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Il Carso da Stanjel a Duino/Devin (PDF - VODNIK Kras-Carso

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IL CARSO<br />

DA ŠTANJEL A<br />

DUINO/DEVIN<br />

Che meraviglia, la quiete del carso!<br />

L’ombra dei pini e delle quercie,<br />

dei carpini e dei frassini,<br />

<strong>da</strong>lla quale l’occhio s’innalza<br />

fino a trovare la pace sopra il mare.<br />

(Alojz Rebula)


<strong>Il</strong> <strong>Carso</strong>, altipiano calcareo affacciato sul Golfo di Trieste, dove le acque del Mare Adriatico bagnano<br />

la terra nel loro punto più alto, circon<strong>da</strong>to <strong>da</strong>lla Valle del Vipava, <strong>da</strong>i Brkini, <strong>da</strong>l fiume Pivka e <strong>da</strong>ll’Istria<br />

slovena sui restanti lati, invita <strong>da</strong> millenni gli amanti delle bellezze naturali e culturali a percorrere<br />

e a conoscere le affascinanti caratteristiche del suo mondo. Anche una sola visita al misterioso<br />

mondo sotterraneo delle grotte carsiche può trasformarsi in un’esperienza unica, come pure una<br />

passeggiata tra il patrimonio naturale e culturale dei villaggi carsici con i loro dintorni, dove si rispecchia<br />

il millenario lavoro della natura e dell’uomo, creatore delle particolarità di questo mondo.<br />

Una parte importante nella formazione e nei cambiamenti della cultura carsica è <strong>da</strong>ta, oltre che <strong>da</strong>ll’influenza<br />

mediterranea e friulana, <strong>da</strong>gli importanti avvenimenti storici, i quali nel corso della storia<br />

inflissero alla popolazione un crudele destino. L’impronta più crudele fu lasciata <strong>da</strong>i continui spostamenti<br />

delle frontiere politiche le quali, dopo la secon<strong>da</strong> guerra mondiale, spaccarono il <strong>Carso</strong> in due.<br />

La frontiera condizionò fortemente lo sviluppo politico, economico e culturale del <strong>Carso</strong> e della sua<br />

gente che, nonostante la divisione, continuò a vivere pacificamente. Oggi si ripropone l’occasione<br />

di presentare un <strong>Carso</strong> senza frontiere politiche, vale a dire un <strong>Carso</strong> che può fungere <strong>da</strong> ponte tra<br />

la cultura nazionale italiana e quella slovena, dove le persone, nonostante la diversità linguistica,<br />

conservano e sviluppano il proprio patrimonio culturale e naturalistico collettivo, che configura in<br />

modo significativo l’identità di questi luoghi.<br />

La pubblicazione <strong>Il</strong> <strong>Carso</strong> <strong>da</strong> Štanjel a <strong>Duino</strong>/<strong>Devin</strong> vuole presentare i molteplici aspetti dell’ambiente<br />

naturale e del modo di vivere della popolazione locale, come storia, etnologia, arte ed altre<br />

curiosità; al contempo vuole essere anche un invito a visitare i villaggi carsici dei Comuni di Komen<br />

e di <strong>Duino</strong>-Aurisina/<strong>Devin</strong>-Nabrežina i quali, nei loro nuclei e dintorni, nascondono affascinanti testimonianze<br />

di avvenimenti passati e presenti.<br />

La pubblicazione nasce nell’ambito del progetto europeo transfrontaliero PHARE-CBC Slovenia/<br />

Italia: Sviluppo del turismo e delle attività legate al turismo tra Štanjel e <strong>Duino</strong>/<strong>Devin</strong>, il cui scopo<br />

principale è quello di unire l’offerta turistica dei due Comuni limitrofi, il Comune di Komen <strong>da</strong>lla parte<br />

slovena e il Comune di <strong>Duino</strong>-Aurisina <strong>da</strong>lla parte italiana, e compiere un passo avanti per superare<br />

le conseguenze di una linea di confine. Al progetto hanno aderito l’Associazione culturale slovena<br />

Igo Gruden di Aurisina e la scuola dell’obbligo Anton Šibelja Stjenka di Komen. Durante il corso facoltativo<br />

di etnologia, gli alunni hanno svolto e documentato delle ricerche sulla cultura, sulla natura<br />

e su come si viveva una volta nei villaggi del Comune di Komen; nel Comune di <strong>Duino</strong>-Aurisina questo<br />

compito è stato svolto <strong>da</strong> alcuni membri dell’Associazione culturale slovena Igo Gruden. I frutti<br />

delle ricerche, svolte <strong>da</strong>gli allievi e <strong>da</strong>i membri dell’Associazione, sono contenuti nella descrizione<br />

dei beni presenti nei singoli paesi, che spesso nascondono veri e propri gioielli di un patrimonio<br />

culturale trascurato o a cui è tuttora difficile accedere. Speriamo quindi che la pubblicazione, oltre<br />

a presentare al visitatore le peculiarità carsiche, sia anche un invito alla popolazione locale per un<br />

miglior rapporto nei confronti del patrimonio naturale e culturale che ci è stato traman<strong>da</strong>to <strong>da</strong>i nostri<br />

avi; esso è un significativo elemento distintivo per la conservazione e il consoli<strong>da</strong>mento del senso<br />

di appartenenza al <strong>Carso</strong> nei giorni a venire.<br />

Abitante di Slivia.<br />

1. PREMESSA<br />

Jasna Fakin<br />

3


A differenza <strong>da</strong>l <strong>Carso</strong>, la<br />

valle di Branik é attraversata<br />

<strong>da</strong> numerosi affluenti del<br />

fiume Vipava (fiume Branica<br />

presso Čipnje a Zavivalca).<br />

4<br />

I Comuni di Komen e <strong>Duino</strong>-Aurisina/<strong>Devin</strong>-Nabrežina comprendono la parte occidentale del <strong>Carso</strong>.<br />

Dalla costa si eleva un ripido ciglione, che raggiunge i 150 m di altezza: lì ha inizio l’altipiano carsico<br />

per abbassarsi gradualmente solo a partire <strong>da</strong>lle sorgenti del Timavo, dove confina con la pianura<br />

alluvionale. L’altipiano è attraversato <strong>da</strong> due serie di rilievi, il versante occidentale del sistema collinare<br />

Volnik e Tabor e il versante sud-est del Trstelj, dopo di che degra<strong>da</strong> verso gli alvei dei fiumi<br />

Branica e Raša.<br />

<strong>Il</strong> Comune di Komen<br />

2. INTRODUZIONE<br />

<strong>Il</strong> Comune di Komen abbraccia una superficie di 103 km2 che si estende <strong>da</strong>l confine italo-sloveno,<br />

dove confina con il Comune di <strong>Duino</strong>-Aurisina, alla Valle di Branik sul margine settentrionale del<br />

<strong>Carso</strong>, per proseguire poi verso la Valle del Vipava e i Comuni limitrofi sloveni di Miren-Kostanjevica,<br />

Nova Gorica, Ajdovščina e Vipava, nonché Doberdò del Lago/Doberdob (Italia). A sud confina<br />

<strong>da</strong>lla parte slovena con il Comune di Sežana, <strong>da</strong>lla quella italiana con il Comune di Sgonico/Zgonik.<br />

<strong>Il</strong> Comune di Komen comprende 35 paesi ovvero 20 Comunità di paese; sull’altipiano carsico<br />

troviamo le Comunità di Gorjansko, Brje pri Komnu, Brestovica pri Komnu, Klanec, Komen, Ivanji<br />

Grad-Zagrajec, Preserje, Volčji Grad, Sveto, Škrbina, Mali Dol, Tomačevica, Gabrovica-Coljava,<br />

Kobjeglava-Tupelče, Hruševica, Štanjel, Kobdilj, Lukovec, nella Valle di Branik invece troviamo le<br />

Comunità di Gornja Branica e Lisjaki. L’intero territorio conta circa 3.515 abitanti (nel 2002). <strong>Il</strong> centro<br />

principale del Comune è Komen, che è anche sede amministrativa, ma ben più nota, per il suo<br />

valore storico e architettonico, è la località di Štanjel con le sue antiche fortezze e il castello sul<br />

colle Thurn. Gli abitanti per la maggior parte trovano impiego nei maggiori centri urbani circostanti<br />

(Sežana, Nova Gorica e Ajdovščina), una parte di essi nelle le piccole imprese di Komen (Aluminij<br />

Oprema d.d., Aluminij Montal d.d., Iskra Avtoelektrika Livarna Komen d.o.o. e piccole aziende private).<br />

A Komen si trova anche la scuola elementare Anton Šibelja Stjenka con succursale a Štanjel. In<br />

entrambi i paesi c’è l’asilo. La maggior parte degli abitanti ha un’attività integrativa, negli ultimi anni<br />

per lo più la viticoltura, attività che va gradualmente sostituendo l’agricoltura e l’allevamento di bestiame.<br />

Negli ultimi tempi si stanno affermando attività legate al turismo, in particolare l’agriturismo,<br />

le cantine e le osmizze, alcune famiglie offrono alloggio turistico.<br />

<strong>Il</strong> Comune di <strong>Duino</strong>-Aurisina/<strong>Devin</strong>-Nabrežina<br />

<strong>Il</strong> Comune di <strong>Duino</strong>-Aurisina/<strong>Devin</strong>-Nabrežina ricopre 45 km2 di territorio che si espande tra il Mare<br />

Adriatico e il confine di stato; a nord confina con i Comuni di Monfalcone (Tržič) e Doberdò del<br />

Lago/Doberdob, al sud con il Comune di Sgonico/Zgonik e Trieste (Trst). Lungo la costa troviamo<br />

le località San Giovanni di <strong>Duino</strong>/Štivan, Villaggio del Pescatore/Ribiško naselje, <strong>Duino</strong>/<strong>Devin</strong> e<br />

Sistiana/Sesljan con Borgo San Mauro/Naselje sv. Mavra. Sull’altipiano carsico ci sono invece i<br />

paesi di Medeazza/Medjevas, Ceroglie/Cerovlje, Malchina/Mavhinje, Visogliano/Vižovlje, Slivia/Sli-<br />

Dal mare al <strong>Carso</strong>, il ciglione<br />

carsico presso Sistiana.


vno, Precenico/Prečnik, San Pelagio/Šempolaj, Prepotto/Praprot, Ternova piccola/Trnovca, Aurisina/Nabrežina<br />

e parte di Santa Croce/Križ. <strong>Il</strong> Comune conta circa 9.000 abitanti (nel 2004), di cui<br />

circa la metà sono autoctoni, la restante parte è rappresentata <strong>da</strong>gli immigrati, esuli provenienti<br />

<strong>da</strong>ll’Istria negli anni Cinquanta, o <strong>da</strong>gli abitanti della città che nel Comune hanno acquistato dei<br />

terreni e costruito case. I centri maggiori sono Sistiana, Aurisina, sede amministrativa del Comune,<br />

<strong>Il</strong> pittoresco castello di<br />

<strong>Duino</strong> unisce il mare con<br />

il <strong>Carso</strong>.<br />

e <strong>Duino</strong>, che con il suo castello e il Collegio del Mondo Unito dell’Adriatico rappresenta il fulcro<br />

culturale del territorio. <strong>Il</strong> Comune è bilingue, pertanto sono considerate lingue ufficiali sia l’italiano<br />

che lo sloveno, per cui anche le singole località hanno una denominazione bilingue. Lo stesso vale<br />

per le scuole: ci sono quattro asili con lingua d’insegnamento slovena e quattro con lingua d’insegnamento<br />

italiana, tre scuole elementari slovene e tre italiane e una scuola media per ciascuna<br />

lingua d’insegnamento. <strong>Il</strong> territorio è preminentemente di transito. La stretta fascia di territorio è attraversata<br />

longitudinalmente <strong>da</strong> tutte le vie di comunicazione, strade, autostra<strong>da</strong> e linea ferroviaria,<br />

<strong>da</strong>ll’acquedotto, oleodotto e altre infrastrutture. In passato questo territorio rappresentava un punto<br />

no<strong>da</strong>le nei collegamenti perpendicolari tra l’entroterra e le zone costiere. I cittadini del Comune<br />

lavorano per lo più a Trieste o a Monfalcone, di cui circa 500 nella cartiera Burgo a San Giovanni<br />

di <strong>Duino</strong>; una buona fonte di gua<strong>da</strong>gno è legata alle attività legate all’estrazione della pietra, alla<br />

viticoltura, alla rete alberghiera, alla pesca e alla maricoltura.<br />

Škrbina é circon<strong>da</strong>ta<br />

<strong>da</strong> piccoli monti che si<br />

abbassano gradualmente<br />

verso la valle di Vipava.<br />

5


Geologia e geomorfologia<br />

Le rocce di questa regione geografica, sviluppatesi in un intervallo di tempo tra i 137 e i 50 milioni<br />

d’anni fa, testimoniano l’esistenza di antichissimi mari, profondi in determinati periodi, a profondità<br />

ridotta fino a trasformarsi in un ambiente lagunare in altri, di specchi marini ad ampi bacini oppure a<br />

bacini ridotti, ricchi d’insenature. Nel passaggio fra il Giurassico e il Cretacico vi fu una regressione<br />

del mare succeduta <strong>da</strong> un ritorno dell’ambiente marino. Anche le condizioni climatiche subirono forti<br />

mutamenti. I mari erano popolati <strong>da</strong> diverse specie vegetali e animali, che diedero origine, con la<br />

loro attività biocostruttrice, a delle formazioni di strati carbonatici di vario spessore. Con il mutare<br />

delle caratteristiche e delle dimensioni dei bacini mutarono pure le forme di vita in essi contenute. In<br />

determinati periodi prevalsero varie specie di gasteropodi e bivalvi, in altri gli organismi unicellulari,<br />

mari più profondi erano popolati <strong>da</strong> varie specie di pesci, nelle acque meno profonde si sviluppavano<br />

le scogliere coralline, simili a quelle che oggi possiamo ammirare soltanto nei mari dei tropici.<br />

I resti vegetali ed animali, in particolare gli scheletri e i gusci calcarei, vennero a formare i fossili<br />

contenuti negli strati di rocce sedimentarie.<br />

La fine del Cretacico fu contrassegnata <strong>da</strong> una forte attività tettonica, che portò alla formazione<br />

delle catene Alpine. I fiumi incisero strette valli e profonde forre lungo i fianchi delle montagne<br />

neoformate, asportarono enormi quantità di materiale che si depositò in mare. <strong>Il</strong> materiale accumulatosi<br />

provocò l’insorgere di enormi frane sottomarine nonché di turbolente correnti torbide che<br />

trascinarono il materiale a maggiori profondità. Man mano che la massa raggiunse il fondo del mare<br />

cominciarono a sedimentarsi prima le unità più grossolane e poi le parti più fini, <strong>da</strong>ndo così origine<br />

alla caratteristica stratificazione, all’alternanza di marne ed arenarie.<br />

Spinte tettoniche, legate alla deriva di parte del continente africano verso quello europeo, in un<br />

momento successivo deformarono, innalzarono e piegarono gli strati, formatisi sul fondo marino<br />

e inizialmente orizzontali, fino a far loro assumere l’attuale posizione inarcata. <strong>Il</strong> sottile e plastico<br />

strato di flysch scivolò lungo i costoni formando così le colline di Trieste e lo strato che si assottiglia<br />

verso occidente, fino a formare una stretta fascia che cinge il fianco delle pareti scoscese sotto il<br />

crinale di Sistiana, lungo il margine sud-orientale e parte della valle del fiume Vipava verso nord. La<br />

presenza di fossili e di tracce di organismi vissuti nelle ere lontane, rinvenuti nelle rocce affioranti<br />

nell’area <strong>da</strong> noi studiata, ci permettono di suddividere la “Formazione dei calcari del <strong>Carso</strong> triestino”<br />

in sei membri, riconducibili a sei diversi ambienti sedimentari di piattaforma. Caratteristici sono in<br />

particolare gli affioramenti calcarei a rudiste. Le Rudiste sono state i più importanti biocostruttori<br />

nelle piattaforme carbonatiche del Cretacico superiore, estinte alla fine del periodo (65 milioni di<br />

anni fa). Si tratta di Molluschi dotati di una conchiglia a due valve, di cui una, quella fissata al substrato<br />

dei fon<strong>da</strong>li, a forma di cono e l’altra, più piccola, a forma di opercolo. Vivevano in colonie;<br />

talora potevano raggiungere notevoli dimensioni (anche diversi decimetri). Le Rudiste si rinvengono<br />

in un’ampia fascia di affioramento, spesso caratterizzata <strong>da</strong> cave <strong>da</strong>lle quali si ricava materiale <strong>da</strong><br />

costruzione e per finimenti.<br />

Di estrema importanza risultano inoltre gli strati di calcari neri “strati ittiolitici di Komen” formatisi nel<br />

Cretacico inferiore e così denominati <strong>da</strong> Adolf von Marolt, autore della prima carta geologica del<br />

<strong>Carso</strong> triestino e dell’Istria (1848). <strong>Il</strong> primo lavoro paleontologico sui pesci di Komen è stato stillato<br />

<strong>da</strong> J. Hechel nel 1850, successivamente sono stati studiati <strong>da</strong> eminenti scienziati europei dell’epoca.<br />

Gli strati ittiolitici di Komen, talvolta con evidenti noduli di selce, si originarono negli ambienti<br />

lagunari più profondi. Tra i numerosi reperti rinvenuti vi sono molte specie di pesci, di rettili, carapaci<br />

di tartarughe e molti resti di organismi che an<strong>da</strong>rono a completare la fauna locale di quasi 100 milioni<br />

di anni fa. Questo calcare lastroide veniva usato per realizzare i tetti carsici.<br />

Non appena le superfici carbonatiche si innalzarono e vennero a contatto con gli agenti atmosferici,<br />

ebbe inizio il processo di dissoluzione del calcare, dovuto all’aria e all’aggressività delle acque meteoriche,<br />

nonché l’asporto del materiale frantumato. Ebbe inizio così l’inesorabile modellamento e<br />

abbassamento della superficie, che diede luogo alla formazione di un paesaggio tipico, all’altipiano<br />

carsico con i suoi colli, le doline, uvala e con i fenomeni carsici superficiali quali: vaschette di corrosione,<br />

scannellature, solchi, campi solcati e le grize. Le acque, penetrando nelle minuscole fessure,<br />

continuano la loro azione corrosiva anche nel sottosuolo, <strong>da</strong>ndo origine a pozzi, caverne, gallerie<br />

e grotte tappezzate <strong>da</strong> stalattiti e stalagmiti. Alla corrosione degli strati calcarei superficiali è legato<br />

Pietre, pietre, nient’altro<br />

che pietre...<br />

3. QUADRO NATURALISTICO<br />

7


8<br />

I prati costituiscono un<br />

elemento importante<br />

del paesaggio carsico;<br />

sono inoltre la fonte<br />

della molteplicità<br />

biotica in quanto vi<br />

si trovano numerose<br />

specie animali e<br />

vegetali (Lukovec).<br />

In autunno lo scotano (Cotinus<br />

coggygria) dipinge la lan<strong>da</strong><br />

carsica con caldi colori.<br />

pure il ritrovamento dello scheletro dell’adrosauro di <strong>Duino</strong>, considerato uno dei meglio conservati<br />

in Europa.<br />

Sul <strong>Carso</strong> non ci sono acque superficiali, attraverso i calcari fessurati l’acqua penetra velocemente<br />

in profondità; ben sviluppato è invece il sistema idrico ipogeo. <strong>Il</strong> flysch è impermeabile; nei punti di<br />

contatto tra il flysch e i grossi strati di calcare le acque sotterranee sgorgano sotto forma di sorgenti<br />

carsiche. Come esempio unico di sorgenti carsiche possiamo citare le sorgenti del Timavo, presso<br />

San Giovanni al Timavo.<br />

Condizioni climatiche<br />

<strong>Il</strong> <strong>Carso</strong> della nostra regione, che comprende quello di Trieste e di Komen, è un altipiano, che si<br />

eleva all’estremità di un mare caldo circon<strong>da</strong>to a nord e a est <strong>da</strong> rilievi montuosi. L’influsso del mare<br />

è molto forte in particolare sulla fascia costiera, ma anche sull’altipiano carsico, cioè nella zona continentale.<br />

In prossimità del mare, al Villaggio del Pescatore, la temperatura media annua si aggira<br />

attorno a 13.8° C per abbassarsi di 2° C non appena superato il ciglione carsico.<br />

Dai rilievi montuosi, che rappresentano una larga soglia ad ENE, in <strong>da</strong>te condizioni meteorologiche<br />

scende con violenza la bora, vento gelido e secco che provoca un forte essiccamento del suolo<br />

carsico, già di per sé poco profondo e arido.<br />

Le precipitazioni sono minori nella zona costiera (1075 mm annui), mentre nell’entroterra aumentano<br />

notevolmente per raggiungere i 1400-1500 mm annui nelle zone più interne. La zona collinare<br />

di Trstelj, e in particolare la vetta (Trstelj, 643 m), forma una barriera alle nubi sciroccali, per cui le<br />

precipitazioni in questa zona sono più copiose.<br />

Vegetazione<br />

<strong>Il</strong> tratto di costa sotto il crinale carsico assume caratteristiche di falesia ed è caratterizzato <strong>da</strong> rupi<br />

scoscese e <strong>da</strong> grossi macereti. Sulle pareti soleggiate, riscal<strong>da</strong>te indirettamente ulteriormente <strong>da</strong>i<br />

raggi riflessi <strong>da</strong>lla superficie marina, nonché al riparo <strong>da</strong>lla bora, si sono sviluppate particolari condizioni<br />

microclimatiche. La vegetazione abbarbicata alle pareti rocciose, insediatasi sulle strette<br />

placche e sui macereti è dominata <strong>da</strong> una macchia di tipo mediterraneo. Tra le specie mediterranee<br />

di forma arborea la più importante è la quercia sempreverde - il leccio (Quercus ilex). Accanto ad<br />

essa appaiono la fillirea (Phillyrea latifolia), l’alloro (Laurus nobilis), il terebinto (Pistacia terebinthus)<br />

e specie lianose come: asparago selvatico (Asparagus acutifolius), caprifoglio etrusco (Lonicera<br />

aetrusca) e molte altre. Le specie mediterranee che popolano le pareti assolate e costituiscono il<br />

nucleo della vegetazione della zona costiera, si trovano al margine nordoccidentale della loro distribuzione.<br />

Sono caratteristiche per tutte le zone del Mediterraneo, <strong>da</strong>lla Grecia alla Dalmazia fino<br />

al Canal di Leme, improvvisamente scompaiono sulle coste istriane e ricompaiono sulla Costiera<br />

triestina. Accanto ad esse troviamo un complesso di specie carsiche di origine illirico-balcanica, tra<br />

cui il carpino nero (Ostrya carpinifolia), l’orniello (Fraxinus ornus) e lo scotano (Cotinus coggygria).<br />

La caratteristica principale dell’associazione è proprio nella coesistenza delle specie mediterranee<br />

con quelle continentali. Questa macchia illirico-mediterranea, conservatasi come un isola completamente<br />

staccata <strong>da</strong>ll’areale compatto dell’associazione, ricopriva in passato, a condizioni climatiche<br />

più favorevoli, una più ampia zona carsica. <strong>Il</strong> clima locale (mesoclima), instauratosi sulle rocce<br />

calcaree della Costiera, permise la sopravvivenza alla cenosi anche in condizioni climatiche peggiorate;<br />

possiamo perciò considerarla un’associazione relitto, sopravvissuta ad epoche avverse, ma<br />

incapace di progressione ed ulteriore evoluzione.<br />

Negli ambienti rupestri si possono osservare alcune interessanti specie vegetali, ad esempio l’euforbia<br />

veneta (Euphorbia wulfenii), specie primaticcia di dimensioni imponenti. Trattasi di una specie<br />

mediterranea, abbon<strong>da</strong>nte a sud delle isole Brioni, evita le coste dell’Istria occidentale per ricomparire<br />

sulla Costiera triestina. Interessante pure la campanula pirami<strong>da</strong>le (Campanula pyrami<strong>da</strong>lis)<br />

che nasce <strong>da</strong>lla viva roccia ed emette durante l’estate degli scapi fiorali che superano i 2,5 metri.<br />

Dalle rocce nei pressi di <strong>Duino</strong> spunta il più prezioso endemismo del <strong>Carso</strong> triestino, la centaurea<br />

fronzuta (Centaurea kartschiana), <strong>da</strong>l suo ristrettissimo areale, che si estende lungo il tratto costiero<br />

tra <strong>Duino</strong> e Sistiana.<br />

Superato il crinale improvvisamente cessa l’effetto mitigatore del mesoclima costiero, <strong>da</strong>vanti a noi<br />

si apre un ambiente nuovo. Scompare la vegetazione mediterranea che viene sostituita <strong>da</strong> quella


carsica. <strong>Il</strong> ciglione carsico costituisce una importantissima soglia geologica, geomorfologica e fitoclimatica.<br />

I fattori ambientali che influiscono sulla diffusione delle varie specie vegetali ed animali, sui<br />

processi migratori e sulla struttura delle cenosi hanno tracciato qui il limite tra due mondi, tra quello<br />

mediterraneo e quello continentale.<br />

Sull’altipiano carsico oggi prevale il bosco submediterraneo a roverella e carpino nero, una formazione<br />

boschiva che ha l’aspetto di una boscaglia ra<strong>da</strong>, più o meno discontinua, di portamento<br />

piuttosto alto-arbustivo che arboreo. Oltre il carpino nero (Ostrya carpinifolia) e la roverella (Qercus<br />

pubescens) costituiscono la cenosi pure l’orniello (Fraxinus ornus), l’acero (Acer campestre), lo<br />

scotano (Cotinus coggygria), il ciliegio canino (Prunus mahaleb) e altre specie arbustive. Nel manto<br />

vegetale sono intessute delle formazioni boschive a pino nero (Pinus nigra) di varie dimensioni. <strong>Il</strong><br />

pino nero è stato introdotto nella secon<strong>da</strong> metà del 1800 <strong>da</strong>ll’uomo con la funzione di rimboschire gli<br />

altipiani carsici, ridotti per attività dell’uomo a un deserto di pietra. L’uomo con le proprie attività non<br />

ha smesso mai di trasformare l’ambiente. Si presume che in epoca preistorica il <strong>Carso</strong> fosse stato<br />

coperto <strong>da</strong> estese foreste di rovere e di cerro, in seguito abbattute per lo sfruttamento del legno,<br />

bruciate per ottenere nuova terra per seminativi e pascoli. Si formò così la lan<strong>da</strong> carsica con una<br />

flora di eccezionale ricchezza. L’abbandono della pastorizia e il mancato utilizzo del territorio hanno<br />

portato, nella secon<strong>da</strong> metà del secolo scorso, all’incespugliamento naturale della lan<strong>da</strong>. Questa<br />

tipica cenosi prativa, altamente specializzata, serpeggiante tra gli affioramenti rupestri, dove può<br />

disporre di substrati poveri, si è formata sotto l’azione continua degli animali pascolanti. Emerge per<br />

la particolare ricchezza della flora, costituita <strong>da</strong> specie che si possono definire tipicamente carsiche,<br />

di cui molte sono endemiche. La lan<strong>da</strong> è in fiore <strong>da</strong>ll’inizio della primavera, <strong>da</strong>l momento in cui<br />

sbucano lo zafferano d’Istria (Crocus reticulatus), la genzianella primaticcia (Gentiana tergestina),<br />

la fragola velutina (Potentilla tommasiniana), durate tutta la primavera, nei mesi più caldi ed aridi e<br />

fino a tar<strong>da</strong> estate, quando si adorna di uno splendore particolare con la fioritura del calcatreppolo<br />

ametistino (Eryngium amethystinum) e del titimalo olivello (Euphorbia nicaensis).<br />

Numerose doline di diverse forme e dimensioni, di cui alcune pure coltivate, arricchiscono notevolmente<br />

la molteplicità del manto vegetale. Esse rappresentano un ambiente peculiare, soprattutto<br />

quelle più estese, in cui s’instaura un clima particolare che si sottrae a quello generale. Sui versanti<br />

più freschi delle grandi doline, quelli esposti a nord, si è sviluppato un particolare bosco a carpino<br />

bianco (Asaro–Carpinetum betuli), che differisce completamente <strong>da</strong>lla circostante boscaglia carsica.<br />

Accanto all’essenza principale della cenosi, il carpino bianco (Carpinus betulus), tra le specie<br />

arboree incontriamo pure la rovere (Quercus petraea), il cerro (Quercus cerris) e il tiglio selvatico<br />

(Tilia cor<strong>da</strong>ta). Caratteristico è pure il sottobosco costituito <strong>da</strong> specie primaticce, tra le quali possiamo<br />

ricor<strong>da</strong>re il bucaneve (Galanthus nivalis), la primula (Primula vulgaris), le varie specie di anemoni,<br />

l’erba trinità (Hepatica nobilis) ed altre fioriture che incontriamo nei boschi di faggio.<br />

In stridente contrasto con il circostante paesaggio carsico si presentano le risorgive del Timavo.<br />

Le sue acque sgorgano <strong>da</strong>lla roccia carsica presso San Giovanni di <strong>Duino</strong> dopo un lungo percorso<br />

sotterraneo. Da qui corrono con un breve percorso a cielo aperto verso il mare, tra una densa vegetazione<br />

ripariale di pioppi e salici, formando così un ambiente del tutto particolare.<br />

Di peculiare importanza sono pure i piccoli ambienti acquatici sul <strong>Carso</strong>, come ed esempio gli abbeveratoi<br />

(kali), costruiti <strong>da</strong>ll’uomo per garantire al bestiame l’acqua potabile. Quanti si sono ancora<br />

conservati, come ad esempio l’abbeveratoio di Gorjansko, rappresentano un’importante arricchimento<br />

della molteplicità biotica.<br />

Fauna<br />

La posizione geografica e la grande varietà geomorfologica della zona considerata, le particolari<br />

condizioni climatiche nonché il caratteristico manto vegetale hanno contribuito all’insorgere delle<br />

particolari nicchie ecologiche, nelle quali hanno trovato il proprio ambiente alcune rare specie<br />

animali. È proprio nella varietà delle specie che si riflette la particolarità della zona considerata; va<br />

sottolineato inoltre che in determinati ambienti si trovano a mutuo contatto specie animali di zone<br />

calde con quelle che normalmente vivono nelle zone montane.<br />

Nella fascia costiera hanno trovato il proprio habitat molte specie mediterranee. Tra gli uccelli vanno<br />

menzionati in particolare: il passero solitario (Monticola solitarius), l’occhiocotto (Sylvia melanocephala)<br />

e la sterpazzolina (Sylvia cantillans) che nidificano tra gli arbusti mediterranei nonché la monachella<br />

(Oenanthe hispanica) che vive normalmente nelle zone desertiche dell’Africa settentrionale,<br />

ed ha trovato in questi ambienti particolari condizioni di vita a<strong>da</strong>tte. Sulle rocce strapiombanti<br />

Prato con margherite<br />

(Bellis perennis).<br />

<strong>Il</strong> fiume Timava.<br />

Nuova vita tra i grappoli.<br />

9


10<br />

Scotano in fiore<br />

(Cotinus coggygria) nel<br />

mese di giugno.<br />

Parete rocciosa con scanalatura.<br />

della zona costiera nidifica <strong>da</strong> alcuni anni il corvo imperiale (Corvus corax), frequente nella vicina<br />

Dalmazia. Le pendici assolate, rocciose e piuttosto cespugliose offrono un ambiente ideale per i<br />

rettili, dove possiamo incontrare ad esempio l’algiroide neropuntato (Algyroides nigropunctatus) il<br />

cui areale si estende lungo un’ampia fascia dell’ Adriatico, <strong>da</strong>ll’ Istria alla Grecia nordorientale e alle<br />

isole Ionie.<br />

Nei vecchi tronchi di pino nero, oltre il ciglione, nidifica la cincia <strong>da</strong>l ciuffo (Parus cristatus) che vive<br />

abitualmente nei boschi di conifere delle zone montane fino al limite degli alberi.<br />

Pure l’altipiano carsico offre una notevole quantità di habitat. Tuttavia, con le trasformazioni dell’ambiente<br />

carsico, con l’incespugliamento naturale della lan<strong>da</strong>, tendono alcuni importanti habitat a sparire,<br />

altri si stanno ampliando o stanno nascendo dei nuovi. Ciò determina profondi mutamenti nella<br />

composizione faunistica del <strong>Carso</strong>. Ciò si evidenzia in particolare nella composizione dell’avifauna;<br />

negli ultimi decenni è stata infatti notata la scomparsa di un decina di specie di uccelli nidificanti,<br />

caratteristici per la lan<strong>da</strong>. Si nota invece una maggiore presenza di uccelli <strong>da</strong> pre<strong>da</strong>, tra i quali vanno<br />

ricor<strong>da</strong>ti l’astore (Acciper gentilis), la poiana (Buteo buteo) e lo sparviere (Acciper nisus). Pure i<br />

picchi stanno diventando sempre più frequenti; nei bochi di latifoglie che si estendono quasi fino al<br />

livello del mare, è apparso pure il picchio nero (Drycopus martius).<br />

All’alba e al tramonto è facile sorprendere il capriolo (Capreolus capreolus) al pascolo. Si tratta<br />

del nostro mammifero più frequente e più grosso, anche se di recente è stata segnalata anche la<br />

presenza dello stambecco (Rupicapra rupicapra) nei pressi di Medeazza. Sempre più di rado si<br />

incontra invece la lepre (Lepus europaeus), che predilige gli spazi aperti, che con l’incespugliamento<br />

della lan<strong>da</strong>, si vanno sempre più restringendo. Raramente avremo la fortuna di vedere la volpe<br />

(Vulpes vulpes) e il tasso (Meles meles), pur non essendo delle specie rare. Numerose sono pure<br />

Paesaggio roccioso nei<br />

pressi di Sistiana.<br />

<strong>Il</strong> caratteristico pino nero<br />

fu introdotto <strong>da</strong>ll’uomo con<br />

la funzione di rimboschire<br />

il <strong>Carso</strong>.<br />

Valle del Branica.


