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Exibart.onpaper 30 - Il Mattino di Bolzano

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<strong>Exibart</strong>.<strong>onpaper</strong> recensioni.54<br />

UOMINI E TOPI A BERLINO<br />

Biennale tedesca in lingua italiana. Non solo per i due terzi dei curatori, ma soprattutto per il numero <strong>di</strong> addetti ai<br />

lavori e curiosi <strong>di</strong> ogni genere e tipo che sono intervenuti nei giorni dell'opening. Ecco cosa offre Auguststrasse<br />

fino a fine maggio. Una passeggiata tra chiese, muri, scuole, musei, appartamenti, cantine, container e cimiteri...<br />

��La pubblicizzazione dell'evento<br />

in quel <strong>di</strong> Berlino non è mancata:<br />

dal libro Checkpoint Charley alle<br />

mostre nella "Gagosian Gallery",<br />

passando per le interviste pubblicate<br />

sulla rivista Zitty. Tuttavia<br />

all'opening si sentivano parlare più<br />

i <strong>di</strong>aletti nostrani che il tedesco, e<br />

se la stampa non ha lesinato i<br />

commenti, <strong>di</strong> manifesti in giro per<br />

la città manco l'ombra. Negli<br />

aereoporti, alla stazione: zero.<br />

Al<strong>di</strong>là <strong>di</strong> ciò, la mostra è indubitabilmente<br />

<strong>di</strong> buon livello. Forse non<br />

proprio la Biennale, ma comunque<br />

una rassegna da visitare con<br />

attenzione. Soprattutto semplice<br />

da affrontare dal punto <strong>di</strong> vista<br />

logistico, visto che è concentrata<br />

in poche centinaia <strong>di</strong> metri nel<br />

quartiere del Mitte. Nulla a che<br />

vedere con la caccia al tesoro<br />

della Manifesta <strong>di</strong> San Sebastian,<br />

co-curata da Gioni insieme a<br />

Marta Kuzma. Mostra che gode<br />

<strong>di</strong> un allestimento impeccabile e <strong>di</strong><br />

un'ottima organizzazione. E che<br />

trova nel <strong>di</strong>segno uno dei suoi<br />

punti <strong>di</strong> forza, senza tralasciare le<br />

gran<strong>di</strong> installazioni e i colpi <strong>di</strong> teatro,<br />

