34.approfon<strong>di</strong>menti <strong>Exibart</strong>.<strong>onpaper</strong> WINNIPEG, APPASSIONATAMENTE Esiste una città nel cuore dell'Ontario, in cui la creatività è motivo <strong>di</strong> vanto ed oggetto <strong>di</strong> investimento. <strong>Il</strong> suo motto? Winnipeg: Uno con la forza <strong>di</strong> molti. E in effetti, molti sono gli artisti che questo luogo, isolato dal resto del mondo, ha prodotto. Da General Idea a Tim Gardner fino al collettivo Royal Art Lodge... ��È stata definita "il settimo cerchio infernale", il suo nome significa palude... Stiamo parlando <strong>di</strong> Winnipeg, la capitale del Manitoba. Una città dal passato inquietante con una storia che gronda sangue ed un presente altrettanto sconvolgente, fatto <strong>di</strong> criminalità, inondazioni devastanti ed epidemie. Un quadro <strong>di</strong>sastroso, aggravato da un inverno rigi<strong>di</strong>ssimo e dall'isolamento imposto da barriere geografiche che la rendono roccaforte inaccessibile. Accade, però, che questo luogo solitario scelga l'arte come risoluzione dei propri mali. Sia in virtù <strong>di</strong> una necessità puramente terapeutica, sia per sollecitare una propria apertura verso l'esterno, tale da stimolare l'interesse delle più sofisticate realtà oltre confine. Fino a <strong>di</strong>ventare un vero e proprio vulcano <strong>di</strong> creatività, in grado <strong>di</strong> produrre ed esportare artisti abili ad inserirsi in un contesto mon<strong>di</strong>ale, tuttavia con caratteristiche <strong>di</strong>stintive, strettamente legate al territorio. Impervio e doloroso, ma per questo in grado <strong>di</strong> legare a doppio filo chi vi appartiene, imprimendo dei segni indelebili <strong>di</strong> cui “ La solitu<strong>di</strong>ne è uno dei tratti salienti dell'identikit psicologico dell'artista <strong>di</strong> Winnipeg. Nonostante ciò i gruppi pullulano l'arte si fa testimone e supporto. I risultati? Questa originale cittàstato, perduta nel deserto <strong>di</strong> neve canadese, <strong>di</strong>stante una giornata <strong>di</strong> cammino da Minneapolis, può contare su un <strong>di</strong>screto nucleo <strong>di</strong> gallerie, sostenute da sostanziosi finanziamenti pubblici offerti dall'Università del Manitoba o 1 dalla WAG , mirati a stimolare la ricerca e ad accrescere il prestigio degli artisti locali. Tra le più importanti citiamo la Plug-In, con una programmazione orientata verso il nuovo e il merito <strong>di</strong> aver presentato nel 2001, alla Biennale <strong>di</strong> Venezia curata dal compianto Harald Szeeman, il duo Anet Car<strong>di</strong>ff e George Bures Miller nella mostra The Para<strong>di</strong>se Institute. Ma anche la 1.1.1 Gallery, <strong>di</strong>retta da Cliff Eyland, con un'attività promotrice della creatività autoctona e lo sforzo <strong>di</strong> operare una fusione omogenea tra la tra<strong>di</strong>zione aborigena Inuit e la cultura occidentale. Fino alla più contemporanea Video-Pool, laboratorio <strong>di</strong> ricerca de<strong>di</strong>cato allo stu<strong>di</strong>o delle nuove tecnologie. Un caso a parte è the Other Gallery, spazio online gestito dall'artista Paul Butler, già inventore del Collages Party, una specie <strong>di</strong> carrozzone vagante, volto alla creazione <strong>di</strong> opere a più mani, in cui si annulla il concetto <strong>di</strong> "autore" in nome <strong>di</strong> un'arte sociale. L'attività a 360 <strong>di</strong> Butler, ma anche <strong>di</strong> Eyland o <strong>di</strong> Risa Horowitz, rappresenta il caratteristico lato impren<strong>di</strong>toriale <strong>di</strong> molti artisti <strong>di</strong> Winnipeg, pronti ad inventarsi nelle più <strong>di</strong>sparate mansioni, improvvisandosi, all'occorrenza, curatori, critici, galleristi, al fine <strong>di</strong> sostenere il proprio lavoro e quello dei colleghi alleati. Diverso è, invece, l'atteggiamento dei più giovani. In una città che è riuscita a fatica a far <strong>di</strong>gerire al proprio collezionismo una generazione <strong>di</strong> pittrici classe 1950 a metà tra astrazione e figurazione (qualche nome? Diane Whitehouse, Wanda Koop ed Eleanor Bond), gli esor<strong>di</strong>enti tendono a riunirsi in collettivi per crescere insieme, ma soprattutto per autopromuoversi in squadra. "Si tratta più che altro <strong>di</strong> una strategia, che prima o poi" sostiene Shirley Ma<strong>di</strong>ll, una delle curatrici locali più attive "evolverà nello sviluppo <strong>di</strong> brillanti carriere in<strong>di</strong>viduali". La solitu<strong>di</strong>ne, infatti, è uno dei tratti salienti dell'identikit psicologico dell'artista <strong>di</strong> Winnipeg. Nonostante ciò i gruppi pullulano, con poche questioni <strong>di</strong> ortodossia e numerose confluenze tra com- L'uomo Farber Winnipeg è un centro <strong>di</strong> importanti ed eterogenee sperimentazioni artistiche. Esiste un legame tra la RAL e artisti quali Tim Garner, Wanda Koop, Karel Funk, Eleanor Bond, o filmmaker come Noam Gonick e Guy