In primavera fiorisce lo<br />

Zafferano d’ Istria (Crocus<br />

reticulatus).<br />

le specie di piccoli mammiferi, tra i quali va menzionato il riccio orientale (Erinaceus concolor), tipico<br />

dell’Europa centrale e che spesso raggiunge pure le nostre zone. È stata individuata inoltre la presenza<br />

del riccio europeo (Erinaceus europaeus) che <strong>da</strong>lla penisola italica arriva fino al <strong>Carso</strong> triestino.<br />

Va inoltre ricor<strong>da</strong>ta la particolare ricchezza di insetti, soprattutto delle farfalle, che con il progredire del<br />

bosco risultano sempre più minacciate. Con l’incespugliamento della lan<strong>da</strong> carsica si nota una progressivamente<br />

diminuita presenza della vipera cornuta (Vipera ammodytes).<br />

Nelle numerose grotte del <strong>Carso</strong> hanno trovato il proprio habitat molte specie di pipistrelli.<br />

11


Preistoria<br />

<strong>Il</strong> <strong>Carso</strong> e le zone limitrofe furono ininterrottamente popolati sin <strong>da</strong>ll’età della pietra soprattutto per la<br />

loro favorevole collocazione alla confluenza dell’ambiente mediterraneo con quello alpino, tra l’Europa<br />

orientale e sud-orientale. Ai piedi del riparo sottoroccia di Visogliano gli archeologi hanno<br />

riportato alla luce resti animali e umani risalenti <strong>da</strong>i 500.000 ai 700.000 anni fa. Risalgono al mesolitico<br />

i resti di ossa umane rinvenuti in due grotte nei pressi di Prepotto: nella Caverna Caterina/Katrna<br />

pejca e nella Grotta dell’Edera/Stenašca. Una consistente quantità di vasellame e ceramiche,<br />

risalenti all’età del rame, è stata scoperta nella grotta Podganja jama a Coljava pri Gabrovici.<br />

Fino all’età del rame gli uomini vivevano soprattutto in grotte e caverne; nel periodo che risale a<br />

circa 3500 anni fa, epoca in cui diverse tribù cominciarono a migrare <strong>da</strong> est verso ovest, l’uomo<br />

abbandonò le caverne, cercò riparo sulle rocciose alture carsiche e le fortificò, <strong>da</strong>ndo così origine ai<br />

castellieri. I primi castellieri risalgono al periodo medio dell’età del bronzo, altri sorsero all’età del<br />

ferro fino all’insorgere della civiltà romana. I castellieri erano insediamenti protetti <strong>da</strong> mura in pietra,<br />

la cui forma, altezza e larghezza si configurava alla morfologia del terreno e alla loro funzione, per<br />

cui erano ben fortificati specialmente sui lati maggiormente esposti, mentre gli altri lati erano delimitati<br />

<strong>da</strong> semplici mura, le cui rovine conferiscono ancora oggi un’impronta particolare al paesaggio.<br />

L’insediamento era costituito prevalentemente <strong>da</strong> abitazioni quadrangolari, fatte con sassi o rami, il<br />

cui interno era formato <strong>da</strong> una parte diurna, un focolare e una dispensa. Per la cultura dei castellieri<br />

è caratteristica la sepoltura dei defunti in tumuli di famiglia, in ogni caso lontano <strong>da</strong>i castellieri o in<br />

tombe di famiglia. Non si sa con precisione chi fossero i primi abitanti dei castellieri; fonti romane<br />

sostengono che fossero abitati <strong>da</strong>gli Istri, popolo di origine illirica.<br />

Sul territorio di <strong>Duino</strong>-Aurisina ci sono 12 castellieri, tra cui il più noto ed esplorato è sicuramente il<br />

Castelliere Carlo De Marchesetti/Slivenski Gradec che deve il suo nome a Carlo De Marchesetti<br />

(1850-1926), che in questi luoghi per molti anni svolse le sue ricerche archeologiche. Nel territorio<br />

di Komen il castelliere più grande si trova a Volčji Grad, altri, di dimensioni minori, sono situati<br />

nei pressi degli abitati di Ivanji Grad, Sveto, Hruševica, Kobdilj e Štanjel. Rari sono i castellieri<br />

risalenti al medioevo.<br />

L’Antichità classica<br />

I Romani penetrarono nelle nostre terre nel 178 a.C. A quel tempo oltrepassarono il fiumeTimavo<br />

con l’intento di sconfiggere e sottomettere gli Istri e consoli<strong>da</strong>re i confini orientali. La città più evoluta<br />

del territorio era Aquileia; <strong>da</strong> qui si diramavano importanti strade, sia verso Roma che verso l’est e<br />

il nord. <strong>Il</strong> <strong>Carso</strong> era attraversato <strong>da</strong>lla via Gemina, che collegava Aquileia con la Pannonia e con il<br />

Quarnero. Nei pressi di San Giovanni al Timavo (Fons Timavi) essa si diramava; una via attraverso<br />

Medeazza, Brestovica pri Komnu, Komen, Štanjel e Branik conduceva fino alla Valle del Vipava e<br />

ancor oltre verso Lubiana, l’altra attraverso Aurisina, Prosecco/Prosek e Basovizza/Bazovica portava<br />

fino a Fiume e la Dalmazia.<br />

<strong>Il</strong> porto di San Giovanni al Timavo aveva, allora, un ruolo significativo; ancor oggi si possono ammirare<br />

i mosaici di alcune ville romane e di edifici importanti, come ad esempio le terme al di là del<br />

Lisert-Moschenizze/Moščenice, il tempio dedicato alla dea Spes Augusta, il tempio di Diomede, il<br />

tempio ipogeo di Mithra, la fortificazione romana a <strong>Duino</strong> e l’ufficio postale Mansio Romana sulla<br />

Via Gemina. Le fonti del fiume Timavo sono citate nelle opere di scrittori, poeti e storiografi romani:<br />

lo storiografo romano Plinio nelle sue opere cita un famoso prodotto di queste terre - il vino<br />

Pucinum.<br />

Molto importanti furono a quel tempo le cave di Aurisina e del <strong>Carso</strong>, <strong>da</strong> cui gli antichi romani<br />

estraevano la pietra per la costruzione delle grandi città, soprattutto Aquileia. Nella cava di Aurisina,<br />

chiamata Cava Romana, sono ancora oggi visibili i segni dell’estrazione manuale della pietra. Si<br />

ritiene che le ville, rinvenute ad Aurisina e Sistiana, siano state luogo di residenza dei proprietari<br />

delle cave. In questi luoghi il potere romano perdurò fino al V secolo.<br />

Resti di castelliere preistorico<br />

(Debela griža presso Volčji Grad).<br />

4. QUADRO STORICO<br />

13


14<br />

Cava Romana, la maggiore<br />

cava ad Aurisina.<br />

Stemma della famiglia Torre<br />

e Tasso presso l’entrata al<br />

castello di <strong>Duino</strong>.<br />

<strong>Il</strong> Medioevo<br />

Durante le grandi migrazioni, le antiche strade romane del nostro territorio furono il percorso obbligato<br />

per tutti quei popoli che <strong>da</strong> oriente si dirigevano verso Roma. Qui, nel VI e VII secolo,<br />

si insediarono gli Slavi, ancor prima, lungo le coste settentrionali dell’Adriatico i Longobardi e i<br />

Bizantini, che regnarono su queste terre prima dell’arrivo dei Franchi nella secon<strong>da</strong> metà del VIII<br />

secolo. All’epoca dei Franchi si affermò il feu<strong>da</strong>lesimo e il potere passò nelle mani dei patriarchi<br />

di Aquileia. Nel IX secolo, le zone costiere furono insidiate <strong>da</strong> pirati <strong>da</strong>lmati e arabi nonché <strong>da</strong>lla<br />

neonata Repubblica di Venezia. Probabilmente risalgono a quell’epoca le immagini dei “mori”e degli<br />

“spagnoli” nei canti popolari sloveni, in particolare nel canto della Lepa Vi<strong>da</strong>/La bella Vi<strong>da</strong>. Dopo la<br />

devastante incursione magiara, a partire <strong>da</strong>l X secolo, accanto all’autorità dei patriarchi di Aquileia<br />

si affermò il potere dei Conti di Gorizia e dei Signori di <strong>Duino</strong>.<br />

Nel XI secolo i patriarchi di Aquileia attribuirono la famosa Chiesa di San Giovanni al Timavo e alcuni<br />

paesi carsici (Malchina, Brestovica pri Komnu) al monastero benedettino di San Martino di Belligna<br />

a sud di Aquileia. La Chiesa di San Giovanni al Timavo e il monastero benedettino rappresentarono<br />

il fulcro della cristianizzazione delle terre orientali già a partire <strong>da</strong>l V secolo, nonostante fossero<br />

spesso devastati <strong>da</strong> incursioni barbariche; nell’imminenza di attacchi àvari i monaci nascosero tanto<br />

bene le reliquie di San Giovanni e di altri tre santi, che furono rinvenute soltanto 500 anni più tardi,<br />

nell’ottobre del 1113, e proprio a quell’epoca risale la costruzione della basilica a tre navate. Per<br />

dimensioni era probabilmente simile alla chiesa attuale, fatta erigere <strong>da</strong>i conti Wallsee di <strong>Duino</strong> tra<br />

il 1399 e il 1472. Durante tutto il Medioevo i monaci di San Giovanni al Timavo svolsero la loro missione<br />

sul <strong>Carso</strong> e nelle regioni più interne. Particolarmente rinomata era la biblioteca del monastero,<br />

nella quale vennero stilati preziosi manoscritti, tra cui i sette vangeli di San Marco, oggi conservati in<br />

parte a Civi<strong>da</strong>le in parte a Venezia e a Praga. Particolarmente interessanti sono i manoscritti <strong>da</strong>tati<br />

tra l’VIII e il X secolo, nei quali sono riportati i nomi di famosi pellegrini che attraversarono queste<br />

terre, tra cui il re bulgaro Michele, i principi sloveni Pribina e Kocelj ed altri 280 ragguardevoli nomi<br />

di pellegrini di diverse nazionalità.<br />

Al patriarcato di Aquileia apparteneva anche il monastero benedettino di Rosazzo nei pressi di<br />

Civi<strong>da</strong>le, al quale furono attribuiti alcuni paesi carsici (Gorjansko, Gabrovica). I conti di Gorizia detenevano<br />

molte proprietà sul territorio a nord e nordovest del <strong>Carso</strong> (a Štanjel, Tomačevica, Škrbina<br />

e altrove), i conti di <strong>Duino</strong> a sud, sudovest e nella parte orientale del territorio. Costoro si diedero <strong>da</strong><br />

fare per ottenere il patronato di San Giovanni al Timavo, sia per le estese proprietà della Chiesa, sia<br />

per la fervi<strong>da</strong> attività del porto e del commercio, le fiere annuali, soprattutto di cavalli, per le tasse


di pe<strong>da</strong>ggio sui ponti, per le gabelle e i <strong>da</strong>zi, per i mulini, le segherie e i frantoi sul Timavo. Essi<br />

raggiunsero lo scopo nel 1290 e <strong>da</strong> allora la loro influenza e la loro forza crebbero continuamente.<br />

I ripetuti scontri con Trieste e Venezia per il controllo sul porto di San Giovanni al Timavo li indussero<br />

a sottomettersi agli Asburgo, ottenendo in cambio cariche importanti come il governatorato di<br />

Trieste nel 1382, nel momento in cui la città si sottomise spontaneamente al Ducato d’Austria per<br />

proteggersi <strong>da</strong>gli attacchi di Venezia. La città di Trieste e i Duinati rimasero sotto gli Asburgo fino alla<br />

prima guerra mondiale. Nel frattempo Trieste instaurò collegamenti con l’entroterra, e sviluppando<br />

la rete di trasporti su terra e le comunicazioni marittime diede il via allo sviluppo commerciale della<br />

città. <strong>Il</strong> <strong>Carso</strong> aveva una rete stra<strong>da</strong>le ben sviluppata, fatto comprovato <strong>da</strong>lla presenza di poste<br />

<strong>da</strong>ziarie (Brestovica pri Komnu) sulle vie di comunicazione verso il mare.<br />

L’ultimo rappresentante della stirpe di <strong>Duino</strong> fu Ugo VI (1344-1390). I suoi possedimenti comprendevano<br />

oltre al governatorato di <strong>Duino</strong> (bassa Valle del Vipava, <strong>Carso</strong> Isontino, San Giovanni al<br />

Timavo, <strong>Duino</strong>, Prosecco, Komen, Tomaj e Štorje) anche quello di Senožeče e Prem, il castello<br />

Gotnik con i suoi possedimenti e la città di Fiume. Questi possedimenti passarono alla dinastia<br />

Wallsee di Svevia nel 1399; l’ultimo discendente li cedette agli Asburgo; in seguito si susseguirono<br />

diversi amministratori, in particolare la famiglia Hofer, che si distinse nelle guerre contro i veneziani<br />

e nel XV secolo contro i turchi; la prima invasione turca risale all’anno 1469, in seguito ricomparvero<br />

quasi tutti gli anni fino alla prima metà del XVI secolo. Per scampare al loro impeto, la popolazione<br />

si rifugiava nelle grotte e nei boschi o all’interno delle fortificazioni, costruite a tale scopo (i cosiddetti<br />

tabor). Alla fine del XIV secolo e nel XV, queste regioni furono colpite <strong>da</strong> numerose altre calamità<br />

e sebbene le condizioni di vita fossero molto difficili, non ci furono grosse rivolte contadine. Si sa<br />

soltanto dell’insurrezione contadina di Štanjel nel 1587.<br />

Nel frattempo la famiglia Della Torre Valsassina si unì alla famiglia Hofer, consoli<strong>da</strong>ndo così la<br />

contea di <strong>Duino</strong>. Sul <strong>Carso</strong> il medioevo si concluse nel 1500 con l’estinzione della dinastia dei conti<br />

di Gorizia, i cui eredi divennero gli Asburgo, anche se per essa dovettero battersi contro la Repubblica<br />

di Venezia in due guerre. La prima ebbe inizio nel 1508 e, a intervalli, continuò fino al 1521 con<br />

campi di battaglia anche sul <strong>Carso</strong>; i veneziani occuparono i castelli di Rihenberk, Štanjel e <strong>Duino</strong>,<br />

e giunsero fino a Trieste. In seguito all’armistizio di Worms la regione nord-occidentale del <strong>Carso</strong><br />

divenne zona di confine con la<br />

Repubblica di Venezia, e gli<br />

Asburgo mantennero nelle<br />

proprie mani l’eredità di Gorizia.<br />

Anche la secon<strong>da</strong> guerra<br />

austro-veneziana (1615<br />

– 1618) coinvolse il <strong>Carso</strong> e<br />

la sua gente, ma non comportò<br />

alcun cambiamento territoriale.<br />

L’età moderna<br />

Nel XVI secolo anche in queste regioni si diffusero i movimenti riformatori, ai quali gli Asburgo,<br />

fervidi propugnatori della Controriforma, si opposero con rigidità. Molte chiese furono restaurate e<br />

ampliate in stile barocco; a <strong>Duino</strong> fu fon<strong>da</strong>to il monastero dei serviti, che istruiva i figli degli aristocratici.<br />

Qui nacque il primo dizionario italiano-sloveno (Vocabolario italiano e sclauo), re<strong>da</strong>tto e pubblicato<br />

<strong>da</strong>l monaco Gregorio Alasia <strong>da</strong> Sommaripa nel 1607. Questo dizionario è il primo esempio<br />

di produzione letteraria slovena sul <strong>Carso</strong> e fino al XVIII secolo rappresentò l’unica testimonianza<br />

della presenza slovena in questi luoghi, allorché il parroco di Štanjel Jožef Cusani pubblicò il volume<br />

Christianus moribundus, contenente anche testi sloveni. Ai nostri luoghi è legato il nome di due<br />

importanti figure della Controriforma: il sesto vescovo di Lubiana Konrad Glušič di Komen (coprì<br />

la carica <strong>da</strong>l 1571 al 1578) e l’ottavo vescovo di Lubiana Janez Tavčar, proveniente <strong>da</strong>i dintorni di<br />

Štanjel, probabilmente <strong>da</strong> Hruševica ( vescovo <strong>da</strong>l 1580 al 1579).<br />

Dal XVI al XVIII secolo, per Štanjel è stata particolarmente significativa la presenza dei conti Co-<br />

<strong>Il</strong> castello di <strong>Duino</strong>.<br />

15


<strong>Il</strong> ponte ferroviario ad<br />

Aurisina é rimasto <strong>da</strong>lla<br />

costruzione della linea<br />

ferroviaria transalpina, la<br />

quale segnò fortemente<br />

lo sviluppo economico<br />

di Trieste così come il<br />

paesaggio e il modo di<br />

vivere dei paesi circostanti.<br />

16<br />

benzl, che avevano ottenuto <strong>da</strong>gli Asburgo il castello che divenne il centro dei loro possedimenti in<br />

territorio sloveno. Nel XVIII secolo ottennero importanti incarichi statali.<br />

Nel XVII e XVIII secolo scoppiarono le insurrezioni contadine; nel 1655 ci furono delle rivolte a<br />

Štanjel e a Komen, la più grande però risale al 1713: si tratta della grande rivolta di Tolmin, che <strong>da</strong>lla<br />

Valle dell’Isonzo si estese al <strong>Carso</strong> e coinvolse principalmente le signorie di Rihemberk, Štanjel,<br />

<strong>Duino</strong>, Podgrad, Socerb e Švarcenek. Alla base della rivolta stava l’insostenibilità delle gabelle, decime<br />

e corvè, imposte <strong>da</strong>i signori feu<strong>da</strong>li ai propri sudditi; l’insurrezione fu soffocata e non produsse<br />

sostanziali cambiamenti. Le cose cambiarono soltanto con la modernizzazione della monarchia<br />

asburgica, quando Carlo VI diede inizio al processo di rinnovamento dell’economia e della società,<br />

conferendo, agli inizi del XVIII secolo, alle città di Trieste e Fiume il titolo di porto franco. Con lo<br />

sviluppo del porto di Trieste, il porto di San Giovanni al Timavo cominciò a decadere. Sul <strong>Carso</strong> si<br />

intensificò il trasporto su stra<strong>da</strong> e con il mercantilismo ebbe inizio lo sviluppo dell’agricoltura. Ad un<br />

ulteriore miglioramento delle condizioni di vita dei contadini contribuirono le riforme introdotte <strong>da</strong>ll’imperatrice<br />

Maria Teresa d’Austria nella secon<strong>da</strong> metà del XVIII secolo. Importante fu l’intervento<br />

di Giuseppe II che, con un editto speciale, del 1782, si intromise nelle questioni della Chiesa e abolì<br />

numerosi monasteri; così nel 1786 venne abolito il monastero di <strong>Duino</strong>. La chiesa istituì già nel 1751<br />

l’arcivescovato di Gorizia che, assieme all’arcivescovato di Udine, rilevò l’eredità del patriarcato di<br />

Aquileia, incorporando gran parte delle terre slovene. Nei due secoli successivi i confini giurisdizionali<br />

della Chiesa subirono diversi cambiamenti. Oggi le parrocchie di Komen appartengono alla<br />

Diocesi di Koper/Capodistria, quelle di <strong>Duino</strong>-Aurisina all’Arcidiocesi di Trieste.<br />

Durante gli anni cruciali dell’occupazione francese (1809-1813) e dopo la sua caduta, i possedimenti<br />

degli Asburgo caddero sotto la giurisdizione di Trieste, alla quale furono annessi anche i<br />

territori di Gorizia e Gradisca.<br />

Nel XIX secolo un ruolo importante nel processo di modernizzazione dell’economia carsica va attri-


uito allo sviluppo di Trieste, il più grande porto della monarchia e importante centro industriale,<br />

raggiunto, nel 1857, <strong>da</strong>lla linea ferroviaria transalpina. Con la sua prosperità e la vita mon<strong>da</strong>na<br />

Trieste esercitava una grande attrazione, assicurando agli abitanti del luogo continui e sicuri gua<strong>da</strong>gni.<br />

Importanti centri industriali erano anche Monfalcone e Aurisina, dove si riprese a sfruttare<br />

sistematicamente la pietra. Le cave offrivano lavoro a diverse migliaia di cavatori provenienti <strong>da</strong><br />

ogni dove; cave più piccole si trovavano anche in altri paesi del <strong>Carso</strong>, per esempio a Gorjansko,<br />

Rubje, Gabrovica e altrove.<br />

La situazione cambiò sostanzialmente nel 1848 con l’abolizione del feu<strong>da</strong>lesimo, della servitù della<br />

gleba e dell’antico ordine amministrativo. <strong>Il</strong> riscatto delle terre comportò <strong>da</strong> una parte l’indebitamento<br />

dei contadini meno abbienti – il cosiddetto proletariato rurale, <strong>da</strong>ll’altra fece crescere il numero<br />

dei proprietari terrieri. Al contempo tra le comunità rurali cominciarono ad insinuarsi abitudini borghesi,<br />

apportate sia <strong>da</strong>i lavoratori impiegati nelle fabbriche di Trieste, sia <strong>da</strong>i borghesi, che nei mesi<br />

estivi venivano in vacanza e in cerca di refrigerio nell’incontaminata natura del <strong>Carso</strong>.<br />

<strong>Il</strong> XIX secolo registra un notevole sviluppo delle attività legate alla pesca soprattutto a <strong>Duino</strong>, Visogliano,<br />

Aurisina, e Santa Croce. <strong>Il</strong> conte di <strong>Duino</strong> assumeva personalmente i pescatori per la pesca<br />

del tonno, che gli portava enormi gua<strong>da</strong>gni. I pescatori sloveni venivano <strong>da</strong> lui assunti anche come<br />

marinai sulle sue navi mercantili.<br />

Al mutamento della situazione sociale e allo sfal<strong>da</strong>mento delle comunità di paese, nonché alla<br />

formazione della società moderna, contribuì anche l’istituzione dei comuni, minime unità amministrative,<br />

dove venivano impiegati per lo più stranieri provenienti <strong>da</strong> altri paesi dell’impero austro-ungarico.<br />

La cronaca di <strong>Duino</strong> parla anche di conflitti nazionali, ad esempio nel 1889, quando la Lega<br />

Nazionale fece costruire la prima scuola italiana, al che si opposero con fermezza la popolazione<br />

e lo stesso sin<strong>da</strong>co.<br />

Parallelamente allo sviluppo delle cave e dei trasporti, prima su stra<strong>da</strong> e, con la costruzione della<br />

Transalpina, anche su ferrovia, si sviluppò soprattutto il settore alberghiero a <strong>Duino</strong> e ad Aurisina;<br />

a Sistiana cominciò a fiorire il turismo con alberghi e stabilimenti balneari nella baia. La fine del XIX<br />

secolo vede l’insorgere di un movimento politico molto attivo e l’affermarsi, tra gli sloveni, di una<br />

coscienza politica con associazioni impegnate a promuovere la costituzione di uno stato unitario<br />

sloveno che comprendesse anche Trieste e Gorizia. Risale a questo periodo l’istituzione delle prime<br />

scuole elementari (a Štanjel già nel 1805) e la fon<strong>da</strong>zione di numerose associazioni culturali, sportive<br />

e di altro genere, la cui attività si protrasse al primo dopoguerra, fino al 1927.<br />

Lo sviluppo economico e sociale venne interrotto nel momento in cui l’Italia dichiarò guerra all’Impero<br />

austro-ungarico nel maggio del 1915.<br />

La prima guerra mondiale<br />

La maggior parte dei paesi visse la guerra nel retroterra ma, per paura che il fronte si spostasse<br />

verso l’interno, la popolazione del <strong>Carso</strong> fu sfollata nella Štajerska (Stiria slovena) e nella Dolenjska<br />

(Carniola inferiore), altri invece si rifugiarono in Germania. Nei paesi, dove c’erano sol<strong>da</strong>ti austroungarici,<br />

vennero allestiti ospe<strong>da</strong>li (anche nelle chiese); i sol<strong>da</strong>ti caduti venivano in un primo momento<br />

sepolti in prossimità dei cimiteri, dopo la guerra vennero costruiti cimiteri militari austro-ungarici,<br />

per esempio, a Gorjansko, Aurisina/Nabrežina, Brje pri Komnu, Sveto, Štanjel... Le spoglie dei<br />

sol<strong>da</strong>ti italiani vennero in seguito riesumate e inumate in tre grandi ossari (Kobarid, Oslavia/Oslavje,<br />

Redipuglia/Sredipolje).<br />

La guerra colpì soprattutto i paesi alle pendici del Monte Erma<strong>da</strong>/Grma<strong>da</strong>, baluardo austriaco nella<br />

difesa di Trieste contro l’esercito italiano. <strong>Il</strong> peggio avvenne qui durante l’undicesima offensiva<br />

sull’Isonzo nel mese di agosto del 1917. L’armata italiana voleva ad ogni costo scansare l’Erma<strong>da</strong><br />

passando attraverso il varco naturale <strong>da</strong> Jamiano/Jamlje a Brestovica pri Komnu per arrivare fino<br />

a Komen. Gli austriaci riuscirono però a sbarrare ogni attacco, provocando così su entrambi i fronti<br />

un ingente numero di perdite umane. I paesi alle pendici dell’Erma<strong>da</strong> furono quasi tutti rasi al suolo,<br />

in particolar modo Medeazza, San Giovanni di <strong>Duino</strong>, Ceroglie e Brestovica pri Komnu. Anche il<br />

castello di <strong>Duino</strong> fu gravemente colpito. Gli avvenimenti relativi a queste battaglie sono narrati nel<br />

romanzo Doberdob dello scrittore sloveno Prežihov Voranc.<br />

Eredità del fronte<br />

dell’Isonzo (cimitero<br />

militare austro-ungarico a<br />

Brje pri Komnu).<br />

17


18<br />

L’entrata in una caverna<br />

nei pressi di Sveto.<br />

Oltre ai monumenti e ai cimiteri militari, disseminati su tutto il <strong>Carso</strong>, anche le caverne recano i segni<br />

della guerra; si tratta di cavità scavate nella roccia, usate come nascondiglio per i sol<strong>da</strong>ti o adibite a<br />

deposito per la conservazione del cibo e delle armi. Qui i sol<strong>da</strong>ti potevano sopravvivere per diversi<br />

giorni, soprattutto quando i nemici, prima dell’offensiva, bombar<strong>da</strong>vano la zona con l’artiglieria. I<br />

nascondigli erano provvisti di giacigli (assi in legno), impianti sanitari, buona ventilazione e luminosità,<br />

spesso di elettricità, ma anche di lampade a petrolio, candele o lampade ad acetilene. Come<br />

nascondiglio e deposito venivano sfruttate anche le innumerevoli grotte carsiche. Un esempio sono<br />

le grotte nei dintorni di Brestovica pri Komnu: la Grotta del conte e la Grotta di Vale o “Jerihovca”.<br />

Interessante è anche la grotta Pejca sull’Erma<strong>da</strong>, nei cui cunicoli gli austriaci avevano allestito il<br />

proprio ospe<strong>da</strong>le militare.<br />

Per garantire l’approvvigionamento delle truppe austro-ungariche sul fronte dell’Isonzo, gli Austriaci<br />

costruirono un allacciamento ferroviario che <strong>da</strong>lla stazione di Dutovlje – Skopo raggiungeva la<br />

località di Kostanjevica sul <strong>Carso</strong>. La linea ferroviaria militare si protraeva per circa 22 km, attraversando<br />

i paesi di Gabrovica, Komen e Sveto. Per il trasporto di munizioni fu in seguito costruita una<br />

linea ferroviaria a scartamento ridotto per trazione a motore.<br />

Dopo la guerra <strong>da</strong>lle rovine dei paesi sorsero nuove case, con l’intervento su tutto il territorio dell’architetto<br />

Max Fabiani. Anche il castello di <strong>Duino</strong> fu ristrutturato e i conti Thurn und Taxis, che durante<br />

la guerra si erano trasferiti a Vienna, vi fecero ritorno. A San Giovanni di <strong>Duino</strong> fu costruita una nuova<br />

chiesa, mentre l’antica non venne ristrutturata. Anche il vicino cimitero fu dismesso per adibirne<br />

uno nuovo nella zona delle cosiddette Brajde tra San Giovanni di <strong>Duino</strong> e <strong>Duino</strong>.<br />

