Exibart.onpaper 30 - Il Mattino di Bolzano

84.versus Exibart.onpaper
a cura di massimo mattioli
FABRIZIO PLESSI
Il nero naturalmente. Da sempre è il mio "non colore" preferito
nella vita.
Quella che nessun critico ha il coraggio di scrivere. Peccato!
Del fatto che anch'io da bambino volessi fare il Papa.
C'è un'arte buona e una cattiva, al di là dei cortili, dei rioni, delle città
e delle nazioni. Non ne farei mai un problema geografico dialettale.
Le regole sono quelle straordinarie gabbie che ti permettono di uscire
da esse ogni qualvolta lo vuoi.
A seconda dei casi: per Warhol moltissimo, per Mondrian assolutamente
nulla.
Le mode sono come le influenze. Bisogna aspettare che passino
senza abusare delle medicine.
L'unica risposta sensata ad una domanda non sensata: perché non
facciamo un cambio? Naturalmente stesse misure.
Nelle mie case non c'è traccia di una mia opera. Ti pare dunque che
potrei mettere quelle degli altri?
Come la lingua: incomprensibile e lontanissima. Per nulla emozionante
per un mediterraneo come me.
Molto più di quello che dovrei. Oppure molto meno di quello che sarebbe
necessario.
Mi guarderei bene dal fare una simile fesseria, anche se molti critici
e molti galleristi sanno - in cuor loro - di meritarselo.
Il luogo dove vivi e produci cultura. Quella è la vera capitale dell'arte.
Senza alcun dubbio: la fedeltà verso se stesso, e niente altro!
Uno come me, che lavora da trent'anni con la televisione, da molti ha
dovuto spegnerla!
Il rosso o il nero?
C'è una frase che ti piacerebbe
leggere in una
critica al tuo lavoro?
Di che parleresti a
cena con Papa
Ratzinger?
C'è oggi un'arte "italiana"?
Le regole sono gabbie?
Quanto conta il personaggio
in arte?
Che cosa sono le
mode?
Se potessi, che domanda
faresti a Piero della
Francesca?
Quale opera compreresti
domani da un tuo
collega?
Come lo vedi l'universo
cinese?
Quanto tempo passi, al
giorno, a fare il manager
di te stesso?
Da una torre chi butteresti,
un grande gallerista
o un grande critico?
C'è una capitale dell'arte,
oggi, nel mondo?
Qual è la prima virtù di
un artista?
Qual è il tuo rapporto
con la televisione?
DANIELE GALLIANO
Il nero era il colore dei sacerdoti di Babilonia, il rosso è il colore dell'amore,
quindi il Rosso.
La vigile osservazione è la madre dell'intelligenza e l'intelligenza è la
porta verso la libertà.
Di spiritualità, di politica, di massoneria e di sesso e poi alla luce degli
ultimi eventi proporrei la beatificazione di Tenco.
Ci sono oggi molti artisti in Italia che rinunciano all'originalità per uniformarsi
alle tendenze imperanti andando in direzione contraria alla
libertà di espressione.
Viviamo intrappolati da forme mentali che ci impediscono di pensare
con la nostra testa... Altro che regole!
Può essere molto importante dal momento che il prodotto artistico
lo è sempre meno. Comunque la personalità è finzione. Anni fa un collezionista
americano mi confidò che vedendo i miei quadri si era
immaginato che fossero opera di un maniaco deforme e di essere
rimasto molto sorpreso davanti al mio look sacerdotale.
Tendenze create ad arte per il lancio di nuovi prodotti.
Il successo sulla terra pesa nell'aldilà?
Quella che avrei voluto fare io.
La forma più avanzata del capitalismo, cioè il comunismo, vale a dire
una piccola élite che domina su di una massa di schiavi che producono,
consumano e crepano.
Poco o nulla.
Preferisco stare seduto sulla riva del fiume aspettando che passino i
cadaveri.
Il cuore dell'impero del male, cioè Londra.
Non accontentarsi mai.
Tante suggestioni un tempo, tanta noia ora.