ma non quanto ci si sarebbe<br />

potuti attendere dal trio della<br />

Wrong Gallery. Anzi, c'è proprio<br />

poco da ridere, visto che la<br />

Stimmung della bb4 è piuttosto<br />

cupa, sulle orme della citazione<br />

steinbeckiana del titolo.<br />

info.<br />

Fino al 28 maggio 2006<br />

bb4 - IV Berlin Biennial for<br />

Contemporary Art<br />

a cura <strong>di</strong> Maurizio Cattelan,<br />

Massimiliano Gioni, Ali Subotnik<br />

Se<strong>di</strong> varie in Auguststrasse + Diesel Wall<br />

in Orianenberger Strasse n. 65 (Mitte)<br />

da mar. a dom. dalle 12.00 alle 19.00<br />

giovedì dalle 12.00 alle 21.00<br />

biglietto intero 12,00 euro; ridotto 7,00<br />

www.berlinbiennale.de<br />

Guida 10,00 euro; Catalogo <strong>30</strong>,00;<br />

Checkpoint Charley 12,00<br />

(prezzi in mostra)<br />

Cominciamo allora<br />

dal fondo. Dal<br />

lapidarium <strong>di</strong> un<br />

cimitero, dove si<br />

trovano le spoglie<br />

<strong>di</strong> un cavallo<br />

scuoiato allestite<br />

su due sostegni<br />

metallici a opera<br />

<strong>di</strong> Berlinde De<br />

Bruyckere.<br />

All'altro capo della<br />

strada, nella chiesa<br />

<strong>di</strong> San Giovanni<br />

Evangelista, un<br />

altrettanto cupo<br />

Andro Wekua ha<br />

creato un cubo<br />

nero sormontato<br />

e ospitante sculture<br />

con teste<br />

decollate e amenità<br />

simili, mentre<br />

un tabellone <strong>di</strong><br />

Kris Martin<br />

annunciava partenze<br />

e arrivi resi<br />

illeggibili dalla<br />

dominante antracite.<br />

La qualità generaledell'allestimento<br />

è facilmente<br />

esemplificabile.<br />

Sia che si trattasse <strong>di</strong> opere realizzate<br />

ad hoc, come la grande<br />

installazione <strong>di</strong> Michael Beutler,<br />

che ha occupato con scale leggere<br />

e non agibili una parte dell'ex<br />

e<strong>di</strong>ficio delle scuderie postali,<br />

oppure delle stanze riempite da<br />

Bouchet con terra e germogli; sia<br />

che si dovesse scegliere la collocazione,<br />

come nel caso della scultura<br />

antropomorfa col volto en<br />

abyme <strong>di</strong> Markus Schinwald,<br />

piazzata in uno sgabuzzino dell'ex<br />

scuola ebraica femminile, o della<br />

grande scultura sbeffeggiante <strong>di</strong><br />

Thomas Schütte ai KunstWerke;<br />

sia infine che fosse necessario<br />

ripensare l'allestimento <strong>di</strong> opere<br />

storiche come Rats and Bats<br />

(Learned Helplessness in Rats II)<br />

(1988) <strong>di</strong> Bruce Nauman, artista<br />

trattato in modo terribile da questo<br />

punto <strong>di</strong> vista all'ultima<br />

Biennale <strong>di</strong> Venezia.<br />

Tuttavia, nel novero delle scelte<br />

curatoriali non sono mancate<br />

alcune delusioni. A partire da un<br />

Pawel Althamer che scimmiotta<br />

l'intervento sociale à la Nedko<br />

Solakov in occasione della<br />

Biennale <strong>di</strong> Istanbul; passando per<br />

un Jeremy Deller in versione klezmer,<br />

che assomiglia più a Ry<br />

Cooder che al vincitore del Turner<br />

Prize; e, restando fra i nomi "<strong>di</strong><br />

grido", l'installazione <strong>di</strong> Paul<br />

McCarthy non è certo delle<br />

migliori. Fra i più giovani, Micol<br />

Assaël conferma <strong>di</strong> essere<br />

straor<strong>di</strong>nariamente sopravvalutata,<br />

buon per lei, mentre la performance<br />

ideata da Tino Sehgal, con<br />

una coppia <strong>di</strong> attori che simulano<br />

dolci carezze sul parquet, non<br />

eguaglia l'inventiva veneziana.<br />

Tornando ai lavori più interessanti,<br />

non necessariamente realizzati<br />

per l'occasione, spiccano innanzitutto<br />

