Exibart.onpaper 30 - Il Mattino di Bolzano

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12.02.2013 Views

36.approfondimenti Exibart.onpaper LA CHELSEA DELLA SENNA Sono passati dieci anni da quando un gruppo di gallerie parigine decisero di colonizzare un'area nel tredicesimo arrondissement.Tra il tentativo di svecchiare il panorama galleristico della capitale e le obbiettive difficoltà di affermarsi come moderno art district sul modello di Londra o New York. Problemi, speranze e iniziative della zona di Rue Louise Weiss dieci anni dopo… �� In ogni grande città c'è un quartiere d'arte particolarmente alla moda. Solitamente zone un tempo occupate da fabbriche e magazzini: l'East End a Londra, Chelsea a New York, Kreuzberg a Berlino, Zonaventura a Milano. Gli artisti sono spesso i primi ad arrivare, attratti dai prezzi bassi degli immobili e dai grandi spazi, adatti per gli atelier. Le gallerie tallonano gli artisti, i collezionisti seguono le gallerie, le boutique d'alta moda e la vita notturna rincorrono i portafogli di chi si può permettere di spendere. Così ha luogo una trasformazione totale. A Parigi, invece, è successo diversamente. Nel 1997, sei nuove gallerie d'arte contemporanea (Galerie Praz-Delavallade, Galerie Almine Rech, Galerie Jennifer Flay, Galerie Emmanuel Perrotin, Air de Paris e Art:Concept) non vollero aspettare di vedere dove sarebbero andati gli artisti. Hanno trovato loro stesse un quartiere libero, ancora economico e lontano dal caos del centrocittà. Si sono appropriate di una zona desolata nel tredicesimo arrondissement su Rue Louise Weiss, tra Chinatown e la Senna, ed hanno fondato l'associazione Louise, dando vita ad uno dei centri più dinamici della scena artistica parigina. La zona è stata scelta per la sua mancanza di identità. Era una tabula rasa, una tela bianca su cui creare qualsiasi immagine. Il sindaco del quartiere, ex-ministro della cultura, Jacques Toubon, capì che le gallerie avrebbero portato una nuova immagine alla tredicesima. La sua intenzione era quella di valorizzare il quartiere e centralizzare la zona. Aiutando i giovani galleristi ad installarsi al pianter- reno del Ministero d'Economia e delle Finanze, Toubon ha così contribuito a trasformare il quartiere in un luogo di tendenza e una mecca per l'avanguardia artistica. La strada di per sé non è bella: deserta, fiancheggiata da grandi edifici alti e grigi, figli dell'architettura moderna degli anni '60 e '70, lontani dallo charme architettonico della capitale. Alcune delle gallerie mancano di visibilità, essendo situate sotto i portici mezzo piano più in alto rispetto alla strada, mentre altre sono sulle piccole strade intorno: Rue Charcot, Rue Duchefdelaville e Rue Chevaleret. Ma Louise fa parte di una tendenza più generale a Parigi, che vede tante gallerie spostarsi verso Est, allontanandosi dalle zone storicamente artistiche come Saint- Germain-des-Prés. Oggigiorno, la posizione geografica all'interno della città non è più una strategia di vendita e ha molto meno importanza per una galleria. In un'intervista, Almine Rech, gallerista di Louise, spiega: "La visibilità reale di una galleria