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1 DISPENSA DI LETTERATURA LATINA A.A. 2009-2010 PROF ...

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La spiegazione di Isidoro, pur fantasiosa nel rilievo etimologico, coglieva, tuttavia, l’esatta<br />

accezione con la quale il vocabolo era stato impiegato in età classica (e, questo, senza prescindere<br />

dall’auctoritas biblica). ‘Mare’, infatti, era il nome generico di una massa d’acqua (aquarum<br />

generalis collectio), cui poi di necessità dovette essere associata una particolare qualità dell’acqua<br />

(che Isidoro individuava nel suo sapore “amaro”): fu ‘mare’, allora, l’acqua che dava luogo agli<br />

oceani e che divideva tra loro le terre.<br />

Nell’opera di Virgilio -a conferma di quanto detto sopra- la parola ‘mare’ designa innanzi tutto<br />

l’elemento fisico (un significato, questo, che il Mantovano deve soprattutto a Lucrezio, dal quale<br />

proviene l’accezione propriamente filosofica, con cui il termine fu impiegato talora nelle Bucoliche<br />

e più spesso nelle Georgiche): soprattutto nell’ Eneide (ove si concentra il più alto numero di<br />

occorrenze) il vocabolo indicò, per ‘riduzione’, anche singole qualità della superficie marina, senza<br />

però mai specializzarsi in un senso, ma conservando la sua peculiare versatilità semantica. Mare,<br />

infatti, nell’ Eneide, è ostile (Aen. 1,598; 5,768) ma anche benigno (Aen. 7,25; 10,221); è fonte di<br />

punizione (Aen. 7,200; 10,162), ma anche luogo sicuro e affidabile ove prestare giuramenti (Aen.<br />

6,351; 12,197); è una via, un passaggio (Aen. 3,144), ma anche una vasta estensione (Aen. 1,524).<br />

Aequor, la piana distesa del mare<br />

Aequor, il cui senso primario è “pianura”, deve il suo principale significato alla sua relazione<br />

etimologica con ‘aequus’: esso richiamava all’immaginazione degli antichi gli ampi e aperti<br />

orizzonti, e, in particolare, le distese, piane e spaziose, della terra e del mare. Applicata al<br />

vocabolario del mare, infatti, questa parola non poté che conservare la sua speciale accezione,<br />

designando il mare nei momenti di bonaccia, quando è calmo, piatto, senza ostacoli che si<br />

frappongano alla sua vista.<br />

Queste le glosse di Isidoro al proposito (Or. 13,14,2):<br />

Aequor autem vocatum quia aequaliter sursum est; et quamvis aquae fluctuantes velut montes<br />

erigantur, sedatis rursus tempestatibus adaequantur. Altitudo enim maris diversa est, indiscreta<br />

tamen dorsi eius aequalitas.<br />

“Aequor […] è nome dato al mare in quanto […] uniforme in superficie; le acque, infatti, pur<br />

formando onde alte come montagne, una volta placatesi le tempeste, tornano ad essere<br />

uniformemente piane. La profondità del mare varia, ma l’uniformità della sua superficie è costante”.<br />

[trad. di A. Valastro Canale]<br />

Con l’ausilio del passo di Isidoro si può comprendere che il vocabolo aequor era chiamato dagli<br />

antichi a suggerire una specifica direzione e dimensione dello spazio (orizzontale e vastissimo): il<br />

vescovo di Siviglia, infatti, per meglio illustrare il significato di questo sostantivo, alludeva -di<br />

nuovo e contrario- alla nozione di spazio verticale, precisando che, se la profondità dei fondali<br />

marini era soggetta a mutamenti (e non era, pertanto, “eguale”), viceversa la superficie del mare<br />

(cioè la sua dimensione spaziale orizzontale) era, nella sostanza, uniforme, perché destinata a tornare<br />

piana anche dopo aver raggiunto altezze notevolissime.<br />

Già Varrone (De l. Lat. 7,23), del resto, aveva spiegato che mare appellatum, quod<br />

aquatum cum commotum vento non est; anche Servio, a distanza di cinque secoli, avrebbe<br />

ricondotto la semantica di aequor alla sua relazione etimologica con aequus e derivati (Ad Aen. 2,69<br />

[…] aequor: dictum enim est ab aequalitate). I manuali di differentiae verborum della tarda latinità<br />

(che quasi sempre attingevano suggerimenti dal già illustre Isidoro) avrebbero ulteriormente chiarito<br />

il senso di aequor, ricorrendo al confronto sempre con il generico ‘mare’ (Inter aptum - PL 83, coll.<br />

8 ss. [66] Inter aequora et maria: Aequora, non tantum aquae, set et campi propter aequalitatem<br />

dicti, mare autem tantum congregatio aquarum).<br />

Quanto all’uso virgiliano, aequor fu impiegato sia in riferimento ai campi sia a proposito del mare:<br />

il vocabolo, nella sua accezione “acquatica”, poteva alludere alle superfici marine, lacustri ed anche<br />

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