omnibus castellis, casis,
vineis, campis, pascuis, pratis, silvis, salectis, sationibus, paludibus, aquis
aquarumque decursibus, molendinis, fluminibus, piscationibus, ripis,
rupinis, montibus, collibus, vallibus ac planitiebus, cultis et incultis, divisis
et indivisis, mercationibus, vectigalibus, districtionibus, servis et ancillis,
aldiis et aldianis et omnibus que dici aut nominari possunt ad idem
monasteriurn iuste et legaliter respicientibus in integrum confirmamus, ita
videlicet, ut prelibata abbatissa Bertha quousque vixerit hac nostra
auctoritate roborata de prescriptis rebus eidem monasterio pertinentibus tam
per preceptorum paginam, ut diximus, quamque aliarum instrumenta
cartarum et adquisitis et adquirendis potestative 250 faciat, omnium
magnarum parvarumque personarum molestatione remota. Si quis vero hanc
nostram auctoritatem violare temptaverit, centum quinquaginta libras auri
optimi componere cogatur, medietatem camere nostrae et medietatem sepe
fatae Berthae abbatissae. Quod ut verius credatur diligentiusque ab omnibus
observetur, manu propria roborantes de anulo nostro iussimus insigniri.
244
Cf. il testamento di Angelberga dell’877 marzo nel Codex diplom. Langob. col. 452, N.
CCLXX; L. Astegiano, Codex diplom. Cremonae, II, 60, N. 5; Benassi, Codice diplom.
Parm., p. 146.
245
Sic. Il diploma di fonte del nostro, quello di Berengario II, 917, agosto 27 (N. XVII) ha
prescripto.
246
Sic. Il diploma di fonte cit. ha apostolorum.
247
Antiquitus è su rasura colla n, di forma maiuscola, corretta su altra lettera.
248
Cf. il diploma di Carlomanno 877, ottobre 19 in Codice diplom. Parmense cit., p. 157.
249 Sic.
250 potestative, con la u corretta da a
76

Signum domni (M. F.) Rodulfi piissimi 251 regis.
Manno cancellarius ad vicem venerabilis Beati episcopi et
archicancellarii recognovi et subscripsi (S.R.) (S.).
Data pridie id. november 252 , anno incarnationis dominice DCCCCXXIIII,
domni vero Rodulfi piissimi regis in Italia III, indic. XII. Actum Verone,
in Christi nomine feliciter, amen.
Originale; Archivio di Stato in Parma, Diplomatico, sec. X, mazzo II;
monastero di S. Sisto in Piacenza. - Nel verso della perg. di mano del sec.
XIII: «924. pridie idus novemb., privilegium Rodulfi regis in quo confirmat
abbatisse Sancti Sixti Vadistallam Luciariam Litora paludiana Villole
Sigumarium et Cotrebiam». Altri regesti più moderni. Di mano del sec.
XVI: «Quod reponitur capsula prima et signatur numero 34 et habetur in
catasto veteri fo 7°». Indicazione moderna di catalogo dell’arch. del
monastero: «Sss./Fil.2/N.33». Copia membr. del sec. XIII autenticata da
«Alatrinus domni pape subdiaconus et capellanus» in Archivio Capitolare di
Parma: Pergamene, N. CMLXXVI. Copia 1359 marzo 6 in fasc. membr.
contenente copia di privilegi per S. Sisto di Piacenza, segn.:
«Sss./Fil.3/N.21» c. 6 in Archivio di Stato in Parma, Diplomatico, sec. IX,
mazzo I. Campi, ms. 483, c. 515, della R. Bibl. Palat. di Parma, estratto.
Copia del 1754 nel Transumptum del Baiardi, VII, par. 3. a , c. 187, dalla
copia su cit. autenticata da Alatrino.
Muratori, Antiq. Ital. II, 41 con facsimile del sigillo; Annali, a. 924,
datum; Baronii, Annales eccl... cum critica Pagii, an. 924, I, datum; Origines
Guelficae, II, 118, ed.; Poggiali, Memorie storiche di Piacenza, III, 135
sgg., cit., Giulini, Memorie spettanti alla storia della città e campagna di
Milano, I (Milano, 1854), 461-462, Cit.; Affò, Storia di Guatalla, I, 316, N.
XV; Lupi, Codex diplom. civ. et eccl. Bergomatis, II, 123, datum, 141, estr.;
Robolotti, Nota delle pergamene cremonesi avanti il mille, p. 552, cit. colla
data: «12 kal. nov. «Repertorio diplom. Cremonese, I, 15, N. 114, reg. colla
data: «nov. 19». Codex diplom. Longobardie, col. 875, N. DX, ed. Robolotti
«ex apogr. perg. in Arch. Secr. Cremon.»; Astegiano, Codex. diplom.
Cremonae, II, 62, N. 21, reg. e fonti; L. Schiaparelli, I diplomi italiani di
Rodolfo II, p. 117, N. VIII; Torelli, Reg. Mantovano, p. 15, N. 19.
Lo Schiaparelli a p. 118 nota che lo scrittore del nostro dipl. trascrisse il
testo del dipl. di fonte, Berengario I, 917 agosto 27, non senza scorrezioni.
Dal nostro dipende quello di Ugo del 926 settembre 3 (N. XXXIII); lo
stesso testo si ha pure nel diploma di Berengario II e Adalberto del 951
gennaio 17 (N. LVI). Per il chrismon, il monogramma, il sigillo cf.
Schiaparelli, Ricerche, IV, p. 35-36 e Bullett. Arch. Paleograf. It., N. V, vol.
IX, fasc. 3. 0 , p. 112 sg. Quivi l’illustre A. nota: «È l’unico diploma di
251 mi aggiunto in sopralinea, stessa mano.
252 L’orig. ha novembr con l’asta della b tagliata da lineetta.
77

Rodolfo II che conservi, e in ottimo stato, il sigillo, il che gli dà un valore
speciale: busto del re volto a sinistra (dell’osservatore); indossa la corazza e
porta in capo la corona gemmata coi tre gigli; leggenda: Ϯ Rodulfus Gra Dei
pius rex» (p. 113). Facsimile in Arch. Paleogr. It., IX, tav. 29.
XXXII.
Donazione di Suppone conte ad Azzo e ad Ausperga.
Parola (Parma), 925, gennaio.
Ϯ In nomine domini Dei et salvatoris nostri Iesu Christi, Rodulfus gratia
Dei rex, anno regni eius quarto, mense genuario, indictione tercia decima.
Dilectissimo mihi semper Gisemperto quem Azo vocato et filio quondam
Dodoni et Ausperga qui fuistitis 253 ingenuus vel liberus factus per cartula a
domna Berta et Adelgisus, Vuifredus, Boso, Ardingus clericus. Ego in Dei
nomine Supo comes senior et donator tuus presens presentibus dixi: donare
et dono et per anc cartula donacionis seu per vuasonem de terra, et per
fistuco nodato eciam per cultellum iusta legem meam Salicha tibi qui supra
Gisemperti id sunt in integrum omnibus rebus illis quibus positis sunt in
Valisi et in Casaliclo eciam in Vico Ferdulfi adque in Perada et Sario
tantum, quod per quondam Gisemperto c1erico qui fuit germano supradicto
Dodoni per cartulas adquisitas fuerunt in integrum nisi tantum antepositum
mihi qui supra Suponi comes sorte et massaricia illa in supradicto loco
Casaliclo quod tu Gisemperto in me per cartula emisisti et per Petrus massario
directas fuit, quod est per mensura legitima modia viginti et quatuor
quod tibi per anc cartula data nomine summam in integrum illis aliis
omnibus infrascriptis rebus in suprascriptis locis quod a te suprascripto
quondam Gisemperto clerico per quarnvis ordinem adquisitas fuerunt et
suprascripta domna Berta, Adelgisus, Vuifredus, Boso, Ardingus clericus in
te Gisemperto et ad infrascriptis Dodo Ausperga genitore genitrice tua per
iam dicta cartula libertatis seu ingenuitatis confirmaverunt abere iure
proprietario nomine tibi qui supra Gisemperti per testus istius cartula
donationis seu tradicionis a presenti die confirmo iure proprietario nomine,
ut si quidquid superius anteposuit antepositum sit et dico me ego qui supra
Supo comes meosque heredes illis ad iis rebus.... adque iactari 254 fecit te per
festuco nodatum nos exinde vuarpivimus a te Giseni 255 per te tuisque
heredes intromisit et vestram corporalem adque legitimam facio
investituram sine ullius contradicionem.... ego qui supra Supo comes pro
suprascripta mea donacio contradicio et quod.... qui supra Gisoni per te
tuisque heredes ampliorem firmitatem adque stabilitatem ad suprascriptam
253 Sic.
254 Lettura dubbia.
255 Sic.
78

donacionem firmandum ad te qui supra Gisoni..... ut autem mea donacio et
tradicio omni tempore firmis et stabilis permaneat, insuper expondeo atque
promitto me ego qui supra Supo comes meosque heredes tibi cui supra
Gisoni per te vel ad tuis heredes quod si vos vobis suprascriptis rebus quod
in ea legitur cartula et vobis…. abere contraere aut retol1ere vel…. que
fierimus aut si de vestra persona umquam in tempore per vos aut vestris
sumitentes personis vel principe exinde inquietare presumpserimus
dicendum eo quod vobis aliquit pertinere debuisetis de vestra persona, tum
componeamus vobis multa quod est pena aurum optimum libras quatuor
argentum pondera vigenti eo quod repetierimus vindicare non valemus, set
presens ca:tula ista omni tempore firmis et stabile permanerit cum
stipulatione supnissa et anc bergamena cum atramentario manibus meis de
terra levavi et Cuniberto notario ad conscribendum dedi adque rogavit, in
qua supter confirmes et testibus optulit roborandam. Actum in curte Pariola.
Ϯ Signum manus Suponi comes qui anc cruce fecit et anc cartula fieri
rogavit.
Signum Ϯ Ϯ manibus Riculfi seu Richardi eciam Ansaldi Salichis testis.
Signum Ϯ Ϯ manibus Laudoni et Anselmi filius quondam Gisemperti
Salihis testes.
Signum Ϯ manibus Manfredi qui Azo vocato vasus ipsius Suponi comes
testis.
Signum Ϯ Ϯ manibus Ildeprandi Saliho et Mandeberto filio quondam
Teudulfi testes.
Ϯ Ego Gico notarius rogatus testis subscripsi.
Ϯ Scripsi ego Cunibertus notarius postradita complevi et dedi.
Originale; Arch. Capitolare, sec. X, N. XXVI.
Parzialmente ed. in Affò, Storia di P., N. LII, p. 333; Clt. In Malaguzzi-
Valeri, I Supponidi. - Note di storia signorile italiana dei secoli IX e X,
(Modena 1894), p. 15-ss e in Silvio Pivano, Le famiglie comitali di Parma
dal sec. IX all’XI in Arch. Stor. Parm., vol. XXII bis , 1922, p. 506 e 504, n. 4.
XXXIII.
Ugo re conferma al monastero di S. Sisto di Piacenza le corti Guastalla,
Campo Miliacio, Cortenova, Sesto, Luzzara, Paludano, Villola e Pegognaga
colle dipendenze, nonchè il monastero di Cotrebbia.
Pavia, 926, settembre 3.
(C.) In nomine domini Dei aeterni. Hugo divina largiente clemencia rex.
Si sacris ac venerabilibus locis temporalia atque transitoria concedimus,
79

magnam 256 apud dominum remunerari in futuro nequaquam diffidimus.
Quocirca noverit omnium fidelium sanctae Dei Aeclesiae, nostrorumque
presencium scilicet ac futurorum industria, Lampertum sanctae
Mediolanensis ecclesiae archiepiscopum nec non et Adelbertum sanctae
Bergarnensis sedis presulem et Errnengardis gloriosisimam comitissam
karissimamque germanam nostram et Giselbertum 257 illustrem comitem
palatii humiliter nostram exorasse celsitudinem, quatenus ob amore 258
superne remunerationis 259 per nostri precepti paginam quoddam monasterium
imfra 260 civitate Placentina a beate videlicet memoriae Angelberga
imperatrice constructum et in honore Sancti Sixti dedicatum Berte
gloriosissime abbatisse consanguineae nostrae cum omnibus suis
pertinenciis confirmare dignaremur, simul quoque roborantes et in
perpetuum concedentes eidem monasterio quasdam cortes, Vuardestallam
scilicet, Campum Miliatio, Curtem 261 Novam, Sexto, Luciariam 262 , Litora
Paludiana, Villole 263 , Piguniariam cum adiacenciis eorum 264 et omnia
quecumque memorata imperatrix institutionis 265 suae paginam ubicumque
eidem cenobio diffinivit ad habendum. Quorum peticionibus tota devocione
faventes, id fieri annuimus, hoc nostrum preceptum scribi iubentes, per quod
prelibate Berte eundem monasterium confirmamus quatenus in sua sit
potestate et dominio cousque vixerit et ibidem dominatrix et ordinatrix
atque rectrix invigilet ac permaneat donec eius fuerit vita. Per quod etiam
iam prescripto venerabili loco concedimus hac 266 confirmamus omnes res et
possessiones mobiles ac immobiles, tam per cartulas quamque extra cartulas
vel cuiuscumque inscripcionis titulo ad partem ipsius monasterii legibus
adquisitas et adquirendas, seu quicquid per regum vel imperatorum
antecessorum nostrorum precepta ad eundem sacrum locum collatum, atque
cellulam quandam que antiquitus Monasterium dicebatur non procul a
Placentina urbe sitam 267 , loco qui Caput Trebiae vocatur, in qua ecclesia
apostolorum principis honore dicata consistit, cum omnibus inibi (inibi) 268 a
pertinentibus, quemadmodum Karlomannus serenissimus rex antiquitus
eandem cellulam cum universis suis appendiciis eidem monasterio
proprietario iure largitus est, prenominato venerabili loco per hoc nostrae
256
Sic.
257
Scritta dalla stessa mano su altra parola, che pare Eginerium
258
Sic.
259
remunerationis la t corretta su c
260
Sic.
261
curtem è scritta nell’interlinea.
262
La prima a della parola corretta su altra lettera.
263
villole corretta da uuillole con rasura di u iniziale.
264
Sic.
265
Il diploma di fonte ha: per institutionis suae paginam
266 Sic per ac
267 sitam a corretta su u
268 inibi inibi così l’originale.
80

egalis auctoritatis preceptum ex integro perdonamus, largimur,
confirmamus, modisque omnibus corroboramus familias quoque utriusque
sexus et condicionis cum curtibus et capellis earumque appendiciis, cum
omnibus castellis, casis, vineis, campis 269 , pascuis, pratis, silvis, salectis,
sacionibus, paludibus, aquis aquarumque decursibus, molendinis,
fluminibus, piscacionibus, ripis, rupinis, montibus, collibus, vallibus ac
planiciebus, coltis et incoltis, divisis et indivisis, mercacionibus,
vectigalibus. districtionibus, servis et ancillis, aldiis et aldianis et omnibus
que dici aut nominari possunt ad eundem monasterium iuste et legaliter
respicientibus in integrum confirmamus, ita videlicet ut prelibata abbatissa
Berta, quousque vixerit, hac nostra auctoritate roborata de prescriptis rebus
eidem monasterio pertinentibus tam per preceptorum paginam, ut diximus,
quamque aliarum istrumenta cartarum et adquisitis 270 et adquirendis 271
potestative faciat omnium magnarum parvarumque 272 personarum
molestacione remota. Si quis vero hanc nostram auctoritatem violare
temtaverit, CL libras auri optimi componere cogatur, medietatem camere
nostrae et medietatem sepe fate Berte abbatissae. Quod ut verius credatur
diligenciusque ab omnibus opservetur 273 , manu propria roborantes de anulo
nostro iussimus insigniri.
Signurn (M.F.) domni Hugonis piissimi regis.
Sigefredus cancellarius ad vicem Beati episcopi et archicancellarii
recognovi et subscripsi, (S.R.) (S.).
Data anno dorninice incarnacionis DCCCCXXVI, III non. sep.,
indiccione XV, anno vero domni Hugonis I.
Actum Papia 274 ,· in Christi nomine feliciter, amen 275 .
Originale; Archivio di Stato in Parma, Diplomatico, Sec. X, mazzo II;
monastero di S. Sisto di Piacenza.
Nel verso di mano del Sec. XIII: «y 926, 3. ° nonas sept., privilegium
Ugonis regis in quo confirmat abbatise sancti Sixti privilegia precedenti a
circa infrascripta videlicet, Vadistalam, Campum Miliacium, Novas
Luciariam Litora Paludiana, Vilole, Pupuginariam et monasterium caput
Trebie cum apendiciis pascuis paludibus piscationibus rupis et rupinis».
Altri regesti posteriori. - Indicazioni archivistiche: «F/f» e «Sss./Fi.2/N.34».
Copia del 1359 marzo 6 in fasc. membr. contenente copia di privilegi per
S. Sisto, segn.: «Sss/Fi.3/N.21», c. 6, Archivio di Stato in Parma,
Diplomatico, Sec. IX, mazzo I. Copia membr. del sec. XVI, ibid.,
269
cam su rasura.
270
L’ultima i corretta su a
271
L’ultima i corretta su a
272
L’originale ha: paruarumq
273
Sic.
274
La prima p corretta su altra lettera.
275
La n è maiuscola.
81

Diplomatico, mazzo II, Sec. X.
Muratori, Antiq. Ital., I, 411; Origines Guelficae, I, 246; Affò, Istoria di
Guastalla, I, 318, N. XVI; Codex diplom. Langobardiae, col. 887, N.
DXXI; Böhmer, Reg., 1373; Schiaparelli, in Bull. Arch. paleogr. It., IX,
115; facs. in Arch. paleogr. It., IX, tav. 30. Regigtrato nel prospetto dei
diplomi di Ugo al N. 2, in Schiaparelli, Bull. Arch. stor. It., N. 34, p. 234;
Torelli, Reg. Mantovano, p. 16. N. 20.
Lo Schiaparelli osserva che in questo diploma, riconosciuto dal
cancelliere Sigifredo che fu poi vescovo di Parma, nella forma del chrismon
e di alcuni elementi paleografici: «pare di scorgere l’influenza del diploma
di Rodolfo II, 924 novembre 12, che ha servito di fonte per il testo. Nella
trascrizione, il nostro scrittore fu attento ad evitare alcuni errori del diploma
di Rodolfo. Le corti Campo Miliacio, Cortenova e Sesto, che non
compaiono nel diploma di fonte, erano già state confermate da Berengario I
(cf. I Diplomi di Berengaria cit., N. IV e N. CXV). Sigillo cereo: busto del
re, volto a destra (dell’osservatore); corazza, corona gemmata coi tre gigli,
nella sinistra lo scettro. Leggenda: Ϯ HUGO GRACIA DEI PIISSIMUS
REX. (Bull. Arch, paleogr. cit. p. 117). Intorno allo scrittore, che pare non
fosse italiano, vedi ivi, p. 115.
XXXIV.
Bernerio vende al conte Rodolfo un castello, una cappella e dei terreni,
che aveva acquistati da Guitburga (Vuiburga) moglie del medesimo conte,
posti nelle corti di Sabbione e di Marsalia.
«Castello Catoniano» (Modena?), 926, dicembre 13.
Ϯ In nomine domini Dei eterni, domnus Ugus gratia Dei rex, regni eius in
Dei nomine hic in Italia anno primo, die tercio decimo de mense decembris,
indictione quarta decima. Constat me Bernerio vindictore 276 filio
quondam....... genus francorum, qui sum abitator.... finibus.... [qui anc]
bergamela curn atramentario et penna cum coltellum et per fistucum
notatum et ramus arboribus et andelac iusta lege mea Salica modo vero ad
presente die trado atque trasfundo perpetualiter trado tibi Rodulfi gracia Dei
comes genus 277 Francorum emtore et ad vestris heredes idest in integrum
omnes res illas et castellum et cum capella et curte in se et cases et
massaricies et servos et ancillas in quantum me superscriptum Bernerio
advinet de Guitburga 278 filia Aghinoni iugalis de vos ipso Rodulfus....
cartula excomparacionis ipse suprascripte res, que sunt posita in casale
Sablone et in Marsalia et cum ipsa curtis et capella et castellurn at
276 Nella copia vindict con trattino ondulato sopra alla t
277 Nella copia gens con trattino orizzontale sull’n
278 Sic; nelle carte precedenti la moglie del conte Rodolfo è detta Vuiburga.
82

massaricies et cum servos et ancillas omnia et ex omnibus et cum omnes
iures super se aben[tes], qualiter in ipsa mea cartula anteriore legitur, idest
tam casis cum capellas et cum ipso castello et massaricies una cum terris et
vineis, campis, pratis, silvis, salectis ac patulibus,.cultis et incultis, divisum
et indivisum, accessionibus et usibus aquarum aquarumque decursibus cum
omnes iures adiacenciis vel pertinenciis earum rerum per locas et vocabulas
una cum servos et ancillas etiam una cum ipsa cartula in quantum me
suprascripto Bernerio advinet de iam dicta Guitburga iugale tua, una cum
ipsa cartula et qualiter in ipsa cartula anteriore legitur et faciatis quitquit
volueritis ad iure et proprietario nomine vobis suprascripto emtore et ad
vestris heredes per testus istius cartula in estromento vendicionis omnia
qualiter superius scriptum est, set per vuampirisis 279 et per fisticum notatum
facio vobis traditura vel legitima revestitura et exinde [foris] feci, cot 280
recepit ego suprascripto vinditore pro suprascriptis res et casis et pro ipsa
cappella et castellum et curtis et massaricies et pro servis et ancillis eciam
una cum iam dicta mea cartula anteriore una cum omnia superioribus et
inferioribus suis ac de eadem pertinente ad ec vobis soprascripto emptore
precium taxatum inter aurum et argentum et alies peties valientes solidos
sexcentum fenito precium, unde modo expondimus adque promittimus nos
suprascripto venditore vel meis heredes vobis suprascripto emtore vel ad
vestris heredes ipsa suprascripta res et casis et castellum et cappella et
massaricies una cum servos et ancillas pueros et puellas et omnia
suprascripta vendicione nostra ab omni omine defensare et si menime
defensare non potuerimus aut contra anc cartula ire quandoque agere
presumserimus, tunc componamus ego suprascripto venditor vel meis
heredes vobis supraseripto emptore vel ad vestris heredes predictas res et
easis et castellum et cappella cum ipsa curtis et massaricies cum earum
pertinencia in dublo et insuper inferamus pena, oc est aurum libra dua
argentum ponderas tres et cot 281 repetit vindicare non valeas, set presens
cartula ista omni tempore firma et inviola 282 permaneas cum stibulacione
sumicxa 283 diuturnum tempore maneas et inconvulsa. Actum in Castello
Catoniano.
Signurn Ϯ Ϯ Ϯ Ϯ Ϯ Ϯ manuum Illeroni filio quondam Franconi et Aghino
fiiio quondam Sigheberti et Ametdeo genus Francorum, qui ad lege Salica
pro fideli 284 at Tomaso filio quondam Gerniniani et Rifrido filio Petroni et
Goannace qui Sonico vocatur filio Goannace rogatis testis.
Ϯ Ego Vuarnerius rogatus me teste manu mea subscripsi.
Ϯ Ego Iohannes notarius scripsi anc cartula postraditam est eam complevi
279 Sic.
280 Sic per quot
281 Sic per quot
282 Sic. per inviolata
283 Sic.
284 Sic.
83

et dedi.
Copia del 1750; Archivio Capitolare, Transumptum, Sec. X, N. XXVII.
Ho invano cercato l’originale.
Citat. in Tiraboschi, Dizionario topograf., I, 171, II, 29 e Storia della
badia di Nonantola, I, 298.
XXXV.
Bernardo del fu Ungebaldo Modenese vende a’ Giovanui del fu
Guntardo la cappella di S. Maria, il castello ed altri beni posti in Sabbione
ed in Marsalia, come pure i suoi possedimenti posti nel comitato Vercellese,
in «Vetiniaco, Flaviasco, Gisalingo».
«in Saxo Pomponiano» 926, dicembre 13.
(S.T.) In nomine domini Dei eterni, domnus Ugus gratia Dei rex,
recgni 285 eius in Dei nomine ich 286 in Italia anno primo, die quinto decimo
de mense decembris, per indictione quinta decima. Constat me Bernardo
filio quondam Ungelbaldi genus Francorurn, qui anch 287 bergamenam cum
atramentario et pennam cum coltello et per festucum notatum et ramus
arboribus et andellai iusta legem meam Salicam abitator sum in Villla
Cabboniano finibus Montinensis, modo vero ad presentem diem trado atque
transfundo perpetualiter trado tibi Iohanni filio quondam Guntardi jenus
Romanorum emtore et ad vestros heredes idest in integrum omnes ipsas res
et capellam, que est edificata in onore sancte Marie et castellurn circumdata
in fundo casale Sablone et curte Marsalla, seu et casas masaricias... seu
adpenditiis omnibus rebus illis, seu ad ipsam curtem Marsallam et Sablone
pertinet per aliis casaliis cum adiacentiis vel pertinentiis earum, id est in
integrum tam casis cum sediminibus suis et castellum cum ipsa capella seu
masaritiis, seu terris, areis, vineis, pratis, pascuis, silvis, (h)ac stallariis,
ripis, rupinis ac paludibus, cultis et incultis, divisis et indivisis una cum
finibus et terminibus accessionibus et usibus aquarum [aquarumque]
decursibus cum omnes iures adiacentiis vel pertinentiis earum re[rum] per
loca et vocabula, tam in montibus quamque in planis una cum servis vel
ancillis et pueris et puellis iuris ad ipsam curtem pertinentibus, omnia et ex
omnibus quantum mihi Bernardo pertinet in comitatu Vercelense et in locis
que nominantur Vetiniaco et Flaviasco et Gisalingo... omnia in integrum
cum terris et vineis una et castellum et capellam et casas domnicatas et casas
massaritias ut servos et ancillas, omnia qualiter in suprascripta cartula
vendiccione continet... legit et simul eciam et ipsam cartula vendo et trado
285 Sic.
286 Sic.
287 Sic.
84

vos supernominato emtore et vestris heredibus et faciatis exinde ad
presentem die quicquit et qualiter volueritis ad iura et proprietario nomine
per testus istius cartula intermitto vendicionis omnia, qualiter superius
scriptum est, sed per vuerepivit [et] per festucurn notatum facio vobis
traditura vel legittima investitura et exinde foris feci ego supernominato
venditore pro supernominatas res et casis et pro ipsa capella et castellum et
curtis et masaritias et pro servis et ancillis una cum omnibus superioribus et
inferioribus suis ad eamdem pertinentem ad ec vobis supernominato emtore
precium tassatum tantum inter aurum et argentum et alias species valentes
solidos sex centum finitum precium, unde modo et spondeo adque promitto
me ego supernominato venditore vel meos heredes vobis supernominato
emtore vel ad vestros heredes ipsas supernominatas res et casas et castellum
eciam una cum iamdicta capella et masariciis una cum servis et ancillis,
omnia qualiter in suprascripta cartula vendicione relegitur, omni tempore ab
omni omine defendere promittimus et si minime defensare non potuerimus,
aut contra hanc cartula ire quandoque agere presumserimus tunc
componamus ego supernominato venditore vel mei heredes vobis
supernominato emtori vel ad vestros heredes predictas res et casas,
castellum et capellam cum ipsa curte et masaritiis cum earum pertinentis in
dublo et insuper inferamus penam, cot est aurum libras duas argentum
pondera tres et quod repecierimus vindicare non valeamus, set presens
cartula ista omni tempore firma et inviola 288 permaneat cum stipulacione
submissa diuturno tempore maneat et inconvulsa. Actum in castellum Saxo
Pomponiarno.
Signum manus Ϯ Bernardi qui hanc bergamenam cum atramentario et
pennam cum coltellum et per festucum notatum et ramus arboribus et
andellai iusta legem Salicam et manibus meis de terra levavi et tibi Iohanni
notario scribere rogavi et testibus obtuli roborandam et fieri rogavit.
Signa manuum Guido filio Abinoni et Odglerio et Ingelberto jenus
Francorurn qui lege Salica profitebat et Martino et Madio germanis filiis
quondam Giminiani et Supo filio quondam Martini et Iohannes filio
quondam Petroni rogatis testes.
Signa manuum Natale filio quondam Iovanni et Amelberto filio eius
legem viventem Longobardorum rogatis testes.
(S.T.) Ego Albertus causidicus auctenticum huius exempli vidi legi et sic
ibi continebatur sicuti in hoc legitur exemplo preter letteras forte plures vel
pauciores......
(S.T.) Huius exempli cartulam Iohannes notarius scripsit post traditam.
Copia del 1750; Archivio Capitolare, Transumptum, Secolo X, N.
XXVIII. - Ho cercato invano la copia antica.
Cit. in Tiraboschi, Dizionario topografico, 1, 81, 171, e Storia della
288 Sic.
85

Badia di Nonantola, l, 298.
XXXVI.
I coniugi Garifredo e Garivuerga ottengono in enfiteusi dal conte
Rodolfo alcuni beni da essi venduti al medesimo conte.
(Sabbione?), 928, giugno, 4.
(S.T.) In nomine domini Dei eterni, Hugo rex hic in 289 Italia anno tercio,
die quarto de mense iunio, per indicione prima. Petimus nos Garifredo et
Garivuerga iugalibus ex ienus Francorum ad vobis dominus Rodulfo comes
similis ex ienus Francorum, ut nobis suprascripti iugalibus per infiteohario
et precario iuris nomine concedere iuberemus usque in tercia ieneratione
tantummodo per infitehorio 290 et precario iuris nomine, id est omnes res ille
quas vos suprascripti iugalibus per cartula vindiccionis emisistis in me
suprascripto Rodulfo et nunc modo eciam peticioni obaudistts et coad id ego
Rodulfo vobis ipsi iugalibus usque tercia ieneracione tantummodo abendum,
tenendum adque possidendum finesque defensandum et in omnibus pro eis
meliorentur nam non (non) pediorentur, quatenus ut per vos proficiad, nam
non depereat et ex vestris ex propiis expensis seo laboribus nihilque inferius
ad ficta pensione indesinentur paina peticionis inferre debeatis pro omnibus
rebus et frugum terre ad ficta pensione omnesque anno circuli arientum
bonum et spendibile dinarii quatuor in festivate Sancti Marij 291 in mense
agusto, dati et consinati mihi suprascripti Rodulfi vel ad ministeriale meo in
curte mea Sablone, alio redito nec censum non inponamus, nisi qualiter
superius legitur, nam 292 nos vobis licenciam dedimus nec vendendi, nec per
nullo inienio inalienandi sunt post transitus vestrorum, quandoque Dominus
placuerit, ipse suprascripte rebus et casis in integrum revertar ad me
Rodulfo vel ad meis heredes aut cui iure et propitas, 293 set propterea
promitentes promitimus ego Rodulfo una cum meis heredes vobis
suprascriptis iugalibus usque in tercia ieneratione qualiter superius legitur, si
umquam tempore et inde agere vel causare aut foris expellere aut menare
voluerimus et non permanserimus, aut ulla super imposita facere
presumserimus et non permanserimus in omnia qualiter superius legitur,
tunc componamus pars ad parte unus de nos vel de heredibus nostris de
super quem culpa inventa fueri 294 , id est pena numero in arientum solidos
viginti et post pena soluta hanc cartula infiteosin in sua permanead
289
Nella copia hin
290
Sic.
291
Sic. per Sancte Marie
292
Nella copia nan
293
Così invece di proprietas
294 Sic.
86

firmitatem, unde dues cartule infiteosim pariter uno tinore conscripti sunt.
Actum feliciter.
Signo Ϯ Ϯ manibus Gerifredi 295 et Garivergi 296 iugalibus qui hanc cartula
infiteosin fieri rogaverunt.
Signo Ϯ Ϯ Ϯ Ϯ Ϯ manibus Erloini et Teotardi et Inarti et Elleroni et Eupardi
ienus francorum testes.
Signo Ϯ Ϯ manibus Odelberti et Supini rogatis testes.
(S.T.) Ego Aribertus notarius scripsi rogatus postradita compleviet dedi.
Copia del 1750; Archivio Capitolare, Transumptum, sec. X, N. XXIX.
Non ho rinvenuto l’originale.
Cit. in Tiraboschi, Storia della badia di Nonantola, I, p. 298.
XXXVII.
Azone preposto ed Ardeverto arcidiacono della canonica Parmense
danno a livello a Leone ed al figlio di lui una casa con terre.
Parma, 929, febbraio.
(S. T.) In nomine domini Dei et salvatoris nostri lesu Christi, Ugo gratia
Dei rex, anno regni eius tercio, mense februario, indictione secunda. Placuit
adque convenit inter Azo prepositus canonice Parmense et Ardevertus
archidiaconus, qui una per consensum et auctoritatem fratrum seniorum
canonicorum ipsius ecclesie et inter Leo filio quondam Leoperti et item Leo
filio suprascripto Leoni liberis homines, ut in Dei nomine dare deberet sicut
et dedit ipsis Azo prepositus et Ardevertus archidiaconus Leoni et item
Leoni vel ad illorum heredes libellario nomine casa ad ressidendum et rebus
ad laborandum.... Parmense et qui fuerunt quondam Giselperti notarii quibus
pos….cum sua pertinencia quod per vos ipsis usque modo directas vel
laboratas fuerunt vel fiunt in integrum earum masariis vel ad illorum
heredes libellario nomine tradaverunt da modo usque ad anni viginti et nove
in eo tinore, ut ipsa casa vel res meliorentur, nam non pegiorentur sine omne
nelicto vel fraude et exinde persolvere debeant ipsis masarii vel ad illorum
heredes eorum Azoni preposito et Ardeverti archidiacono vel ad successores
eius pro omni anno et pre tempus de omne fruge, quod super ipsas res
seminaverit de omne genere grano cove quarto in area, vinum tercio
antepositum ei orto, lino, rapas, vicia, facioli, canape, umde non reddat
exenio per anno dare debeant uno in natalem Domini par pullos, oves decem
et pro prato vel silva denarios tres et quando tempus messis vel vindimies
fuerit misso domnico super area et torculo stare debeat et ipse ei subcepta
295 Sic.
296 Sic.
87

faciat [a]d ei vivendam vino domum evegere et adducere debeant ad [cas]tro
Coliclo et mittere in vasculo domnico, 297 nam grano et exenio et denariis
cum suo tempus evegere et adducere debeant ad domo eorum canonicis
infra civitate Parmense et si annue minime compleverint, misso domnico eis
pingniorare et destrigere debeant ad legem et iusticiam faciemdum et cum
ad dies expletis venerint, tunc cum tres porciones de omni labore vel notrimen,
quod diebus illis super ipsas res aquisierit, foris exeat, quartam
porcionem in ipso cispidem dimittant. Pena quidem inter se posuerunt, quod
si quis unus ex ipsis aut heredibus illorum vel parti ipsius canonice se de anc
conveniencia removere voluerit, aut si exire, aut menare vel aliqua
superponere, aut si posponere voluerint et non permanserit in ea omnia,
sicut supra legitur, tunc componat pars parti fidem conservanti pena numero
solidos viginti et post pena soluta presens libelli ad omnia suprascripta in
suo maneat firmitatem. Unde duos libelli scripti sunt. Actum Parma.
Signum Ϯ Ϯ manus Leoni et item Leoni qui unc libello fieri roga[v]erunt.
Signum Ϯ manus Giselberti de Aroiliato 298 testis.
Signum Ϯ Ϯ manus Faustini et Dominici de civitate Par[men]se teste .
(S. T.) Scripsi ego Rimperto notarius postradita complevit et dedit.
Originale; Archivio Capitolare, sec. X, N. XXX - Nel verso di mano del
sec. XII: «lib. de terra de Orie»; di mano del sec. XVIII: «an. 929». -
Pergamena completamente ingiallita dall’abuso di reagenti, superiormente,
per un terzo, la scrittura è in gran parte scomparsa; mi sono giovato, per la
reintegrazione, del Transumptum.
XXXVIII.
Ugo re conferma alla chiesa di Parma i privilegi anteriori, l’abazia di
Berceto, la districtio ed il teloneo; la prende inoltre sotto la sua protezione.
Parma, 929, settembre 17.
(C.) In nomine sanctae et individuae trinitatis. Hugo divino fretus auxilio
rex. Nichil arcius ad nostrae sublimitatis honorem nostrique regiminis
corroborationem facere credimus quam si sanctarum Dei aecclesiarum
habentes sollicitudinem earum dotes inconvulsas servare curamus et votis
fidelium pias aures accomodamus. Ac per hoc omnium sanctae Dei
aecclesiae nostrorumque fidelium presentium et futurorum noverit sagacitas
Sigefredum venerabilem sanctae Parmensis aecclesiae episcopum nostrae
297 Nell’orig. dom con segno d’abbreviazione per troncamento.
298 Sic.
88

serenitatis adisse clementiam petens 299 , quatenus precepta atque, auctoritates
piissimorum augustorum vel regum predecessorum nostrorum omnium
quotquot a tempore divae memoriae Ratchis regis usque ad presens nostrum
tempus sui predecessores prefate sanctae Parmensi aecclesiae acquisierunt
abbaciam scilicet de Bercedo in honorem Sancti Remigii extructam ac
aeiusdem Parmensis civitatis districtum et omne ius publicum et toloneum
ambitumque murorum in circuitu et locellum quendam Luculum nomine
situm in alpinis ac scopulosis vastor[um montium] locis in comitatu
parmensi confinibus et terminibus suis, sicut in precepto bone memoriae
Karoli imperatoris predecessoris nostri continetur ceteraque etiam que a
predecessoribus nostris prelibatae aecclesiae Parmensi dudum collata sunt
nostri corroboratione precepti per interventum et petitionem Aldae
dilectissimae coniugis [nost]r[ae] atque Samson illustrissimi comitis et
dilecti fidelis atque consiliarii nostri confirmaremus atque corroboraremus.
Quorum simul iunctis condignis petitionibus ratam fore Deo pleniter
existimantes atque ad remedium animae nostrae proficere firmiter
cognoscentes, hos nostrae actoritatis apices inscribi iussimus, quibus
decernimus ut iam dictam abbatiam de Bercedo integre et districtum iuris
publici Parmensis civitatis cum ambitu murorum sive toloneum eiusdem
civitatis, nec non et cortem regiam et pratum regium seu et locellum illum
nomine Loculum cum finibus et terminationibus suis, ut dictum est, vel
quicquid antique reges seu imperatores et reliqui homines Deum timentes
memorate sanctae Parmensi aecclesiae suis preceptis vel testamentis
contulerunt et postea precellentissimi reges atque augusti sua auctoritate
confirmaverunt stabilia atque inconvulsa nostris futurisque temporibus in
sua potestate vel iure sue sanctae Parmensis aecclesiae prescriptus
Sigefredus epi scopus suique successores perpetualiter teneant. Statuimus
etiam et omnimodis interdicimus ut nullus sub regno nostro constitutus de
rebus supra taxate Parmensis aecclesiae in quibuscumque comitatibus vel
locis aliquam diminorationem facere aut alias quaslibet annuales
diminutiones aut consuetudinario more exigere vel tollere aliquid aut
clericos eiusdem aecclesiae in personis vel domibus suis ledere videat. Sed
repulsa omni iniusta consuetudine liceat pretaxato venerabili episcopo
Sigefredo suisque successoribus omnes res iam dictae Parmensis aecclesiae
de quibus legitimam vestituram tenuit vel tenere dinoscitur aut in futurum
tentura est cum universis sibi subiectis sub immunitatis nostrae defensione
quieto ordine tenere atque pro incolumitate nostra altissimum Dominum
exorare. Omnimodis etiam precipimus ut, si de rebus iamdictae aecclesiae
ullam diminorationem quislibet facere temptaverit, non sii necesse iam dieto
episcopo eiusque successoribus sive eiusdem aecclesiae causam peragentibus
ullam facere probationem, sed diligenter per bone fidei homines
iureiurando si opus fuerit finiatur. Qui cumque ergo huius nostri precepti
299 petens in sopralinea, stessa mano.
89

prevaricator exstiterit trecentas auri optimi componat libras medietatem
kamerae nostrae et medietatem praefatae Parmensi aecclesiae et iam’ dieto
Sigefredo episcopo eiusque successoribus, qui pro tempore fuerint. Quod
autem ut verius credatur diligentiusque ab omnibus observetur rnanu propria
roborantes de anulo nostro subter annotari iussimlls.
Signum domni (M.) Hugonis gloriosissimi regis. Petrus notarius iussu
regis recognovi et subscripsi (S. R.). Data XV kal.octub., anno dominicae
incarnationis DCCCCXXVIIII, regni vero domni Hugonis invictissimi regis
quarto, indictione tercia. Actum Parme, in Dei nomine feliciter, amen.
Diploma falso in forma, di orig., di mano del sec. X; Arch. Capit., sec. X,
N. XXXI – Inedito - Largo strappo rotondo nel luogo del sigillo.
Fu ritenuto orig. dal Muratori in Antiq. It. II, 942 e dal Muhlbacher in
Regesta Karolinorum, N. 1543, ma dopo l’esame critico a cui è stato
sottoposio dallo Schiaparelli in Ricerche storico·diplom. - Parte V. I diplomi
di Ugo e di Lotario nel Bull. dell’ Istituto Stor. Ital., N. 34, pp. 207-ss, va
ritenuto falso. Lo Schiaparelli afferma che da questo diploma (che nel suo
prospetto dei diplomi di Ugo (Ibid. p. 236) porta il N. 24), ne dipende un
altro di ugual contenuto, dato a Parma, il 930, settembre 16 (Prospetto cit.,
N; 26), pervenutoci inserito in un placito di Ugo e Lotario del 935,
settembre 18, di cui conservasi copia autentica del sec. XI (N. XLIII), il
quale perciò risulta parimente falso. Dello stesso giorno, 16 settembre, 930,
(Prospetto, N. 25) abbiamo un altro diploma di Ugo per la chiesa di Parma
(Ughelli, II 2 , 156) eguale per contenuto ad un altro del 4 settembre, 925
(Prospetto, N. 3) del quale è una rinnovazione (Affò Storia di P., 334, N.
LIII). Questi due diplomi sono ritenuti dallo S. autentici. La coppia di
diplomi autentici, per un solo passo in più riguardante la conferma del giro
delle mura di Parma e la conferma di Lugulo alla chiesa Parmense; questa
conferma sarebbe secondo lo S., il movente del falso. Per la descrizione dei
caratteri estrinseci della pergamena ved. ibid. p. 207-s.
XXXIX
Placito tenuto nella «villa Renno» alla presenza di Suppone conte e di
Maginfredo conte e messo dei re Ugo e Lotario, per definire una causa tra
Rodoljo figlio di Unroch ed i fratelli Vikerno, Pietro e Simperto.
Villa Renno (Modena), 931, agosto 5.
Ϯ Dum in Dei nomine villa Renno iudiciaria Motinensis in casa, propria
Petri per eius data licencia in iudicio ressideret Supo comes eiusdemque
comitatu una simul cum Maginfredus itemque comes et missus domnorum
90

egum, singulorum ominum iusticiam faciendum ac deliberandum,
ressedentibus cum eis Ragimundus comes Regiensis, Rodulfus filius
Unrohi, Adelbertus el Rotbertus germanis vassi domnorum regum,
Iohannes, Arnustus et Ritpertus iudices domnorum regum, Gundefredus
notarius sacri palacii, Ragimfredus et Zahia scavinis, Aribertus et
Ariuvaldus notariis, Raginulfus vicecomes, Lanzo gastaldio, Erardus filius
quondam Egilulfi, Qunimundus, Unaldus, Bernardus et Iohannes germanis
filii quondam Todilloni, Ingelfredus, Auprandus, Vuido filius quondam
Aginoni, Efrulfus filius quondam Ingefredi et reliqui plures. Ibique eorum
veniens presencia Rodulfus filius quondam Odilardi una curn Aribertus
notarius aiutorem suum, qui ei per data licencia predictorum comitibus et
misso aiutor existebat et ostenserunt ibi cartulas tres ubi continebatur in
prima cartula inter cetera, qualiter Vuikerno, Petrus et Simpertus germanis
filii quondam Leuntasi 300 venumdasent 301 Rodulfi filius quondam Odilardi
pro abcepto precio argentum denareos bonos solidos duocenti omnes res et
casas quas abere visi erant in locas et fundas casale Aucito 302 et in Griciano,
Cinganello, Pulinago, Ventoso et infra finibus Ferronianense castro et in
comitatu Motinense vel in Regiense seu per alias casalias ubicumque per
singulas locas abere visi erant, ut in eidem Rodulfi esent 303 potestatem
proprietario iure; in alia namque cartula continente in ea inter cetera,
qualiter Teutardus filius quondam Teuterii venumdaset Leuntasi filius
Simperti, it est omnes res illas e mobilias seu casas illas omnes quantas
abere visi erant in fundo casale Aucito el in Paciano seu in Griciano et infra
finibus castro Ferronianense et in Motinense vel per alias casalias, aut
ubicumque per locas el vocabulas abere visi erant, omnia in integrum, ut in
eidem Leuntasi essent potestatem proprietario iure. In tercia namque cartula
continente in ea inter cetera, qualiter Deusdeit et Teutelda iugalibus
venumdasent 304 Leuntasi pro abcepto precio omnes res suorum et mobilia
cum casis superius abente, quas abere visi erant in fundo casale Muntecalvo
et in casale Valle infra finibus castro Feronaniense vel per alias casalias
ubicumque abere visi erant, ut in eidem Leuntasi essent potestatem
proprietario iure abendum; erat cartulas ipsas ab eisdem emissoribus 305
rnanu propria firrnatas et a testibus roboratas seu a puplici notarii scriptas
legebantur traditas et conpletas essent et emissas per regnorum et
indicionem. Cartulas ipsas ostensas et ab hordine lectas, interrogati sunt
predicti Rodulfus et Aribertus notarius aiutor eius, pro qua causa cartulas
ipsas ostenderent. Qui dixerunt: vere ideo ic vestri presencia istas
ostensimus cartulas, ut ne quislibet omo dicere possit, quod ego Rodulfus
300 L’orig, ha lentasi
301 ent corretto da prima mano su et
302 Si aveva aucilto, la l venne cancellata da prima mano.
303 corretto da eset con rasura della t
304 ent corretto su et da prima mano.
305 La b su rasura.
91

eas silens aut oculte vel conludiosas abuissemus aut detenuissemus et quod
plus est querimus, ut dicant isti Vuicernus, Petrus et Simpertus germanis qui
ic ad presens sunt, si cartulas istas bonas et veras sunt aut si una in me
Rodulfus ex ipsas emiserunt casis et rebus ipsis que in eas legitur mihi
contradicere aut subtraere vellint a non. Qui et ipsi germanis dixerunt et
professi sunt: vere cartulas istas, quam ic ostensistis, bonam et veras sunt et
una ex ipsas in te Rodulfus emisimus ex iamdictis casis et rebus que in eas
legitur iusta istas cartulas tuis Rodulfi propriis legibus esse debent et nobis
germanis nihil pertinent 306 ad abendum nec 307 pertinere debent cum lege;
cum ipsi germanis taliter professi et manifesti fuisent, rectum eorum
omnibus 308 paruit esse et iudicaverunt ut iusta eorum altercacionem et
predictorum germanis professionem, ut predictus Rodulfus iam dictis casis
et rebus iusta ipsas cartulas a suam proprietatem abere et detinere deberent
et iam dicti germanis manerent exinde taciti et contemti. Et finita est causa
et hanc noticia pro securitatem predicto Rodulfi fieri atmonuerunt. Quidem
et ego Stefanus notarius domnorum regum ex iussione suprascriptorum
comitibus seu iudicum admonicione scripsi. Anno regni domnorum regum
Deo propicio Hugoni sexsto, Lotharii vero primo, quinto die mense augusti,
indicione quartta.
Signum Ϯ manu suprascripto Suponi comiti qui ut supra interfuit.
Ϯ [E]go Maginfredus 309 comes subscripsi.
[Ϯ Ioha]nnes iudex dominorum regum interfui.
Ϯ Arnustus iudex domnorurn regum interfui.
Ϯ Ritpertus iudex dominorum regum interfui.
Originale; Archivio Capitolare, sec. X, N, XXXII. Copia cartacea, sec.
XVJII, arca A., caps. II, N. 32, ibid.
Citato in Tiraboschi, Memorie Storiche Modenesi, I, 64; id., Storia della
badia di Nonantola, II, 67, nota 2; Ippolito Malaguzzi Valeri, I Supponidi,
pp. 14, 22. Ed. in L. Schiaparelli, Bull. Ist. Stor. Ital., N. 21, dipl. N. VI, p.
145. - L’editore nota che questo placito, scritto dal notaio Stefano, presenta
nel testo forme e voci della lingua rustica o popolare, poca cura della
grammatica, numerosi casi falsi, frequenti sconcordanze (p. 146).
XL.
Ugo e Lotario re confermano la badia di Mezzano Scotti alla chiesa di
Parma.
«Ticinum», 932, febbraio 29.
306 ent corretto da prima mano su et
307 L’origin. ha nen
308 L’orig. ha omibus
309 Sopra la n sta una s piccola e poco distinta.
92