<strong>Il</strong> periodo tra le due guerre<br />

In base del Patto segreto di Londra del 1915 e in seguito al Trattato di Rapallo del 1920 gli sloveni<br />

del Litorale furono annessi al Regno d’Italia. Ciò li divise <strong>da</strong>gli altri sloveni, che divennero parte del<br />

nuovo Regno dei serbi, croati e sloveni (SHS). Nei territori occupati l’Italia istituì la Regione Venezia<br />

Giulia, e la maggior parte del <strong>Carso</strong> fu incorporata nella provincia di Gorizia.<br />

Con il crollo della Monarchia austro-ungarica cessarono anche i privilegi del porto di Trieste, il che<br />

comportò una crisi economica, sentita per la maggior parte <strong>da</strong>l commercio e <strong>da</strong>i trasporti. Si arrestò<br />

il flusso di lavoratori sloveni <strong>da</strong>ll’entroterra, il che costrinse la popolazione slovena a una nuova<br />

dipendenza <strong>da</strong>ll’agricoltura, già in passato frammentata e povera.<br />

La politica italiana <strong>da</strong>l 1922 fu contrassegnata <strong>da</strong>lla dittatura fascista, che sul territorio annesso<br />

In quasi ogni paese le autorità italiane costruirono<br />

una scuola dove le lezioni si svolgevano in lingua<br />

italiana (scuola a Brestovica pri Komnu).<br />

mise in atto un genocidio soprannominato bonifica etnica del territorio. <strong>Il</strong> genocidio colpì la popolazione<br />

slovena e croata: nelle scuole e negli uffici venne proibita la lingua slovena, furono italianizzati<br />

i nomi di paesi, di persone e i cognomi; persino il cognome aristocratico Thurn und Taxis nel 1929<br />

fu cambiato in Torre e Tasso. Dal 1927 fu interdetta qualsiasi attività politica o culturale. <strong>Il</strong> fascismo<br />

s’intromise anche nell’ambito della Chiesa e pretese l’abolizione di preghiere, prediche e canti in<br />

lingua slovena. In seguito alle ingiustizie e i soprusi molti fuggirono in Iugoslavia o in Argentina, molti<br />

furono perseguitati, internati e imprigionati. La persecuzione raggiunse il suo apice con il primo e il<br />

secondo processo di Trieste (1930, 1941). Gran parte della popolazione insorse contro la tirannia


fascista. Le diverse attività, costrette alla clandestinità, confluirono alla fine degli anni venti (1927)<br />

nell’organizzazione segreta TIGR (acronimo per Trieste, Istria, Gorizia, Rijeka (Fiume)) che, con<br />

una rete di troike e cellule, ricopriva l’intero Litorale sloveno, oltre ad avere stretti collegamenti in<br />

Iugoslavia. Essa è considerata la prima organizzazione antifascista in Europa. Nel 1941 la TIGR si<br />

unì alla Lotta di Liberazione Nazionale (NOB).<br />

La secon<strong>da</strong> guerra mondiale<br />

Una nuova guerra portò nuovo dolore. Giovani ragazzi e uomini furono arruolati nell’esercito italiano<br />

e nella marina militare, in Africa, in Russia, in Albania, in Iugoslavia. Dopo la capitolazione<br />

dell’Italia (1943) sul <strong>Carso</strong> operavano la neocostituita Brigata Kosovel, affiancata <strong>da</strong>l Battaglione<br />

Trieste, <strong>da</strong>l Reparto del Litorale sloveno e talvolta anche <strong>da</strong> altre unità del IX Corpo d’Armata. Le<br />

azioni militari partigiane naturalmente scatenarono misure repressive <strong>da</strong> parte delle autorità militari<br />

e poliziesche italiane e tedesche. <strong>Il</strong> 26 e il 27 settembre del 1943 i tedeschi incendiarono gli abitati<br />

di Lukovec e Komen e in parte quello di Mali Dol, il 15 febbraio 1944 la stessa sorte toccò ai paesi<br />

di Komen, Divči,Tomačevica e ancora una volta a Mali Dol. Con quest’azione di rappresaglia l’occupatore<br />

tedesco e i suoi alleati italiani vollero rivalersi sui partigiani per l’attacco alla loro colonna<br />

motorizzata nei pressi di Dovce, località tra Komen e Branik, dove oggi si trova un monumento<br />

ai caduti nello scontro armato. <strong>Il</strong> 16 agosto 1944 i tedeschi diedero alle fiamme quattro paesi alle<br />

pendici dell’Erma<strong>da</strong>: Medeazza, Ceroglie, Malchina e Visogliano per vendicare l’attacco partigiano<br />

alla linea ferroviaria di Moschenizza/Moščenice. Delle lapidi commemorative poste nei singoli paesi<br />

ancor oggi rievocano la triste vicen<strong>da</strong>. Dai villaggi incendiati gli abitanti furono deportati nei campi<br />

di concentramento in Germania, molti tra i civili e partigiani catturati finirono invece nel campo di<br />

sterminio della Risiera di San Sabba a Trieste. La guerra a <strong>Duino</strong> ebbe il seguente epilogo: il 30<br />

aprile 1945, mentre la XXXI Divisione partigiana stava avanzando <strong>da</strong> Aurisina verso Monfalcone, i<br />

tedeschi si rinchiusero nel castello in attesa delle forze alleate che si stavano avvicinando al fiume<br />

Isonzo e alle quali intendevano arrendersi. Le unità corazzate neozelandesi il 1° maggio 1945 si<br />

incontrarono con i partigiani della Brigata Gradnik, che stavano liberando Monfalcone. In serata gli<br />

alleati giunsero a <strong>Duino</strong> e i tedeschi si arresero. Così anche sul <strong>Carso</strong> la guerra ebbe fine. Seguì un<br />

periodo di instabilità che segnò nuove frontiere negli stati europei. Nell’immediato dopoguerra molti<br />

sloveni e molti italiani furono vittime della rivoluzione comunista, che dopo un giudizio sommario<br />

persero la vita nelle foibe carsiche.<br />

<strong>Il</strong> periodo del secondo dopoguerra<br />

Alla fine della guerra, il nostro territorio registrò enormi perdite materiali e umane tra combattenti<br />

e deportati nei campi di concentramento e ai lavori forzati. Le numerose lapidi commemorative e i<br />

monumenti eretti nei nostri paesi onorano il ricordo di tutte queste vittime.<br />

Nel castello di <strong>Duino</strong> si insediarono alti ufficiali anglo-americani e alla fine di maggio del 1945 ebbero<br />

inizio gli accordi tra il generale Morgan e i rappresentanti militari iugoslavi per la ritirata delle<br />

truppe iugoslave <strong>da</strong> Trieste. Nel giugno del 1945 il territorio tra il confine di Rapallo e il confine italoaustriaco<br />

del 1915 venne suddiviso in due zone: la Zona A passó sotto l’amministrazione del governo<br />

militare alleato, la Zona B sotto l’amministrazione militare dell’armata jugoslava; i paesi di <strong>Duino</strong>-<br />

Aurisina e Komen caddero in un primo momento sotto l’amministrazione militare anglo-americana,<br />

tuttavia il Trattato di pace con l’Italia, firmato a Parigi nel 1947, fissò un nuovo confine e costituì il<br />

Territorio Libero di Trieste. <strong>Il</strong> <strong>Carso</strong> fu attraversato <strong>da</strong> un nuovo confine; una parte del territorio<br />

passò all’Italia, un’altra un po’ più estesa al Territorio Libero di Trieste, di cui facevano parte anche<br />

le frazioni del Comune di <strong>Duino</strong>-Aurisina, mentre la parte più consistente toccò alla Iugoslavia, cui<br />

appartenevano i paesi del Comune di Komen. <strong>Il</strong> confine definitivo fu fissato <strong>da</strong>l Memorandum di<br />

Londra (1954) con l’annessione dei paesi del Comune di <strong>Duino</strong>-Aurisina all’Italia.<br />

Gli sloveni del Comune di <strong>Duino</strong>-Aurisina rappresentavano il 90% della popolazione. L’aspetto et-<br />

Monumento dedicato alle<br />

vittime della secon<strong>da</strong> guerra<br />

mondiale a Kobjeglava<br />

19


20<br />

nico cominciò a cambiare dopo la venuta degli esuli istriani negli anni cinquanta. Per loro furono<br />

costruiti due villaggi: nei pressi delle foci del Timavo sorse il Villaggio del Pescatore e a Sistiana il<br />

Borgo San Mauro. <strong>Il</strong> numero degli abitanti raddoppiò, il che influì sull’assetto etnico e il numero dei<br />

cittadini di lingua italiana divenne superiore a quello di lingua slovena. Seguì un periodo di urbanizzazione<br />

intensiva che stravolse ulteriormente le proporzioni: oggi un terzo della popolazione è<br />

costituito <strong>da</strong> abitanti di nazionalità slovena, i rimanenti due terzi sono italiani.<br />

Alla fine della guerra, nella parte jugoslava del <strong>Carso</strong>, ebbe inizio, nello spirito della rivoluzione<br />

socialista, una nuova forma di economia comunista e di politica monopartitica. La condizione economica<br />

della popolazione migliorò notevolmente, si costruirono nuove abitazioni, fabbriche, scuole<br />

e altri impianti. Tuttavia la politica jugoslava <strong>da</strong>l motto “fratellanza ed unità” soffocò gradualmente<br />

lo sviluppo politico, economico e culturale sloveno, il che portò nel 1990 alle prime elezioni libere<br />

in Slovenia e alla vittoria delle nuove forze democratiche, nonché al plebiscito per l’indipendenza<br />

della Slovenia e la conseguente formazione del nuovo Stato sloveno nel 1991. Con l’indipendenza<br />

in Slovenia comincia ad affermarsi un sistema politico democratico, un’economia di mercato e si<br />

gettano le basi per la futura entrata nell’Unione Europea, il che è avvenuto il 1° maggio 2004. Per<br />

il <strong>Carso</strong>, che per cinquant’anni fu diviso tra due Stati, ciò rappresenta certamente una tappa importante.<br />

Con l’abolizione dei confini politici si ripresenta, nuovamente, l’occasione di unire la costa con<br />

l’entroterra carsico e sviluppare così un turismo e una cultura comune.<br />

...lavoratori liberi,<br />

costruiremo su questa terra fertile,<br />

nel Sole della libertà creeremo una nuova era.<br />

(Igo Gruden).


Ciliegi in fiore.<br />

21


Nella nostra regione nacquero e operarono personalità importanti, che con la loro conoscenza,<br />

tenacia, coraggio e con l’impegno profuso hanno lasciato un’impronta significativa nell’ampio contesto<br />

culturale europeo, sia nel mondo dell’architettura, dell’arte e della letteratura, sia nel campo<br />

religioso e militare.<br />

MAKS FABIANI (Kobdilj 1865 – Gorizia 1962), architetto, urbanista, professore, autore di saggi e<br />

testi letterari, inventore, sin<strong>da</strong>co di Štanjel (1935 – 1945).<br />

Maks Fabiani è, accanto a Jože Plečnik e Ivan Vurnik, uno dei fon<strong>da</strong>tori dell’architettura e dell’urbanistica<br />

slovena. La sua attività di architetto e urbanista lo portò nelle regioni della Monarchia<br />

asburgica, in Polonia e in Cechia fino al Golfo di Trieste. Fu professore al Politecnico di Vienna e<br />

uno tra i più importanti fautori della secessione viennese; a Vienna il suo nome riconduce ai palazzi<br />

Urania, Artaria, Portois&Fix e altri. A Lubiana viene ricor<strong>da</strong>to come l’artefice principale della sua<br />

ricostruzione dopo il terremoto; frutto del suo ingegno sono la Casa Hribar (Hribarjeva hiša), la Casa<br />

Krisper (Krisperjeva hiša) e altri edifici. <strong>Il</strong> suo Rapporto sul progetto urbanistico di Lubiana (Poročilo<br />

k načrtu občne regulacije deželnega stolnega mesta Ljubljane), risalente al 1895, rappresenta il<br />

primo saggio sloveno in materia di urbanistica. Per i risultati ottenuti nel settore dell’urbanistica<br />

l’Università di Vienna gli conferì nel 1902 il dottorato, a quel tempo in assoluto il primo conferito per<br />

questo settore. Dopo la prima guerra mondiale Maks Fabiani ritornò a Gorizia, dove per cinque anni<br />

diresse gli interventi di restauro nei paesi situati lungo il fronte dell’Isonzo e colpiti <strong>da</strong>lla guerra. In<br />

seguito rientrò a Kobdilj, <strong>da</strong>l 1935 ricoprì la carica di Sin<strong>da</strong>co di Štanjel, e fu in quel periodo che<br />

realizzò la Villa Ferrari e il parco Ferrari a Štanjel. Dopo la secon<strong>da</strong> guerra mondiale visse a Gorizia,<br />

dove morì e fu sepolto. Nel 1984 le sue spoglie furono trasferite nella tomba della famiglia Fabiani<br />

al cimitero di Kobdilj. Fino agli ultimi anni della sua vita continuò a esercitare l’attività di architetto,<br />

urbanista e scrittore.<br />

Per il lavoro svolto fu insignito di numerosi titoli: Cavaliere dell’Ordine di Francesco Giuseppe,<br />

Cavaliere dell’Ordine delle Aquile di Prussia, Cavaliere dell’Ordine delle Aquile Rosse, Cavaliere<br />

della Legione d’Onore, Coman<strong>da</strong>nte dell’Ordine di San Stanislao, Me<strong>da</strong>glia d’oro al valore militare,<br />

Cavaliere dell’Ordine della Corona italiana, Cavaliere dell’Ordine per i meriti al Vaticano, Grand prix<br />

e me<strong>da</strong>glia d’oro all’Esposizione mondiale di Parigi, me<strong>da</strong>glia d’oro per la miglior casa d’abitazione<br />

e la migliore Casa del Commercio a Vienna negli anni 1911/12, Dottorato d’oro nel 1952 a Vienna.<br />

Maks Fabiani è una personalità d’importanza europea, appartenente alla cultura sia austriaca che<br />

italiana e slovena. Nella storia slovena il suo nome è legato ad alcuni edifici famosi come il Narodni<br />

dom di Trieste (incendiato nel 1920), la Casa di Commercio di Gorizia, il Padiglione Jakopič di Lubiana<br />

(demolito negli anni sessanta) e il Liceo femminile Mladika di Lubiana. Da lui presero il nome<br />

una via di Vienna, una di Lubiana, una di Trieste e una di Gorizia. A Gorizia gli è stato dedicato il<br />

liceo artistico, a Trieste la scuola per geometri. Nell’atrio del Politecnico di Vienna è collocata una<br />

sua effigie in bronzo. A Štanjel gli è stato dedicato un sentiero.<br />

Lojze Spacal, Idillio sulla<br />

lan<strong>da</strong>, tecnica mista, 1987,<br />

(castello di Štanjel, galleria<br />

L. Spacal).<br />

5. PERSONAGGI IMPORTANTI<br />

TRA ŠTANJEL E DUINO<br />

Villa Storici - oggi sede del<br />

poliambulatorio con parco<br />

a Komen, opera di Max<br />

Fabiani.<br />

23


Bronzo dedicato ad Anton Mahnič<br />

sulla facciata della sagrestia della<br />

chiesa di Štanjel.<br />

24<br />

Dolanci, monumento al<br />

barone Andrej Čehovin.<br />

ANTON MAHNIČ (Kobdilj 1850 – Zagabria 1920) vescovo, dottore in teologia, professore, scrittore,<br />

critico, re<strong>da</strong>ttore.<br />

Anton Mahnič è una tra le più importanti personalità degli ambienti culturali, politici ed ecclesiastici<br />

sloveni della fine del XIX secolo, mentre in Croazia svolse lo stesso compito <strong>da</strong>l 1897. Era<br />

conosciuto come una persona determinata in tutti i campi della sua attività. Dopo il liceo, gli studi<br />

di teologia a Gorizia e il dottorato all’Università di Vienna nel 1881, iniziò a lavorare come professore<br />

di teologia a Gorizia. In seguito fu re<strong>da</strong>ttore di numerose riviste: dell’organo vescovile Folium<br />

Periodicum, della rivista Soča, nel 1888 iniziò a pubblicare una propria rivista, il Rimski Katolik (<strong>Il</strong><br />

Cattolico Romano), dove espose i propri punti di vista sulla società, la politica e l’arte. Nei suoi<br />

articoli attaccava duramente alcuni uomini di lettere, in particolare Josip Stritar e Simon Gregorčič,<br />

tacciandoli di incoerenza d’opinione, di influssi liberali, scetticismo e simili posizioni anticattoliche.<br />

Sollevò così nell’ambiente culturale e politico un pubblico dibattito e promosse una “divisione degli<br />

animi”, che spezzò l’unionismo nella politica slovena di allora.<br />

Nel 1897 fu vescovo dell’isola di Krk. Fondò il foglio cattolico La guardia croata e altre riviste. Al di<br />

fuori della Croazia partecipò alla fon<strong>da</strong>zione delle società studentesche croate, fu attivo nell’organizzare<br />

l’istruzione scolastica e le cooperative dei contadini. Notevole fu il suo intervento in difesa<br />

della lingua croata nelle scuole e dell’uso dello slavo antico durante i servizi liturgici. Nel 1902 fondò<br />

a Krk l’Accademia di slavo antico e una tipografia. Per la sua attività dovette giustificarsi in Vaticano.<br />

Fu firmatario della Dichiarazione di maggio e alla conferenza di pace di Parigi inviò un memoriale,<br />

nel quale chiedeva l’annessione alla Iugoslavia. A causa delle sue attività, nel 1919 fu confinato per<br />

un anno nei pressi di Roma, dove si ammalò gravemente. Tornato a Zagabria morì. Le sue spoglie<br />

furono in seguito traslate <strong>da</strong> Zagabria al Duomo di Krk.<br />

La sua attività letteraria risale già agli anni del liceo. Una sua nota opera letteraria è la breve novella<br />

Kako je oče Kobenzl na Dunaj kraški sir nosil (1881). Fu uno scrittore prolifico e poliedrico, in quanto<br />

conosceva a fondo i diversi generi letterari e pubblicistici; scrisse commenti, saggi, scritti umoristici<br />

e in particolar modo acrimoniosi scritti satirici.<br />

Una lapide lo ricor<strong>da</strong> all’interno della chiesa di Štanjel e, <strong>da</strong>ll’anno 2000, anche un ritratto bronzeo<br />

realizzato <strong>da</strong> Evgen Guštin e collocato sulla facciata della sagrestia della stessa chiesa. A Krk gli è<br />

stata dedicata una via ed è pure candi<strong>da</strong>to alla beatificazione come Santo croato.<br />

ANDREJ ČEHOVIN (Dolanci 1810 – Baden, Austria 1855) ufficiale dell’armata austriaca, barone.<br />

Andrej Čehovin, allora giovane artigliere arruolato nell’esercito austriaco in Italia, negli anni rivoluzionari<br />

1848 e 1849 partecipò alle battaglie di Montanara, Somma Campagna, Custoza, Mortara e<br />

Novara. Con la sua tenacia, la sua inventiva e il suo coraggio, contribuì notevolmente alle vittorie<br />

dell’esercito austriaco, coman<strong>da</strong>to <strong>da</strong>l famoso maresciallo Radetzky. Nelle battaglie si rivelò un<br />

artigliere estrermamente preciso; interesante è il fatto avvenuto durante la battaglia di Mortara:<br />

prima dello scontro il sol<strong>da</strong>to Čehovin si arrampicò su un albero per osservare il campo di battaglia.<br />

<strong>Il</strong> caso volle che proprio in quel mentre giungessero sotto l’albero anche gli ufficiali italiani e così<br />

ebbe modo di ascoltare la loro conversazione. Più tardi, durante la battaglia, si servì dei <strong>da</strong>ti raccolti<br />

alquanto furtivamente e contribuì così alla vittoria austriaca.<br />

Per il proprio eroismo ricevette numerosi riconoscimenti, tra cui la Grande Me<strong>da</strong>glia d’argento al<br />

Valore e la Grande Me<strong>da</strong>glia d’oro al Valore. Nel 1850 l’imperatore Francesco Giuseppe gli conferì<br />

il più altro riconoscimento militare: Croce di Cavaliere dell’Ordine di Maria Teresa. Allora fu insignito<br />

anche del titolo nobiliare di barone. Negli anni seguenti fu decorato dell’Ordine dei Cavalieri di terza<br />

classe <strong>da</strong>ll’arciduca di Toscana Leopoldo II, mentre lo zar russo lo decorò dell’Ordine dei Cavalieri<br />

di San Giorgio. Come sol<strong>da</strong>to ottenne il grado di capitano. Nel 1855 si ammalò e morì mentre era<br />

in cura presso l’ospe<strong>da</strong>le di Baden in Austria, dove fu anche sepolto.<br />

Nel 1898 gli venne dedicato un monumento eretto di fronte alla casa natia a Dolanci (vedi Comunità<br />

di Gornja Branica). Nel corso della cerimonia commemorativa, svoltasi a Dolanci il 10 settembre<br />

1995, a 140 anni <strong>da</strong>lla sua morte, i maggiori rappresentanti dell’esercito sloveno lo proclamarono<br />

uno degli uomini più importanti nella storia militare slovena.


LOJZE SPACAL, (Trieste 1907 – 2000, sepolto a Škrbina), pittore e grafico.<br />

Lojze Spacal è considerato uno tra i più importanti pittori del dopoguerra sia in Slovenia che in Italia,<br />

nonché un artista a livello mondiale che raggiunse l’apice della sua attività nelle tecniche grafiche,<br />

in particolare nella linografia e nell’incisione su legno. Si servì anche di altre tecniche (olio, mosaico,<br />

arazzeria, pittura a fresco) e tecniche miste (per esempio combinazioni di scultura – rilievo e<br />

pittura). È ricor<strong>da</strong>to soprattutto come artista dell’Istria e del <strong>Carso</strong>, in quanto a queste due regioni<br />

si ispirano i suoi motivi, trasfigurati nel linguaggio artistico che gli era proprio. Per la maggior parte<br />

visse a Škrbina sul <strong>Carso</strong>, dove, per suo espresso desiderio, fu anche sepolto. Per la sua attività<br />

ottenne numerosi riconoscimenti nazionali (in Slovenia e in Italia) ed internazionali: Premio per la<br />

grafica alla Biennale d’arte contemporanea a Sao Paulo in Brasile (1953), Grand Prix grafico alla<br />

Biennale di Venezia (1958), premio Presidenza della Camera del Parlamento italiano (1968), Premio<br />

Prešeren alla carriera (1974), il San Giusto d’oro (1977), Stella d’oro dello Stato federale jugoslavo<br />

SFRJ (conferitagli <strong>da</strong> Tito nel 1978), Me<strong>da</strong>glia d’oro della Provincia di Trieste (1984), Membro<br />

corrispondente della Accademia SAZU (1987), Premio Jakopič (postumo 2000) e numerosi altri<br />

riconoscimenti per l’attività artistica. Partecipò a numerose mostre collettive e personali in Slovenia,<br />

Italia e all’estero. Partecipò quattro volte alla Biennale di Venezia, ed espose regolarmente alla<br />

Biennale di grafica a Lubiana. Le sue pitture e le sue grafiche fanno parte di numerose e importanti<br />

collezioni nelle gallerie d’arte moderna in tutto il mondo. Nel Castello di Štanjel è allestita sin <strong>da</strong>l<br />

1988 una mostra permanente delle sue opere.<br />

KAREL ŠTREKELJ (Gorjansko 1859 – Graz 1912) pubblicista, slavista, linguista ed etnologo.<br />

Dopo le elementari, frequentate a Gorjansko, continuò gli studi al liceo classico di Gorizia. Nel 1878<br />

si iscrisse all’Università di Vienna, dove studiò slavistica, filologia classica e linguistica comparata.<br />

Nel 1884 col professor Miklošic si laureò con una tesi incentrata sulla fonologia del dialetto parlato<br />

nella parte centrale del <strong>Carso</strong> isontino. Nel 1886 svolse una ricerca sulla morfologia e l’accentazione<br />

del dialetto carsico. Nel 1897 divenne professore straordinario di filologia slava presso<br />

l’Università di Graz, con particolare riguardo per la lingua e letteratura slovena, nel 1906 tenne un<br />

seminario di filologia slava. Nel 1908 divenne professore ordinario presso l’Università di Graz, dove<br />

Lojze Spacal, Tenera è<br />

la notte, tecnica mista,<br />

1986, (castello di Štanjel,<br />

galleria L. Spacal).<br />

Gorjansko, casa natale<br />

di Karel Štrekelj .<br />

25


26<br />

Aurisina, monumento<br />

dedicato a Igo Gruden.<br />

accanto all’insegnamento della lingua e letteratura slovena (fu il primo professore universitario a<br />

tenere le lezioni in lingua slovena), tenne anche corsi di slavo ecclesiastico antico e di serbocroato.<br />

Nel 1879 assieme agli studenti sloveni fondò a Vienna la Società letteraria slovena (Slovenska<br />

Matica), all’interno della quale gli studenti impararono a conoscere le caratteristiche della lingua<br />

scritta slovena. Fu il più straordinario difensore della bellezza e della purezza della lingua slovena.<br />

Gli annali storico-culturali sloveni lo reputano un impareggiabile iniziatore e promotore della raccolta<br />

di poesie popolari. Questo suo impegno risale ai tempi delle superiori, quando cominciò ad aiutare<br />

il professore russo J. Baudouin de Courtenay ad annotare i dialetti slavi occidentali e nella raccolta<br />

di materiale etnografico. Nel 1886 la Società letteraria slovena gli affidò la compilazione della raccolta<br />

di canti popolari sloveni – Slovenske narodne pesmi, pubblicate in due fascicoli; dopo la sua<br />

morte, il suo allievo J. Glonar ne compilò altri due. Fino all’anno della sua morte furono raccolte più<br />

di 10.000 canzoni e melodie.<br />

Con questo lavoro monumentale gettò le basi scientifiche all’etnologia slovena, soprattutto adottando<br />

il metodo scientifico e i procedimenti di ricerca etnologica tuttora attuali. Nella sua famosa<br />

Richiesta di materiale popolare – Prošnja za narodno blago del 1887, invitava alla raccolta preconizzando<br />

la pubblicazione di tutte le trascrizioni della tradizione orale degli sloveni.<br />

Da lui presero il nome la scuola elementare di Sistiana (in Italia) e l’Associazione culturale Karel<br />

Štrekelj di Komen, che promuove la raccolta e la trascrizione della produzione popolare, nonché le<br />

<strong>da</strong>nze e i canti popolari. In autunno viene annualmente conferito il Premio Štrekelj al miglior collezionista<br />

di materiale popolare. Sulla facciata della sua casa natia a Gorjansko, al numero 100, gli è<br />

stata dedicata nel 1956 una lapide commemorativa. Nella scuola elementare di Sistiana, che porta<br />

il suo nome, si trova una sua erma in bronzo collocata nel 1979.<br />

IGO GRUDEN (Aurisina 1893 – Lubiana 1948) poeta, traduttore, giurista.<br />

Igo Gruden è un insigne rappresentante della poesia slovena nella prima metà del XX secolo. I<br />

contenuti della sua poesia abbracciano un’ampia serie di tematiche: si tratta di liriche d’amore ed<br />

erotiche, di poesie patriottiche e spesso legate al natio <strong>Carso</strong>. Le sue poesie furono molto apprezzate,<br />

in quanto per tematica e soprattutto per i sentimenti universali che esprimono, sono molto<br />

vicine alle persone comuni.<br />

Igo Gruden terminò il liceo a Gorizia e si iscrisse a giurisprudenza a Vienna. in seguito allo scoppio<br />

della prima guerra mondiale dovette abbandonare gli studi e combatté come sol<strong>da</strong>to austriaco sul<br />

fronte dell’Isonzo, dove fu anche ferito. Alla fine della guerra terminò gli studi a Praga e Graz. A causa<br />

del contenuto di alcune sue poesie non poté ritornare nel Litorale sloveno e si trasferì a Lubiana.<br />

All’inizio della secon<strong>da</strong> guerra mondiale fu avvocato difensore degli antifascisti sloveni al tribunale<br />

italiano di Lubiana. Per le sue attività è stato confinato in diversi campi di concentramento in Italia, e<br />

a Rab (Arbe). Dopo la liberazione tornò a Lubiana, dove svolse la funzione di rappresentante legale<br />

presso il Ministero di Pubblica Istruzione. Morì dopo breve malattia.<br />

Fu un poeta eccezionalmente prolifico, in cinque raccolte di poesie per adulti e una per bambini<br />

pubblicò circa 1000 poesie. L’inizio della sua attività letteraria risale agli anni del liceo, mentre sono<br />

del 1920 le prime due raccolte di poesie: Narcis e Primorske pesmi. Nel 1922 pubblicò la raccolta di<br />

poesie per bambini Miška osedlana. La raccolta Dvanajsta ura del 1939 ottenne il Premio Banovina<br />

e il Premio della Città di Lubiana. <strong>Il</strong> libro di poesie Pesnikovo srce, a causa della guerra uscì solo nel<br />

1946, nonostante fosse pronto per la pubblicazione già cinque anni prima. La sua ultima raccolta V<br />

pregnanstvo (1945), che contiene poesie suscitate <strong>da</strong>lla guerra, ebbe un successo incredibile, tanto<br />

che in pochi mesi fu del tutto esaurita e subito ristampata.<br />

Gruden fu anche traduttore, per lo più <strong>da</strong>l serbo e <strong>da</strong>l bulgaro. Le sue poesie sono state tradotte in<br />

numerose lingue europee; la versione italiana è stata curata <strong>da</strong> Giorgio Depangher.<br />

Sulla facciata della casa natale ad Aurisina gli è stata dedicata nel 1949 una lapide commemorativa;<br />

<strong>da</strong>l 1967 portano il suo nome anche la locale scuola media e l’Associazione culturale. Un busto in<br />

bronzo, opera di Zdenko Kalin, fu scoperto nel 1978 ad Aurisina; sopra Canovella de’ Zoppoli <strong>da</strong>l<br />

1976 è affissa una lapide in pietra con i versi di Gruden.


