Plinius, naturalis historia 35,98 - Lettere e filosofia
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Dixerat ille, et iam per moenia clarior ignis 705<br />
auditur, propiusque aestus incendia volvunt.<br />
'Ergo age, care pater, cervici imponere nostrae;<br />
ipse subibo umeris nec me labor iste gravabit;<br />
quo res cumque cadent, unum et commune periclum,<br />
una salus ambobus erit. Mihi parvus Iulus 710<br />
sit comes, et longe servet vestigia coniunx.<br />
Vos, famuli, quae dicam animis advertite vestris.<br />
Est urbe egressis tumulus templumque vetustum<br />
desertae Cereris iuxtaque antiqua cupressus<br />
religione patrum multos servata per annos: 715<br />
hanc ex diverso sedem veniemus in unam.<br />
Tu, genitor, cape sacra manu patriosque penatis;<br />
me, bello e tanto digressum et caede recenti,<br />
attrectare nefas, donec me flumine vivo<br />
abluero.' 720<br />
Haec fatus latos umeros subiectaque colla<br />
veste super fulvique insternor pelle leonis,<br />
succedoque oneri; dextrae se parvus Iulus<br />
implicuit sequiturque patrem non passibus aequis;<br />
pone subit coniunx. Ferimur per opaca locorum; 725<br />
et me, quem dudum non ulla iniecta movebant<br />
tela neque adverso glomerati examine Grai,<br />
nunc omnes terrent aurae, sonus excitat omnis<br />
suspensum et pariter comitique onerique timentem.<br />
discendenza. È di questo genere l’augurio che mi<br />
mandate; la sopravvivenza di Troia ora è tutta<br />
nella vostra volontà. Mi arrendo senza fare più<br />
resistenza, figlio mio; sarò il tuo compagno di<br />
viaggio; non dico più di no”.<br />
Aveva appena finito di parlare, e intanto la luce<br />
dell’incendio che si diffonde per le mura si nota<br />
più chiaramente; le volute di fumo sempre più<br />
gonfie si avvicinano pericolosamente. “dai, su, mio<br />
caro padre, pòggiati a cavallo del mio collo; io<br />
stesso mi piegherò per accoglierti sulle mie spalle;<br />
vedrai: questo peso non mi graverà affatto;<br />
qualsiasi sia la sorte che ci capiterà,<br />
condivideremo il rischio; unico e comune il<br />
pericolo, unica la via di salvezza per entrambi. Il<br />
mio piccolo Iulo mi starà a fianco, dietro di me<br />
ben bene mia moglie seguirà i miei passi.<br />
E voi, miei fidi, fissate bene nella mente quanto sto<br />
per dirvi. All’uscita dalla città vi è un rilievo<br />
montuoso; lì si trova un antico tempio consacrato<br />
a Cerere: da molto non la si venera più lì; accanto<br />
c’è un cipresso di vecchia data; per tanti anni lo<br />
zelo religioso dei nostri padri lo ha preservato. E’<br />
proprio vicino a questo cipresso che ci<br />
ritroveremo: sarà il nostro unico punto di<br />
incontro, anche se veniamo da direzioni diverse.<br />
Tu, intanto, padre mio tieni ben stretto fra le mani<br />
gli arredi sacri e i patrii penati; farlo -per mesarebbe<br />
un sacrilegio; sono appena reduce da uno<br />
scontro militare così acceso e da recenti<br />
spargimenti di sangue: non è lecito che io li tocchi,<br />
almeno fino a quando non mi sarò purificato con<br />
acqua corrente” .<br />
Dopo aver detto queste parole mi butto sulle<br />
larghe spalle e sul collo reclino una coperta, una<br />
pelle di fulvo leone: poi mi sottopongo al dolce<br />
peso; il piccolo Iulo si attaccò alla mia destra e<br />
tenne dietro al padre pur stentando a tenere il<br />
passo; subito dietro se ne viene mia moglie. Ce ne<br />
andiamo così attraverso i sentieri meno illuminati.<br />
Io però ad ogni soffio d’aria sento addosso la<br />
paura, sì proprio io che fino a poco prima non mi<br />
facevo impressionare da nessun proiettile, né dai<br />
Greci che muovevano contro, raggruppati a<br />
schiera. Basta un rumore a scuotermi: mi sento in<br />
apprensione e provo preoccupazione ugualmente