(C.) In nomine domini Dei aeterni. Hugo et Lotharius divino freti auxilio
reges. Si impugnantibus aecclesias omnipotentis Dei eique famulantes
vexantibus tutelam nostre protectionis ad coercendum eos opponimus,
invictissima superni protectoris dextera cursum huius vite nostrae et statum
regni in hoc seculo protegi ac dirigi et in futuro nobis aeternam gloriam
credimus largiri. Igitur ornnibus sanctae Dei aecclesiae fidelibus nostrisque
presentibus scilicet et futuris notissimurn fieri volumus, quatenus Sigefredus
sanctae Parmensis aecclesiae venerabilis episcopus noster siquidem in
omnibus fidelissimus pietatis nostrae adiit clementiam humiliter petens et
obnixe deprecans, qualiter interveniente Alda coniunge nostra karissima,
seu Hermengarda sorore nostra inclita commitissa, ut sicut per 310 preceptum
a domno Karlomanno piissimo rege predecessore nostro concessum est et a
nobis per nostrum dictum 311 corroboraremus abbaciam monasterii, quod
dicitur Mediana situm 312 in honore bati 313 Pauli apostoli doctorisque
gentium sibi suaeque aecclesiae Parmensi iure proprietario cum omnibus
adiacentiis et pertinenciis earum in integrum perpetuis temporibus concederemus,
cuius precibus benignitatis nostrae aurem accomodantes eiusque
erga nos devotissimam fidelitatem intendentes, iussimus ei suaeque
Parmensi aecclesiae in honore sanctae Dei genitricis semperque virginis
Mariae dedicatae hoc imperialis nostrae auctoritatis conscribi preceptum,
per quod concedimus et donamus atque largimur prelibatam abbatiam
Medianam in honore beati Pauli dedicatam cum omnibus adiacenciis et
pertinentiis suis, cortis, capellis et aedificiis earum, terris, campis, pratis,
vineis, silvis, servi set ancili utriusque sexus, mobili bus et immobili bus
cum omni integritate eorum et universis quae dici aut nominari possunt ad
predictam abbatiam pertinentibus 314 nostra imperiali concessione ut habeat
teneat fruatur perhenniter, tam ille quam et successores eius ad partem sepe
nominatae suae aecclesiae faciantque exinde quicquid secundum aeternum
arbitrem melius eis previsum fuerit. Quicumque vero contra hanc nostram
donationem concessionem seu largitionem ire agere causari vel de potestate
predicte Parmensis aecclesiae subtrahere quesierit c. libras auri optimi
cogatur persolvere, medietatem palatio nostro et medietatem prefate
Vuibodo 315 episcopo suisque successoribus ad partem predicte Parmensis
aecclesiae quibus violentia illata fuerit. Et ut haec nostrae donationis
concessionis largitionis auctoritas presentibus futurisque temporibus plenissimum
vigorem optineat et verius credatur diligentiusque ab omnibus
observetur manum propria subter firmavimus et bulla nostra insigniri
310 Nella carta pe
311 Sic per edictum
312 Sic invece di sitam
313 Sic invece di beati
314 La pergam. ha pertibus
315 Il Gozzi corregge così: Sigefredo
93

iussirnus.
Petrus cancellarius iussu regum recognovi et subscripsi (S. R.)
Data pridie kal. mar., anno dominicae incarnationis DCCCCXXXII,
regni autem domni Hugonis invictissimi regis VI et domni Lotharii item
regis primo, indictione quinta.
Actum Titinum, feliciter amen.
Diploma falso, sec. X-XI, in forma di originale; Archivio Capitolare, sec.
X, N. XXXIII. Copia del Gozzi, sec. XVIII, (cf. Prefazione, p. 13, N. 12)
con notevoli varianti. - Nessuna traccia di sigillo.
Già ritenuto apocrifo dall’Affò, Storia, I, 238, N. LVI e da Kehr, Italia
pontificia, V, 532, fu dimostrato tale da Schiaparelli (Ricerche etc. - Parte
V, p. 213, ss.; ved. anche prospetto N. 19, p. 240). Lo S. osserva che, date le
affinità di questo diploma con quello del 929, settembre 17 (Doc. N.
XXXVIII), nei caratteri estrinseci ed intrinseci, parrebbe potersi ritenere che
i due diplomi siano opera dello stesso autore. Il testo di esso ha irregolarità
notevoli, tali da escludere ogni dubbio sulla falsità. Ha molti errori di forma
e alcuni di sostanza (Ivi, 213).
Il Gozzi non può aver desunto il suo testo da altra pergamena, giacchè
anche le mie diligenti ricerche di essa nei nostri Archivi sono state
infruttuose; ma le correzioni al testo sono state introdotte da lui.
XLI.
Azone diacono e vicedomino della chiesa Parmense dà a livello ad
Ingeltruda e a Giovanni e Pietro di lei figli tutti i beni dalla detta chiesa
posseduti in Riva, «in vado Quirici», ed in Casalmaggiore.
Parma, 933, ottobre.
(S.T.) In nomine domini Dei et salvatoris nostri Iesu Christi. Ugo gratia
Dei rex, anno 316 rengni eius septimo et Lottarius rex filio eius anno rengni
eius tercio, mense uctuber, indicione septima. Placuit adque convenit inter
Azo diaconus et vicedomni sancte Parmensis ecclesie et inter Ingeltruda et
Iohannes seu Petro germani mater et filiis liber ominis ut in Dei nomine dare
deberet sicut et dedit ipse Azo diaconus et vicedomni eorum matrem et
filiis vel ad illorum heredibus de ipsis nati fuerit legitimis usque in tercium
genuculum libelario nomine idest in integrum omnes res illas iure Sanctae
Marie qui sunt posite in loco et fundories qui dicitur Riva et in vado Quirici
seu in casale Maiore cum illorum (a) adia[cenci]is vel pertinenciis, quod per
vos usque nunc directas vel laboratas fuerunt vel erunt in integrum eorum
prenominatis ominibus vel illorum heredibus et qui de ipsis nati fuerint
316 Nell’orig. anno
94

legitimis usque in tercium genuculum libelario nomine tradavit in eo
tinore 317 ut ipsis et res meliorentur nam non pegiorentur et exinde 318
persolvere debeant ipsis iamdictis ominibus vel illorum heredibus eidem
Azoni diaconus et vicedomni vel ad sucessores eius ad parte ipsius vestre
ecclesie pro omni anno ad fitam pensionem pro suprascriptis rebus vel pro
frugis et censoras vel reditas quiquit Deus exinde annue dederit in misa 319
Sancti Quirici, qui venit de mense iulio, denaris bonis duos dati et
consignati ipsis denaris per anno per ipsis vel illorum misis eidem Azoni vel
ad sucessores eius aut ad eorum misis ad parte ipsius vestre ecclesie, aliut
exinde dare non debeant nec eorum nullas super inposita non fiad, nam si
ipsa pensionem annue minime persolserint 320 , misso donnico eos pignorare
et destringere debeant ad iusticiam faciendum et cum ad dies expletis
venerit ipsis vel illorum 321 heredes aut eorum erogatores omne illorum
movilia foris de ipsis casis et res tollere et facere exinde quiquit voluerit sine
ulius contradicione, exepto 322 ipsis casis cum illorum edificiis ibidem
remanet; pena quidem inter se posuerunt, quod si ipse Azo diaconus et
vicedomni vel sucessores suos aut parti ipsius vestre ecclesie eorum
prenominatis omnibus vel illorum heredibus et qui de ipsis nati fuerint
legitimis usque in tercium genuculum ipsis casis et res retollere aut aliqua
superponere quesierint vel si ipsis 323 , ipsa pensionem annue minime
persolserint et non permanserint in ea omnia sicut supra legitur, tunc
componat pars parti fidem conservanti pena numero solidi quinquaginta et
pos 324 pena soluta presens libello ad omnia suprascripta in sua manead
firmitatem.
Unde duos libelli scripti sunt. Actum Parma.
Signa Ϯ Ϯ Ϯ manuum Ingeltrudem et Iohannes seu Petroni qui huc libello
fieri rogaverunt.
Signum Ϯ manus Ingoni et Raimbaldi de Casale Candiani testis.
Signum Ϯ manus Adrebaldi testis.
(S. T.) Scripsi ego Brumingo notarius post tradita complevi et dedi.
Originale; Archivio Capitolare, sec. X, N. XXXIV.
Nel verso di mano del sec. XII-XIII: «XXV, libel. can. in Riva de sancto
Secundo»; «precaria libellus de Riva». Altri regesti posteriori raschiati
parzialmente.
317
Nell’orig. tino
318
exinde su rasura della stessa mano.
319
misa per missa
320
Sic.
321
ipsis – illorum su rasura, stessa mano.
322
Sic per excepto.
323
ipsis corretto su ipsa.
324 Sic.
95

XLII.
Placito tenuto in Parma alla presenza del re Ugo da Sarilone conte di
palazzo intorno al possesso del molino posto presso Parma vicino alla porta
«Pediculosa».
Parma, 935, maggio 30.
Ϯ Dum in Dei nomine civitate Parma in domum sancte Parmensis eclesie,
in turre noviter edificatam a domnus Sigefredus vuenerabilis 325 eiusdemque
sancte Parmensis eclesie eplscopus, hubi domnus Hugo gloriosissimus rex
preerat sub quadam pergola vitis prope ipsa mater eclesia per data licenciam
predicta domni Sigefredi presul in iudicio retsideret Sarilo comes palacii
singulorum hominum iusticiam faciendam et deliberandam, residentibus
cum eo Adelbertus vasus domnorum regum, Iohannes, Arnustus, Petrus,
item Iohannes, Raginaldus, Aquilinus, Papius, Racharedus, Alboinus,
Ritpertus, Arialdus, Gumtelmus 326 et Fulbertus iudices domnorum regum,
Iohannes, Sigelbertus, Stefanus, Petrus, Adelbertus et Gauselmus notariis
sacri palacii, Cristofalus scavinus ipsius Parmensis, Rimegausus,
Adelbertus 327 , Constabilis, Stabile, Cunibertus, Pefrus, notarii ipsius
Parmensis, Berengerius filius quondam item Berengerii, Arialdus, item
Berengerius, Adericus, Ado, Bernardus, Iohannes, Namdivualdus et
Vuinigisus et Leo, [v]uasi predicto pontifici, Ino, Bruningus, Gumtardus,
Lanfrancus et Tetgerius, vuasi Huberti comes, Gundelbertus, Adelbertus,
item Adelbertus, Cristofalus et Restaldus de predicta civitate et reliqui
plures. Ibique eorum veniens presencia Madelbertus notarius et avokato
canonice sancte Dei genitricis Marie sita Parma et ostensit ibi noticia una,
hubi continebatur in ea inter cetera, qualiter adramiset 328 se Rodulfus filius
quondam Odilardi ad probandum per testes quod de molendinum illum, qui
est edificatum sub urbem huius civitatis Parma prope porta, qui dicitur
Pediculosa, infra istos triginta annos investitus fuiset cousque pars predicte
canonice eum exinde desvetiset et ego dedi ei vuadia de placito et testes
ipsos repri[mendos?] 329 per testes, aut omines per inquisicionem da pars
predicte canonice constitutam, placitum missum fui 330 infra tres dies, quas
vos Sarilo comes palacii ic civitate Parma tenuisetis, hodie est transhacto die
tercio, quod vos placitum tenere incipistis, et ego semper istos die paratus
325
Nell’orig. uu
326
La seconda m scritta su un’a
327
Di adelbertus sono scomparse le sillabe delbe, di cui si scorgono solo gli apici delle tre
lettere con l’asta.
328
Sic.
329
Piccolo foro nella carta; sono visibili sopra il rigo le estremità di due lettere, che
sembrano quelle della d e della s
330 Sic.
96

fui cum iamdictos testes seu cum scuto et fuste reprobacionem ipsam
dandum et odie ic vestri presencia paratus sum cum ipsos testes cum scuto
et fuste reprobacionem ipsam dandum sicuti vuadiam dedi, cum ipse
Madelbertus notarius et avocatus taliter retuliset, tunc predictus Sarilo
comes palacii fecit predictus Rodulfus per ipsum placitum et foris querere
seu eum ibi non invenit. Et hanc noticia pro securitate pars predicte
[cano]nice 331 fieri admonuerunt. Quidem et ego Qualandus notarius
domnorum regum ex iussione suprascripto comiti palacii seu iudicum
amonicionem scripsi. Anno regni domnorum regum Deo propicio donni
Hugoni nono, Lotharii vero quinto, tercio kalendas iunii, indictione octava.
Ϯ Sarilo comes palacii subscripsi.
Ϯ Iohannes iudex domnonim regum interfui.
Ϯ Arnustus iudex domnorum regum interfui subscripsi.
Ϯ Petrus iudex domnorum regum interfui.
Ϯ Iohannes iudex domnorum regum interfui subscripsi.
Ϯ Papius iudex domnorum regum interfui.
Ϯ Racharedus iudex domnorum regum interfui.
Ϯ Ritpertus iudex domnorum regum interfui.
Ϯ Ego Cristofalo notario et scavino interfui subseripsi.
Ϯ Ego Rimegauso notarius ibi fui.
Ϯ Ego Adelberto notarius interfui.
Ϯ Ego Constabile notarius ibi fui. Ϯ Ego Stabile notarius ibi fui. Ϯ Ego
Rimperto notarius ibi fui.
Ϯ Aquilinus iudex domnorum regum interfui.
Originale; Arch. Capitolare, sec. X, N. XXXIV.
Nel verso di mano del sec. XVI: «Noticia de molendino ante portam
pediculosam»; di mano del sec. XVIII: «935».
Affò, Storia di Parma, I, 339, N. LVII; Ficker, Forschungen, IV, 29, N.
23; elencato dallo Schiaparelli nel prospetto dei diplomi di Ugo e di Lotario
al N. 38 (Ricerche cit. - Parte V, p. 240); ved. anche ivi, p. 32.
XLIII.
Placito tenuto dal conte Sarilone alla presenza dei re Ugo e Lotario, col
quale viene riconosciuto al vescovo di Parma il diritto sulla corticella di
Lugulo e sue pertinenze posta nel comitato Parmense contro il marchese
Anscario figlio del fu marchese Adalberto. Il vescovo a provare il suo diritto
presenta un placito del maggio 906, il quale contiene inserito il diploma di
Carlo III del 13 marzo 881, nonchè un diploma del re Ugo del 16 settembre
930.
331 Piccolo foro nella carta.
97

Pavia, 935, settembre 18.
Dum in Dei nomine civitate Papia in palacium noviter aedificatum ab
domnum Uglonem 332 gloriosissimum rex, in caminata dorrnitorii ipsius
palacii, ubi ipse domnus Ugo et Lothario filio eius gloriosissimi reges
preessent, in eorum presencia esse Sarilo comes palacii singulorum
hominum iusticiam faciendum ac deliberandum eramque cum eis Atto
Vercellensis, Batericus Eboriensis sanctarum Dei ecclesiarum venerabilibus
episcopis, Ubertus illuster marchio et filio idem domni Ugoni piissimi regis,
Ubertus, Lanfrancus, Gariardus, Giso, Rainulfus qui et Albericus Iohannes
Teudinus et Martinus vassi idem domnorum regum, Iohannes, Arnustus,
Vualfredus, Raginaldus, Vualpertus, item lohannes, Adelgisus et Arialdus
iudices domnorum regum, Otgerius et item Otgerius vasalli suprascripto
Uberti marchio, Berengerius vasallo domni Sigefredi episcopo, Ansaldus de
vico Alloni, Gariardus de Parpanense et reliqui plures. Ibique eorum veniens
presentia predictus domnus Sigefredus episcopus sanctae Parmense ecclesie
et Adelbertus filio quondam Fraudeverti habitator eadem civitate Parma et
advocato predicto episcopio sanctae Parmensis ecclesiae et idem domni
Sigefredi episcopo et ostenserant ibi noticia una et preceptum unum ubi
continebatur in predicta noticia, sicut hic subter legitur:
333 Dum in Dei nomine ad curte Veloniano finibus Parmense qui est
propria domni Adelberti comes et marchio, ubi Bertaldus vasus et missus
domni Berengarii regis in iudicium residebat per licienciam ipsius domni
Adelberti marchioni singulorum hominum iusticias faciendas ac deliberandas,
residentibus ibi cum eo ipse domnus Adelbertus marchio,
Deodatus vicecomes, Adelbertus, Gundelprando, Benedicto, Amelgerio,
Arifre, Gaudentio, Auftremundo scavinis, Oberto, Sigefredo, Arimundo,
Luitaldo vasis domni marchioni, Armanno, Vuarinus, Bevinus vassi domni
Elbungi episcopus, Ramberto de Tuliore, Autecherio de Pezenano,
Ansprando et Aldeverto germanis de Fleso, Gariverto, Rotechildo germanis,
Bernardo de Vico Pauli, Ramberto, Gamperto de Gambaritico, Rimegauso,
Cristofalo, Giso, Giselberto, Petrus, Constantinus notariis el reliquis multis,
ibique eorum veniens presentia Elbuncus venerabilis sancte Parmensis
ecclesie episcopus una cum ipse Benedicto scavino et avocato ipsius
episcopio et ibi ostenserant preceptum unum et nos eum ab ordine relegi
fecimus et in eo relegiente continebat:
334 In nomine sanctae et individue trinitatis. Karolus divina favente
clementia imperator augustus. Imperiali clementi a congruum fore credimus
venerabilium locorum statum iure regni nostri prosperis adheressere
successimus, quia si ecclesias omnipotentis Dei temporalibus donamus
muneribus thesaurum non deficientem nobis procul dubio thesaurizamus in
332 Sic.
333 Placito del 906, maggio – Hubner, reg. N. 842.
334 Diploma di Carlo III, 881, marzo 13 – Cfr. Bohmer – Muhlbacher, Reg. N. 1613 (1570).
98

celis, quod non consumat erugo nec fures effodiunt, nec furari possent.
Quapropter noverit omnium sanctae Dei ecclesie nostrorumque fidelium
presentium scilicet ac futurorum solercia, qualiter interventu ac peticione
Berengarii nec non et Vualfredi sublimium comitum dilectorumque fidelium
et consiliariorum nostrorum,Vuibodus sanctae Parmensis ecclesie
reverentissimus episcopus dilectus fidelis noster nostri augustalis culmen
postulavit regiminis, ut pro Dei amore animeque nostre omniumque
parentum nostrorum mercedem locellum quedam Luculo nominato scito in
alpinis ac scopulosis vastorum moncium locis in comitatu Parmensis iuris
nostri sibi et ecclesie suae concederemus cum finibus et terminis suis inter
Gaium et Costam Finalem decurrentibus videlicet finibus illis ab alveo
torrentis, qui dicitur Incia, per montem Comanensem et inde protendentibus
in montem de Calabiana declinantibus caput in Pratum Rotundum,
venientibus scilicet illis per montem de valle Ultinaria, inde vero in montem
de Scaluga, deinde autem de possesi transeuntibus siquidem per montem
Almaria et inde per Costam Finalem descendentibus in praenominatum
torrentem Inciam. Cuius precibus benigno favore inclinati hoc nostrum
eidem Vuibodo venerabili episcopo fideli nostro iussimus conscribi
praeceptum et hanc imperialis nostrae concessionis paginam per quam
praedictum locellum nomine Luculum situm in scopulosis montium locis
infra comitatum Parmensem cum designatis finibus et terminationibus cum
omnibus superioribus et inferioribus suis in integrum sicut supra inserto est,
donamus concedimus atque largimur sempiternalem iure proprietario eidem
Vuibodo episcopo suisque successoribus a parte praedictae Parmensis
ecelesiae, ut habeat, teneat, possideat ac fruatur perenniter tam ipse
Vuibodus episcopus quamque et successores eius a parte, ut dictum est,
praelibatae ecclesie in aeternum omni publica inquietudine vel repetitione
remota atque extincta. Si quis vero, quod minime credimus, nostris et futuris
temporibus contra hoc nostrae donationis concessionis seu largitionis
praeceptum in supradictis finibus et descriptis terminationibus ab hinc et
deinceps iam dicto Vuibodo episcopo suisque successoribus iniuste aliquan
molestiam intulerit, sciat se compositurum auri optimi mancusos mille
medietatem palatio nostro ac medietatem saepe nominato Vuibodo episcopo
suisque successoribus, quibus violentia inlata fuerit. Et ut hoc nostrae
donacionis seu concessionis edictum firmius habeatur et diligentius ab
omnibus observetur manu propria subter confirmavimus et bulla nostra
iussimus insigniri. Signum domni Karoli serenissimi imperatoris
augusti. Inquirinus notarius ad vicem Liutoardi archicancellarii recognovi et
subscripsi. Dato tercio idus martii, anno incarnationis domini
DCCCLXXX, et domni Karoli serenissimi imperatoris anno primo, per
indictionem XIII. Actum Ticino, palacio regio, in Dei nomine feliciter,
amen. Cum ipsum preceptum ab ordine relectum fuisset interrogati sunt
ipsi Elbuncus episcopus et Benedictus eius advocatum pro qua causa ibi ipsi
ostenderent preceptum, qui dixerunt: vere pro ideo istum ostendimus
99

preceptum ut sciatis qualiter ego pars ipsius mee ecclesie ipsis rebus quod in
eo legitur habeo et detineo iure proprietario et eum s[c]irens et occultum vel
conludiosum tenere non volo et quod plus est volo ut dicant istis domnus
Adelbertus comes et marchio et Berta coniuge eius vel iste Boniprandus eorum
advocato, qui ad hic presens sunt, si ipsis rebus, quod in eodem legitur
preceptum, nobis parti nostre ecclesie contradicere volerent an non. Qui et
ipsis Adelberto et Berta iocalibus et Boniprando advocato eorum professi et
manifesti dixerunt, quod ipsum preceptum in omnibus bonum et verum est
et ipsis rebus, quod in eo legilur, non contenderent nec contradicere
quesissent, quia cum lege non poterent, sed propriis ipsius vestre ecclesie
esse debent. Cum hec omnia taliter actum et manifestum fuisset paruit nobis
superscriptorum iudicum et auditores esse rectum et iudicavimus ut
ammodo in antea ipsis rebus iuxta ipsum preceptum ipse Helbuncus
episcopus parti sue ecclesie habere et detinere deberet et ipsis Adelberto et
Berta iocalibus vel ipse Boniprandus eorum advocato fuissent sibi exinde
taciti et contenti, pro hac causa ad memoriam retinendum arnmonuimus
cxinde Martinus notarius hanc noticiam commemoracionis scribere. Quidem
et feci anno domni Berengarii regis octavo decimo, mense macio 335 ,
indicione nona. Signum manu Bertaldi vassus et missus domni regis qui ut
supra interfui. Signum manu Deodati vicecomes qui ibi fuit. Ego Adelbertus
scavinus ibi fui. Gundelprandus scavino ibi fui. Signum manu Amelgerii
scavino qui interfui. Signum manu Arfri et Gaudencii scavinis qui ibi
fuerunt. Ego Auftremundo scavino ibi fui. Ego Rimegauso notario ibi fui.
Ego Giselbertus notarius ibi fui. Ego Cristofalus notarius ibi fui. Ego Giso
notario ibi fui. Ego Petrus notarius ibi fui. Ego Otbertus ibi fui. Ego
Arimundo ibi fui. Signum manu Sigefredi et Liutaldi vassis domni Adelberti
marchio qui ibi fuerunt. Signum manu Elmerici et Armanni et Vuarini et
Bevini qui ibi fuerunt. In predicto precepto continente in eo ab ordine per
omnia ita:
336 In nomine sanctae et individue trinitatis. Ugo divino fretus auxilio rex.
Nichil arcius ab nostre sublimitatis honorem nostrique regiminis
corroboracionem facere credimus, quam si sanctarum Dei ecclesiarum
habentes sollecitudinem earum dotes inconvulsas servare curamus et vobis
fidelium pias aures accomodamus. Ac per hoc omnium sanctae Dei ecclesie
nostrorumque fidelium presentium et futurorum noverit sagacitas, qualiter
interventione Alde amantissime et carissime coniugis nostre, seu
Ermengarde cometisse et dilecte sororis ac consiliatricis nostre, nec non et
Samson comitis nobilissimi fidelis nostri, Sigefredus venerabilis sanctae
Parmensis ecclesiae episcopus dilectusque fidelis noster nostre serenitatis
addiit celsitudinem petens, quatinus precepta atque autoritatis piissimorum
augustorum vel regum predecessorum nostro rum omniumque quodquod a
335 Sic.
336 Diploma del re Ugo, 930 settembre 16. – Schiaparelli, I diplomi di Ugo e di Lotario in
Bull. Ist. Stor. It., N. 34, p. 207, ss. E prospetto N. 26, p. 236.
100

tempore dive memorie Radchis regis usque ad presens nostrum tempus sui
predecessores prefate sanctae Parmensis ecclesie acquisierunt abbaciam
silicet de Bercetum in onore Sancti Remigii extructam in integrum ac
eiusdem Parmensis civitatis districtum et omne ius publicum et theloneum
ambitumque murorum in circuitu et locellum quemdam Luculum nominatum
situm in alpinis ac scopulosis vastorum montium locis in comitatum
Parmensem cum finibus et terrninibus suis in integrum sicut in precepto
bone memorie Karoli imperatoris predecessoris nostri continetur ceteraque
eciam que a predecessoribus nostris prelibate ecclesie Parmensi dudum
collata sunt nostri corroboratione precepti concederemus atque
corroboraremus corum simul iunctis condignis peticionibus ratam fore Deo
pleniter existimantes atque ad remedium anime nostre proficere firmiter
cognoscentes hoc nostre autoritatis apices inscribi iussimus. Quibus decernimus
ut iam dicta abbacia de Bercedo integre et districtum iuris publici
Parmensis civitatis cum ambitu murorum sive theloneum eiusdem civitatis
nec non et curtem regiam cum pertinentia sua et pratum regium seu et
locellum illum nominatum Luculum cum finibus et terminationibus suis ut
dictum est vel quicquit antiqui reges seu imperatores et reliqui homines
domini timentes memorate sancte Parmensis ecclesie suis preceptis vel
testamentis contulerunt et postea precelentissimi reges atque augusti sua
auctoritatem confirmaverunt iuste et legaliter stabili atque inconvulsa nostris
futurisque temporibus in sua potestate vel iure suae sancte Parmensis
ecclesie prescriptus Sigefredus episcopus suisque successores perpetualiter
teneant. Statuimus etiam et omnimodis interdicimus ut nullus sub regno
nostro constitutus de rebus supra taxate Parmensis ecclesie in quibuscumque
comitatibus vel locis aliquam diminoratione facere, aut alias quislibet
annuales dominationes, aut consuetumdinario more exigere vel tollere
aliqud aut clericos eiusdem ecclesie in personis vel domibus suis ledere
audeat sed repulsa omni iniusta consuetudine liceat pretaxato venerabili
episcopo Sigefredo suisque successoribus omnes res iamdicte Parmensis
ecclesie de quibus legitima vestituram tenuit vel tenere dinosscitur aut in
futurum tentura est cum universis sibi subiectis sub immunitatis nostre
defensionis quieto ordine tenere atque pro incolumitate nostra altissimum
Dominum exorare. Omnimodis etiam praecipimus, ut si de rebus iamdicte
ecclesie ullam diminorationem quislibet facere temptaverit, non sit necesse
iam dicto episcopo eiusque successoribus sive eiusdem ecclesie causam
peragentibus ullam facere probationem, sed diligenter per bone fidei
homines iureimando finiatur ut rei veritas declaretur. Quicumque ergo huius
nostri precepti prevaricator extiterit trecentes ami optimi libras componere
cogatur, medietatem camare nostre et medietatem prefate Parmensis ecclesie
et iamdicto Sigefredo episcopo eiusque successoribus, qui pro ternpore
fuerint. Quod ut verius credatur diligentiusque ab omnibus observetur manu
propria roborantes de anulo nostro subter ann’otari iussimus. Signum domni
Hugonis gloriosissimi regis. Petrus notarius ad vicem Gerlandi abbatis et
101

archicangellarii 337 recognovi et subscripsi. Data XVI kal. octubris, anno
dominice incarnationis DCCCCXXX, regni vero domni Hugonis
invictissimi regis quinto, indict. quarta. Iussum Papie et actum Parme, in
Dei nomine feliciter.
Erat preceptum ipsum manu propria idem dom[n]i Hugoni
gloriosissimum rex firmatum et ab eius anulo sigilatum. Noticia ipsa et
predictum preceptum ostensi et ab ordine lecti interrogati sunt predictus
domnus Sigefredus episcopus et Adelbertus notario et advocato ab his
iudices et auditoribus pro qua causa predicta noticia etiam dictum
preceptum ostenderent. Qui dixerunt: vere ideo hic vestri presentie ista
ostensimus noticia et preceptum ut ne quislibet homo dicere possit quod nos
a parte predicto episcopio sancte Parmensis ecclesie eis sirens aut occulte
aut conludiose habuissemus aut detenuissemus. Et quod plus est querimus ut
dicant iste Albuinus iudex quondam Petri idemque iudici filius et avocato
domnorum regum seu pars publice, qui hic ad presens est, si noticia ista et
iamdictum preceptum bonum et verax sunt, vel si iamdictam curticella qui
vocatur Luculo de predicta abbatia qui dicitur Bercetum et sicut fines
dicernitur de eadem curticellam, Luculo, sicut et in ista noticia et preceptum
que in ea continetur vel in isto alio precepto, quas iste domnus Hugo
piissimus rex sue clementie feci parti iam dicto episcopio predicte sancte
Parmensis ecclesie da pars domnorum regum, seu pars publice et quicquid
in isti preceptas 338 et noticia continet quid a pars regia et pars publice
pertenuit contradicere aut subtrahere vult an non. Qui et ipse Alboinus iudex
el avocatus dixit et professus est: vere noticia ista et preceptum que in ea
legitur et in istum alium preceptum quam hic ostensistis bonum et verax
sunt et predicta curticella que vocatur Luculo cum sua pertinencia sicut fines
discernitur etiam dicta abatia que dicitur Berceto sive omnibus quicquid per
istas preceptas in iamdicto episcopio datis vel concessi sunt da pars regia et
pars publice pertenuerunt partim iamdicto episcopo da pars regia et pars
publice, unde ego advocatus non contradixi, nec contradicere quero, quia
nec legibus possum eo quod propriis parti iamdicto episcopio iuxta ista
noticia et preceptum, que in ea legitur et iuxta istum alium preceptum cum
lege et debent et pars regia seu pars publice nichil pertinent ad habendum,
nec pertinere debent cum lege et dum ibi ad presens esse Anscharius
marchio quondam Adelberti idemque marchioni filio et Raperto qui et Azo
filio quondam Garibaldi de loco Vedolio adiutores eius, qui eius causam ex
regia iussione peragebat interrogati sunt ab eisdem domnis Sigefredus
presule et Adelbertus notario et advocato quid contra iam dictam noticia et
preceptum, que in ea legitur, seu in alium preceptum ad domnum Hugonem
emissum, qui ibi ostenserunt et lecti essent dicere volerent, vel si iamdicta
curticella, que vocatur Luculo cum sua pertinencia sicut fines discernissent
337 Sic.
338 Sic.
102

partim iamdicto episcopio contradicere aut subtrahere volerent an non. Qui
et ipsis Inchario 339 marchio et Raperto eius adiutor dixerunt et professi sunt:
vere noticia ista et preceptum que in ea legitur sive istum alium preceptum
quam hic ostensistis boni et verax sunt et iamdicta curticella, qui dicitur
Luculo cum sua pertinencia sicut fines discernistis et quicquid da pars
publice pertenuit, quod in ista legitur noticia et preceptas, partim iamdicto
episcopio sanctae Parmensis ecclesie contradicere nec subtrahere nec
querimus, quia nec legibus possumus et quod iusta istas preceptas et noticia
propriis parti iamdicto episcopio sanctae Parmensis ecclesie cum lege esse
debent et michi Anscharii nichil pertinent ad habendum nec pertinere debent
cum lege et taliter se predictus Anscario marchio exinde abvuarpivit et
absascito fecit. His actis et manifestacio ut supra factum rectum eorum
omnibus paruit esse et iudicaverunt ut iuxta eorum a1tercationem et
predictorum Alboini iudex et advocato seu Anscharii marchio et Raperti
eius adiutor professionem et manifestacionem ut pars iamdicto episcopio
sanctae Parmensis ecclesie iamdictam curticellam que vocatur Luculo et
predicta abbacia, que dicitur Bercetum cum suorum pertinenciis et quicquid
da pars regia et pars publice pertenuit quod in ipsas continetur preceptas et
noticia ad suam proprietatem habere et detinere deberent. Et ipsis Alboinus
iudex et avocato seu pars regia et pars publice atque predicti Anscharius
marchio et Rapertus eius adiutor manerent inde taciti et contenti et finita est
causa. Et hanc noticia pro securitate ipsius episcopio sancte Parmensis
ecclesie fieri iussimus.
Quidem et ego Ritperius notarius et iudex domnorum regum et iussione
iamscripto Sarilone comes palacii et iudicum ammonicione scripsi. Anno
regni domni Hugoni et Lotharii filio eius gratia Dei reges, Deo propicio,
domni Hugoni decimo, Lotharii vero quinto, quartodecimo kalendas
octubris, indicione nona.
Sarilo comes palacii subscripsi.
Atto gratia Dei episcopus interfui.
Ego Batericus episcopus interfui.
Iohannes iudex domnorurn regum interfui.
Vualpertus iudex domnorum regum interfui.
Vualfredus iudex domnorum regum.
Adelgisus iudex domnorum regum interfui.
Lanfrancus ibi fui.
Copia del sec. XI, Archivio Capitolare, sec. X, N. XXXVI.
Muratori, Antiq. It., II, 935; Affò, Storia di Parma, I, 340, N. LVIII.
Intorno all’autenticità del placito di Ugo e di Lotario lo Schiaparelli
osserva: «il formulario... è regolare; tuttavia non escludiamo che possa
essere interpolato in qualche parte. Appare singolare il fatto che in un
339 Sic.
103

placito tenuto alla presenza di Ugo e di Lotario si presenti un diploma di
Ugo stesso e che giudichi se sia «dictum preceptum bonum et verax»
l’avvocato regio...» (Ricerche etc. - Parte V, cit., p. 212). Per il valore
diplomatico e storico dei singoli documenti inseriti nel placito ved. Op. cit.
p. 207-213 e N. XXXVIII. Il placito nel prospetto dei diplomi di Ugo e
Lotario compilato dallo S. porta il N. 39 (Ibid., p. 240).
XLIV.
I re Ugo e Lotario donano alla chiesa di Parma i vasti possessi, che
Vulgunda, detta Aza, ebbe dal vescovo Vuibodo di Parma e chee Ugo aveva
ereditati dalla madre Berta.
Pavia, 936, febbraio 6.
(C.) In nomine domini Dei aeterni. Hugo et Lotharius gratia Dei
reges. Regalis dignitas ad hoc de die in diem in melius profiscitur, si
sanctarum Dei aecclesiarum curam et sollicitudinem gerit et hoc stabilire
curat, quatinus illi qui Deo perpetualiter servire et rninistrare debent, nullam
habeant indigentiam. Ideoque nos in Dei nomine Hugu 340 et Lotharius reges
ipsarum ecclesiarum, Deo annuente, secundum qualitatem temporis curam
gerentes de proprietatibus nostris a parentibus nostris nobis per
successionem 341 advenientibus Deo omnipotenti et gloriose virginis Mariae
matris suae 342 famulari et obedire cupientes, sanctam Parmensem ecclesiam,
quae in ipsius honore fundata est, ex ipsa nostra propria hereditate ditare
studuimus, quatinus nobis parentibus nostris ad remedium proficiat
sempiternum. Idcirco prout iuste et legaliter possumus donamus praedictae
sanctae Parmensi ecclesiae in honore iamdicte sanctae Mariae constructae et
venerabili episcopo Sigefredo fideli nostro suisque successoribus et
canonicis ibi cottidianum servitium Deo et Sanctae Mariae exhibentibus
omnem proprietatem illam qui fuit quondam Vulgunde, quae Aza vocabatur,
quam adquisivit ipsa de Vuibodo sanctae Parmensis ipsius ecclesiae
episcopo, sub integritate in singulis comitatibus territoriis vel locis in regno
Italico et Romania coniacente 343 ipsa Vulgunda, quae Aza vocabatur, bonae
memoriae Bertae comitissae gloriosissimae matri nostrae contulit, quatinus
sicut possessa fuit ab ipsa Vulgunda, quae et Aza vocabatur, sic sit in iure 344
ipsius ecclesiae et utilitate ipsius episcopi et successorum suorum et
canonicorum ibi servientium in perpetuum una cum ecclesiis, casis,
cortibus, terris, vineis campis, pratis, pascuis, silvis, salictas, sationibus,
340
Sic.
341
Nell’orig. successonem.
342
Sic.
343
italico-coniacente passo in inchiostro meno rossiccio di quello del testo.
344 Nella carta iurae.
104

aquis, aquarumque decursibus, montibus, vallibus, alpibus, planciebus 345
cum servis et ancillis utriusque sexus, cum aldionibus et aldianis et cum
omnibus, quae dici vel nominari possunt, ad ipsam proprietatem iuste et
legaliter respicientibus in integrum. Si quis igitur huius nostri precepti violator
extiterit sciat se compositurum auri optimi libras centum, medietatem
kamerae nostrae, et medietatem praedictae sanctae Parmensi ecclesiae et
episcopo Sigefredo suisque successoribus, qui ibi pro tempore fuerint. Quod
ut verius credatur diligentiusque ab omnibus observetur, manibus propriis
roborantes de anulo nostro subter anotari iussimus 346 .
Signa serenissimorum (MM.) Hugonis et Lotharii regum.
Petrus cancellarius ad vicem Gerlanni abbatis et archicancellarii
recognovi et subscripsi. (S.R.) (S. D.)
Data VIII idus febr., anno dominice incarnationis DCCCCXXXVI regni
autem domni Hugonis invictissimi regis X, item domni Lothari regis V,
indictione VIII. Actum Papia, in Dei nomine feliciter.
Originale; Archivio Capitolare di Parma, sec. X, N. XXXVII. Muratori,
Antiq. It., III, 55; Mabillon, De re diplom. 113, app. p. CXX; Affò, Storia di
Parma, I, 345, N. LIX.
Vedi Schiaparelli, Ricerche etc,. - Parte V, cit., pp. 82,86,91,176,187 per
ciò che riguarda le formule diplomatiche del testo; ved. pure il prospetto, N.
41 (p. 242).
XLV.
Azone diacono e preposito della canonica Parmense dà a livello per
ventinove anni a Teuperto di Coloreto i terreni posseduti dalla medesima
canonica in Coloreto.
Parma, 936, giugno.
(S. T.) In nomine domini Dei et salvatoris nostri Iesu Christi, Ugo gratia
Dei rex, anno regni eius decimo et domini Lotharius rex filio eius anno
regni eius sexto, mense iunio, indicione nona. Placuit adque convenit
inter 347 Azo diaconus et prepositus, canonice Parmense qui una per
consensum et auctoritatem fratrum seniorum ipsius canonice et inter
Teupertus de Colorite liber homo ut in Dei nomine dare deberet sicut et
dedit ipse Azo diaconus et prepositus eidem Teuperti vel ad ei heredes
libellario nomine casa ad residendum et rebus ad laborandum iuris ipsius
345 Sic. per planiciebus.
346 Sigefredo – iussimus in inchiostro meno rossiccio, più scuro di quello del testo.
347 Alla sillaba finale di convenit è sovrapposta una lineetta orizzontale per cui il notaio ha
utilizzato it per formare la sillaba int di inter
105

canonice, que 348 sunt ipsis rebus positis in Colorite cum sua pertinencia,
quod per Iohannem rnassarium directas vel laboratas fuerunt in integrum
eidem Teuperti vel 349 ad ei heredes libellario nomine tradavit da modo
usque ad annos viginti et novem in eo tinore, ut ipsa casa vel res meliorentur
nec pegiorentur sine omne nelecto vel fraude et exinde persolvere debeat
ipse Teupertus vel suos heredes eidem Azoni prepositus vel ad successores
eius per omni anno et per tempus de omne fruge, quod super ipses res
seminaverit, cove quarto in area, vinum medietatem, antepositum ei orto,
lino, rapas, vicias, fasioli, canape et quatuor sestarii 350 de terra seminatura
foris casalivo ad aliis laboris recoliendum unde non redat exenio per anno
dare debeat uno in natalem Domini par pullos, ovas decem pro prato vel pro
arboribus denarios quatuor, et quando tempus meses vel vindimies fuerit,
misso domini ei super area et turculo stare debeat et ipse ei sucepta faciat ad
eius vivenda et ec omnem suprascriptum reditum vel exenio et denarium 351
suo tempus evegere et aducere debeat a domum eorum canonicis infra
civitatem Parmense, quod si ea omnia minime expleverit, miso domini eos
pignorare et destringere debeat ad iusticias faciendum et cum a die expletis
venerit, tunc cum tres porcionis de omni labore vel notrimen, quod diebus
illis conquisitum abuerit, foris exeat et quartam porcionem in ipso cispidem
dimitat. Pena quidem inter se posuerunt, quod si quis unus ex ipsis tam
successoribus vel heredibus nostris se de anc convenencia removere
voluerit, aut si minare vel aliqua superponere, aut si postponere voluerit et
non permanserit in ea omnia, sicut supra legitur, tunc componat pars parti
fidem servanti pena numero solidos viginti, post pena soluta prersens livelli
ad omnia superscripta in sua maneat firmitate. Unde duos libelli scripti sunt.
Actum Parma.
Signum Ϯ manus Teuperti qui hunc libello fieri rogavit.
Signum Ϯ Ϯ manus Radeverti et Iohannes filio eius de prate testis.
Signum Ϯ manus Martini de Quiniente testis.
Signum Ϯ manus Cristofali de civitate Parmense testis.
(S.T.) Scripsi ego Madelbertus notarius postradita complevi et dedi.
Originale; Arch. Capitolare, sec. X, N. XXXVIII.
Nel verso di mano del sec. XIII: «libell. de terra canonic. in Colorito»
XLVI.
Il diacono Azone preposito a nome della canonica di Parma dà a livello
a Teudulfo prete ed a Teudolno sudiacono alcuni beni in Ruvariolo.
348 La carta ha q tagliata in gamba.
349 In sopralinea, stessa mano.
350 La carta ha ss con trattino orizzontale sovrapposto.
351 Nella carta drum con trattino orizzontale sovrapposto.
106

Parma, 939, maggio 19.
(S.T.) In nomine domini Dei et salvatoris nostri Iesu Christi, Ugo gratia
Dei rex, anno regni eius tercio decimo et domnus Lotharius rex filio eius,
anno regni eius nono, quarto decimo kalendas iunio, indictione duodecima.
Placuit adque convenit inter Azo diaconus et prepositus canonice et
senedochio sancte Parmense ecclesie, qui una per consensum et
auetoritatem fratrum seniorum canonicorum ipsius canonice et inter
Teudulfus presbiter filio quondam Gariverti et Teudolnus subdiaconus de
Ruvariolo liberis homines ut in Dei nomine dare deberet sicut et dedit ipse
Azo diaconus et prepositus eorum Teudulfi et Teudoni 352 diebus vite illorum
vel ad heredibus ac proheredibus ipsius Teudolni subdiaconi libellario
nomine, idest in integrum rebus illis ipsius canonice, quod in vos ipsis
Teudulfus et Teudolnus subdiaconus per cartula emisistis parti ipsius
canonice, qui sunt ipsis rebus positis in Ruvariolo cum sua pertinencia, sicut
ad vos usque nunc fuerunt posesas et vobis parti ipsius canonice per ipsa
cartula emisistis in integrum, seu et dedit adque tradidit in ipso libellario
nomine eorum Teudulfi presbitero et Teudolni subdiaconi diebus vite
eorum, vel ad heredibus ac proheredibus ipsius Teudolni, id est in integrum
res i1las iures propries ipsius canonice et tu Teudulfus per libellum da parte
ipsius canonice detenuisti, qui sunt ipsis rebus positis in suprascripto loco
Ruvariolo et sunt 353 per mensura legitima inter casalivo et vinea et terra
aratoria adque bucito modiorum decem et nove 354 , sestarii 355 tres, que autem
iamdictis rebus superius nominatis et vos per iamdicta cartula emisistis et
ipsis suprascriptis rebus, quod tu per libellum detenuisti ad suprascripta
mensura eorum Teudulfi presbitero et Teudolni subdiaconi diebus vite
illorum vel ad heredibus ac proheredibus ipsius Teudolno libellario nomine
tradavit in eo tinore, ut ipsis rebus metiorentur nam non pegiorentur
quatinus proficiant, nam non depereant et exinde persolvere debeant ipsis
Teudulfus presbiter et Teudolnus subdiaconlls diebus vite illorum vel
heredibus ac proheredibus ipsius Teudolni subdiaconi eidem Azoni
diaconus et prepositus vel ad successores eius ad parte ipsius canonice et
senedochio per omni anno ad ficta pensionem pro suprascriptis rebus et pro
frugis et censoras vel reditas quicquid Deus exinde anue dederit infra octava
de nativitate Domini argentum denariis bonis octo, dati et consignati ipsis
denariis per anno per ipsis, ut dictum est, aut eorum miso eidem Azoni
diaconus et prepositus vel ad successores suos aut ad eorum misso ad
suprascripta canonica et senedochio, aliut exinde dare non debeant nec
eorum nulla super inposita non fiat; pena quidem inter se posuerunt, quod si
352
Sic.
353
et sunt su rasura di prima mano.
354
Sic.
355
Nella carta ss con trattino orizzontale sovrapposto.
107

ipse Azo diaconus et prepositus vel succesores 356 suos aut parti ipsius
canonice eorum Teudulfi presbitero et Teudolni subdiaconi diebus vite
illorum vel ad heredibus ac proheredibus ipsius Teudolni subdiaconi ipsis
suprascriptis rebus retollere aut aliqua superponere quesierit per quamvis
ordinem, vel si ipsis ipsa pensionem anue minime persolserit 357 et non
permanserint in ea omnia sicut supra legitur, tunc componat par 358 parti
fidem conservanti pena numero solidos quinquaginta, post pena soluta
presens libelli convencias 359 ad omnia suprascripta in sua maneat
firmitatem. Unde duos libelli seu convenencie scripte sunt. Actum Parma.
Ϯ Ego Teodulfus 360 presbiter in unc libello a me facto manu mea
subscripsi.
Ϯ Ego Teudolnus subdiaconus in unc libello a me facto manu mea
subscripsi.
Signum Ϯ manus Adelberti filio quondam Raperti de Sarmade testis.
Signum Ϯ manus Gausoni filio quondam Ansperti de civitate Parmense
testis.
Ϯ Ego Ansprandus notarius rogatus subscripsi.
Ϯ Ego Madelbertus rogatus me testis subscripsi.
(S.T.) Scripsi ego Madelbertus notarius postradita complevi et dedi.
Originale; Arch. Capitolare, sec. X, N. XXXIX.
XLVII.
Giselberga di Fontanelle, con il consenso del marito Giovanni, vende a
Guntardo la sua parte di beni posti in luogo detto Pisina Viva a lei donati
dal fu Rimperto suo primo marito.
Corticella (Parma), 940, Aprile.
(S.T.) In nomine domini Dei et salvatoris nostri lesu Christi, Ugo gracias
Dei rex, anno rengni eius quarto decimo et Lotharius rex filio eius, anno
rengni eius nono, mense aprilis, indicione terciadecima. Constat nos
Giselberga et Iohannes iocalibus abitatoris in loco et fundo qui dicitur
Fontanelle et que fuit relicta quondam Rimperti de Caselle, qui legem
Romana vivimus, quia ego Giselberga per ipsius iocali meo consensum et
data licencia et ipse mecum comuniter vindimus et a presenti die tradamus
tibi Guntardi filio bene memorie 361 (teo)Teodoini 362 de comitatu Parmense
356
La carta ha succes senza alcun segno d’abbreviazione.
357
Sic.
358
Sic.
359
Sic per convenencias
360
Teudulfus la d corretta su una t dalla stessa mano.
361
La carta ha bene memorio
108

emtore id sunt in integrum meam porcionem de casa et rebus illis iuris meis
(meis), que sunt positis in loco et fundo ubi dicitur Pisina Viva cum sua
pertinencia (cum sua pertinencia), quod per Iohanne masario directas vel
laboratas fuerunt et mihi [que supra Gi]selbergi 363 per cartula morgincapo
advenit de quondam Rimperto qui fui priius 364 iucali meo, qui in me
[con]firmavi quartam porcionem de omnibus casis et rebus suis et una cum
ipsa cartula morgincapo per quam ego ipsis rebus conquisivi et iusta et sicut
in eadem cartula legitur vel continere videtur in integrum tam casalivo, seu
reliquis terris, campis, pratis, vineis, silvis, vel usum aquarum, cultum aut
incultum, divisum aut indivisum omnia et ex omnibus iamdictis casis et
rebus in suprascriptam villa Pisina Viva cum sua pertinencia, oc sunt ipsis
casis et rebus meam porcionem per mensura et racionem ad pertica legitima
de pedis duodecim mensurata, modia dua, sestaria quatuor et autem casa et
res superius nominata ad suprascripta mensura in integrum tibi cui supra
Guntardi per testus istius cartula vindiccionis seu tradiccionis a presenti die
confirmamus ad abendum, tenendum, posidendum et faciendum exinde de
iamdictis casis et rebus tam tu Guntardo vel tuis heredes, aut cui vos
dederitis quit aut qualiter volueritis iure proprietario nomine sine ullius
contradiecionem et recipimus nos suprascriptis iocalibus pro suprascriptis
casis et rebus una cum omnia superioribus et inferioribus suis ad te cui supra
Guntardo in species valentem solidos tres fenitum precium, unde
expondimus adque promittimus nos suprascriptis iocalibus vel nostris
heredibus tibi cui supra Guntardi vel ad tuis heredibus suprascriptis casis et
rebus qualiter superius venumdavimus ab omne omine defensare et si
defensare non potuerimus aut contra hanc cartula ire quandoque agere
presumserimus, tunc eomponamus vobis predictis casis et rebus in dublo,
sicut diebus illis melioratis fuerit sub extimacionem in consimile locum,
omnis me vel heredum et parentum meorum repeticionem cessantes, nec
nobis liceat unquam ullo tempore nollet quod voluit, set quod ad me semel
factum vel conscriptum est omnia inviolabiliter conservare promitto cum
stipulacionem submixa 365 . Actum castrum qui dicitur Curticella.
Signum Ϯ Ϯ manibus Giselbergi et Iohannis iocalibus, qui hanc cartula ad
omnia suprascriptam fieri rogavi.
Signum Ϯ manus Adreverti germani ipsius Giselbergi omo Romano ab eo
interrogata 366 ut supra et testis.
Signum Ϯ manus Bonizoni filio quondam Prandoni di Curticella omo
Romano testis.
Signum Ϯ manus Marini filio quondam Ingelbaldi de Monte Velio omo
Romano testis.
362 Sic.
363 Sic.
364 Sic.
365 Sic.
366 Sic.
109

