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Plinius, naturalis historia 35,98 - Lettere e filosofia

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Non prius aspicies ubi fessum aetate parentem<br />

liqueris Anchisen, superet coniunxne Creusa<br />

Ascaniusque puer? quos omnis undique Graiae<br />

circum errant acies et, ni mea cura resistat,<br />

iam flammae tulerint inimicus et hauserit ensis. 600<br />

Non tibi Tyndaridis facies invisa Lacaenae<br />

culpatusve Paris, divom inclementia, divom<br />

has evertit opes sternitque a culmine Troiam.<br />

Aspice (namque omnem, quae nunc obducta tuenti<br />

mortalis hebetat visus tibi et umida circum 605<br />

caligat, nubem eripiam; tu ne qua parentis<br />

iussa time neu praeceptis parere recusa):<br />

hic, ubi disiectas moles avulsaque saxis<br />

saxa vides mixtoque undantem pulvere fumum,<br />

Neptunus muros magnoque emota tridenti 610<br />

fundamenta quatit totamque a sedibus urbem<br />

eruit. Hic Iuno Scaeas saevissima portas<br />

prima tenet sociumque furens a navibus agmen<br />

ferro accincta vocat [saevasque accendit ad iras].<br />

Iam summas arces Tritonia, respice, Pallas 615<br />

insedit nimbo effulgens et Gorgone saeva.<br />

Ipse pater Danais animos virisque secundas<br />

sufficit, ipse deos in Dardana suscitat arma.<br />

Eripe, nate, fugam finemque impone labori;<br />

nusquam abero et tutum patrio te limine sistam.' 620<br />

Dixerat et spissis noctis se condidit umbris.<br />

grande ti provoca quest’ira irrefrenabile? Perché<br />

sei così fuori di te? E che fine ha fatto la tua cura<br />

nei nostri confronti?<br />

Non sei interessato a sapere subito dove hai<br />

lasciato tuo padre Anchise, stremato dagli anni; a<br />

sapere se tua moglie Creusa e se tuo figlio Ascanio<br />

siano ancora in vita? Intorno a loro scorazzano<br />

d’ogni parte le schiere dei Greci e, se non avessi<br />

frapposto il mio intervento protettivo ormai le<br />

fiamme si sarebbero portati via i loro corpi o la<br />

spada nemica si sarebbe imbevuta del loro sangue.<br />

Non c’entra nulla il bell’aspetto di Elena, la<br />

spartana discendente di Tindari, che tu odi tanto;<br />

non ha senso nemmeno prendersela con Paride,<br />

quel disgraziato cui si dà la colpa; all’origine di<br />

tutto c’è l’avversione degli dei; è la loro<br />

avversione che ha sconvolto tutta questa potenza e<br />

ha ridotto al suolo Troia, a cominciare dalla rocca.<br />

Adesso però guarda bene: io strapperò la nube,<br />

quella nube che distesa davanti alla vista<br />

impedisce la visuale ai comuni mortali e si fa<br />

tutt’intorno umida nebbia caliginosa. Tu non aver<br />

paura degli ordini di tua madre e non ti rifiutare<br />

di obbedire ai suoi consigli. Vedi questi macigni<br />

che si sono disgregati? Vedi questi sassi che si<br />

sono separati dagli altri sassi? Vedi questo fumo,<br />

che si alza ondeggiante, portandosi dietro tutta<br />

questa polvere? Tutta colpa di Nettuno! E’ lui che<br />

fa vacillare i muri, è lui che scuote le fondamenta<br />

con il suo possente tridente; è lui che fa<br />

precipitare tutta la città fin dalla base. Guarda<br />

ora da questa parte. Qui è in azione Giunone; è lei<br />

che presidia le porte Scee; è una furia; è lei che,<br />

come una furia, con al fianco la spada, chiama<br />

l’esercito amico perché venga dalle navi; è lei che<br />

li istiga ad una collera spietata.E adesso, gìrati:<br />

guarda la tritonia Pallade; è lei che adesso domina<br />

sull’alto della rocca; intorno a lei un alone<br />

splendente e la faccia terribile della Gorgone.<br />

E Giove, poi? E’ lui in persona che restiuisce<br />

coraggio ai Danai e fornisce loro energie in<br />

abbondanza; è sempre lui a istigare gli dei contro<br />

le armate dei Dardani. Figlio mio, prendi subito la<br />

via della fuga; smettila di rischiare; io non mi<br />

allontanerò mai da te e ti condurrò sano e salvo<br />

fino alla soglia della casa paterna”. Aveva appena<br />

finito di parlare che scomparve fra le fitte ombre

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