si gioca all'estero. “ Ma se capitate da quelle parti portatevi da bere perché quelli di Louise sono gli unici vernissage di Parigi senza traccia di champagne Non abbiamo alcun interesse ad avere un bello spazio se non siamo invitati alle cinque o sei fiere che contano!" Infatti, non è più dentro le gallerie che la maggior parte delle trans- azioni vengono concluse: gli avventori casuali non comprano, il riconoscimento locale non ha importanza. Con la globalizzazione del mercato dell'arte, la visibilità di una galleria deve andare oltre i confini nazionali attraverso la partecipazione alle fiere: Armory, FIAC, Art Basel, Pulse e Frieze tra le altre. La particolarità di Louise sta nel fatto che le gallerie si sono spostate en groupe. Perché, si sa, l'unione fa forza. Jennifer Flay, nota gallerista neozelandese divenuta parigina, descrive Louise come "un momento importante nella storia delle gallerie in Francia." A metà degli anni '90, infatti, il mercato d'arte contemporanea francese era in crisi. I giovani galleristi, amici fra loro, si riunivano spesso per parlare dei problemi: affitti troppo cari, assenza di visibilità sul mercato, mancanza di compratori, una scarsa considerazione dell'arte francese contemporanea sulla scena internazionale. Unendo le loro energie, le loro expertise ed i diversi strumenti di sviluppo e comunicazione, hanno creato una dinamica di gruppo che ha contribuito al loro riconoscimento sul piano internazionale. Flay afferma che, pur rappresentando solo un piccolo gruppo delle gallerie di quella generazione, "la Rue Louise Weiss ha incarnato lo spirito di una nuova generazione." Fra le gallerie clou c'è gb agency che espone installazioni video di alta qualità; Almine Rech, che presenta artisti noti francesi e internazionali in un grande spazio moderno; Jousse Entreprise, che, oltre ad opere d'arte contemporanea, espone anche mobili dagli anni '60 e '70 e architettura; in SITU fabienne leclerc, rappresentante di artisti come Los Carpinteros, Gary Hill e Florence Paradeis. Una presenza fissa nel quartiere è l'intervento urbano del leggendario artista francese Space Invader, che invade letteralmente le mura urbane con i suoi personaggi in mattonelle ispirati al famoso videogame retrò. A differenza di quelle del Marais, più affermate, le gallerie di Louise hanno scopi che vanno oltre le vendite, i personaggi e l'immagine. Concentrandosi sopratutto su artisti emergenti, Louise cerca di creare un ambiente artistico comune, pur mantenendo l'identità di ogni galleria. Vengono organizzati infatti progetti culturali per aiutare le arti visive a rompere le tradizioni imposte dal sistema commerciale. Le gallerie lavorano insieme per raggiungere un obbiettivo più vasto: promuovere l'arte contemporanea a Parigi. Esempio di questa collaborazione è Random Gallery, un progetto iniziato da Air de Paris e Praz- Delavallade. Lo spazio espositivo è situato in mezzo alle due gallerie e presenta una mostra a catena. L'artista in mostra sceglie l'artista successivo, che a sua volta sceglie l'artista dopo ancora, e così via. In questa maniera, è possibile comprendere i gusti degli artisti stessi, e