Signum Ϯ manus Vuidoni filio quondam Rodulfi de Gagiano Salicho
testis.
Signum Ϯ manus Bernardi filio quondam Amelrici Salicho testis.
Signum Ϯ manus Sigefredi de Pisina Viva Salicho testis.
Signum Ϯ manus Ildevurandi filio Ingizoni de Vuarlatico testis.
[S.T.] Scripsi ego Ildeprando notarius postradita complevit et dedit.
Originale; Archivio di Stato, Diplomatico, sec. X, mazzo II. - Monastero
di S. Paolo in Parma.
XLVIII.
Fredeburga e Suniverga figlie del fu Liutardo di Parma vendono a
Bertaldo figlio di Giselberto tredici pezze di terra poste in varie località al
prezzo di soldi trenta.
Parma, 941, marzo 3.
(S.T.) In nomine domini Dei et salvatoris nostri Iesu Christi, Ugo gratia
Dei rex, anno regni eius quinto decimo et Lotharius filio eius rex, anno regni
eius decimo, die tercio mense marcio, indictione quarta decima. Constat nos
Fredeburga et Suniverga germanes 367 filies quondam Liutardi de civitate
Parmense, qui professe sumus ex nacione nostra lege vivimus
Langobardorum, qui una per[con]sensum et data licemcia Restani barbane
el mundoaldus noster vindimus et ad presenti die tradamus nos suprascriptes
Fredeburga et Suniverga tibi Bertaldi filio Giselberti de villa Noiliaco
emtore, id sunt pecies de terra tredicem, decem de terra aratoria et dues cum
vinea super se habente et una de prato iure nostra, quibus esse videntur ille
quinque de terra aratoria et illa de prato illa una in loco et fundo Monterione
prope Rusi et ille quatuor et prato in Casale Parancani et ille quinque de
terra aratoria et dues de vinea, quibus esse videntur in loco et fundo Vico
Ferdulfi et sunt per mensura et racionem ad pertica legitima de pedis
duodicem mensurates, illa de Monterione sestaria quindecim, est ad finis: da
tres partes de consortis, quarta parte Liupergi genetrice eorum 368 germanes;
illa alia in Casale Parancani que dicitur ultra Scaur[a] est modia tres et
sestaria quatuor, est ad finis: da tres partes ipsarum germanes et Liupergi,
quarta parte de subtus de herede quondam Gundelprandi; illa tercia que est
super vinea et casa livo earum est modia quatuor, est ad finis: da mane
tenente in Scaura, da medio die et de subtus ipsarum germanes et Liupergi,
quarta parte da sera de herede quondam Gundelprandi; illa quarta que
dicitur Longora est modia tres, inter finis designatas est: a latere uno da
367 Nell’orig. gres
368 La carta ha genetriceorum
110

mane et alio latus da sera de ia[m]dicto herede Gundelprandi capo uno da
medio die. ipsius Liupergi, alio capo de subtus tenente in pecia de terra que
dicitur Redunda; illa quinta que dicitur Redunda est modia quatuor, est ad
finis: da mane et da sera ipsius Liuperge et earum germanes, da medio die
tenente in suprascripta pecia, que dicitur Longora; illa sexta de prato est
modia dua, est ad finis: da medio die et uno capo da mane ipsius Liupergi et
earum germanes, de subtus Cristofali et Alberii; illa de vinea in Vico
Ferdulfi est sestaria tres et taboles octo, est ad finis: a latere uno da medio
die Sancti Brancasii, de subtus Obberti, capo uno da mane tenente in via,
alio capo da sera Petroni et Adelberti; illa alia de vinea est taboles sex, est
ad finis: da una parte da mane et de subtus Sancti Brancasii, da medio die
Ingelberti, da sera predicto Obberti; illa nona pecia est taboles sex, est ad
finis: da medio die et da mane predicto Obberti, de subtus Vandelberti, da
sera Aripaldi presbitero; illa decima, que est taboles octo et tres partis de
una tabola, est ad finis: da medio die Vuinegisi, de subtus Obberti, da sera
via, da mane Sancti Brancasii; illa undecirna est taboles decem, est ad finis:
da medio die Cristofali, da mane Teudemundi presbitero, de subtus et da
sera Obberti; ilIa duodecima estsestaria dua et taboles due, est ad finis: a
latere uno da mane prefacto Obberti, da sera Sancti Brancasii, capo uno da
medio die predicto Cristofali, alio capo de subtus via; illa terciadecima est
sestaria quatuor, est ad finis: a latere uno da medio die Sancti Brancasii et
Cristofali, de subtus Obberti, da sera Teudemundi presbiter, da mane ipsius
Liupergi et ipsarum germanes sive quod alii sunt ad finis. Hec autem
iamdictes pecies de terra et prato et vinea superius nominates ad
suprascriptam mensura tibi cui supra Bertaldi per testus istius cartula
vindicionis ad presenti die confirmamus abendum tenendum possidendum et
faciendum exinde de iamdictas pecies de terra et prato seu vinea tam tu
Bertaldo vel tuis heredibus aut cui vas dederitis quid aut qualiter volueritis
iure proprietario nomine sine ullius contradicione et recipimus suprascriptes
germanes pro suprascriptas res una cum omnia superioribus et inferioribus
suis ad te cui supra Bertaldo in adpreciatum valente solidos triginta fenitum
precium, umde exspondimus adque promittimus nos suprascriptes germanes
vel nostris heredes tibi cui supra Bertaldi vel ad tuis heredes aut cui vas
dederitis suprascriptis rebus, qualiter superius legitur, ab ornne homine
defensare et si defensare non patuerimus aut contra hanc cartula ire
quandoque agere presumpserimus, tunc componamus vobis predictas res in
dublo sicut diebus illis aput vos melioratas fuerit sub exstimacionem in
consimile locum. Actum Parma.
Signum Ϯ Ϯ manibus Fredeburge et Suniverge, qui hanc cartula ad omnia
suprascripta fieri et firmare rogaverunt.
Signum Ϯ manus Restani barbane et mundoaldo earum Fredeburge et
Sunivergi, qui ei in hanc cartula consensi et licemciam dedit.
111

Signum Ϯ Ϯ manibus Gotefredi fili bone memorie 369 Azareni et Amelrici
filio quondam Petroni de Galioni testis.
Signum Ϯ Ϯ manibus Uberti et Magimfredi seu Vuezoni abitatoris infra
civitate Parmense testis.
Ϯ Rotchildus notarius dominorum regum rogatus subscripsi.
Ϯ Ego Vualcherio rogatus subscripsi.
Ϯ Ego Petrus rogatus subscripsi.
Ϯ Ego Madelbertus rogatus testis subscripsi.
Ϯ Ego Giselfredo rogatus subscripsi.
(S.T.) Scripsi ego Rimperto notarius postradita complevit et dedit.
Originale; Archivio Capitolare, sec. X, N. XLI.
Nel verso di mano del sec. XIII: «cartula de terra de Vico Fertulis».
XLIX.
Ugo e Lotario donano al fedele Milone alcuni loro possessi privati posti
«in loco et fundo Runco prope Monte» e «in loco et fundo Corte que
nuncupatur Spoletina» nel comitato Parmense.
- 941, agosto 13.
(C.) In nomine sanctae aet 370 individue trinitatis. Hugo et Lotharius
divina providente clemencia reges. Si iustis nostrorum fidelium peticionibus
adsensum prebemus promciores eos in nostri obsequio fore minime
dubitamus. Quocirca omnium fidelium sancte Dei ecclesiae nostrorumque
presentia 371 ac futurorum devocio noveri[t] 372 , qualiter interventu ac
peticione Ilderici comitis dilectique fidelis nostri per hoc nostrum preceptum
prout iuste et legaliter possumus donamus atque largimur Miloni nostro
dilecto fideli res iuris nostri positas in loco e 373 fundo Runco prope Monte,
sicut a nobis hactenus possese sunt, nec non et res alias iuris regni nostri et
concedimus in loco e 374 fundo Corte, que nuncupatur Spoletina, predictas
vero res iuris nostri et iuris regni nostri adiacent [i]n comitatu Parmense una
cum terris.... 375 is, pascuis, [sil]vis, [aqu]is, aquarumque decursibus,
montibus, vallibus, planiciebus et cum omnia, que dici vel nominari posunt
ad prefatas res aspicien[tibus] et pertinentibus in integrum et de nostro iure
et dominio in prefati Miloni ius et dominium omnino transfudimus ac
369
Nell’orig. b m
370
Sic.
371
Sic invece di presentium
372
Piccola erosione nella carta
373
Sic per et
374
Sic per et
375
Piccolo foro nella carta per cui sono perdute due parole e mezza.
112

delegamus, ut habeat teneat firmiterque possideat ipse suique heredes
habeantque potestatem tenendi donandi vendendi commutandi alienandi pro
anima iudicandi vel quicquid eorum decreverit animus faciendi, omnium
hominum eontradictione vel molestacione remota. Precipientes itaque
iubemus ut nullus dux, marchio, comes, vicecomes vel quelibet regni nostri
magna parvaque persona ex iam dictas res pretaxato Miloni nostro dilecto
fideli inquietare vel molestare presummat. Set liceat eum suique heredes
tenere et possidere absque ulla diminoracione omnium hominum sublata
contradictione. Si quis igitur huius nostri precepti paginam i[nfrin]gere 376
vel violare temptaver[i]t [scia]t 377 se compositurum auri optimi libras
centum medietatem kamere nostre et medietatem Miloni nostro fideli
suisque heredibus. Quod ut ver[iu]s credatur diligentiusque ab omnibus
[observ]etur manibus propriis robora[n]tes [a]nulo nostro insigniri iussimus.
Signa serenissimorum (MM.) Hugonis et L[otharii] 378 regum.
Teudulfus cancellarius a[d vic]em Bruningi episcopi et archic[ancell]arii
recognovi et subscripsi.
Da[ta]idus aug., anno dominice incarnacionis DCCCCXLI regni vero
domni Hugonis piissimi regis XV, Lotharii vero X, indictione...., [in Dei
nom]ine feliciter, amen.
Cop. sec. XI; Archivio Capitolare di Parma, sec. X, N. XL. - Piccole
lacerazioni e fori specialmente nell’escatocollo; nel verso rinforzata con
l’applicazione di un pezzo di pergamena.
Affò, Storia di Parma, I, 346, N. LX.
Lo Schiaparelli (Ricerche etc. - Parte V) pone questo dipl. al N. 60 del
prospetto (p. 244). A pag. 149 osserva: «Gli anni di regno (XV di Ugo e X
di Lotario) sono in ritardo di un’unità rispetto alle ere», ed a p. 64, n. 4 fa
notare: «La data (941, agosto 13) non è sicura, perchè la recognitio del
diploma solleva dubbi: «Teodulfus cancellarius ad vicem Bruningi episcopi
et archicancellarii». Il diploma: «ci è pervenuto in copia e di inaccettabile,
rispetto all’autenticità, non ha che tale formula. Forse va corretta:
«Teodulfus (capellanus) ad vicem (Bosonis) episcopi et archicancellarii»;
diversamente bisognerebbe supporre (qualora fosse falso il documento) che
sia stata tolta da diploma posteriore (del solo Lotario)»
L.
Il conte Suppone dona ai canonici di Parma una piccola corte ed un
castello in Palasone nel comitato Parmense.
«curte Vidaliana», 942, dicembre 2.
376 Piccolo foro nella pergamena.
377 Piccolo foro nella pergamena.
378 Della l non appare che l’estremità superiore.
113

[In nomine domini Dei et salvatoris nostri Iesu Christi, Hugo et
Lo]tharius filio eius gratia Dei reges, anno [regni eorum Deo propicio
domini Hugonis septimo decimo et Loth]arii vero duodecimo, septimo
kalendas genuario, [indictione prima. Ego] in Dei nomine Supo comes
quondam.. radi.. il idemque comiti: filius, qui se profitebat legem [vivere
Salicham] presens presentibus dixi..i 379 idemquem ad meritum anime mee
pertinere potest necesse est mihi semper illut [agere unde in hoc et] in
futurum seculum plenam aput omnipotentem Dominum possim consequi
mercedem, ideoque ego qui supra [Supo]....ntes salute anime mee vel
quondam Ardingi episcopi avunculus meus, eciam Vuilelmi germano
meo 380 do trado adque offero qui supra [prop]rietatem canonice Sancte
Marie matris ecclesie et episcopio Parmensis ad usum et sumptum
sacerdotum et diaconibus vel clericis [qui] in ipsa canonica ordinati sunt vel
in(n) antea fuerint ordinati, id est curticella una iuris mea quibus esse videntur
in loco et fun[do Pala]xoni iudiciaria Parmensis cum castrum inibi
constructum seu et casis domnicatis quamque et massariciis inibi ad ipsa
curticella et castrum pertinentibus vel adspicientibus 381 in integrum, eo
videlicet ordinem, ut ab odiernam die predicta curticella et castrum cum
omnibus eorum adiacenciis et pertinenciis in eadem canonica Sancte Marie
persistant potestatem vel proprietatem faciant ipsis canonicis, qui modo
inibi sunt, vel in antea fuerint ordinati, ex frugibus earum rerum censum vel
reditum quicquid Dominus ex iamdictis casis et rebus annue dederint ad
eorum usum et sumtum quicquid eorum melius provisum fuerit, nam nulla
tamen ad episcopo Parmensis nec ad qualibet potestatem exinde aliquam 382
pacientur subtraccionem, set in eorum usum et sumtum in perpetuum ipses
frugis existant sine omni mea et heredum ac proheredum meorum contradicione
vel repeticione et per cultellum fistuco nodatum vantonem
vuasonem terre seu ramos arboris adque andelanc coram testibus legitimam
faciam tradicionem et corporalem vestituram de iamdicta curticella et
castrum ad iura et proprietatem sepe diete canonice ad eorum usum et
sumtum qualiter superius compreemsum legitur pro anima mea vel
suprascriptorum Ardingi episcopi et Vuilelmi mercedem, ut missas 383 et
laudes, quas inibi Deum efungerint, mihi peccatore meorumque parentum
proficiant anime salute et gaudium sempiternum et si me exind[e
avuar]pisco 384 et asaxito facio et eorum sacerdotum eis ad abendum relinco.
Si quis vero, quod futurum esse non credo, quod si pontifes Parmensis tam
379
Macchia da reagente. Illeggibile una lettera inizialew e due nel corpo della parola.
L’Affò legge: «Radierii».
380
meo in sopralinea, in inchiostro più rossiccio, stessa mano.
381
La carta ha adspiciemtibus
382 Nella carta alicuam
383 La carta ha misas
384 Così l’altra copia coeva.
114

quod 385 modo inibi preest vel suis successores, aut qualibet alia potestas,
quod advertaì divinitas, ipsorum canonicorum et ipsis frugibus aliqua
subtraccionem vel diminuracionem fecerint, tunc statim ipsa curticella et
castrum adque rebus ipsis seu reditum et censum in meis prosimioribus
parentibus reverta 386 et sint in potestatem quamdiu illa potestas Parmensis
vel alia qui eorum vuim 387 fecerint oc meum factum pacifice conservaverint
et si a neminem exinde vi fuerint inquietati, tunc ipses fruges abeant et faciant
secundum Deum quod voluerint pro anima nostra comune mercedes et
quod ab se fieri non credo si ego ipse Supo comes aut ullius de heredibus ac
proheredibus meis seu quelibet oposita persona contra hoc meum facturn
agere aut causare tentaverimus vel eum per covis ingenio quesierimus ante
Deum omnipotentem in cuius iura consistunt inde sten 388 in racione et cum
Iuda domini nostri Iesu Christi traditorem causam abeat et cum inpis ad
inferiora permaneat et inferamus parti eorum canonicorum multa quod est
libra [una] argentu ponderas viginti 389 et quod vindicare non valeamus, set
presens oc meum omnis temporibus inviolatum permaneat cum stipulacione
subnixa et hanc bergamena una cum atramentario ego Supo manibus meis
de terra elevans et Rimperti notario ad conscribendum dedit adque rogavi, in
qua subter confirmans et testibus obtuli roborandam. Actum in castro
et curte Vidaliana 390 .
Signum Ϯ manus Suponi comes qui hanc paginam iudicati seu
institucionis ad omnia suprascripta fieri et firmare rogavi.
Signum Ϯ Ϯ Ϯ manibus Teuderici et Adelelmi seu Amelgerii vasis eidem
Suponi comes leges viventes Salicha testes.
Signum Ϯ Ϯ Ϯ manibus Iohannis et Liutefredi filio quondam Giselberti
Salichis et Ardemangni de Vidaliana testes.
Signum Ϯ Ϯ Ϯ manus Anselmi et Arimundi qui et Ingezo vasis eidem
Suponi comes testis.
(S. T.) Scripsi ego Rimperto notarius postradita complevit et dedit.
Copia del sec. X; Archivio Capitolare, sec. X, N. XLII.
Pergamena mancante del lembo superiore sinistro e rifilata con perdita di
alcune lettere nel margine sinistro. - Altra copia coeva, recante pure nel
verso il N. XLII, la quale pare della mano della prima, però in inchiostro
diverso, più rossiccio, Ibid. - Questa pergamena presenta le prime sette righe
superiori illegibili per forte macchia prodotta da eccessivo bagno di
reagenti. Presenta alcune varianti dalla copia su riportata, le quali ho notato
a piè di pagina. La pergamo nel lembo inferiore, dopo il testo, nello spazio
385
Nell’altra copia qui
386
Sic.
387
Sic.
388
Sic.
389
La copia coeva ha auro obtimo libra una argenti ponderas decem
390
Nella copia cit. actum in curte Uidaliana
115

imasto bianco, reca, ma in senso contrario alla prima scrittura, un largo
brano del medesimo atto certamente della mano stessa, che ha redatto la
prima copia e dello stesso inchiostro.
Affò, Storia di Parma, I,347, N. LXI; cenno in Malaguzzi-Valeri, I
Supponidi cit., p. 15, sg. ed in S. Pivano, Le famiglie comitali di Parma cit.,
p. 506.
LI.
Placito tenuto da Raimondo conte e messo alla presenza dei re Ugo e
Lotario, col quale si assicura al Capitolo di Parma il possesso di Sabbione
e Marzalia. I rappresentanti dei canonici presentano ai giudici a provare il
loro diritto quattro «cartule», delle quali la prima è dell’ottobre 943, la
seconda del 4 ottobre 943, la terza del 30 agosto 943, la quarta dell’l1
novembre 941.
Reggio, 944, maggio.
Ϯ Dum in Dei nomine civitate Regio, ubi dumnus Ugo et Lottarius filio
eius reges preerant ad domum ipsius sancte, Regiensis eclesie, infra castro
ipsius domui, in sala que est iusta ipsa matrem eclesia, laubia ipsius sale, per
iussione ipsorum domni Ugoni et Lotiarii regibus in iudicium resideret
Raimundus comes et missus dumnorum regum unicuique iusticias faciendas
ac deliberandas, residentibus cum eo Risiardus, RodulfuS, Erardus, Arnicho
vasis eidem dumnorum regum, Vualpertus, Liuprandus, Deusdedit,
Unaldus, Constabilis, Ildeprandus, Richardus iudices dumnorum regum,
Adelbertus, Ildeprandus, Stabile, Rimpertus notarius, Ito filius quondam
Cluvoni de Gurgo, Ugo filius quondam Everardi de Motelena, Berengarius,
Rainerius de civitate Parma, Nandivaldus de Fleso, Leo de Sorbolo, Guncio
qui et Azo, Dominicus, Ubertus de loco Montiglo et reliqui multi; ibique
eorum veniens presencia Iohannes diaconus et prepositus canonice sancte
Parmense eclesie, ubi dumnus Deodadus 391 episcopus esse videtur, canonica
ipsa cum omni sua integritate pertinere videtur sub rigimine et potestate ipsi
episcopio sancte Parmensis eclesie, una cum Madelbertus notarius et ipsius
canonice advocatus et ostenserunt ibi cartulas numerus quatuor, ubi in prima
cartula continebatur ab ordine per omnia ita sicut ic subter legitur:
392 In nomine domini Dei et salvatoris nostri Iesu Christi, Ugo gracia Dei
rex, anno rengni eius octavo decimo et dumnus Lotarius rex filio eius, anno
rengni eius tercio decimo, mense uctubris, indicione secunda. Constat me
Donumdeo presbiter abitator infra civitate parmense et filius quondam
Rodeverti, qui profexo sum ex nacionem mea lege vivere Langobardorum,
391 Su rasura, vedonsi alcune lettere dell’altro nome Sigifredus
392 Prima «cartula». Parma, 943, ottobre. «Donumdei presbiter» vende a Giovanni diacono
e preposto, per il Capitolo di Parma, due corti con dipendenze in Sabbione e Marzalia.
116

vindo et ad presenti die trado tibi Iohannes diaconus de ordine sancte
Parmensis eclesie et prepositus canonice ipsius matris ecclesie ad iure et
proprietatem ipsius canonice; id sunt in integrum curtes duas domui cultilles
iures meis, quam abere viso sum in comitatu Motinensis, videlicet locas et
fundas Sablone et Marzalia cum castello et capella inibi abente seu casis
massariciis et omnibus rebus, territoriis ad ea pertinentibus in integrum, oc
sunt rebus ipsis in predictas locas et fundas Sablone et Marzalia inter
sediminas et areis, castello et capella adque areis, ubi vitis estant per
mensura iusta iuges duodicem, de terris arabilis sunt per mensura iuges
centum et pratis sunt per mensura iuges decem, silvis e stalariis vel gerbosas
sunt per mensura iusta iuges quinquainta et si amblius de meo quem supra
Donumdei presbiter in easdem locas et fundas Sablone et Marzalia vel
ubicumque per locis et vocabolis ad eas pertinentibus vel aspicientibus iuris
rebus plus inventum fuerint, quam ut supra legitur, per cartula et per
suprascriptum precium in eadem canonica persistant potestatem proprietario
iure faciendum exinde pars iam dicte canonice quot aut qualiter volueritis,
ut dictum est, tam de predictas curtes, castello et capella adque casis cum
sediminibus seu terris cum vineis, campis, pratis; pascuis, silvis, stelariis,
ripis, rupinis, usibus aquarum aquarumque ductibus et cum omne iure,
adiacenciis et pertinenciis earum rerum per locas et vocabolas ad ipsas
curtes et castello vel capella adque casis massariciis et rebus pertinentibus
vel adspicientibus omnia in integrum. Que autem suprascriptes curtes domui
cultiles adque casis massariciis et rebus superius nominatis cum
acessionibus et ingresuras earum, seu cum superioribus et inferioribus
earum rerum, qualiter superius legitur et sunt compreensis, in integrum ab
ac die in antea tibi cui supra Iohannes diaconus et prepositus ad iura et
propietatem iam dicte canonice Parmensis vendo, trado, mancipo ad
abendum, tenendum, posidendum et faciendum exinde pars ipsius canonice
quot aut qualiter voluerint iure proprietario nomine, sine omni mea et
heredum ac proheredum meorurn contradicione vel repeticionem. Et quia
recipi ego qui supra Donumdei presbiter pro suprascriptas curtes et castro et
capella adque casis massariciis et rebus qualiter superius sunt compreensis
at te quem supra Iohannes diaconus et prepositus argentum denarios bonos
libras treinta, abente unaquaque libra duicenti quadrainta denarios finitum
precium. Unde expondeo adque promicto me ego qui supra Donumdei
presbiter vel meos heredes tibi cui supra Iohannes diaconus et prepositus vel
ad sucessores tuos ad parte 393 iam dicte canonice Parmensis, quod si nos
vobis suprascriptas curtes, castello et capella et omnibus rebus ad eas
pertinentibus, ut supra dictum est, contrare aut retollere quesierimus per nos
aut nostris sumitentis personis vel si aparuerit ullum datum aut factum de
nos in aliam partem vel si ullam subtracionem aut diminuracionem pars iam
dicte canonice facere conaverimus et clare factum fuerit, tunc in dublum
393 La e corretta da i di prima mano.
117

suprascriptes curtes et castello vel capella et rebus ad eas pertinentibus parti
iam dicte canonice restituamus, sicuti pro tempore fuerint meliorati aut
valuerint sub extimacionem in consimile locas, nam da aliis ominibus vobis
exinde autores nec defensatores nec restauratores nec de rebus neque de
precium ullo modo permictimus nec vos nobisque ratis et pro onore capiti
vel sacerdociis meis nolite mihi ullo tempore de ac factum aliter facere, set
quod ad me semel est factum vel traditum et conscriptum est, omnia
inviolabiliter servare promicto constipulacione subnixa, Actum Parma. Ego
Donumdei presbiter in ac cartula a me 394 facta manu mea subscripsi.
Signum manu Madelberti filio quondam Austreverti et Agelberti filio eius
de civitate Parmense lege viventes Langobardorum testis. Ego Agimpertus
notarius rogatus testis subscripsi. Signum manibus Lamperti filio quondam
Benedicti et Iohannes seu Stefani filii quondam Dominici de suprascripta
civitate lege viventes Romana rogatis testis scripsi. Ego Deodadus notarius
postradita cumplevi et dedi. In alia namque cartula continebatur sicut ic
subter legitur:
395 In nomine domini Dei et salvatoris nostri Iesu Christi, Ugo gracia Dei
rex, anno rengni eius octavo decimo et dumnus Lotiarius rex filio eius anno
rengni eius tercio decimo, die quarto mense octubris, indicione secunda.
Constat nos Restaldus filio quondam Martini de civitate Parmense et
Imeltruda coniunge eius, qui profesi sumus ambo ex nacionem nostra lege
vivere Langobardorum, ipsi 396 namque iogali et mundoaldus meus quem
supra imeltrude mihi consensiente et ic subter confirmantem adque per
noticia de parentibus meis propinquos, ex corum nominas ic subter
conscripti sunt, ubi in eorum presencia profexa sum mea bona et 397
spontanea voluntate curtes duas domui coltiles, quas ic 398 subter conscripta
est, venumdati. vindimus et ad presenti die tradamus nos suprascriptis
iogalibus tibi Donumdei presbiter abitator infra iam dicta civitate et filius
bone memorie Rodeverti emtore, id sunt in integrum curtes duas domui
cultiles iuris nostris, quam abere viso sum in comitatu Motinensis, videlicet
in locas et fundas Sablone et Marzalia cum castello et capella inibi abente
seu casis massariciis et omnibus rebus, territoris ad eas pertinentibus vel
aspicientibus in integrum, oc sunt rebus ipsis in predictas locas et fundas
Sablone et Marzalia inter sediminas et areis, castello et capella adque areis,
ubi vitis estant per mensura iusta iuges duodicem, de terris arabilis sunt per
mensura iusta iuges centum, de pratis per mensura iuges decem, de silvis et
stelariis vel gerbosas sunt per mensura iusta iuges quinquainta, et si amplius
394 La m in parte su una d di prima mano.
395 Seconda «cartula». Parma, 943, ottobre 4. Restaldo e Imeltruda sua moglie vendono a
«Donumdei» prete di Parma due corti in Sabbione e Marzalia.
396 Nella carta ips;
397 La carta ha ex
398 Nella carta ib.
118

de nostro quem supra iogalibus in easdem locas et fundas Sablone et 399
Marzalia ubicumque per locis et vocabolis ad easdem pertinentibus vel
aspicientibus iuris rebus plus inventum fuerit, quam ut supra legitur, per ac
cartula et per suprascriptum precium in eodem Donumdei presbiter suosque
heredes persistant potestatem propietario iure faciendum exinde quot aut
qualiter volueritis, ut dictum est, tam de predictas curtes, castello et capella
adque casis cum sediminibus seu terris cum vinneis, campis, pratis, pascuis,
silvis e stelariis, rupis, rupinis, usibus aquarum aquarumque ductibus et cum
omni iure 400 , adiacienciis vel pertinenciis earum rerum per loca et vocabola
ad ipsas curtes et castello vel capella adque casis massariciis et rebus
pertineiitibus vel aspicientibus omnia in integrum. Que autem suprascriptas
curtes domui coltiles adque casis massariciis et rebus superius nominatis
cum acessionibus et ingresoras earum, seu cum superioribus et inferioribus
earum rerum, qualiter superius legitur et sunt compreensis, in integrum ab
ac die in antea tibi cui supra Donumdei presbiter per testus istius cartula
vindicionis ad presenti die confirmamus abendum, tenendum, posidendum
et faciendum exinde quot aut qualiter volueritis iure proprietario nomine,
sine omni nostra et heredum nostrorum contradicione. Et quia recipimus nos
suprascripti iugalibus pro suprascriptes curtes et castro vel capella adque
casis massariciis, rebus ad eam pertinentibus ad te quem supra Donumdei
presbiter in argentum libras treinta finitum precium. Unde exspondimus
adque promittimus nos suprascriptis iogalibus vel nostris heredibus tibi cui
supra Donumdei presbitero vel ad tuis heredibus aut cui vos dederitis
suprascriptes curtes, castello et capella seu omnibus rebus ad eas
pertinentibus, ut supradictum est, contrare aut retollere quesierimus per nos
aut nostris sumitentis personis vel si aparuerit ullum datum aut factum de
nos in aliam partem vel si ullam subtracionem aut diminuracionem
Donumdei presbiter vel ad eius heredes facere conaverimus et clare factum
fuerit, tunc in dublum suprascriptes curtes et castello vel capella et rebus ad
eas pertinentibus eidem Donumdei presbiteri vel ad eius heredes
restituamus, sicuti pro tempore fuerint meliorates aut valuerint sub
extimacionem in consimiles locas, nam ab aliis 401 ominibus vobis exinde
autores nec defensatores nec restauratores neque de rebus nec de precium
esse nullo modo permittimus nec vos nobisque ratis. Unde duas cartulas uno
tinore scripte sunt. Actum Parma. Ego Restaldo in ac cartula vindicionis a
me facta manu mea subscripsii. Signum manu Imeltrude coniunge eidem
Restaldi qui hac cartula ad omnia suprascripta fieri rogavit. Signum manibus
Madelberti filio quondam Austreverti et Angelberti filio eius seu Giselberti
de civitate Parmense exobrinis ipsius Imeltrude, qui ea interrogaverunt ut
supra. Signum manibus Teuprandi et Adroaldi seu Gariverti germanis filiis
quondam Iohannis de suprascripta civitate lege viventes Langobardorum
399 Manca nell’orig.
400 Su rasura di prima mano.
401 Nell’orig. nam da ab aliis
119

ogatis testis. Signum manu Cristofali filio quondam Namdelberti de
suprascripta civitate testis scripsi. Ego Deodatus notarius postradita
cumplevi et dedi. Tercia vero cartula continebatur:
402 In nomine domini Dei et salvatoris nostri Iesu Christi, Ugo et Loctario
filio eius gracia Dei reges, anno rengni eorum Deo propicio dumni Ugoni
octavo decimo, Loctario vero tercio decimo, tercio [ka]lendas setembrium,
indicione prima. Constat me Teuzo filio Imilangi 403 , qui profeso sum ex
nacionem mea lege vivere Langobardorum, ipse genitore 404 meo mihi
consensiente et ic subter confirmante, acepi, sicuti in presencia testium
acepi, ad te Restaldus filiis quondam Martini de civitate Parma argentum
per denarios bonos libras duodicem, abentem per una qua supra 405 libra
denarios duocenti quadranta finitum precium, per curtes quatuor domui
cultiles iuris meis, quam abere viso sum in comitatu Motinense, videlicet in
locas et fundas Sablone, Marzalia, in Balugula 406 adque in Pompiniano castellos
et capellas inibiabente cum casis massariciis et omnibus rebus ad eas
pertinentibus, quod sunt rebus ipsis in predictas locas et fundas Sablone et in
Marzalia inter sediminas et areis castri et capellas seu areis, ubi vites estant
per mensura iusta iuges duodicem, terris arabilis sunt per niensura iusta
iuges centum quinquainta, de pratis sunt per mensura iusta iuges decem, de
silvis e stelariis seu castenetis, buscaliis adque gerbosas per mensura iusta
iuges centum; prefatis rebus in eadem locas et fundas Balugula adque in
Pompiniano inter area castri seu sediminas et areis, ubi vitis estant per
mensura iusta iuges undecim, de terris arabilis sunt per mensura iusta iuges
centum, de pratis 407 sunt per mensura iusta iuges sex, de silvis e stellariis
seu gerbosas, busgalias sunt per mensura iusta iuges centum et si amplius de
meo qui supra 408 Teuzoni in easdem locas et fundas Sablone et Marzalia, in
Balugula adque in Pompiniano iuris rebus plus inventis fuerint, quam ut
supra 409 mensura legitur, per ac cartula et pro eodem precio in tua qui supra
Restaldi 410 et ad tuos heredes aut cui vos dederitis persistant potestatem
propietario nomine faciendum exinde quid volueritis, ut dictum est, tam
predictes curtes domui cultiles et castellos seu capellas adque casis cum
sediminibus seu terris, vineis, campis, pratis, pascuis, silvis e stellariis, ripis,
rupinis ac padulibus, cultis ct incultis, divisas et indivisas, una cum finibus
et terminibus, acessionibus et usibus aquarum aquarumque ductibus, cum
402
Terza «cartula». Ticino, 943, agosto 30. Teuzo vende a Restaldo di Parma le quattro
corti, colle dipendenze che possiede nei luoghi di Sabbione, di Marsalia, di Balugulae di
Pompiniano.
403
La prima i su altra lettera; la seconda su una e
404
re su altre lettere.
405
La carta ha qs in cui la gamba della q è tagliata da lineetta orizzontale.
406
Tiraboschi, Dizion. I, pp. 31-38.
407
La carta ha prati
408
Nella carta qs con la q tagliata in gamba da un trattino orizzontale.
409
ut supra su rasura di prima mano.
410 i su rasura.
120

omne iure, adiacenciis et pertinenciis earum per loca et vocabola ad ipses
curtes et castellos seu capellas cum casis massariciis, rebus pertinentibus vel
aspicientibus omnia in integrum. Que autem suprascriptes curtes domui
cultiles adque casis massariciis et rebus superius nominatis una cum
acessionibus et ingresoras earum, seu cum superioribus et inferioribus
earum rerum, qualiter superius mensura legitur, in integrum ab ac die tibi
cui supra Restaldi pro suprascripto precio vindo, trado, mancipo et nulli aliis
vinditis, donatis, alienatis, obnosiatis vel traditis nisi tibi, facias exinde a
presenti die 411 tu 412 et heredibus tuis aut cui vos dederitis iure propietario
nomine quiquit volieritis, sine omni mea et heredum meorum contradicione
vel defensione et absque exscusacionem. Quidem et cartula iila vindicionis,
qualiter ipsas curtes domui cultiles et castellos seu capellas cum casis
massariciis et omnibus rebus ad eas pertinentibus mihi Teuzoni oc venerunt
tibi Restaldi dedi, eo tamen ordine, ut cum ista et illa adque cum alia 413
racione comodo vos melius potueritis defendere debeatis et me nec meos
heredes exinde autores nec defensatores nec restauratores non queratis, nec
ego et promitto, exepto si de meo exinde in aliam partem datum aparuerit,
quod ego dediset aut emisiset vel colibet scriptum fecisset, tunc de illa parte
unde meum datum aparuerit et ego vel meos heredes tibi cui supra Restaldi
tuisque heredibus aut cui vos dederitis suprascritas curtes domui cultiles
cum casis massariciis et omnibus rebus, qualiter superius legitur, defendere
promittimus, et si defendere non potuerimus, tunc in dublum suprascriptes
curtes vobis restituamus, sicut pro tempore fuerit melioratas aut valuerit sub
extimacionem in consimile locas, nam unde meo datum in oc aparuerit nihil
vobis defendere nec restaure promitto, exepto ut supra, et nihil mihi ipso
precio aliquot amplius redeberis dixi. Unde due cartule vindicionis scripte
sunt. Actum Ticino feliciter. Signum manu suprascriptoTeuzoni qui ac
cartula vindicionis fieri rogavit et suprascripto precio recipi et ei relecta est.
Signum manu suprascripto Iminandi qui eidem Teuzoni filio suo ad omnia
suprascripta consensi ut supra et ea relecta est. Giselbertus iudex dumnorum
regum rogatus ad suprascripto Teuzone me testis subscripsi. Leo rogatus
subscripsi. Liuprandus iudex domnorum regum rogatus subscripsi. Andreas
iudex domnorum regum rogatus subscripsi. Ego Adelbertus notarius
dumnorum regum scriptor uius cartula vindicionis postradita complevi et
dedi. Et in quarta cartula continebatur ab ordine similique per omnia ita:
414 In nomine domini Dei et salvatoris nostri Iesu Christi, Ugo et
Lottario 415 filio 416 eius gracia Dei reges, anno rengni eorum Deo propicio
411 i su e
412 La pergam. ha tuis
413 Su rasura di illa
414 Quarta «cartula» Ticinum, 941, novembre 11. Benzo vende a Teuzo le quattro corti e
dipendenze che possiede in Sabbione, in Marzalia, in Balugula ed in Pompiniano.
415 La seconda o su rasura di u
416 La f su rasura di s
121

dumni Ugoni sextodecimo, Lottarii vero duodecimo, undecima die mense
novembri, indicione quinta decima. Constat me Benzo filio bone memorie
Rodulfi de Vuilzacara, qui profeso sum ex nacionem mea lege vivere Saliha,
accepissem, sicuti et in presenciam testium accepi, ad te Teuzo filio
Imedangi in 417 argentum per denarios bonos libras duodicem, abente per una
qua supra libra denarios duocenti quadrainta finitum precium, per curtes
quatuor domui cultiles iuris mei, quam abere viso sum super fluvio Pati in
comitatu Motinense, videlicet in locas et fundas Sablone et Marzalia, in
Balugulam adque in Pompiniano, castellas 418 et capellas inibi abente cum
casis massariciis et omnibus rebus ad eas pertinentibus, quod sunt rebus
ipsis in predictas locas et fundas Sabione et in Marzalia inter sediminas et
areis castri et capellas seu areis, ubi vites estant per mensura iusta iuges
duodicem, de terris arabilis sunt per mensura iusta iuges centum
quinquainta, de pratis sunt per mensura iusta iuges decem, de silvis e
stellariis seu castanetis, buscaliis adque gerbosas sunt per mensura iusta
iuges centum; prefatis rebus in easdem locas et fundas Balugula et in
Pompiniano inter area castri seu sediminas et areis, ubi vites estant per
mensura iusta iuges undecim, de terris arabilis sunt per mensura iusta iuges
centum, de pratis sunt per mensura iusta iuges sex, de silvis e stellariis. seu
gerbosas et buscalias sunt per mensura iusta iuges centum et si amplius de
meo co supra 419 Benzoni in easdem locas et fundas Sablone et in Marzalia
seu in Balugula adque in Pompiniano iuris rebus plus inventis fuerint, quam
ut supra mensura legitur, per ac cartula et pro eodem precio in tua qui supra
Teuzoni et de tuos heredes aut cui vos dederitis persistant potestatem
propietario nomine faciendum exinde quid valueritis, ut dictum est, tam
predictes curtes domui cultiles et castellas seu capellas adque casis cum
sediminibus seu terris, vineis, campis, pratis, pascuis, silvis e stellariis, rivis,
rupinis ac padulibus, cultis et incultis, divisis et indivisis, una cum finibus,
terminibus, acessionibus et usibus aquarum aquarumque ductibus cum
omni 420 iure adiacienciis et pertinenciis earum rerum per loca et vocabola ad
ipsas curtes domui cultiles et castellas adque casis massariciis et rebus
pertinentibus vel aspicientibus omnia et ex omnibus in integrum. Que autem
suprascriptes curtes domui cultiles adque casis massariciis et omnibus rebus
ad eas pertinentibus superius nominatas una cum acessionibus et ingresoras
earum, seu cum superioribus et inferioribus earum rerum, qualiter superius
legitur et sunt compreensas, in integrum ab ac die tibi cui supra Teuzoni pro
suprascripto precio vendo, trado et mancipo nulli alii venditas, donatas,
alienatas, abnossiatas vel traditas nisi tibi, insuper per cultellum fistucam 421
nodatum (nodatum), vuantonem et vuasonem terre adque ramum arboris tibi
417
Nella pergam. n
418
fundas – Pompiniano ca... su rasura.
419
cs così la pergam.
420
La i su e
421
Prima di fistucam si legge una n
122

exinde coram testes legitimam facio tradicionem et corporalem vestituram et
me exinde foris exspuli, vuarpivi et aut sasita 422 feci et ibi ad tuam
propietatem abendum reliqui, faciendum exinde a presenti die tu et
heredibus tuis aut cui vos dederitis iure propietario nomine quiquit voueritis,
sine omni mea et heredum ac proheredumque meorum contradicione ac
repeticione. Si quis vero, quod futurum esse non credo, si ego ipse Benzo,
quod absit, vel alius 423 de heredibus ac proheredibus meis seu quislibet
oposita persona, que contra ac cartula vindicionis mee ire quandoque
temtaverimus aut eam per covis ingenium infrangere 424 conaverimus, tunc
inferamus tibi cui supra Teuzoni tuisque heredibus aut cui vos dederitis vel
contra quem exinde litem intulerimus, multa quod est pena aura obtimo
libras decem argenti ponderas quinquainta, et quod repetierimus evindicare
non valeamus, set presens cartula suprascripta vindicionis mee diotornis
temporibus firma et inconvulsa permanead cum stipulacionem subnixa. Et
ad me quem supra Benzoni meisque heredibus tibi cui supra Teuzoni
tuisque heredibus aut cui vos dederitis suprascriptes cortes quatuor domui
cultiles cum omnibus casis et rebus ad eas pertinentibus, qualiter supra
mensura legitur et sunt compreensas, in integrum ab omni contradicentem
ominem sint defensatas, et si defensare non potuerimus aut si vobis exinde
aliquot per covis ingenium subtraere quesierimus, tunc in dublum
suprascriptas cortes domui cultiles et castellas seu capellas adque casis
massariciis et omnibus rebus ad eas pertinentibus, qualiter superius legitur,
vobis restituamus, sicut pro tempore fuerint melioratas aut valuerint sub
extimacionem in consimiles locas, et nihil mihi ex ipsum precium amplius
aliquot redeberis 425 ; disi et bergamena cum atramentario de terra elevans me
paginam Adelberti notarius dumnorum regum tradidit et scribere rogavit, in
qua eciam subter confirmans testibusque obtullit robarandam. Actum
vero Ticinum feliciter. Signum manu suprascripto Benzoni qui hac cartula
vindicionis fieri rogavit et 426 suprascripto precio recepi et ei relecta est.
Iohannes iudex dumnorum regum in hac cartula vindicionis rogatus testis
subscripsi. Tamcheradus lege vivente Salicha teste. Vualpertus notarius
dumnorum regum in ac cartula vindicionis rogatus testis subscripsi.
Rainaldus notarius rogatus subscripsi. Aginulfus rogatus subscripsi.
Sigifredus notarius rogatus subscripsi. Signum manu Iohannis filius
quondam Gumtardi vasallo suprascripto Benzoni testis. Ego qui supra
Adelbertus notarius domnorum regum scriptor uius cartula vindicionis
postradita cumplevi et dedi. Cartulas ipsas vindicionis ostensas et ab ordine
lectas, interrogati sunt ipsis 427 Iohannes diaconus et prepositus seu
422 La seconda a su una o
423 La carta ha ulius
424 La carta ha infragere
425 La b corretta su d
426 La carta ha & et
427 La seconda i su altra vocale.
123