ALOJZ REBULA (San Pelagio 1924 – vive a Opicina/Opčine) scrittore, saggista, drammaturgo,<br />

pubblicista, traduttore.<br />

Alojz Rebula è uno dei più importanti scrittori sloveni contemporanei. Nelle sue opere associa temi<br />

dell’antichità classica al cristianesimo e ai problemi nazionali. È conosciuto per i suoi romanzi storici,<br />

nei quali ha rappresentato, in epoche tuttavia lontane, la realtà del mondo contemporaneo e le<br />

sue condizioni, anche attraverso un profondo ritratto psicologico dei suoi personaggi. I suoi romanzi<br />

si distinguono per la perfezione di forma e lingua. Molti dei racconti brevi e romanzi sono ambientati<br />

a Trieste e dintorni.<br />

Frequentò il liceo a Gorizia e a Udine, studiò filologia classica e archeologia a Lubiana, nel 1960<br />

conseguì la laurea a Roma. Insegnò greco e latino a Lubiana e a Trieste. Negli anni settanta ebbe<br />

problemi con l’allora regime comunista in Iugoslavia, specialmente per la schiettezza dei suoi scritti<br />

politici. Per questo motivo in Slovenia la sua attività letteraria ottenne un adeguato riconoscimento<br />

soltanto negli anni 90, dopo l’indipendenza.<br />

Le opere più importanti: <strong>Devin</strong>ski sholar (romanzo, 1954), Vinograd rimske cesarice (novelle, 1956),<br />

Senčni ples (romanzo, 1960), V Sibilinem vetru (romanzo, 1968), Zeleno izgnanstvo (romazo,<br />

1981), Savlov demon (sei drammi, 1985), Jutri čez Jor<strong>da</strong>n (romanzo, 1988), Kačja koža (romanzo,<br />

1994), Maranathà ali leto 999 (romanzo, 1996), Cesta s cipreso in zvezdo (romanzo, 1998),<br />

Jutranjice za Slovenijo (romanzo per il decennale dell’indipendenza slovena, 2000) e Nokturno za<br />

Primorsko (romanzo 2004). Autore di numerosi saggi, soprattutto sul cristianesimo e sui problemi<br />

nazionali, nel 2002 ha pubblicato il volume Iz partiture življenja contenente pagine di diario relative<br />

agli anni 1977 – 81. Traduce <strong>da</strong>l latino e <strong>da</strong>ll’italiano, tra le altre cose ha tradotto parte del Nuovo<br />

testamento. Inoltre, in qualità di pubblicista, collabora regolarmente con varie testate italiane e slovene<br />

redigendo articoli di letteratura, di cristianesimo e di attualità. Ha tenuto diverse conferenze in<br />

Italia e in Slovenia.<br />

Nel 1969 ottenne il Premio della Fon<strong>da</strong>zione Prešeren per il romanzo V Sibilinem vetru e per lo<br />

stesso romanzo il premio Vstajenje di Trieste. Nel 1995 ha ricevuto il Premio Prešeren, massimo<br />

riconoscimento nazionale sloveno. Dal 1993 è membro dell’Accademia Slovena (SAZU).<br />

Papavero tra il frumento.<br />

27


Quando oggi parliamo del <strong>Carso</strong>, immaginiamo lande e campi ricoperti <strong>da</strong> ginepri e <strong>da</strong>l sommacco,<br />

pinete, innumerevoli vigneti, muretti a secco, villaggi carsici, case in pietra ancora ben conservate,<br />

curiosi dettagli architettonici e naturalmente le specialità culinarie: il prosciutto del <strong>Carso</strong> e il vino<br />

terrano.<br />

Tuttavia la memoria storica ci rammenta che il <strong>Carso</strong> non è stato sempre tale; la regione un tempo<br />

verde e lussureggiante si trasformò, circa un secolo fa, in un paesaggio desolato e incolto. L’artefice<br />

principale di tutti questi continui cambiamenti è proprio l’uomo che con la sua millenaria presenza e<br />

il suo lavoro ha contribuito alla caratteristica configurazione del paesaggio carsico.<br />

Nel corso dei secoli sul <strong>Carso</strong> si andò formando uno specifico stile di vita. Le regole della natura<br />

determinavano la vita più di quanto la determinino oggi. La pietra era il materiale naturale che più<br />

di tutto legava l’uomo alla natura, in quanto egli la utilizzava sia per la delimitazione delle superfici<br />

agricole che per la costruzione della propria abitazione.<br />

Attività economiche tradizionali<br />

1. L’agricoltura<br />

A causa del terreno roccioso le condizioni per l’agricoltura non sono delle migliori, i veri campi<br />

si trovano infatti solo in fondo alle doline, dov’è possibile rinvenire la tipica terra rossa; altrove la<br />

gente si aiutava rimovendo i sassi e spaccando le rocce che affioravano alla superficie del terreno.<br />

I sassi venivano poi ammucchiati, mentre sulle superfici ripulite veniva portata la terra. I nuovi<br />

campi venivano cinti <strong>da</strong> “muretti a secco” costruiti con le pietre raccolte e senza l’utilizzo di leganti.<br />

I muretti a secco conferiscono ancora oggi al paesaggio un aspetto caratteristico e rappresentano<br />

l’elemento base dell’edilizia popolare. I muretti proteggevano inoltre la terra <strong>da</strong>lla spietata asprezza<br />

della bora.<br />

L’attività economica più diffusa e più antica era la zootecnia; fino al XIX secolo prevalse l’allevamento<br />

degli ovini, cui fanno riferimento tutta una serie di microtoponimi (staje, stajce, mersce,<br />

mozir), la presenza di grate in ferro battuto poste all’entrata dei cortili delle chiese per impedire agli<br />

ovini l’accesso al sacro suolo (Gorjansko, Gabrovica, Kobjeglava) e infine le casette per i pastori,<br />

costruzioni in pietra collocate nelle zone di pascolo. Lo sfruttamento eccessivo dei pascoli trasformò<br />

il <strong>Carso</strong> in una lan<strong>da</strong> di sassi, dove le violente raffiche di bora spazzavano via anche quel poco di<br />

terra rimasta, e che l’uomo aveva coltivato con tanto sacrificio e tanto amore. Al problema si interessò<br />

Jožef Ressel che già nel 1822 aveva studiato a fondo la possibilità di rimboschimento del<br />

<strong>Carso</strong> con il pino nero. La sua proposta fu accolta con interesse e 20 anni più tardi furono realizzati<br />

i primi impianti; nel Comune di Komen si iniziò a piantare il pino nero attorno al 1895.<br />

Nel XIX secolo vi fu un ristrutturazione dell’economia rurale carsica basata sull’allevamento del bestiame<br />

e sulla viticoltura; cominciò pertanto a prevalere l’allevamento di mucche di razza svizzera<br />

e di razza bruna alpina che <strong>da</strong>vano il latte, e di buoi, che venivano sfruttati come forza lavoro. L’uso<br />

del cavallo per il lavoro sui campi era riservato solo ai contadini più abbienti. Per ogni tipo d’allevamento<br />

erano importanti la fienagione e l’immagazzinamento del fieno, come foraggio per gli animali.<br />

Gli uomini normalmente falciavano i prati con una falce fienaia, mentre le donne nello sfalciare le<br />

zone pietrose e marginali del prato si servivano di una falce più piccola. In primavera e in estate i<br />

bambini pascolavano le mucche sulla lan<strong>da</strong>. Un’importante attività contadina era la mietitura e la<br />

trebbiatura dei cereali, ramo principale dell’agricoltura, sul quale, in seguito, prevalse la viticoltura.<br />

<strong>Il</strong> contadino carsico coltivava segale, miglio, grano saraceno, granoturco, avena, frumento e, dopo<br />

la secon<strong>da</strong> guerra mondiale, orzo. Oggi sul <strong>Carso</strong> si coltivano, oltre ai cereali, patate, cavoli, carote,<br />

rape e altre verdure.<br />

Anche la vendita dei prodotti agricoli al mercato era un tempo fonte di gua<strong>da</strong>gno, soprattutto per la<br />

vicinanza della città di Trieste. Infatti, sul <strong>Carso</strong> non esisteva quasi famiglia, che non vendesse la<br />

verdura, il pollame, la frutta, le grappe, il vino, il pane, le uova e il latte nella vicina città. Nelle località<br />

relativamente vicine a Trieste si sviluppò il turismo, in quanto numerosi abitanti <strong>da</strong>lla città trascorrevano<br />

il fine settimana e l’estate sul <strong>Carso</strong>, contribuendo così allo sviluppo del settore alberghiero,<br />

dell’agriturismo e delle “osmizze”, ossia punti di vendita diretta del nostro vino. Di conseguenza<br />

la viticoltura, il cui ruolo nel corso della storia fu spesso condizionato <strong>da</strong>lle esigenze del tempo,<br />

divenne la più importante delle attività agricole. Tra i vini prodotti sul <strong>Carso</strong>, il più conosciuto è il<br />

vino terrano, un eccellente vino rosso, leggermente alcolico, prodotto sulla terra rossa del <strong>Carso</strong><br />

<strong>da</strong>l vitigno di refosco. Grazie alla presenza di acido cianidrico e acido lattico, questo vino possiede<br />

qualità medicamentose e viene dunque consigliato agli anemici. In seguito della comparsa della<br />

Abitante di Volčji Grad.<br />

6. IL CARSO E LA SUA GENTE<br />

Muretto a secco, costruito senza<br />

l’utilizzo di leganti (Sveto).<br />

29


La diffusione della lavorazione<br />

della pietra è testimoniata <strong>da</strong>i<br />

resti di cave di dimensioni<br />

minori dette “jave”, presenti in<br />

quasi ogni villaggio (resti di cava<br />

minore presso Volčji Grad).<br />

30<br />

filossera nella secon<strong>da</strong> metà del XIX secolo, gli abitanti del <strong>Carso</strong> cominciarono a considerare la<br />

vite come coltura di terzo grado, per cui la piantavano ai margini dei campi e in zone poco fertili.<br />

La vite cresceva spontaneamente, si arrampicava sugli alberi e in genere non le veniva dedicata<br />

molta attenzione. La viticoltura specializzata ebbe un forte sviluppo soltanto dopo il 1900, quando lo<br />

Stato concesse prestiti senza interessi per la ristrutturazione e il rinnovamento dei vigneti. Oltre al<br />

terrano sul <strong>Carso</strong> si producono anche vini bianchi: malvasia, vitovska, pinot, chardonnay e altri. La<br />

viticoltura era un’attività molto importante anche nelle zone costiere che godevano di un’ottima posizione<br />

a solatio. Sui ripidi declivi e sotto le pareti scoscese, i contadini sistemavano i terrazzamenti e<br />

costruivano muri di sostegno, mentre le loro mogli portavano la terra con una specie di madia detta<br />

“nečka”. Sui terrazzi detti “paštni” cominciarono a coltivare la vite, <strong>da</strong>lla quale già nel passato si produceva<br />

il vino pucino. Nelle zone costiere si coltivava anche l’ulivo, la cui presenza è comprovata<br />

sotto Aurisina <strong>da</strong>l toponimo Oljščica. In seguito a un’on<strong>da</strong>ta di freddo eccezionale nell’inverno 1929,<br />

I vitigni di refosco in autunno si<br />

tingono di colore rosso.<br />

la maggior parte degli olivi morì, il che comportò il successivo abbandono dell’attività <strong>da</strong> parte degli<br />

abitanti del luogo. Negli ultimi anni sono sorti nuovi uliveti, il che dimostra il crescente interesse per<br />

questo tipo di coltura.<br />

Poiché sul <strong>Carso</strong> l’acqua era sempre poca, per lo sviluppo dell’agricoltura fu determinante la presenza<br />

degli stagni e degli acquitrini, che al contadino garantivano l’acqua anche nei periodi di<br />

siccità. Lo scavo veniva di solito effettuato ai piedi di un rilievo o dove si trovava già un deposito<br />

d’acqua naturale. La cavità veniva quindi rivestita con una terra carsica molto argillosa (ilovica). <strong>Il</strong><br />

rivestimento argilloso veniva quindi compattato con un particolare attrezzo, una specie di ceppo di<br />

legno detto “tovkalo”, e in seguito ci pensò lo stesso bestiame, durante l’abbeveraggio, a impastarlo<br />

ulteriormente con gli zoccoli, fino a formare un fondo impermeabile. In alcuni posti usavano collocare<br />

attorno alle cavità dei grossi blocchi di pietra. Gli stagni si riempivano di acqua piovana, sorgiva<br />

o d’acqua convogliata attraverso canali sotterranei; servivano soprattutto all’abbeveraggio del bestiame<br />

e fin <strong>da</strong>i tempi più remoti rappresentavano l’autonomia di ogni singolo paese. In seguito al<br />

progressivo abbandono del pascolo, al minor numero di capi e alla negligenza dell’uomo gli stagni<br />

si stanno per la maggior parte estinguendo, anche se in qualche paese si è provveduto al loro recupero.<br />

L’acquitrino è un bacino idrico di dimensioni minori, circon<strong>da</strong>to <strong>da</strong> un muro di pietra, dove un<br />

tempo i contadini lavavano i panni o attingevano l’acqua. Durante i periodi di siccità l’acqua veniva<br />

prelevata <strong>da</strong>lle sorgenti o <strong>da</strong>i corsi d’acqua presenti sul <strong>Carso</strong>, ad esempio <strong>da</strong>l Timavo, <strong>da</strong>l lago periodico<br />

di Doberdò o <strong>da</strong>l fiume Branica nei pressi di Štanjel, e trasportata su carri trainati <strong>da</strong> buoi.<br />

Un’attività importante, e ai tempi redditizia, fu anche l’allevamento del baco <strong>da</strong> seta, che <strong>da</strong>l Friuli<br />

si estese al <strong>Carso</strong> nel XVII secolo. Le larve del baco <strong>da</strong> seta, dette “kavalirji”, venivano nutrite con<br />

foglie di gelso, per cui nei villaggi vennero piantati numerosi gelsi, che cambiarono in modo significativo<br />

la fisionomia del paesaggio. La bachicoltura cominciò ad an<strong>da</strong>re in declino dopo la prima<br />

guerra mondiale.<br />

Fonte di gua<strong>da</strong>gno per gli abitanti dei paesi della fascia costiera (<strong>da</strong> <strong>Duino</strong>, Visogliano, Aurisina,<br />

Santa Croce fino a Barcola/Barkovlje) non era solo l’agricoltura, ma anche la pesca. Poiché sulla<br />

costa scoscesa non esistevano porti, i pescatori dovettero costruire delle barche molto semplici e


esistenti, che dopo l’uso venivano tirate sulla terra ferma. Si tratta degli zoppoli o con il termine sloveno<br />

“čupe”. Sulla costa c’è un tratto di spiaggia denominato “Pri čupah”. Inizialmente la pesca era<br />

solo per uso personale, in seguito i pescatori furono costretti a svolgere la loro attività come servi<br />

della gleba a servizio dei signori di <strong>Duino</strong>. Con diversi tipi di rete o con l’esca si pescavano sarde<br />

(Sardina clupea), cefali (Mugil spp.), passere (Platessa passer), sogliole (Solea vulgaris), calamari<br />

(Loligo vulgaris), seppie (Seppia oficinalis) e numerosi altri tipi di pesce. Nel secolo scorso furono<br />

introdotti metodi di pesca più moderni. Grazie a navi più grandi dotate di malaide e potenti fari, i<br />

pescatori cominciarono a spingersi anche in mare aperto.<br />

La più ambita e la più redditizia era tuttavia la pesca del tonno. Nel corso delle migrazioni estive<br />

il Golfo di Trieste si popolava di branchi di tonni della specie Euthynmus thunnina che spesso si<br />

spingevano fin sotto costa. Alla pesca del tonno partecipava tutto il paese. Alcuni pescatori osservavano<br />

il mare <strong>da</strong>lle vedette e aspettavano l’arrivo<br />

dei pesci; lungo la costa erano già pronte le tonnare<br />

munite di reti. Non appena il branco veniva<br />

avvistato, la vedetta, con gri<strong>da</strong> particolari, avvisava<br />

l’equipaggio di circon<strong>da</strong>re il branco con le reti.<br />

Le reti con i tonni venivano in seguito sospinte in<br />

prossimità della spiaggia; a quel punto un nutrito<br />

gruppo di persone, immerse nell’acqua fino alle gi-<br />

nocchia, raggiungeva i tonni e prendendoli con le mani li portava sulla terra ferma. Ogni aiutante<br />

veniva ripagato con un pezzo di pesce. L’ultima consistente pesca risale al 1954, quando i pescatori<br />

del luogo catturarono 800 tonni. Con questo episodio si concluse la più che secolare tradizione dei<br />

pescatori sloveni.<br />

2. Artigianato locale<br />

<strong>Il</strong> sentiero dei pescatori, <strong>da</strong> Aurisina alla spiaggia “Pri<br />

Čupah”, ci ricor<strong>da</strong> la ricca tradizione della pesca sulla<br />

costa. La posizione a solatio era favorevole anche per la<br />

viticoltura e la coltivazione dell’ulivo.<br />

Nel passato sul <strong>Carso</strong> era diffusa la produzione artigianale di fruste e l’estrazione della resina, come<br />

pure la produzione di calce e l’estrazione della pietra.<br />

La calce veniva ricavata <strong>da</strong>lla cottura della pietra nelle calcare ovvero fornaci, dove, soprattutto<br />

nel periodo invernale, vi lavorava la maggior parte degli uomini. Nella calcara, che di solito si trovava<br />

in prossimità dei villaggi, la pietra veniva sottoposta al processo di cottura che poteva durare<br />

<strong>da</strong>gli 8 ai 12 giorni consecutivi. <strong>Il</strong> calore faceva evaporare tutte le componenti, tranne la calce. La<br />

calce veniva, in genere, usata <strong>da</strong>i muratori e <strong>da</strong>gli agricoltori. Prima dell’utilizzo veniva “spenta” in<br />

piccole fosse dette “jeplence”, che potevano essere ad uso privato, se collocate negli orti accanto<br />

alle singole proprietà, oppure pubbliche se site in un luogo di proprietà comune.<br />

Alcuni luoghi erano conosciuti soprattutto per la produzione delle fruste, (Sveto e Brestovica pri<br />

Komnu) dette “škarabače”. Anche questa professione aveva origini friulane. <strong>Il</strong> legno per le fruste si<br />

ricavava <strong>da</strong>l bagolaro (Celtis Australis). In concomitanza con il rimboschimento del <strong>Carso</strong> col pino<br />

nero nel 1895, si profilò l’attività della resinatura, ossia un’attività legata alla raccolta della resina<br />

a scopi commerciali.<br />

La fama del <strong>Carso</strong> è legata soprattutto alle cave e alla lavorazione della pietra. L’estrazione della<br />

pietra sul <strong>Carso</strong> ha una tradizione millenaria riconducibile all’antichità classica. Ad Aurisina esiste<br />

ancora oggi la “Cava Romana”. In prossimità di molti paesi troviamo cave di dimensioni minori,<br />

dette “jave”, che i contadini aprivano sulle proprie terre per uso personale o per <strong>da</strong>rle in affitto;<br />

esistevano anche cave in comproprietà. La pietra veniva estratta con procedimenti particolari: gli<br />

enormi blocchi monolitici venivano prima staccati <strong>da</strong>lla parete rocciosa, quindi rovesciati su un<br />

pianale. <strong>Il</strong> lavoro di estrazione veniva svolto <strong>da</strong>i cavatori, che avevano funzioni diverse. I blocchi<br />

monolitici venivano in seguito lavorati nelle officine che si trovavano nell’ambito della cava o altrove<br />

sul <strong>Carso</strong>. Gli scalpellini accapezzavano di fino la pietra e realizzavano cornici per finestre e porte,<br />

gradini, cornici per caminetti, mensole, croci funebri, vere per i pozzi, gocciolatoi in pietra, stele<br />

sacre dette “pili”, portali ecc. <strong>Il</strong> lavoro nelle cave era molto faticoso, in quanto spesso superava le<br />

previste dieci ore giornaliere.<br />

Casetta per i pastori - costruzione<br />

in pietra realizzata senza l’utilizzo<br />

di leganti, capolavoro dei pastori<br />

carsici.<br />

Oltre al nome e al cognome<br />

del padrone di casa,<br />

sui portali è frequente il<br />

monogramma del Cristo .<br />

31


32<br />

Stretta via a Škofi.<br />

<strong>Il</strong> pozzo del cortile si<br />

trovava normalmente<br />

<strong>da</strong>vanti alla casa, ma<br />

lo possedevano solo<br />

le proprietà più grandi<br />

e ricche (Kobjeglava).<br />

Gli abitati e le case carsiche<br />

Le prime borgate carsiche sorsero su terre poco fertili, in zone sovrastanti i campi o su terreni pianeggianti,<br />

comunque sempre in prossimità di un territorio fertile. Caratteristici erano i villaggi raccolti<br />

e attraversati <strong>da</strong> strade strette, le case erano orientate verso sud e senza aperture sul versante nord<br />

(ventoso). Ogni paese aveva la propria piazza con la chiesa, il tiglio e il pozzo, dove nei mesi estivi<br />

si intrattenevano gli abitanti del paese per chiacchierare e discutere o dove si teneva l’assemblea<br />

degli abitanti, detta “moževanje”, nel corso della quale il sin<strong>da</strong>co li convocava al lavoro collettivo,<br />

detto “rabuta”, per la manutenzione degli spazi comuni del paese. Le strette vie non conducevano<br />

solo alla piazza principale, ma anche ad altre piazze più piccole, al centro delle quali si trovava il<br />

pozzo del paese – “komunska štirna”, che era di proprietà comune, in quanto alla sua costruzione<br />

avevano collaborato tutti gli abitanti del paese. In passato chi non aveva un pozzo nel proprio cortile<br />

poteva attingere <strong>da</strong>l pozzo del villaggio. Nei periodi di siccità estiva i pozzi venivano spesso chiusi a<br />

chiave. La chiave veniva di solito consegnata al sin<strong>da</strong>co, che giornalmente <strong>da</strong>va alle singole famiglie<br />

la possibilità di attingere una quantità d’acqua commisurata al numero dei suoi membri.<br />

In base alle <strong>da</strong>te incise sui portali e sui pozzi, si può desumere che i singoli nuclei assunsero l’aspetto<br />

attuale nel XIX secolo, quando le condizioni economiche degli abitanti del <strong>Carso</strong> migliorarono<br />

notevolmente soprattutto per lo stretto rapporto con la città di Trieste, dove trovavano impiego nella<br />

nascente industria o vendevano i prodotti della terra e articoli d’artigianato. Molti impiegarono il denaro<br />

gua<strong>da</strong>gnato per la ristrutturazione delle abitazioni, che <strong>da</strong> unità unicellulari si trasformarono in<br />

edifici pluricellulari di tipo chiuso e <strong>da</strong>lla tipica architettura carsica. <strong>Il</strong> passaggio nell’abitazione<br />

avveniva attraverso un portale ad arco, costituito <strong>da</strong> un’arcata detta “kolona” e <strong>da</strong> una porta detta<br />

“porton” (portone). Un’arcata scolpita artisticamente sottolinea l’identità del proprietario e definisce<br />

la sua posizione sociale e il suo prestigio personale. Spesso reca incisi il nome del proprietario, dei<br />

simboli religiosi o dei fiori stilizzati. L’ambiente principale dell’abitazione è il cortile interno – “borjač”,<br />

circon<strong>da</strong>to <strong>da</strong> un alto muro in pietra. La forma chiusa è dovuta soprattutto alle condizioni climatiche<br />

(d’inverno la bora, d’estate il caldo), al bisogno di protezione (per le persone, gli animali e l’acqua) e<br />

a motivi psicologici (bisogno di intimità). Dal cortile è possibile dedurre quali siano le principali attività<br />

agricole della casa; attorno ad esso si trovano la stalla e il fienile, nonché la zona abitativa che occupa<br />

la parte più favorevole del cortile. Più il cortile è grande e ricco, più benestanti e importanti sono<br />

gli abitanti di quella casa. Tuttavia le differenze tra proprietà ricche e proprietà povere si riflettono<br />

solo nelle dimensioni delle abitazioni e negli ornamenti, ma non nell’architettura. <strong>Il</strong> contadino meno<br />

abbiente non poteva avvalersi dell’opera del miglior scalpellino o acquistare materiale di qualità,<br />

perciò nel costruire la sua abitazione prendeva sempre ad esempio le case più ricche del paese.<br />

Sulle facciate degli edifici rurali e delle case si trova il caratteristico ballatoio – “gank” che in passato<br />

era in legno, mentre oggi è in cemento; si tratta di un corridoio esterno, <strong>da</strong> cui un tempo si accedeva<br />

alle singole stanze di piano. <strong>Il</strong> ballatoio poteva essere raggiunto solo <strong>da</strong>ll’esterno mediante una scala


in pietra. Veniva utilizzato anche per far seccare i prodotti dei campi, principalmente il granoturco.<br />

D’estate il suo parapetto si ricopriva di fiori, soprattutto gerani. I ballatoi sono sorretti <strong>da</strong> mensole di<br />

pietra – “medjoni”.<br />

In ogni ricco cortile naturalmente non poteva mancare il pozzo – “štirna”. La costruzione dei pozzi<br />

era un lavoro impegnativo e costoso, per questo solo pochi possedevano un proprio pozzo. Una<br />

famiglia ricca poteva possedere più di un pozzo di dimensioni ragionevoli. <strong>Il</strong> pozzo veniva costruito<br />

scavando a mano una buca abbastanza profon<strong>da</strong>, le cui pareti venivano ricoperte con pietre molto<br />

aderenti e argilla. La parte superiore e visibile del pozzo – “šapa” veniva in alcuni casi ricavata <strong>da</strong> un<br />

unico blocco di pietra, in altri era formata <strong>da</strong> due o più blocchi e serviva anche ad abbellire il cortile.<br />

La porzione decorata era sempre rivolta in direzione della porta di cucina. L’acqua veniva presa <strong>da</strong>l<br />

tetto e convogliata nelle cisterne attraverso gocciolatoi in pietra. L’elemento architettonico più bello è<br />

la cucina, che si spingeva verso l’esterno rispetto al corpo della casa – “spahnenca” con copertura<br />

in lastre di pietra che terminava in un alto camino, ed era sempre orientata verso la stra<strong>da</strong> o verso il<br />

cortile. Al suo interno troviamo un focolare a fuoco aperto, per secoli il cuore e il luogo più luminoso<br />

delle case carsiche. Nel periodo tra le due guerre in molte case il focolare venne sostituito <strong>da</strong> cucine<br />

in muratura. La casa carsica aveva le finestre piccole che la proteggevano <strong>da</strong>lle raffiche di bora, <strong>da</strong>l<br />

freddo invernale e <strong>da</strong>l caldo estivo. Nella parte centrale della finestra veniva collocata un’inferriata<br />

sia per motivi di sicurezza sia come sostegno alla pesante architrave in pietra. Attorno alle finestre e<br />

alle porte principali venivano posizionate delle cornici di pietra – “jerte”.<br />

Oltre agli edifici abitativi di tipo chiuso sono presenti sul <strong>Carso</strong> anche sistemi abitativi sviluppati in<br />

linea, che vanno a formare un sistema architettonico molto simile al sistema delle vie urbane, dove<br />

non ci sono corti chiuse. Queste case riflettono la struttura originale delle case carsiche, che si sono<br />

molto probabilmente sviluppate partendo <strong>da</strong> un tipo di abitazione a piano unico con focolare aperto e<br />

senza camino, dove la gente viveva a stretto contatto con gli animali domestici, per giungere ad una<br />

tipologia abitativa sviluppata in altezza e larghezza. La cucina ha conservato la sua collocazione al<br />

piano terra, mentre le camere <strong>da</strong> letto si sono spostate al piano superiore. Al primo piano si accedeva<br />

attraverso le scale che erano sempre esterne, con al vertice un balcone sostenuto <strong>da</strong> una serie di<br />

volte e pilastri. Questo balcone si differenziava <strong>da</strong>l “gank” – ballatoio, caratteristico per le abitazioni<br />

monocellulari e aveva la funzione di corridoio esterno. È importante sottolineare che il sistema di costruzione<br />

addizionale è una delle prerogative dell’architettura carsica; esso consiste nel progressivo<br />

ampliamento delle unità abitative con la costante aggiunta di elementi costruiti sia in altezza che in<br />

lunghezza. Per questo motivo i muri laterali non presentano aperture.<br />

Dopo la secon<strong>da</strong> guerra mondiale gran parte degli edifici di nuova costruzione rifletteva lo stile tipicamente<br />

urbano o delle ville, il che stravolse notevolmente il tipico aspetto compatto dei paesi. Notevoli<br />

e ben maggiori furono i cambiamenti subiti <strong>da</strong>i paesi colpiti <strong>da</strong>gli orrori della guerra, in quanto la<br />

ricostruzione non tenne minimamente conto delle esigenze tipologiche del territorio.<br />

<strong>Il</strong> ballatoio-”gank”era<br />

raggiungibile solo <strong>da</strong>lle<br />

scale esterne (Slivia).<br />

Pozzo del paese a Kobjeglava.<br />

Un tempo le case carsiche<br />

erano ricoperte <strong>da</strong> lastre di<br />

pietra - “skrlami”, le quali<br />

a partire <strong>da</strong>l XVIII secolo<br />

furono sostituite <strong>da</strong>lle<br />

tegole (Tupelče).<br />

33


34<br />

Vista sul cortile - “borjač”<br />

di un’ abitazione carsica<br />

con zona abitativa e<br />

ripostiglio-”lopa” sorretto<br />

<strong>da</strong> una colonna in pietra<br />

(Ivanji Grad).<br />

Fontana con abbeveratoio a<br />

Čehovini.<br />

Caratteristica dei villaggi carsici è la<br />

struttura raccolta (Gorjansko).<br />

Nel corso della storia si svilupparono diversi<br />

tipi di portali. Inizialmente ad arco, si affermò in<br />

seguito il portale a forma quadrata (portali ad<br />

arco presso Sveto).