non soltanto quelli dei proprietari delle gallerie. Ma siamo ancora lontani dall'idea di una Chelsea parigina: invece dei ben noti "problemi" della sovrabbondanza newyorchese, sulla deserta rue Louise Weiss l'occhio ignaro avrebbe difficoltà a trovare le gallerie. Il fine settimana però l'atmosfera cambia, la strada si satura di avventori che vanno di mostra in mostra. Ovunque si trova la pubblicazione gratuita Louise che, oltre a presentare descrizioni e immagini delle mostre in corso, fornisce una cartina del quartiere che aiuta ad orientarsi. Il numero delle gallerie sta aumentando, ma dopo oltre dieci anni ancora non si è raggiunta la com- E intanto in centro… pleta realizzazione del progetto iniziale. Mancano ancora negozi e locali, mentre c'è anche chi ha già abbandonato la Rue Louise Weiss per altri quartieri. L'assenza più evidente è quella di Emmanuel Perrotin, rappresentante di noti artisti come Mariko Mori, Maurizio Cattelan e Sophie Calle, che ha preferito Rue de Turenne. Ma la lotta per la costruzione di un vero e proprio quartiere d'arte prosegue. Si continuano a condividere spazi, informazioni, progetti, edizioni e vernissage. Ogni due mesi si svolge il rito dell'inaugurazione collettiva, frequentato da più di tremila persone, un evento sempre molto atteso. Ma se capitate da quelle parti, portatevi da bere, perché quelli di Louise sono gli unici vernissage a Parigi senza traccia di champagne... � [clara patricia kauffman] È uno degli eventi più attesi nel 2006 in Francia. Dopo cinque anni di lavori, riapre il 5 maggio a Parigi il Musée de l'Orangerie, uno dei più frequentati dai turisti, con circa cinquecentomila visitatori all'anno. Chiuso dal 2000, il museo ospita - fra gli altri capolavori - il famoso ciclo delle Nymphéas di Claude Monet, e la collezione Jean Walter e Paul Guillaume, ricca di capolavori, dal doganiere Rousseau, a Derain, Picasso, Modigliani, Soutine. Proprio l'arrivo intorno al 1960 della collezione Walter Guillaume portò a delle sostanziali modifiche architettoniche, che snaturarono la concezione originaria, privando il ciclo di Monet del fondamentale rapporto con la luce naturale e con il paesaggio dell'adiacente giardino delle Tuileries, studiato a suo tempo in situ dallo stesso artista. Ora questi lavori hanno ripristinato le condizioni originarie, ricavando per la collezione Walter Guillaume dei moderni spazi sotterranei, che comunque attingono l'illuminazione naturale grazie ad un lungo incavo nel suolo praticato su tutta la lunghezza della facciata nord. La totalità del piano terra è stata restituita ai servizi destinati al pubblico ed alle sale delle Nymphéas, sulla base dell'impianto originale voluto da Monet e distrutto nel 1960 per fare posto ad una scala. Inoltre il museo - grazie all'estensione - dispone ora di una galleria per esposizioni temporanee che - tra il 21 novembre 2006 al 5 marzo 2007 - ospiteranno la mostra Orangerie, 1934: i pittori della realtà, replica di una delle esposizioni fondamentali della storia dell'istituzione. Inaugurazione: venerdì 5 maggio 2006 Anne Samson Communications Tel 0140368435 - 0140368440 contact@annesamson.com