Madelbertus notarius advocatus, pro quit cartulas ipsas ibi ostenderent. Qui
dixerunt: vere cartulas istas ic vestri ostensimus presencia, ut ne quilibet
omo dicere possit, quod nos nec parti ipsius canonice eas silens aut ocultas
vel conludiosas 428 abuisemus aut tenuisemus et nunc cortes ipsas domui
cultiles, que sunt in locas et fundas Sablone et Marzalia cum castro et
capella in unam ex ipsas abente cum casis massariciis et omnibus rebus,
servis et ancillis, aldiones et aldianas 429 , ibidem abentibus vel exinde
pertinentibus cum omni earum integrietatem et pertinencia, que in istas
legitur cartulas, a parte ipsius canonice sancte Parmensis ecclesie abemus et
detinemus ad propietatem iusta istas carlulas, et quod plus est querimus, ut
dicat iste Richaldus qui et Rigizo filius quondam Meresoni de loco
Autiminiano, qui ic a presens est, si cartulas istas, guam ic ostensimus,
bonas aut veraces sunt, vel si cortes ipsas domui cultiles, que sunt locas et
fundas Sablone et Marzalia cum casis masariciis et omnibus rebus ad eas
pertinentibus, cum servis el ancillis, aldiones et aldianas adque cum omni
earum integrietate et pertinencia, que in istas legitur cartulas, nobis parti
ipsius canonice sancte Parmensis 430 eclesie contradicere aut subtrare queret
a non. Qui et ipse Richaldus qui et Rigizo dixit et profesus est: vere cartulas
ipsas quas vos Iohannes diaconus et prepositus seu Madelbertus notarius et
advocatus ic ostensistis, bonas et veraces sunt et omnia ita verum est, sicut
in eas legitur, et curtes ipsas domui cultiles, que sunt in locas et fundas
Sablone et Marzalia cum castello et capellas inibi abente cum casis
massariciis et omnibus rebus vel familiis ad eas pertinentibus cum omni
earum integritatem et pertinencia, que in ipsas legitur cartulas, parti ipsius
canonice Parmensis non contradisi nec contradico neque contradicere quero,
quia nec legibus possum, eo quod iusta ipsas cartulas propias ipsius
canonice cum lege esse debent et mihi ad abendum nec requirendum nihil
pertinent nec pertinere debent cum lege, pro eo quod exinde nullam
firmitatem nullamque racione nec scripcionem unquam inde non abui nec
abeo nec abere possum, per quam curtes ipsas domui cultiles in easdem
locas et fundas Sablone et Marzalia cum castro et eapella in unam ex ipsas
abente cum casis massariciis et omnibus rebus ad eas pertinentibus cum
servis et ancillis, aldiones et aldianas ibidem abentibus, vel exinde
pertinentibus parti ipsius canonice contradicere aut subtrare possum, set ut
disi propias ipsius canonice sunt ef legibus esse debent. Is actis et
manifestacio, ut 431 supra facta rectum eorum omnibus corum supradictis
iudices et auditoribus paruit esse et iudicaverunt, ut iusta eorum
altertacionem et eidem Richaldi qui et Rigizo profexionem et
magnifestacionem ipsi Iohannes diaconus et prepositus adque Madelbertus
notarius et advocatus ad parte ipsius canonice sancte Parmensis eclesie ipsas
428 La carta ha coludiasas
429 La seconda a su e
430 La i corretta su e
431 Nella carta: u
124

curtes domui cultiles in easdem locas et fundas Sablone et Marzalia cum
omnibus casis et rebus et familiis ad eas pertinentibus cum omni earum
integrietate et pertinencia iusta ipsas cartulas ad propietatem abere et
detinere deberent, et ipse Richaldus qui et Rigizo manead inde tacitus et
contemptus. Ibi locum in eodem iudicio spopondi ipse Richaldus qui et
Rigizo adversus eosdem Iohannes diaconus et prepositus et adversus
eundem Madelbertus notarius et advocatus a parte ipsius canonice sancte
Parmense eclesie, si umquam in tempore ipse Richaldus qui et Rigizo aut
suos heredes vel sumitentes personas adversus eadem canonicam sancte
Parmensis eclesie de ipsas curtes domui cultiles, que sunt in easdem locas et
fundas Sablone et Marzalia cum omni earum integrietatem essent aut causasent
vel ullam 432 porcionem aut minoracionem da parte ipsius canonice
facere quererent et exinde omni tempore taciti et contenti non permansissent
et eadem canonica sancte Parmensis eclesie ipsas curtes domui cultiles, que
sunt in prefatas locas et fundas Sablone et Marzalia cum omni earum
integrietatem et pertinencia ipsam canonica eas quietas et inlibatas abere
esse non permesissent aut si aparuiset ullum datum aut factum seu colibet
anteriore aut posteriore scriptum, quod ipsis in aliam partem dedisent aut
emisissent aut ullum scriptum fecissent aut in aliam partem in iudicio
refludasset aut mostransent, quod parti ipsius canonice ipsas cortes domui
cultiles cum omni earum integrietatem in aliquot subtraere quesissent vel si
per placitas fatigare quesissent, tunc oblicavit et spopondi ipse Richaldus
pro se et suis heredibus cumponere ad parte ipsius canonice pena arginti
libras sexcenti, et insuper curtes ipsas et castello vel capella cum casis et
omnibus rebus ad eas pertinentibus in easdem locas et fundas Sablone et
Marzalia cum omni earum integritatem et pertinencia in dublum cum eadem
familia, sicut pro tempore fuerint melioratas aut valuerint sub extimacionem
in consimiles locas. Et ac noticia pro securitate ipsius canonice sancte
Parmensis eclesie fieri admonuerunt. Quidem et ego Bruningo notarius ex
iussione suprascripto Raimundi comes et misus seu iudicum amunicionem
scripsi; anno domnorum regum, Ugoni et Lottarii filio eius, domni Ugoni
regi octavo (de) decimo, domni vero Lottarii regi tercio decimo, mense
madio, indicione secunda.
Signum manu suprascripti Raimmundus comes et misus ut supra
interfuit.
Ϯ Vualpertus iudex domnorum regum interfui.
Ϯ Constabilis iudex domnorum 433 regum interfui.
Ϯ Unaldus iudex domnorum regum interfui.
Signum manibus suprascriptorum Itoni et Ugoni seu Rainerii qui ut supra
interfuerunt.
Signum manibus suprascriptorum Guncioni et Dominici seu Uberti qui
432 La a su altra vocale.
433 Nell’orig. domno
125

ut 434 supra interfuerunt.
Originale; Archivio Capitolare di Parma, sec. X, N. XLIII. Pergamena
coperta da grasse, ripetute pennellate di noce di galla; l’inchiostro è sbiadito
assai, cosicchè il canonico Baiardi nel suo transumptum nota al vol. II, N.
XLIII, p. 127: «Hic desideratur quadragesimum tertium documentum quia
ob eius decoloratum et fere deperditum caracterem transcribi non potuit».
Ed. L. Schiaparelli, Diplomi inediti dei sec. IX e X, Bull. dell’ Ist. Stor.
It., N. 21, p. 149, VII, da me seguita. L’editore nota: «Il testo del documento
è quanto mai ricco di frasi e parole della lingua popolare: nessuna regola di
grammatica è rispettata; vi sono numerosi scambi di vocale, e l’ortografia è
scorretta. Le abbreviazioni sono numerose, alcune forti edi uso vario...
Come vescovo di Parma viene nominato «Deodadus» e questo nome è su
rasura di prima mano, su rasura, come può dedursi da alcune lettere ancora
visibili, di «Sigifredus». Gli storici di Parma ed il Gams danno come ultima
data del vescovato di Sigifredo l’anno 944, riferendosi a Liutprando, il quale
attesta che il vescovo di Parma Sigifredo accompagnò Berta, figlia del re
Ugo e fidanzata con Romano figlio di Costantino Porfirogenito, a
Costantinopoli 435 , dove si trovava ancora nel mese di dicembre 944, quando
cadde l’imperatore Romano Lekapeno 436 . Che nel settembre del 944 siasi
celebrato a Costantinopoli il matrimonio di Berta, nessun dubbio, chè
esplicite sono le indicazioni delle fonti bizantine; e non è improbabile
quanto attesta Liutprando che Sigifredo abbia accompagnato la sposa; però
il nostro documento, che è del maggio, escluderebbe l’altra notizia del
cronista, che Sigifredo fosse ancora in vita nel dicembre» (ivi p. 150-sg.).
LII.
Il diacono Giovanni preposito della canonica di Parma dà a livello a
Giovanni di Boniverto terre lavorative poste in Sissa.
Palasone (Parma), 945, maggio.
(S.T.) In nomine domini Dei et salvatoris nostri Iesu Christi, Hugo gratia
Dei rex, anno rengni eius nono decimo et domnus Lotharius rex filio eius,
anno rengni eius quinto decimo, mense madio, indictione tercia. Placuit
adque convenit inter Iohannes diaconus et prepositus canonice [Par]mense
qui una per consensum et octoritatem fratrum seniorum sacerdotum ipsius
canonice et inter Iohannes, qui et Bonizo filio quondam Boniverti liber omo,
ut in Dei nomine dare deberet sicut et dedi ipse prepositus eidem Iohanni vel
434 ut scritto interlinearmente di prima mano.
435 Liutprandi, Antapod. lib. V, 20, p. 110 dell’ed. «in usum scholarum» Hannoverae, 1877.
436 Ibid., cap. 21, pp. 110-111. Cf. Dümmler, Kaiser Otto der Grosse, Leipzig, 1876, p. 134
e nota 3.
126

ad eius heredes libellario nomine casa ad residendum et rebus ad
laborandum iuris ipsius canonice, que 437 sunt ipsis rebus in loco et fundo
Sisia cum sua pertinencia, quod per Boniverto massarius directas vel laboratas
fuerunt in integrum eidem Iohanni vel ad eius heredes libellario nomine
tradavi da modo usque ad annos viginti et nove, eo tinore ut ipsa casa vel res
meliorentur nam non pegiorentur sine omne nelicto vel fraude et exinde
persolvere debeant ipse Iohannes vel suos heredes eidem prepositi vel ad
successores eius ad parte ipsius canonice per omni anno et per tempus de
omne fruge, quod super ipsas res seminaverint, de grano grosso covo tercio
et de minuto [quar]to in area et si vitis posuerint et ad iugum venerint
tercium vinum exinde redat antepositum ei orto lino, rapas, vicia, facioli,
canape et ad quatuor sestaria de terra seminatura foris casalivo ad aliis
laboribus recoliemdum umde no 438 redat exsenio per anno dare debentur
uno in natalem Domini par pullos, oves decem et pro prato vel pro silva
adque pro arboribus et pro vitis pergolis denarios quatuor et quamdo tempus
mesis vel vimdemies fuerit misso domnico ei super area et torculo stare
debeat et ipse ei sucepta faciat ad eius vivenda et ec omnem suprascriptum
redictum vel exsenio et denarii cum suo tempus evegere et adducere debeant
ad suprascriptam canonica infra civitate Parmense, qui si ec omnia minime
complevi 439 misso domnico eos pingnorare et destringere debeant ad iusticia
faciendum. Pena quidem inter se posuerunt, quod si quis unus ex ipsis aut
sucessoribus vel heredibus illorum se de anc convenencia removere
voluerint, aut si manere vel aliqua superponere, aut si posponere quesierit et
non permanserint in ea omnia sicut supra legitur, tunc componat pars parti
fidem conservanti pena argenti solidos viginti et pos pena soluta os libelli ad
omnia suprascripta in sua maneat firmitatem. Umde duos libelli scripti sunt.
Actum in castro Palasioni.
Signum Ϯ manus Iohannes qui hoc libello fieri rogavi.
Signum Ϯ Ϯ Ϯ Ϯ manibus Ingeverti filio quondam Gariverti de Scalvi et
Andrei de Cas[a]le Toloni 440 seu Teuzoni de Ripa adque Madelberti de
Palasione testis.
(S. T.) Scripsi ego Deodadus notarius postradicta 441 complevi et dedi.
Originale; Arch. Capitolare, sec. X, N. XLIV.
Nel verso di mano del sec. XI-XII: «Libellum canonice de terra in
Sissia». - Pergamena ampiamente macchiata per abuso di reagenti e per
umidità nel lato superiore destro.
437
Nella carta q tagliata in gamba orizzontalmente.
438
Sic.
439
Nella carta copli con l tagliata in asta orizzontalmente.
440
La prima sillaba di lettura incerta, essendo assai sbiadita.
441 Sic.
127

LIII.
Lotario re dona al fedele Liudone la corte Baiano nel contado di Parma
con tre «sorticelle», una in «Proviciano», una in Viniale, la terza in
Montiglo Maggiore ed un campo in Miliano.
Pavia, 948, gennaio 19.
(C.) In nomine domini Dei eterni. Lotharius divina providente clemencia
rex. Omnium sanctae Dei Eclesiae, nostrorumque presencium ac futurorum,
comperiat sollertia, qualiter domnus 442 Deodatus venerabilis presul
nosterque per omnia dilectus fidelis nostram supplex regalem ad[iit]
celsitudinem, quatenus nostra mercede cuidam nostro fideli Liudoni
conced[eremu]s quandam 443 curticellam sitam in loco et fundo Baiano iure
comitatus Parmensis cum aliquantis al[iis] sorticellis, unam videlicet in
Proviciano et aliam in Viniale et terciam in Montiglo Maiore, verum etiam
de terra laborata peciam unam in loco Miliano ipsius comitatus iure, que est
per mensuram iugis 444 una et perticas iugiales quatuor 445 . [Cuius] continuam
fidelitatem omnimodis considerantes, nostre pietatis aures ipsius
accomodavimus precibus et per hulus nostri precepti paginam, prout iuste et
legaliter possumus, prefato Liudoni fideli nostro eandem pretaxatam
curticellam cum iam dictis sorticellis unaque cum predicto campo atque
cum omnibus pertinenciis sive adiacenciis ipsius curticelle cum finibus,
terminibus et accessionibus suis omnia 446 in integrum concedimus, donamus
atque largimur ut habeat, teneat firmiterque possideat habeatque potestatem
donandi, vendendi, comutandi, alienandi et quicquid eius decreverit animus
faciendi ipse suique heresdes 447 , omni mea meorumque successorum sive
omnium hominum contradiccione funditus remota. Si quis vero, quod
futurum esse non credo 448 , huius nostre donacionis preceptum infringere
temtaverit, cognoscat se compositurum auri libras centum, medietatem
kamere nostre et medietatem prefato Liudoni eiusque heredibus. Quod ut
verius credatur diligenciusque ab omnibus observetur, manu propria
roborantes anuli nostri inpressione subter insigniri iussimus.
Signum Lotharii (M.F.) piissimi regis (S. D.).
Odelricus kancellarius ad vicem Bruningi episcopi et archikancellarii 449
recognovi et subscripsi (S.R.).
Data quarto decimo kalendarum febroarium, anno domice 450
442
Il passo – rumque – domnus è molto guasto da rasura e corrosione posteriore
443
Il passo – tenus nostra – quandam è guasto come sopra.
444
Sic.
445
Sic.
446
Il passo – curticelle – omnia guasto da rasura e corrosione posteriore.
447
Sic.
448
Tra non e credo una s non espunta.
449 Sic.
450 Sic.
128

incarnationis DCCCCXLVII, anno vero Lotharii regis XVII, inditione VI 451 .
Actum Papie, feliter 452 .
Diploma originale; Archivio Capitolare di Parma, sec. X, N. XLV.
Muratori, Antiq. Ital., V, 557; Affò, Storia di Parrma, I, 348, N. LXII;
Schiaparelli, Bull. dell’Arch. Paleogr. Ital., IX, 131; facs. in Arch. Paleogr.
Ital. IX, tav. 34; ved. Ricerche etc. – Parte V, p. 252, ove il dipl. nostro ha il
n. 6 nel prospetto dei diplomi di Lotario.
Quanto alla datazione lo Schiaparelli osserva: «L’anno di regno e
l’indizione corrispondono al 948; l’anno 947, che si legge nell’originale si
potrebbe spiegare col computo fiorentino, piuttosto che riferirlo all’azione o
ritenerlo senz’altro errato, ma non abbiamo altri esempi o notizia sicura
dell’uso di tale computo nella nostra cancelleria. Il sigillo ora perduto fu
applicato dopo la signatio, anziché dopo la recognitio» (Bull. Arch. Paleogr.
cit., p. 131).
LIV.
I fratelli Vuarino, Liutefredo, Vuibodo, Rodolfo vendono a Baterico
diacono e preposito della canonica di Parma una massaria posta in
Baggiovara.
Bianconese (Parma), 948, maggio.
(S.T.) In nomine domini Dei et salvatoris nostri Iesu Christi, Lotharius
gratia Dei rex, anno rengni eius [oc]tavo decimo, mense ma[dio], indicione
septima. Constat [nos Vuarinus et Liutefredus seu Vui]bodus et [Rodulfus]
ger[manis]fil[ii].... 453 ex genere franco[rum abi]tatoris in finibus Parmensis
vindimus et a presenti die tradamus per vuasonem terre per ramos arbores
seu per fistucum nodatum eciam per cultellum iusta lege mea Salicha tibi
Baterici diacono et prepositi canonice Parmensis et in iura et proprietatem
ipsius canonice idem in integrum masaricia una iure meo, que est posita in
loco et fundo Baioaria cum sua pertinencia quod per Domnino et Martino
directas vel laboratas fuerint in integrum vel sedimen seu reliquis terris,
campis, pratis, arreis, silvis, omnia et ex omnibus iam dictas res, qualiter
superius legitur, tibi cui supra Baterici per testus istius cartula vindicionis
seu tradicionis nomine a presenti die confirmamus proprietario iure et
dicimus suprascriptis germanis nostrisque heredibus omnes foris exsitis
atque iactivus 454 facimus et per fistucum nodatum et nos exinde averpivimus
451
L’intera datazione è in lettere maiuscole.
452
Sic.
453
La ricostruzione è condotta su qualche elemento di parola non scomparso e
sullsttoscrizione.
454 Oppure iactinus?
129

et absasita facimus et te Batericus prepositus tuosque successores ad parte
predicti canonice reliquimus ad abendum tenendum posidemdum una cum
omnia superioribus et inferioribus suis tam tu Batericus diaconus tuosque
sucessores parti predicti canonicis quit aut qualiter volueritis iure
proprietario nomine sine omni nostram et heredum ac proheredum
nostrorum contradicione vel repeticione et quia recipimus nos suprascriptis
germanis pro suprascriptas res ad te cui supra Batericus in argentum solidos
viginti finitum precium vindicionis et spondimus adque promittimus nos
suprascriptis germanis vel nostris heredibus tibi cui supra Baterici diaconi
tuosque sucessores parte predicte canonice suprascriptas res ab omne
homine defensare et si defensare non potuerimus autcontra anc cartula ire
quandoque agere presumserimus, tunc componamus vobis predictas res in
dublo sicut diebus illis melioratas fuerit sub extimacionem in consimile
locum et insuper pena quod est multa auro libra una argenti ponderas duas et
quod repetit vindicare non valeamus, set presens cartula vindicionis seu
tradicionis omni tempore firma et slabilis permaneat cum stipulacione
subnixa et anc bergamena una cum atramentario manibus nostris de terra
levavimus et Deodadi notario ad conscribendum dedimus adque rogavimus
in qua subtus confirmans et testibus oc optullimus roborandum. Actum
in Blanconisi.
Signum Ϯ Ϯ Ϯ Ϯ manibus suprascriptorum Vuarini et Liutefredi seu
Vuibodi qui et Rodulfo germanis, qui hanc cartula vindicionis seu
tradicionis ad omnia suprascripta fieri rogaverunt.
Signum Ϯ Ϯ Ϯ manibus Leoni 455 qui et Rozo filio bone memorie Batidioni
de Bocito el Annoni seu item Leoni germanis filiis bone memorie
Berengarii de suprascripto loco Blanconisi lege viventes Salicha rogati
testis.
Signum Ϯ Ϯ Ϯ Ϯ manibus Iohannes mio quondam Gumtelmi et Blanconi
filio bone memorie Grineverti seu Roperti filio quondam Giselberti adque
Iohannis filio bone memorie Aldoni de suprascripto loco Blanconisi rogati
testis.
(S. T.) Scripsi ego Deodadus notarius postradicta complevi et dedi.
Originale; Archivio Capitolare di Parma, sec. X, N. XLVII. - Nel verso di
mano del sec. XII-XIII: «cartula de sorte una canonicorum in baioaria».
Pergamena completamente ingiallita e macchiata da eccessivo bagno di
reagenti, accettuata solo la sottoscrizione notarile. La scrittura, specialmente
nella parte superiore, è assai sbiadita; nella seconda riga molte lettere e
alcune intere parole sono scomparse. - Quanto alla datazione della carta
l’indizione VII richiederebbe l’anno 949 e non il 948, che pare richiesto
dall’an. XVIII del regno.
455 leoni su rasura di prima mano.
130

LV
Lotario re per l’intervento del marchese Berengario suo consorte nel
regno dona a Maginfredo conte suo fedele molti beni in vari comitati.
Vignola, 948, giugno 11.
(C.) In nomine domini Dei aeterni. Lotarius divina gratia rex.
Omnium fidelium sanctae Dei ecclesie nostrorumque presentium videlicet
ac futurorum com[periat sollertia, qualiter] 456 interventu et petitione
Berengarii incliti marchionis 457 regnique nostri summi consortis Mainfredo
comiti dilectoque nostro fideli corticellam unam in loco qui dicitur Dullio de
comitatu Parmensi pertinentem cum octo sortibus quattuor scilicet in eodem
loco Dullio positis ••••••••• 458 que regitur per Martinum, alia in Monticolo
Potiolo, que per Arioaldum regitur, tercia in Quintiano, quae recta esse
videtur per Rodeprandum, quarta 459 vero in Orceano que abses esse
dinoscitur, nec non a fiumine Padi flumen Incie usque ad fossam
Formicariolam et a Formicariola ••••••••• 460 qui dicitur Fumulentus et inde
usque ad castrum Frascenaria a Pado quoque alveum aquae qu ••••••• 461
vocatur usque ad civitatem Parmam et inde usque ad vllam Bedutianum,
duos etiam nostri iuris servos Lovaldum scilieet et Oratianum germanos
atque mulierem eiusdem Lovaldi •••••••• 462 cum filiis et filiabus eorum prout
iuste et legaliter possumus per hoc nostrae donationis preceptum
concedimus, donamus, tribuimus atque largimur, et de nostro regali iure et
dominio in eius proprium ius et dominium transmittimus et delegamus una
cum terris cultis et incultis, vineis, pratis, pascuis, silvis, stallariis,
molendinis, piscationibus 463 , aquis aquarumque decursibus, ripaticis,
toloneis, curaturis et cum omnibus quae nostre publice parti de prenominatis
locis atque fluminibus scilicet de corticella Dullio et flumine Incia et
Formicariola atque fontana Fumulenta seu Parma atque de castello
Frascenaria pertinere videntur, ut habeat teneat firmiterque possideat
habeatque potestatem donandi alienandi commutandi vendendi pro anima
iudicandi et quicquid eius decreverit voluntas faciendi omnium hominum
iniusta contradictione amota. Insuper etiam eidem fideli nostro Maginfredo
per hoc nostrum preceptum confirmamus et corroboramus cortem de
Landase in finibus Placentinis et duas cortes Filinum et Cannetum in
456 Lacuna originaria nella pergamena.
457 La h è in sopralinea stessa mano.
458 Lacuna originaria di una quindicina di lettere.
459 La prima a di quarta corretta posteriormente su una e.
460 Lacuna originaria di circa dodici lettere.
461 Lacuna originaria di circa otto lettere.
462 Lacuna nel doc. di circa sette lettere.
463 La prima s è corretta di prima mano su una i.
131

comitatu Parmense coniacentes, cortem quogue Vilianum in comitatu
Regiense nec non et cortem de Soliano in finibus Mutinensis, omnesque res
que a precessore nostro bonae rnemorie Berengario imperatore quondam
confirmate et corroborate patri suo Hugoni fuerant tam ex paterna quamque
materna hereditate seu successione parentum ei advenientes, videlicet
cortem cum monasteri o constructo in Ticinensi civitate in honore Sancti
Leonis et Sancti Marini cum ornnibus casis 464 et capellis seu aliis rebus ad
eandem abbatia pertinentibus et cortem cum capella in loco Plovera in
finibus Tertonensis 465 , et cortem in Parma civitate cum duobus monasteriis
ibidem hedificatis uno in honore Sancti Bartholomei, altero sancte Mariae et
Sancti Alexandri cum mercatis et eorum omnibus pertinentiis; cortem etiam
in Fabrure et aliam in Trevuntio, in Sacca cortem unam iuxta fiuvium Padi
cum ripis et piscationibus, cortem quoque in Ferraria cum omnibus eius
adiacentiis, prefatas cortes coniacentes in territorio Parmense et curtem cum
monasterio in honore Sancti Thome apostoli constructo foris murum Regiae
civitatis sito cum omni integritate sua atque cortem ubi Cerraedo dicitur
iuxta fluvium Sicclam cum omnibus suis adpendiciis. Et omnes res et
familias iuste adquisitas 466 et adquirendas una cum predictis monasteriis et
capellis, mercatis, teloneis, ripis, portibus, piscariis, terris, vineis, campis,
pratis, silvis, olivetis, castanetis, salicibus tam in montibus quam in vallibus,
seu planitiebus, rupibus, paludibus, molendinis, aldionibus et aldiabus,
servis et ancillis et cum omni publica functione que in predictis locis parti
publice pertinuit. Concedimus ei insuper per hoc nostrum preceptum
licentiam in suis proprietatibus, ubi illi oportunum fuerit, turres et castella
edificandi cum merulis et propugnaculis et fossatis ad ostium incursiones
vitandas. Preterea damus ei licentiam advocatorem eligendi, quem sibi
eligere voluerit ad suam exquirendam causam et si suarum rerum firmitates
incendio vel aliquo casu perdite sunt vel fuerint largimur ei licentiam et suis
heredibus ut illorum advocator cum sacramentalibus iuret quod ea die qua
ipsas firmitates perdidit de ipsis rebus ad proprietatem investitus erat et
•••••••••••••••••• 467 dem res firmiter teneant habeantque potestatem tenendi
donandi vendendi pro anima iudicandi commutandi et quicquid voluerint
faciendi omnium hominum iniusta contradictione remota. Si quis igitur
huius nostrae donationis 468 atque confirmationis ••••••••••••••••• 469 ruptor
exstiterit sciat se compositurum probati auri libras mille, medietatem camare
nostrae et medietatem pretaxato Maginfredo comiti suisque heredibus. Quod
ut verius credatur et diligentius ab omnibus observetur, manu propria
464
In margine una Ϯ in inchiostro del testo, che pare stia ad indicare un passo specialmente
importante.
465
Segno di paragrafo in sopralinea, stesso inchiostro.
466
La d corretta su una q dalla stessa mano.
467
Lacuna originaria di una ventina di lettere.
468
L’ultima i corretta su una e, stessa mano.
469
Lacuna originaria nella carta di circa venti lettere.
132

confirmantes de sigillo nostro subter assignari precepimus.
Signum serenissimi (M.) Lotharii regis.
Odelricus levita atque cancellarius ad vicem Bruningi episcopi et
archicancellarii recognovi et subscripsi.
Data tertio idus iunii, anno dominice incarnationis DCCCCXLVIII, regni
autem domni Lotharii piissimi regis XVIII, per indictionem VI.
Actum Viniole, feliciter.
Copia secolo XII; Archivio di Stato in Parma, Diplomatico, secolo X,
mazzo II – Monastero di S. Alessandro di Parma.
La pergamena, ben conservata, presenta sei lacune originarie. Nel verso
di mano del secolo XII: «Preceptum Lotharii imperatoris factum in
Manfredum comitem». Altro regesto in volgare del sec. XVI. All’angolo
inferiore sinistro la segnat.: «6.1.2.»
Affò, Storia di Parma, II, 402; Tiraboschi, Memorie Stor. Modenesi, I,
Cod. diplom., p. 119, N. 98; De-Angeli, Delle origini del dominio tedesco in
It., p. 214, N. 5. - Registrato dallo Schiaparelli nel prospetto dei diplomi di
Lotario al N. 8 e cit. pp. 56, 57. (Ricerche etc. - Parte V, cit.).
LVI.
Lotario re dona ad Adeodato vescovo di Parma le corti di Guilzacara, di
Nirone e di Ronaria.
Parma, 948, giagno 14.
(C.) In nomine domini Dei aeterni. Lotharius divina misericordia rex.
Cum nichil boni operis apud omnipotentem dominum pereat decet nostram
regalem clementiam omni tempore agere ea que digna sunt tanto
remuneratore. Quod si ex nostris propriis facultatibus et transitoriis rebus
subsidium omnipotentis Dei aecclesiis et suis servis necessaria impendimus
sempiterna ac sine fine mansura premia ab eo veraciter suscipere non
dubitamus, idcirco noverit omnium fidelium sanctae Dei Aecclesiae
nostrorumque presentium scilicet ac futurorum sollercia, qualiter Adeodatus
sancte Parmensis aecclesiae venerabilis episcopus dilectus fidelis noster
nostram per Attonem Vercelensis aecclesiae episcopum nostrumque fidelem
deprecatus est clementiam ut paupercule Parmensis sue aecclesiae pro
amore Dei animeque nostrae parentumque nostrorum mercede subvenire
dignaremur. Cuius petitionibus pietatis nostrae aures misericorditer
accomodantes et eius erga nostrum obsequium curiosissimam fidelitatem
133

adtendentes concedimus, atque donamus predicte sue aecclesiae ac
canonicis et servis Dei ibidem cottidie ministrantibus cortes nostras tres,
idest Nironi que in Parmensi comitatu sita est iuxta alpes ubi decurrit fluvius
Incia et Guilzacara in finibus Mutinensibus est sub strata regia non longe a
fluvio Scutenna et illa de Monti que dicitur Runcaria supra iam dictum
fluvium Inciam quam etiam domna et mater nostra Alda ex proprio
comparavit precio et postea moriens testamentum fecit de ea et nos precata
est ut pro eius anima predictis servis Dei pro ea in sempiternum orantibus
concederemus. Quod Deo annuente devotissime adimplevimus et cum ista
alias iam dictas duas predicto Adeodato episcopo aecclesiaeque sue ac
Domini servis ibique pro animabus nostrorum parentum orantibus
concessimus et donamus cum omnibus adiacentiis et pertinentiis suis servis
et ancillis, aldionibus et aldianis iure perpetuo et de nostro iure in predicte
aecc1esiae vel supra memoratorum servorum Dei ius et dominium
transfundimus, ut habeant teneant possideant ac fruantur perhenniter tam
ipse Adeodatus episcopus fidelis noster quamque et successores eius ad
parte sepe nominate aecclesiae servorumque Dei ibidem ministrantium iure
perpetuo in aeternum, omni nostra nostrorumque heredum ac proheredum et
posterorum repetitione remota atque extinta. Si quis vero, quod minime
credimus, nostris vel futuris temporibus contra hoc nostrae donationis
concessionis seu oblationis confirmationis preceptum contraire tollere aut
causari temptaverit sciat se compositurum auri optimi libras centum
medietatem kamerae nostrae et medietatem supradicto Adeodato et
successoribus eius ad partem iam dicte aeccleslae sue eiusque ministrantium
quibus violentia illata fuerit. Et ut hoc firmius habeatur diligentiusque ab
omnibus observetur manu propria firmavimus et annuii nostri impressione
iussimus insigniri.
Signum domni Lotharii (M.) piissimi regis.
Odelricus cancellarius ad vicem Bruningi episcopi et archicancellarii
recognovit.
Data octavo decimo kal. iulii, anno dominice incarnationis
DCCCCXLVIII, regni autem domni Lotharii piissimi regis XVIII,
indictione VII. Actum Parme, feliciter.
Copia sec. XI, Archivio Capitolare di Parma, sec. X, N. XLVI.
Muratori, Antiq. It., V, 559; Cappelletti, Le chiese d’Italia, XV, 120;
Affò, Storia di Parma, I, 349, N. LXIII e p. 231; Tiraboschi, Mem. Stor.
Modenesi, I, Cod. diplom., p.120, N. 99; cit. Schiaparelli, Ricerche etc. -
Parte V, p. 187 e prospetto N. 9, p. 252.
134

LVII.
Berengario II e Adalberto re confermano al monastero di S. Sisto in
Piacenza le corti Guastalla, Campo Miliacio, Cortenova, Sesto, Luzzara,
Paludano, Villola e Pegognaga colle dipendenze, nonchè il monastero di
Cotrebbia.
Pavia, 951, gennaio 17.
(C.) In nomine domini Dei aeterni. Berengarius et Adelbertus divina
providente clementia reges. Si sacris ac venerabilibus locis temporalia atque
transitoria concedimus magnam apud Dominum remunerari in futuro
nequaquam diffidimus. Quocirca noverit omnium fidelium sanctae Dei
Aecclesiae, nostrorumque presentium scilicet ac futurorum industria,
Giseprandum sanctae Terdonensis aecclesiae episcopum 470 nec non
Vuidonem sanctae Mutinensis sedis presulem 471 humiliter nostram exorasse
celsitudinem, quatenus ut 472 amorae 473 supernae remuneracionis per nostri
precepti paginam quoddam monasterium infra civitatem Placentinam 474 a
beate videlicet memoriae Angelberga imperatricae constructum et in honore
Sancti Sisti 475 hedificatum Bertae gloriosissimae abbatissae amitae nostrae
cum omnibus suis pertinenciis 476 confirmare ac corroborare dignaremur,
simul quoque roborantes et in perpetuum concedentes eidem monasterio
quasdam cortes, Vuardistalla scilicet, Campum Miliatio, Curte Nova,
Piguniarivis 477 , Sexto, Lutiariam, Littora Paludiana, Villolae cum
adiacenciis eorum et omnia quecumque memorata imperatrix institutionis
suae iudicati ubicumque eidem caenobio diffinivit ad habendum. Quorum
petitionibus tota devotione faventes, id fieri annuimus, hoc nostrum
preceptum scribi iubentes, per quod prelibatae Bertae abbatissae eundem
monasterium confirmamus ac corroboramus, quatenus in sua sit potestate et
dominio quousque vixerit et ibidem dominatrix et ordinatrix atque rectrix
invigilet ac permaneat donec eius fuerit vita. Per quod etiam iam prescripto
venerabili loco 478 concedimus et confirmamus omnes res et possessiones
mobiles ac immobiles, tam per cartulas quamque extra cartulas vel cuiuscumque
inscriptionis titulo ad partem ipsius monasterii legibus adquisitas et
adquirendas, seu quicquid per regum vel imperatorum antecessorum
nostrorum precepta ad eundem sacrum locum collatum, atque cellulam
quandam que antiquitus Monasterium dicebatur non procul a Placentinae
470
episcopum in carattere più piccolo e avvicinato, fu aggiunto dopo.
471
presulem la p corretta su altra lettera.
472
Sic.
473
Sic.
474
La l corretta su r
475
Sancti Sisti corretto su rasura e su altre lettere.
476
pertinenciis la terza sillaba nell’interlineo.
477
La prima i corretta su e ed iuis su rasura da prima mano.
478
loco la l corretta su s, stessa mano.
135

urbe sitam, loco qui Capud Trebiae vocatur, in qua ecclesia apostolorum
principis dicata consistit, cum omnibus inibi pertinentibus, quemadmodum
Carlemannus 479 serenissimus rex antiquitus eandem cellulam cum universis
suis appenditiis et pertinentiis eidem monasterio proprietario iure largitus est
prenominato venerabili loco per hoc nostrae regalis auctoritatis preceptum
ex integro perdonamus, largimur, confirmamus, modisque omnibus 480
corrobora[mu]s. Familias quoque utriusque sexus et conditiones cum curtibus
et capellis earumque appenditiis, cum omnibus castellis, casis, vineis,
campis, pascuis, pratis, silvis, saleciis, sationibus, paludibus, aquis
aquarumque decursibus, molendinis, fluminibus, piscationibus, ripis,
rupinis, montibus, collibus, vallibus ac planiciebus, coltis et incoltis, divisis
et indivisis, mercationibus, vectigalibus, districtionibus, servis et ancillis,
aldiis et aldianis et cum omnibus ad eundem monasterium iuxste et legaliter
respicientibus in integrum confirmamus, ita videlicet ut prelibata abbatissa
Berta, quousque vixerit, hac nostra aucioritate 481 roborata de prescriptis
rebus eidem monasteri o pertinentibus tam per preceptorum paginam, ut
diximus, quamque aliarum in strumenta cartarum et adquisitis et adquirendis
potestative omnium faciat magnarum parvarumque personarum
molestatione remota. Si quis vero hanc nostram auctoritatem violare
temptaverit, centum quinquaginta libras auri optimi componere coga[t]ur,
medietatem ka[m]erae nostrae et medietatem sepe fate Bertae abbatissae.
Quod ut verius credatur diligentiusque ab omnibus observetur, manibus
propriis(s) roborantes de anulo nostro iussimus insigniri.
Signa domnorum (MM. FF.) Berengarii et Adelberti serenissimorum
regum.
Ubertus cancellarius ad vicem Bruningi episcopi et archicancellarii
recognovit et subscripsit (S. R.) (S.D.).
Data XVI kalendis februarii, anno
dominicae incarnationis DCCCCL regni vero domni Berengarii atque
Adelberti piissimorum regum primo, indictione nona. Actum Papie
Titinum 482 , feliciter, amen 483 .
Orig.; Archivio di Stato in Parma, Diplomatic, sec. X. Monastero di S.
Sisto in Piacenza.- Nel verso indicazione archivistica: «G/g»,
«Sss/Fi2/N.3». Copia memb. del 1359, 6 marzo in fasc. contenente privilegi
di S. Sisto, Diplomatico, sec. IX, mazzo I.
Muratori, Antiq. Ital. V, 481; Affò, Storia di Guastalla, I, 321, n. 18;
Codex diplom. Langobardiae, col. 1011, N. DXCI; Schiaparelli, Bull. Arch.
paleograf. It, Vol. IX, fasc. 3, p. 138 e facs. in Arch. paleograf. It., vol IX,
479
Sic.
480
omnibus La prima sillaba corretta da co
481
auctoritate u corretta su altra lettera
482
Sic.
483
Amen in lettere maiuscole.
136

tav. 36.
LVIII.
Ottone I re prende sotto la sua protezione la canonica della chiesa di
Parma e le riconferma il possesso di Sabbione, Marzalia, Pomponiano e
Coriatico.
Pavia, 952, febbraio 6.
(C.) In nomine sancte et individue Trinitatis. Otto Dei gratia rex. Notum
sit omnibus fidelibus nostris presentibus scilicet et futuris, qualiter nos pro
remedio anime nostre vel parentum nostrorum precipueque pro amore Dei,
quia pacis et veritatis in ipso origo et finis est, quandam canonicam
Parmensis aecclesiae sancte Dei genitricis Marie sub nostre tuicionis alam
suscipientes munitissimo mundeburdo nostro et defensioni subiunximus
cum omnibus rerum suarum possessionibus, quas nunc Deo auspice habet
aut in posterum habitura est, sicut preceptis regiis a decessoribus nostris
donate fuerint, aut ab aliis fidelibus sacerdotibus aliquo modo ab ipsis
adquisite sint, omnia et ex omnibus cum villis que vocantur Sablone et
Marsallia, Ponponiano 484 et Coriatico sub tutamine nostrte dominationis innectimus
eamque a nullis in aliquibus obiurgari volumus, sed si ab ea
canonica aliquid legalis iustice exigatur, in nostra presentia precipimus
omnimodis [definiri. Si quis autem huius nostri precepti violator extiterit],
sciat se compositurum auri optimi libras quinquaginta, medietatem cammere
nostre et medietatem prefate canonice. Et ut hoc verius credatur et atentius
observetur, mano nostra signatum et anulo nostro subter iussimus affirmari.
Signum domni Ottonis serenissimi regis (M.).
Vuigfridus cancellarius ad vicem Brunonis archicancellarii recognovi.
Data VIII idus februarias, anno incarnationis domini Iesu Christi
DCCCCLII, indictione X, anno vero domni Ottonis in Italia I, in Francia
XVI. Actum Papia, feliciter in Dei [nomine amen].
Copia sec. XI, in forma di diploma, Archivio Capitolare, sec. X, N.
XLVIII.
Affò, Storia di Parma I, 350, N. LXIV; cit. in Tiraboschi, Dizionario
topograf. alle voci: Sabbione, Marzaglia, Pomponiano, Coriatico; Mon.
Germ., Diplomata I, 223, N. 142; Böhmer-Ottenthal, Reg. imperii II, 96, N.
204.
484 Il Sickel legge Pompeniano.
137

LVIII.
La contessa Leigarda figlia del fu Vuifredo conte dona alla canonica di
Parma alcuni beni posti nel Parmigiano in luogo detto «Cornitulo».
«in castro Gaveciola», 953, maggio.
(S.T.) In nomine domini Dei et salvatoris nostri Iesu Christi, Berengarius
et Adalbertus filio eius graciam Dei regis, anno renni 485 eorum in Dei
nomine tercio, mense madio, indicione undecima. Sancta autem matrem
ecclesie et episcopio Parmensis ubi nunc domnus Deodatus episcopus 486
esse videtur, ego in Dei nomine. Leigard[a] cometipsa bone memorie
Vuifredi comitis filia, que 487 professa sum ex nacionem mea legem
Gumbada 488 vivere presens presentibus dixi: quisquis in sancti ac
venerabilibus locis ex suis 489 aliquit contullerit rebus iusta autoris vocem in
oc seculo centuplum accipias, insuper, quod melius est, vitam possidebit
eternam; ideoque ego quem 490 supra Leigarda dono et trado atque ofero in
eadem sancta matrem ecclesie ad iura et proprietatem de canonica ipsius
matris ecclesie ad usum et suntum vel stipendia sacerdotum et diaconorum
seu clericorum ipsius canonice, qui ibidem modo Deo servire et in (n)antea
Deo famulare videntur, id sunt in integrum omnibus casis et rebus domui
coltiles quamque et masariciis meis, quas abere vel possidere visa sum in
comitatum Parmensis in fundo loco ubi(i) di[ci]tur Cornitulo cum
molendinas et usum aquis vel eorum adiacenciis et pertinenciis omnia et ex
omnibus quicquit ad [i]pso loco Cornitulo pertinere videtur, una cum prato
uno, qui dicitur Cluso, sicuti ad me vel ad suprascriptus quondam
Vuifredus, qui fuit genitor meus, fuerunt possessis et defensatis ef inibi
nobis per cocumque genio pertenuerunt iuris in integrum et sunt rebus ipsis
per mensura et racionem ad pertica legitima de pedis duodecim mensurata
inter sediminas et areis ubi vitis exstant iuges quindecim, terris arabilis
iuges centum, silvis et buscaliis seu gerboris iuges centum quinquaginta,
eodem Prato Cluso et aliis pratis iuges decem et si plus iuris rebus in eodem
loco Cornitulo cum sua pertinencia tam domui coltile quamque et de
masariciis seu et de molendinis inventum fuerit omnia in eadem sancta
ecclesia a parte ipsius canonice persistant potestatem et proprietatem in
integrum, tam casis et rebus, domui cultiles quamque et masariciis seu
molendinis, curtis, ortis, areis, clausuris, campis, pratis pascuis, vineis,
silvis, insolis, usibus aquarum, aquis aquarumque ductibus et fontaneis,
485 Sic.
486 epis, così nell’orig., (episcopis?)
487 q tagliata in gamba orizzontalmente usata dal notaio con valore di qui e que
488 Sic.
489 Nella carta exuis
490 Sic.
138

cultis et incultis, divisas 491 et indivisas in integrum, que autem suprascriptis
casis et rebus domui coltiles quamque et masariciis in (n)eodem loco
Cornitulo vel inibi circum circa ad ipsum locum pertinentibus vel
aspicientibus, qualiter mensu.ra legitur 492 et in Sextum est cum suorum iuris
adiacenciis et pertinenciis, ut dixi et sicuti ad me vel ad suprascriptus
Vuifredus genitor meus fuerunt posexsis et defensatis vel nobis per
cocunque genio inibi pertenuerunt iuris cum acessiones et ingressoras suas
seu cum superioribus et inferioribus suis ab ac die in (n)antea in eadem
canonica persistant potestatem et proprietatem, faciendum exinde predicte
canonice usque in sempiternum quicquit voluerint aut 493 previderint pro
anima mea vel suprascripto genitori meo mercedem. Insuper cultellum
fistucum nodatum vantonem et vuasonem terre vel ramo arboris coram
testibus legitimam facio tradicio et ofersionem et me exinde avuarpi foris
expoli et absosito 494 feci et parti ipsius canonice reliqui. Si quis vero, quod
futurum esse non credo, si ego ipsa Leigarda, quod absit, aut ullius de
heredibus aut proheredibus, seo quislibet oposita persona qui contra anc
pagina ista 495 ofersionis et tradicionis venire aut ea per covis genium
infragere 496 conaverimus inferamus parti iamdicte canonice pena, quod est
multa auri optimo libras decem argenti ponderas viginti et rebus ipsis
dupliciter decoegerint; insuper quislibet de meis heredibus vel propinquis,
qui oc facere tentaverint, siant se essent dannatos ante conspetum Dei
eternis suplicis puniendo et quod repetierimus vindicare non valeamus, sed
presens 497 vero factum usque in sempiternum in suo maneat vigore et
convulsa 498 cum stibulacionem subnipsa 499 et bergamena cum
acramentario 500 de terra elevant et Rimegauso notario scripuerem 501 tradidi
vel rogavit in qua eciam subter confirmans et testibusque 502 obtulit
roborandam. Actum in castro Gaveciola, feliciter.
Signum Ϯ manus suprascripte 503 Leigarde cometipse que ac pagina
ofersionis fierit rogavi et eia ei relecta est.
Signum Ϯ Ϯ manibus Adelgisi legem Gumbada vivente et Ansulfi vasis
ipsius Leigarde rogatis testi.
Signum Ϯ Ϯ Ϯ manibus Lovaldi et Giselberti seo et Radaldi legem
491
et incultis diuisas aggiunte in sopralinea, stessa mano.
492
Su rasura.
493
Nell’orig. at con lineetta orizzontale sopra la t
494
Sic.
495
Sic.
496
Sic.
497
L’ultima sillaba su rasura.
498 Sic.
499 Sic.
500 Sic.
501 Sic.
502 Sic.
503 L’orig. ha ss
139

Gumbada viventis rogatis testi.
Signum Ϯ manus Gausoni de Riana teste.
Ϯ Ego Anselmo rogatus testis subscripsi.
(S.T.) Scripsi ego Rimegauso notarius postraditis complevi et dedi.
Originale; Arch. Capitolare, sec. X, N. XLIX.
Ed. parzialmente in Affò, Storia I, 351, N. LXV; G. Micheli, L’alta valle
del Parma nelle carte del decimo secolo, p. 23, doc. I, con facs.
LIX.
Baterico diacono e preposito a nome della canonica Parmense dà a
livello a Donnino del fu Staudeverto di Madregolo i beni posseduti in
«Vicianulo» ed in «Naciano».
Parma, 953, novembre.
(S.T.) In christi nomine, qualiter stetit adque convenit inter Batericus
diaconus et prepositus [canonice] sancte Parmense ecclesie, qui una per
consensum et autoritatem fratrum seniorum canonicorum ipsius ecclesie et
inter Domnino filio quondam Staudeverti de Matricule liber homo ut in Dei
nomine debeat dare sicut et a presenti dedit ipse Batericus diaconus et
prepositus eidem Domnino vel ad ehredibus ac proehredibus suis legitimis
usque in quintam gene[raci]onem libelario nomine ad fictum sub censum
redendum usque dum Do[mi]nus....... concesserit [vitam], id sunt in
integrum casis et omnes res illas iure ipses [ca]nonices, qui sunt posites in
Vici[a]nulo et in Naciano, aut ubicumque per lo[cis] quicquit ad iam dictes
res pertinet in integrum utti 504 admodo Dominus eidem Domnino vel ad
ehredibus ac proehredibus suis legitimis usque in quinta generacionem......
vitam concesserint omnibus suprascriptis casis et res abeant et faciant
exinde ex fructibus earum rerum censum vel reditum quicquit Dominus
exinde anue dederint quit aut qua!iter voluerint absque omni contradicione
eidem Baterici diaconus et prepositus [s]uisque sucessores vel parti ipsius
canonice ita ut per eis res ipses peiores non sint et persolvat exinde singolis
annis cousque advixerint per omni anno infra octava de nativitate Domini
fictum censum argentum denarios bonos duo dati et consingnati ipsis
denariis per anno per ipse Domnino vel suis ehredibus ac proehredibus
usque in quinta generacionem, aut eorum misso eidem Baterici diaconus et
prepositus vel ad sucessores eius ad parte iamdicte canonica infra civitate
Parmense alia super inposita eorum exinde non fiat. Pena [qui]dem inter se
posuerunt, ut quis ex ipsis aut sucessores eidem Baterici diaconus et
504 Sic.
140

prepositus vel ehredes ac proehredes eidem Domnini ut 505 dictum est usque
in quinta generacionem non compleverit omnia qualiter supra legitur, vel si
rettollere aut relaxare quesierint cousque advixerint, tunc companat pars
parti fidem conservanti pena argentum solidi quadraginta et pena saluta
presens libello usque in prefenitum tempus, qualiter supra legitur, in suo
maneat vigore sub superscripta pena cum stipulacione subnixa. Umde 506
duos libelli uno tinore scripti sunt, anno rengni domni Berengarii et
Adelberti filio eius gratia Dei reges Deo propicio tercio, mense november,
indicione duodecima. Actum Parma.
Signum Ϯ manus suprascripto Domnini qui unc libello fieri rogavi.
Signum Ϯ Ϯ Ϯ manibus Raginerii filio quondam idemque Raginerii et
Martino filio quondam Rimpaldi, seu Eproemberti filio quondam Baldoni de
civitate Parmense rogati testes.
Signum Ϯ Ϯ Ϯ manibus Madelberti filio Antonini et Bertaldi filio
quondam Giselberti de Velio, seu Fulcherii filio quondam idemque
Fulcherii de Caput Lurnio rogati testis.
Ϯ Ego Agimpertus notarius rogatus testis subscripsi.
Ϯ Ego Iohannes rogatus testes subscripsi
(S.T.) Scripsi ego Petrus notarius domnorum regum postradita complevit
et dedit.
Originale; Arch. Capitolare, sec. X, N. LI. – Ampio tratto della parte
superiore della pergamena ingiallito e macchiato da abuso di reagenti e da
umidità, alcune lettere assai sbiadite, qualcuna scomparsa, testo integrato
con l’aiuto del Transumptum.
LX.
Baterico diacono e preposito a nome della canonica di Parma dà a
livello a Bosone del fu Salvardo tutti i beni dai canonici posseduti in
Saliceto nel Reggiano.
Parma, 954, febbraio 27.
(S. T.) In Christi nomine, qualiter stetit adque convenit inter [Bate]ricus
diaconus atque prepositus canonice sancte Marie sancte 507 mater eclesie et
episcopio Parmensis nec non et Bosus [abi]tator in finibus Parmensis et filio
quondam Salvardi ex genere Francorum, ut in Dei nomine debeat dare sicut
et presenti dedit ipse Batericus diaconus et prepositus per consensum et
octoritatem fratrum seniorum canonicorum de congregacionem ipsius
505
La carta ha u
506
Sic.
507
sancte di lettura incerta, essendo le lettere assai sbiadite.
141

canonice 508 eidem Bosoni vel ad eius heredes ad fictum seu censum
redendum libelario nomine usque ad annos viginti et nove expletis, idest in
integrum, omnes res illas iuris dicte canonice quibus esse videntur in loco et
fundo Saleceto iudiciaria Regiensis finibus Sale .... cum omnibus rebus
teritoriis et silvis et pal[udibus] seu piscacionibus inibi ad suprascripto loco
[Sa]leceto pertinentibus vel adspicientibus in integrum ea racione uti ad
modo ipse Bosus vel [suo]s heredes [omn]ia iam dictas res in suprascripto
loco Saleceto cum sua pertinencia usque in is viginti et nove annis ex[pletis
a]beant et faciant inibi quicquid eorum fuerit oportunum absque omni
contradicione eidem Baterici diaconus et prepositus suisque sucessores vel
pars iam dicte canonice ita ut per eos res ipses pegiorates non sint et
persolvat exinde singolis annis ipse Bosus vel suos heredes eidem Baterici
diaconus et prepositus vel ad sucessores eius pro suprascriptas res vel pro
fruges et laboribus adque censoras vel reditas quicquit Dominus exinde anue
dederit vel inde exierit per omni anno infra octava de nativitatem Domini si
sum.... ei non detenuerint fictum censum argentum denariis bonis solidi tres
dati et consingnati eidem Baterici diaconus et prepositus vel ad sucessores
eius aut ad eorum misso ic infra civitate Parmense per se ipse Bosus vel
suos heredes aut eorum misso alia superimposita eis exinde non fiat, de
quibus et pena inter se posuerunt, ut quis ex ipsis vel sucessores eidem
Baterici diaconus et prepositus vel ehredes eidem Bosoni non compleverint
omnia qualiter supra legitur vel si retollere aut relaxare quesierint ante
suprascriptis annis expletis, tum com[po]nant pars parti fidem conservanti
pena argentum solidos triginta et post ipsa pena composita presens libellum,
que in is viginti et nove annis expletis in suo maneat vigore sub suprascripta
pena cum stipulacione subnixxa. Unde duos libelli uno tinore scripti sont. 509
Anno rengni domni Berengari et Adelber[ti] filio eius g[ratia] Dei reges
quarto, tercio kalendas marcii, indicione duodecima. Actum Parma.
Signum Ϯ manus suprascripto Bosoni, qui unc libello fieri rogavi.
Signum Ϯ Ϯ Ϯ Ϯ manibus Iohannis filio quondam Olerici et Gisoni filio
quondam idemque Iohannis, qui dicitur Lusiverti, seu Petroni filio quondam
Gadelperti 510 et Ranteperti 511 abitatoris infra civitate Par[ma] lege viventes
Romana rogati testes.
Signum Ϯ Ϯ manibus Cristofali filio quondam Gausoni et Angelberti filio
quondam Gomperti de iamdicta civitate Parmense ambo viventes lege
Langobardorum rogati testes.
Signum Ϯ Ϯ manibus Aribaldi vasus eidem Bosoni et Enrici filio
quondam Gumrii (?) 512 ambo vivente lege Salicha rogati testes.
(S.T.) Scripsi ego Petrus notarius domnorum regum postradita complevit
508
La carta ha canoni
509
Sic.
510
La p è corretta su una b
511
La prima sillaba in inchiostro assai sbiadito è di lettura incerta.
512
Tra la g e la u pare, dallo spazio, sia mancante una lettera scomparsa.
142

et dedit.
Originale; Arch. Capitolare sec. X, N. L. – Pergamena completamente
ingiallita da bagno di reagenti, superiormente presenta ampie macchie
nerastre, la scrittura è assai sbiadita.
Cit. in Tiraboschi, Dizionario topografico, II, 287.
LXI.
Breve col quale Ariverto del fu Sigeprando di Valese e Maria sua moglie
vendono alla Chiesa di Parma una pezza di terra posta in Palasone.
(Parma), 954, dicembre.
Pecia de terra illorum est in Palasione, est modia nove et sestarius uno et
mina una; est ad fini: da tres partes Vuinegisi et quarta parte da sera sancte
Parmensis ecclesie 513 *****.
Berengarius et Adelberto filio eius gratia Dei reges Deo propicio
quarto, 514 mense december, indictione duodecima.
Ariverto filio quondam Sigeprandi de Valese et [M]aria 515 conius sua
tradavi res sua que venit de getor 516 suo a parte sancte Marie per solidos
XX; parti Ariverto et Teudeverto germanis ipsius Marie et Ageverto filio
quondam Petri de Basilica. Alii testes Teuzo filio quondam Cristofali et
Ramduino filio quondam Andrei de Palasione et Urso filio quondam
Ionasi 517 de Sisia et Angeverto filio quondam Adelberti et Adelberto filio
Ragivaldi, Dominico filio quondam Luve ei de Casale Maiore, Amaldo filio
quondam Ame ei de Sala Lambardi et Martino filio quondam Dominici et
Bemo filio quondam Ragiberti de Palasione, Ariverto filio quondam Martini
de Samvuinre 518 Romani.
Originale; Archivio Capitolare, sec. X, N. LII.
Nel verso di mano del sec. XI-XII: «brevis de terra in palasione».
LXII.
Gausfredo detto Gauso ed Ildegarda sua moglie vendono a Teuzone del
fu Ermenulfo di Parma una pezza di terra aratoria posta in località detta
Flaciano.
513
La carta ha un terzo di rigo in bianco.
514
Sottintendi: anno
515
La prima lettera è scomparsa, della seconda resta l’apice superiore.
516
Sic.
517
La s corretta dalla stessa mano su q
518
Nell’orig. samuuire.
143