Feste tradizionali sul <strong>Carso</strong>: usi e costumi<br />

Gran parte delle feste tradizionali sono legate alla religione cristiana, che rappresentava per i contadini<br />

l’autorità ecclesiastica e profana. Gli usi e i costumi legati alle molteplici feste tradizionali<br />

dimostrano quanto sia stato forte in passato il legame tra l’uomo e la natura, soprattutto quando il<br />

popolo si appellava alle forze divine per un buon raccolto. La festa più importante per la comunità<br />

era la festa del patrono del paese, che veniva celebrata normalmente la domenica successiva<br />

al giorno di ricorrenza stabilito <strong>da</strong>l calen<strong>da</strong>rio oppure lo stesso giorno. In quei giorni il paese era<br />

vestito a festa e in alcune località era anche giorno di mercato. La giornata di festa iniziava abitualmente<br />

con la santa messa e la processione per le vie del paese. Nelle case le donne preparavano<br />

lauti pranzi, ai quali erano invitati anche i parenti dei paesi vicini e lontani, mentre al pomeriggio<br />

si ballava. <strong>Il</strong> ballo, però, veniva spesso interdetto <strong>da</strong>lle autorità ecclesiastiche. In molte parrocchie<br />

questi festeggiamenti si sono traman<strong>da</strong>ti fino ai nostri giorni, anche se in forma più modesta e senza<br />

mercato; in alcuni paesi si cerca di rinnovare questa tradizione (Štanjel).<br />

Un’importante festa paesana è anche il carnevale che, come vuole la tradizione, cacciava l’inverno<br />

e segnava l’arrivo della primavera. Giovani e vecchi vestiti in maschera vanno di casa in casa; la<br />

gente li accoglie offrendo loro le specialità di carnevale (krapfen, frittole – fancli e crostoli – štraubi)<br />

e, ovviamente, un bicchiere di buon vino; in offerta viene <strong>da</strong>to denaro, uova, salsicce e vino. <strong>Il</strong> mercoledì<br />

delle ceneri il carnevale viene seppellito.<br />

Dopo la secon<strong>da</strong> guerra mondiale è stata ripristinata la festa del 1° maggio, <strong>da</strong>l 1890 festa internazionale<br />

del lavoro, che fu bandita nel periodo fascista. In molte località slovene e in alcuni paesi nei<br />

dintorni di Trieste la festa è legata all’innalzamento del “mlaj”: un alto fusto di pino o abete cui viene<br />

tolta la corteccia fino all’altezza della chioma, che viene in seguito circon<strong>da</strong>ta <strong>da</strong> una ghirlan<strong>da</strong>,<br />

alla quale viene appesa della frutta (mele, arance); sulla cima sventola la bandiera. <strong>Il</strong> “mlaj” viene<br />

collocato la sera precedente la festa, in qualche località accompagnato <strong>da</strong> un falò, che un tempo<br />

bruciava anche in occasione della festa di San Giovanni Battista (24 giugno). Quest’abitudine risale<br />

a un antico rito pagano legato al giorno più lungo dell’anno. Attualmente il 25 giugno in Slovenia si<br />

festeggia la Giornata della Repubblica.<br />

Un’altra usanza interessante è legata al matrimonio: alla vigilia del grande evento i due giovani<br />

sposi organizzano nelle loro case una grande festa, mentre i ragazzi del paese decorano l’entrata<br />

della casa o del cortile del futuro sposo con una “kaluna” (portone ad arco) fatta con ramoscelli di<br />

ginepro e fiori. Un tempo le “kalune” erano riservate solo ai giovani del paese, oggi invece hanno<br />

Attorno al cortile-”borjač” si<br />

trovano la zona abitativa e<br />

la zona con la stalla, l’aia e<br />

il ripostiglio, mentre sopra<br />

di esse si trova il fienile.<br />

Con la forca il fieno veniva<br />

gettato <strong>da</strong>l carro attraverso<br />

un’apertura situata sopra<br />

l’entrata della stalla<br />

(Kobjeglava).<br />

35


36<br />

La frasca ci indica come<br />

raggiungere le osmizze.<br />

Per il 1° maggio i giovani del<br />

paese innalzano il “mlaj” (Sveto).<br />

preso l’aspetto di vere e proprie feste paesane, alle quali partecipano non solo gli amici, ma anche<br />

altri abitanti del luogo e ospiti provenienti <strong>da</strong>i vicini paesi.<br />

I giorni di festa sono accompagnati <strong>da</strong>lle tipiche specialità gastronomiche – potizza, strudel di<br />

mele, presnitz (pan dolce) e altre bontà culinarie, che sul <strong>Carso</strong> riflettono l’intrecciarsi di influenze<br />

storiche e culturali con l’ambiente naturale. Le donne carsiche nel tempo hanno imparato ad abbinare<br />

le novità gastronomiche con le pietanze locali. L’influenza mediterranea si fece sentire anche<br />

in cucina, che si arricchì di nuove spezie, odori e verdure.<br />

Una particolarità della tradizionale cucina carsica sono le pietanze preparate con il vino terrano, ad<br />

esempio il “toč” di terrano (prosciutto soffritto nell’olio e spruzzato con il terrano), schnitte di terrano<br />

– “supe” (fette di pane raffermo bagnate nel latte e uova, fritte e spruzzate di terrano) e diverse<br />

frittate – “frtalje” preparate con il finocchio selvatico, la menta, la melissa e altre erbe aromatiche.<br />

Tipico piatto carsico è la jota, minestra fatta con i crauti, le rape o le verze. Famosi sono gli gnocchi<br />

di patate con le prugne. Sul tavolo c’era spesso la polenta di grano saraceno e di mais.<br />

Sui tavoli delle località di mare non mancava mai il pesce di stagione: sardoni, sarde, seppie, calamari<br />

e sgombri, tonno e pesce bianco; a Natale si mangiava passere, anguille, granchi, canocchie,<br />

ghiozzi (guati), pesci piccoli, triglie ecc.<br />

Piatti tipici della cucina carsica si possono degustare nelle numerose trattorie e agriturismi, che in<br />

alcuni casi offrono anche alloggio a chi volesse trascorrere un po’ del suo tempo in un ambiente rurale,<br />

a stretto contatto con la sua gente e le sue abitudini. Tuttavia, una particolarità gastronomica a<br />

se stante è rappresentata <strong>da</strong>ll’osmizza, dove i contadini, una o due volte all’anno nelle proprie case<br />

offrono agli ospiti vino nostrano e specialità casalinghe: prosciutto del <strong>Carso</strong>, salsicce cotte con<br />

crauti, arrosto con patate “in tecia”, jota e struccoli cotti alla carsolina. Per raggiungere le osmizze<br />

seguite le frasche posizionate agli incroci e munite di cartellino con il nome del paese.<br />

L’osmizza ha nel Litorale una lunga tradizione, che risale ai tempi in cui Maria Teresa con un editto<br />

speciale permise ai contadini di vendere esentasse il vino dell’anno precedente. Questo tipo di<br />

vendita in Slovenia si mantenne anche ai tempi del governo italiano. Sul <strong>Carso</strong> triestino continuò<br />

ininterrottamente sino ai nostri giorni, mentre in Slovenia questo tipo di attività, interrotta ai tempi<br />

della Iugoslavia, si sta nuovamente affermando. Le osmizze di un tempo erano molto diverse <strong>da</strong>lle<br />

attuali. Allora vi si vendeva soltanto il vino o al massimo uova sode e pane casereccio, che il cliente<br />

inzuppava nel terrano. Gli ospiti potevano portare con sé qualcosa <strong>da</strong> mangiare, che il più delle<br />

volte consisteva in pollo di casa arrosto. A volte il vino veniva ordinato a brente, dette “brentači”<br />

– recipienti in legno per la raccolta dell’uva. <strong>Il</strong> padrone di casa collocava il recipiente sul tavolo, <strong>da</strong><br />

cui gli ospiti attingevano il vino con un mestolo – “šjeferca” e lo versavano nei bicchieri. In seguito<br />

il vino veniva ordinato a quartini (“kvartini”); se il gruppo era numeroso si ordinava a “contratto”<br />

ovvero il vino veniva servito per un’ora di seguito a prezzo forfetario. Le compagnie più numerose<br />

riuscivano a bere <strong>da</strong>i quattro ai cinque litri di vino all’ora.<br />

Per la festa di San Giovanni<br />

Battista (24 giugno) le donne<br />

di Štanjel intrecciano delle<br />

ghirlande per proteggere la<br />

casa <strong>da</strong>lle “disgrazie”.


Arti figurative<br />

Le arti figurative del <strong>Carso</strong>, tra le quali possiamo annoverare la pittura, la scultura e l’architettura,<br />

si sono sviluppate nell’interagire di due forze tra loro contrastanti – la tradizione locale e l’influenza<br />

esterna. Gli stili artistici storici giunsero in questa regione relativamente isolata <strong>da</strong>i grossi centri<br />

urbani, e a volte anche con un certo ritardo. E proprio la presenza di espressioni artistiche come il<br />

romanticismo, il gotico, il rinascimento e il barocco fa sì che una zona così marginale possa inserirsi<br />

nell’ampio contesto artistico e culturale europeo. <strong>Il</strong> <strong>Carso</strong> ha interpretato il pensiero artistico europeo<br />

attraverso la propria tradizione, che è riconoscibile soprattutto per l’uso della pietra, il materiale<br />

più importante tanto nell’edilizia quanto nelle creazioni artistiche, e per le caratteristiche dell’architettura<br />

che, così come l’edilizia popolare, ha saputo a<strong>da</strong>ttarsi al clima e alle forme della natura.<br />

Essendo il <strong>Carso</strong> una regione di passaggio tra il mediterraneo e il mondo alpino, anche l’arte risentì<br />

delle influenze culturali provenienti una volta <strong>da</strong> ovest, un’altra <strong>da</strong> nord-est. In seguito alla suddivisione<br />

politico-amministrativa <strong>da</strong>l medioevo in poi, il centro artistico principale per questa parte del<br />

<strong>Carso</strong> fu Gorizia, città, che già <strong>da</strong> allora gravitava tra l’Europa centrale e il soleggiato sud.<br />

Qui l’arte si esprimeva per la maggior parte nell’architettura sacrale e negli arredi delle chiese (dipinti,<br />

altari...), tanto <strong>da</strong> influenzare l’edilizia popolare che prese ad esempio gli edifici sacri per la<br />

realizzazione delle abitazioni.<br />

La preistoria e l’epoca romana hanno lasciato disseminati su questo territorio numerosi castellieri<br />

e alcuni monumenti romani (vedi Introduzione e quadro storico), mentre gran parte del patrimonio<br />

artistico di queste regioni risale al medioevo e ai periodi successivi.<br />

Del periodo romanico, che coincide con l’alto medioevo, non si sono conservati monumenti particolarmente<br />

importanti, tuttavia possiamo presumere che risalgano a quell’epoca le chiese con<br />

presbiterio a forma semicircolare e navata ortogonale. Ne sono un esempio le rovine della chiesetta<br />

di Santa Caterina/Sveta Katarina sopra Škrbina.<br />

Del periodo successivo al medioevo – il Gotico – si sono conservati soprattutto l’architettura e gli<br />

elementi architettonici, riconoscibili per la forma ogivale e il profilo, mentre esempi di architettura<br />

gotica nell’edilizia abitativa sono riscontrabili per lo più a Štanjel. Lo stile gotico raggiunse i nostri<br />

luoghi <strong>da</strong>ll’interno della Slovenia, ovvero <strong>da</strong>lla Gorenjska, <strong>da</strong> dove proveniva gran parte degli artigiani<br />

edili, che trovarono lavoro nell’area di Gorizia. Anche i nostri più significativi monumenti in<br />

La costruzione in legno<br />

del soffitto a forma<br />

ottagonale nella chiesa di<br />

Sveto poggia su un unico<br />

pilastro.<br />

37


<strong>Il</strong> martirio di San Andrea,<br />

dipinto <strong>da</strong> Tone Kralj nella<br />

chiesa di Gorjansko.<br />

Mensola gotica nell’antica chiesa<br />

di San Giovanni di <strong>Duino</strong><br />

38<br />

stile gotico, le chiese di San Giovanni di <strong>Duino</strong> e di Štanjel, sono riconducibili alla stessa officina,<br />

gestita <strong>da</strong> un capomastro sconosciuto che, in precedenza, aveva realizzato la volta della chiesa<br />

parrocchiale di Kranj (vedi Comunità di Štanjel, San Giovanni di <strong>Duino</strong> e Quadro storico), della<br />

stessa officina è anche il presbiterio della chiesa parrocchiale nella vicina Vipava. A Štanjel i pilastri<br />

della volta gotica non si sono conservati, mentre la chiesa di San Giovanni di <strong>Duino</strong> non solo conserva<br />

la volta, ma anche la plastica architettonica: chiavi di volta, mensole, bal<strong>da</strong>cchini e rosoni.<br />

Le rimanenti chiese in stile gotico sono più piccole, per la maggior parte sono del XV e in parte del<br />

XVI secolo, esternamente sono riconoscibili <strong>da</strong>l presbiterio gotico chiuso sui tre lati e <strong>da</strong>l campanile<br />

a rocca. Un esempio di tale costruzione è la chiesa di San Gregorio/Sveti Gregor sopra Kobdilj,<br />

che ha conservato una volta gotica. Questa forma di campanile, con un’aggiunta per le campane<br />

sopra l’entrata principale, caratterizza anche le piccole chiese lungo il Litorale, costruite nelle successive<br />

epoche artistiche. Nel campo della pittura e della scultura non emergono monumenti gotici<br />

di rilievo.<br />

<strong>Il</strong> periodo artistico successivo – il Rinascimento – sul territorio sloveno non lasciò tracce significative,<br />

anche perché si stava affermando nell’epoca in cui queste terre furono interessate <strong>da</strong>lle<br />

incursioni turche, <strong>da</strong>l protestantesimo, <strong>da</strong>lle guerre tra gli Asburgo e Venezia e altre avversità che<br />

ostacolavano lo sviluppo dell’arte. Tuttavia, questo stile di origine italiana, influenzò, sebbene indirettamente,<br />

la realizzazione di un importante monumento architettonico – la chiesa a pianta ottagonale<br />

di Sant’Egidio/Sveti Tilen a Sveto del 1576 (vedi Comunità di Sveto).<br />

L’arte visse un momento di vera e propria fioritura all’epoca del barocco, nel XVII e soprattutto nel<br />

XVIII secolo, quando vennero costruite o ristrutturate la maggior parte delle chiese. A differenza<br />

del gotico, il barocco goriziano risentì dell’influenza di Venezia, che si allargò anche a Lubiana.<br />

Per quanto riguar<strong>da</strong> l’architettura si assiste al sorgere di numerose chiese ad una navata con volta<br />

barocca, accanto ad esse si elevano alti campanili, di cui molti sono ispirati al campanile di Aquileia<br />

(hanno il caratteristico campanile in stile Aquileia le chiese di Komen, Kobljeglava, Gabrovica...).<br />

<strong>Il</strong> campanile separato <strong>da</strong>lla chiesa è di fattura tipicamente italiana, e riscontrabile in alcune delle<br />

nostre chiese (Volčji Grad, Komen...).<br />

Gli arredi sacri in stile barocco sono riconoscibili attraverso i caratteristici altari in pietra, per la maggior<br />

parte opera <strong>da</strong>lle officine dell’Isontino (per esempio l’officina Lazzarini). La pietra è in ogni caso<br />

il segno distintivo dell’influenza del barocco veneziano nelle nostre regioni. Gli altari in pietra erano<br />

corre<strong>da</strong>ti di dipinti con immagini dei santi, per lo più opere di artisti goriziani, che si sono formati a<br />

Venezia (Antonio Paroli, Johannes Michael Lichtenreit e altri). <strong>Il</strong> più importante esempio di pittura su<br />

muro si trova nella chiesa della Madonna di Obršljan nei pressi di Komen, opera del pittore Giulio<br />

Quaglia (vedi Comunità di Tomačevica). In generale il barocco contrassegnò notevolmente l’arte<br />

Presbiterio nella chiesa della Madonna<br />

di Obršljan con altare barocco in pietra<br />

e affreschi di Giulio Quaglia.


sacra ed è considerato l’ultimo vero stile importante nelle chiese cattoliche. Così anche nel XIX<br />

secolo e più tardi ci sono molte opere che imitano l’arte barocca, sia nelle chiese che nei particolari<br />

architettonici delle case carsiche, nei simboli sacri dei paesi e tra gli artisti popolari.<br />

<strong>Il</strong> periodo <strong>da</strong>l 1800 alla prima guerra mondiale segna nell’arte sacra il periodo dello storicismo,<br />

quando gli artisti imitavano diversi stili antichi, per esempio il barocco, sia nell’ arredo edilizio che<br />

in quello sacro. In quel periodo furono ristrutturate o costruite alcune chiese (Škrbina, Ivanji grad,<br />

Slivia...), vi fu un ritorno all’arredo pittorico degli interni delle chiese seguendo il cosiddetto stile nazareno,<br />

che riprendeva gli elementi caratteristici dei pittori medievali, barocchi e classicisti e li univa<br />

in una totalità riconoscibile (per esempio l’arredo pittorico della chiesa di Komen). A questo periodo<br />

appartiene anche il monumento, tra i più interessanti sul nostro territorio, dedicato al barone Andrej<br />

Čehovin (vedi Comunità Gornja Branica).<br />

La prima metà del XX secolo portò anche nella nostra regione una ventata artistica più moderna.<br />

In questo periodo è attivo Maks Fabiani (vedi Personaggi importanti). Nel clima di rinnovo del dopoguerra<br />

egli ci ha lasciato, oltre al giardino Ferrari di Štanjel e al poliambulatorio di Komen, i piani<br />

urbanistici e di restauro per le frazioni di Brestovica pri Komnu, Medeazza, <strong>Duino</strong> e per altri paesi<br />

distrutti <strong>da</strong>lla guerra. A questo periodo appartiene anche la nuova chiesa di San Giovanni Battista a<br />

San Giovanni di <strong>Duino</strong> (vedi Comunità di Štanjel, Komen e San Giovanni di <strong>Duino</strong>).<br />

Per quanto riguar<strong>da</strong> l’arte sacra del secondo dopoguerra, sono interessanti la ristrutturazione e<br />

l’arredo pittorico della chiesa di Gorjansko, opera di Tone Kralj (vedi Comunità di Gorjansko).<br />

Tuttavia, nel XX secolo non parliamo più di arte sul <strong>Carso</strong>, bensì di “arte carsica”. A questo riguardo<br />

dobbiamo citare Lojze Spacal, di cui il castello di Štanjel ospita una mostra permanente (vedi Comunità<br />

di Štanjel, Škrbina e Personaggi importanti). Questa regione è diventata de facto un luogo<br />

d’arte e fonte di ispirazione per numerosi artisti, che sempre più spesso includono queste terre, fatte<br />

di sassi, nella mappa della tradizione spirituale europea.<br />

Nelle pagine seguenti vi invitiamo a venire con noi alla scoperta dei paesi; il nostro itinerario parte<br />

<strong>da</strong> Štanjel, caratteristico borgo medievale con castello, prosegue verso la vicina Valle del Branica,<br />

quindi sale verso Komen e alla volta del confine di stato con l’Italia. Attraversata la frontiera, ci soffermeremo<br />

prima nei singoli paesi, quindi scenderemo verso Aurisina, Sistiana e il mare; il percorso<br />

si concluderà in un altro importante borgo medievale con castello – a <strong>Duino</strong>.<br />

Segno religioso - opera di un<br />

artista locale del XVIII secolo<br />

(Škrbina).<br />

Presbiterio gotico nell’antica<br />

chiesa di San Giovanni di <strong>Duino</strong>.<br />

39


1. COMUNITÀ DI ŠTANJEL<br />

Štanjel è un paese relativamente grande sul ciglio nord-orientale dell’Altipiano di Komen, sopra la<br />

Valle di Branik, che si estende verso l’estremità meridionale della Valle del Vipava. <strong>Il</strong> paese è costituito<br />

<strong>da</strong>lla parte medievale che crea il paesaggio del colle Thurn (Paese Superiore) e <strong>da</strong>lla parte<br />

più nuova del paese (Paese Inferiore), che si estende lungo le principali vie di comunicazione per<br />

Komen, Nova Gorica e Sežana. Popolazione: 304 abitanti (anno 2002). Altitudine: 364 m (colle<br />

Thurn).<br />

Come arrivare<br />

Štanjel è raggiungibile <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> regionale Sežana – Nova Gorica; <strong>da</strong> essa all’altezza del Paese<br />

Inferiore si dirama la stra<strong>da</strong> per Komen che <strong>da</strong> Štanjel dista 8 km. Autobus di linea collegano il paese<br />

con Nova Gorica, Sežana e Komen. Nella parte bassa del paese, al confine con il paese limitrofo<br />

Kobdilj, c’è la stazione ferroviaria raggiunta <strong>da</strong> treni <strong>da</strong> e verso Nova Gorica e Sežana.<br />

Cenni storici<br />

Štanjel è uno dei paesi più pittoreschi e antichi del <strong>Carso</strong>; è famoso soprattutto per il suo antico<br />

nucleo di origini preistoriche, plasmato con classe e impreziosito <strong>da</strong>ll’immenso valore storico e architettonico<br />

che egli stesso rappresenta. <strong>Il</strong> paese prende nome <strong>da</strong>l suo patrono San Daniele/Sveti<br />

Danijel, anche se fonti antiche lo citano come Sant’Anghelo/Sveti Angel o Arcangelo/Arhangel, che<br />

era il nome del castello. La parte vecchia del paese conserva la caratteristica tipologia carsica delle<br />

costruzioni a schiera, che hanno a tutt’oggi mantenuto l’originale struttura romanica e gotica, con<br />

anguste stradine che confluiscono nelle piccole piazze con pozzi monumentali. I primi insediamenti<br />

risalgono alla civiltà di Hallstatt (prima età del ferro), quando sulla cima del colle Thurn sorse il<br />

primo castelliere. Nell’antichità classica vi si insediarono i romani, che <strong>da</strong> qui non solo godevano<br />

del bellissimo panorama, ma riuscivano anche a controllare il valico naturale tra il <strong>Carso</strong> e la Valle<br />

del Vipava. Nel Medioevo, sui terrazzamenti a solatio, si sviluppò il paese che è stato citato per la<br />

prima volta nell’urbario di Gorizia del 1402, e che nei dintorni era conosciuto come un importante<br />

centro commerciale. Dopo il 1500, in seguito all’estinzione del ramo dinastico dei conti di Gorizia e<br />

la salita al potere degli Asburgo, la sua reputazione commerciale decadde per divenire un’importante<br />

roccaforte militare all’epoca delle guerre con Venezia e delle invasioni turche. Per sostenere<br />

l’impeto turco, alla fine del XV secolo vennero erette imponenti mura di cinta, ma passato il pericolo,<br />

le nuove case e parte del castello furono costruite, per motivi si spazio, a ridosso delle mura e della<br />

torre di difesa. Nel 1508, Štanjel fu per un breve periodo sottomesso ai veneziani. Tra il XVI e il XIX<br />

secolo vi governarono i conti Cobenzl, che fecero del castello la loro residenza, mentre scelsero la<br />

chiesa di Štanjel come tomba di famiglia. Ai membri di questa famiglia aristocratica furono all’epoca<br />

affi<strong>da</strong>ti incarichi molto prestigiosi, e così li troviamo tra gli alti funzionari e rappresentanti diplomatici<br />

degli Asburgo (ad esempio capitani a Trieste e governatori della Carniola/Kranjska), come pure tra<br />

i fon<strong>da</strong>tori dell’Accademia di Bruxelles e di simili istituzioni a Gorizia. Le successive e consistenti<br />

ristrutturazioni del castello, della chiesa e delle mura impressero al paese quell’indelebile impronta<br />

che conserva tuttora.<br />

Durante la prima guerra mondiale, il paese fu occupato <strong>da</strong>ll’esercito austriaco, che nel castello<br />

allestì l’ospe<strong>da</strong>le per gli ufficiali, mentre nella parte bassa del paese si trovavano le postazioni militari,<br />

l’ospe<strong>da</strong>le e il cimitero. Nel periodo tra le due guerre, Štanjel visse un particolare momento di<br />

sviluppo architettonico grazie all’intervento dell’architetto e urbanista Maks Fabiani di Kobdilj, che<br />

<strong>da</strong>l 1935 fu anche sin<strong>da</strong>co del paese (vedi Personaggi importanti). Durante la secon<strong>da</strong> guerra mondiale,<br />

il castello e alcune case furono bruciati, il che costrinse gli abitanti ad abbandonare il paese<br />

e a rifugiarsi nei vicini paesi. La ristrutturazione del castello ebbe inizio negli anni sessanta del XX<br />

secolo, e continua tuttora.<br />

<strong>Il</strong> singolare campanile della chiesa di<br />

Štanjel il cui patrono, San Daniele,<br />

diede il nome anche al paese.<br />

7. PRESENTAZIONE DELLE FRAZIONI DEL<br />

COMUNE DI KOMEN<br />

41


Da Kobdij entriamo nelle mura di<br />

Štanjel attraverso la Torre delle<br />

porte (Torre di Kobdilj).<br />

<strong>Il</strong> fortificato Štanjel e il castello.<br />

42<br />

Personaggi importanti<br />

JOŽE ABRAM – TRENTAR, (Štanjel 1875 – Lubiana 1938) drammaturgo, traduttore, scrittore di<br />

volumi dedicati alla montagna, promotore culturale ed economico, sacerdote – svolse la sua missione<br />

pastorale a Bovec, Trenta, Novaki, Bilje, Obloke, Most na Soči, Pevma;<br />

KAREL ČIGON, (Štanjel 1848 – Štanjel 1919) scrittore religioso, sacerdote di servizio a Sveti Križ<br />

di Vipava, Črniče, Temnica, Vojščica;<br />

GAŠPER ANDREJ JAKOMINI, (Štanjel 1726 – Graz 1805), imprenditore, cavaliere, membro dei<br />

ranghi provinciali della Štajerska (1770), padre dello scrittore Jožef Andrej Jakomin; <strong>da</strong> lui ha preso<br />

nome un quartiere cittadino e una piazza a Graz (Austria);<br />

JOŽEF ANTON JAKOMIN, (Štanjel 1755 – Nova Cerkev (Strmec) 1830), sacerdote, scrittore religioso,<br />

promotore economico, promotore scolastico, figlio di G.A. Jakomini;<br />

JOŽEF CUSANI, (Šempeter presso Gorizia 1709 – <strong>da</strong>ta della morte sconosciuta) scrittore religioso,<br />

vicario a Štanjel. Autore dell’opera Umirajoči kristjan (Christianus moribondus, 1749) e probabilmente<br />

di un catechismo sloveno.<br />

Curiosità<br />

• <strong>Il</strong> castello è la parte dominante del paese vecchio. La costruzione medievale inizialmente piuttosto<br />

piccola e di proprietà dei conti di Gorizia, all’inizio del XVI secolo fu ereditata <strong>da</strong>gli Asburgo,<br />

e concessa in feudo ai conti Cobenzl. A parte brevi periodi in cui si susseguirono l’occupazione<br />

<strong>da</strong> parte di Venezia e l’entrata in possesso della famiglia Coronini di Kromberk, i conti Cobenzl<br />

governarono Štanjel fino al 1810, quando la famiglia si estinse. In seguito il castello passò nelle<br />

mani di numerose famiglie. Dalle <strong>da</strong>te incise nelle lapidi commemorative e ancora ben conservate,<br />

possiamo dedurre che i conti Cobenzl intrapresero la ristrutturazione del castello nel 1583,<br />

l’aspetto barocco e rinascimentale gli venne <strong>da</strong>to attorno al 1661, mentre otto anni più tardi collegarono<br />

la residenza a due ali alle mura di cinta e al monumentale portale rinascimentale. Durante<br />

la prima guerra mondiale, l’esercito austriaco aveva nel castello l’ospe<strong>da</strong>le per ufficiali. Tra la<br />

prima e la secon<strong>da</strong> guerra mondiale, su progetto e per merito del sin<strong>da</strong>co Max Fabiani, il castello<br />

fu adibito a centro per le attività sociali; vi trovarono perciò sede il comune, la scuola, la biblioteca,<br />

un ambulatorio medico, mentre nel cortile del castello si organizzavano balli estivi, concerti<br />

e rappresentazioni teatrali. Durante la secon<strong>da</strong> guerra mondiale fu gravemente <strong>da</strong>nneggiato<br />

<strong>da</strong>ll’Esercito nazionale di liberazione; gli interventi di ristrutturazione ebbero inizio nella secon<strong>da</strong><br />

metà del XX secolo. Nel 1988, nella parte ristrutturata venne inaugurata la galleria d’arte con la<br />

mostra permanete delle opere del famoso pittore e grafico Lojze Spacal (vedi Personaggi<br />

importanti). In questo luogo, al sabato, le giovani coppie si promettono eterna fedeltà;<br />

• la Chiesa parrocchiale di San Daniele/Sveti Danijel fu costruita tra il 1455 e il 1460 al posto<br />

del vecchio edificio e, nonostante le successive ricostruzioni in stile barocco, rappresenta un<br />

monumento chiave dell’architettura gotica sul <strong>Carso</strong>. Elementi tipicamente gotici ancora visibili<br />

all’esterno sono due porte d’entrata e due finestre murate, nonché un cornicione di pilastri esterni<br />

accanto al presbiterio, al quale, nella parte interna alla chiesa, ci introduce una volta ogivale<br />

gotica. La chiesa ha assunto l’attuale aspetto barocco nei secoli XVII e XVIII. Gli altari barocchi<br />

in pietra sono riconducibili all’officina Lazzarini di Gorizia; la più interessante è, senz’ombra di<br />

dubbio, la raffigurazione in altorilievo del castello di Štanjel sulla mensa dell’altare maggiore. Le<br />

due statue lignee di santi sull’altare maggiore sono opera dell’insigne scultore stiriano Johan<br />

Straub. Alla chiesa fu nel 1609 aggiunto il campanile che per la sua incavallatura a forma di limone<br />

è diventato il simbolo di Štanjel. All’esterno e nell’interno si possono vedere le pietre tombali<br />

dei conti Cobenzl e di altre nobili famiglie; sulla facciata della sacrestia si trova un monumento al<br />

vescovo Anton Mahnič, opera di Evgen Guštin;<br />

• casa romanica o casa carsica, rispecchia le caratteristiche architettoniche delle case carsiche<br />

originali, costruite prima in stile romanico e poi in quello gotico. Al pianterreno si trova il<br />

cascinale mentre al primo piano la zona notte e la cucina. Dai tetti partono gocciolatoi in pietra,<br />

che raccoglievano le acque meteoriche e le convogliavano nel pozzo del paese. All’interno è<br />

allestita una mostra etnologica;<br />

• ghiacciaia Le<strong>da</strong>nica o Gle<strong>da</strong>nica – il punto più alto del monte Thurn, dove si trovano i resti


di una torre di avvistamento o di una torre difensiva, <strong>da</strong> cui i romani controllavano il transito verso<br />

l’Italia. A dire il vero questo punto panoramico è oggi nascosto <strong>da</strong>i pini sulla cima e <strong>da</strong>i cedri sul<br />

versante della montagna, tuttavia offre ancora un bellissimo panorama sul territorio sottostante;<br />

• Torre di Kobdilj o Torre delle porte, un tempo parte della villa Ferrari, dove si trova oggi<br />

una galleria d’arte con esposizioni temporanee e souvenir;<br />

• il giardino dei Ferrari sotto l’insediamento fortificato; l’entrata al giardino si trova al di là della<br />

torre di Kobdilj o Torre delle porte. <strong>Il</strong> complesso della villa con il giardino fu realizzato negli anni<br />

venti e trenta sotto la gui<strong>da</strong> dell’architetto Maks Fabiani ed è, per il nostro territorio, il più importante<br />

allestimento di un parco nel periodo tra le due guerre. <strong>Il</strong> proprietario del complesso, Enrico<br />

Ferrari, medico di Trieste e cognato di Maks Fabiani, acquistò maggior parte degli edifici a schiera<br />

sopra il parco, ed alcuni altri appartenenti ad un altro complesso in linea. Fabiani ristrutturò le<br />

case, ma senza l’apporto di modifiche alle parti che <strong>da</strong>vano sulla stra<strong>da</strong>. <strong>Il</strong> riattamento delle case<br />

contadine trasformandole in ville rappresentò una novità concettuale nel campo dell’architettura<br />

europea. La zona verde della casa è strutturata come una villa di campagna con giardino. Lo<br />

stesso giardino, la cui costruzione a terrazzamenti riproduce la struttura di Štanjel, forma un insieme<br />

armonico con il paesaggio circostante. Oltre alle aiuole di verdure e fiori, alle piante verdi e<br />

agli alberi, alle pergole, al campo delle bocce, ai punti panoramici e al padiglione una particolarità<br />

del giardino è la piscina, alimentata <strong>da</strong> un sistema idrico che raccoglieva le acque meteoriche<br />

<strong>da</strong>lla collina di Štanjel. Lo stesso sistema idrico riforniva d’acqua anche gli ambienti all’interno<br />

della villa. Purtroppo, questo acquedotto fu distrutto durante la secon<strong>da</strong> guerra mondiale, così<br />

come alcune case e la torre, che chiudeva l’intero complesso nella parte nord-est. La villa e il<br />

giardino hanno anche un accesso privato, formato <strong>da</strong> un sentiero che abbraccia la collina di<br />

Štanjel e termina con una porta in ferro battuto con il monogramma del proprietario. Dal giardino<br />