36.approfon<strong>di</strong>menti <strong>Exibart</strong>.<strong>onpaper</strong><br />

LA CHELSEA DELLA SENNA<br />

Sono passati <strong>di</strong>eci anni da quando un gruppo <strong>di</strong> gallerie parigine decisero <strong>di</strong> colonizzare un'area nel tre<strong>di</strong>cesimo<br />

arron<strong>di</strong>ssement.Tra il tentativo <strong>di</strong> svecchiare il panorama galleristico della capitale e le obbiettive <strong>di</strong>fficoltà<br />

<strong>di</strong> affermarsi come moderno art <strong>di</strong>strict sul modello <strong>di</strong> Londra o New York. Problemi, speranze e iniziative<br />

della zona <strong>di</strong> Rue Louise Weiss <strong>di</strong>eci anni dopo…<br />

�� In ogni grande città c'è un<br />

quartiere d'arte particolarmente<br />

alla moda. Solitamente zone un<br />

tempo occupate da fabbriche e<br />

magazzini: l'East End a Londra,<br />

Chelsea a New York, Kreuzberg a<br />

Berlino, Zonaventura a Milano. Gli<br />

artisti sono spesso i primi ad arrivare,<br />

attratti dai prezzi bassi degli<br />

immobili e dai gran<strong>di</strong> spazi, adatti<br />

per gli atelier. Le gallerie tallonano<br />

gli artisti, i collezionisti seguono le<br />

gallerie, le boutique d'alta moda e<br />

la vita notturna rincorrono i portafogli<br />

<strong>di</strong> chi si può permettere <strong>di</strong><br />

spendere. Così ha luogo una trasformazione<br />

totale.<br />

A Parigi, invece, è successo <strong>di</strong>versamente.<br />

Nel 1997, sei nuove<br />

gallerie d'arte contemporanea<br />

(Galerie Praz-Delavallade, Galerie<br />

Almine Rech, Galerie Jennifer<br />

Flay, Galerie Emmanuel Perrotin,<br />

Air de Paris e Art:Concept) non<br />

vollero aspettare <strong>di</strong> vedere dove<br />

sarebbero andati gli artisti. Hanno<br />

trovato loro stesse un quartiere<br />

libero, ancora economico e lontano<br />

dal caos del centrocittà. Si<br />

sono appropriate <strong>di</strong> una zona<br />

desolata nel tre<strong>di</strong>cesimo arron<strong>di</strong>ssement<br />

su Rue Louise<br />

Weiss, tra Chinatown e la<br />

Senna, ed hanno fondato<br />

l'associazione Louise,<br />

dando vita ad uno dei centri<br />

più <strong>di</strong>namici della<br />

scena artistica parigina.<br />

La zona è stata scelta per<br />

la sua mancanza <strong>di</strong> identità.<br />

Era una tabula rasa,<br />

una tela bianca su cui<br />

creare qualsiasi immagine.<br />

<strong>Il</strong> sindaco del quartiere,<br />

ex-ministro della cultura,<br />

Jacques Toubon, capì<br />

che le gallerie avrebbero portato<br />

una nuova immagine alla tre<strong>di</strong>cesima.<br />

La sua intenzione era quella<br />

<strong>di</strong> valorizzare il quartiere e centralizzare<br />

la zona. Aiutando i giovani<br />

galleristi ad installarsi al pianter-<br />

reno del Ministero d'Economia e<br />

delle Finanze, Toubon ha così contribuito<br />

a trasformare il quartiere<br />

in un luogo <strong>di</strong> tendenza e una<br />

mecca per l'avanguar<strong>di</strong>a artistica.<br />

La strada <strong>di</strong> per sé non è bella:<br />

deserta, fiancheggiata da gran<strong>di</strong><br />

e<strong>di</strong>fici alti e grigi, figli dell'architettura<br />

moderna degli anni '60 e '70,<br />

lontani dallo charme architettonico<br />

della capitale. Alcune delle gallerie<br />

mancano <strong>di</strong> visibilità, essendo<br />

situate sotto i portici mezzo<br />

piano più in alto rispetto alla strada,<br />

mentre altre sono sulle piccole<br />

strade intorno: Rue Charcot,<br />

Rue Duchefdelaville e Rue<br />

Chevaleret.<br />

Ma Louise fa parte <strong>di</strong> una tendenza<br />

più generale a Parigi, che vede<br />

tante gallerie spostarsi verso Est,<br />

allontanandosi dalle zone storicamente<br />

artistiche come Saint-<br />

Germain-des-Prés. Oggigiorno, la<br />

posizione geografica all'interno<br />

della città non è più una strategia<br />

<strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta e ha molto meno importanza<br />