Parma, 955, aprile 26.
(S.T.) In nomine domini Dei et Salvatoris nostri Iesu Christi, Berengarius
et Adelbertus filio eius gratia Dei reges, anno rengni eorum Deo propicio
quinto, sexto kalendas madius, indicione tercia decima. Constat nos
Gausfredus 519 qui et Gauso vocatur filius quondam Otavi et Ildegarda coniungne
520 eius abitatoris infra civitate Parmense, qui profesi sumus nos
suprascriptis iogalibus ex nacionem parentorum nostrorum lege vivimus
Romana ipse namque Gausfredus iogali meo mihi consensiente et ic subter
confirmante et ipse mecum comuniter vindimus et a presenti die tradamus
nos suprascriptis iogalibus tibi Teuzoni abitator infra suprascripta civitate et
filio quondam Ermenulfi emtore item pecia una de terra aratoria iure
nostram, qui est posita in loco et fundo Flaciano et est per mensura et
racione ad pertica legitima de pedis duodicem mensurata sestaria nove; est
ad finis ab ipsa pecia de terra, da una parte da mane Sancti Archangneli 521 ,
alia parte da medio Sancti Remigii, tercia· parte da sera Sancti Petri et de
heredibus quondam Rimperti et quarta parte de subtus in nostra quidem 522
iogalibus sive quod alii sunt ad finis, ec autem pecia ipsa de terra superius
nominata 523 ad supraseripta mensura. tibi cui supra Teuzoni per testus istius
cartula vendicionis a presenti die confirmo abendum tenemdum posidendum
et faciendum exinde de iam dicta pecia ipsa de terra tam tu Teuzoni vel tuis
heredibus quit aut qualiter volueritis iure proprietario nomine sine ullius
contradicione et recipimus nos suprascriptis iogalibus pro suprascripta pecia
de terra una cum omnia superioribus et inferioribus suis ad te cui supra
Teuzoni in apreciatum valente solidos quatuor fenitum precium. Unde
expondimus adque promitimus nos suprascriptis iogalibus vel nostris
heredibus tibi cui supra Teuzoni vel ad tuis heredibus suprascripta pecia de
terra, qualiter superius venumdavimus, ab omne omine defensare et si
defensare non potuerimus, aut contra anc cartula ire quandoque agere
presumserimus, tunc componamus vobis predicta pecia de terra in dublo,
sicut diebus illis meliorati fuerit, sub extimacione in consimile locum 524 ,
nec 525 nobis qui supra iogalibus liciad 526 de hoc factum aliter facere nisi
quod ad nobis inibi semel est factum vel traditum sub iusiurandum omnia
inviolabiliter conservare promito cum stipulacionem subnicxa. Actum
Parma.
519
gausfredus la r è corretta su altra lettera, pare su una p
520
Sic.
521
Sic.
522
in – quidem su rasura di prima mano.
523
La carta ha nom
524
in consimile locum in sopralinea, stessa mano.
525
Nec - - Parma brano tutto scritto su rasura dalla stessa mano in inchiostro diverso.
526 Sic.
144

Signum Ϯ Ϯ manibus Gausfredi et Ildegarde iogalibus, qui anc cartula
vindicionis fieri rogaverunt.
Signùm Ϯ Ϯ Ϯ manibus Ademarii filio quondam Deotimii de civitate
Parme[n]se et Iohanni seu item alio Iohanni germanis filiis quondam
Giselberti de suprascripta civitate ominis Romanis rogatis testes.
Signum Ϯ Ϯ Ϯ Ϯ manibus Adhoni filio quondam Armarii et Adegerii filio
quondam Maginfredi, seu Lamberti filio quondam Petroni, eciam item alio
Petroni fllio quondam Martini de suprascripta civitate lege vivente
Lamgobardorum rogatis testis.
(S.T.) Scripsi ego Ato notarius domnorum regum postradita complevi et
dedi.
Originale; Archivio Capitolare, sec. X, N. LIII.
LXIII.
Privilegio di ampie immunità concesso da Ottone I alla Chiesa di Parma.
Lucca, 962, marzo 13.
[In nomine sanctae individuaeque trinitatis. Hotto divinae dispositione
providentiae imperator augustus. Ad hoc nos ad] 527 imperiale culmen 528
sublimatos esse eredimus, ut omnium maxime ecclesiarum Dei utilitatibus
[consulamus, quia si eas exaltaverimus, plurimum nobis ad imperii nostri
stabilitatem et ad aeternae re]munerationis. emolumentum proficere non
ambigimus. Quapropter noverit omnium sanctae Dei Ecclesiae fidelium
nostrorumque praesentium scilicet et futurorum [solertia, qualiter interventu
Adelheidae dilectae nostrae] 529 coniugis [ .... ]s 530 praesulis nostri
karissimi 531 fidelis, Hubertus [Parmen]sis ecclesiae episcopus nostram
adiens clementiam petiit, ut [m]ore praedecessorum nostrorum aecclesiam
suam proficiendo augmentaremus ex his, quae regiae [potestati et publicae
fun]ct[i]oni debeb[a]ntur [et] m[axi]me ex his, q[uib]us e[iusdem
ac[clesia] 532 lacerabatur [e]x parte scilicet comitatus, vid[elicet] [ut res] et
f[am]ilias tam cuncti cleri eiusdem episcopii in quocumque co[mitatu
in]ventae fuerint quamque et cunctorum hominum infra eandem civitatem
habita[nt]ium de iure publico in eiusdem acclesiae 533 ius et dominium et
527 Ampio strappo al lembo superiore sinistro; passo ricostruito secondo il diploma di
Ottone I in Mon. Germ. Hist., Dipl. Ottonis I, N. 243.
528 imperiale culmen, parole dimezzate della parte superiore.
529 Lacuna, per strappo nella perg. di circa cm. 12.
530
Lacuna per strappo di circa cm. 8.
531
Nell’orig. kmi
532
Nell’orig. acclesia
533 Sic.
145

dist[ric]tum transfunderemus, ut deliberandi et diiudicandi seu distringendi
potestatem haberet tam supra dicti cleri res et familias quamque 534 et
homines infra eandem civitatem habitantes et res et familias eorum, veluti si
praesens adesset noster comes palatii. Nos vero considerantes et commodum
ducentes per sumpti imperii dignitatem et per mala omnia, quae acciderint
sepe inter comites ipsius comitatus et episcopos 535 eiusdem ecclesiae, ut
penitus praeterita lis et scisma evelleretur et ut ipse pontifex cum clero sibi
commisso pacifice viveret et sine aliqua inquietudine orationibus vacaret,
tam pro salute nostra et stabilitate regni quam et omnium in nostro regno
degentium concedimus et largimur et de nostro iure et dominio in eius ius et
dominium omnino transfundimus atque delegamus murum ipsius civitatis et
districtum et teloneum et omnem publicam functionem tam infra civitatem
quam extra ex omni parte civitatis infra tria miliaria destinata scilicet atque
determinata per fines et terminos sicuti sunt loca villarum et nominibus
defixa castrorum: in oriente scilicet Benecite, Kaselle, Colorite, in meridie
Purpuriano, Albari, Vicocufoli, in occidente Vicoferdulfi, Fabrorio, Aelli, in
septentrione Baganciola, Casale Palancani, Terabiano cum omnibus
adiacentiis et pertinentiis praefatorum locorum, integre remota occasione
ullius reprehensionis, nec non et regias vias aquarumque decursus et omne
territorium cu[ltum et incultum ibidem adiacens et omne quicquid rei
publicae pe]rtinet. Insuper etiam concedimus et omnes homines infra
eandem civitatem vel in iam praelibatos fines habitantes, ubicumque eorum
fuerit haereditas sive adquestus, sive familia, tam infra comitatum
Parmensem quamque in vicinis comitatibus, nullam exinde functionem
alicui [nostri regni personae persolvant sive alicuius placitum custodiant,
nisi Par]mensis acclesiae 536 episcopi qui pro tempore fuerit, sed habeat
ipsius aecclesie episcopus licentiam tamquam noster comes palatii
distringendi et diffiniendi vel deliberandi omnes res et familias tam omnium
clericorum eiusdem episcopii quamque et omnium hominum [habitantium
infra predictam civitatem nec non et omnium resident]ium supra praefatae
aecclesiae terram sive libellariorum sive precariorum s[eu cast]ellanorum et
ita de nostro iure et dominio in (e)ius 537 et dominium transfundimus, ut
nullus marchio, comes, vicecomes, aut aliqua regni nostri magna remissaque
persona exinde de pr[aedictis rebus et familiis et omnibus quae superius leguntur
se intromittat aut] aliquam funcfionem inde recipere temptet. Ad
augmentum etiam nostri [impe]rii, quatinus eadem Parmensis 538 aecclesia
nullius supplementi indiga 539 videatur, permittendo, concedimus ipsius loci
episcopo, ut habeat potestatem eligendi sive ordinandi sibi n[otarios qui
534 quamque, della prima q non resta che la gamba.
535 La pergam. ha eps
536
537 Sic.
538 Nell’orig. eius, ma la e in inchiostro diverso.
539 Sic.
146

causas, ipsius episcopatus discutientes ubicumque oportunum fuer]it, per
predictum episcopium scribant cartas cuiuscumque voluerint testamenti
remota prohibitione 540 vel controversia comitatus sive comitis, ut sicut ex
parte comitatus sunt harum rerum exactores, ita ex parte episcopii nostra
imperiali [auctoritate amm]odo i[nantea habeantu]r, omni con[tradictione
repulsa et ut liceat episcopo q]uiete vivere. Et si acciderit de praedictis rebus
et familiis sine [pugna] le[galiter non p]osse diffiniri, per hanc nostri
precepti paginam concedimus eiusdem episcopi vicedomino, ut sit noster
missus et habeat potestatem deliberandi et diffiniendi atque diiudica[ndi
tam]quam noster comes palatii. Si quis igitur huius nostri precepti violator
ex[titerit] 541 sciat se compositurum mille libras auri rnedieta[tem]
k[amer]ae 542 nostr[ae] [et mediet]atem ipsius Parmensis aecclesiae
episcopo. Quod ut verius credatur diligentiusque ab omnibus inviolabiliterque
custodiatur manu propria roborantes anuli nostri inpressionem
inferius affigi praecepimus.
Signum domni Hottonis (M.) serenissimi augusti.
Vuillerius cancellarius ad vicem Brun archiepiscopi et archicancellari
r[eco]gnovit et subscripsit (S.R.) (S.D.).
Data III id. marcii, anno dominicae incarnationis DCCCCLXII, a[nn]o
vero imperii domni Hott[onis] serenissimi augusti primo, indictione quinta.
Actum Lucae, in Dei nomine feliciter, amen.
Diploma originale; Archivio Vescovile, Cassetto I, Diplomi imperiali. –
Trovasi in istato di conservazione deplorevole.
Ughelli, It. Sacra, ed. 2, 199, ed. 2, 157 da copia dell’Archivio Vaticano;
da cui deriva Affò. Storia di Parma, I, 351, N. LXVI e Mon. Germ. Hist.,
Dipl. Ottone I, N. 239, p. 332; Böhmer-Ottenthal, Regesta imp. II (1893), N.
316, p. 154, con accenno però all’orig. «recentemente ritrovato»; annuncio
dato pure da Erben, Neues Archiv, XX, (1894), 357, N. 1; l’orig. è ed. da
Bresslau in N. Archiv, XXIII, (1898), p. 129-ss. – È perciò inesatta
l’affermazione mia, dovuta alle prime indagini infruttuose, che l’originale
fosse ancora inedito (cfr. Prefazione, p. 18), come non è esatta
l’affermazione degli editori dei Regesta imp. cit. e del Bresslau che il detto
dipl. orig. si conservi all’Archivio Capitolare; esso appartiene all’Arch.
Vesc., ove ora trovasi, poiché figura già nell’Inventarium del Dalla Torre
(Prefazione cit. p. 16).
LXIV.
Il conte Vuifredo figlio del fu Olerico conte di palazzo e della contessa
Leigarda dona ai canonici di Parma tutti i suoi beni situati in luogo detto
540 Nell’orig. Parmensis
541 Nell’orig. prohibutione
542 Di ex sono visibili solo gli apici inferiori; della k è visibile l’asta.
147

«Cornitulo».
Parma, 963, gennaio 18.
In nomine domini Dei et salvatoris nostri Iesu Christi, Otto divina
ordinante providencia imperator augustus et item Otto filio eius gratia Dei
rex, anno imperii et rengni eorum Deo propicio ic in Italia secundo, quinto
decimo kalendas februario, indictione sexta. Sancta autem matrem eclesie et
episcopio Parmensis, ubi nunc domnus Ubertus episcopus esse videtur. Ego
quidem in Dei nomine Vuifredus comes bone memorie Olerici comite
palacii filius, qui profeso sum ex nacione mea lege vivere Alamanorum
presens presentibus dixi: quisquis in santis ac venerabilibus locis ex suis
aliquit contullerint rebus iusta octoritatem vocem in oc seculo centuplum
accipias, insuper quod melius est vitam possidebit eterna; ideo(quem) 543 ego
quem supra Vuifredus [come]s dono et trado adque ofero in eadem sancta
matrem ecclesia ad iura et proprietatem de canonica ipsius matris eclesie ad
usum et suntum vel stipendia sacerdotum et diaconorum seu de parte ipsius
canonice, qui ibidem modo Deo servire et in (n)antea Deo famulare
videntur, id sunt in integrum casis et omnibus rebus domui coltiles quamque
et masariciis meis quam abere vel possidere viso sum in comitatu Parmensis
in fundo loco ubi dicitur Cornitulo cum molendinis et usum aquis vel eorum
adiacenciis et pertinenciis omnia et ex omnibus quicquit ad ipso loco
Cornitulo pertinere videtur una cum prato uno, qui dicitur Cluso sicuti ad
me vel ad suprascriptis quondam Olerici et Letgardi genitor et genitrice mea
fuerunt possessis et defensatis et inibi nobis per cocumque genio
pertenuerunt iuris in integrum et sunt rebus ipsis per mensura et racionem ad
pertica legitima de pedis duodecim rnensura inter sediminas et areis [ubi]
vitis superextant, iuges quindecim terris arabilis, iuges centum silvis et
buscaliis seu gerboris, iuges centum quinquaginta et de Prato Cluso et aliis
pratis iuges decem et si plus iuris rebus in eodem loco Cornitulo cum sua
pertinencia tam domui coltile quamque et de masariciis seu et de molendinis
inventum fuerit omnia in eadem sancta ecclesia a parte ipsius canonice
persistant potestatem et proprietatem in integrum, tam casis et rebus domui
cultiles quamque et masariciis seu molendinis, curtis, orfis, areis, clausuris,
campis, pratis, pascuis, vineis, silvis, insolis, usibus aquarum, aquis,
aquarumque ductibus et fontaneis, cultis et incu1tis divisas et indivisas in
integrum.Que autem suprascriptis casis et rebus domui coltiles quamque et
masariciis in (n)eodem loco Cornitulo vel inibi circum circa ad ipsum locum
pertinentibus vel aspicientibus, qualiter mensura legitur et in Sexstum est
cum suorum iuris adiaeienciis et pertinenciis, ut dixi et sicuti ad me vel ad
suprascriptos Olericus et Letgarde genitor et genetrice mea fuerint posexsis
et defensatis vel nobis per cocumque genio inibi pertenuerunt iuris cum
543 Sic.
148

acessiones et ingresoras suas seu cum superioribus ef inferioribus suis ab ac
die in (n)antea in eadem canonica persistant potestatem et proprietatem,
faciendum exinde predicta canonica 544 usque in sempiternum quicquit
voluerint aut previderint pro anima mea vel suprascripto genitor et genetrice
mea mercedem, insuper cultellum fistucum nodatum vuantonnem et
vuasonem terre vel ramo arboris seu ancdelanche 545 coram testibus
legitimam facio tradicionem et ofersionem et me exinde avuarpivi foris
expoli et absosito feci et parti ipsius canonice reliqui. Si quis vero, quod
futurum esse non credo, si ego ipse Vuifredus quot absit aut ullius de
heredibus ac proheredibus seu quislibet oposita persona, qui contra anc
pagina ista ofersionem et tradicionem venire aut ea per covis genium
infrangnere conaverimus inferamus parti iamdicte canonice, pena quod
est 546 multa amo libras vigimti argenti ponderas treginta et rebus ipsis
umde 547 egerint dupliciter sicut pro tempore fuerint meliorates aut 548
valuerint, sub extimacionem in consimilibus locis et corepetierimus 549 et
vindicare non valeamus, set presens une factum omnique tempore in suo
maneat vigore cum stipulacione subnixa, insuper qui eam inrumpere
temptaverint de meos heredes ac proehredes seu propimcos meos abeant
maledicionem Dei omnipotentis Patri et Filii et Spiritui Sancti et sancte
Marie Dei genitricis virgo adiutorium cavead cui filius scandalizat et ira
Sancti Michaeli archangeli et omnes sancti 550 Dei abeant contrareis et sit deputatus
sub anateetmate 551 cum Anania et Safira perpetua danacionis zi et zi
et 552 simul una cum ludas Domini perditorem si 553 socium diabolus et
angelus pestiferus demergantur in infernum eterno suplicium puniendum et
bergamena cum actramentario de terra elevans et Petri notario scribere
tradidi vel rogavi in qua eciam subter confirmans et testibus obtuli
roborandam. Actum Parma.
Signum manibus Ermengerii filius quondam Sigerami et Benzoni filius
ipsius Ermengerii, seu Azoni adque Rotecherii qui et Rozo filius quondam
Inmoni abitatoris infra civitate Parmense lege vivente Alamanorum rogati
testes.
Signum manibus Gumterii filius quondam Vuarini et Martino filio suo,
seu Odilo filio quondam Iohannis et item Martino filio suo, seu Odilo filio
quondam Uberti de civitate Parmense rogati testes.
Signum manibus Ildegerii filius quondam idemque Ildegerii et Rotardo
544 L’ultima a corretta su una e
545 seu ancdelanche in sopralinea, della stessa mano.
546 est su rasura.
547
Sic.
548
Nella carta at, la t è sormontata da trattino orizzontale.
549
Sic.
550
Nella carta omnesci
551
Sic.
552
Nella perg. due segni assomiglianti ciascuno a z con un’i prolungata sotto il rigo.
553 Sic invece di sit
149

filio suo abitatoris in suprascripta civitate Parmense rogati testes.
Copia di mano del sec. X-XI; Archivio Capitolare, sec. X, N. LIV.
Pergamene ben conservata; pare ritagliata inferiormente, per cui potrebbe
essere stata asportata la sottoscizione notarile mancante.
Ed. parzialmente in Affò, Storia di Parma, I, 353, N. LXVII; cit. in G.
Micheli, L’alta valle del Parma nelle carte del decimo secolo, p. 5.
LXV.
Vualperto arcivescovo di Milano, mentre tiene consiglio col clero e col
popolo sul governo della sua Chiesa, riconosce, a petizione di Grimpaldo
abate di Tolla, il diritto alla badia di Tolla sulle cappelle di S. Cassiano e di
S. Angelo e sulla corte di Mistriano presso Castell’Arquato contestate ed
usurpate alla badia suddetta.
Milano, 963, luglio.
Ϯ Dum in nomine sancte et inseparabilis Trinitatis domnus Vualpertus 554
serenissimus archipresul in aula domus sancti Ambrosii cum sibi subditis
sacerdotibus ac levitis reliquoque clero et populo presente de statu atque
regimine sue sancte eclesie ut semper residens pertractaret, accidit
Grim[p]aldum Toletanum abbatem illius adiisse clementiam lamentando et
miserabiliter lacrimando dicens eo quod 555 nisi domnus prelibatus
archipresul sue large copie ipsi miserationem impenderet et capellas Sancti
Cassiani et Sancti Angelicum suis apenditiis et curte Mistriano non redderet,
quas antea iniuste sibi negatas agnoverat, in prefato cenobio cum suis
monachis degere nequiret. Cui domnus ipse archiepiscopus aures
accomodans perquirere cepit quo ordine hec peteret aut qua ratione predicta
loca ipsi cenobio pertinerent. Ad hec pretaxatus abbas inquiens ait: scio has
terras prefato monasterio legaliter subditas esse et de eadem terra cartulas in
sancto 556 recordor cenobio, sed ignis qui multa consumit easdemque
cremavit, tamen homines habeo decocte aetatis qui vobis omnia certificant
ista que requiro, quod et archipresule cum suis recognoscente ut dixerat implere
non distulit. Tunc domnus Vualpertus sanctissimus antistes suorum
cepit 557 consilium querere 558 sacerdotum ac reliquorum presentium
clericorum quid de hac re sentirent et quam decernerent proprii veritatem
arbitrii. Post longi vero taciturnitatem silentii prenominati venerabiles
sacerdotes respondendo prosecuti dixerunt: postquam dominus noster Iesus
554 Uualpertus in lettere maiuscole.
555 L’origin. ha qd
556 L’origin. ha in sco senza segno abbreviativo.
557 cepit corretto su cepto
558 querere l’ultima sillaba in sopralinea, in inchiostro diverso.
150

Christus vestro nutui tanti pon[tifica]tui permisit honorem equum est ut
nulla vestrarum ovium sub tanto pereat pastore et abbati que petit vera
censemus concedere. His auditis prenominatus misericordissimus
archipresul Vualpertus cunctorum qui aderant 559 consilio per acceptum fustem
iamdictas capellas Sancti Cassiani scilicet et Sancti Angeli cum curte
Mistriani et aliis omnibus integris adpenditiis predicto Grimpaldo tradidit et
sancte reddidit regule, ea videlicet ratione et voluntate 560 , ut nec ipse nec
alius eius successor aut rex aut marchio aut comes nec aliquis publice rei
procurator contra hanc veritatis regulam temptent et a sancto 561 Tol1etano 562
cenobio terre aliquas partes pertinentes sequestrare presumant. Si quis
autem, quod non credimus, contra hec agere temptaverit et non ita ut
statuimus observaverit, sciat se anathematis vinculo innodatum et a
christiano consortio remotum. Ut huius autem paginis 563 notitia firmior
appareat ed inconvulsa perduret in posterum vigoremque obtineat
ampliorem ego Gunzo per Dei misericordiam humilis presbiter domni 564
archipresulis iussu Vualperti eam scribere studui scriptamque testibus optuli
roborandam.
Actum anno incarnationis dominicae DCCCCLXIII, pontificatus autem
domni archipresulis Vualperti Deo propitio X, mense iul., indictione V.
Ϯ Vualpertus humilis archiepiscopus subscripsi.
Ϯ Aupaldus per Dei misericordiam humilis abbas.
Ϯ Benedictus Dei gratia humilis abbas interfui et subscripsi.
Ϯ Geroinus archidiaconus 565 et vicedominus interfui et subscripsi 566 .
Ϯ Garibaldus presbiter interfui et subscripsi.
Ϯ Ariprandus presbiter interfui et subscripsi.
Ϯ Adelgisus presbiter subscripsi.
Ϯ Gotefredus 567 diaconus subscripsi.
Ϯ Arnaldus et 568 primicerius subdiaconorum interfui subscripsi.
Ϯ Ego Adelricus subdiaconus interfui et subscripsi.
Ϯ Atto subdiaconus interfui et subscripsi.
Senator humilis subdiaconus interfui ct subscripsi.
Ϯ Lanfrancus subdiaconus et primicerius notariorum interfui et
559 d corretta su r
560 La a corretta su e
561 sancto la s aggiunta in sopralinea, stessa mano.
562 La n corretta su una t
563 gin corretto su altra sillaba, stessa mano.
564 d corretta su altra lettera, stessa mano.
565 La sillaba diac corretta su canc
566 Le sottoscrizioni autografe sono distribuite in due colonne, quella di sinistra s’inizia con
il nome di Vualpertus archiepiscopus, la destra con Geroinus archidiaconus all’altezza
quasi della prima; nella trascrizione seguo l’ordine gerarchico, che è quello tenuto dai
sottoscrittori, non tenendo conto della distribuzione in due colonne.
567 Nella carta Gotefrdus
568 Sic.
151

subscripsi.
Ϯ Aistulfus humilis subdiaconus interfui et subscripsi.
Ϯ Odelricus subdiaconus interfui et subscripsi.
Ϯ Arnaldus subdiaconus interfui et subscripsi.
Ϯ Gotefredus clericus ac notarius interfui et subscripsi.
Ϯ Landulfus humilis clericus ac notarius interfui et subscripsi.
Ϯ Ego Gunzo Christi gratia humilis presbiter huius noticie paginam
scripsi et subscripsi.
Originale; Archivio di Stato, Diplomatico, sec. X, mazzo II – Monastero
di S. Sisto di Piacenza.
Pergamena in ottimo stato di conservazione. Nel verso di mano del sec.
XIII: «Noticia de sancto Cassiano et de sancto Angelo et de Mistriano».
Indicazione archivistica del sec. XVIII: «O/Fil.1/N.1».
P. M. Campi, Dell’historia ecclesiastica di Piacenza, I, N. LVI, p. 492 e
p. 269 cit.
LXVI.
Placito tenuto in Milano da Adelgiso, messo di Ottone I imperatore, a
favore di Angelberto giudice di Parma possessore di tre corti nel comitato
Parmense, una posta in Fogliano, una in Dinazzano, la terza in
Castellarano. Il placito contiene inserito un mandato di Ottone I ad
Adelgiso (962-968) ed una cartula dell’anno 967, 8 dicembre di acquisto
dei predetti beni da parte di Angelberto.
Milano, 968, gennaio.
Ϯ Dum in Dei nomine civitate Mediolano ad mansionem Ambrosi qui et
Bonizo de civitate Mediolano per eius data licentiam in iudicio resideret
Adelgisus qui et Azo de eadem civitate dilectum fidelem et missus domini
Ottoni serenissimi imperatoris ex hac causa ab eo 569 constitutus, etiam
epistulam de anulo ipsius domini imperatori 570 in calce 571 sigillatam ibi
ostensit et legere fecit hanc formam continente:
572 In nomine domini Dei eterni, Otto Dei grati a imperator augustus
Adelgisus qui et Azo dilecto fideli nostro salutem. Mandamus tibi quatenus,
si inter homines in comitatu Mediolanensis aliqua intentio orta fuerit de
quibuscumque causis noster inde missus existas, ita diffinihendum tamquam
si ante nostram vel nostri comitis palatii presentiam factum fuisset.
Residentibus cum eo Grimoaldus, Ansprandus, Liutprandus, Adelbertus,
569
Fin qui la prima riga, in caratteri allungati.
570
Sic.
571
Sic.
572
(962-968) Mandato di Ottone ad Adelgiso.
152

Heberardus, Vuarimbertus, Giselbertus, item Adelbertus iudices domini
imperatoris, Aribertus et Ionam, Petrus, Rimpertus notarii, Herlebaldus
filius quondam Stefani, Ambrosius de loco Lamponiano, Arnaldus vassallo
suprascripto Herlebaldi, Aicho qui et Azo, Dominicus qui et Karlo vassalli
idem Ambrosii, Andreas et Adelbertus de eadem civitate, Aldo de loco
castro Semprio 573 et Maternus filius quondam Gregorii et reliqui. Ibique
eorum veniens presentia Angelbertus iudex sacri palacii filius quondam
Iohanni qui fuit de civitate Parma et ostensit ibi cartula una vindicionis et
eam legere fecit, continebatur in ea per omnia ita:
574 In nomine domini Dei et salvatoris nostri Iesu Christi. Otto divina
hordinante providentia imperator augustus et item Otto filio eius Dei gratia
rex, anno imperii et regni eorum hic in Italia, Deo propitio, sexto, octavo die
mensis decembris, indictione undecima. Constat nos Berta filia quondam
Adelberii 575 qui fuit de loco Casterno et Arioaldus filius Ambrosii qui et
Bonizo de civitate Mediolano iugalibus, qui professi sumus lege
Langobardorum vivere, ipse Arioaldus viro et marito seu mundoaldo meo
qui supra Berte per ipsius Ambrosii qui et Bonizo genitori suo consensum et
largietatem mihi consentiente et subter in omnibus confirmante et iuxta lege
una cum notitia de propinquioribus parentibus meis, que supra femine, 576
quorum nomina subter leguntur, a quibus et in quorum presentia interrogata
et inquisita testa facio professionem et manifestationem eo quod nullam
violentia patior ab ipso viro et mundoaldo meo, nec ad quempiam hominum
nisi mea bona et spontanea voluntate hac vindicione facere visa sum,
accepissem sicuti et in presentia testium manifesti summus 577 nos iugalibus
qui accepimus pariter insimul ad te Angelbertus iudex domini imperatoris
de civitate Parma filius quondam Iohanni argentum denarios bonos libras
legitimis quinquaginta et quinque habente per una quaque libra denarios
duocenti quadraginta finitum pretium, sicut inter nobis convenit, pro cortes
tres domui coltiles iuris nostris, quorum supra iugalibus, quas abere visi
summus 578 in comitatu Parmense una in loco et fundo Faliano et alia in loco
et fundo Dinatiano, tertia vero in loco et fundo qui dicitur castro Olariano
cum capellis inibi habentes cum casis, massariciis et aldiariciis, seu precariis
ad ipsas cortes pertinentes vel aspitientibus cum servis et ancillis aldiones et
aldianes ibidem pertinentibus et ibi habitantibus, tam casis cum edificiis
castris et areis, curtificiis, clausuris, campis, pratis, pascuis, vineis et silvis,
salectis, stallareis, ripis, rupinis ac paludibus, coltis et incoltis, divisis et
indivisis una cum finibus terminibus adiacentiis et pertinentiis, usibus
573 Nella carta semprio con trattino orizzontale sopra tra p ed r
574 Milano, 967, dic. 8. Berta e Arioaldo coniugi vendono tre corti in Fogliano, Dinazzano e
Castellarano ad Angelberto giudice.
575 Sic.
576 Sic.
577 Sic.
578 Sic.
153

aquarum aquarumque decursibus, insulis, molendinis, piscationibus,
montibus, planitiebus sive districtam et aliam condutionis omnia et ex
omnibus quicquid ad ipsas cortes pertinuerunt vel pertinere dinossitur 579 in
integrum et sunt ipsas cortes insimul videlicet Foliano et Dinatiano, seu
castro Olariano inter sediminas et areis ubi casis extant et capellis, seu
clausuris, campis et areis ubi vites extant atque pratis, pascuis, insulis, silvis
atque gerbis super totis insimul per mensura iusta iuges legitimis trescenti et
si amplius de nostro corum supra iugalibus in his tribus locis et fundis
Foliano, Dinatiano seu castro Olariano iure vel per aliis locis ibidem ad
ipsas cortes pertinentes in eodem comitatu Parmense et Mutinense inventis
fuerint, quam ut supra mensura legitur, pro suprascripto preti o et per hanc
cartulam in presentem maneat vinditionem, que autem iamdictas cortes
domui coltiles cum capellis et casis, seu rebus, territoriis atque castris et una
cum servis et ancillis aldiones et aldianes vel districta atque alia functiones
ad ipsas cortes pertinentes, qualiter superius legitur et iamdictis rebus una
cum superioribus et inferioribus, seu cum finibus et accessionibus earum rerum,
etiam si amplius fuerit in integrum, ab hac die tibi qui supra Angelberti
iudici pro suprascripto argento vendo trado et mancipo nulli alii venditis
donatis alienatis obnoxiatis vel traditis nisi tibi et facias exinde a presenti
die tu et cui tu dederis vel habere statueris vestrisque heredibus iure
proprietario nomine quecumque volueritis sine omni nostra quorum supra
iugalibus et heredum nostrorum contradictione. Quidem et spondimus atque
promittimus nos quorum supra Berta et Arioaldus iugalibus una cum heredibus
nostris tibi qui supra Angelberti iudici et cui tu dederis vel habere
statueris vestrisque heredibus iamdictas cortes domui coltiles qualiter
superius cum rebus territoriis ad eas pertinentibus legitur et comprehensas et
venundatas declarantur una cum servis et ancillis, aldiones et aldianes,
ibidem pertinentibus in integrum ab omni contradicentem hominem
defensare iusta lex et si defendere non potuerimus, aut si contra ac cartula
vindicionis per quovis genium agere aut causare presumpserimus vel si
agentibus consentiens fuerimus, tunc ea omnia, que tibi superius
venumdavimus, in dublum vobis restituamus, sicut pro tempore melioratum
fuerit aut valuerit sub extimatione et iamdictis casis et rebus in eisdem locis
quia sic inter nobis convenit. Actum civitate Mediolano. Signum manus
suprascripte Berte que ac cartula vindicionis ut supra fieri rogavit et ei
relecta est.
Arioaldus vir et mundoaldo eidem Berte consensi ut supra et a nobis
facta subscripsi. Ambrosius genitor eidem Arioaldi consensi ut supra et
subscripsi. Aldo propinquo parente eidem Berte qui eam interrogavi et
subscripsi. Signum manus Tadoni de loco Casterno filius quondam Galdaldi
propinquo parente eidem Berte qui eam ut supra interrogavit et ad
confirmandum manum posuit. Herlebaldus rogatus subscripsi. Ambrosius
579 Sic.
154

ogatus subscripsi. Maginerius rogatus subscripsi. Dominicus rogatus
subscripsi. Ariprandus rogatus subscripsi. Petribertus notarius et iudex
domini imperatoris scripsi postradita complevi et dedi.
Cartula ipsa vindicionis in eodem iudicio ostensa ei ab hordine relecta
interrogaverunt auditores ipsis eundem Angelbertum pro quit cartulam
ipsam vindicionis in eodem ostenderet iudicium qui ipse Angelbertus iudex
dixit: Ideo cartulam istam in istum ostensi iudicium ut ne silens appareat et
nec quispiam homo dicere possit, quod ego eam occulte aut conludiose
habuissem vel tenuissem et casis et rebus territoriis ipsis cum servis et
ancillis aldiones et aldianes utriusque sexus et alias functiones quicquit ad
ipsas cortes pertinent quibus in ista legitur cartula ad meam habeo et teneo
proprietatem et paratus sum si ullus homo mihi exinde aliquit dicere vel
agere aut causare vult cum eo ad rationem standum, et quod plus est quero
ut dicant isti Arioaldus et Berta iugalibus, qui hic presens sunt et istam in
me emiserunt cartula, si cartulam istam vindicionis bona et veras 580 est, aut
si eam fieri rogaverunt, vel si mihi de ea omnia que mihi per istam cartulam
venundaverunt aliquit mihi contradicere aut subtrahere vult, aut si iusta
istam meam cartulam meis propriis esse debent an non. Ad hec
responderunt ipsis Arioaldus et Berta iugalibus per consensum et
largietatem iamdicto Ambrosii qui et Bonizo genitor eidem Arioaldi, qui ibi
presens erat, vere cartula ipsa vindicionis que tu Angelbertus iudex hic in
iudicio ostensisti bona et veras est et nos Arioaldus et Berta iugalibus eam
fieri rogavimus et casis et rebus territoriis ipsis servis et ancillis, aldiones et
aldianes et omnes alias functiones iusta ipsa tua cartula tuis propriis esse
debent et adversum te nichil agere, nec causare, nec subtrahere querimus
(querimus), quia nec legibus possumus, 581 eo quod, ut diximus, iusta ipsa
tua cartula vinditionis, que hic ostensisti, tuis propriis sunt et esse debent et
nobis iugalibus nichil pertinent ad habendum nec requirendum. His peractis
et manifestatione ut supra facta paruit supradictis auditoribus esse et
.iamdicti iudices iudicaverunt ut iusta eorum intentione et professione seu
manifestatione ipsorum Arioaldi et Berte iugalibus a modo in antea ipse
Angelbertus iudex casis et rebus territoriis ipsis servis et ancillis, aldiones et
aldianes, quibus in ipsa legitur cartula, ad suam habere et detinere deberet
proprietatem sine contradictione ipsorum Arioaldi et Berte iugalibus et ipsis
Arioaldus et Berta iugalibus manerent inde taciti et contempti et eo modo
finita est causa et qualiter ac causa acta vel deliberata est presentem notitia
pro securitatem eidem Angelberti iudici. Ego Petribertus notarius et iudex
domni imperatoris scripsi et interfui, anno irnperii domini Ottoni serenissimi
imperatori sexto et idem Ottoni filio eius Deo auxiliante imperator anno
imperii eius primo, mense ianuario, indictione undecima.
Ϯ Adelgisus qui et Azo missus fui, ut supra et subscripsi.
580 Sic per verax
581 Nell’orig. possummus
155

Ϯ Grimoaldus iudex domni imperatoris interfui subscripsi.
Ϯ Liutprandus iudex domni imperatoris interfui.
Ϯ Adelbertus iudex domnorum imperatorum interfui.
Ϯ Heberardus qui et Azo iudex domnorum imperatorum interfui.
Ϯ Giselbertus qui et Gezo iudex domnorum imperatorum interfui et
subscripsi.
Ϯ Adelbertus iudex domnorum imperatorum interfui.
Ϯ Herlembaldus interfui.
Originale; Archivio Capitolare, sec. X, N. LV.
Nel verso di mano del sec. XV: «car. sicuti Angelbertus iudex domini
imperatoris de civit. Parme emit a Berta et Arioaldus iugales de civit.
Mediolan. tres curtes sit. in dioc. Mutinens. Parmensi et alibi, una in loco et
fundo foliano, alia in loco et fundo Dinatiano et alia in loco et fundo qui
dicitur castrum Olarianum cum infinitis iuribus intus scriptis. Videntur esse
curtes cum istis adiacenciis per mensuram iuxta iuges legitt. ccc. vel
trecenti».
Affò, Storia di Parma I, 353, N. LXVIII; cenno in Tiraboschi, Dizionario
top., 295 262; il mandato di Ottone I ed. in Mon. Germ. Hist., Dipl. I,
N.347, p. 473; cit. in Böhmer-Ottenthal, Reg. imperii I, N. 256, p. 205.
LXVII.
Felice, vassallo del vescovo Uberto, figlio del fu Leone da Beneceto,
lascia in eredità alla canonica di Parma, a vantaggio dell’anima sua, di
quella dei genitori e del fu Araldo diacono suo fratello, due corti in Casale,
una in Roncolo, due massenzie in «Trabiano» e l’oratorio di S. Donato
presso Beneceto con alcuni beni ad esso pertine(lti con l’obbligo che vi
siano mantenuti in perpetuo due preti per l’officiatura e in esso sia posto il
proprio sepolcro.
Parma, 969, gennaio 3.
(S. T.) In nomine domini Dei 582 et Salvatoris nostri Iesu Christi, Otto et
item Otto filio eius divina ordinante providentia imperatoribus augustis,
anno imperii eius Deo propitio domni idem Ottonis septimo et item
Ottonis 583 eius filius in Dei nomine secundo, die tertio mensis ianuarius,
indictione duodecima. Sancta autem mater aecclesia beatae Dei genitricis
virginis Mariae episcopii Parmensis ubi nunc domnus Ubertus episcopus
esse videtur. Ego quidem. in Dei nomine Felix, eius yassus et filius bone
memorie Leonis de loco Beneceto qui professus sum ex natione mea lege
582 dei in sopralinea, stessa mano.
583 L’ultima sillaba interlineare, stessa mano.
156

vivere Langobardorum presens presentibus dixi: Quisquis in sanctis ob 584
venerabilibus locis ex suis aliquid contulerit rebus iuxta auctoris vocem in
hoc seculo centuplum accipiens insuper quod melius est vitam possidebit
aeternam, ideoque ego quem supra Felix dono et trado atque offero ut post
meum decessum veniant in canonicam sanctae Mariae matris ipsius
episcopii Parmensis ad usum et sumptum et stipendia de omnibus canonicis
qui ab illo die inibi Dea servierint et in antea usque in sempiternum Deo famularentur,
hoc sunt sortes duae in loco qui dicitur Casale iuris mea, quae
regere videntur per Lampertum et Iobannem massarios, preter antepositum
rebus illis in ipso loco Casale quae fuerunt Raginbaldi et Adoni quod sunt
per mensuram iustam madia duodecim, quod in hoc facto non instituo. Nam
ipsae duae sortes qualiter supra legitur ei sorte una in loco qui dicitur
Runculo, qua e regere videtur per Dragulfum massarium, verum etiam et
massaricies duae, quae sunt positae in loco Trabiano, quae reetae et
laboratae fuerint per Raginardum et Garivertum massarios in integrum, et
sunt res ipsae per mensuram et rationem ad perticam legitimam de pedibus
duo[d]ecim mensuratam ille res in eodem loco Casale quae pertinent ad
ipsas sortes inter sedimen et areas ubi vites estant, seu prata iuges tres, terrae
arabiles iuges decem inter gerbores el buscalia iuges quattuor et iilae res in
loco Runculo inter sedimen et areas ubi vites estant seu prata iugem unam,
terrae arabiles iuges septem et illae res in loco Trabiano inter sedimen et
areas ubi vites estant seu prata iuges tres, terrae arabiles iuges decem, inter
gerbores et paludes iuges quattuor, et si amplius iuris rebus in eas et fundas
locas Casale, Runculo, Trabiano, quam ut supra mensura legitur, inventum
fuerit omnia in hoc facto post meum decessum permaneant, preter illa
duodecim 585 modia quae superius anteposui antepositum sit. Quae autem
supra scriptae massaricies in supra scriptis locis Casale, Runculo, Trabiano,
qualiter superius mensura legitur et insertum est et rectae et laboratae fiunt
per supra scriptos massarios liberos homines cum accessionibus et
inaressoribus suis seu cum superioribus et inferioribus suis in integrum, seu
usu putei et accessione fluminis et fontaneis post meum vero decessum in
eadem canonica permaneant ad usum sumptum vel stipendia predictorum
canonicorum qui ab illo die Domino servierint et in antea usque in
sempiternum Deo famularentur, ita ut faciant ex frugibus earum rerum et
censu vel redditu, quod Dominus annualiter dederit, quicquid eis meius
previsum fuerit secundum Deum pro anima mea et supra scripti Leonis
genitoris mei et Filpergae genitricis rneae, seu 586 Arialdi diaconi, qui fuit
germanus meus, ut nobis proficiant ad animae salutem et gaudium
sempiternum. Insuper ego quem supra Felix dono et trado atque offero in
horatorium 587 illud quod reiacet in loco prope Beneceto, quod est ad
584 Sic
585 La o è sovrapposta, stessa mano.
586 La u è interlineare, stessa mano.
587 La h è sovrapposta, stessa mano.
157

honorem Sancti Donati confessoris constructum in propriis rebus meis quem
supra Felix, hoc sunt casae et res illae iure meae, quas habere et possidere
visus sum in eodem loco ubi supra scriptus Sanctus Donatus dicitur, quae
rectae et laboratae fiunt per Habram et Dominicum seu Ropertum atque
Bonizonem massarios et sunt res ipsae per mensuram et rationem ad
perticam legitimam de pedibus duodecim mensuratam inter sedimen et
areas ubi vites estant, seu prata iuges tres terrae arabiles iuges viginti, silva
glandaria iuges duae inter gerbores el paludes iuges quattuor una cum
molendinis et aquariis suis ibidem consistentibus, verum etiam et instituo in
hoc factum sortem unam in ipso loco quae ab antiquis in ipsum oratorium
est constituta, quae regere videtur per Adelbertum presbiterum, quae est ad
suprascriptam mensuram inter sedimen et areas ubi vites estant, seu prata
sestaria duodecim, terre arabiles iuges decem, inter gerbores et paludes
iuges duae. Quae autem suprascriptae res 588 in eodem loco ubi ad Sanctum
Donatum dicitur, quae rectae et laboratae fiunt per iamdictum Habram et
Dominicum seu Ropertum atque Bonizonem et Adelbertum presbiterum
omnia ex omnibus quaeque ad me inibi pertinere videntur cum
accessionibus et ingressoribus suis seu cum superioribus et inferioribus suis,
eo vero ordine facio hanc traditionem ad offersionem in hoc oratorium, ut
omni tempore usque in sempiternum sic firmum et stabile permaneat sicut
hic subter declaravero et mea decrevit voluntas. Ob hoc omnium volo ut
ipsum oratorium cum rebus ad eum pertinentibus post meum decessum
deveniant in potestatem et regimen de predicta canonica ad regendum et
gubernandum in tali ordine sicut hic instituo, ita ut non habeant potestatem
ipsi canonici qui pro tempore fuerint ipsum oratorium, neque de rebus ipsis
quae ad eum pertinent, commutandi nec per fiteosis vel libellum dandi, nec
per nullumvis ordinem alienandi, sed tantummodo post meum decessum
duos presbiteros per eos canonicos electionem eligendi et mittendi vel
constituendi in ipsum oratorium, qui inibi missas canere debeant et divinum
officium vel aecclesiasticum misterium ibidem faciant et quando de eis
duobus decesserit alium in loco mittatur, 589 ut semper sint duo usque in
sempiternum, sed tamen ipsi presbiteri qui inibi modo sunt, aut alii, quos
ego in vita mea ibi statuero, usque dum advixerint inibi permaneant diebus
vitae illorum. Post illorum decessum duos ad duos usque in sempiternum
constituant ipsi canonici sicut supra declaratur et ipsas res quas in ipsum
contuli oratorium habeant in eorum usum et sumptum et stipendia et faciant
ex frugibus earum rerum et censu et redditu, quod Dominus annualiter
dederit, sive et de omni redditione quae ad ipsum oratorium pertinet aut per
quodcumque ingenium exierit vel collectum fuerit quicquid voluerint et
quod eis melius previsum fuerit sine omni contradictione iamdicti episcopii
et iamdictae canonicae pro animae meae et suprascripti Leonis seu
588 Parola in sopralinea, stessa mano.
589 Il segno abbreviativo di ur sovrapposto alla t è in inchiostro diverso.
158

Fillipergae 590 genitoris et genitricis meae seu Arialdi diaconi, qui fuit
germanus meus, mercede et de edificiis et 591 sarcitectis ipsius oratorii 592 et
ipsi presbiteri de ipso oratorio curam habeant a constituendi et restaurandi ut
prius manifesto sum ego quern supra Felix, ut cum Dominus me de hoc
seculo vocare iusserit ibidem ad ipsum oratorium meum sepulchrum
constituatur et ipse ego superno auxilio ibidem requiescere desidero; et quod
absit fieri non credo, quod si fuerit ullus pontifex aut senior ipsius episcopii,
qui suprascriptam nostram institutionem infringe[re] conaverit aut ipsum
oratorium vel res ad eum pertinentis, vel alias quas ego in ipsam contuli 593
canonicam et beneficium aut ordinationem perfringer[e] temptaverit, aut si
forsitam ipsi canonici ipsum regimen atque gubernationem quam ego supra
institui non conservaverit, tunc volo et statuo atque iudico ut statim ipsum
oratorium cum omnibus casis et rebus ad eum pertinentibus vel etiam illas
res quas ad eandem contuli canonicam deveniant ad iura et proprietatem
unius de parentibus meis quam plus propinquus et utilis illis diebus
apparuerit, faciendum exinde ipse et heredes ipsius vel cui dederit
proprietario iure quicquid voluerit. Quod si omne fuerit observatum a
pontificibus et senioribus ipsius episcopii vel canonici eiusdem canonicae,
tunc volo ut omnis suprascriptio meae offersionis et omnis institutionis in
eadem canonica usque in sempiternum firma et inconvulsa permaneat,
sicut 594 supra per singula capitula institui pro animae meae et supra scripti
genitoris mei et genitricis meae seu Arialdi diaconi germani mei mercede.
Unde nobis Dominus inde bona tribuat. Unde duae paginae 595 offersionis et
institutionis meae pari tenore scripta sunt. Actum Parma, feliciter.
Ego Felix in hac pagina iudicati et offersionis a me facta manu mea
subscripsi.
Asprandus iudex sacri palatii rogatus subscripsi.
Teupertus iudex sacri palacii rogatus subscripsi.
Iohannes notarius sacri palacii rogatus scripsi.
Azo notarius sacri palacii rogatus scripsi.
Atto notarius dominorum imperatorum subscripsi.
Signus manibus Adelberti filii quondam Stephanonis et item Stephanonis
seu Raginerii germani filii quondam Iohannis atque Sigefredi qui et Sigezo
de suprascripta civitate Parma lege viventes Langobardorum rogati testes.
Signus manibus Grimaldi filii quondam Bernardi de Saugnano et Sicherii
de Medasano rogati testes.
(S.T.) Scripsi ego Gerardus notarius dominorum imperatorum post
traditam complevi et dedi.
590 Sic.
591 Interlineare, stessa mano.
592 torii interlineare, della stessa mano; et-oratorii su rasura
593 La i porta sovrapposta l’abbreviatura della m.
594 La u sovrapposta, stessa mano.
595 La e del dittongo sovrapposta corregge una s finale.
159