Ferrari e <strong>da</strong>l sentiero alberato il visitatore può godere di una bellissima vista sulla valle del Branica,<br />

negli ultimi tempi il parco è diventato il posto preferito degli innamorati, che sul ponticello<br />

veneziano mettono alla prova il loro amore;<br />

• il cimitero militare austro-ungarico che si trova nella parta bassa del paese, non lontano <strong>da</strong>lla<br />

linea ferroviaria, è molto trascurato, tuttavia è ancora un ricordo dei giovani ragazzi austro-ungarici<br />

che persero la vita in battaglia. Si sono conservate due lapidi all’entrata e un monumento<br />

collettivo più grande. <strong>Il</strong> complesso fu realizzato <strong>da</strong>ll’architetto Joseph Ullrich, tenente maggiore<br />

dell’esercito imperiale; vi collaborò anche Maks Fabiani;<br />

• hotel Miramonti, nella parte bassa del paese; costruito per coprire le necessità della linea<br />

ferroviaria Trieste-Gorizia-Jesenice-Villach; in seguito, Fabiani lo trasformò in albergo per i clienti<br />

triestini. Durante la secon<strong>da</strong> guerra mondiale offriva protezione ai sol<strong>da</strong>ti, dopo la guerra in esso<br />

fu allestita prima una fabbrica di giocattoli (soprattutto bambole di carta) e in seguito, fino al 1999,<br />

vi ha trovato sede la locale scuola elementare. Oggi ancora una volta aspetta che gli venga restituita<br />

la funzione alberghiera di un tempo;<br />

• Sede sociale sulla stra<strong>da</strong> regionale Sežana – Nova Gorica. Lo stabile fu costruito durante il<br />

fascismo, su progetto di Maks Fabiani, come sede del Dopolavoro, in cui i fascisti italiani e gli<br />

abitanti del luogo avrebbero potuto trascorrere il loro tempo libero. Oggi è la sede sociale per gli<br />

abitanti del luogo;<br />

• manufatti realizzati durante il corso di scultura per studenti nel 1969 e nel 1970 che possiamo<br />

osservare all’entrata di Štanjel e nel Giardino Ferrari;<br />

• piazza principale inferiore con cappella votiva, pesa pubblica e lapide in memoria dei<br />

caduti della secon<strong>da</strong> guerra mondiale;<br />

• idrovora di Podlasi interessante esempio di archeologia industriale: l’idrovora risale ai tempi<br />

della costruzione della linea ferroviaria, che raggiunse Štanjel nel 1906. A Podlasi si prendeva<br />

l’acqua <strong>da</strong>l fiume Branica; qui è stato costruito in piccolo bacino artificiale, <strong>da</strong> cui l’acqua veniva<br />

convogliata fino alla stazione ferroviaria, dove c’era una cisterna per l’acqua <strong>da</strong> 1000 cubi (al<br />

suo interno si trova oggi una cantina privata di vino spumante terrano). Da qui l’acqua scorreva<br />

a caduta libera fino ai binari della ferrovia. L’acqua veniva utilizzata per la locomotiva a vapore.<br />

A Podlasi conduce una stra<strong>da</strong> bianca, che a 1 km <strong>da</strong> Štanjel (in direzione di Nova Gorica) si<br />

dirama <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> regionale Štanjel – Nova Gorica; il sentiero continua verso Spodnja Branica<br />

(l’idrovora si trova nelle immediate vicinanze dell’incrocio per Šmarje, Čipnje e Dolanci);<br />

<strong>Il</strong> giardino Ferrari, di cui sono<br />

caratteristici la piscina con<br />

isoletta e il ponticello in stile<br />

veneziano, opere di Max<br />

Fabiani (Štanjel).<br />

Dalla casa carsica l’acqua<br />

piovana veniva convogliata nel<br />

pozzo del paese per mezzo di<br />

gocciolatoi in pietra (Štanjel).<br />

43


44<br />

Scala esterna in pietra<br />

(Štanjel).<br />

• Sentiero Fabiani – rete di percorsi turistici <strong>da</strong> Štanjel a Kobdilj, <strong>da</strong> cui si possono osservare<br />

tutte le curiosità naturali e culturali poc’anzi descritte. (Segui le indicazioni stra<strong>da</strong>li)<br />

Infrastrutture turistiche<br />

Nella parte vecchia del paese ci sono diversi appartamenti, una piccola trattoria, nel castello un<br />

buffet e un centro di informazioni per turisti. Nella Torre di Kobdilj o Torre alle porte si trova una<br />

galleria d’arte con esposizioni temporanee e vendita di souvenir. Nella parte bassa del paese<br />

si trova una grande trattoria, due negozi, la posta, un parrucchiere, la stazione ferroviaria, un<br />

distributore di benzina e un bancomat.<br />

Altre curiosità<br />

• gli abitanti dei paesi vicini chiamavano scherzosamente la gente di Štanjel “špagarji”, che<br />

avrebbe due significati: il primo, in quanto a servizio dei castellani, aiutavano i signori a catturare<br />

i rivoltosi; il secondo, perchè si legavano i pantaloni con una cor<strong>da</strong> detta “špaga”;<br />

• per la festa di San Giovanni/Sveti Ivan, il 24 giugno, le donne di Štanjel intrecciano coroncine<br />

di borracina – croci di San Giovanni, che in quel periodo fiorisce di giallo. Le ghirlande vengono<br />

poi appese alla porta di casa per proteggerla <strong>da</strong>lle disgrazie. Quest’usanza è stata reintrodotta<br />

alcuni anni fa <strong>da</strong>lla Società turistica di Štanjel;<br />

• la festa più grande di Štanjel si svolge la prima domenica di ottobre, il giorno di Nostra Signora<br />

del Rosario, alla quale è dedicato uno degli altari laterali della chiesa. In quest’occasione, un<br />

tempo, si svolgeva la più grande delle quattro fiere di Štanjel;<br />

• nei pressi di Štanjel c’è la cava Melišče, dove si ricava la ghiaia per le strade e per l’edilizia<br />

(diramazione <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> regionale Sežana – Nova Gorica, a 1,5 km <strong>da</strong> Štanjel);<br />

• nella parte occidentale di Štanjel si trova la dolina Stočajnik dove, secondo testimonianze orali,<br />

gli sgherri dei conti torturavano le persone che a loro volta gemevano per il dolore (gemere =<br />

stokati), mentre vicino a Stočajnik, a Zagavga, sembra impicassero le persone. Tra Štanjel e<br />

Kobjeglava invece, a Merce, si misuravano le decime.<br />

2. COMUNITÀ DI KOBDILJ<br />

Kobdilj è un paese raccolto sul margine nordorientale del <strong>Carso</strong> di Komen, attiguo al borgo medievale<br />

Štanjel. <strong>Il</strong> paese si suddivide in Kobdilj inferiore, che si trova ai margini delle strade regionali<br />

Sežana – Nova Gorica e Kobdilj – Vipava, e poco più in alto, Kobdilj superiore che si estende su un<br />

terrazzamento a solatio del monte Gradišče (406 m) che a sua volta, con il monte Sveti Gregor e il<br />

monte Thurn, forma l’ultima propaggine del ciglione carsico. Popolazione: 194 abitanti (anno 2002)<br />

Altitudine: <strong>da</strong>i 300 ai 406 m.<br />

Come arrivare<br />

Lungo la parte più nuova del paese scorre la stra<strong>da</strong> regionale Sežana – Nova Gorica, che all’inizio<br />

del paese, venendo <strong>da</strong> Sežana, si dirama verso la parte vecchia di Kobdilj per continuare attraverso<br />

la valle del Raša fino a Vipava. All’altezza del nucleo storico di Kobdilj inferiore si dirama, a sinistra,<br />

la stra<strong>da</strong> locale per Kobdilj superiore. Da qui parte anche la stra<strong>da</strong> bianca che conduce alla parte<br />

superiore di Štanjel (il Sentiero Fabiani). Autobus di linea collegano il paese con Nova Gorica, Vipava<br />

e Sežana; una linea ferroviaria effettua collegamenti con Sežana e Nova Gorica.<br />

Cenni storici<br />

A Kobdilj superiore si trovano i resti di un castelliere - antica colonia fortificata, il che comprova la<br />

presenza di insediamenti già al tempo delle comunità preistoriche. Nella storia del paese, l’impronta


più significativa fu lasciata <strong>da</strong>lla famiglia dei Fabiani, presente in questi luoghi a partire <strong>da</strong>l XVII secolo.<br />

Essi si occupavano di agricoltura, per lo più di viticoltura e bachicoltura; in particolare furono<br />

famosi per la produzione del vino pikolit. La loro ricchezza è tuttavia legata alla vendita dell’acqua,<br />

in quanto a Kobdilj possedevano una tra le rare inesauribili fonti d’acqua. Qui sorse attorno al 1792<br />

la loro casa, allorché Janez Fabiani si sposò con Teresa Pavlič della Valle del Vipava (Cesta). La<br />

proprietà passò in eredità al figlio maggiore Anton, che sposò l’aristocratica triestina Charlotte von<br />

Kofler; <strong>da</strong>l loro matrimonio nacquero quattordici figli, tra cui il famoso architetto, urbanista e inventore<br />

Maks Fabiani (vedi capitolo: personaggi importanti). La sua casa nativa a Kobdilj si trasformò in<br />

una vera e propria residenza di campagna, che con la sua posizione e gli edifici monumentali dominava<br />

tutto il paese. La vita dei Fabiani, l’appellativo familiare “Serzentovi” è del XIX secolo, è stata<br />

narrata <strong>da</strong> Renato Ferrari nel romanzo <strong>Il</strong> Gelso dei Fabiani (Murva Fabianijevih), che è soprattutto<br />

la storia d’amore dei genitori di Maks Fabiani. A Kobdilj nacque inoltre, nel 1850, il vescovo Anton<br />

Mahnič (vedi sopra: Personaggi importanti). <strong>Il</strong> paese fu parzialmente distrutto <strong>da</strong>i tedeschi durante<br />

la secon<strong>da</strong> guerra mondiale, gli abitanti furono costretti all’esilio.<br />

Personaggi importanti<br />

MAKS FABIANI, (Kobdilj 1865 – Gorizia 1962, sepolto a Kobdilj), architetto, urbanista, professore,<br />

autore di scritti tecnico-scientifici e letterari, inventore, sin<strong>da</strong>co di Štanjel (1935 – 1945). (Vedi Personaggi<br />

importanti);<br />

ANTON MAHNIČ, (Kobdilj 1850 – Zagabria 1920, sepolto a Krk): vescovo, dottore in teologia, professore,<br />

scrittore, critico; una tra i personaggi più importanti nell’ambiente culturale, politico ed religioso<br />

sloveno della fine del XIX secolo, dopo il 1897 anche croato. (Vedi Personaggi importanti).<br />

STANKO BUNC, (Kobdilj 1907 – Kranj 1969) linguista, lessicografo, poeta, pubblicista, bibliotecario,<br />

autore di numerosi manuali e testi di grammatica e, inoltre, del Vocabolario dei forestierismii<br />

(Slovar tujk), ristampato più volte.<br />

Curiosità<br />

• piazza di Kobdilj inferiore: <strong>da</strong>l punto di vista urbanistico è una piazza pittoresca,<br />

a pianta triangolare, su cui domina la presenza di tre “spahnjence”,<br />

(focolari-cucina che si protendono verso l’esterno rispetto al corpo della<br />

casa) e sopra di esse gli imponenti camini;<br />

• villa dei Fabiani a Kobdilj superiore – “Serzentova domačija” al numero<br />

39, realizzata in più fasi a partire <strong>da</strong>l 1792 e terminata <strong>da</strong> Maks Fabiani. <strong>Il</strong><br />

complesso della villa di campagna, costituito <strong>da</strong> più unità abitative con annessi<br />

cascinali, inglobava al suo interno anche una serra e un ricco giardino<br />

d’inverno; la sua posizione dominante e i suoi edifici monumentali le conferiscono<br />

una suggestiva maestosità. L’emblema della casa e della famiglia<br />

è un gelso secolare, proclamato monumento naturale e considerato il più<br />

grande esemplare della specie esistente in Slovenia; <strong>da</strong>l cortile esso sembra<br />

sfi<strong>da</strong>re il tempo, malgrado gli edifici circostanti siano stati minati e bruciati<br />

durante la guerra e in seguito ristrutturati solo in parte. La proprietà non è<br />

aperta al pubblico;<br />

• la sorgente d’acqua continua ai margini della proprietà dei Fabiani non si prosciuga nemmeno<br />

nei mesi più secchi mesi estivi. Sebbene un tempo i Fabiani vendessero l’acqua, Maks<br />

Fabiani, in qualità di sin<strong>da</strong>co, si preoccupò di fare della fonte un bene pubblico (la sorgente è<br />

raggiungibile percorrendo una stra<strong>da</strong> bianca che passa <strong>da</strong>vanti alla villa dei Fabiani);<br />

• resti di un’antica colonia fortificata - castelliere sulla cima del monte Gradišče, dove si<br />

trovano due castellieri preistorici, tra loro separati <strong>da</strong> una piccola dolina, ma con un unico bastione;<br />

• cimitero del paese sul monte tra Štanjel e Kobdilj, dove accanto alla gente di Kobdilj, Štanjel e<br />

Lukovec, sono sepolti nella tomba di famiglia i membri della famiglia Fabiani. Nel cimitero si trova<br />

la chiesetta tardo gotica di San Gregorio/sveti Gregor, costruita negli anni 1463-64, impreziosita<br />

“Spahnjenca” sulla piazza<br />

principale a Kobdilj inferiore.<br />

<strong>Il</strong> cimitero della chiesa di San<br />

Gregorio con il campanile<br />

a rocca, il tetto in lastre di<br />

pietra e il rilievo di una testa<br />

di pastore (Kobdilj).<br />

45


<strong>Il</strong> famoso gelso nella proprietà<br />

dei Fabiani a Kobdilj.<br />

46<br />

<strong>da</strong> un portale gotico e <strong>da</strong> un campanile a rocca. Nella parte esterna del presbiterio si trova infissa<br />

nel muro una testa scolpita, che rievoca la storia del pastore che, morso <strong>da</strong> un serpente, si salvò<br />

solo grazie alle preghiere;<br />

• il Sentiero Fabiani - rete di percorsi turistici <strong>da</strong> Štanjel a Kobdilj che collega tutti i punti<br />

di interesse già citati e le particolarità naturali e culturali di entrambi i paesi. A metà stra<strong>da</strong> tra i<br />

paesi, sopra il cimitero militare, l’escursionista può riposarsi sulle panchine di Fabiani e visitare<br />

la cappella della Madre di Dio;<br />

Infrastrutture turistiche<br />

Nel paese una proprietà dispone di più alloggi per pernottamenti. A Kobdilj superiore è aperta una<br />

galleria con giardino.<br />

Altre curiosità<br />

• La gente di Kobdilj è conosciuta nei paesi vicini col nome di “rogovilci” (<strong>da</strong> rogovilež = agitatore),<br />

in quanto causavano spesso notevoli malumori tra la gente dei paesi vicini.<br />

3. COMUNITÀ DI GORNJA BRANICA (Koboli, Večkoti, Čehovini, Dolanci, Kodreti,<br />

Trebižani)<br />

La valle superiore di Branik chiude il versante nord dell’Altipiano carsico, dove si eleva fino a 80-<br />

100 m sul livello del mare, e continua verso il versante sud della Valle del Vipava ovvero verso i colli<br />

di Vipava. A differenza del <strong>Carso</strong>, la valle di Branik è caratterizzata <strong>da</strong> un terreno argilloso, intessuto<br />

<strong>da</strong> numerosi piccoli e grandi corsi d’acqua, che confluiscono gradualmente nel torrente Raša e nel<br />

fiume Branica. Nella parte superiore la valle Branica penetra nella valle Raša, a struttura tettonica,<br />

intagliata nella superficie calcarea. La valle Raša è molto stretta e incisa <strong>da</strong>i 150 ai 200 m di profondità.<br />

La comunità di Gornja Branica è composta <strong>da</strong> sei villaggi e un piccolo abitato, che essendo<br />

situati sul versante meno fertile dei colli circostanti, hanno destinato alla coltivazione le zone fertili<br />

alle sponde dei fiumi Raša e Branica.<br />

I paesini raccolti Koboli e Večkoti si trovano in prossimità del torrente Raša, che attraverso una<br />

stretta gola scorre tra le ripide pareti del monte Kobol e del monte Večkoti, per aprirsi nell’ampia<br />

valle di Branik. Nel mezzo della campagna il fiume Raša sbocca nel fiume Branica che, rinforzato<br />

con altri piccoli torrenti, confluisce verso Spodnja Branica e nel fiume Vipava. <strong>Il</strong> paese di Koboli è<br />

attraversato <strong>da</strong> una sorgente, che nel mezzo del paese funge <strong>da</strong> abbeveratoio per gli animali. I<br />

paesi distano <strong>da</strong> Štanjel 5 km, <strong>da</strong> Komen 13 km.<br />

Popolazione: Koboli – 20 abitanti (anno 2002). Altitudine: 176 m Popolazione: Večkoti – 8 abitanti<br />

(anno 2002). Altitudine: 176 m.<br />

Leggermente più grande è il paesino di Čehovini, che troviamo poco distante <strong>da</strong> Večkoti. Ad ovest<br />

del paese si trova, ma non sempre, il ruscello Suhi, mentre ad est il Gorjanšček, che sboccano<br />

nel fiume Raša. Ad est del paese confluiscono nel fiume Branica i ruscelli Bezjakovec, Farjevec e<br />

Rehelica. Al paese appartiene anche una sorgente, che scorre in un abbeveratoio un tempo ad uso<br />

degli animali. <strong>Il</strong> paese dista <strong>da</strong> Štanjel 5,5 km, <strong>da</strong> Komen 13,5 km.<br />

Popolazione: 61 abitanti (anno 2002). Altitudine: 176 m.<br />

Nella parte alta della valle di Branik, a 1,5 km <strong>da</strong> Čehovini, si trova il paesino raccolto Trebižani<br />

<strong>da</strong> dove, a sud-ovest, ossia sulle Komarče, scaturisce la principale fonte del fiume Branica. Prima<br />

del villaggio la stra<strong>da</strong> si dirama per Erzelj. A metà stra<strong>da</strong> tra Čehovini e Trebižani, a Grabnovec, la<br />

stra<strong>da</strong> si dirama verso Kodreti e Dolanci per continuare verso Spodnja Branica. <strong>Il</strong> paese dista <strong>da</strong><br />

Štanjel 7 km, <strong>da</strong> Komen 15.


Popolazione: 14 abitanti (anno 2002). Altitudine: 190 m.<br />

Kodreti è il primo paese sulla stra<strong>da</strong> locale per Branica Inferiore, presso il ruscello Podlukovnik, che<br />

più in basso sbocca nel fiume Branica; il villaggio rappresenta il centro di Gornja Branica. Secondo<br />

una testimonianza popolare il paese deve il nome alla famiglia Kodre, che si trasferì nel villaggio<br />

più di cento anni prima, ma che tuttavia si estinse nel corso degli anni. Del paese fa anche parte il<br />

piccolo abitato di Kovači, che si trova sulla stra<strong>da</strong> regionale Kobdilj – Vipava, tra i paesi di Čehovini<br />

e Trebižani. Da Štanjel dista 7 km, <strong>da</strong> Komen 15 km.<br />

Popolazione: 38 abitanti (anno 2002). Altitudine: 186 m.<br />

Poco lontano <strong>da</strong> Kodreti troviamo l’ultimo paesino di Gornja Branica Dolanci. Tra i paesi di Kodreti e<br />

Dolanci scorre il ruscello Grnščak, che si prosciuga raramente e sbocca nel fiume Branica. <strong>Il</strong> paese<br />

dista <strong>da</strong> Štanjel 7,5 km, <strong>da</strong> Komen 15,5 km.<br />

Popolazione: 18 abitanti (anno 2002). Altitudine: 170 m.<br />

Come arrivare<br />

I paesi di Koboli, Večkoti, Čehovini, il piccolo abitato di Kovač e Trebižani sono raggiungibili <strong>da</strong>lla<br />

stra<strong>da</strong> regionale Kobdilj – Vipava; <strong>da</strong> essa, all’altezza di Kodreti e Dolanci, si dirama la stra<strong>da</strong> locale<br />

in direzione di Čehovini per poi continuare in direzione di Spodnja Branica fino a Branik. Dopo Dolanci<br />

c’è la diramazione per Gabrije, mentre dopo quattro chilometri c’è la diramazione per Šmarje<br />

nella Valle del Vipava e la stra<strong>da</strong> bianca verso Štanjel (2 km). Durante l’anno scolastico un autobus<br />

collega i paesi con Sežana e Vipava.<br />

Cenni storici<br />

Le origini dei paesi di Branica Superiore si sono purtroppo perse nel tempo, si presume comunque,<br />

che ne detenevano il potere i conti di Gorizia. Nell’urbario di Gorizia si nomina Branica per la prima<br />

volta nel 1200 in relazione a San Ulderico/sveti Urh di Branica (l’odierna Branik), in un secondo<br />

momento incontriamo questo nome negli urbari di Rosazzo, attorno il 1240. Non sappiamo tuttavia<br />

quando il monastero benedettino di Rosazzo ottenne i grandi possedimenti a Branica presso<br />

Rihemberk. Purtroppo non sappiamo neppure quale influenza ebbe sullo sviluppo del paese la<br />

famiglia aristocratica Lantieri, che <strong>da</strong>l XVI secolo possedeva il castello nel vicino Branik (un tempo<br />

Rihenberk). In passato i paesi di Gornja Branica appartenevano a quatto comuni catastali (Gabrje,<br />

Erzelj, Štjak, Štanjel) e parrocchie, sotto tre governatorati regionali (Gorizia, Postojna e Sežana)<br />

e sotto due diocesi (diocesi di Lubiana e decanato di Vipava), il che dimostra la sua posizione di<br />

territorio di confine. Con lo sviluppo dell’agricoltura nell’alto medioevo divennero famosi anche gli<br />

abitanti della Valle della Branica; in particolare si distinsero nella viticoltura e nella produzione vinicola<br />

(sono conosciuti per la produzione di un gustoso vino bianco), oltre che nella frutticoltura in<br />

particolare di mele e prugne. Fecero molti gua<strong>da</strong>gni con la vendita di prugne sbucciate e seccate.<br />

In base ai molti mulini abbandonati e diroccati lungo il fiume Branica (un tempo fino a quattro),<br />

possiamo dedurre che una fonte di gua<strong>da</strong>gno importante era legata anche all’attività molitoria.<br />

Questi paesi in parte risentirono anche delle conseguenze dovute alle guerre mondiali; durante<br />

la prima guerra mondiale i sol<strong>da</strong>ti avevano qui la loro residenza e l’ospe<strong>da</strong>le; durante la secon<strong>da</strong><br />

guerra mondiale la popolazione visse gli orrori del genocidio fascista e nazista. Nel periodo tra le<br />

due guerre fu il banditismo a causare i maggiori <strong>da</strong>nni, che insidiavano la popolazione lungo la gola<br />

del torrente Raša.<br />

Personaggi importanti<br />

• ANDREJ ČEHOVIN, (Dolanci 1810 – Baden presso Vienna 1855), ufficiale dell’esercito austriaco<br />

e barone (Vedi sopra: Personaggi importanti).<br />

Curiosità<br />

• Chiesa parrocchiale di Santa Caterina/sveta Katarina a Kodreti. Inizialmente la chiesa si<br />

Ponte sul torrente Raša a<br />

Koboli.<br />

47


48<br />

Chiesa parrocchiale di<br />

Gornja Branica (Santa<br />

Caterina a Kodreti).<br />

A causa dei passaggi <strong>da</strong>l<br />

<strong>Carso</strong> alla valle di Vipava e<br />

al conseguente mutamentio<br />

della pavimentazione in pietra,<br />

l’architettura della valle della<br />

Branica è riconoscibile anche<br />

<strong>da</strong>l colore della pietra, che è<br />

più scuro (Lisjaki).<br />

trovava nelle vicinanze del monte Lukovnik (consacrata nel 1518); in seguito alla riforma della<br />

chiesa voluta <strong>da</strong> Giuseppe II essa venne chiusa e abbattuta. La secon<strong>da</strong> chiesa fu realizzata<br />

nel 1805 a Dolanci ma, secondo testimonianze orali, venne profanata, in quanto al suo interno<br />

si verificarono atti di violenza e spargimento di sangue. Così, nel 1879, a Kodreti venne costruita<br />

la nuova chiesa di Santa Caterina, nel 1896 fu ampliata e venne aggiunto un campanile<br />

con tre campane. L’interno della chiesa è arricchito <strong>da</strong> tre altari: il maggiore è dedicato alla<br />

vergine e martire Santa Caterina di Alessandria, mentre i due laterali sono dedicati alla Santa<br />

Croce e alla Madre di Dio. La chiesa è abbellita anche <strong>da</strong> dipinti alle pareti del presbiterio raffiguranti<br />

i Santi e il simbolo dello Spirito Santo. Sul soffitto della navata si trova il dipinto della<br />

Resurrezione di Cristo;<br />

• il monumento al barone Andrej Čehovin fu eretto a Dolanci nel 1898 ed è opera dello scultore<br />

A. Bitežnik, dello scalpellino B. Bitežnik e dell’architetto M Fabiani. Nel 1926 gli abitanti del<br />

luogo lo nascosero ai van<strong>da</strong>lismi dei fascisti, nel 1987 fu nuovamente restaurato e collocato<br />

sul luogo originale;<br />

• diverse lapidi commemorative in ricordo del Movimento di liberazione nazionale<br />

(NOB): lapide commemorativa collocata ai piedi del monte Štjak presso Trebižani (ricor<strong>da</strong> il<br />

raduno della prima unità partigiana del Litorale, il 28.8.1941), lapide commemorativa a Koboli<br />

(ricor<strong>da</strong> il punto del primo incontro degli abitanti con le unità partigiane il 28.8.1941), lapide<br />

commemorativa <strong>da</strong>vanti all’abitato di Koboli ai piedi del monte Štjak (ricor<strong>da</strong> gli ostaggi caduti<br />

nel 1943), lapide commemorativa a Kalanke nei pressi di Dolanci (ricor<strong>da</strong> l’assemblea antifascista<br />

del 30 luglio 1944) e il monumento nel cimitero di Kodreti (ai caduti nel Movimento di<br />

liberazione nazionale, alle vittime del fascismo e ai caduti nell’esercito italiano);<br />

• segni religiosi – colonne votive a Čehovini con statua della Madre di Dio di Lourdes, nel<br />

punto “Popotniki” (sul sentiero <strong>da</strong> Dolanci al confine con l’abitato di Erzelj) con la Madonna di<br />

Castelmonte, all’incrocio presso la deviazione per Dolanci con i Santi Cirillo e Metodio, piccola<br />

cappella a Trebižani e colonna votiva sulla cima del monte Kobol dedicata alla Madonna.<br />

Altre curiosità<br />

• i paesani celebrano la festa di Santa Caterina il 25 novembre, quando Santa Caterina avrebbe<br />

portato un coltello per la macellazione del maiale. La festa più grande del paese viene organizzata<br />

il giorno dell’Ascensione, 40 giorni dopo Pasqua. Secondo testimonianze orali, questo<br />

giorno coincideva con la fine della “fame di Branik”, in quanto si cominciava a cogliere le ciliege<br />

e negli orti cominciava a crescere la verdura;<br />

• la zona è rinomata per la bellezza del suo paesaggio, che si realizza attraverso la presenza<br />

di numerosi boschi, di ruscelli e sorgenti d’acqua (ad es. la sorgente termale di “Lenišče” nei<br />

pressi di Dolanci), che offrono esperienze indimenticabili in simbiosi con l’ambiente naturale.<br />

4. COMUNITÀ DI LISJAK (Lisjaki, Čipnje)<br />

La comunità di Lisjaki è composta <strong>da</strong>i paesi Lisjaki, piccolo paesino raccolto sul versante soleggiato<br />

della valle di Branik, ai piedi del monte carsico Gora (cima Lukovska Škratlevica 434 m) con l’abitato<br />

di Zalisjak, e Čipnje che si trova nella conca di Branik all’uscita <strong>da</strong>lla gola del fiume Branica,<br />

il quale a sua volta prosegue il suo corso nell’ampia valle di Branik fino a Spodnja Branica. Čipnje<br />

si trova mezzo chilometro prima di Lisjaki, venendo <strong>da</strong> Štanjel. Sotto Čipnje i ruscelli Lahovski e<br />

Režilske si immettono nel fiume Branica <strong>da</strong>lla destra mentre <strong>da</strong>lla sinistra, al di sotto di Melišča, il<br />

torrente Lisičk. Quest’ultimo si trova anche sulla parte orientale di Lisjaki.<br />

Popolazione: Lisjaki – 50 abitanti(anno 2002). Altitudine: 135 m.<br />

Popolazione: Čipnje – 16 abitanti (anno 2002). Altitudine: 140 m.