per una galleria. In un'intervista,<br />

Almine Rech, gallerista <strong>di</strong><br />

Louise, spiega: "La visibilità reale<br />

<strong>di</strong> una galleria si gioca all'estero.<br />

“<br />

Ma se capitate da<br />

quelle parti portatevi da bere<br />

perché quelli <strong>di</strong> Louise sono<br />

gli unici vernissage <strong>di</strong> Parigi<br />

senza traccia <strong>di</strong> champagne<br />

Non abbiamo alcun interesse ad<br />

avere un bello spazio se non<br />

siamo invitati alle cinque o sei<br />

fiere che contano!"<br />

Infatti, non è più dentro le gallerie<br />

che la maggior parte delle trans-<br />

azioni vengono concluse: gli avventori<br />

casuali non comprano, il riconoscimento<br />

locale non ha importanza.<br />

Con la globalizzazione del<br />

mercato dell'arte, la visibilità <strong>di</strong><br />

una galleria deve andare oltre i<br />

confini nazionali attraverso la partecipazione<br />

alle fiere: Armory,<br />

FIAC, Art Basel, Pulse e Frieze tra<br />

le altre.<br />

La particolarità <strong>di</strong> Louise sta nel<br />

fatto che le gallerie si sono spostate<br />

en groupe. Perché, si sa, l'unione<br />

fa forza. Jennifer Flay, nota<br />

gallerista neozelandese <strong>di</strong>venuta<br />

parigina, descrive Louise come<br />

"un momento importante nella<br />

storia delle gallerie in Francia." A<br />

metà degli anni '90, infatti, il mercato<br />

d'arte contemporanea francese<br />

era in crisi. I giovani galleristi,<br />

amici fra loro, si riunivano spesso<br />

per parlare dei problemi: affitti<br />

troppo cari, assenza <strong>di</strong> visibilità<br />

sul mercato, mancanza <strong>di</strong> compratori,<br />

una scarsa considerazione<br />

dell'arte francese contemporanea<br />

sulla scena internazionale.<br />

Unendo le loro energie, le loro<br />

expertise ed i <strong>di</strong>versi strumenti <strong>di</strong><br />

sviluppo e comunicazione, hanno<br />

creato una <strong>di</strong>namica <strong>di</strong><br />

gruppo che ha contribuito<br />

al loro riconoscimento sul<br />

piano internazionale. Flay<br />

afferma che, pur rappresentando<br />

solo un piccolo<br />

gruppo delle gallerie <strong>di</strong><br />

quella generazione, "la Rue<br />

Louise Weiss ha incarnato<br />

lo spirito <strong>di</strong> una nuova<br />

generazione."<br />

Fra le gallerie clou c'è gb<br />

agency che espone installazioni<br />

video <strong>di</strong> alta qualità;<br />

Almine Rech, che presenta<br />

artisti noti francesi e internazionali<br />

in un grande spazio moderno;<br />

Jousse Entreprise, che, oltre ad<br />

opere d'arte contemporanea,<br />

espone anche mobili dagli anni<br />

'60 e '70 e architettura; in SITU<br />

fabienne leclerc, rappresentante<br />

<strong>di</strong> artisti come Los Carpinteros,<br />

Gary Hill e Florence Paradeis. Una<br />

presenza fissa nel quartiere è l'intervento<br />

urbano del leggendario<br />

artista francese Space Invader,<br />

che invade letteralmente le mura<br />

urbane con i suoi personaggi in<br />

mattonelle ispirati al famoso<br />

videogame retrò.<br />

A <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quelle del Marais,<br />

più affermate, le gallerie <strong>di</strong> Louise<br />

hanno scopi che vanno oltre le<br />

ven<strong>di</strong>te, i personaggi e l'immagine.<br />

Concentrandosi sopratutto su<br />

artisti emergenti, Louise cerca <strong>di</strong><br />

creare un ambiente artistico<br />

comune, pur mantenendo l'identità<br />

<strong>di</strong> ogni galleria. Vengono organizzati<br />

infatti progetti culturali per<br />

aiutare le arti visive a rompere le<br />

tra<strong>di</strong>zioni imposte dal sistema<br />

commerciale. Le gallerie lavorano<br />

insieme per raggiungere un<br />

obbiettivo più vasto: promuovere<br />

l'arte contemporanea a Parigi.<br />

Esempio <strong>di</strong> questa collaborazione<br />

è Random Gallery, un progetto<br />

iniziato da Air de Paris e Praz-<br />

Delavallade. Lo spazio espositivo<br />

è situato in mezzo alle due gallerie<br />

e presenta una mostra a catena.<br />

L'artista in mostra sceglie l'artista<br />