alcuni video: Summer<br />

Lightings (2004) <strong>di</strong> Viktor<br />

Alimpiev, con l'alternanza assordante<br />

e sublime <strong>di</strong> una classe <strong>di</strong><br />

bambine che percuotono i banchi<br />

con la punta delle <strong>di</strong>ta e i fermi<br />

immagine sulle loro espressioni<br />

durante le pause <strong>di</strong> un tale esercizio,<br />

e infine brevi flash su esplosioni<br />

notturne. Va citato il perturbante<br />

in chiave muppet-kitsch <strong>di</strong><br />

Nathalie Djurberg e quello erotico<br />

<strong>di</strong> Felix Gmelin, nonché la<br />

strao<strong>di</strong>naria tensione creata da<br />

Mircea Cantor con Deeparture<br />

(2004), filmato della convivenza<br />

forzata in una stanza can<strong>di</strong>da <strong>di</strong><br />

un lupo e <strong>di</strong> un giovane ungulato.<br />

Per chiudere la sezione video, ha<br />

goduto <strong>di</strong> particolare successo il<br />

"documentario" <strong>di</strong> Erik van<br />

Lieshout, allestito in un container<br />

i cui interni sono stati <strong>di</strong>segnati<br />

dall'artista stesso.<br />

in alto: Norbert Schwontkowski -<br />

Bosch - 2006. Oil on canvas, cm<br />

150x1<strong>30</strong>. Courtesy Norbert<br />

Schwontkowski; Contemporary Fine<br />

Arts, Berlin<br />

a sinistra: Michael Beutler - Yellow<br />

Escalator - 2006. Installation with<br />

Pecafil, <strong>di</strong>mensions variable. Courtesy<br />

Michael Beutler; Galerie Michael Neff,<br />

Frankfurt / Main, with kind support of<br />

the PECA-Verbundtechnik GmbH,<br />

Leiblfing<br />

Dalle immagini in movimento a<br />

quelle fisse, si segnalano gli scatti<br />

<strong>di</strong> Roger Ballen della serie<br />

Shadow Chamber, visti anche da<br />

Guido Costa a Torino e a<br />

FotoGrafia a Roma; le polaroid <strong>di</strong><br />

Saul Fletcher e gli scatti <strong>di</strong> interni<br />

minimal a opera <strong>di</strong> Ricarda<br />

Roggan.<br />

Fra i progetti mixed me<strong>di</strong>a, sicuramente<br />

eccelle Michaël<br />

Borremans, ma l'impatto maggiore<br />

l'ha ottenuto Robert<br />

Kusmirowski, che ha ricostruito a<br />

grandezza naturale un vecchio<br />

vagone ferroviario che occupa<br />

quasi totalmente la stanza dove è<br />

installato ed evoca deportazioni<br />

non troppo lontane nella storia<br />

della Germania.<br />

E gli altri italiani? Danno ottima<br />

prova <strong>di</strong> sé Diego Perrone, con<br />

La fortuna della bb4<br />

una nuova e ovviamente macabra<br />

animazione, e Roberto Cuoghi, il<br />

quale presenta quattro lavori sulla<br />

scia delle opere esposte la scorsa<br />

estate alla lon<strong>di</strong>nese Haunch of<br />

Venison. Senza <strong>di</strong>menticare la<br />

risata - anch'essa piuttosto noir -<br />

che echeggia nel cortile dei KW,<br />

registrazione dell'in<strong>di</strong>menticabile<br />

Gino De Dominicis. È questo uno<br />

degli "omaggi" con cui è punteggiata<br />

la biennale berlinese, dove si<br />

possono trovare un'installazione<br />

<strong>di</strong> Tadeusz Kantor (ispiratore del<br />

Maurizio nazionale con Charlie<br />

don't surf, 1997) oppure un video<br />

e alcuni scatti degli anni '70-'80<br />

della sublime Francesca<br />

Woodman.<br />

Si <strong>di</strong>ceva in apertura della marcata<br />

presenza del <strong>di</strong>segno, magari<br />

sulla scorta del recente volume<br />

Vitamin D pubblicato da Phaidon.<br />

Chi si è esposto maggiormente è<br />

Marcel van Eeden, con 137 lavori,<br />

ma la quantità non è sinonimo<br />

<strong>di</strong> qualità. Straor<strong>di</strong>nari invece i<br />

pochi <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> Roland Flexner,<br />