Come arrivare<br />

Lisjaki e Čipnje sono raggiungibili <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> locale che si dirama <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> regionale Nova<br />

Gorica-Sežana nei pressi di Branik e si collega alla stra<strong>da</strong> regionale Manče-Kobdilj nei pressi di<br />

Čehovini. Dalla stra<strong>da</strong> regionale Sežana-Nova Gorica si dirama, ad 1 km <strong>da</strong> Štanjel (in direzione<br />

Nova Gorica), una stra<strong>da</strong> bianca che porta fino all’incrocio per Šmarje, Dolanci e Spodnja Branica.<br />

Durante il periodo di scuola, un autobus collega i paesi con Sežana e Nova Gorica.<br />

Cenni storici<br />

A nord di Čipnje, sul monte Ojstri vrh, gli archeologi hanno rinvenuto un tumulo preistorico largo<br />

25 m e alto 2 m, ciò dimostra che le prime popolazioni si insediarono sul territorio già nella preistoria.<br />

In cima all’altura Krištangrad, nella parte est di Čipnje, ci sono le rovine di un vecchio castello. A<br />

Lisjaki, un tempo, si trovava una grande villa di campagna di proprietà della famiglia Lisjak; <strong>da</strong> essa<br />

sono state, successivamente, ricavate tre unità abitative (ai numeri 1, 2 e 3). <strong>Il</strong> suo ricco passato si<br />

riflette anche nella struttura architettonica delle case con facciate affrescate.<br />

Curiosità<br />

• immagini sulla casa al numero 2, del XVIII secolo, raffiguranti la Crocifissione e Sant’Antonio.<br />

Altre curiosità<br />

• Zavivalca, luogo sul fiume Branica. Mezzo chilometro prima di Čipnje (venendo <strong>da</strong> Štanjel).<br />

Spazio ricreativo per piccoli giochi e sport, come nuotare nel fiume Branica, arrampicarsi sulla<br />

roccia e passeggiare nei dintorni;<br />

• Secondo una tradizione orale, presso il castello di Krištangrad i sudditi disubbidienti venivano<br />

rinchiusi in botti di legno, gettati giù <strong>da</strong>lla collina e quindi bruciati nella caverna – “Buča peč”<br />

che si trova tra Krištangrad e Podlasi, di fronte a Zavivalca.<br />

Crocifissione, alla parete<br />

di una ex proprietà<br />

contadina.<br />

49


Cappella di ringraziamento, proprietà<br />

della famiglia Turk di Lukovec.<br />

50<br />

5. COMUNITÀ DI LUKOVEC<br />

Lukovec è un piccolo paese raccolto, sul versante settentrionale dell’Altipiano di Komen. <strong>Il</strong> paese è<br />

situato ai margini dell’ampia valle carsica che poggia a ridosso del riparato versante sud del rilievo<br />

Martinca che, con la Škratljevica (434 m) a nord-est e il Brdo a nord-ovest, protegge il paese e la<br />

valle <strong>da</strong>lla bora.<br />

Popolazione: 48 abitanti (anno 2002). Altitudine: 376 m.<br />

Come arrivare<br />

<strong>Il</strong> paese è raggiungibile <strong>da</strong>lla ripi<strong>da</strong> stra<strong>da</strong> secon<strong>da</strong>ria che si dirama <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> regionale Sežana-<br />

Nova Gorica, 2 km prima di Štanjel (in direzione di Nova Gorica). <strong>Il</strong> paese dista 2 km <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong><br />

regionale. Una stra<strong>da</strong> bianca collega Lukovec a Kobjeglava e sul Grižnik.<br />

Cenni storici<br />

Secondo la tradizione orale, la nascita del paese risale al medioevo, quando in queste zone governavano<br />

i conti Lantieri, i quali avevano la loro residenza nel castello di Rihemberk, l’attuale Branik.<br />

<strong>Il</strong> primo villaggio di tre case si trovava nel piccolo abitato di “Majerija”, ossia a 300 metri <strong>da</strong>ll’attuale<br />

paese. In seguito i proprietari di queste case si trasferirono nell’attuale Lukovec. Al tempo della<br />

costruzione della linea ferroviaria Sežana-Nova Gorica, ai lavori parteciparono molti paesani, sfruttando<br />

a tale scopo le vicine cave. Gli abitanti del luogo sopravvissero alla prima guerra mondiale<br />

come profughi, per la maggiore in Austria, altri invece nelle regioni vicine. Durante la secon<strong>da</strong> guerra<br />

mondiale la posizione riparata della zona favorì l’insediarsi di numerose unità partigiane, per cui<br />

il paese venne anche bruciato il 26.9.1943.<br />

Curiosità<br />

• segno religioso - cappella in onore della Madre di Dio, qualche chilometro prima del paese,<br />

di proprietà della famiglia Turk. La piccola cappella fu costruita nel 1911 <strong>da</strong>lla famiglia Marc,<br />

che non aveva eredi, e perciò ospitò nella loro casa i giovani sposi della famiglia Turk. La cappella<br />

fu costruita per ringraziare la continuità della stirpe e nella speranza che la nuova famiglia<br />

desse alla luce dei figli;<br />

• la piccola campana del paese un tempo invitava alle devozioni di maggio, mentre oggi annuncia<br />

la morte di qualche abitante del luogo.<br />

Altre curiosità<br />

• Grazie al bellissimo panorama sul paesaggio circostante e alla natura incontaminata, il paese<br />

è la meta preferita per passeggiate e giri in bicicletta.<br />

Pozzo in pietra nel cortile<br />

di un’abitazione a Lukovec.


6. COMUNITÀ DI HRUŠEVICA<br />

Hruševica è un paese di media grandezza e a struttura raccolta; situato nella parte orientale del<br />

<strong>Carso</strong> di Komen tra Štanjel e Tupelče; distanza <strong>da</strong> Štanjel 2,5 km, <strong>da</strong> Komen 7 km.<br />

Popolazione: 127 abitanti (anno 2002). Altitudine: 293 m.<br />

Come arrivare<br />

Hruševica è raggiungibile <strong>da</strong> due diramazioni <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> regionale Štanjel-Komen, a 1 km <strong>da</strong><br />

Štanjel (venendo <strong>da</strong> Štanjel) e a Tupelče. Da Hruševica una stra<strong>da</strong> bianca porta a Kopriva. In paese<br />

sono possibili collegamenti con gli autobus di linea per Komen, Štanjel, Sežana e Nova Gorica.<br />

Cenni storici<br />

I primi <strong>da</strong>ti relativi agli insediamenti su questa regione risalgono all’epoca delle comunità preistoriche;<br />

qui si trova un piccolo castelliere – Debela griža, sin <strong>da</strong>ll’inizio del XX secolo coperto <strong>da</strong> un bosco<br />

di pini. Qui in passato esisteva anche una cava, <strong>da</strong> dove si estraeva il marmo grigio del <strong>Carso</strong>.<br />

Le pendici del castelliere erano un tempo percorse <strong>da</strong> una stra<strong>da</strong> romana che, passando per il <strong>Carso</strong>,<br />

collegava San Giovanni al Timavo con Ajdovščina, all’epoca un importante centro romano. Nel<br />

periodo della prima guerra mondiale il paese offriva alloggio ai sol<strong>da</strong>ti austro-ungarici, mentre gli<br />

abitanti del luogo trascorsero la guerra in esilio. Secondo la tradizione orale, il paese visse momenti<br />

in cui fiorì l’allevamento degli ovini; gli abitanti del luogo si occupavano della filatura della lana e le<br />

filande del paese erano organizzate in cooperative. Alcuni si occupavano anche dell’allevamento<br />

del baco <strong>da</strong> seta, che veniva nutrito con le foglie dei numerosi gelsi che tuttora abbelliscono il paese.<br />

Alcuni paesani trovarono impiego nella cava locale e in quella di Kopriva.<br />

Personaggi importanti<br />

JANEZ TAVČAR, (nato nel 1544 nella parrocchia di Štanjel, forse a Hruševica o a Dutovlje – Graz<br />

1597, sepolto a Gornji Grad), fu parroco di Komen (1571 – 1574), ottavo vescovo di Lubiana (1580<br />

– 1597), terzo della serie di vescovi di Lubiana del XVI secolo, provenienti <strong>da</strong>l <strong>Carso</strong> (Urban Tekstor<br />

di Lipa, Konrad Glušič di Komen);<br />

Curiosità<br />

• Chiesa succursale di San Giuseppe/sveti Jožef (parrocchia di Štanjel), piccola costruzione<br />

con campanile a rocca. All’interno si trova un altare barocco in pietra, probabilmente dell’officina<br />

Lazzarini di Gorizia, con un dipinto raffigurante la Morte di San Giuseppe, opera del pittore<br />

J.M Lichtenreit. Entrambe le opere sono del XVIII secolo. Sul parapetto del coro sono intagliati<br />

i nomi di sol<strong>da</strong>ti della prima guerra mondiale;<br />

• statua di San Giovanni Nepomuk/sv. Janez Nepomuk nel centro del paese. Sebbene possa<br />

sembrare strano che il protettore ceco dell’acqua e dei fiumi sia collocato nel mezzo di un<br />

villaggio carsico e non sulle rive di un torrente o su un ponte, pare che il monumento sia stato<br />

portato sul <strong>Carso</strong> <strong>da</strong>i sol<strong>da</strong>ti cechi durante la prima guerra mondiale. Sembra che la statua<br />

provenga <strong>da</strong> uno dei ponti attorno a Gorizia ed è probabilmente opera dello scultore barocco<br />

goriziano G. Mazzoleni;<br />

• monumento ai caduti nella Lotta di Liberazione Nazionale (NOB) nel centro del paese;<br />

• segno religioso – cappella ai margini della stra<strong>da</strong> che porta a Štanjel.<br />

Infrastrutture turistiche<br />

In paese ci sono due agriturismo con possibilità di alloggio.<br />

Colonna con la statua di<br />

San Giovanni Nepomuk<br />

a Hruševica. La colonna<br />

fu realizzata assieme al<br />

monumento che si trova<br />

nel cimitero militare austroungarico<br />

a Štanjel.<br />

51


Protette <strong>da</strong>lla chiesa di San<br />

Michele si trovano, una<br />

vicina all’altra, poderose<br />

abitazioni con cortile chiuso<br />

(Kobjeglava).<br />

52<br />

Altre curiosità<br />

• nei paesi vicini gli abitanti di questo luogo vengono chiamati “vrzotarji” (<strong>da</strong> verza), in quanto,<br />

secondo la tradizione, il primo giorno dell’anno mettevano una verza sulle finestre delle “ragazze<br />

gentili”, mentre alle ragazze che rifiutavano la corte dei giovani del paese veniva appeso sul<br />

camino di casa un fantoccio di paglia;<br />

• al duro lavoro nei campi è in paese legata una leggen<strong>da</strong>: un contadino e sua figlia (o moglie)<br />

stavano arando con i buoi il campo a Pipenec (toponimo, lungo la stra<strong>da</strong> secon<strong>da</strong>ria per Kopriva);<br />

il lavoro era duro e il contadino non la smetteva di bestemmiare. A un certo punto la terra<br />

si aprì e la voragine inghiottì la figlia (o moglie), che rivide la luce del giorno a <strong>Duino</strong>;<br />

• la popolazione del luogo celebra la festa di San Lorenzo/sveti Lovrenc la domenica successiva<br />

il 10 agosto.<br />

7. COMUNITÀ DI KOBJEGLAVA – TUPELČE<br />

La Comunità di Kobjeglava comprende Kobjeglava, un paese raccolto e di medie dimensioni,<br />

situato nella parte orientale dell’Altipiano di Komen, nonché il piccolo villaggio di Tupelče che si<br />

estende nelle immediate vicinanze di Kobjeglava, in direzione di Komen. I paesi distano 2,5 km <strong>da</strong><br />

Štanjel e 5,5 km <strong>da</strong> Komen.<br />

Popolazione: Kobjeglava – 190 abitanti (anno 2002). Altitudine: 327 m.<br />

Popolazione; Tupelče – 59 abitanti (nel 2002). Altitudine: 303 m.<br />

Come arrivare<br />

Kobjeglava e Tupelče sono raggiungibili <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> regionale Komen-Štanjel. Da Kobjeglava una<br />

stra<strong>da</strong> bianca porta a Lukovec (<strong>da</strong>lla parte alta del paese) e a Kosovelje (diramazione all’altezza<br />

della cappella sulla stra<strong>da</strong> regionale). Autobus di linea effettuano collegamenti con Komen, Štanjel,<br />

Sežana e Nova Gorica.<br />

Cenni storici<br />

Secondo un’interpretazione popolare il nome del paese di Kobjeglava è legato al toponimo Kop, che<br />

è il rilievo più alto del paese, che era anche il più alto dei due presenti sul luogo, <strong>da</strong> cui “Kop je glava”<br />

(Kop è il principale) - Kobjeglava. Secondo un’altra spiegazione il nome è legato alla presenza<br />

di stalle per cavalli e cavalle (<strong>da</strong> kobila = cavallo), <strong>da</strong> cui kobila-glava. In base a quanto si racconta il<br />

primo insediamento si trovava a Merce, un territorio tra Kobjeglava e Štanjel, e qui sarebbe esistito<br />

anche un monastero. I primi insediamenti su queste terre risalgono alla civiltà di Hallstatt. Nella vicina<br />

grotta di Jelenca sono stati rinvenuti reperti risalenti addirittura al neolitico. <strong>Il</strong> paese viene citato<br />

per la prima volta nel 1300 e probabilmente era sottomesso alla giurisdizione dei conti di Štanjel.<br />

Durante la prima guerra mondiale, le bombe distrussero alcune case, mentre i <strong>da</strong>nni maggiori furono<br />

arrecati <strong>da</strong>ll’esercito, che aveva in questa zona i propri bunker. Nei pressi del cimitero si trovava<br />

negli anni venti del XX secolo una cava di pietra. Alcuni abitanti del posto si occupavano di filatura<br />

della lana e del lino. <strong>Il</strong> nucleo raccolto del paese è ben conservato.<br />

Personaggi importanti<br />

JOSIP ABRAM (1832 Tupelče – Gorizia 1907) avvocato e delegato nell’Assemblea regionale di<br />

Gorizia, dove si adoperò per i diritti degli sloveni;<br />

FILIP ABRAM (1835 Tupelče – Vienna 1903) giudice, giudice distrettuale di Komen, alto funzionario<br />

giudiziario a Vienna; contribuì significativamente all’affermazione della lingua slovena e croata<br />

nelle procedure d’ufficio;<br />

ANTON RUDEŽ (1757 Kobjeglava – Ribnica na Dolenjskem 1820) amministratore, in seguito proprietario<br />

del palazzo dei Cobenzl a Ribnica nella regione della Dolenjska; durante l’occupazione


francese, fu sin<strong>da</strong>co di Ribnica. Etnologo, stretto amico di Valentin Vodnik, Jernej Kopitar e Žiga<br />

Zois;<br />

ANTON RUDEŽ (1847 Kobjeglava – Gorizia 1907) autore del libro Gluhonemi/Sordomuti (1894),<br />

primo trattato scientifico sul tema scritto in lingua slovena, autore di scritti di carattere tecnico-scientifico;<br />

VIKTOR BIRSA (Kobjeglava 1908 – Portorose 2002) pittore. Frequentò l’Accademia di Roma,<br />

dopo la guerra si trasferì a Gorizia, in seguito a Tolmin e infine a Portorose, dove morì. Le sue opere<br />

s’ispirano al Litorale sloveno e al paesaggio carsico.<br />

Curiosità<br />

• Chiesa parrocchiale di San Michele/Sveti Mihael a Kobjeglava sul ciglione più alto del<br />

paese. La chiesa assunse l’aspetto attuale nel XVIII secolo: nel 1717 fu ristrutturata e a questo<br />

periodo risale anche la costruzione del campanile in stile Aquileia. L’altare maggiore di<br />

San Michele del 1768 è uno tra i più begli altari barocchi in pietra di tutto il Litorale; l’autore è<br />

un anonimo artista dell’officina Lazzarini. Nella chiesa troviamo inoltre altri due altari laterali<br />

in pietra. Uno reca l’immagine della Madonna, opera di J. Tominc del 1864, il secondo una<br />

raffigurazione di Papa Silvestro tra San Pietro e Sant’Andrea, opera di A. Lichtenreit del XVIII<br />

secolo. All’esterno del presbiterio si può notare una mano scolpita in altorilievo;<br />

• monumento alla Lotta di Liberazione Nazionale (NOB) al centro del paese di Kobjeglava,<br />

a forma di casa carsica stilizzata con il portale, il pozzo, i muri in pietra e con la copertura del<br />

tetto in lastre di pietra. Le pietre attorno al monumento sono collegate con una catena e rappresentano<br />

i caduti nella lotta;<br />

• due segni religiosi sulla stra<strong>da</strong> regionale Komen – Štanjel e nel borgo di Čotnja a Kobjeglava;<br />

• pozzo del paese con pompa a cilindro a Tupelče, al numero 4.<br />

Infrastrutture turistiche<br />

A Kobjaglava si trova un prosciuttificio che accetta gruppi di persone su prenotazione e, nei fine<br />

settimana, una discoteca chiusa durante l’estate. A Tupelče c’è una mescita della cantina vinicola<br />

di Štanjel.<br />

Altre curiosità<br />

• gli abitanti del luogo celebrano la festa di San Michele il 29 settembre. I festeggiamenti avvengono<br />

di solito con una settimana di anticipo, in quanto la domenica successiva a Štanjel ha<br />

tradizionalmente luogo una grande sagra;<br />

• la gente del luogo è conosciuta nei paesi vicini con l’appellativo di “puntarji” (<strong>da</strong> puntar = ribelle)<br />

per le continue insurrezioni contro i conti di Štanjel;<br />

• il salumificio MIP è il più grande in Slovenia dopo il salumificio <strong>Kras</strong> di Šepulje.<br />

La proprietà Abram a Tupelče.<br />

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L’aspetto dei villaggi carsici<br />

è modellato <strong>da</strong>i muretti in<br />

pietra (Kobjeglava).<br />

54<br />

8. COMUNITÀ DI GABROVICA – COLJAVA<br />

La Comunità di Gabrovica-Coljava comprende il paese di Gabrovica, che si trova nella parte sudest<br />

del <strong>Carso</strong> di Komen, e il piccolo borgo di Coljava, vicinissimo a Gabrovica (0,5 km). I paesi<br />

distano <strong>da</strong> Komen 4,5 km e <strong>da</strong> Štanjel 6 km.<br />

Popolazione: Gabrovica – 125 (nel 2002). Altitudine: 279 m.<br />

Popolazione: Coljava – 48 (nel 2002). Altitudine: 276 m.<br />

Come arrivare<br />

Gabrovica e Coljava sono raggiungibili <strong>da</strong> due diramazioni <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> regionale Komen – Štanjel:<br />

una si dirama all’altezza della piazza principale di Tomačevica, la secon<strong>da</strong> a metà stra<strong>da</strong> tra<br />

Tomačevica e Kobjeglava. Le strade conducono prima a Gabrovica, proseguono per Coljava, quindi<br />

si allacciano nuovamente alla stra<strong>da</strong> regionale che <strong>da</strong> Komen porta a Krajna Vas e a Dutovlje.<br />

A Gabrovica c’è anche una stra<strong>da</strong> bianca che porta a Komen. Autobus di linea collegano i paesi a<br />

Komen, Štanjel, Sežana e Nova Gorica.<br />

Cenni storici<br />

Nella grotta di Podgana presso Coljava fu rinvenuta nel 1908 una gran quantità di vasellame dell’età<br />

del rame, nel 1963, invece, ceramiche risalenti all’età del bronzo, il che dimostra che questo<br />

territorio è stato insediato relativamente presto. Nelle fonti storiche Gabrovica viene citata come<br />

possedimento del monastero di Rosazzo presso Civi<strong>da</strong>le. Durante la prima guerra mondiale di<br />

qui passava una linea ferroviaria militare, che <strong>da</strong> Dutovlje portava fino al fronte dell’Isonzo. Nella<br />

piccola pineta vicino a Coljava fu predisposta una caverna abbastanza grande per soddisfare le<br />

necessità dell’esercito; nella secon<strong>da</strong> guerra mondiale la caverna fu adibita a tipografia. Nel corso<br />

del secondo conflitto mondiale a Gabrovica fu fon<strong>da</strong>ta la XIX Brigata d’assalto per l’indipendenza<br />

nazionale Slovena dell’Esercito di liberazione nazionale (NOV) ed il Reparto partigiano sloveno<br />

“Srečko Kosovel” (POS). Qui si trovava anche il punto detto Rele P13 per lo scambio tra corrieri.<br />

Gabrovica era conosciuta come paese di costruttori edili, in quanto possedeva una scuola edile,<br />

presso la quale si formarono molti muratori. Vicino al paese esisteva inoltre una cava di marmo


ianco. I lavori eseguiti <strong>da</strong>gli abili muratori e scalpellini sono visibili sulle numerose case abbellite<br />

<strong>da</strong> interessanti dettagli architettonici.<br />

Curiosità<br />

• Chiesa parrocchiale di San Pietro/Sveti Peter all’inizio di Gabrovica, sulla piazza del<br />

paese che la gente del posto chiama Brce e dove hanno luogo tutte le manifestazioni del<br />

paese. La chiesa attuale fu costruita sul luogo della vecchia chiesa. Sopra la porta del<br />

campanile di stile Aquileia è inciso l’anno 1737, probabilmente anno di costruzione del<br />

campanile. Sotto quest’ultimo un tempo si trovava l’entrata della vecchia chiesa. All’interno<br />

della chiesa ci sono quattro altari; l’altare maggiore è dedicato a San Pietro, i laterali a<br />

Santa Lucia, all’Immacolata Vergine Maria e al Cuore di Gesù;<br />

• tigli secolari sulla piazza principale di Gabrovica che con la loro maestosa chioma<br />

abbelliscono la piazza del paese – Brce;<br />

• monumento sulla piazza principale di Gabrovica, dedicato al punto Rele P13 e ai caduti<br />

durante la Lotta di indipendenza nazionale;<br />

• lapide in memoria alla XIX Brigata d’assalto per l’indipendenza nazionale slovena (NOB)<br />

e al Reparto partigiano sloveno “Srečko Kosovel” (POS) al numero 29 di Gabrovica.<br />

Infrastrutture turistiche<br />

A Coljava, durante i fine settimana, è aperta un’azien<strong>da</strong> turistica, dove si possono degustare le<br />

specialità della casa. Caratteristica del luogo è anche l’artigianato del ferro battuto.<br />

Altre curiosità<br />

• il 29 giugno per il giorno del patrono San Pietro la locale Società culturale allestisce uno<br />

spettacolo teatrale, mentre gli abitanti del paese organizzano una festa.<br />

La chiesa di San Pietro<br />

a Gabrovica.<br />

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56<br />

Tomačevica, monumento<br />

ai caduti nella II guerra<br />

mondiale.<br />

9. COMUNITÀ DI TOMAČEVICA<br />

Tomačevica è un piccolo paese che si estende ad est di Komen, <strong>da</strong>l quale dista 2 km, <strong>da</strong> Štanjel<br />

5 km.<br />

Popolazione: 160 abitanti (nel 2002). Altitudine: 271 m.<br />

Come arrivare<br />

<strong>Il</strong> paese è raggiungibile <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> regionale Komen – Štanjel. Tra Komen e Tomačevica c’è la<br />

diramazione per Mali Dol, mentre al centro del paese si trova il bivio per Gabrovica e Coljava. Da<br />

Tomačevica una stra<strong>da</strong> secon<strong>da</strong>ria porta a Mali Dol. Autobus di linea effettuano collegamenti con<br />

Komen, Štanjel, Sežana e Nova Gorica.<br />

Cenni storici<br />

La cronaca del paese narra che qui, attorno all’anno 1200, i conti di Gorizia vantavano dei possedimenti;<br />

nell’urbario di Gorizia il paese viene citato nella forma di Tulmascowiz. Attraverso il paese<br />

passava una nota via di pellegrinaggio che conduceva alla chiesa della Vergine Maria di Obršljan,<br />

situata molto vicino al paese. Durante la secon<strong>da</strong> guerra mondiale, i tedeschi, per vendicare la<br />

battaglia di Dovce, bruciarono e distrussero il paese, e deportarono gli abitanti in Baviera. Con la<br />

ristrutturazione molte case persero la caratteristica tipologia carsica.<br />

Personaggi importanti<br />

ANTON ŠIBELJA – STJENKA, (1914 Tomačevica – Gačnik a Gorenji Trebuši 1945, sepolto nel<br />

sacrario militare di Vojščica) negli anni trenta del XX secolo iniziò la sua attività all’interno dell’organizzazione<br />

TIGR, nel 1940 fu imprigionato e con<strong>da</strong>nnato nel corso del 2° Processo di Trieste. Nel<br />

1941 entrò a far parte del Fronte di liberazione, promovendo diverse azioni di sabotaggio sul <strong>Carso</strong>,<br />

di cui la più famosa è l’attacco al convoglio tedesco a Dovce, il 2 febbraio 1944. Come capo militare<br />

fu promosso al grado di maggiore. <strong>Il</strong> suo nome di battaglia era Stjenka.<br />

Nel 1949 fu proclamato eroe nazionale. Sulla sua casa natale a Tomačevica è affissa una lapide<br />

commemorativa; <strong>da</strong> lui hanno preso nome il rifugio sul monte Trstelj e la scuola elementare di Komen,<br />

<strong>da</strong>vanti alla quale si trova anche una sua erma, opera di A. Sigulin.<br />

Curiosità<br />

• segno religioso – colonna votiva nel centro del paese, eretta nel 1937;<br />

• monumento in memoria ai caduti nella Lotta di liberazione nazionale (NOB) al centro del<br />

paese;<br />

• lapide in memoria dell’eroe nazionale Anton Šibelja Stjenka, al numero 6;<br />

• sentiero turistico tra i pini fino alla cima del monte Zajčevec (415 m), dove potrete scoprire<br />

le peculiarità naturali e culturali del <strong>Carso</strong>, una cava <strong>da</strong> cui si estraeva la pietra per la<br />

copertura dei tetti – “skrle”, calcinai – “japlenice”, muretti a secco, cavità naturali e tante altre<br />

cose interessanti (la diramazione si trova sulla stra<strong>da</strong> regionale Komen – Štanjel all’altezza dei<br />

civici 48 e 27);<br />

• Chiesa succursale dedicata alla Vergine Maria di Obršljan – un antico santuario dell’Assunzione<br />

della Santa Vergine, che risplende in tutta la sua bellezza sul piccolo colle sopra la<br />

stra<strong>da</strong> che collega Tomačevica a Komen (sentiero segnato, diramazione 400 m dopo l’abitato<br />

di Tomačevica in direzione di Komen). Nel luogo dove oggi si trova la chiesa, un tempo c’era<br />

una cappella. La chiesa fu più volte ristrutturata e ampliata. Non ci sono <strong>da</strong>ti precisi riguardo<br />

l’origine dell’attuale costruzione, tuttavia l’iscrizione scolpita nella lastra di pietra sopra l’entrata<br />

ci fa supporre che la costruzione della chiesa risalga probabilmente all’anno 1585 e che il<br />

luogo fosse già allora un’importante meta di pellegrinaggio. Nel corso della ristrutturazione del<br />

1644, venne ampliata la navata e aggiunto il campanile che, inizialmente collocato all’esterno<br />

della chiesa, oggi si trova al suo interno. Le origini della chiesa sono narrate anche in una


leggen<strong>da</strong>, secondo la quale in questo luogo apparvero agli occhi di un pastore la Madonna<br />

con Gesù Bambino, seduta su un bellissimo trono intrecciato d’edera (bršljan). La chiesa si<br />

animava soprattutto nel giorno dell’Assunzione, il 15 agosto, quando folle di fedeli vi giungevano<br />

in pellegrinaggio <strong>da</strong> tutte le parti, in particolare <strong>da</strong>l <strong>Carso</strong> e <strong>da</strong>lla Valle del Vipava. La sua<br />

singolarità consisteva in una bolla – documento ecclesiastico, con la quale Papa Urbano VIII<br />

concedeva al santuario l’indulgenza plenaria. Poiché nei periodi di siccità sul <strong>Carso</strong> veniva a<br />

mancare l’acqua, i pellegrini spesso invocavano la Vergine, affinché ne concedesse qualche<br />

goccia, certi che a 36 ore <strong>da</strong>lla processione la loro preghiera sarebbe stata esaudita. L’interno<br />

della chiesa, che è particolarmente ricco di decorazioni pittoriche, prese l’aspetto barocco<br />

nel XVIII secolo. L’altare maggiore un tempo conteneva il dipinto dell’Assunzione della Santa<br />

Vergine di F. Pittoni, che oggi si trova appeso alla parete del presbiterio, mentre sull’altare<br />

troviamo una statua in cera del XIX secolo, raffigurante la Madonna con Gesù del XIX secolo;<br />

la statua è una tra le più grandi del genere in Slovenia. Gli altari laterali sono dedicati a<br />

Sant’Anna e a Sant’Antonio; il primo reca l’immagine della Famiglia di Sant’Anna, opera di A.<br />

Lichtenreit, il secondo quella di Sant’Antonio <strong>da</strong> Padova e di Sant’Antonio Eremita del pittore<br />

A. Paroli. I dipinti più preziosi sono certamente gli affreschi del 1724, raffiguranti l’Assunzione<br />

e l’Incoronazione della Vergine, opera dell’officina del pittore friulano Giulio Quaglia, che ha<br />

provveduto agli affreschi della cattedrale di Lubiana e della biblioteca del seminario. L’affresco<br />

dell’ultima cena sulla parete ad arcata risale alla secon<strong>da</strong> metà del XIX secolo ed è opera<br />

dell’artista locale J. Strnad.<br />

Altre curiosità<br />

• La festa più importante del paese ha luogo il 15 agosto, per il giorno dell’Assunzione della<br />

Santa Vergine. I fedeli si recano al santuario anche nelle seguenti occasioni: la processione<br />

degli uomini nel giorno dedicato alla nascita della Santa Vergine (8 settembre) e la processione<br />

delle donne il giorno di San’Anna (26 luglio).<br />

Su un piccolo colle tra i vigneti<br />

si eleva il famoso santuario<br />

della Vergine Maria di Obršljan.<br />

57


58<br />

10. COMUNITÀ DI MALI DOL<br />

Mali Dol è un piccolo paese raccolto situato a 2 km nord-est di Komen.<br />

Popolazione: 48 abitanti (nel 2003). Altitudine: 264 m.<br />

Come arrivare<br />

<strong>Il</strong> paese è raggiungibile <strong>da</strong> una diramazione della stra<strong>da</strong> regionale Komen – Štanjel; il bivio si trova<br />

a circa metà stra<strong>da</strong> tra Komen e Tomačevica. Dal paese una stra<strong>da</strong> bianca porta a Tomačevica e a<br />

Dovce (tra Komen e Branik).<br />

Cenni storici<br />

Secondo la tradizione orale, il paese sorse nel medioevo, allorché il conte di Rihemberk concesse<br />

questo territorio ai suoi tre fratelli pastori. Durante la secon<strong>da</strong> guerra mondiale, il paese fu bruciato<br />

ben due volte, il 27.9.1943 in parte e totalmente il 15.2.1944, quando i tedeschi vendicarono la<br />

battaglia di Dovce. La popolazione locale fu deportata in Baviera.<br />

Curiosità<br />

• segno religioso – cappella e pozzo nella piazzetta centrale del paese. <strong>Il</strong> pozzo è formato <strong>da</strong><br />

due vere in pietra con inciso l’anno 1896;<br />

• lapide commemorativa al centro del paese, dedicata al primo incendio del paese;<br />

• monumento in pietra al paesano e contadino Alojz Furlan, collocato fuori dell’abitato e ai<br />

margini di una carrareccia che si dirama <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> principale. <strong>Il</strong> monumento è stato voluto<br />

<strong>da</strong>i figli delle famiglie locali emigrate in paesi lontani;<br />

• il sentiero turistico attorno al paese inizia al centro del paese, quindi prosegue verso il monumento<br />

di Alojz Furlan. Durante la passeggiata, potrete notare il pozzo, due gelsi, muretti a<br />

secco, una quercia maestosa con 4 m di circonferenza e uno stagno con calcinaio – “japenca”<br />

(cavità per lo spegnimento della calce).<br />

Altre curiosità<br />

Mali Dol, piccolo paese<br />

raccolto ai bordi di una<br />

fertile dolina.<br />

• attorno al paese ci sono numerose strade bianche che vi porteranno ad ammirare le bellezze<br />

naturali e culturali del paesaggio circostante.