Mud<strong>di</strong>n? Conosciamo o abbiamo incontrato alcuni <strong>di</strong> questi. Tim Gardner e Karel Funk hanno frequentato la nostra stessa università, ad esempio. Ma personalmente ritengo che gli unici artisti con cui io abbia realmente sentito una forte comunanza <strong>di</strong> idee siano gli altri membri della Royal Art Lodge. Ed è per questo che ci siamo riuniti in gruppo. I vostri riferimenti? Questione complessa. Potrei stilare un elenco lunghissimo e tentare <strong>di</strong> dare una versione corretta <strong>di</strong> tutte le persone che hanno avuto influenza <strong>di</strong>retta sul nostro lavoro, ma <strong>di</strong>menticherei certamente qualcuno. Senza alcun dubbio traggo una profonda ispirazione dalla musica. Come realizzate la vostra pittura? Attualmente produciamo due generi <strong>di</strong> pittura. La prima su un piccolo formato, 6x6, che poniamo in valigette poggiate su un pavimento, fino a che questo non risulta coperto <strong>di</strong> <strong>di</strong>pinti, consentendoci una visione complessiva del lavoro. Successivamente vi interveniamo con un'azione collettiva. pagini. Accade che Butler, che compone e rifotografa collages, frequenti i cosiddetti artisti del Village Value 2 (Jacek Kosciuk, Daniel Dueck, Janie Klimack), così definiti perchè operano assemblando materiale <strong>di</strong> riciclo, o che alcuni protagonisti <strong>di</strong> Twosix (Cyrus Smith, David Wityk, Mélanie Rocan, Ian August, Fred Thomas, DJ Brace, Shaun Morin) facciano parte anche <strong>di</strong> Orange Lab e contemporaneamente figurino singolarmente sotto nickname sul sito <strong>di</strong> Other gallery. Un caso a parte è costituito dalla Royal Art Lodge 3, un successo internazionale strepitoso, consacrato nel 2003 dalla mostra itinerante Ask The Dust. I protagonisti della RAL, infatti, svolgono le proprie carriere soliste parallelamen- sopra: Marcel Dzama and Neil Farber - Apocalypse Daily - 2003, (detail), ink on paper, 37x2800 cm (courtesy perugi artecontemporanea) a sinistra: Neil Farber - Untitled, 2002, ink on paper, 29,7x21 cm, (courtesy perugi artecontemporanea) te all'attività collettiva, suggellata da un patto implicitamente vincolante ed esclusivo, che non ammette intersezioni esterne e si concretizza in sessioni infrasettimanali <strong>di</strong> pittura <strong>di</strong> società dai reiterati riferimenti pop. Prescindendo dalle questioni <strong>di</strong> stile, è comune in tutti gli artisti, ma anche nelle ricerche dei registi Guy Mud<strong>di</strong>n (impegnato su un filone horror) e Noam Gonick (borderline tra cinematografia e video arte) la vocazione al nero, anche nelle manifestazioni pop più scanzonate. Questo Gothic Unconscious, come lo definì in una mostra del 2003, parafrasando Rosalind Krauss, la curatrice Sigrid Dahle, imprime un'aura mortifera nelle tematiche affrontate dall'estro locale, una sorta <strong>di</strong> lato oscuro spesso identificabile con un freddo realismo, un'attitu<strong>di</strong>ne particolare all'introspezione, all'arte come sfogo <strong>di</strong> una sfera intima ed esistenziale. Sempre con un occhio attento al territorio, la sua storia, le sue problematiche. � [santa nastro] 1 WAG, Winnipeg Art Gallery. 2 Un noto megastore locale 3 Seguita in Italia dalla galleria Andrea Perugi <strong>di</strong> Padova La Royal Art Lodge fu fondata nel 1996 da sei studenti (Marcel Dzama, Drue Langlois, Michel Dumontier, Neil Farber, Adrian Williams, Jonathan Pylypchuk, ma sono stati membri del gruppo anche Hollie Dzama e Myles Langlois) dell'università del Manitoba. Attualmente conserva tre membri: Michael Dumontier, Marcel Dzama, e Neil Farber, che risponde ad <strong>Exibart</strong> in questa intervista. La seconda, invece, si svolge su una serie <strong>di</strong> venti-trenta pezzi <strong>di</strong> un formato 8x8, che raccontano una storia e che vengono posti in or<strong>di</strong>ne consequenziale sulla parete. Ciascuno <strong>di</strong> voi conduce anche una carriera in<strong>di</strong>viduale. In che cosa si <strong>di</strong>fferisce l'azione in<strong>di</strong>viduale da quella collettiva? <strong>Il</strong> lavoro che produciamo come gruppo è in larga parte rappresentato dalla pittura che realizziamo assieme nei nostri incontri serali del Mercoledì. Ma spesso realizziamo anche progetti speciali. Inoltre gestiamo collettivamente il nostro sito web. Winnipeg ha una tragica storia <strong>di</strong> inondazioni, lotte violente, crimini, inverni durissimi... Questo ha influenzato in qualche modo il vostro lavoro che peraltro spesso parla <strong>di</strong> morte, e presenta figurazioni ibridate somiglianti ad incubi notturni? Credo che il posto in cui viviamo abbia un grosso ascendente sul nostro lavoro, ma non penso che questo influenzi in senso letterale la pittura che facciamo. <strong>Il</strong> Canada è una nazione giovanissima, questo significa che non esiste una vera e propria storia nazionale cui si possa fare riferimento e <strong>di</strong> cui essere coscienti. E questo, a mio parere, è un grosso vantaggio.
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