Copia, sec. XI-XI; Archivio Capitolare, sec. X, N. LVI. – Pergam.
mancante del lembo inferiore sinistro. Nel verso di mano del sec. XI-XII:
«Exemplar - de sancto Donato - DCCCCLXIX».
Parzialm. ed. in Affò, Storia di P. 1, N. 69, p. 356.
LXVIII
Guarmondo del fu Vuitegau del comitato Parmense dispone che dopo la
sua morte il castello di Felegara con sette masserizie, una cappella ad esso
pertinenti ed una pezza di terra in città presso la chiesa di S. Vitale passino
per due terzi ai dodici canonici e un terzo ai dodici degomani della
cattedrale di Parma.
Felegara (Parma), 972, ottobre 14.
In nomine domini Dei et salvatoris nostri Iesu Christi, Otto gratia Dei
imperator augustus, anno imperii eius Deo propicio undecimo, die quarto
decimo de 596 rnense octobris, indictione septima. Dum fragilis ac caduca
vita hominum idem in hoc seculo dum vivit et recte loqui potuerit res suas
bono debet disponere, ideoque previdi ego Guarmundus filius bone
memorie Vuitegau de comitatu Parmense ex genere Francorum de meas res
que michi a Dei pietate largita est Christi fidelibus offero, ut eorum sancta
intercessione Deus mihi miserator existat preposito vero et duodecim
canonicis presbiteris cardinalibus, seu et duodecim degomanis in sancta
Parmensi ecclesia servientibus in eorum usum et sumptum do trado et offero
post meum dicessum 597 eo ordine sicut hic subter legitur, hoc est castrum
unum cum area in qua estat quod nuncupatur Felegaria cum capella intus
sita et una dimidia prope ipsum castrum sita et in circuitu ipsius castri
molendinos duos ei vinea domnicata cum broilo et prato et braida domnicata
atque domum cultilem totum seu masaricies se(m)ptem in Casale Grande
sita, que fui directa per Iohannem Cantarellum et alias sex que sunt site
prope ipsum castrum, una dericia et altram masariciam quam detinet
Donnino et altram 598 que detinet Ildeprando de Cerliano et aliam quam
detinet Iohannes Olarius, item alteram quam detinet Iohannes Gramo et
unam quam detinet Dragulfo et Rimperto masariis, seu res omnes quas 599
habere et possidere visus sum in circuitu ipsius castri excepto masaricia illa
que regere videtur per Ursum masarium et excepto campo uno in Ragaulio
modiorum octo anteposita vinea illa et cum pecia una de terra que detinet in
via quam dicitur de Scaure, de subtus de consortis, da medio die tenente in
596
La carta ha die
597
Sic.
598
Sic.
599
La u è interlineare, della stessa mano.
160

prato, da sera in Trisinaria et orto uno prope molendinum et alia pecia de
vinea de subtus de consortis, da sera de ipsis consortis, da mane et da medio
die ipsius Vuarmundi et quarta parte de sorticella quam detinet Teuzo de
Cerliano, quod vobis nec do, nec offero. Insuper dono et offero vobis
predictis canonicis pecia una de terra in civitate Parma prope ecclesia Sancti
Vitalis sitam, que est per mensuram iustam tabules duo[de]cim predictum
vero castrum cum capella molendinum et vineam seu prato atque terra
aratoria cum omnibus masaricis super totes sunt per mensura modia centum
sexaginta et si amplius plus inventum fuerit de predicto castro ef capella seu
molendinis etiam dictis rebus et iamdicta pecia de terra infra civitate Parma
quam ut supra mensura legitur ipse per hunc iudicatum et offersionis nichil
reservo potestate mea, sed iamscripti canonici habeant eo videlicet ordine de
prefatis rebus iuris meis hanc facio offersionem in tali protestu, ut omnibus
temporibus firma et stabilis perrnaneat sicut hic subtus per singula capitula
insertum fuerit et mea decrevit voluntas, eo tamen ordine, ut de predicto
castro et capellis seu molendinis ac de predictis rebus fiant exinde porciones
tres, dues namque porciones habeat supra scriptus prepositus et duodecim
presbiteri cardinales, terciam namque habeant iamdicti degomani ita ut
faciant ipse prepositus et predicti canonici seu etiam dicti degomani tam ipsi
qui videntur presenti tempore in eadem ecclesia emilitari vel pro tempore
ibidem Deo famulari 600 videntur ex frugibus predictarum rerum vel censum
quod exinde exierint vel collectum fuerit in eorum stipendium et sumptum
seu ubi quicquid voluerint sine omnium heredum ac proheredum parentum
meorum contradictione vel repeticione seu aliqua diminuratione, nam, si
quod Deus avertat et fieri non credo, si presul supradicte sanctae Parmensis
ecclesie tam qui nunc preest vel sui successores ipsum castrum cum area in
qua stat vel omnes supradictas res sicut eis offersi quiete et illibate eos
habere non permiseririt et me dum vixero inquietare voluerit statim
deveniant in potestatem de proximioribus parentibus meis et tandiu ipsum
castrum cum omnibus iamdictis rebus regant ac gubernent propter Deum
quamdiu ille optimus pastor advenerit qui meum factum inviolabiliter
conservet, quod si permittente Deo a nemine persona exinde non fuerint
inquietati habeant ipsum castrum integrum cum molendinis et capellis seu
omnibus predictis rebus et iamdicta pecia de terra infra civitate Parma et
regant ac ordinent rationabiliter iusta eorum voluntatem et mea statuta
secundum Deum sicuti eis suisque successoribus ad tenendum seo
gubernandum atque usu fruendum supra offersi et concessi pro anima mea
et quondam Grimalde coniugis mee et quondam 601 Vuidonis filii mei
mercede et taliter per cultellum fistucum 602 nodatum guantonem guasonem
terre atque ranum arboris ad partem suprascriptorum prepositi et presbiteris
canonicis seu degomanis legitimam facio traditionem investituram et me
600 La i corretta su una e
601 La carta ha quoddam
602 fistucum la prima u corretta in sopralinea, il notaio aveva scritto fisticum
161

exinde vuarpivi et absasita fecit et eis cum defuero cum omni sua integritate
qualiter supra decernitur habendo relinquo. Si quis vero, quod futurum esse
non 603 credo, si ego Guarmundus, quod absit, aut ullius de heredibus meis
seu quislibet obposita persona contra hanc meam tradicionem et offersionem
ire quandoque temptaverimus aut eam per quodvis ingenium infringere
quesierimus, tunc inferamus ad illam partem contra quam exinde litem
intulerimus multa quod est pena auri obtimi libras centum argenti
ponderos 604 mille et quod repecierimus vendicare no 605 valeamus, sed
presens hec tradicionem et offersionem diuturnis temporibus firma
permaneat atque persistat inconvulsa cum stipulatione subnixa et bergamena
cum atramentario manibus meis de terra levavi et Petri notario sacri palacii
tradidi et scribere rogavi in qua etiam subter confirmavi et testibus obtuli roborandam,
unde due cartule 606 offersionis uno tenore scripte 607 sunt. Actum
infra castro Felegaria.
Ego Vuarmundus in hac pagina a me facta subscripsi.
Signum manibus Odelmagni vicedomini et Dragulfi filius quondam
Astulfi de civitate Parmensi seu Radaldi filius quondam Evurardi 608 de
Campigine lege viventes Salicha rogati testes.
Signum Ϯ manibus Adelberti et Dagiverti de Monticlo seu Iohannis et
Ariverti de civitatem Parmensi, seu Iohannis filius quondarn Rozoni de
Felegaria rogati testes.
Scripsi ego Petrus notarius sacri palacii post traditam cornplevi et dedi.
Copia, sec. X-XI; Archivio Capitolare, Sec. X, N. LVII.
Nel verso di mano del sec. XI-XII: «Offersio Vuarmundi de Felegaria de
duodecim tabulis terrae in civitate Parma prope capelle sancti Vitalis
duodecim canonicis presbiteris et preposito et simul cum eis decomanis,
sicuti interius scriptum est».
Ed. parzialmente in Affò, Storia di P., N. LXXIII, p. 362, con la data
978; io ho preferito seguire, anzichè l’indizione, l’anno dell’Impero di
Ottone I, poichè evidentemente i due elementi cronologici del doc. non sono
in alcun modo concordanti. Nè parlerò espressamente a parte, trattando della
datazione nei documenti Parmensi.
LXIX.
Il diacono Guntardo preposto della canonica di Parma dà a livello a
Guntartio prete di Campora la chiesa posta in luogo detto «Vallerii» coi
603
Parola sopralineare, della stessa mano.
604
Sic.
605
Sic.
606
Sic.
607
La i è interlineare, della stessa mano.
608
La prima r è sovrapposta dalla stessa mano.
162

eni ad essa pertinenti.
Parma, 979, aprile 29.
[S.T.) In nomine patris et filii et spiritui saneto, anno ab incarnacione
domini nostri Iesu Christi, nonentesimo octuagesimo, tercio die kalendarum
mense madio, indicione sexta 609 . Placuit adque convenit inter Guntardus
diaconus uset prepositus canonice sancte Parmesis ecclesie, qui una per
consensum et octoritatem fratrum seniorum canonicorum de
congregacionem ipsorurn canonice, nec non Guntardus presbiter 610 de loco
ubi dicitur Campore liber omine, ut in Dei nomine debeat dare sicut et a
presenti dedit ipse namque Guntardus diaconus et prepositus eidem iamdicti
Guntardi presbitero libellario nomine ad fictum sub censum redendum oc
est ecclesia una qui est constructa in loco que dicitur Vallerii in [o]nore
sancte Dei genitris virginis Marie, qui pertinet sub regimine et potestatem
ipsius canonice sancte Parmensis cum omnibus rebus teritoris ad eadem
ecclesia pertinentibus vel aspicientibus, eo vero ordinem, ut faciant ipse
Guntardus 611 presbiter in eadem basilica Sancte Marie omne ministerium
quicquit ibidem pertinent ad faciendum sive de missas canere vel de
luminare 612 et incensum iusta posibilitatem ipsius ecclesie eidem Gumtardi
presbitero libellario nomine tradavit da modo usque ad annis 613 viginti et
novem in eo tinore, ut ipsa ecclesia et rebus ad ea pertinentibus et de
cimiterio in unc libello continetur in omnibus meliorentur nam non
pegiorentur et faciant quicquit ei fuerint oportunum per omni anno in missa
Sancte Marie qui venit de mense augustus argentum denaris bonis dui dati et
consingnati ipsi denaris per se ipse Guntardus presbiter eidem iamdicti
Gumtardi diaconus et prepositus vel ad eius successores aut ad ministeriale
ipsius canonice qui ibi pro tempore fuerint infra civitate Parmense, alia nulla
superponatur inposita, pena quidem inter se posuerunt, ut quis de ipsis aut
successoribus non compleverit omnia sicut supra legitur, vel si retollere aut
relacxare anteprefenitum tempus tum componat pars parti fidem conservanti
pena argentum solidos viginti, quia sic inter nobis stetit adque convenit.
Umde dui libelli uno tinore scripti sunt 614 . Actum Parma.
Ego Guntardus presbiter 615 subscripsi.
Signum Ϯ Ϯ Ϯ manibus Teusperti et Iohannis seu Azoni de civitate
Parmense rogati testes.
(S.T.) Scripsi ego Petrus notarius sacri palacii postradicto complevit et
609
Sic.
610
Nella carta pbrt con trattino orizzontale che taglia l’asta della b.
611
Sic.
612
Sic.
613
La i è corretta su o.
614
Nella carta cripti.
615
Nella pergam. pbrt col solito trattino che taglia l’asta della t.
163

dedit.
Originale; Archivio Capitolare, Sec. X, LXI.
LXX.
Ottone II conferma ai canonici di Parma i loro beni e concede le
immunità.
Ravenna, 980, diembre 28.
(C.) In nomine sanctae et individue Trinitatis. Otto divina favente
providentia imperator augustus. Omnium sanctae Dei ecclesiae
nostrorumque presentium ac futurorum fidelium noverit industria, eo quod
canonici Parmenses sanctae matricis ecclesiae interventu ac peticione
domine nostrae matris Adeleide nostram efflagitantes celsitudinem, quatinus
omnes canonicales res sub nostri praecepti confirmatione reciperemus,
quorum iustam efflagitacionem considerantes, illud mente revolventes,
quoniam si Deo famulantibus in omnibus nostra magestas necessitatibus sub
venerit, Deum nobis propitium habebimus, supradictorum videlicet
canonicorurn assiduis precibus; unde tam Christi remuneratione quamque
matris amore nec non illorum sacerdotum intercessione omnes res praelibate
ecclesiae tam infra civitatem quam extra, videlicet omnes domos quae Papie
habere videntur, castellum Palasioni cum omnibus suis adiacentiis et operis
tam de castellanis quamque de colonis et cetera omnia servitia, quae
circumvicinis opidis ceteri castellanis praesidentibus exibent. Ita ipsi
supradicti castelli et ceterorum omnium inferorum castellorurn incole
supradictis canonicis omni tempore secundum morem locorum exibeant
scilicet Macritule, Gaianum, Monticellum, Aquamlatulam, castellum de
Sablone quod nunccupatur Sasamassa cum corte, castellum de Folliano 616
quod nunccupatur Mucletum cum corte, castellum de Monte Gibuli cum
suis pertinentiis et cum colonis qui habitant in monte Acutulo, castellum de
Sala cum suis pertinentiis et cum mansionibus quae sunt in suburbano
territorio Ferrarie et cortem de Gavello et mansiones infra civitate
Bolloniam cum ecclesia et vineas et terras, quae fuerunt Regizonis et
mansos duos de Al[i]mannis, corte de Monte cum omnibus suis pertinentiis,
cortem de Spaniaco cum ecclesia, cortem de B[allone] cum suis pertinentiis
et adiacentiis et runco Colombino, cortem de Cornit[ulo] cum valli, cortem
Temoncello iuxta Blanconise cum runcis qui sunt in Viariolo et cum
omnibus pertinentibus terris et plebes duas, unam Sancti Prosperi, alteram
Sancti Martini in honore dicatas cum omnibus illarum pertinentiis et
decimis, similiterque decimas omnium hominum habitantium Parmam
616 no corretto da nu
164

laborantium suburbanas terras quae dividuntur a plebibus, nec non etiam
tertiam 617 partem tolonei eiusdem civitatis nec non mansos in Gambiolo et
in campo Tusatico et in Soleniano et Cirliano et in Noceto, sive etiam
mansos qui sunt ultra Inciam 618 seu ubique locorum sub nostro imperio
Italico tam in planiciebus quam in montibus, molendinos, piscationes, silvis,
aqueductus, flumina, fontanas tam quod in presenti habent quam in antea
Cristi praerogativa adquirere poterant usque in finem seculi. Eo tenore sub
nostri confirmatione praecepti recepimus, quatinus nullus dux marchio
archiepiscopus episcopus comes vicecomes scudassius gastaldius vel aliquis
publice rei exactor magna parvaque nostri imperii persona quovis in
tempore de predictis castellis et cortis paratas aut operas aut aliquam publicam
exactionem querere praesumat aut predictos Parmenses canonicos 619
de iam dictis omnibus rebus molestare devestire praesumat. Et si quis
umquam inventus fuerit qui contra hanc nostri praecepti confirmationem
aggere perperam temptaverit, sciat se compositurum centum libras auri
obtimi, medietatem nostrae kamere et medietatem praelibatis canonicis
quibus molestiam [intulerit. Et] ut hoc verius credatur in posterum
diligentiusque ab omnibus Deum rite colentibus observetur, sigilli nostri
impraessione subter iussimus insigniri.
Signum domni Ottonis serenissimi imperatoris (M.F.) et invictissimi
augusti.
Iohannes cancellarius ad vicem Petri episcopi et archicancellarii
recognovi et subscripsi. (S.D.).
Data V kalendas ianuarias, anno dominice incarnationis DCCCCLXXX,
indictione nona, regni vero domni Ottonis XXII, imperii autem eius XIII.
Actum Ravenne.
Originale, Archivio Capitolare, sec. X, N. LVIII.
Muratori, Antiq. Ital., 1, 993, Affò; Storia di P., I, 363, N. LXIV;
Böhmer, Reg., 574; Stumpf, Reg., 783; Mon. Germ. Hist., Diplom. Ottonis
II, N. 238, P. 266.
LXXI.
Ottone II conferma alla chiesa episcopale di Parma le donazioni dei suoi
predecessori Carlomanno e Carlo e le immunità, particolarmente la
giurisdizione sulla città e sul suburbio.
Rocca de Cedici, 981, agosto 13.
(C.). In nomine sancte et individue Trinitatis. Otto divina favente
617 Corretto su terriam
618 Corretto su Inceam
619 La prima n della parola è posta sopra una c che è annullata con un punto.
165

clemencia imperator augustus. Decet nos fidelium nostrorum peticionibus
pio affectu consulere, precipue de is que in sanctis locis expetunt assensum
prebere, quatenus devociores eos in nostrum reddamus servicium et insuper
ab eterno remuneratore premia percipiamus eterna. Quapropter omnium
fidelium sancte Dei ecclesie nostrorumque presencium 620 scilicet ac
futurorum comperiat industria, quila Sigefredus venerabilis sancte
Parmensis ecclesie episcopus interventu ac peticione Theoderici metensis
ecclesie episcopi nostrique dilectissimi fidelis obtulit exelencie nostre
precepta predecessorum nostrorum 621 Carlemanni et Karoli imperatoris,
qualiter ipsi concesserant donaverant et confirmaverant curtem regiam
scitam infra eandem civitatem Parmensem 622 cum edificiis et terris ac
famulis nec non et rebus eorum in integrum et omne ius publicum et
teloneum ac districtum civitatis et ambitum murorum cum integro suburbio
civitatis seu et pratum regium ecclesie sue ac predecessoribus suis
perpetualiter habendum; quibus nostre celscitudini ostenscis peciit nostram
clemenciam ut nostro ea denuo corroboraremus et confirmaremus precepto.
Cuius peticionibus aures nostre pietatis inclinantes et erga nostrum
obsequium eius inconvulsam fidelitatem adtendentes et morem
predecessorum sequentes iussimus ei hoc nostrum fieri preceptum per quod
eidem Sigefredo sueque Parmensi ecclesie ac successoribus suis districtum
ipsius civitatis ambitumque murorum cum integro suburbio et omnia que de
regio seu augustali iure in eius dominium et potestatem successorumque
eius ad partem predicte sue ecclesie, sicut superius insertum esse videtur, 623
translata sunt, confirmamus ac seculo tenus corroboramus habendum
tenendum et faciendum exinde quicquit illis melius visum fuerit ad partem
et utilitatem prelibate Parmensis eeclesie ex nostra pienissima largitate, eo
vero ordine ut nullus dux marchio comes 624 vicecomes gastaldio sculdascius
vel aliqua magna parvaque nostri regni persona Sigefredum episcopum
suosque successores de districto civitatis inquietare aut infra eundem
ambitum murorum tocius civitatis atque suburbium placita tenere aut
aliquam publicam funccionem exigere umquam presumat. Si quis vero,
quod minime credimus, nostris et futuris temporibus hanc nostram
confirmacionem infringere minuere vel corumpere temptaverit 625 siat se
compositurum auri obtimi libras centum, medietatem kamere nostre et
medietatem ipsi Sigefredo et successoribus eius ad partem pradicte sue
ecclesie quibus violencia illata fuerit. Et ut hec nostra concesscio atque
confirmacio firmior habeatur ac diligencius ab omnibus observetur, manu
propria subter firmavimus et nostro signo eam iussimus insigniri.
620
resenci su rasura.
621
Sopra nrm è posta una o, stessa mano.
622
n corr. da m
623
vi in sopralinea, stessa mano.
624
c corretta da a
625
p in sopralinea, della stessa mano.
166

Signum domni Ottonis secundi serenissimi (M.) imperatoris augusti.
Iohannes (cancan) cancellarius 626 ad vicem Petri episcopi et
archicancellarii recognovi et subscripsi (S.D.)
Data idus augusti, anno dominice incarnationis DCCCCLXXXI,
indicione VIIII, imperii domni 627 Ottonis secundi XIIIJ. Actum in
Cerece, in Dei nomine amen.
Diploma originale; Archivio Capitolare, sec. X, N. LIX. – Affò, Storia di
Parma, I, N. 75, p. 364; Böhmer, Reg. 583; Stumpf, Reg. 803; Mon. Germ.
Hist., Ottonis II, N. 257, p. 298.
LXXII.
IL vescovo di Parma Sigefredo II dà a livello a Grimaldo prete
dimorante a Basilicanova alcune terre poste in Casale ed in Basilicanova di
proprietà della sua chiesa episcopale.
Parma, 982 (?), luglio 31.
(S.T.) In nomine domini Dei et salvatoris nostri Iesu Cbristi, Otto divina
ordinantes providencia imperator augustus, anno imperii eius Deo propicio
.... 628 , pridie kalendas agusti, indictione decima. Placuit adque convenit inter
domnus Sigefredus venerabilis episcopus sancte Parmensis ecclesie nec non
Grimaldus presbiter abitator in Basilicanola liber omo, ut in Dei nomine
debeas dare sicut et dedit ipse namque domnus Sigefredus qui supra eidem
Grimaldi vel ad eius heredes libellario nomine id est casa ad residendum et
rebus ad laborandum iuris sancte Parmensis ecclesie, que sunt ipsis rebus
positis in Casale et in Basilicanola cum suorum pertinentiis tantum
nominat[ive], quod antea directis et laboratis fuerunt per Iohanni Casali et
modo regere videtur per..... Grimaldo presbiter in integrum eidem Grimaldo
presbitero vel suos heredes libellario nomine tradavit da modo usque ad
annos viginti et nove in eo tinore, ut ipsa casa vel res rneliorentur nam non
pegiorentur et exinde dare et persolvere debeant ipse Grimaldo presbiter vel
suos heredes eidem pontifici vel ad subcessores eius per omne anno et per
tempus de omne fruge quod super ipsas res seminaverit de omne genere
grano cove quarto in area, vinum tercium exinde retdat et si vitis posuerit et
ad iugum venerit similiter tercium vinum retdat, anteposito ei orto, lino,
rapas, vicias, facioli, canape et ad quatuor sestarii de terra seminatura foris
casalivo ad aliis laboris recoliendum unde non retdat per a[n]ni dare in
natalem Domini pro prato vel pro silva adque pro arboribus denarios bonos
duos dati et consignati ipsis denariis per anno per se ipse Grimaldo presbiter
626 così l’orig.
627 i corretto da o
628 L’anno dell’impero è scomparso totalmente.
167

vel suos heredes eidem pontifici vel ad subcessores eius et quando tempus
messis vel vindemies fuerit misso domnico eis super area [et tor]culo stare
debeant et ipse ei subexeta 629 faciad ad eius vivendam et ec[omnem
suprascri]ptum reditum vel exenio et denaris cum suo tempus evegere et
aducere debeant ad [cas]a domnica ipsius Sigefredi episcopus infra civitate
Parma aut ad ministeriale ipsius, qui ibidem pro tempore fuerit, aliut exinde
dare non debeat nec eorum ulla superponat imposita non fiad, qui si ea
omnia minime compleverit misso domnico eos pignorare et distringere
debeant ad iusticias faciendam. Pena quidem inter se posuerunt, ut quis ex
ipsis aut subcessoribus vel heredibus eorum non compleverit in (n)ea omnia
qualiter supra legitur vel si tollere aut relaxare ante suprascriptis annis
expletis tunc componant pars parti fidem conservanti pena.... numero solidi
viginti et pos pena soluta presens libello ad omnia suprascripta in sua
manead firmitatem. Actum Parma, feliciter.
Ϯ Sigefredus episcopus subscripsit.
Iohannes archidiaconus subscripsit.
Signum Ϯ Ϯ Ϯ manibus Atoni et Amizoni seu Gisani adque..... Bonizani 630
de castro Regiano rogatis testis.
(S.T.) Scripsi ego Azo notarius sacri palatii post tradita compevi et dedit.
Originale, Archivio Capitolare, sec. X, N. LX.
Pergamena per un terzo superiormente inglallita da bagno di reagenti,
scrittura assai sbiadita, alcune parole delete.
Cit. in Affò, Storia di P., I, 259 in nota, coll’an. 982.
LXXIII.
Il vescovo Sigifredo II dona alla canonica di Parma la cappella di S.
Cristina posta entro la città con alcune case ad essa pertinenti, la decima
spettantegli come procuratore fiscale della città, un campo a «Marliano»,
uno a Stradella, ed altri suoi beni posti ad «Antoniano, Aqualena,
Acquamorta, Strada Ructa».
Parma, 987, marzo 31.
(S. T.) In nomine sancte et individue Trinitatis, anno ab incarnacionem
domini nostri Iesu Christi nonentesimo oct[uagesimo] 631 septimo, pridie
kalendis aprilis, indictione quintagesima. Canonica sancte Dei genitricis
virginis Marie mater ecclesie Parmensis, ubi nunc Dodo diaconus et
prepositus eidem canonice 632 preese videtur, ego in Dei nomine Sigefre[du]s
629 Sic.
630 Bonizani La prima sillaba di lettera incerta.
631 Lembo superiore destro mancante.
632 Nella carta canice
168

ipsius sancte Parmensis ecclesie episcopus donator et ofertor ipsius canonice
presens presentibus 633 : Si [aliqu]it de rebus nostris locis sanctorum vel
susidiis canonicorum conferimus procul dubio nobis nostrisque parentibus
in futuro centumplum redere credimus, idcirco ego qui supra Sigefredus
episcopus in (n)eadem canonica ipsius mater ecclesie et episcopio meo a
presenti die dono et ofero pro mercedem et remedium anime mee vel
parentorum meorum oc est [capel]la una qui est constructa in onore Sancte
Christine cum area sua de terra sive cum aliquanta terra cum aliquantis
edificiis casarum inibi se uno tenente iuris mea quibus ese videntur infra
civitate Parma, seu et meam porcionem de procuratura publice ipsius
civitatis, quod est decimam vero porcionem similique iuris mea, simul
eciam dono et ofero in (n)eadem canonica id sunt campores duas item iuris
mee reiacentes un[o cam]po non longne 634 de [ea]dem civitate loco ubi
dicitur Stradella et altero in loco et fundo qui dicitur Marliano et sunt omnibus
rebus ipsis per mensura iusta, illis vero rebus infra eadem civitate
Parma ubi nunc eadem capella vel edificia casarum ese constructis se uno
tenente est tabulas quinque legitimas, est ad finis: da mane parte tenente in
aliquanto in muro publico ipsius civitatis et tenente in terra ipsius mater
eclesie, qui est iusta ipso muro publico ipsius civitatis et de aliis tribus
partibus vias percurentes ipsius civitatis et illis rebus in (n)easdem locas
Stradella, Marliano, primo campo iugia 635 una cui fines discernitur: da mane
tenente in via qui noncupantur suprascripta Stradella, da sera via qui pergit
iusta fluvio Parma, de subtus tenente in campo qui est braida domnicata
ipsius episcopio meo, secundo namque campo in iam nominato loco
Marliano est iuge dua et perticas iugales 636 quatuor et tabulas viginti legitimas
637 qui coerit ea finis: da mane parte via publica et da sera parte
tenente in ingreso comuno sibique ad suprascriptis omnibus rebus territoris
alies sunt coerencies. Et insuper ego qui supra Sigefredus episcopus per anc
pagina dono et ofero in (n)eadem canonica ipsius mater ecclesie et episcopio
meo oc sunt omnibus rebus teritoris similique iuris meis quibus essent
videntur in fundis lociis que dicitur Antoniano, Aqualena, Aquamorta,
Strada Ructa cum suarum pertinenciis in integrum et sunt rebus ipsis in
suprascriptis nominatis locis Antoniano, Aqualena, Aquamorta, Strada
Ructa cum suarum pertinenciis per mensura iusta inter sedimen et areis ubi
vitis estant seu terris arabilis adque pratis iuges septem et si plus iuris rebus
in suprascriptis omnibus nominatis locis tam infra civitate Parma, Stradella,
Marliano, Antoniano, Aquamorta, Strada Ructa cum suarum pertinenciis vel
inter hos finis et coerencies sicuti supra legitur vel omnibus compreensum
est inventum fuerint omnia in suprascripta canonica per istam meam
633
Sottintendi dixi
634
Sic.
635
Sic.
636
Sic.
637
Nella pergam. legimas
169

ofersionis cartula persistant potestatem et proprietatem. Que autem
suprascripta terra infra eadem civitate cum eadem capella sive cum
iamdictis edificiis suis seu iamdictis rebus omnibus in iam nominatis lociis
sicut superius legitur et sunt conpreensis cum finibus et terminibus
acessionibus vel usibus aquarum seu cum superioribus et inferioribus suis et
una cum suprascriptam meam vero porcionem de procuratura publice ipsius
civitatis Parme in integrum ab ac die in (n)eadem canonica dono et ofero et
per presentem cartula ofersionis abendum confirmo faciendum exinde pars
ipsius canonice a presenti die proprietario nomine quicquit voluerint sine
ullius contradicione dixi pro anima mea vel parentorum meorum mercedem
et nobis dominus inde bona tribuat et pro onore capiti mei nec mihi liceat
ullo tempore nolle quod voluit, sed quod ad me semel est factum vel
traditum et conscriptum est sub iusiurandum inviolabiliter conservare
promitto cum stipulacione subnixa. Actum Parma, feliciter.
Ϯ Sigefredus sanctae Parmensis aeclesiae sedis episcopus et hac cartula
offersionis et donacionis subscripsit.
Signum Ϯ Ϯ Ϯ Ϯ manibus Burnigi et Raginerii de loco ubi dicitur
Campoplano seu Adam adque Vuiberti de Cavriaco lege viventis
Langobardorum rogati testes.
Signum Ϯ Ϯ Ϯ manibus Martini et Bonoomo seu Bonizoni de loco ubi
dicitur Bardoni lege viventis Romana rogati testes.
Signum Ϯ manus Fulconi de civitate Parmense rogatus teste.
(S.T.) Scripsi ego Petrus notarius sacri palacii postradicto complevit et
dedit.
Originale; Archivio Capitorare, sec. X, N. LXII. - Nel verso di mano del
sec. XI: «Iudicatum de capella sanctae Christine cum suis terulis...» Questa
nota tergale è interrotta da pezzi di pergamena posti a rinforzo della parte
superiore della carta qua e là lacerata.
Affò, Storia di P., I, N. LXXVI, p. 365.
LXXIV.
Il vescovo Sigefredo II concede in precaria ad Officia figlia del fu
Gausfredo del comitatoParmense e moglie di Gisone del comitato
Modenese tutti i beni da essa venduti alla chiesa di Parma, cioè la metà
delle case e terre col castello e la chiesa nella corte di Sala nel Modenese.
«Persexito» (Bologna), 987, maggio 10.
(S.T.) In nomine sancte et individue Trinitatis, anni ab incarnacione
domini nostri Iesu Christi DCCCC hoctuagesimo septimo, die decimo
mense madios, indictione quinta decima. Tibi Officie filia quondam
Gausfredi de comitatu Parmense conius Gisoni filius quondam Adami de
170

comitatu Motinensis, ego Sigefredus episcopus sancte Parmensis eclesie
presens presentibus dixi: manifesta causa est mihi quia tu qui supra Officia
per cartula vindicionis, consensiente. suprascriptus Giso iogale et
mundoaldo tuo, emisisti in me hodie parti ipsius sancte Parmensis ecclesie
ad precium receptum da me inter argentum et alies species valente in
adpreciatum libras centum argenti omnia et integram medietatem de cunctis
omnibus casis et rebus territoriis et laboratoriis illis qui fuerunt iuris tuis,
quod tibi pertenuere de corte una que esse videtur in comitatu Motinensis in
fundo loco hubi dicitur Sala cum castro et capella in eodem loco
constructum ad cuiuscumque honoris capella ipsa esse edificata sive et
rebus territoriis et laboratoriis in eadem loca Sala ad eadem medietatem
pertinentibus una cum ex integra medietatem de aliis omnibus casis et rebus
quibus sunt positis in dicti 638 loci que dicitur Matulini sed vise Vico
Frascario, 639 Lucialini, Generizulo, Argene ubi dicitur corte de Rimpaldo,
Runcalie hubi dicitur Pulicino cum suarum pertinentibus aut ubicunque per
locis ad edem 640 medietatem, ut supra legitur, pertinentibus et sunt rebus
ipsis in suprascriptis omnibus nominatis locis, ut dictum est, suprascripta
medietas per mensuram iusta area de terra ipsius castri cum fossatas cum
area capelle perticas iugiales sex legitimes foris eodem castro tam in
circuitu 641 seu et inibi in eodem loco et fundo Sala adque suprascriptis
nominatis locis omnibus superius compreensi sunt ad suprascripta mensura
inter sediminibus et arei ubi vitis estant adque terris arabilis seu pratis iuges
centum viginti silvis et buscalibus, areis illorum seu terris gerbidis et pascuis
hac 642 paludibus iuges similiter centum viginti et si plus in suprascripti
nominatis locis vel innominatis ad eadem corte pertinentibus ut de et integra
medietatem quod tibi pertenuerunt iuris inventum fuerint, ut in mea vel
sucessores meos parti ipsius sancte Parmensi ecclesie et episcopio meo aut
cui nos dedissemus persistant potestatem faciendum exinde quod
voluissemus set posquam tu ipsum precium receptum abuisti nunc mihi
dedisti et offersisti parti ipsius ecclesie et episcopio abendum et petisti ad
me ut ego tibi et heredibus ac proheredibus tuis usque ad terciam generacione
concedissemus ad fictum censum dandum, propterea quas tu mihi
petistis et ipsum precium, ut dictum est, nobis dedisti et offersisti
suprascriptis omnibus casis et rebus territoris, ad eadem corte pertinentibus,
sicuti supra sunt conpreensis tibi et ad heredibus ac proheredibus tuis sicuti
supra legitur per hanc pagina concedimus ad abendum tenendum et
faciendum et inde cum accessionibus et ingressoras seu cum superioribus et
inferioribus eorum una cum fruges et censum vel reditum, quod Deus annue
dederit, ad censum redendum quitquid voluerit sine mea et sucessoribus
638
Nella carta si legge dici
639
Frascario: incerta la lettura della prima r
640
Sic.
641
Nella carta circucuitu
642 Sic.
171

meis vel parti ipsius episcopio contradicione, ita tamen ut rebus ipsius
superius compreensis per vos pegioratis non sint et exinde dare hac
persolvere debeatis omnibus superius conpreensis usque ad tercia generacionem
annualiter, ut dictum, est in missa Sancte Marie, que venit de mense
augusto, aut infra eius hoctava fictum censum denareis bonis veneticis
solidos duos dati et consignati per vos vel rnissos vestros infra civitate
Parma ad domum ipsius episcopio nobis aut ad nostros missos, quia taliter
inter nobis consentiente suprascripto iogale tuo, ut supra legitur, convenit,
de quibus et pena inter nos posuimus, si ego qui supra Sigefredus episcopus
vel meos successores aut parti ipsius episcopio libi cui supra Officie vel ad
tuos heredes hac proheredes ad terciam generacionem ut desuper imposita
facere presumserimus et taliter ut supra et non conservaverimus, tunc
oblicamus componere pena argentum libras viginti et post pena soluta unc
factum in suam maneat firmitatem cum stipulacione subnicxa, quia taliter
consensiente suprascripto iogale tuo inter nobis convenit et si ego que supra
Officia vel meos heredes ac proheredes ad perfinitum ipsum censum
annualiter ad suprascriptum constitutum minime dederimus et non
conservaverimus, ut supra dictum est, tunc per consensum suprascripti
Gisioni iogale et Mundoaldo meo oblicamus componere similiter pena
argentum libras viginti et post pena soluta in suum maneat firmitate, unde
dues pagines conveniences pariter comscripte sunt. Hactum in loco qui
dicitur Persexito, feliciter.
Ϯ Sigefredus Dei misericordia episcopus in hoc convenientiae pagina
subscripsit.
Signum Ϯ manus suprascripte Officie 643 qui hae paginam conveniencie ut
supra fieri rogavit.
Signum Ϯ manus iamdicti Gisoni iogale et mundoaldo ipsius Officie qui
ei in hac pagina conveniencie ut supra consensi et licenciam dedit.
Signum Ϯ Ϯ Ϯ Ϯ Ϯ manibus Costantini qui et Rozo et Gumberti qui et
Gumpizo seu Ansprandi rogati testes.
Signum Ϯ Ϯ manibus Guntardi et Giselfredi rogati testes.
(T.S.) Scripsi ego Rimpertus notarius sacri palacii post tradita complevi
et dedit.
Originale; Archivio Capitolare, sec. X, N. LXIII. - Nel verso di mano del
sec. XII: «cartula precarie de terra de Sala de Mutina».
Cenno in Tiraboschi, Dizionario Topogr., I, 26, 343, II, 37, 284, 405;
quivi citato con data errata.
LXXV.
Il diacono Dodone preposto della canonica di Parma che dà a livello a
643 Nella pergam. Offie
172

Darberto chierico ed a Costanzo una cappella posta in Sabbione con tutti i
beni ad essa pertinenti.
«Villa Galoli», 988, giugno 27.
(S.T.) In nomine sancte et individue Trinitatis, anno dominice
incarnacionis nongentesimo octuogesimo octavo, quinto kalendas iulii,
indictione prima. Placuit atque convenit inter Dodo diaconus et prepositus
canonice sancte Parmensis aecclesie una per consilium et consensum
fratrum canonicorurn predicte canonice nec non et inter Darbertus clericus
filius Liutefredi et Constancius filius quondam Bernilde liberis hominibus
ipse genitori suo eidem Darberti consenciente et subter confirmante, ut in
Dei nomine debeat dare sicut et a presente dedit his ipse Dodo prepositus
eorum Darberti clericus et Constancii vel ad suorum heredes ad habendum
et continendum seu ad ficta pensione censum redendum libellario nomine
usque ad annos viginti et nove expleti id est capella una cum area in qua est
ara in loco Sablone qui est edificata in honore Sancte Marie atque integris
omnibus rebus territoriis illis ad eadem capella pertinentibus iuris canonice
sancte Parmensis aecclesie, qui reiacent in eodem loco Sablone et in loco
Rammo seu in loco qui dicitur Vico atque in corte Castelana; sunt per
mensura iusta ad pertica legitima de pedes duodecim mensurata, inter
sediminas cum casis et areis ubi vitis estant seu canpis arabilis atque pratis
et gerbidis iuges treginta cum finibus et accessionibus suarum in integrum.
Ea racione dedit ipse Dodo prepositus eorum Darberti et Constancii ut ipsis
vel suorum heredes usque in nostro constituto iam dicta capella cum iam
fatis omnibus rebus ab eadem pertinentibus vel aspicientibus habere debeant
sicuti iam dudum bone memorie Constancius presbiter per anteriore
libellum habuit et eis detinere et facere laborare tempore suorum collere
seminare et facere de fruges et censum quas ex ipsa capella ee ex ipsis rebus
annualiter Dominus dederit quitquit eorum utilitas fuerint. Ita ut apud
eumdem Darimberto 644 et Constancio vel suorum heredes sepedictis rebus
non peiorentur et persolvere exinde debeant census usque in nostro
constituto omnique anno omni mense december infra octava de nativitate
Domini argentum denarios bonos et spendibiles duodecirn dati et consignati
esse debeant denarii ipsi per ipso constituto omnique anno eidem Dodoni
prepositi vel ad suos successores aut ad suo misso ibique in corte Castelana
per eorum Darirnbertus et Costancio vel per suorum heredes aut per suorum
misso. Alia super inposita eorum Darberti et Constancii vel ad suorum
heredes da pars nostrorum canonici exinde non fiad. Unde pena inter se
posuerunt ambes partes, ut quis ex ipsis aut heredes vel successores eorum
se de ac conveniencia libelli removere quesierint et non permanserint in
omnia sicut superius legitur, tunc componat illa pars, que non servaverint,
644 Sic.
173

ad partem fidem servandi pena nomen argentum denarios bonos solidos
quadraginta et post pena composita ad conveniencia libelli in sua permanead
firmitatem, quia, sic inter eorum convenit. Unde duo libelli uno tinore
scripti sunt. Actum in villa Galoli 645 , feliciter.
Signum Ϯ Ϯ manibus nostrorum Darberti et Constancii qui ac
conveniencia libelli supra fieri rogaverunt et eorum relecta est.
Signum Ϯ manus iamdicti Liutefredi genitor eidem Darberti clerici qui ut
supra ei consensit.
Signum Ϯ Ϯ Ϯ manibus Grasulfi et Adami seu Bernardi atque Geminiani
Vualperti et Giselfredi fili suorum rogati testis.
(S.T.) Ildeprandus notarius sacri palacii scripsi postradita complevi et
dedi.
Originale; Archivio Capitolare, sec. X, N. LXIV.
Cenno in Tiraboschi, Dizionario Topogr., I, 338, II, 282.
LXXVI.
Ottone III conferma a Sigefredi II, vesacovo di Parma, il diritto della sua
chiesa su Borgo S, Donnino, sulla badia di Berceto, sulla città di Parma e
sul contado per tre miglia intorno alle mura ed altri privilegi.
Quedlinburg, 989, aprile 5.
In nomine sanctae et individuae Trinitatis. Otto divina favente gratia rex.
Noverit omnium sanctae Dei ecclesiae fidelium nostrorumque praesentium
scilicet ac futurorum industria, qualiter interventu ac peticione nostrae
genitricis Theophaniae imperatricis augustae Sigefredus sanctae Parmensis
aeclesiae episcopus nostram adiens clementiam peciit, ut more
praedecessorum nostrorum omnes res episcopio Parmensi attinentes,
videlicet Burgum Sancti Donnini cum sua pertinentia, abbaciam de Berceto
cum sua pertinencia nec non districtum Parmae civitatis cum muro et
theloneo, insuper et tria miliaria in circuitu ipsius civitatis quae divae -
memoriae avus noster Otto imperator augustus praelibatae Parmensi
ecclesiae per praeceptum contulit, nostrae confirmationis praecepto
confirmaremus sibi et ecclesiae suae atque corroborarernus. Cuius precibus
annuentes et mala omnia quae acciderunt saepe inter comites ipsius
comitatus et episcopos ipsius ecclesiae considerantes, ut penitus praeterita
lis et scisma evelleretur et ut ipse pontifex cum clero sibi commisso pacifice
viveret, res et familias tam cumcti cleri eiusdem episcopii in quocumque
comitatu inventae fuerint quamque et cunctorum hominum infra eandem
645 Nella pergam. galol con segno di abbrev., per troncamento, nella gamba della l finale.
Nel testo tale troncamento si trova con valore di i
174

civitatem habitantium de iure publico in eiusdem ecclesiae ius et dominium
et districtum et murum ipsius civitatis et theloneum et omnem publicam
fonctionem tam infra civitatem quam extra ex omni parte civitatis infra tria
miliaria, destinata scilicet atque determinata per fines et terminos, sicuti sunt
loca villarum cum nominibus defixa castrorum: in oriente scilicet Benecite,
Caselle, Colorite; in meridie Purpuriano, Albari, Vicoeffuli; in occidente
Vicoferdulfi, Fabrorio, Elli; in septentrione Baganciola, Casale
Pallangatani, 646 Terabiano cum omnibus pertinenciis praefatorum locorum,
integre remota occasione ullius reprehensionis, ut habeat pontifex eiusdem
ecclesiae vel ipsius potestam deliberandi et diiudicandi seu distringendi,
veluti si praesens esset noster comes palatii, nec non et regias vias aquarumque
decursus seu ripam Padi fluminis duodecim pedum iuxta aquae alveum
a capite Tari usque ad Bovem curtum 647 sive arenam carnarium azadrum
publica pascua vias ingressus publicos in circuitu ipsius civitatis, videlicet in
locis [Hen]aciano 648 , Monasteriolo, Albareto, Frascarium, quod dicitur
Pecorile, cum aliquantis terris apertis iacentibus inter fines designatos: a
mane vallis quae dicitur Bosedana 649 , a meridie via quae pergit ad ipsa
pascua et terra canonicorum ipsius ecclesiae, in sera via pubblica, quae
clicitur Lavaltulo 650 , a septentrione pertinentia villae Marturano, aliquantula
terra gerbida cum frascario in Matricule, Somardico, Vicoferdulfi, Bucitulo,
Colliclo iacente, in Oriente iuxta aquaeduetum qui pergit ad Vicoferdulfi,
terram de carucis in nauticis vel alicubi iacentem infra ipsum comitatum seu
et ripas omnium fluminum infra ipsum comitatum manentium villam de
Albarano 651 cum famulis, terram Dudonis, terram Andreae Tallamasi iuxta
Suspirium, paludem integram iuxta pratum regium seu Burgum Sancti
Donnini atque abbaciam de Berceto cum omnibus pertinentiis et adiacentiis
suis et omne territorium cultum et incultum ibidem adiacens et omne
quicquid rei publicae pertinet. Insuper et omnes homines infra eandem
civitatem vel praelibatos fines habitantes, ubicumque fuerit eorum
haereditas sive adquestus seu familia tam infra comitatum Parmensem
quamque in vicinis comitatibus, nullam exinde functionem alicui nostri
regni personae persolvant sive alicuius placitum custodiant, nisi Parmensis
ecclesiae episcopi qui pro tempore fuent, sed habeat ipsius ecclesiae
episcopus licentiam distringendi distribuendi vel deliberandi tamquam
noster comes palatii omnes res et familias tam omnium clericorum eiusdem
episcopii quamque et omnium habitantium infra praedictam civitatem nec
non et omnium hominum residentium sub prefatae ecclesiae terra sive
libellariorum sive precariorum seu castellanorum omnia supradicta nostrae
646 La copia del sec. XVI ha Casale pallagatum.
647 L’Ughelli ha cursum
648 L’Ughelli ha henciano; la copia del sec. XVI ha licentiano
649 Ughelli legge Boledina; la copia del sec. XVI ha Boschiva
650 Ughelli: Lavantulo; la copia cit. ha la valitudo.
651 Nell’Ughelli: Albazzano
175

confirmationis praecepto confirmamus atque corroboramus saepe dicto
Sigefredo Parmensi episcopo suaeque ecclesiae, eo videlicet ordine, ut
nullus marchio comes vicecomes dux aut aliqua regni nostri magna
remissaque persona exinde de praedictis rebus et familiis et omnibus quae
superius leguntur se intromittat aut aliquam functionem inde recipere aut
disvestire ullo modo temptet et ut liceat episcopo quiete vivere. Si acciderit
de predictis rebus et familiis sine pugna legaliter non posse definiri, huius
nostrae confirmationis pagina concedimus eiusdem episcopi misso sive
vicedomino, ut sit noster missus et habeat potestatem deliberandi et
definiendi atque diiudicandi tamquam noster comes palatii. Insuper etiam
concedimus ut, si aliqua navis alicuius castelli episcopii Parmensis per
Padum aut per aliquem aquaeductum Ferrariam transierit, nullus exinde
tributum exigat aut requirere temptet. Si quis igitur, quod minime credimus,
huius nostrae confirmationis praeceptum infringire temptaverit, sciat se
compositurum auri optimi libras C medietatem camerae nostrae et
medietatem Parmensi episcopo qui pro tempore fuerit. Quod ut verius
credatur firmiusque ab omnibus observetur, manu propria roborantes nostro
sigillo iussimus inferius insigniri.
Signum domni Ottonis invictissimi regis.
Adelbertus cancellarius advicem Petri episcopi et archicancellarii
recognovit et subscripsit.
Data nonas aprilis, anno dominicae incarnationis DCCCCLXXXVIIII,
indictione prima, anno vero tercii Ottonis regnantis sexto. Actum
Quitilinburg, fe1iciter amen.
Copia del sec. XVI autenticata da «Ubaldus sacri palacii notarius»;
Archivio vescovile, Cassetto III, in un fasc. cart. intitolato: «Privilegia
imperatorum numero undecim...» tutto di mano del sec. XVI. La copia ha
qualche lacuna e non pochi errori; ho perciò seguito l’edizione dell’Affò,
Storia, I, N. LXXVII, p. 367, derivata da una copia aut. dal notaio
Puteolisius, della seconda metà del sec. XII, ora perduta, tenendo presente
l’ediz. dei Mon. Germ. Hist., Dipl. Ottonis, III, N. 54, p. 458, condotta
sull’Affò e sull’Ughelli, Italia sacra, ed. I, 2, 203; ed. II, 160, da copia
dell’Archivio Vaticano.
LXXVII.
Gisone del fu Adamo Modenese vende al vescovo di Parma Sigefredo II
sette masserizie da lui possedute in «Pinaria» vicino a «Sola».
«Paradinie» (Spilamberto), 989, giugno 19.
(S.T.) In nomine sancte et individue Trinitatis, anni ab incarnacione
domini nostri Iesu Christi nongnentesimo hoctuagesimo nono, tercio decimo
176

kalendas iulias, indictione secunda. Constat me Giso abitator in comitato
Motinense filius quondam Adami ex genere Francorum accepisse sicuti et in
presentia testium manifesto sum quia accepi ad vos domnus Sigefredus
venerabilis sancte parmensis ecclesie episcopus argentum denarios bonos
veneticorum libras decem et septem abentem per una qui supra libra denariis
ducenti quadraginta finitum precium sicut inter nobis convenit pro
sediminibus et omnibus rebus territoriis iuris meis nominative massaricias
septe quod habere vel possidere viso sum in fundis locis que dicitur Pinaria
prope castro Sola 652 et in Braida seo in Prato atque in Galega et in Nalturi
eciam in Campo Veclo 653 ; prima massaricia sicuti recta est per Iohannes
Montanario, secunda massaricia sicuti recta est per item Iohannes que
dicitur de Presbiter, tercia massaricias qui recta est per itemque Iohannes
que dicitur Rumaldi, quarta massaricias sicuti recta est per Martino, qui
dicitur Calina, quinta massaricias comodo recta est per Bruno Pulinago,
sesta massaricia qualiter recta est per Leone que dicitur de Plaza, septima
massaricia qui recta est per Bonizonem que dicitur Orbo et sunt onmibus
rebus territoriis in supraseriptis nominatis locis inter sediminibus et areis ubi
vitis estant seo pratis iuges quatuordecim, de terris arabilis iuges sexaginta
et si amplius super ipsa mensura in nominatis locis de predictis massariciis
comodo per nominalis massariis rectis et laboratis fuerunt vel fiunt in integrum
inventum fuerint, quam ut supra legitur, per hanc cartulam et pro
nominato precio in tu qui supra domni Sigefredi episcopus vel in tuos 654
subcessores pars ipsius episcopio Parmensis maneant et persistant
potestatem proprietario iure in integrum, tam sediminibus cum hedificiis
casarum seu reliquis terris, campis, pratis, pascuis, terris arabilis, vineis et
silvis ac stalareis cum areis in qua estant aquas aquarumque ductibus et
funtaneis coltis et incoltis divisis et indivisis hac 655 patulibus omnia et ex
omnibus ad ipsas massaricias pertinentibus in integrum. Que autem suprascriptis
casis et omnibus rebus in suprascriptis omnibus nominatis locis
cum suarum pertinenciis ad iamdictas massaricias pertinentibus vel
aspicientibus, sicuti supra legitur et in omnibus compreensi sunt cum finibus
et terminibus accessionibus et ingressoras earum seu cum superioribus et
inferioribus suis ab ac die vobis domni Sigefredi episcopus pro superscripto
argento vendo trado mancipo et nulli aliis venditis donatis alienatis
obnossiatis vel traditis nixi vobis, insuper cultellum fistucum notatum
vuantonem vuasonem terre vel ramum arboris coram testibus legitimam
facio tradicionem vestituram et me avarpivi foris expoli et absasito feci et
vobis domni Sigefredi episcopus a proprietatern ipsius episcopio Parmensis
abendum reliqui faciendum exinde vos vestrisque successoribus pars ipsius
episcopio iure proprietario nomine quicquit volueritis sine omni mea et
652 Sic.
653 prope – Campo Veclo su rasura, stessa mano.
654 La s finale di tuos serve da lettera iniziale della parola seguente.
655 Sic.
177

heredibus hac proheredibus meis contradiccionem vel repeticione. Si quis
vero, quod futurum esse non credo, si ego qui supra Giso, quod absit, aut
ullus de heredibus hac pro heredibus meis seo quislibet oposita persona qui
contra hac cartula ista vendiccionis et tradicionis ire quandoque
tentaverimus aut eam per covis ingenium infrangere conaverimus vel si ab
omne contradicente hominem ego qui supra Giso vel meos heredes hac
proheredes vobis domni Sigefredi episcopus vel ad vestrisque subsessoribus
nominatis casis et omnibus rebus defendere non potuerimus, tunc inferamus
vobis multa quod est pena auro hobtimo 656 libras quinque argentum
pondoras 657 decem et rebus ipsis de co 658 egerint dupliciter sicut pro
tempore fuerint melioratis aut valuerint sub estimacione in consimilibus
locis et quod repetierimus et vindicare non valeamus, sed presens hac
cartula vindicionis et tradicionis dioturnis temporibus firma et inconvulsa
permaneat cum stipulacione subnixa et nichil mihi ex ipso precio amplius
aliquit reberis disi et bergamena cum actramentario de terra levavi et
Rainfredi notarius tradidi et scribere rogavi in qua eciam subter confirmans
testibusque obtulit roborandam. Actum in locus que dicitur Paradinie propre
locus qui vocatur Spino Lamberti, feliciter.
Signo Ϯ manus nominato Gisoni qui hanc cartula vindicionis et
tradicionis ut supra fieri rogavi et nominato argento accepi et ei relectum
est.
Signo Ϯ Ϯ Ϯ Ϯ manibus David vicedomno episcopio ipsius Parmensis et
Gundelberti de Burgo Sancti Dunnini seo Gariardi adque Guntardi de
Campigine lege vivente Salicha rogati testes.
Signo Ϯ Ϯ Ϯ manibus Anzoni de Fesso et Ingelbaldi seo item Ingelbaldi de
loco Palmie rogatis testes.
(S.T.) Ego qui supra Rainfredus notarius scriptor huius cartule
vindicionis postradita complevi et dedi.
Originale; Archivio Capitolare, sec. X, N. LXV. – Nel verso di mano del
sec. XI-XII: «cartula quam fecit Giso de... Sigefredo episcopo de
massariciis VII».
LXXVIII.
Prangarda del fu Adalberto marchese col consenso del marito
Maginfredo marchese, alla presenza di Bernardo conte del comitato
Ticinese, vende al diacono Raimbaldo della pieve di Borgo S. Dannino tutti
i suoi possedimenti pertinenti alla corte di «Viliniano».
656 Sic.
657 Sic.
658 Sic.
Pavia, 991, marzo 8.
178