successivo, che a sua volta sceglie<br />

l'artista dopo ancora, e così<br />

via. In questa maniera, è possibile<br />

comprendere i gusti degli artisti<br />

stessi, e non soltanto quelli dei<br />

proprietari delle gallerie.<br />

Ma siamo ancora lontani dall'idea<br />

<strong>di</strong> una Chelsea parigina: invece dei<br />

ben noti "problemi" della sovrabbondanza<br />

newyorchese, sulla<br />

deserta rue Louise Weiss l'occhio<br />

ignaro avrebbe <strong>di</strong>fficoltà a trovare<br />

le gallerie. <strong>Il</strong> fine settimana però<br />

l'atmosfera cambia, la strada si<br />

satura <strong>di</strong> avventori che vanno <strong>di</strong><br />

mostra in mostra. Ovunque si<br />

trova la pubblicazione gratuita<br />

Louise che, oltre a presentare<br />

descrizioni e immagini delle<br />

mostre in corso, fornisce una cartina<br />

del quartiere che aiuta ad<br />

orientarsi.<br />

<strong>Il</strong> numero delle gallerie sta aumentando,<br />

ma dopo oltre <strong>di</strong>eci anni<br />

ancora non si è raggiunta la com-<br />

E intanto in centro…<br />

pleta realizzazione del progetto iniziale.<br />

Mancano ancora negozi e<br />

locali, mentre c'è anche chi ha già<br />

abbandonato la Rue Louise Weiss<br />

per altri quartieri. L'assenza più<br />

evidente è quella <strong>di</strong> Emmanuel<br />

Perrotin, rappresentante <strong>di</strong> noti<br />

artisti come Mariko Mori,<br />

Maurizio Cattelan e Sophie Calle,<br />

che ha preferito Rue de Turenne.<br />

Ma la lotta per la costruzione <strong>di</strong> un<br />

vero e proprio quartiere d'arte<br />

prosegue. Si continuano a con<strong>di</strong>videre<br />

spazi, informazioni, progetti,<br />

e<strong>di</strong>zioni e vernissage. Ogni due<br />

mesi si svolge il rito dell'inaugurazione<br />

collettiva, frequentato da più<br />

<strong>di</strong> tremila persone, un evento sempre<br />

molto atteso. Ma se capitate<br />

da quelle parti, portatevi da bere,<br />

perché quelli <strong>di</strong> Louise sono gli<br />

unici vernissage a Parigi senza<br />

traccia <strong>di</strong> champagne... �<br />

[clara patricia kauffman]<br />

È uno degli eventi più attesi nel 2006 in Francia. Dopo cinque anni <strong>di</strong> lavori,<br />

riapre il 5 maggio a Parigi il Musée de l'Orangerie, uno dei più frequentati<br />

dai turisti, con circa cinquecentomila visitatori all'anno. Chiuso dal 2000,<br />

il museo ospita - fra gli altri capolavori - il famoso ciclo delle Nymphéas <strong>di</strong><br />

Claude Monet, e la collezione Jean Walter e Paul Guillaume, ricca <strong>di</strong><br />

capolavori, dal doganiere Rousseau, a Derain, Picasso, Mo<strong>di</strong>gliani,<br />

Soutine. Proprio l'arrivo intorno al 1960 della collezione Walter Guillaume<br />

portò a delle sostanziali mo<strong>di</strong>fiche architettoniche, che snaturarono la concezione<br />

originaria, privando il ciclo <strong>di</strong> Monet del fondamentale rapporto con<br />

la luce naturale e con il paesaggio dell'a<strong>di</strong>acente giar<strong>di</strong>no delle Tuileries,<br />

stu<strong>di</strong>ato a suo tempo in situ dallo stesso artista. Ora questi lavori hanno<br />

ripristinato le con<strong>di</strong>zioni originarie, ricavando per la collezione Walter<br />

Guillaume dei moderni spazi sotterranei, che comunque attingono l'illuminazione<br />

naturale grazie ad un lungo incavo nel suolo praticato su tutta la lunghezza<br />

della facciata nord. La totalità del piano terra è stata restituita ai<br />

servizi destinati al pubblico ed alle sale delle Nymphéas, sulla base dell'impianto<br />

originale voluto da Monet e <strong>di</strong>strutto nel 1960 per fare posto ad una<br />

scala. Inoltre il museo - grazie all'estensione - <strong>di</strong>spone ora <strong>di</strong> una galleria per<br />

esposizioni temporanee che - tra il 21 novembre 2006 al 5 marzo 2007 -<br />

ospiteranno la mostra Orangerie, 1934: i pittori della realtà, replica <strong>di</strong> una<br />

delle esposizioni fondamentali della storia dell'istituzione.<br />

Inaugurazione: venerdì 5 maggio 2006<br />

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