"semplici" puntinismi a grafite su<br />

carta, <strong>di</strong> un'espressività <strong>di</strong>sarmante;<br />

spiccano pure le carte <strong>di</strong><br />

Christiana Soulou e soprattutto<br />

le piccole incisioni <strong>di</strong> Benjamin<br />

Cottam (galleristi italiani, non ve<br />

lo lasciate scappare!), che isolano<br />

i volti ritratti cancellandone il<br />

corpo, facendo così "galleggiare"<br />

le teste sul supporto.<br />

Alcune curiosità per chiudere: pur<br />

presente in catalogo, Cady<br />

Noland non è presente in mostra.<br />

Speriamo invece che uno dei tre<br />

elementi della <strong>di</strong>vertente installazione<br />

"mobile" <strong>di</strong> Damián Ortega<br />

sia stata riparata. E consigliamo<br />

ai visitatori <strong>di</strong> non tardare la propria<br />

deambulazione nell'ufficio che<br />

ospita l'installazione della coppia<br />

Kai Althoff & Lutz Braun: se il 24<br />

marzo era già un autentico delirio<br />

puzzolente e marcescente, non<br />

osiamo immaginare come sarà<br />

fra qualche settimana! �<br />

[marco enrico giacomelli]<br />

Discordante il giu<strong>di</strong>zio della stampa tedesca: la Biennale <strong>di</strong> Berlino "firmata" da<br />

Cattelan, Gioni e Subotnik suscita gran<strong>di</strong> consensi e travolgenti <strong>di</strong>ssensi.<br />

Zitty, la rivista citta<strong>di</strong>na, parla <strong>di</strong> una "Biennale dei numeri". Positivi sono i tre<strong>di</strong>ci<br />

spazi espositivi, i tre curatori e i due milioni e mezzo <strong>di</strong> budget finalmente a<br />

<strong>di</strong>sposizione. Quelli negativi? Novanta artisti dei quali solo venticinque donne,<br />

do<strong>di</strong>ci provenienti dai paesi dell'est contro i ben venticinque degli Stati Uniti e<br />

soprattutto la maggioranza dei lavori, che non sono prestiti degli artisti ma <strong>di</strong><br />

(famosi) galleristi. <strong>Il</strong> Tagesspiegel parla <strong>di</strong> "melanconia raffinata". I curatori<br />

avrebbero dato una "lezione <strong>di</strong> tristezza"; le parsimoniose dosi con le quali le<br />

opere sono state esposte culminano in una palpabile paranoia, improbabile e<br />

vincente filo conduttore <strong>di</strong> tutta la Biennale. <strong>Il</strong> Welt am Sonntag parla <strong>di</strong> un<br />

"successo garantito": non dal "superficialissimo" concetto curatoriale, però.<br />

Sarebbe l'eccellente qualità delle opere a salvare questa bb4. Per il Welt, vedere<br />

Maurizio Cattelan indaffarato ovunque a dare baci a destra e a manca<br />

sarebbe la concretizzazione del "Nightmare on Auguststrasse" (questo il titolo<br />

dell'articolo): "un ghetto chic che corre lungo la Auguststrasse su rotaie fantasma<br />

che la portano lontano dalla realtà della capitale tedesca". "Mitte trasformata<br />

in un luna-park per turisti", si lamenta il Frankfurter Allgemeine Zeitung.<br />

Precisa, però, che i curatori non hanno fatto che accogliere nel loro progetto<br />

il "museo etnologico" a cielo aperto in cui Mitte è stata convertita (suo malgrado)<br />

negli ultimi <strong>di</strong>eci anni. In favore dei curatori aggiunge che solo degli stranieri<br />

avrebbero potuto avere il coraggio <strong>di</strong> de<strong>di</strong>care la sala principale dei<br />

KunstWerke al "gran<strong>di</strong>oso, encomiabile, corso <strong>di</strong> tedesco a foto" Ein-heit <strong>di</strong><br />

Michael Schmidt. Tutto da <strong>di</strong>sdegnare per il Tageszeitung. La Biennale sarebbe<br />

esclusivamente "decorativa", non vi si riconoscerebbe "un denominatore<br />

comune, un tema, un programma", il titolo preso in prestito da Steinbeck "è<br />

solo un ornamento". Gioni e Subotnik (Cattelan è considerato solo un uomo <strong>di</strong><br />

public relation) si sono applicati in leziosi esercizi <strong>di</strong> pazienza e routine. "Ogni<br />

proiettore funziona, tutto è appeso come si deve: Danke schön".<br />

[micaela cecchinato]

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