(S.T.) In nomine sancte et individue Trinitatis, anno ab incarnacione
domini nostri Iesu Christi nogentesimo nonagesimo primo, die octavo
mense marcius, iridictione quarta.
Constat nos Maginfredus marchio filius bone memorie Ardoini itemque
marchio et Prangarda iugalibus filia bone memorie Adelberti marchio, qui
professa sum ex nacione mea lege vivere Lamgobardorum, set nunc pro ipse
vir meus lege vivere videor Salicha ipse iamque iugale et mundoaldus meus
michi consenciente et subter confirmante et iusta lege mea una cum noticia
et interrogatione Bernardi comes comitatu Ticinensis in cuius presencia vel
testium certa facio professione et manifestacione, quod nulla me pati
violencia ad quempiam ominem nec ab ipso 659 iugale et mundoaldo meo,
nisi mea bona et spontanea voluntate, accepisemus sicuti et in presentia
testium accepimus nos suprascriptis iugalibus comuniter ad te Raimbaldus
diaconus de ordine plebe Sancti Donini sito Burgo territorio Parmensis
argentum per denario bonos libras quadraginta abente per una que supra
libra denari ducenti quadraginta finitum precium pro cumtis casis et
omnibus rebus illis iuris nostris quam abere visi sumus in locas et fundas
que dicitur Areno, Saca, Sancto Savino, Fingaida, 660 Campigine, Monticlo,
Fano, Corviaco, Veztano, 661 Grasiano, Burmi, Belisma, Laxonio, Botoni,
Traversitulo, Viniale, Pisinola, Quinzanello, Grasiano 662 , Lodroniano,
Cinciani 663 , Ticiano, Rozano, Calvenciano, Scuriano, alio Vezano,
Montetennolo, Conturie, Parliano, Talonniano, Miliano, Vicogatuli,
Panoclo, Albari, Monesteriolo, terra que dicitur Sancti Dalmacii, Casalauri,
Gaviano, Caselle vel ubicumque per locis ibidem pertinentibus, nominative
casis et omnibus rebus illis in suprascriptis locis qui pertinent de curte
Viliniano et sunt ipsis casis et omnibus rebus cum suorum pertinenciis in
suprascriptis locis per mensura iusta inter sediminas et areis ubi vitis exstant
seu pratis adque terris arabelis iuies 664 quignenti silvis et buscaliis seo
pascuis adque gerbidis cum areis illorum iuies 665 similiter quignenti et si
plus iuris rebus in suprascriptis locis cum suorum pertinentiis inventum
fuerit, quam ut supra mensura legitur, omnia in tua qui supra Raimbaldi
diaconus vel de eredibus tuis aut cui vos dederitis vel abere statueritis per
anc cartulam et per suprascripto argento persistat potestatem proprietario
iuri uti 666 dictum est, tam casis cum sediminibus seu reliquis terris, campis,
pratis, pasquis, vineis, silvis, insolis, ripis, rupinis, usibus aquarum, aquis,
659
Nella pergamena ab apso
660
L’ultima i pare corretta su altra lettera ed è alquanto mal formata, l’ultima vocale assai
sbiadita.
661
La t è di lettura incerta, più sotto si legge: alio Vezano
662
Sic.
663
Pare si debba leggere piuttosto Cincioni
664 Sic.
665 Sic.
666 La i in sopralinea, stessa mano.
179

aquarumque ducti et funtaneis, seu molendinis, coltis et incoltis, divisis et
indivisis in integrum. Que autem suprascriptis casis et omnibus rebus iuris
nostris superius dictis una cum acessiones et ingresoras earum, seu cum
superioribus et inferioribus suis ab ac die tibi cui supra Raimbaldi diaconus
pro suprascripto argento vendimus tradamus mancipamus et nulli alii
venditis donatis alienatis obnosiatis vel traditis nisi tibi. Insuper nos qui
supra iugalibus tibi cui supra Raimbaldi diaconus legitimam facimus
tradicionem vestituram per cultellum fistuco notatum vuantonem vuasonem
terre adque ramum arboris et nos exinde foris expoli vuarpivimus et absesita
fecimus et tibi ad tuam proprietatem abendum reliquimus faciendum exinde
a presenti die tu Raimbaldus diaconus et eredibus tuis, aut cui vos dederitis,
iure proprietario nomine quiquit volueritis sine omni nostra et eredum ac
proeredum nostrorum contradictione vel defensione et absque restauracione
exepto si de nostrum datum aut factum aparuerit quod nos exinde in aliam
parte fecissemus et tum 667 da illam partem umde oc oparuerit nos iugales
nostrosque eredes ac proeredes tibi cui supra Raimbaldi diaconus tuisque
eredes aut cui vos dederitis vel abere statueritis defendere et restaurare
promittimus, quod si defendere non potuerimus aut si vobis exinde aliquit
per covis genium subtrare quesierimus, tunc in dublum suprascriptam
vendicionem vobis restituamus, sicut pro tempore fuerint melioratis aut
valuerint sub exstimacione in consimilibus locis, nam 668 da illam partem
umde nostrum datum aut factum non aperuerit quod nos exinde in aliam
parte m fecissemus nichil vobis defendere nec restaurare promitimus exepto
ut supra. Si quis vero, quod futurum esse non credimus, si nos quem supra
iugalibus, quod absimus, 669 aut ullius de eredibus ac proeredibus nostris seu
quislibet oposita persona qui contra anc cartulam vindicionis seu tradicionis
ire quandoque tentaverimus aut eam per covis genium inrurnpere
quesierimus, tunc inferamus ad illam partem contra quem exinde litem
intullerimus multa quod est pena auro obtimo libras viginti argenti ponderas
centum et quod repetierimus et vindicare non valeamus set presens anc 670
cartula vendicionis seu tradicionis diuturnis temporibus firma permanead
adque persistat inconvulsa cum stipulacione subnicxa et bergarnena cum
atrementario de terra elevavimus et Rozoni notarius sacri palacii tradimus et
scribere rogavimus in qua etiam subtus confirmamus et testibusque obtulit
roborandum. Actum civitate Ticinium, feliciter.
Originale (?); Archivio Capitolare, sec. X, N. LXVI.
La pergamena inferiormente per un buon terzo è bianca, pare che lo
spazio dovesse essere riservato alle sottoscrizioni mancanti; si può anche
667 Nella carta si ha et con trattino orizzontale sulla t; ritengo che la t debba servire alle
due parole; più sotto tunc è reso con te ed il solito trattino oriz. sovrapposto.
668 Nella carta nan
669 Sic.
670 La n in sopralinea, stessa mano.
180

supporre il doc., anzichè una sopia coeva, come ritenne l’Affò, un originale
rimasto incompiuto.
Parzialmente ed. in Affò, Storia di P., I, N. LXXVIII, p. 369.
LXXIX.
Dodone preposto a nome della canonica Parmense dà a livello a
Lovesino del fu Martino una masserizia posta in Sabione.
Parma, 991, marzo, 25.
(S.T.) In Christi nomine. Placuit adque convenit inter Dodo diaconus et
prepositus canonice sancte Parmensis ecclesie nec non inter Lovesino filius
quondam Martini ut in Dei nomine debeant dare sicut et a presenti dedit ipse
Dodo diaconus et prepositus eidem Lovesini vel ad eius heredes libellario
nomine 671 idest masaricia una iure ipsius canonice sancte Parmensis ecclesie
cum omnibus rebus quiquit ad ipsa masaricia pertinere videtur, qui est
posita in loco et fundo que dicitur Sablone tantum nominative sicuti rectas
et lavoratas fiunt per te ipse Lovesino eidem Lovesini vel ad eius heredes
libellario nomine tradavi da modo usque ad annos viginti et nove expletis in
eo tinore, ut ipsa masaricia cum predictis rebus ad eam pertinentibus per eis
meliorentur nam non peiorentur et exinde dare ac persolvere debeat ipse
Lovesino vel suos heredes eidem Dodoni diaconus et prepositus vel ad
successores eius per omni anno de omni grano quod super ipsas
rex 672 seminaverit covo quarto in area, vinum reddat tercium anteposito eis
orto lino rapas vicea facioli canepe et sestaria quatuor de terra seminatura
foris casalivo ab aliis laboribus recoliendum unde non retdat exenio per
anno dare debeat in 673 nativitate Domini aut infra hoctava pro prato atque
pro arboribus argentum denaris bonis sex et quando tempus mesis vel
vindemie fuerit misso domnico eis super area et torculo stare debeat et ipse
ei subxepta faciad ad eius vivendam ec autem predictum reditum vel exenio
denari cum suo tempus evegere et adducere debeant ad casa eius domnicata
infra civitate Parma, ali eis nulla super imposita non fiad, pena quidem inter
se posuerunt, ut quis de ipsis aut subcessorex 674 vel heredes non
compleverint omnia ut sopra legitur vel si tollere aut dimittere presumserint
ante expletum tempus et non permanserint in ea omnia, ut supra legitur, tunc
componunt pars parti fidem servanti pena argentum solidos viginti et post
pena soluta presens unc libellum usque in prefinitum tempus in suo manead
vigore et firmitatem. Unde duos libelli scripti sunt. Factum fuit et infra
civitate Parma, anno ab incarnacione domini nostri Iesu Christi DCCCC
671
Nella carta m, manca la sillaba no
672
Sic.
673
La n di in serve da iniziale della parola seguente.
674 Sic.
181

nonagesimo primo, octavo kalendas aprilis, indictione quarta.
Signum Ϯ Ϯ Ϯ manibus Iohanni et Martini seu Dominici rogatis testis.
(S.T.) Scripsit ego Iohannes notarius sacri palacii postradito complevi et
dedi.
Originale; Archivio Capitolare, sec. X, N. LXVII. – Nel verso di mano
del sec. XII-XIII: «libellus can. de massaricia in Sablone».
LXXX.
Berardo del fu Gariardo del comitato Parmense dona alla canonica di
Parma la parte di sua proprietà della corte di Vestola in «Penitulo» col
castello e la cappella dedicata a S. Lorenzo.
Parma, 995, ottobre 9.
(S.T.) In nomine sancte et individue Trinitatis, anni ab incarnacione
domini nostri Iesu Christi DCCCC nonagesimo quinto, die nono mense
octuber, indictione nona.
Canonice sancte Dei genitricis virginis Marie mater ecclesie Parmensis
ubi nunc Guntardus diaconus et prepositus preesse videtur, ego in Dei
nomine Berrardus bone 675 memorie Gariardi 676 filius de comitatu Parmensi,
qui profeso sum ex nacione mea lege vivere Langobardorum donator et
ofertor ipsius canonice presens presentibus dixi: mundi termino
apropinquante ruinis crebescentibus iam certa signa (signa) manifestantur,
idcirco melius est homini metum mortis vivere quam spem vivendi morte
subitanea perveniri. Ego qui supra Berardus compulsus Dei misericordia in
eadem canonica ipsius matris ecclesie a presenti die dono et ofero pro
mercedem et remedium anime mee vel parentorurn meorum hoc est meam
porcionem de corte una domui cultile quod est medietatem de eadem corte
iure mea, quibus esse videtur corte ipsa in loco Penitulo ubi Vestola dicitur
in comitatu Parmensi cum castrum unum in eadem corte et capella, qui est
ad onore Sancti Laurencii inibi constructa cum omnibus casis et rebus
territoriis tam domnicatis et masariciis in eodem loco et fundo Penitulo, qui
dicitur Vestola, sive in locis et fundis que dicitur Silva Plana, Savana,
Pedergnacula, Quadrubio, [Mid?]iliano 677 , Pauciolo, Vestana, Gerbagniola
cum suarum pertinenciis aut ubicumque per locis mea vero porcionem ad
eadem corte pertinentibus vel aspicientibus in integrum. Et sunt omnibus
rebus ipsis ipsa mea vero porcio quod est medietas de eadem cortem infra
eodem castro ipsius loci cum area de terra ubi esset constructa ipsa capella
675 La perg. ha mone
676 La prima i della parola è quasi scomparsa.
677 Tre lettere di lettura incerta per macchia d’inchiostro.
182

tabules centum, reliquis vero eodem castro foris ic 678 circuitu sive in eodem
loco et fundo Penitulo que dicitur Vestola, adque per ceterisque aliis
omnibus innominatis locis inter sediminibus et areis ubi vitis estant seu
pratis iuges viginti, terris arabilis iuges (iuges) quadraginta, silvis,
glandareis et buscalibus, stalareis, areis illorum cum gurbedis 679 et pascuis
iuges quadraginta et si plus iuris rebus tam de eodem castro et capella quam
que et foris in circuitu vel in eodem loco et fundo Penitulo qui et Vestola et
per ceterisque aliis omnibus nominatis locis vel innominatis cum suarum
pertinenciis de eadem rnedietatem quod est mea porcio inventum fuerint,
amnia per ista ofersionis cartula in eadem canonica persistant potestatem
proprietario iure abendum ut dictum est pro anima mea meorumque
parentorum mercedem tam casis donicatis cum eodem castro et capella sive
casis masariciis cum areis illorum seu reliquis terris, curtis, ortis, areis,
clausuris, campis, pratis, pascuis, vineis, silvis, insolis, ripis, rupinis, usibus
aquarum aquarumque ductibus et fontaneis seu molendinis una cum finibus,
terminibus, acessionibus, coltis et incoltis, divisis et indivisis omnia et ex
omnibus ut dictum est in integrum. Que autem suprascriptis casis et
omnibus rebus in suprascriptis omnibus nominatis locis supra conpreemsis
ad eadem corte pertinentibus cum acessionibus et incressoras earum seu
cum superioribus et inferioribus suis in integrum ab ac die in eadem
canonica dono et ofero et per presentem cartulam ofersionis nomine
abendurn confirmo, faciendum exinde tam ipse prepositus suosque
subcessores parti ipsius canonice et presenti die proprietario nomine
quicquit volueritis sine ulius contradicione ut dicxi pro anima mea
meorumque parentorurn mercedem et vobis Dominus inde bona tribuat.
Actum Parma, feliciter.
Ϯ Berardus subscripsi.
Signum Ϯ Ϯ Ϯ manibus Bonizoni de Vicogatuli et Adelberti filio quondam
Dominici seu Geuzoni lege viventes Langobardorum rogatis testes.
(S.T.) Scripsi ego Lambertus notarius sacri palacii postradita complevi et
dedi.
Originale (?); Archivio Capitolare, sec. X, N. LXVIII. - Ed. parzialmente
in Affò, Storia di P., I, N. LXXIX p. 370; integralm. con facs. in G. Micheli,
L’alta valle del Parma cit., doc. II, p. 26.
LXXXI.
Sigefredo II, vescovo di Parma, dona alla sua canonica la corte di
«Viliniano» nel contado Parmense ed altri beni posti ad Albari, Vigatto,
Panocchia, Collecchio, Collecchiello, Talignano, Sala, Antognano,
678 Sic.
679 Sic.
183

Mamiano, Maiatico etc.
Parma, 995, novembre 20.
In nomine sancte et individue Trinitatis, anni ab incarnacione domini
nostri Iesu Christi DCCCC nonagesimo quinto, duodecimo kalendas
decembris, indicione nona.
Canonica sanctae Dei genitricis virginis Marie mater eclesie Parmensis
[ubi]nunc Gumtardus diaconus et prepositus preesset videtur, ego in Dei
nomine Sigefredus venerabilis 680 ipsius sancte Parmensis ecclesie episcopus
donator et offertor ipsius canonice presentibus presens dicxi: si[cu]t de
rebus nostris locis sanctorum vel subsidium canonicorum conferamus procul
dubio nobis nostrisque parentibus in [fut]uro mercedem habere credimus,
idcirco ego qui supra domnus Sigefredus episcopus compulsus Dei
[misericord]ia in eadem canonica ipsius matris eclesie et episcopio meo a
presenti die dono et offero pro mercedem et [rem]edium anim[e m]ee vel
parentum meorum hoc est cortem unam domui cultile iure meo quibus esse
[vid]etur in loco que dicitur Viliniano in comitatu Parmensis cum area una
de terra ubi castrum edifica[tum] fuit cum fossatas circumdatas sive cum
capella una unc ibidem edificata in honore sancti... [et]sancti Vi...cum
omnibus casis et rebus vel molendinas in eodem loco et fundo Viliniano in
easdem 681 cortem per[tin]entibus, sive casis et rebus similiter ad easdem
cortem pertinentibus item iuris meis quibus sunt positis in fundis locis que
dicitur Albari, Vicogatuli, Panocle, Coliclo, Coliclello, Taloniano,
Camtu... 682 , [Curati]co, Sala, Antoniano, Mamiano, Pavariano, Maliatico,
Tavernole, Noceto, Tanciolini, Campigine, Francisco, Clasiniano,
Lovaciano, Cedonio, Canpora, Vestole, cum omnibus eorum adiacenciis vel
pertinenciis in inte[grum] sicut...... per mensura iusta, illis vero rebus in
eodem loco et fundo Viliniano quod est..... [suprascrip]ta corte adque et in
omnibus rebus in suprascriptis omnibus designatis et nominatis locis inter
sedimi[n]is ubi vitis estant seu predicta area ubi iam antea castrum
edificatum fuit cum.... eadem capelle vel eadem fossatas adque terris....
[pe]des trescenti silvis et buscalibus seu pasquis cum areis.... terris gerbidis
iuges centum et si plus iuris...... de ea... de predicta corte vel domnicatum et
molamdinas ipsius cur[tis].... terris massariciis in eodem loco et fundo
Viliniano sive et de omnibus suprascriptis locis Albari, Vicogatuli, Panocle,
Coliclo, Coliglello, Taloniano, [C]uratico, Sala, Antoniano, Mamiano,
Pavariano, Maliatico, Tavernole, [Noce]to, Tanciolini, Campigine,
Francisco, Clasiniano, Lovaciano, Cedonio, Cam[pora, V]estole inventum
fuerint omnia per ista offersionis cartula eadem canonica pcrsistant
potestatem proprietario nomine, ut dictum est pro anime mee meorumque
680
Nella carta uu con segno sovrapposto d’abbreviazione in forma di ss
681
Sic.
682
L’ultima parte della parola è illeggibile.
184

parentorum mercedem tam casis domnicatis seu casis masariciis, curtis,
ortis, areis, clausuris, campis, pratis, pascuis, vineis, silvis, insolis, ripis,
rupinis, usibus acquarum, aquis aquarunque ducti[bus] et fontaneis seu
molendinis, coltis et incoltis divisis et indivisis omnia..... bus in integrum,
que autem suprascripta corte domui coltile cum eadem terra et capella vel
fosatas cum casis masariciis et omnibus rebus ad esdem 683 corte
pertinentibus in suprascripto loco et fundo Viliniano sive casis et omnibus
rebus in suprascriptis omnibus nominatis locis sicuti supra legitur et
omnibus conprehensum est cum acessionibus et ingressoras earum seu cum
superioribus et inferioribus suis in integrum ab ac die in eadem canonica
dono et offero et per presentem cartula offersionis abendum confirmo
faciendum exinde pars ipsius canonice a presenti die proprietario nomine
quicquit voluerint sine ullius contradicione ut dicxi pro anima mea vel
parentorum meorum mercedem et pro onore capiti vel episcopati mei, nec
mihi licead ullo tenpore nolle quod volui, set quod ad me semel factum vel
conscriptum est sub insiurandum inviolabiliter conservare promitto cum
stipulacione subnixa. Actum Parma, feliciter.
Ϯ Sigefredus Dei misericordia episcopus in hoc iudicato ab eo facto
subscripsit.
Signum Ϯ Ϯ Ϯ manibus Bonefacii et Adami seu Amizoni seu 684 viventes
Langubardorum rogati testes.
Signum Ϯ Ϯ manibus Teuzoni et Andrei lege Romana viventes rogati
testes.
(S.T.) Scripsi ego Lambertus notarius sacri palacii post tradita complevi
et dedi.
Originale; Archivio Capitolare, sec. X, N. LXIX. – Pergamena assai
deperita con larga lacerazione verso la metà del margine sinistro, rinforzata
per oltre due terzi nel retro con membrana.
Ed. parzialmente in Affò, Storia di P., I, N. LXXXX, p. 370.
LXXXII.
Guntardo preposto a nome della canonica di Parma dà a livello ai
fratelli Fulco prete, Ingezone ed Amizone alcuni beni posti in Senzano.
Parma, 996, febbraio 10.
(S.T.) [In nomine patris et filii et] spiritui sancto, anno ab incarnacione
domini nostri Iesu Christi nonentesimo nonagesimo sexsto, die decimo
[mense februarii, indictione nona]. Placuit adque convenit inter Guntar[dus
683 Sic.
684 Sic.
185

diaconus et prepositus canonice sancte] Parmensis eclesie, que una per
consensum et oct[oritatem fratrum] seniorum canonicorum de
congregacione ipsorum canonice et inter [Fulco presbiter et Ingezo] seu
Amizoni qui et Martino vocato germanis filiis..... de Sanciano liberis
omines, ut in Dei nomine debeat d[are et a] presenti dedit ipse Guntardus
diaconus et prepositus eidem [Fulco presbiter] et Regezo 685 adque Amizoni
germanis vel filiis et nepotibus illorum legitimis usque [in nonam
ge]neracionem libellario nomine id sunt rebus illis iuris ipsorum canoni[ce
que sunt] ipsis rebus positis in ipso loco Senciano tantum nominative
quantum Rozo presbiter 686 directes vel laborates fuerunt in integrum eorum
Fulconi presbitero et In[gez]oni adque Amizoni germanis vel ad filiis et
nepotibus illorum legitimi et qui de eis [nati] fuerint legitimi usque [in] nona
generacionem libellario nomine tradavi da modo in (n)eo tinore ut ipsis
rebus meliorentur nam non pegiorentur et exinde persolvere debeant ipse
fulco presbiter et Ingezo seu Amizo germanis vel illorum fil[iis et
ne]potibus illorum qui de eorum nati fuerint legitimi usque in nona
generacionem eorum Guntardi diaconus et prepositus vel ad sucessores eius
ad parte ipsorum canonicorum per omni anno ad ficta pensionem pro
suprascriptis rebus vel pro frugis et censoras vel reditos quicquit Deus
exinde anue ded[eri]nt infra octava de nativitate Domini aut infra eius
octava argentum denario bono uno dato et consingnato ipso denario per
annno per se ipse Fulco presbiter 687 et Ingezo seu Amizo vel filiis et
nepotibus illorum et qui de eorum nati fuerint legitimi usque in nona
generacionem aut eorum misis 688 eorum Gun[t]ardi diaconus et prepositus
vel ad successores eius aut ad eorum missis a claustra ipsorum canonice
infra civitate Parmense. Aliut exinde dare non debeant nec eorum nula super
in[p]osita non fiat,.... si anue minime persolverit misso domnico eorum
pingnorare et distringnere debeant ad iusticia faciendum; pena quidem inter
se posuerunt et sic oblicaverunt quod si ipse Gumtardus diaconus et
prepositus vel ad successores aut parti ipsorum canonice eorum Fulconi
presbitero et Ingezoni adque Amizoni vel ad illorum filiis et nepotibus
illorum legitimis usque in nona generacionem ipsis casis et rebus tollere aut
aliqua superponere quesierint vel ipsis ipsam pensionem anue minime
persolverint et non permanserint in (n)ea omnia sicut supra legitur, tum
companat 689 pars parti fidem conservanti pena numero solidos vigimti et
po[st] pena soluta presens libello ad omnia suprascripta in sua maneat
firmitaten. Unde duos libelli scripti sunt. Actum Parma.
Ϯ Ego Fulco presbiter subscripsi.
Signum Ϯ Ϯ manibus Ingezoni et Amizoni qui unc libello fieri rogaverunt.
685
Sic.
686
prbt con la b tagliata orizzontalmente in alto da un trattino.
687
prbt con la b tagliata orizzontalmente in alto da un trattino.
688
Sic.
689
Il segno di com è in sopralinea, stessa mano.
186

Signum Ϯ Ϯ Ϯ Ϯ Ϯ manibus Iohannes et Ingezoni seu I[ohannes?] adque
Ingezoni eciam Micheli de civitate Parmense rogati testes.
(S.T.) Scrips[i] ego Petrus notarius sacri palacii postradicto complevi et
dedit.
Originale; Archivio Capitolare, sec. X, N. LXX. – Pergamena
completamente ingiallita da bagno di reagenti, guasta al lembo sinistro
superiore; il testo è integrato con l’aiuto del Transumptum.
LXXXIII.
Ottone III conferma ai canonici di Parma i loro possessi e concede loro
le immunità.
Roma, 996, giugno –
(C.) In nomine sanctae et individue Trinitatis, Otto divina favente
clementia 690 imperator augustus. Omnium sanctae Dei eclesie nostrorumque
presentium scilicet ac futurorum fidelium noverit industria, eo quod
canonici Parmensis sancte matricis eclesie interventu ac peticione nostri
fidelissimi capellani Heriberti nostram eflagitantes celsitudinem, quatinus
omnes canonicales res sub nostri precepti confirmatione reciperemus,
quorum iustam efflagitationem considerantes, illud mente revolventes,
quoniam si Deo famulantibus in omnibus nostra magestas 691 necessitatibus
subvenerit, Deum nobis propicium habebimus, supradictorum videlicet
canonicorum assiduis precibus, unde tam Christi remuneratione quamque
cancellarii nostri peticione nec non illorum sacerdotum intercessione omnes
res prelibate eclesie tam infra eivitatem quam extra, videlicet omnes
domos 692 quae Papie habere videntur, castellum Palasioni cum omnibus 693
suis adiacentiis et operibus tam de castellis guam de colonis et cetera omnia
servicia que circumvicina 694 oppida ceteris castellanis presidentibus exibent,
ita ipsi supradicti castelli et ceterorum omnium inferorum castellorum incole
supradictis canonicis omni tempore secundum morem locorum exibeant,
scilicet Macritule, Gaianum, Monticellum, Martulianum, Aquamlatulam, 695
castellum de Sablone quod nuncupatur Sassamossa cum curte, 696 castellum
de Foliano quod [n]uncupatur Mucletum cum curte, castellum de monte
690
Nell’orig. clemtia senza segno d’abbreviazione.
691
Sic.
692
La o dell’ultima sillaba corretta su altra lettera.
693
La carta ha omibus
694
circum corretto da circa
695
La prima l è corretta su l’ultima gamba della m di aquam; inoltre sulla seconda a di
aquam resta il segno d’abbreviazione di m
696 La r corretta su una t o una l
187

Gibuli cum suis pertinentiis et cum colonis qui habitant in monte
Agutulo, 697 castellum de Sala cum suis pertinentiis et [cum man]sionibus
que sunt in suburbano territorio Ferrarie et curtem de Cavello et mansiones
infra civitatem Boloniam cum eclesia et vineis ter[r]is que fuerunt
Reginhonis et mansos duos de Alimannis, curtem de Monte cum omnibus
suis pertinentiis, curtem de Spaniaco cum eclesia 698 , cu[r]tem de Balone
cum suis pertinentiis et ranco 699 Columbino, curtem de Cornitulo cum valle,
curtem de Moncello iuxta Blanconise cum runcis qui sunt in Viariolo,
terciam partem de corticellam de ...uni, 700 curtem de Viliniano, castellum de
Arceto, villam de Melitulo et omnibus pertinentibus terris et plebes duas,
unam Sancti Prosperi, alteram Sancti Martini in honore dicatas cum
omnibus earum pertinentiis et decimis, similiter omnium hominum
habitantium Parmam laborantium suburbanis terris que dividuntur a
plebibus, nec non terciam partem tolonei eiusdem civitatis, nec non
basilicam Sancte Christine que stat supra portam civitatis cum suis
pertinentiis, seu ubique locorum sub nostro imperio, tam in pleniebus quam
in montibus, molendinis, piscationibus, slilvis aquis tam quod in presenti
habent quam in antea Christi misericordia acquirere poterant usque in fine
seculi. Eo tinore ut nullus dux [m]archio comes vicecomes seu ulla
imperii 701 regni nostri [ma]gna parvave persona eos inquietare molestare
[aut] disvestire pres[um]at. Si quis autem huius defensionis preceptum 702
infringere temptaverit componat centum libras auri cocti ad medietatem
camere [nostre et medietatem] prelibatis sancte Parmensis eclesie canonicis.
Quod ut verius credatur diligentiusque observetur sigillo nostro signare
iussimus.
[Signum domni Ottonis] (M.F.) gloriosissimi imperatoris augusti.
[Heribertus can]cellarius vice Petri episcopi recognovi (S.D.).
[Data... iuni]i, anno dominice incarnationis DCCCCXCVI, indictione
VIIII, anno autem tercii Ottonis regnantis XIII, imper[ii p]rimo; actum
Rome.
Originale; Archivio Capitolare, sec. X, N. LXXI.
Traccia del sigillo cereo attorno al foro d’inserzione del medesimo.
Pergamena mancante, per ampia lacerazione, dell’angolo inferiore sinistro,
qua e là piccoli fori nel senso delle pieghe longitudinalm.; rinforzata nel
retro con pezzetti di membrana.
Muratori, Antiq. Ital., 3, 199; Affò, Storia di Parma, I, 371 N. LXXXI;
697
La prima u corretta da una a
698
Sic.
699
Sic.
700
Forse è andata perduta una lettera iniziale o due di cui non resta alcuna traccia, per un
taglio nella carta
701 In sopralinea, stessa mano.
702 c in sopralinea, stessa mano.
188

Tiraboschi, Memorie Stor. Modenesi, I, 152, N. CXXXI; Böhmer, Reg. 773;
Mon. Germ. Hist., Diplom. Ottonis III, N. 210, p. 622.
LXXXIV.
Adelberto marchese figlio del fu Oberto marchese e conte del palazzo
assegna ai canonici della cattedrale di Parma i beni lasciati dal defunto
figlio Oberto, cioè una corte col castello e la cappella posta in luogo detto
«Tune» presso il fiume Taro.
Soragna (Parma), 966, settembre 24.
(S.T.) In nomine domini Dei et salvatoris nostri Iesu Christi, tercio Otto
divina ordinante providenciam imperator augustus, anno imperii eius
propicio ic in Italia primo, octavo kalendas octuber, indicione decima. Ego
Adelbertus marhio 703 filius bone memorie Otberti item marhio et comes
palacii qui professo sum ex nacionem meam lege vivere Langobardorum
presentibus presens disi 704 : manifesta causa est mihi eo quod Otbertus filio
meo instituit me eset suum erogatorem ad distribuendum cortem unam
domui coltilem cum castro et capellam seu et cum casis massariciis et
omnibus rebus que fuerunt iuris suis quibus sunt positis in loco et fundo ubi
dicitur Tune iusta f1uvio Taro cum sua pertinencia a canonice sancte
Parmensis ecclesie qui nunc vel pro tempore fuerint usque in sempiternum
seculi, modo vero considerante me Dei omnipotenti misericordia seu
mercedem et remidium 705 anime mee seu et predicti condam Otberti filio
meo ut cortem ipsam cum predicto casto 706 et capellam cum casis
domnicatis et masariciis et omnibus rebus ad eam pertinentibus in iam
nominato loco ut supra legitur inordinatis relinquam, propterea previdi ipsis
ordinare et disponere 707 modo et omni tempore sic firmis et stabilem
perma[ne]ndum 708 qualiter ic subter statuero et mea bona est 709 voluntas pro
anima mea et eidem Otberti filio meo mercedem, ideoque volo et statuo seu
iudiro adque per anc pagina iudicati et ordinacionis me confirmo ut
presentaliter deveniant ad iure canonice sancte Parmensis ecclesie, ut abeant
ipsis canonicis et qui pro tempore fuerint usque in sempiterno seculo fruges
et reditum seu censum et labore quod Dominus anoaliter dederint, eo vero
tinore ut omnia suprascripta fruges et reditum seu censum per singulos
annos per tempus quadriesime insimul comedere debeant quia sic mea ex
703 Sic.
704 Sic.
705 Sic.
706 Sic invece di castro.
707 La d corretta su una p dalla stessa mano.
708 Piccola lacerazione nella pergamena.
709 In sopralinea, stessa mano.
189

voluntas pro anima mea et suprascripti condarn Otberti filio meo mercedem
et si oc evenerit quod episcopus qui nunc vel pro tempore fuerint ordinati in
predicto episcopato sancte Parmensis ecclesie eisdem canonicis tollere aut
aliquam minuacionem fecerint de predicta cortem et castro seu capella et
domnicato seu predictis casis masariciis et omnibus rebus territoriis ad eam
pertinentibus illam partem qui eis tullerit statim modo deveniant me qui
supra Adelberti marhio 710 vel ad unum de parentibus meis propinquiores qui
pro tempore fuerint, qui eamdem cortem et omnibus rebus ad eas
pertinentibus regant et gubernet ad partem ipsius canonice usque dum illum
episcopus in iamdictum episeopatum evaniad, qui ipsa cortem cum
iamdictis rebus, ut supra legitur, quieta et inbata ad predicti canonici qui
nunc vel pro tempore fuerint abere premiterint pro anima mea et eidem
Otberti filio meo mercedem et si illu 711 fuerit quod ego qui supra Adelbertus
marhio 712 vel nepotibus... 713 [a]liquit de propinquioribus meis qui eamdem
cortem regere et gubernare deberent ad parte ipsius canonice aliqua
[conte]stacionem aut vuastacionem vel ulla contrarietatem facere
presumpserint, tunc componamus ad parte predicti canonici iam dictam
corte cum castro et capella cum predicto domnicato seu cum casis masaricii
714 et rebus territoriis omnibus ad eamdem cortem pertinentibus in dublo
sicut pro tempore fuerit meliorata aut valuerit sub exstimacionem in
consimile locum, quia sic mea decrevit voluntas pro anima 715 mea et
suprascripti condam Otberti filio meo mercede. Actum in castro Soranea
feliciter.
Ϯ Adelbertus marhio 716 subscripsi.
Signum Ϯ Ϯ Ϯ manibus Brunoni et Eldeverti seu Berardi rogati testes.
Ϯ Aimo rogatus subscripsi.
Ϯ Everardus notarius sacri palacii togato subscripsi.
Ϯ Ego Adam rogatus subscripsi. Ϯ Ego Azo rogatus subscripsi.
(S.T.) Scripsi ego Adelbertus notarius sacri palacii postradita complevi et
dedi.
Originale; Archivio Capitolare di Parma, sec. X, N. LXXII. - Due larghe
macchie da umidità, l’una superiore, l’altra centrale, ma senza nocumento
alla scrittura. - Affò, Storia di P., I,. N. LXXXII, p. 372.
710 Sic.
711 Sic.
712 qui—marhio in sopralinea, stessa mano
713 Una parola mancante per piccolo strappo del margine sinistro della carta.
714 Sic.
715 La carta ha ama
716 Sic.
190

LXXXV.
La contessa Rolenda figlia de fu re Ugo e vedova del conte Bernardo
dona a Paolo suo fedele la corte di «Corviaco» col castello e la cappella
dedicata ai santi Eusebio, Terenziano e alla Vergine.
Pavia, 996, novembre 17.
(S.T.) In nomine domini Dei et saivatoris nostri Iesu Christi, tercius
Hotto gratia Dei imperator augustus, hanno imperii eius Deo propicio
primo, quinto decimo kalendas december, indictione decima. Tibi Pauloni
liber omo fidele meo, ego Rolenda cometissa fìlia bone memorie Ugoni
regis et relecta quondam Bernardi qui fuit comes, qui professa sum ex
naciorne mea legem vivere Sali[ca] donna et benefactris tua presens
presentibus dixi: quapropter dono a presenti die dileccionis tue et in tuo iure
et potestate per anc cartulam donacionis proprietario nomine in te abendum
confirmo, ic est cortem unarn domui coltile cum castro et capella inibi
constructis que est edificata eadem capella in onore sanctorum Eusebii et
Terenciani et sancte Dei ienetricis virginis Marie iuris mei, quam abere visa
sum in loco et fundo Corviaco cum mansos trex que nominantur de
Levacani cum caxis 717 masariciis et omnibus rebus ad eamdem cortem et
castro seu capella pertinentibus cum servis et ancillis, aldiones et aldianes
ibidem abitantibus vel inde pertinentibus, quod est cadem cortem domui
coltilem cum iam dicto castro et capella inibi constructis seu cum predictis
caxis masariciis et omnibus rebus ad eandem cortem et castro seu capel a
pertinentibus per mensura iusta iu[g]ies quattuor centi et si anplius de rneo
iuri rebus ad ipsam corte et castro seu capella pertinentibus inventum fuerit,
quam ut supra mansura legitur, per anc cartulam per subxepto launehilt in
tua cui supra Pauloni aut cui tu dederis persistat potestatem proprietario iuri;
que autem suprascriptam cortem et castro seu capella cum iam dictis caxis
masariciis et omnibus rebus iuris mei supranominatis una cum accessionibus
et ingressoras eorum seu cum superioribus et inferioribus earum rerum
qualiter superius mensura legitur in integrum ab ac die tibi cui supra Pauloni
fideile meo dono cedo confero et per presentem cartulam donacionis
proprietario nomine in te abendum confirmo, insuper per cultellum fistucum
notatum vuantone et vuasonem terre seu ramum arboris tibi cui supra
Pauloni exinde legitimam fac[i]o tradicionem et corporalem vestituram et
me exinde foris expulli vuarpivi et absaxito feci et ad tuam proprietatem
abendum relinqui faciendum exinde a presenti die tu et eredibus tuis aut cui
vos dederitis iure proprietario nomine quicquit volueritis sine omni mea et
eredum ac pereredumque meorum contradicione vel repeticionem. Si quis
vero, quod futurum esse non credo, si ego ipsa Rolenda cometissa, quod
absit, aut ullus de eredibus ac pereredibus meis, seu quislibet opoxita
717 Sic.
191

persona contra anc cartulam donacionis ire quandoque tentaverimus, aut
eam per covis ienium 718 infrangere quixierimus, tunc inferamus ad illam
partem contra que exinde causaverimus multa quod est pena auro obtimo
uncias centum argenti ponderas duocenti et quod repecierimus et vindicare
non valeamus, set presens anc cartulam donacionis firma et stabile
permaneat atque persistat incunvu[l]sa cum stipulacione subnixa et at me,
que super Rolenda cometissa una cum meos eredibus tibi cui supra Pauloni
tuisque eredibus aut cui tu dederis suprascriptam cortem et rebus sicut
superius decernitur una cum predictos servos et ancillas aldiones et aldianes
in integrum ab omni omine sint defensatas, qui si defendere non potuerimus
aut si vobis exinde aliquit per covis iegnium 719 subtraere quexierimus, tunc
in dublum suprascripta donacio vobis restituamus, sicut pro tempore fuerint
melioratis aut valuerint sub extimacione suprascriptam cortem et rebus in
consimile loco quidem et ad anc confirmandam donacionis cartula accepi
ego qui supra Rolenda cometissa ac eciam dictus Paulo fideli meo exinde
launehilt mantello uno, ut ec mea donacio omni tempore in suo maneat
robore et bergamena cum atramentario de terra elevavi paginam Gerolimi
notarius [et iu]dex [sacri pa]lacii 720 tradedit et scribere rogavi in qua subter
confirmans testibusque obtulit roborandam. Hactum civitate [Ti]cinnum 721 ,
feliciter.
Signum Ϯ manus suprascripte Rolende 722 cometisse qui anc cartula
donacionis fieri rogavi et suprascripto launehilt accepi eique riel[egi].
Signum Ϯ Ϯ Ϯ manibus Opreti filii quondam Teoperti et Roperti filii
quondam Fulkardi seu Vuazoni filii quondam Ildulfi omnes legem viventes
Saliha manifesti testis.
Signum Ϯ Ϯ manibus Papii filii quondam Azoni et Iohanni filii quondam
Vuinici testis.
Signum Ϯ Ϯ manibus Andrei filii quondam Iohanni et Bononi filii
quondam Amizo testis.
(S.T.) Ego qui supra Gerolimus notarius et iudex sacri palacii scriptor
huius cartule donacionis postradita complevi et dedi.
Originale (?), Archivio Capitolare, sec. X, N. LXXIII.
Regesto in Affò, Storia di P., I, N. LXXXIII, p. 373; cenno in Tiraboschi,
Dizionario Topogr. I, 248.
718 Sic.
719 La g corretta dalla stessa mano su un’u
720 Forte corrosione; è visibile l’asta della p di palatii
721 La lettura della prima sillaba è assai incerta, non resta che un’asta che pare quella di
un t
722 L’ultima e corretta da un’a
192

LXXXVI.
Bemardo conte di Parma in un placito tenuto a Castellarano riconosce il
diritto della canonica di Parma sopra un’isola sulla Secchia chiamata
«Digna».
Castellarano, 998, giugno 10.
(S.T.) Dum in Dei nomine Castro Olariano iusta sollario Ingezoni notarii
super terra ipsius Ingezoni per eius data licencia ubi [in] iudicio residebat
Bernardus comes comitatu Parmensis unusquisque ominis iusticias
faciendas ac deli[be]randas, residentibus cum eo Benedictus, Gundelbertus,
Stabilis, Iohannes iudices Parmenses, Bernicho, Madelbertus, Teuzo iudices
Regenses, Lanfredus, Liuzo, Donado, Natale, Iohannes notarius sacri
palacii, Vuido vicecomes ipsius comitatus Parmensis, Adelbertus filius
quondam Girardi, Vuido filius quondam Gandulfi, Davit et Ragimundus
germanis filiis quondam Gise[l]berti, Aimo, Nosdilo, Albizo, Iosep,
Rimprando etiam franco germanis, Ermericus, Armanno et reliqui plures.
Ibique eorum ven[ie]ns presencia Guntardus prepositus canonice sancte
Parmensis ecclesie una cum Berno avocato suo et ipsius canonice ei
rectullerit: qui habemus et detinemus ad iure et proprietatem canonice ipsius
sancte Parmensis ecclesie insola una que vocatur Digna et si aliquis omo
adversus nos exinde aliquit dicere vult parati sumus cum eo exinde a racione
standum et legitime finiendum, set quod plus est querim[us], ut dicat iste
Rozo filio quondam Vuazoni et Adelbertus filius quondam Nabodi quia pre
se 723 sunt si propria pras 724 canonice sancte Parmensis ecclesie est ad nos
vel si nobis contradicere querunt; cum ipsi Guntardus prepositus et Bernus
avocato taliter retuliset et ad ec responderunt ipsi Ro[zo] et Adelbertus: vere
quia insola Digna quam vos dicitis que est inter fines definitas da tres
partibus ipsa insola Digna est de curt[e] Foliano, qui est propria ipsius pars
canonice Parmensis ecclesie, da sera percurente fluvio Sicla propria pras 725
ipsius canonice sancte P[ar]mensis ecclesie est et eset debe 726 cum lege et
nobis ad abendum nec requirendum nichil pertinet nec pertinere deberent
cum legem quia nul[lum] scriptum nullamque racione de ipsa insola Digna
infra eadem fines designatas abemus nec abere posimus per que nos a
pras 727 ipsiu[s] canonice contradicere posamus; ibique in eodem iudicio
expondiderunt se ipse Rozo et Adelbertus si unquam in tempore agere aut
causare predictam insola Digna contra pras ipsius canonice Parmensis
persumpserint vel si aparuerint ullum datum aut factum quod exinde in
723 Sic.
724 Sic per pars
725 Sic per pars
726 Sic.
727 Sic per pars
193

aliam partem fecissent et daruerit 728 et omni tempore exinde taciti et
contenti non permanserint ut componant ipsi suumque heredes pena
argentum libras centum insuper ipsa querimonia in dublo, is acti et
manifestacio ut supra factum re[c]tum eorum iudicum et ocditoribus paruit,
rectum eorum eset iudicaverim 729 , ut iusta eorum alter capcione profesione
et manifestacione pras ip[sius] canonice sancte Parmensis eclesie abere et
detinere deberent et ipse Rozo et Adelbertus maneant exinde omni tempore
taciti et contenti et in eo modo fenita est causa et ac noticia qualiter acta est
pro securitatem canonice sancte Parmensis eclesie fieri amonuerunt, quidem
et ego Geizo notarius sacri palacii et iusione prefacti comiti et iudicum
amonicione scripsi, anno imperii tercio Octoni gracia Dei imperator
a[u]gustus tercio, die decimo mense iunius, indictione undecima. Actum in
suprascripto loco Castro Olarian[o], feliciter.
Bernardus comes subscripsi 730 .
Ϯ Vivo qui et Vuido vicecomes subscripsi.
Ϯ Benedictus iudex sacri palacii interfuit.
Ϯ Gundelbertus iudex sacri palacii interfuit.
Ϯ Stabilis iudex sacri palacii interfuit.
Ϯ Bernicho iudex sacri palacii interfuit.
Ϯ Madelbertus iudex sacri palacii interfuit.
[T.S.] Lanfranco notario sacri palacii interfuit.
Originale; Archivio Capitolare, sec. X, N. LXXIV. – Pergam. leggermente
corrosa al margine destro, per cui sono perdute alcune lettere delle
parole in fine rigo.
Ed. parzialmente in Affò, storia di P., I, N. LXXXIV, p. 374; cit. in
Tiraboschi, Dizionario topogr. I, p. 296; cenno in S. Pivano, Le famiglie
comitati di P. cit., p.517.
LXXXVII.
Maginfredo del fu Aifredo cede alla canonica di Parma i suoi beni posti
in Bardone e li riceve da essa a precaria con altri beni posti in
«Aqualatula».
Parma, 999, gennaio 31.
(S.T.) In nomine domini Dei et salvatoris nostri Iesu Christi, tercio Otto
gracia Dei inperator augustus, anno inperii eius tercio, secundo calendis
februarii, indictione duodecima. Canonica autem sancte Parmensis eclesie
ubi nu[n]c Guntardus diaconus et prepositus, preordinatus ese videtur, ego
728 Sic.
729 Sic.
730 In lettere maiuscole così grandi da occupare tutto il rigo.
194

Maginfredus filius condam Aifredi, qui profeso sum ex nacione mea lege
vivere Langobardorum presens presentibus dixi: quisquis in santis ac in
venerabilibus locis aliquit suis contulit rebus iusta ottoritate voce in oc
seculo centuplum accipiat, insuper quod melius est vita posidebit etterna. 731
Ego qui supra Maginfredus dono et ofero ad iure et proprietatem in
(n)eadem canonica sancte Parmensis eclesie oc sunt casis et rebus illis
omnibus iuris meis quibus sunt positis in loco et fundo Bardoni, loco ubi
dicitur Braida, oc sunt casis et rebus ipsis per mensura iusta de sedimen et
vitis cum ariis 732 suarum seu terris arabilis et pratis modies novem ut dictum
est tam casis cum sediminibus seu reliquis terris, campis, pratis, pascuis,
vineis, acuis 733 , usibus aquarum aquarumque ductibus cum omni iure
aiacenciis 734 et pertinentibus earum in integrum. Que autem suprascriptis
casis et omnibus rebus iuris meis in eosdem locas et fundos Bardoni loco
ubi dicitur Braida superius nominatis una cum accessionibus et ingressoras
earum seu cum superio[ribus] et inferioribus suis, qualiter superius legitur,
in integrum ab ac die in eadem canonica sancte Parmensis eclesie predictis
casis et rebus ut supra leg[itur] nominatas locas iuris meis dono et ofero eo
vero tinore, ut vos domnus Guntardus diaconus et prepositus de ipsius
eclesie iuris canonice in loco Aqualatula 735 in me meisque filiis vel
nepotibus legitime usque [in t]ercia ieneracione et concedere digneretis
precaria et emtinteotario nomine, quidem et ipse Guntardus diaconus et
prepositus canonice sancte Parmensis eclesie presens pagina tunc sui tenebat
rnanibus et pre 736 voluntatem Siiefredi 737 presuli ipsius eclesie Parmensis 738
seu fratrum canonicorum suorum quibus aderant tradidit in eadem 739
Maginfredus suisque filiis et nepotibus usque in tercia ieneracione tam ipsi
rebus quod ipse Maginfredus in eadem canonica ofersi quamque et aliis
rebus iuris ipsius canonice sancte Parmensis eclesie, quibus sunt positis in
loco et fundo Aquatola tam infra eodem castro quamque et fori quod sunt
ipsis rebus infra [e]odem castro una cum monimen 740 et fosatas modio uno
rebus in ipso loco foris eodem castro sunt sestarias duodecim, ita ut faciant
exinde ipse Maginfredus 741 suisque filiis et nepotibus 742 usque in prefinitum
tempus quiquit eis fuerit oportunum eo vero ordine, ut per eis meliorentur
731
Sic.
732
Sic.
733
Sic per pars
734
Sic.
735
de ipsius – Aqualatula in sopralinea, stessa mano.
736
Sic.
737
Sic.
738
ipsius – Parmensis in sopralinea, stessa mano
739
Sic.
740
La carta ha tonimen.
741
ipse Magin su rasura.
742
p corretta su una b
195

nan 743 non peiorentur et persolvere exinde debead singolis annis ipse
Maginfredus et suis fìliis et nepotibus legitimi usque in terciam ieneracione
tam per se ipsi suorumque 744 eorum misi eidem Guntardi diacono suisque
sucessoribus vel ad illorum misi a parte ipsius canonica argentum denarios
bonos octo infra octava de nativitate Domini et expondiset ipse Maginfredus
suisque filiis et nepotibus legitimi ipsi rebus quod ipse in (n)eodem canonica
ofersi ab omne omine defensare, qui si defendere non potuerint, aut si
exinde per covis genium suptrare 745 quesierint, tunc conponant ipsis casis et
rebus in dublo a parte ipsius canonica sicut 746 pro tempore fuerint melioratis
aut valuerit sup esttimatione 747 in consimile locas 748 . Pena quidem inter se
posuerunt, ut quis ex ipsi vel eredibus aut sucensoribus 749 eorum usque in
prefinitum tempus, ut supra legitur, non conpleverint omnia qualiter
superius legitur, tunc companant pars parti fidem servandi pena argentum
denarios bonos solidos centum et pos pena soluta unc tradicio usque ad
prefinitum tempus in suo manead robore. Anc enin 750 pagina ofersionis seu
precarie Gosfredus notarius donnorum imperatorum Pantinone 751 tradidit
exscribere rogaverunt in qua etiam supter confirma[n]s testibusque optuli
roborandam. Actum Parma, feliciter.
Signum Ϯ manus suprascripti Maginfredi qui anc cartula offersionis fieri
rogavit et ei relectum est.
Ϯ Ego Adam rogatus subscripsi.
Signum manibus Gvuibodi 752 et Iohanni seu Gezoni adque Bernardi
rogatis testis.
Ϯ Benedictus iudex sacri palacii rogatus subscripsi.
(S.T.) Ego qui supra Gosfredus notarius domnorum irnperatorum scriptor
cuius 753 cartula postradita complevi et dedi.
Originale; Archivio Capitolare di Parma, sec. X, N. LXXV.
La carta presenta un piccolo foro superiormente al lato destro, ove due
righe sono per metà assai ingiallite da reagenti.
LXXXVIII.
Ottone III, a preghiera di papa Silvestro II, conferma in favore di
743
Sic.
744
suorum in sopralinea, stessa mano.
745
Sic.
746
La carta ha sicup
747
Sic.
748
La prima sillaba in sopralinea, stessa mano.
749
Sic.
750
Sic.
751
Eccetto la prima sillaba la parola è in sopralinea, stessa mano.
752
Nel transumptum: Gumbodi. La parola si presta anche a questa lettura.
753 Sic.
196

Petroaldo abate di S. Colombano di Bobbio i privilegi degli antecessori, che
al monastero concedevano in feudo il comitato Bobbiese con tutti i luoghi
ad esso pertinenti «infra vallem».
Roma, 999, novembre 3.
(C.) In nomine sancte et individue Trinitatis. Tercius Otto divina favente
clemencia Romanorum imperator augustus. Sì nostris temporibus facta et
precepta secundum Dei voluntatem preordinata nostrorum precessorum
imperatorum intemerata manere permiserimus, merito nostre imperialis
celsitudinis statuta poterunt in posterum inconvulsa persistere, eo quod,
sicuti nobis permitentibus stabilia illa noscuntur que a nostris precessoribus
sunt decreta, sic quocunque modo voluerimus pro remedio anime nostre in
diebus successorum nostrorum illibata melius servabentur. Ideoque omnium
sancte Dei ecclesie fidelium nostrorumque presencium scilicet ac futurorum
comperiat universitas, quod summus pontifex spiritalisque pater noster
domnus Silvester papa nostram addiit maiestatem, quatinus Petroaldo abbati
venerabilis monasterii Sancti Columbani in Ebobio constituti confirmationis
privilegiurn more predecessorum nostrorum augustorum concedere
dignaremur de comitatu Bobiensi el eius iuribus universis. Quapropter
presentem paginam conscribere iussimus per quam pro Dei amore
remedioque anime nostre atgue interventu et petitione predicti domni nostri
Silvestri Romane sedis apostolici concedimus et confìrmamus ipsi Petroaldo
abbati et comiti eiusque successoribus imperpetuum iure honorabilis feudi et
investiture comitatum Bobiensem cum omni suo honore iure et iurisdictione
cum castris villis terris et locis omnibus infra vallem in qua idem
monasterium situm est, consistentibus, prout comitatus ipse protenditur per
fines et coherentias, in privilegiis predecessorum nostrorum augustorum
apertissime designatas, que omnia cum suis pertinenciis et apendiciis
pleniter concedimus et corroboramus. Confirmamus etiam dicto abbati et
comiti nostro fideli eiusque successoribus eodem modo merum et mistum
imperium super iam dicto comitatu et eius adiacenciis vel apendiciis ad
ipsum quomodolibet aspicientibus vel pertinentibus Omnia igitur que ad
eundem comitatum aspicere videntur et que nostri iuris fuerunt ibidem
plenissima voluntate a die presenti indulximus et firmamus per abbatem vel
prepositum seu ministros eiusdem cenobii totaliter disponenda sine nostra
nostrorumque successorum vel aliquarum personarum contradictione vel
inquietudine. Decrevimus itaque et imperiali auctoritate volentes sancimus,
ut idem Petroaldus abbas et comes vel qui ei pro tempore fuerit successurus
possit et valeat a nostra curia ubicunque fuerit in victu et vestitu et
nutrimento alimonias pro se suisque servitoribus et equis quocienscunque
sibi placuerit condignas et sufficientes accipere et sexaginta marchas boni et
puri argenti omni anno pro augmento seu adiuncta feudi suprascripti.
Insuper etiam paternum morem sequentes ac peticione dicti summi
197

pontificis nec non pro reverentia ipsius sancti cenobii Ebobiensis per hoc
nostre auctoritatis privilegium prenominatum abbatem et comitem
successoresque eius perhennis futuris temporibus absolvimus a prestatione
fedelitatis et ipsam omni modo eis remittimus, ita prorsus ut ad prestationem
dicte fidelitatis pro predictis nullatenus teneantur. Confirmamus denique
omnia privilegia a nostris predecessoribus eidem monasterio iam dudum
indulta, statuentes et firmiter precipientes ne aliqua omnino persona
ecclesiastica vel secularis cuiuscunque condicionis aut status nullum quoque
commune hanc nostre concessionis et confirmationis paginam infringere vel
ei ausu temerario debeat contraire; quod qui facere altemptaverit aut
contravenire presumserit, mille libras auri optimi componat, medietatem
palatio nostro et medietatem camere abbatis. Et si ullo unquam tempore quis
ex successoribus nostris aut aliquis homo huic nostro statuto seu
confirmationi contraire aut hoc testamentum disrumpere conatus fuerit,
anathematis ultione multatus partem cum traditore in fine extremi examinis
habeat. Et ut hoc nostre confirmationis privilegium per curicula annorum
inviolabilem et inconvulsam obtineat firmitatem, manu propria subter
firmavimus et aurea bulla nostre maiestatis communiri precipimus.
Signum domni Ottonis (M.) invictissimi imperatoris augusti.
Heribertus canzellarius advicem Petri Cumani episcopi recognovit.
Datum tercio non. novembr., anno dominice incarnationis
DCCCCLXXXXVIIII, indictione XIII, anno tercii Ottonis regni XVI,
imperii IIII. Actum Rome, feliciter amen.
Archivio di Stato in Parma; Diplomatico, sec X, marzo II, copia notarile
del 1313, 16 maggio, da altra del 1172, 18 novembre, del notaio Leone De
Turre. Questa copia è più corretta della copia Torinese edita nel Mon. Germ.
Hist., Diplom Ottonis III, N. 335, p. 762, e da C. Cipolla, Codice diplom. del
monast. di S. Colombano di Bobbio, vol. I, N. CVI, p. 363; ved. anche ivi p.
364, ove l’Editore discute l’autenticità del diploma.
LXXXIX.
Ottone II dona alla canonica di Parma la corte di Palasone e le concede
le immunità.
Verona, 1000, gennaio 1.
(C.) In nomine sanctae et individuae Trinitatis. Otto superna favente
clementia Romanorum imperator augustus. Si locis divinae sanctitati
mancipatis proprietates augendo roboraverimus, in tempore presenti et in
futuro nobis remunerari procul dubio credimus. Quo circa omnium fidelium
nostrorum tam presentium quam et futurorum noverit industria, qualiter nos
interventu Sigefredi sanctae Parmensis ecclesie venerabilis episcopi,
198

maxime vero ob Dei omnipotentis amorem sue sacrosanctae sedi in honore
gloriosissime virginis Deique genitricis Marie constructe ad iurem et
proprietatem canonicorum ibidem 754 Deo modo serviencium et in futuro
succedentium concedimus et per hanc nostram preceptalem paginam
confir[m]amus curtem de Palacioni que dicitur Sancti Secundi, cum omni
sua integritate sicut hactenus Atto comes obtinuit, cum servis et ancillis
edificiis castello et villis agris pratis campis pascuis et silvis aquis
aquarumve decursibus piscationibus molendinis ceterisque omnibus
pertinentiis 755 tam quesitis quam inquirendis. Inde precipimus ut nullus dux
marchio comes vicecomes nullaque imperii nostri magna parvaque
personam predicte ecclesie canonicos de iam habita proprietate disvestire
aut molestare sine censali iure presumat. Si quis igitur hoc nostrum
imperiali preceptum violare temptaverit, sciat se compositurum auri obtimi
libras centum, medietatem camere nostrae ac medietatem predictis
canonicis. Quod ut verius credatur diligentiusque observetur banc paginam
manu propria corroborantes s[i]gillari precepimus.
Signum domni Ottonis (M.) caesaris invicti.
Heribertus cancellarius vice Petri Cumani episcopi recognovit.
Data kalendas ianuarias, anno dominice incarnationis DCCCCXCVIIII,
in[dictione] XIII, anno tercii Ottonis regnantis XVI, imperii III, Actum
Verone, feliciter amen.
[S. plumbeo pend.]
Diploma originale; Arch Capitolare, sec. X, N. LXXVI.
Conservazione generale buona; un piccolo strappo al luogo del datum,
piccoli fori nel senso della piegatura dall’alto in basso, riparati con pezzi di
membrana applicati nel verso.
Muratori, Antiq. Ital., 5, 555; Affò, Storia di Parma, I, 375, N. LXXXVI,
con la data dell’an. 999; Stumpf, Reg. 1209; Mon Germ. Hist., Diplom.
Ottonis III, N. 343, p. 373.
XC.
La contessa Ferlinda, figlia del fu Bertario, dona ai canonici di Parma la
parte di sua proprietà della corte di Palasone con cinquanta servi di
nazione Italica ivi abitanti e riceve in precaria dai medesimi due corti di
loro proprietà una a Palasone, l’altra a Balone, nel comitato Parmense.
Portotaro (Parma), 1000, settembre 6.
(S.T.) In nomine domini Dei et salvatoris nostri Iesu Christi, tercius
754 Nella perg. ididem
755 La seconda t corretta su una c
199

Hotto gracia Dei imperator augustus, anno imperii eius Deo propicio quinto,
sesto die mensis septembe[r indictione...]. Canonica et senedochio sancte
Parmensis ecclesie adque prepositus ipsius senedochio et canonice ipsius....
[preesse vide]tur, ego Ferlinda cometissa filia quondam Bertari, que
professa sum ex nacione mea lege vivere Langobardorum consenciente mihi
et subter confirmante Richardus qui et Rike[zo] 756 ...... donatrice ipsiius
canonice et senedochio presens presentibus dixi: quisquis in sanctis ac
venerabilius locis et suis aliquit contulerit rebus iusta octorisvocem in oc
seculo centuplum accipiat insuper [quod melius est vitam] possidebit
eternam, ideoque ego que supra Ferlinda dono et offero in eadem canonica
et senedochio sancte Parmensis ecclesie eo tamen ordine ut subter legitur
permanendum hoc est meam porcionem.... domui coltilem iuris mei quam
abere visa sum super fluvio Padi in comitatu Parmense in loco et fundo
Palaxione cum porcione castroe et capella inibi constructas et est ipsa
capella edificata in on[ore]... cum casis et masariciis universisque rebus tam
in ipso loco quamque in locas et fundas Canterudi, Nautexi, Pagacini,
Biulci, Braida, Campania, Vico Pesato et ubi casa de Corni dicitur, Argene,
alio Palaxione... [ub]i dicitur Luculi et in loco ubi Sancto Quirico dicitur,
Viariolo, Vicoferdulfi, Galo et in loco ubi Insula dicitur, que nominatur
Caput de Taro, vel per reliquis locis et vocabolis reiacentibus ad ipsam
m[eam] porcionem pertinentibus et.... ipsam meam porcio de predictam
cortem cum predictis casis et masariciis et omnibus rebus ad eadem porcio
[pert]inentibus... per 757 totis per mensura iusta inter sedimina castri et area
capella seu aliis sediminibus et vineis cum areis suarum seu terris arabilis
pratis gerbis pascuis silvis maioribus ac stalareis cum areis suarum iuges
legitimas tria milia. Et si amplius de meo iuris rebus ad ipsam cortem et
castro seucapella pertinentibus inventas fuerint, quam ut supra mensura
legitur, per hanc cartula offersionis in iure ipsius canonice et senedochio sit
potestatem, eo tamen ordine, ut subter legitur. Simulque dono et offero ego
que supra Ferlinda in prefata canonica et senedochio per eadem cartula
offersionis in eo vero ordi[ne] 758 , ut subter legitur, id sunt servos et ancillas
numerum quinquaginta item iuris meis, nomina eorum: Martinus, Cristina
iugalibus cum duos filios et dues filies suorum, Ioannes, Maria similique
iogalibus, Gariverga filia suorum, Vualterius et Ingeza iugalibus cum duos
filios et dues filies suorum, Gariverto et Amiza iugalibus, Adelbertus, et
Adelberga iugalibus cum filiam suorum maiore, Dominicus et Maria
iugalibus de Casale Martinus et Bonucia iugalibus, Ioannes filio suorum,
Adelbertus et Adelberga iogalibus de Prata cum Lamperga filia suorum,
Petrus et Marta iugalibus, Amiza filia suorum, Petrus, Gariverga iugalibus,
Ioannes filio suorum, Ioannes et Rolinda iugalibus cum Cristofalo filio
suorum, Ioannes et Maria iugalibus cum filio suorum maiore, Martinus et
756 Si può scorgere il prolungamento sotto il rigo di una z
757 Piccolissimo foro; due sole lettere scomparse, probabilmente è [su]per
758 Piccolo foro; si scorge l’asta della d e l’apice della i
200

Adelberga iugalibus cum filia suorum maiore, Martinus et Maria iugalibus
cum dues filie suorum, nacione eorum et earum Italie, abitamtibus in ipsa
cortem Palaxione, reliquis serves et ancilles, aldiones et aldianas in ipsa
corte Palaxione abitantibus vel inde pertinentibus ego ipsa Ferlinda in meam
reservo potestatem proprietario iuri. Que autem suprascriptam meam porcio
de predicta cortem domui coltilem cum predictis casis castro capella adque
rebus omnibus ad eadem porcio pertinentibus iuris mei superius dictis una
cum accessionibus et ingressoras seu superius dictis una cum accessionibus
et ingressoras seu superioribus et inferioribus earum rerum, qualiter
superius legitur, una cum predictos servos et ancillas, sicut supra legitur,
preter quod superius anteposuit in integrum ab hac die in eadem canonica et
senedochio ipsius sancte Parmensis ecclesie de ipsam meam porcio de
eadem cortem Palasione et castro seu capella adque casis et masariciis et
omnibus rebus ad eam pertinentibus sive de predicta familia hanc facio
offersione, eo tamen ordine, ut si vos quem supra domnus Guntardus
diaconus et prepositus vestrisque successoribus vel pars ipsius canonice et
senedochio me quem supra Ferlinda diebus vite mee abere premiseritis
precario 759 et enthintheothario nomine, hoc sunt cortes duas domui coltiles
iuris ipsius canonice et senedochio quibus sunt positas in suprascripto
comitatu Parmense, una super fluvio Taro in loco et fundo 760 alio Palasione
cum castroet capella inibi fundatas et est ipsa capella edificata in onore
Sancti Laurencii cum casis masariciis ripis rupinis ac palutibus, molendinis,
piscacionibus 761 cum omnibus rebus ad eadem pertinentibus 762 tam in ipso
loco Palasione quamque in locas et fundas Sixa, Barcule, Casale Fuskini,
Sala, Toriano, Rivario, Cautari, Runco Cuniverti, Ciliano, Sclavi et in Taro
Morto, alia cortem domui coltilem in loco et fundo Baloni cum capella una
inibi constructa in onore Sancti Alexandro cum casis masariciis et omnibus
rebus ad eam pertinentibus tam in ipso loco Baloni quamque in locas et
fundas Burbulla, Bellasiola, Braida in loco ubi Ie...a 763 dicitur et in Agna vel
per ceteris locis et vocabolis reiacentibus ad ipsas cortes Palasione et Baloni
pertinentibus adque casis masariciis et rebus illis quod sunt mansas treginta
sim’ilique iuris ipsius canonice et senedochio, quibus sunt positas in locas et
fundas Carzago quod sunt masaricias quatuor, in Carubio masaricias
quinque, Casule masaricias tres, in Cerliano masaricias sex, in Magritule
masaricias quatuor, Blanconisi masaricias quatuor, Viariolo masaricias
duas. Iam dictam cortem in predicto loco Palasione cum omnibus rebus ad
eam pertinentibus sunt per mensura iusta inter sediminas et area capella seu
sediminas et vineis cum areis suarum adque terris arabilis gerbis pratis
pascuis silvis maioribus ac stalareis cum areissuarum iuges legitimas
759 Manca sulla p il segno abbreviativo per formare pre
760 Scomparsa l’ultima sillaba, appena visibile l’asta della d
761 La p è corretta su una lettera che pare una e.
762 ad – pertinentibus interlineari, della prima mano.
763 Pare manchi una lettera sola; forse: Ieia
201

quinquecenti. Iam nominate 764 corte in predicto loco Baloni cum predictis
casis masariciis et omnibus rebus ad eam pertinentibus sunt per mensura
iusta inter sediminas et area capella seu vineis cum areis suarum terris
arabilis, gerbis, pratis, pascuis, silvis ac stalareis super totis insimul iuges
legitimas mille. Iam fatis rebus in pradictas locas Carzago, Carrobio,
Casule, Cerliano, Magritule, Blanconisi, Viariolo, Munticello sunt super
totis insimul per mensura iusta inter sediminas et areis ubi vites estant, seu
terris arabilis adque gerbis et silvis cum areis suarum iuges legitimas
trescenti, ita ut facio ego quem supra ferlinda diebus vite mee de fruges et
retditum seu censum quod de ipsis omnibus rebus esierit sive de opera et
servicio de ipsa familia quas parti ipsius canonice et senedochio offersi
quamque ex illis quas vobis inde abere petivi quod voluero, ita ut exinde
persol[v]unt annualiter per omni mense genuarii a parte ipsius canonice et
senedochio argentum denarios bonos Papiensis solidos decem dati ipsi
denarii infra civitate Parma consignati ipsi denarii eidem Guntardi
prepositus eiusque successores vel ad vestro misso aut super altario ipsius
matre ecclesie ponamus per me ipsa Ferlinda aut meo misso et post meum
cui supra Ferlinde decesso rebus illis omnibus sive predicta familia quas
parti ipsius canonice et scnedochio offersi quamque ex illis inde abere petivi
veniant et sint in potestatem eidem canonice et senedochio eo tinore de ipsis
meis casis et omnibus rebus in iamdictas locas et fundas ut supra
denominatas sunt sive de iam dicta familia hanc facio offersione, ut si vos
quem supra domnus Guntardus prepositus vestrisque successoribus vel pars
ipsius canonice et senedochio me quem 765 supra Ferlinda de ipsas cortes et
castro capelles atque casis et omnibus rebus fruges et censum quod exinde
esierit pacifice et quiete abere et detinere non permanseritis et daruerit, tunc
statim veniant ipsis casis et omnibus rebus sive ex predicta familia in iure et
potestatem mea cui supra Ferlinda, faciendum exinde in antea a presenti die
quod voluero sine omni eidem Guntardi prepositus eiusque successores, vel
pars ipsius canonice et senedochio contradictione; nam si vos quem supra
domnus Guntardus diaconus et prepositus vestrisque successoribus vel pars
ipsius canonice et senedochio me quem supra Ferlinda iam dictas cortes
casis capelles adque rebus illis omnibus sive fruges et censum quod exinde
esierit pacifice abere et detinere premiserunt, tunc post meum cui supra
Ferlinde decessum veniant ipsis casis et omnibus rebus sive et predicta
familia quas ibi offerere videor quamque ex illis abere petivi in iure et
potestatem ipsius canonice et senedochio, faciendum exinde in antea pars
ipsius canonice et senedochio proprietario nomine quicquid voluerit, ut qui
dum ipse domnus Guntardus diaconus et prepositus ipsius canonice et
senedochio ab eadem Ferlinda taliter audiset postulacione per ferula quem
suam tenebat manum iam dicta Ferlinda de suprascriptis omnibus rebus sive
764 Una lettera non espunta, che pare un’l, segue alla parola.
765 Sic.
202

de iam dicta familia quas parti ipsius canonice et senedochio offersi
quamque ex illis abere petivi precario et enthintheothario nomine ei tradidit,
eo videlicet ordine, ut ipsa Ferlinda ipsis casis et omnibus rebus sive et iam
dicta familia diebus vite sue abere debeat et faciat ex frugibus e(r)arum
rerum vel censum, quod exinde annue Dominus dederit, quod voluerit sine
omni eidem Guntardi diaconus et prepositus suique successores vel pars
ipsius canonice et senedochio contradicione eodem censum annualiter a
parte ipsius canonice et senedochio persolvat, sicut supra legitur. Si vos
quem supra domnus Guntardus diaconus et prepositus vestrisque
successores vel pars ipsius, canonice et senedochio hoc observaverit, sicut
supra legitur et oblicaverunt ipse domnus Guntardus diaconus et prepositus
et Ferlinda ut ipsi vel successores eidem prepositi minime adimpleverit,
qualiter ut supra legitur, tunc componant pars ille que se subtraxerit ad
partem fidem servandi pena auro obtimo libras decem, quia taliter ut supra
legitur inter eis stetit et convenit, unde pro ambarum parcium due cartule
precarie et enthintheothario nomine tradicionis adque offersionis uno tinore
scripte sunt. Actum infra castro Portitari 766 , feliciter.
Signum Ϯ manus suprascripte Ferlinde qui hanc cartula precaria fieri
rogavi et ei relecta est.
Ϯ Richardus consensi ut supra et subscripsi.
Ϯ Radaldus notarius sacri palacii rogatus sllbscripsi.
Ϯ Arnaldus notarius sacri palacii rogatus subscrpsi.
Ϯ Rikezo notarius sacri palacii rogatus subscripsi. 767
Ϯ Ermenulfus rogatus subscripsi.
Signum Ϯ manus Domini 768 fili quondam Albizoni teste.
Ϯ Erlembaldus rogatus subscripsi.
(S.T.) Ego Bonizo notarius sacri palacii scriptor huius cartule precarie
post tradite complevi et dedi 769 .
Originale; Archivio Capitolare, sec, X, N. LXXVII.
La pergam. presenta una lacerazione all’angolo superiore destro.
Parzialmente ed. in Affò, Storia di P., I, N. LXXXVII, pag. 376,
integralm. in G, Micheli, L’alta valle del Parma, cit. pag, 28, con facs.; cit.
in Schiaparelli, Tachigrafia sillabica nelle carte Italiane nel Bull. Ist. Stor.
It., N. 31, p. 45 e p. 53.
766
Incerta la lettura di Tari
767
In note tachigrafiche «Ri-ke-zo no-ta-rius» (ved. Schiaparelli, Tachigrafia sillabica, cit.,
p. 53, n. 86).
768
Forse per Donnini
769
Dopo la sottoscrizione di «Bonizo notarius» segue in note tachigrafiche «Bo-ni-zo nota-rius»
(Ved. Schiaparelli, Tachigrafia sillabica, cit., p. 45, n. 31).
203

XCI.
Placito tenuto dal prete Corrado messo di Ottone III a favore della
canonica di Parma, a cui riconosce il diritto di proprietà su la corte di
Lama nel Modenese.
Parma, 1000, settembre 24.
(S.T.) Dum in Dei nomine a proprietate Parma ad domum et episcopio
ipsius loci ubi nunc domnus Sigefredus episcopus esse videtur per eidem
data licentia in casa domnicata abitatoria Brunichi archidiacuni ipsius
episcopio in iudicio ressideret cum eo Martinus diaconus vicedomini ipsius
episcopio, Benedictus, Stabilis, Rimpertus, Batericus, Maginfredus iudices
sacri palacii, Gumpertus qui et Gunfredo, Maginfredus filius Vualperti,
Odgerius vassus suprascripti domni 770 Sigifredi episcopi, Ermenulfus,
Angelbertus filio eius de loco Palmie, Azo, Sigizo germanes, Raginerius,
Iohannes, Adam****, Teuzo, de civitate Parma, Liuzo de loco Caput Lurnio
et reliqui plures, Ibique eorum veniens presencia Guntardus diaconus et
prepositus canonice sancte Parmensis eclesie una simul cum Petrus notarius
eius avocato et ipsius canonice et ostenserut ibi monimen unum quod est
libellum continente in eo inter cetera, qualiter quondam domnus item
Sigefredus episcopu ipsius episcopio Parmensi emisisem in quondam
Eriardus filius bone memorie Eginulfi de loco Gandaceto de ex parte de
corte una domui cultile quibus esset videntur in loco et fundo qui dicitur
Lama iudiciaria Motinentis cum casis domnicatis seu et masariciis sive et
cum oratorium inibi constructo ad onore Sancti Zenoni seu et cum aliis
rebus territoriis ad eas pertinentibus in suprascripto loco Lama seu in aliis
locis et vocabolis, rodule 771 diverlo (?) erat libellum ipsum firmatum et a
testibus roboratum et a publico notario descriptum et emisso per regnorum
et indicione et retullerunt ipse Guntardus diaconus et prepositus et Petrus
notarius eius avocato et ipsius canonice: abemus et detinemus parti ipsius
canonice suprascripta corte in iamdicto loco Lama sicuti supra legitur cum
casis et rebus territoriis superius comprehensis ad ea pertinentibus
proprietario nomine pro eo quod completum est ipsum libellum et si
quislibet homo adversus nos exinde aliquit dicere vult parati sumus cum eo
exinde ad racione standum et legitime finiendum et quod plus est querimus
ut iste domnus Cumradus presbiter et missus propter Deum et anime domni
imperatoris ac sue mercedis super nos et super ipsa curte bannum domni
imperatori mittat. Cum ipse Guntardus diaconus et prepositus et Petrus
notarius avocato taliter retullissent, tunc ipse Cumradus presbiter 772 et
missus propter Deum et anime domni imperatoris ac sue mercedis super
eosdem Guntardus diaconus et prepositus et Petrus notarius avocatus et
770 Sic.
771 La lettera della prima sillaba è assai incerta.
772 La carta ha pbrt col trattino orizzontale sovrapposto.
204

super ipsa corte, que dicitur Lama, cum sua pertinencia que in eodem libello
legitur bannum domni imperatoris misit in mancosos aureos mille, ut nullus
quislibet magna parvaque persona eosdern canonice devestire aut ulla
devastacione facere presumat sine legali iudicio, qui vero fecerit predictos
mille mancosos aureos se agnosscat 773 esset compositurus, medietatem parte
camere domni imperatoris et medietate ipsius canonice et anc noticia
qualiter actum est pro securitate ipsius canonice et anc noticia qualiter
actum est pro securitate ipsius canonice fieri amonuerunt; quidem et ego
Lambertus notarius sacri palacii ex iussione suprascripti Cumradi
presbiter 774 et missus seu iudicum amonicione scripsi, imperante domnus
Otto tercius, anno imperii eius quinto, octavo kalendas octuber, indictione
quarta decima.
Ϯ Conradus presbiter et missus domni Ottonis imperatoris interfui et
subscripsi 775 .
Ϯ Benedictus iudex sacri palacii interfuit.
Ϯ Stabilis iudex sacri palacii, interfuit. 776
Ϯ Rimpertus iudex sacri palacii interfuit.
Ϯ Batericus iudex sacri palacii interfuit. 777
(S.T.) Mainfredus iudex sacri palacii interfuit. 778
Originale; Archivio Capitolare, sec. X, N. LXXXVIII. – Nel verso di
mano del sec. XIII:
«Noticia.... de Lama»; di mano, pare, del P. Affò: «an. 1000, fors. ind. a
septembri».
Copia membran. del 1231, luglio 2, autentic. dal not. Bartolomeo del fu
Giovanni Bono ha mandato di Egidio Bellebono giudice del comune di
Modena. (Ibid., N. LXXVII).
Savioli, Annali Bolognesi, vol. II, parte II, N. DIX, p. 461; Affò, Storia di
P., I, N. LXXXVIII, p. 377; Tiraboschi, Mem. Stor. Mod., I, Cod. Dipl., N.
CXLIII, p. 163; Reg. in Hübner, Gerichtsurkunden, II N. 1144; cit. in
Schiaparelli, Tachigrafia sillabica nelle carte italiane nel Bull. Ist. Stor.
Ital., N. 31, p. 45, n. 30.
XCII
L’imperatore Ottone III riceve sotto la sua protezione il monastero di S.
773
Sic.
774
Nella carta pbrt col trattino orizzontale, che taglia l’asta della p
775
Sottoscrizione tutta in lettera maiuscole.
776
In note tachigrafiche: «Sta-bi-lis iu-dex» (Ved. Schiaparelli, Tachigrafia cit. p. 54, n.
92).
777
In note tachigrafiche: «Ba-te-ri-cus iu-dex» (Ved. Schiaparelli, cit. p. 45, n. 30).
778
Sottoscrizione in inchiostro nero, mentre le precedenti ed il testo sono in inchiostro
rossiccio.
205

Savino in Piacenza, confermandolo nel possesso dei suoi beni.
Roma, 1000, novembre 5.
In nomine sancte et individue Trinitatis. Otto divina favente clementia
Romanorum imperator augustus. Decet imperialem excellentiam sibi
subditorum placita Deo petentium aures sue maiestatis precibus inclinare,
quatinus eorum fulta servitiis temporalis imperii glorietur honore atque post
huius excessum vite bravium eterne mereatur adipisci corone. Quocirca
omnium sancte Dei aecclesie nostrorumque fidelium presentium scilicet ac
futurorum comperiat universltas, qualiter dilectissimus noster domnus
Sigefredus placentine aecclesie venerabilis presul nostram supplex addiit
celsitudinem postulans, ut pro Dei amore suaque devota peticione
monasterium quod nostro impulsu nostro favore suffragioque fundare et ab
imis construere cepit et pro nostra anima nostrorumque successorum regum
vel imperatorum seu et pro animabus omnium christianorum fidelium Deo
favente vitaque comite perficere disposuit, in sua diocesi non longe a
Placentine urbis muro in honore beati Sabini confessoris et pontificis Christi
ubi gloriosum corpus eius requiescit, inceptum sub nostre imperialis
protectionis tutela ac defensionem recipere preceptalique auctoritate corroborare
dignaremur. Cuius dignis peticionibus assensum prebeentes 779
prefatum monasterium sub nostra defensione rec[e]ptum quicquid a
dilectissimo nostro domno Sigefredo iamdicto episcopo collatum est eidem
monasterio aut ab eo sive a quibuscumque religiosis hominibus in posterum
conferendum nostra preceptali auctoritate confirmamus corroboramus ac
stipulamur nec non iuxta decretum ipsi aecclesie ab eodem episcopo factum
firmum perpetuo iure stabileque censemus villam scilicet que vocatur
Fabianum cum capella et omnibus sibi pertinentibus mansos qua[ttuor] 780 in
Breuli, unum in Sancto Damiano, unum in Mariano, unum in Palaari, duo in
Manelli, unum in Capite Caride, in Runcaliis unum, cortem que dicitur
Turris cum omnibus sibi pertinentibus, braidas in circuitu Placentie
capientes annuatim modios quadraginta, braidam insuper Sancti Thome
iuxta idem monasterium sitam ad vineas plantandum ortosque colendum,
molendinum unum, mercata duo, unum in Castello Arcuato quod habetur
tribus vicibus in anno, alterum Placentie quod habetur kalendis augusti
montem Collari cum villa que dicitur Turnutum, in Plectole braidam unam,
alveum Padi a portu qui vocatur portatorius usque ad rivum qui dicitur
Frigidus, vivarium unum [qui] 781 vocatur conca Sancti Antonini, cortem
Sancti Benedicti cum cervaricia et teguriola, quattuor mansos in Ponticellis,
cortem que vocatur Villasco et Buxabledo in Castaneola mansos quattuor, in
Sancto Paulo mansos duos, in Berlasco mansos duos, in villa que vocatur de
779 Sic.
780 Erosione della carta, non si scorge che l’occhiello della q con una a sovrapposta.
781 Ommesso.
206

Sale annuatim modios duodecim, de muria anforas per unumquemque
mensem 782 sex, cortem que dicitur Palatium Apiniani cum plebe capellis et
decimis cumctisque suis pertinentiis, cortem etiam que dicitur Regianum
cum omnibus sibi pertinentibus, medietatem castel[l]i quod dicitur
Montevissiago. His autem a nobis firmiter corroboratis concedimus eidem
monasterio et per hoc nostrum imperiale preceptum firmamus ut rector et
abbas eiusdem loci qui pro tempore fuerit licentiam habeat flumen Nurum
sive rivum qui venit per vicum Otonis 783 de suo cursu ubicumque voluerit
ducere et utilitatem monasterii ex ipsis peragere. Precipientes igitur et
imperiali iubemus potentia ut nullus dux episcopus marchio comes
vicecomes nullaque nostri imperii magna vel parva persona abbatem et
fratres in eodem monasterio retularent 784 domino militantes de cunctis
prediis et possessionibus aut quibuscumque rebus vel rivulis superius
collatis aut deinceps conferendis inquietare molestare vel disvestire
presumat sine iusta et regali examinatione. Si quis autem huius nostri
precepti violator extiterit sciat se compositurum auri obtimi libras centum
medietatem camere nostre et medietatem eiusdem monasterii monachis.
Quod ut verius credatur et diligentius ab omnibus observetur manu propria
confirmantes siliggi nostri impressione inferius iussimus insigniri.
Signum domni Ottonis serenissimi (M.) et invictissimi imperatoris
augusti.
Heribertus cancellarius vice Petri Cumani episcopi et archicancellari
recognovit.
Data non. novemb., anno Domini incarnationis M, indictione XIII, anno
autem tertii Ottonis regnantis XVII, imperii V. Actum Rome, feliciter amen.
Copia del sec. XII, autentic. da «Obertus Vallarius not. sacri palatii»;
Archivio di Stato, Diplomatico, sec. XI; proveniente da S. Savino di
Piacenza.
Mon. Germ. Hist. Diplom. Ottonis III, p. 814, n. 385.
XCIII.
Sigifredo vescovo di Piacenza conferma le donazioni fatte al monastero
ed alla chiesa di S. Savino.
(Piacenza), 1000, --
Ϯ In nomine sanctae et individuae Trinitatis Sigifredus sanct[ae]
Placentinae sedis episcopus licet indignus.
Oportet ac modis omnibus convenit quemque christiane religionis
782 mensem aggiunto in sopralinea, stessa mano.
783 t corretta su altra lettera.
784 Sic.
207

cultorem pre[ci]pue tamen eiusdem predicatorem sanctarum defectibus
aecclesiarum pro facultatis suae viribus subvenire, quatinus in presentiarum
a cuctis mundanae inaequalitatis infortuniis sanctorum auxiliis protegatur et
in futuro premia aeternae felicitatis isdem mediantibus percipere menreatur.
Omnibus itaque sanctae Dei ecclesiae fidelibus presentibus atque futuris
notum fierit volumus, quominus 785 tante considerationis experienti[a]
divinitus [exci]tati 786 nec non gloriosissimi domni nostri tertii Ottonis
augusti imperatoris [fav]ore 787 monitis et suffragiis invitati quandam nostrae
dioceseos aecclesiam in honore beatissimi confessoris et episcopi Christi
Savini 788 cuius venerabile corpus in eadem quiescit humatum, antiquitus
fabricatam non longe ab eiusdem Placentinae urbis muro in orientali plaga
repositam sed ex longo iam tempore barbarorum feritate pene deletam
recuperare deliberavimus, atque in pristinae religionis statum reformare et
reparare statuimus pro memorati etiam karissimi 789 domini nostri piissimi
imperatoris suorumque successorum regum vel imperatorum concturumque
fidelium christianorum animabus monasterium inibi monachorum iuxta
beati patris nostri Benedicti abbatis regulam et instituta viventium, velut
a[nti]quis fuisse dicitur, construere, gratia favente divina, decrevimus.
Cunctis igitur nostrae aecclesiae patrimoniis fere terrenis militibus
terrenisque negotiis 790 iniantibus distributis congruum placitumque Deo
credimus firmiterque speramus si tanti episcopatus tantarumque
possessionum saltim 791 particula divine militie curam gerentibus tribuamus.
Ad usus ergo fratrum Deo illic pro tempore servientium totiusque
monasterii utilitatem nostrorum in presentia et testimonio sacerdotum
diaconorum inferiorumque ordinum clericorum quorum nomina inferius
propria supputatione annotata cernuntur, eidem monasterio devota mente
concessimus tradidimus nostreque auctoritatis decreto largiti sumus hec que
leguntur inferius, villam scilicet que dicitur Fabia[num] simul cum capella
et cunctis pertinentiis suis, mansos quattuor in Breuli, unum in Sancto
Damiano, unum in Mariano, unum in Paldari, duos in Ariano, unum in
capite Caride, tr[e]s in Auziola, in Runcaliis unum, cortem que dicitur
Turris cum omnibus sibi pertinentibus in integrum, mansos quattuor in
Alboni, duos in Canali, unum in Sarmadi, in Picziningo 792 unum, in Castello
Darda campum unum, braidas in circuitu Placentie capientes annuatim
modios quadraginta, braidam insuper Sancti Thome iuxta idem
785
La carta ha qm con trattino orizzontale su la m
786
Piccolo foro nella carta; si scorgono gli apici delle lettere delle prime due sillabe
scomparse.
787
Piccola lacerazione nella carta.
788
La u sovrapposta nell’interlineo ad una v espunta dallo scriba con un puntino
sottoposto.
789
La carta ha kmi con trattino orizzontale su la m
790
... que negotiis su rasura di prima mano.
791 Sic.
792 La c nell’interlinea, stessa mano.
208

monasterium sitam ad vineas plantandum ortosque colendum, molendinum
unum, mercata duo, unum in Castello Arcuato, quod habet tribus vieibus in
anno, alterum Placentie, quod habetur kalendis augusti, montem Collari cum
villa que dicitur Turnulum, in Castello Arcuato mansos duos, in Plectole
braidam unam, alveum Padi de portu qui vocatur portatorium usque ad
rivum qui dicitur Frigidus, vivarium unum, qui vocatur conca Sancti
Antonini, cortem Sancti Benedicti cum cervaritia et regulariola atque
glareola, quattuor mansos in Ponticellis, cortem que vocatur Villasco, unam
iuxta fossatum altum, in Castaneola mansos quattuor, in Sancto Paulo
mansos duos, in Gamelaria mansos duos, in villa que vocatur Salse de sale
annuatim modios duodecim, de muria anforas per unumquemque mensem
sex, braidam sub turre Placentini castelli, cortem que dicitur Palatium
Apiniani 793 cum plebe capellis et decimis cunctisque suis pertinentiis,
cortem que vocatur Regianum cum omnibus sibi pertinentibus, medietatem
castelli, quod dicitur Monte Bissiago 794 . Pro modulo siquidem quantitatis
concesseque formula facultatis religiosis ibi fratribus 795 congregatis
monasterium eiusdem regiminis patrocinium gubernationemque per ferulam
nostre professionis et conversationis indicem uni eorum Gezoni nomine
quem sollertissimum professioni sancte 796 procuratorem prospeximus
cuncto monachorum collegio hunc requirente atque iuxta divinorum ritus et
regulam preceptorum electionis pagina manibus eorum premunita
subsequente cunctoque ceteri ordinis populo conclamante commisimus
tradidimus atque concessimus abbatemque consecrandum desiderio gratanti
censuimus; eo videlicet ordine, ut de prescriptis prediis et possessionibus a
nobis conlatis iterumque a nobis vel a quibuscumque religiosis hominibus in
posterum conferendis idem domnus Gezo venerabilis abbas eiusqe
successores liberam facultatem habeant quicquid utilia vel bono animo ad
profectum ipsius loci providerint seu decreverint faciendi ordinandi et
disponendi omni nostra nostrorumque successorum inquietudine,
contrarietate, molestia et diminutione remota. Si quis vero, quod absit, huius
nostre constitutionis decretum infringere vel de cunctis predictis aliquid
demere sive minuere presumpserit, Iesu Christi domini nostri cui tuitioni
hoc providendum commisimus omniumque sanctorum eius noverit se
maledictionis iaculo fodiendum, sicque cum idem Dominus noster venerit
ad iudicandum velut anathema maranatha perpetuis crutiatibus cum luda
traditore dampnandum. Denique pro certiori stabilitate ne quid semel a
nobis ratum stipulatumque decernitur aliquatenus umquam destrui valeat
decreti paginam exarari precepimus quam manu propria inferius
confirmantes, quam plures nostre aecclesiae diversorum ordinum clericos
propriis manibus roborare decrevimus. Actum est autem hoc anno dominice
793 La prima ni nell’interlineo, stessa mano.
794 Lo scriba ha interposto alla parte del testo seguente uno spazio bianco di due righe.
795 La carta ha fribus.
796 Nell’interlineo, stessa mano.
209

incarnationis millesimo, pontificatus autem domni Sigifredi magnifici
presulis tertio, indictione quarta decima, feliciter.
Ϯ Ego Arnulfus Dei gratia archiepiscopus subscripsi 797 .
Ϯ Ego Sigefredus Dei gratia episcopus huic facto precatu Placentie
episcopi 798 subscripsi.
Sigefredus sancte Placentine ecclesie indignus episcopus subscripsi
confirmavi et pro Deo corroboravi.
Ϯ Ego Vuido Dei grafia episcopus subscripsi.
Ego Primus episcopus subscripsi.
Ϯ Ego Landulfus voce tantum episcopus subscripsi.
Ϯ Ego Adelbertus archidiaconus laudavi et subscripsi.
Ϯ Ego Azo diaconus laudavi et subscripsi.
Iohannes diaconus et prepositus laudavit et subscripsit.
Ego Alcherius diaconus laudavit et subscripsit.
Ego Ariulfus arhipresbiter 799 laudavi et subscripsi.
[E]go 800 Sigezo presbiter laudavi et subscripsi.
Ego Martinus presbiter laudavi et subscripsi.
Ego Adalprandus presbiter laudavi et subscripsi.
Ego Albericus presbiter et primicerius huic sancte pagine subscribere
promerui, unde dum vixero laudes referam vie mee rectori.
Ego Roprandus presbiter et sacrista laudavi et subscripsi.
Ego Turresindus presbiter laudavi et subscripsi.
Ego Gerardus presbiter laudavi et subscripsi.
Ego lohannes presbiter laudavi et subscripsi.
Ego Rozo presbiter laudavi et subscripsi.
Ego Boso presbiter laudavi et subscripsi.
Amizo subdiaconus laudavi subscripsi.
Ugo subdiaconus laudavi subscripsi.
Ego Lanzo subdiaconus laudavi et suprascripsi.
Ego Bernardus subdiaconus laudavi et subscripsi.
Ego Iohannes subdiaconus laudavi et subscripsi.
Originale; Archivio di Stato, Diplomatico, Sec. X; dal monastero di
S. Savino in Piacenza.
Campi, Historia, I, N. LXIII, p. 496; vedo anche pagg. 288-289.
797
Sottoscrizioni distribuite in tre colonne alquanto disordinate: le trascrivo secondo
l’ordine gerarchico.
798
La carta ha: placentiepiscopi, ho ritenuto che la e iniziale di episcopi serva da lettera
finale di placentie; il Campi legge: placentini episcopi.
799
Sic.
800
Un foro nella carta ha asportato la e con parte della g.
210