11. COMUNITÀ DI KOMEN (Komen, Divči)<br />

Komen con il piccolo paese di Divči e l’abitato di Jablanec è situato nella parte centrale del <strong>Carso</strong><br />

di Komen, di cui è anche il centro amministrativo ed economico. Divči si trova 300 m a est di Komen,<br />

Jablanec a 1 km nord di Komen. Komen dista <strong>da</strong> Štanjel 8 km.<br />

Popolazione: Komen compreso Jablanec – 604 abitanti (nel 2003). Altitudine: 285 m.<br />

Popolazione: Divči – 36 abitanti (nel 2003). Altitudine: 285 m.<br />

Come arrivare<br />

A Komen confluiscono le strade regionali provenienti <strong>da</strong> Nova Gorica via Miren e Kostanjevica na<br />

<strong>Kras</strong>u, e <strong>da</strong> Branik. Da Sežana si arriva passando per Dutovlje oppure <strong>da</strong> Štanjel. Inoltre <strong>da</strong>ll’Italia<br />

o <strong>da</strong> Aurisina attraversando il valico di confine di San Pelagio – Gorjansko, oppure <strong>da</strong> Monfalcone<br />

attraversando il valico di frontiera di Klariči. Dal paese autobus di linea effettuano collegamenti con<br />

Sežana, Štanjel e Nova Gorica.<br />

Divči è raggiungibile <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> locale, che si dirama <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> regionale Komen – Štanjel all’altezza<br />

della scuola elementare. Da Divči una stra<strong>da</strong> bianca porta fino alla chiesa del santuario della<br />

Vergine Maria di Obršljan, per poi proseguire in direzione di Tomačevica. Jablanec è raggiungibile<br />

<strong>da</strong> una stra<strong>da</strong> secon<strong>da</strong>ria, che a 500 m <strong>da</strong>l centro di Komen si dirama <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> locale Komen-<br />

Škrbina.<br />

La chiesa di San Giorgio, di grandi dimensioni,<br />

è uno dei più importanti esempi di architettura<br />

sacra barocca del Litorale. Assieme ad altri<br />

pochi edifici si è mantenuta intatta malgrado la<br />

catastrofe che colpì Komen nel 1944.<br />

59


<strong>Il</strong> rinnovato stagno Luže a<br />

Komen fungeva un tempo<br />

<strong>da</strong> abbeveratoio.<br />

Monumento dedicato al<br />

selvicoltore Avgust Kafol nel<br />

bosco di Cirje a Komen. <strong>Il</strong><br />

parco è rimasto in eredità<br />

<strong>da</strong>l vivaio forestale, che<br />

rappresentava un centro<br />

tra i più importanti per<br />

l’imboschimento del <strong>Carso</strong>.<br />

60<br />

Cenni storici<br />

Secondo fonti storiche sin ora conosciute, la parrocchia di Komen, e con essa anche il paese, è<br />

citata per la prima volta nel 1247. Komen si affermò come importante centro amministrativo, economico,<br />

politico e culturale già verso la fine del XIX secolo in concomitanza con lo sviluppo dell’artigianato,<br />

del settore alberghiero e commerciale, nonché degli uffici amministrativi. Qui c’era il tribunale,<br />

il notaio, l’ufficio delle imposte, la polizia e anche il carcere. Nel periodo durante le due guerre il<br />

paese divenne un rinomato centro turistico, dove gli abitanti di Trieste, Monfalcone e persino di Venezia,<br />

venivano a trascorrere le vacanze o a fare le loro gite domenicali. Grazie alla sua particolare<br />

posizione geografica, divenne anche un importante centro climatico con due colonie per i bambini e<br />

un sanatorio per la cura delle malattie polmonari con annesso centro radiologico. <strong>Il</strong> paese, raggiunto<br />

<strong>da</strong> una linea ferroviaria militare, visse momenti molto bui durante la prima guerra mondiale e ancor<br />

più durante la secon<strong>da</strong> guerra mondiale, quando il 15.2.1944 venne bruciato e gli abitanti furono<br />

deportati in Baviera. Negli anni del dopoguerra, con la ricostruzione, il paese cominciò a svilupparsi<br />

gradualmente fino a configurarsi nell’attuale centro economico, amministrativo e culturale del <strong>Carso</strong><br />

di Komen. In prossimità del paese (ai margini della stra<strong>da</strong> secon<strong>da</strong>ria per Volčji Grad) un tempo si<br />

trovava una grande cava di pietra.<br />

Secondo la tradizione popolare il paese di Divči prese il nome <strong>da</strong> un contadino chiamato Divkač<br />

che aveva qui vasti possedimenti e un gregge di pecore. Dopo la sua morte, attorno al 1700, in questo<br />

luogo sorsero altre abitazioni fino a formare un paese raccolto. Inizialmente fu chiamato Rožce,<br />

in seguito prese il nome <strong>da</strong>l suo fon<strong>da</strong>tore. Fino alla secon<strong>da</strong> guerra mondiale era unito a Komen,<br />

oggi è una paese a se stante.<br />

Non esistono <strong>da</strong>ti storici relativi all’origine del piccolo abitato di Jablanec che oggi conta solo tre<br />

case; secondo quanto si racconta, il villaggio – Vecchio Jablanec originariamente era un po’ discosto<br />

rispetto all’attuale ubicazione delle case; le abitazioni sono state in seguito a un incendio<br />

abbandonate.<br />

Personaggi importanti<br />

VIKTOR KOS, (Podmelec 1899 – Šempeter pri Novi Gorici 1987, sepolto a Komen) fu decano di<br />

Komen <strong>da</strong>l 1932 al 1971. Dopo l’incendio del paese, assieme al cappellano MIRKO RENER (Štjak<br />

1919 – Marburg in Germania 1993), seguì di spontanea volontà la sua gente costretta all’esilio in<br />

Germania, rimanendo continuamente al loro fianco, aiutandoli a superare i momenti più difficili. Nei<br />

cuori della popolazione di Komen ambedue sono rimasti impressi come padri spirituali, che nei<br />

tragici momenti dell’oppressione non hanno mai abbandonato i propri fedeli.<br />

KONRAD GLUŠIČ (Komen 1527 – Gornji Grad 1578) parroco di Komen (1556 – 1570/71), dove<br />

fondò un ospe<strong>da</strong>le per i poveri; sesto vescovo di Lubiana (1570/71 – 78);<br />

JUST GODNIČ (Komen 1908 – Kranj 1990, sepolto a Sveto) membro attivo dell’organizzazione<br />

TIGR, <strong>da</strong>i primi anni ‘30 agiva intensivamente in clandestinità. Nel 1936 fu tra i firmatari del patto tra<br />

l’organizzazione TIGR e il Partito comunista italiano;<br />

ALBERT VRABEC – EDEN (Komen 1890 – Flossenburg (Germania) 1944) falegname, dirigente<br />

e membro della direzione regionale del Partito comunista italiano, combattente contro il fascismo<br />

in patria e all’estero;<br />

ALOJZ ŠTREKELJ, (Komen 1857 – Biograd in Croazia 1939) perito agrario per la viticoltura, lavorò<br />

in Istria, Dalmazia e in Erzegovina, fu molto proficuo nella cura della filossera e nel ripristino<br />

dei vigneti. Nel 1901 fu eletto nell’Assemblea regionale di Gorizia, nel 1907 divenne deputato al<br />

Parlamento di Vienna.<br />

JOSIP ŠTREKELJ, (Komen 1868 – Lubiana 1955) maestro di viticoltura e frutticoltura a Komen,<br />

dove fondò un vivaio di piante e un vivaio di barbatelle a scopi di<strong>da</strong>ttici, il dipartimento locale della<br />

società di frutticoltura, la cassa di risparmio e il banco di credito, l’assicurazione per i bovini, la società<br />

di lettura e la società ginnica Sokol. Fu membro dell’Assemblea regionale di Gorizia. Fu uno<br />

tra i più proficui nel campo della frutticoltura e dell’orticoltura in Slovenia;<br />

AVGUST KAFOL, (Komen 1882 – Lubiana 1955, sepolto a Komen) selvicoltore, esperto di agricoltura.<br />

Fu per molti anni selvicoltore a Komen e curò l’imboschimento del <strong>Carso</strong>. Fino alla morte gestì


proficuamente il vivaio di Komen, ebbe un ruolo determinante anche per quanto riguar<strong>da</strong> lo sviluppo<br />

della frutticoltura e dell’allevamento di bestiame sul <strong>Carso</strong>. Un monumento alla sua persona si trova,<br />

<strong>da</strong>l 1957, a Cirje (Komen), opera dello scultore I. Sajevec;<br />

Curiosità<br />

• Chiesa parrocchiale San Giorgio/Sveti Jurij su una piccola altura al centro del paese. Qui<br />

un tempo sorgeva una piccola chiesa parrocchiale in stile gotico; essendo troppo piccola fu<br />

demolita e nel 1768 ne venne costruita una nuova in stile barocco. Accanto alla chiesa si trova<br />

il campanile in stile Aquileia; l’altare maggiore, dedicato al patrono del paese San Giorgio, è<br />

del 1773. Nella chiesa ci sono altri quattro altari laterali. Gli interni furono dipinti <strong>da</strong> C. del Neri<br />

nel 1901, mentre sono opera di Tone Kralj le lunette sopra il confessionale;<br />

• la vecchia scuola nella piazza centrale sotto la chiesa parrocchiale, costruita nel 1896. Fino<br />

al 1994 servì allo scopo per cui è stata costruita, oggi vi trovano sede le società culturali ed<br />

artistiche;<br />

• la piazza principale con la casa di cultura e il monumento ai caduti nella Lotta di liberazione<br />

nazionale e agli esiliati, eretto negli anni cinquanta del XX secolo. Sulla facciata sono<br />

infisse diverse lapidi in memoria di personaggi importanti;<br />

• ex Villa Storici – oggi adibita a servizio poliambulatoriale non lontano <strong>da</strong>lla chiesa parrocchiale<br />

sulla stra<strong>da</strong> che conduce al vicino bosco di Cirje. Assieme al parco circostante, fu<br />

costruita nel 1934 su progetto di Maks Fabiani per l’allora medico di Komen Danilo Storič<br />

(Storici) In base a quanto si dice l’edificio dovrebbe ricor<strong>da</strong>re il vecchio castello di Komen, di<br />

proprietà di Johannes Štolfa, che si trovava sul luogo dell’attuale chiesa di San Giorgio. La villa<br />

rappresenta un ottimo esempio di modernismo del periodo antecedente la secon<strong>da</strong> guerra<br />

mondiale;<br />

• il cimitero del paese vicino al bosco di Cirje. Qui riposano molti abitanti del luogo, tra cui il<br />

selvicoltore Anton Mrak e Avgust Kafol, il parroco monsignor Viktor Kos;<br />

• bosco di Cirje – sentiero boschivo di<strong>da</strong>ttico e turistico. <strong>Il</strong> sentiero vi offre la possibilità di<br />

imparare a riconoscere le diverse specie di alberi e di riposare sulle panchine. <strong>Il</strong> sentiero conduce<br />

anche al monumento di Avgust Kafol, a cui si deve l’imboschimento, e ai due stagni (Kal<br />

e Kaluže a Divči), che si trovano <strong>da</strong>ll’altra parte della stra<strong>da</strong> regionale Komen – Štanjel;<br />

• cimitero militare austro-ungarico nel bosco di Draga. Dal bosco di Cirje la stra<strong>da</strong>, ai cui<br />

margini è situato il segno religioso – colonna votiva, conduce verso il bosco di Draga, dove si<br />

trovano i resti di un cimitero della prima guerra mondiale;<br />

• lo stagno Luže – antica cisterna situata nella parte bassa del paese, ai margini della stra<strong>da</strong><br />

locale che <strong>da</strong> Komen porta verso Volčji Grad. Qui vi potrete riposare e godere la bellissima<br />

vista su Komen e i suoi dintorni;<br />

• segni religiosi – colonne votive lungo il sentiero che <strong>da</strong> Divči conduce alla Vergine Maria di<br />

Obršljan/Devica Marija Obršljanska, nel parco di Cirje ai margini dell’ospe<strong>da</strong>le militare e nella<br />

parte bassa del paese nei pressi del civico numero 1/b.<br />

Infrastrutture turistiche<br />

A Komen ci sono numerosi negozi, un distributore di benzina, la posta, due banche con bancomat,<br />

una trattoria con alloggio, buffet e bar, inoltre offre anche divertimenti notturni (nightclub e, nei fine<br />

settimana, una discoteca che chiude nel periodo estivo).<br />

Altre curiosità<br />

• il 24 aprile i parrocchiani di Komen celebrano la festa del loro patrono San Giorgio;<br />

• la festa del paese ha luogo il 15 febbraio, <strong>da</strong>ta in cui il paese fu <strong>da</strong>to alle fiamme.<br />

Pozzo <strong>da</strong>vanti alla chiesa<br />

di Komen.<br />

61


62<br />

12. COMUNITÀ DI ŠKRBINA (Škrbina, Rubije, Šibelji)<br />

La comunità di Škrbina è composta <strong>da</strong> tre paesi: Rubije, Škrbina e Šibelji, che si trovano a nord<br />

di Komen e confinano con il <strong>Carso</strong> Isontino (Lipa, Temnica). Rubije si trova a due chilometri <strong>da</strong><br />

Komen, a est della stra<strong>da</strong> Komen-Škrbina. Alle sue spalle si trova Škrbina, che è un abitato un po’<br />

più grande. Se proseguiamo verso Lipa e al primo bivio imbocchiamo la stra<strong>da</strong> a destra, arriviamo<br />

al piccolo paese di Šibelji. Questi paesi sono circon<strong>da</strong>ti <strong>da</strong> numerosi monti di modeste dimensioni;<br />

a nord-est si trovano i monti Sveti Martin (476 m) e Šumka (anche Šunka 518 m), a nord i monti<br />

Ovčjak (575 m), Lipanjski vrh (536 m) e Sveta Katarina, mentre a nord-ovest il monte Trstelj (643 m).<br />

Popolazione: Škrbina – 147 abitanti (nel 2002). Altitudine: 347 m.<br />

Popolazione: Rubije – 40 abitanti (nel 2002). Altitudine: 316 m.<br />

Popolazione: Šibelji – 11 abitanti (anno 2002. Altitudine: 370 m.<br />

Come arrivare<br />

A Škrbina conduce una stra<strong>da</strong> locale proveniente <strong>da</strong> Komen. Un chilometro e mezzo prima di<br />

Škrbina c’è il bivio per Rubije (segui indicazioni stra<strong>da</strong>li). Mezzo chilometro dopo Škrbina c’è il bivio<br />

per Šibelji; attraversata la Porta di ferro, la stra<strong>da</strong> prosegue per Dornberk e la Valle del Vipava.<br />

Cenni storici<br />

Le prime informazioni storiche relative al paese risalgono al 1200, quando nell’inventario dei conti<br />

di Gorizia il paese è classificato come Serbin. Nell’elenco dei feudi dei signori di Rihemberg, attorno<br />

al 1370, troviamo il nome di Skerbin, cento anni più tardi nell’urbario dello stesso signore compare<br />

la denominazione Scörbin. <strong>Il</strong> paese fu parzialmente distrutto durante la prima guerra mondiale,<br />

quando venne occupato <strong>da</strong>ll’esercito austro-ungarico, che mandò la popolazione locale in esilio a<br />

Brkine. Gli avvenimenti della secon<strong>da</strong> guerra mondiale lasciarono una traccia profon<strong>da</strong> nella storia<br />

del paese, che fu la base militare di diverse organizzazioni di liberazione nazionale, fatto comprovato<br />

<strong>da</strong>lla presenza di numerose lapidi commemorative. Prima della guerra nei pressi di Škrbina<br />

esisteva il piccolo villaggio di Mihajli, che fu <strong>da</strong>to alle fiamme <strong>da</strong>i tedeschi il 23.9.1943, in quanto<br />

postazione partigiana. Oggi in questo luogo c’è soltanto il rifugio dei cacciatori. In cima ai colli Sveti<br />

Martin e Sveta Katarina si trovavano un tempo due piccole chiese, in seguito distrutte. Nei dintorni<br />

di Škrbina e Rubije si trovano due cave dismesse, che <strong>da</strong>vano lavoro a molti cavatori e scalpellini<br />

della zona.<br />

Personaggi importanti<br />

La chiesa Sant’Antonio Abate a Škrbina.<br />

LOJZE SPACAL (nato 1907 – Trieste 2000, sepolto a Škrbina) è considerato una delle figure più<br />

rilevanti del mondo artistico sloveno e italiano del dopoguerra. (Vedi Personaggi importanti).<br />

ANTON FAKIN, (Škrbina 1885 – 1963) insegnante, autore di scritti di carattere tecnico e biologo.<br />

Pubblicò articoli, libri e testi scolastici e di biologia.


Curiosità<br />

• Chiesa parrocchiale Sant’Antonio Abate/Sveti Anton Opat nella parte alta di Škrbina. La<br />

sua costruzione in stile romanico risale al 1501, nel 1565 venne ristrutturata e leggermente<br />

ingrandita, nel 1623 subì un’ulteriore ristrutturazione per assumere l’aspetto attuale nel 1862.<br />

Essa è interessante per la navata quadriforme e per le aggiunte decorative sopra i timpani di<br />

tutte le facciate esterne. <strong>Il</strong> campanile è in stile Aquileia. Internamente si trovano tre altari; il<br />

maggiore è dedicato a Sant’Antonio Abate, i due laterali alla Madonna e a Santa Lucia. L’immagine<br />

di Sant’Antonio è dipinta su legno;<br />

• la residenza di Lojze Spacal nella parte bassa, al numero 24, ristrutturata <strong>da</strong>llo stesso artista<br />

nello stile che gli era proprio; qui trascorse gran parte del suo tempo. Nel castello di Štanjel gli<br />

è stata dedicata una mostra permanente delle sue opere;<br />

• diversi monumenti in memoria della NOB (Lotta di liberazione nazionale): sulla facciata<br />

dell’ex trattoria (al numero 75) una lapide commemorativa in onore dei paracadutisti sloveni<br />

caduti (radiotelegrafisti e reparti speciali d’assalto venuti <strong>da</strong>ll’Africa), ai numeri 22 e 21 una<br />

lapide in memoria di Pinko Tomažič, arrestato a Škrbina il 2 giugno 1940, con<strong>da</strong>nnato al 2°<br />

Processo di Trieste nel 1941 e quindi fucilato il 15 dicembre 1941 nel poligono di Opicina;<br />

• segno religioso – colonna votiva al centro del paese, dedicata a Sant’Antonio <strong>da</strong> Padova,<br />

molto amato nell’ambiente della chiesa e maestro della parola di Dio. La colonna votiva è stata<br />

realizzata <strong>da</strong>l paesano Jože Dugulin nel 1888;<br />

• segno religioso al numero 29: un interessante altorilievo raffigurante la Crocifissione, opera<br />

di un artista locale del XIX secolo;<br />

• sentiero di pellegrinaggio verso Sveta Katarina/Santa Caterina con fermate della via Crucis<br />

lungo il percorso di salita. Sulla cima ci sono i resti di un castelliere preistorico e le rovine<br />

della chiesa romanica di Santa Caterina. Oggi sul posto ci sono due campane che dovrebbero<br />

portare fortuna. Resti di insediamenti preistorici sono visibili anche sul monte Ovčjak e<br />

dove un tempo esisteva il piccolo villaggio di Mihajli;<br />

• il monte Sveti Martin/San Martino sopra Rubije nasconde tracce di un castelliere preistorico,<br />

di una chiesa medievale e probabilmente di una fortezza contro i turchi;<br />

• resti della casa colonica “Laz” alla fine della campagna e alle porte dell’abitato di Šibelji (diramazione<br />

a destra, poco prima di Šibelji). La proprietà fu abbandonata verso la metà del XIX<br />

secolo, allorché il 2.9.1864 fu sommersa <strong>da</strong>lle acque del vicino torrente. <strong>Il</strong> popolo racconta che<br />

allora l’acqua si riversava <strong>da</strong> una dolina all’altra. A ricor<strong>da</strong>re l’episodio c’è una pietra con incisa<br />

la <strong>da</strong>ta dell’abbandono;<br />

• segno religioso – colonna votiva dedicato alla Vergine Maria di Rubije.<br />

Altre curiosità<br />

• anche se il giorno dedicato al patrono della chiesa Sant’Antonio Abate è il 17 gennaio, gli abitanti<br />

del luogo <strong>da</strong> sempre lo festeggiano la domenica seguente il 13 giugno, giorno dedicato a<br />

Sant’Antonio <strong>da</strong> Padova;<br />

• secondo alcune voci durante la prima guerra mondiale gli austriaci avevano collocato nelle<br />

vicinanze di Šibelji un cannone a lunga gittata, detto “la grossa Berta”, che riusciva a raggiungere<br />

il Monte Sabotino;<br />

• l’11 novembre, <strong>da</strong>vanti alla casa al numero 75, si commemorano i quindici paracadutisti sloveni<br />

caduti;<br />

• i rilievi circostanti (Sveta Katarina, Sveti Martin, Ovčjak e Trstelj) sono raggiungibili mediante<br />

una rete di sentieri segnati. <strong>Il</strong> bivio per Sveta Katarina, Trstelj e Ovčjak si trova sulla stra<strong>da</strong><br />

locale Škrbina-Šibelji-Dornberk; a 2 km <strong>da</strong> Škrbina per raggiungere il monte Sveta Katarina,<br />

a 3 km, sempre <strong>da</strong> Škrbina, per raggiungere i monti Trstelj e Ovčjak. Per raggiungere il monte<br />

Sveti Martin bisogna imboccare sentieri che partono <strong>da</strong> Rubije e Mali Dol.<br />

Portale “quadrato”<br />

presso la ex trattoria a<br />

Škrbina.<br />

63


Sant’Egidio <strong>da</strong>l <strong>Carso</strong>,<br />

<strong>da</strong>mmi un uomo fino alla vita,<br />

non importa se di argilla o di pietra,<br />

basta che sia di segno maschile.<br />

64<br />

13. COMUNITÀ DI SVETO<br />

Sveto è un piccolo paese nel cuore del <strong>Carso</strong> di Komen, <strong>da</strong> Komen dista solo 1,5 km.<br />

Popolazione: 205 abitanti (nel 2002). Altitudine: 314 m.<br />

Come arrivare<br />

Sveto è raggiungibile <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> locale, che <strong>da</strong>l centro di Komen prosegue verso la parte alta del<br />

paese, e all’altezza dell’incrocio si dirama a destra (segui le indicazioni stra<strong>da</strong>li). Dal paese si dirama<br />

una stra<strong>da</strong> per Škrbina e Rubije (in prossimità della chiesa a destra) e una stra<strong>da</strong> bianca per<br />

Preserje (nella parte bassa del paese) e Lipa (passando accanto allo stagno).<br />

Cenni storici<br />

Nell’età del bronzo e del ferro i nostri avi costruirono le loro abitazioni all’interno di un insediamento<br />

fortificato, detto castelliere, molto vicino al paese, sul modesto rilievo di Martinišče, dove, a quanto<br />

sembra, sorgeva anche la piccola chiesa di San Nicola. <strong>Il</strong> paese si sarebbe sviluppato attorno al<br />

santuario di Sant’Egidio/Sveti Tilen, al quale la gente si rivolgeva in caso di miseria, calamità naturali<br />

o altre disgrazie, mentre le ragazze lo invocavano affinché concedesse loro un buon marito.<br />

Anche la denominazione del paese potrebbe risalire a questa consuetudine religiosa. <strong>Il</strong> paese ebbe<br />

un ruolo importante sia nella prima che nella secon<strong>da</strong> guerra mondiale, in quanto offriva protezione<br />

prima ai sol<strong>da</strong>ti austro-ungarici, che nel paese avevano il loro ospe<strong>da</strong>le (nella chiesa Sant’Egidio),<br />

il cimitero e la farmacia (nella vecchia scuola), e poi ai partigiani. Durante la prima guerra mondiale,<br />

la popolazione si rifugiò nella Dolenjska. A ricor<strong>da</strong>re quel periodo ci sono i resti della linea ferroviaria<br />

militare sulla lan<strong>da</strong> circostante.<br />

Curiosità<br />

• Chiesa succursale di Sant’Egidio/Sveti Tilen nel centro del paese (Briteh,) attribuita alla<br />

parrocchia di Komen. La chiesa è annoverata tra i monumenti d’arte sacra più significativi della<br />

Slovenia. A renderla unica contribuisce soprattutto la navata a pianta ottagonale del 1576,<br />

sormontata <strong>da</strong> una copertura in legno a forma di ombrello, che poggia su un unico pilastro<br />

(un tempo in legno). Gli interni acquisirono l’aspetto attuale durante il barocco, quando venne<br />

allestito il presbiterio principale e realizzati tutti gli altari. L’altare maggiore proviene <strong>da</strong>lla<br />

chiesa dei frati francescani di Gorizia ed è, in parte, opera di Angelo Putti (Pozzo), autore del<br />

portale del seminario di Lubiana. La statua di Sant’Egidio è la più antica. Gli altari laterali sono<br />

dedicati a Santa Natburga e a San Giovanni Nepomuk (il dipinto dell’altare è di A. Parolli) e a<br />

San Bortolo/sveti Jernej (il dipinto dell’altare è di J.M Lichtenreit). L’altare di San Francesco<br />

Saverio/sveti Frančišek Ksaverij è situato nella parte della chiesa, dove un tempo si trovava il<br />

presbiterio principale in stile gotico. Nella parte occidentale si eleva il campanile, che risale al<br />

1599; originariamente era indipendente, e solo in seguito è stato congiunto alla chiesa con un<br />

arco;<br />

• il tiglio secolare (circa 500 anni) accanto alla chiesa un tempo era l’emblema del paese; sotto<br />

la sua chioma gli abitanti del luogo discutevano di problemi inerenti il paese e prendevano<br />

accordi di mutuo soccorso;<br />

• cimitero militare austro-ungarico nel centro del paese, dove riposano le spoglie di circa<br />

3000 sol<strong>da</strong>ti, per la maggior parte ungheresi;<br />

• tre monumenti NOB: un monumento si trova al centro del paese; il monumento in onore delle<br />

staffette partigiane uccise è collocato nella parte alta del paese, lungo il sentiero per Škrbina;<br />

un monumento dedicato alle vittime della prima assemblea preelettorale nel Comitato regionale<br />

per l’indipendenza nazionale è situato sul sentiero che porta a Sveti Miklavž/San Nicola;<br />

• numerose caverne lungo il sentiero che porta a Sveti Miklavž, e una nella parte bassa del<br />

paese, costruita <strong>da</strong>i prigionieri russi nel 1917 (vedi pianta topografica alla fermata dell’autobus<br />

vicino alla chiesa);


• stagno raggiungibile <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> che passa <strong>da</strong>vanti al cimitero militare;<br />

• due stagni di maggiori dimensioni, dove gli abitanti del luogo imparavano anche a nuotare;<br />

uno si trova all’interno dei terrapieni del castelliere di Martinišče e un altro, più piccolo, di fronte<br />

alla casa colonica al numero 44;<br />

• il castelliere di Martinišče sovrasta la parte alta del paese e Jašče (il sentiero passa <strong>da</strong>vanti<br />

all’abitazione numero 49a). In base al perimetro e alla grandezza dei terrapieni, si ritiene che<br />

Martinišče contenga due castellieri (Martinišče e Miklavž). A mezzo chilometro di distanza,<br />

gli archeologi hanno scoperto un’antica necropoli, nella quale hanno rinvenuto una piccola<br />

cal<strong>da</strong>ia in bronzo, aghi con crune tondeggianti, una fibula con pendenti sulla catenina, anelli,<br />

bracciali e un coltellino in ferro.<br />

Infrastrutture turistiche<br />

Per le feste legate al primo maggio è aperta un’osmizza.<br />

Altre curiosità<br />

• gli abitanti di Sveto sono conosciuti nei paesi vicini con il soprannome di “puntarji” (<strong>da</strong> puntar =<br />

ribelle). A quanto pare l’appellativo risale al tempo del protestantesimo, quando la popolazione<br />

di Sveto rifiutò la conversione alla fede cattolica. Esiste però anche un’altra interpretazione,<br />

secondo la quale l’appellativo è dovuto al fatto che gli abitanti del posto si siano ribellati a causa<br />

del parroco;<br />

• la festa del paese viene organizzata in concomitanza della festa di Sant’Egidio o la domenica<br />

successiva il 1° settembre.<br />

14. COMUNITÀ DI PRESERJE<br />

Preserje è un piccolo paesino raccolto, a nord-ovest di Komen.<br />

Popolazione: 48 abitanti. Altitudine: 272 m.<br />

Come arrivare<br />

<strong>Il</strong> paese è raggiungibile <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> regionale Komen – Kostanjevica sul <strong>Carso</strong>, che <strong>da</strong>lla parte alta<br />

del centro di Komen si dirama a sinistra. <strong>Il</strong> paese dista <strong>da</strong> Komen 1 km. Dal paese una stra<strong>da</strong> bianca<br />

porta a Sveto (all’altezza del numero 4) e un’altra verso la stra<strong>da</strong> regionale Komen-Gorjansko (in<br />

fondo al paese in direzione di Kostanjevica na <strong>Kras</strong>u). Durante l’anno scolastico un autobus effettua<br />

collegamenti per Sežana.<br />

Cenni storici<br />

Per il momento non ci sono ancora <strong>da</strong>ti precisi riguardo le origini del paese. La popolazione locale<br />

soffrì moltissimo durante la prima guerra mondiale, soprattutto per la vicinanza del fronte dell’Isonzo<br />

e per la presenza in paese di postazioni militari e dell’ospe<strong>da</strong>le. Per necessità di difesa furono<br />

scavate e adibite all’uso diverse caverne, che servivano anche <strong>da</strong> deposito per le munizioni. Nel<br />

periodo tra le due guerre nel paese c’erano due vivai di barbatelle.<br />

Curiosità<br />

• pozzo del paese e pompa per l’acqua con protezione cilindrica nel centro del paese. La<br />

protezione cilindrica, che protegge la pompa manuale, fu costruita <strong>da</strong>lla gente del luogo nel<br />

1927, mentre il pozzo e la pompa sono di più vecchia costruzione.<br />

Protezione cilindrica, nella quale<br />

si nasconde la pompa manuale<br />

per l’acqua. (Preserje).<br />

65


Campo di frumento e vigneto<br />

<strong>da</strong>vanti a Ivanji Grad.<br />

66<br />

15. COMUNITÀ DI IVANJI GRAD–ZAGRAJEC<br />

La comunità di Ivanji Grad-Zagrajec comprende i paesi di Ivanji Grad, piccolo borgo raccolto a<br />

ovest dell’Altipiano di Komen, a 3 km <strong>da</strong> Komen, e Zagrajec, che si trova a 2 km <strong>da</strong> Ivanji Grad.<br />

Popolazione: Ivanji Grad – 82 abitanti (nel 2002). Altitudine: 290 m.<br />

Popolazione: Zagrajec – 23 abitanti (nel 2002). Altitudine: 300 m.<br />

Come arrivare<br />

Gli abitati di Ivanji Grad e Zagrajec sono raggiungibili <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> regionale Komen – Kostanjevica<br />

na <strong>Kras</strong>u che all’altezza dell’incrocio nella parte alta di Komen si dirama a sinistra. La stra<strong>da</strong> porta<br />

prima a Preserje, quindi a Ivanji Grad e Zagrajec per continuare verso il <strong>Carso</strong> isontino. Tra Ivanji<br />

Grad e Zagrajec la stra<strong>da</strong> locale si dirama verso Gorjansko. Una stra<strong>da</strong> bianca porta <strong>da</strong> Zagrajec a<br />

Klanec (bivio all’inizio del paese in direzione di Kostanjevica na <strong>Kras</strong>u), a Temnica – Lipa (bivio alla<br />

fine del paese in direzione di Kostanjevica na <strong>Kras</strong>u). Durante l’anno scolastico un autobus effettua<br />

collegamenti per Sežana.<br />

Cenni storici<br />

I primi abitanti di Ivanji Grad e di Zagrajec si insediarono su una piccola altura, su un castelliere, che<br />

fu abitato ancora in epoca romana e in seguito nel medioevo, quando divenne maniero di un successore<br />

dei re longobardi, presenti a Civi<strong>da</strong>le sin <strong>da</strong>ll’anno 749. Purtroppo non disponiamo di <strong>da</strong>ti<br />

precisi riguardo al maniero, sappiamo solo che vi viveva Johannes Astolfa che, dopo la distruzione<br />

del castello nel 1550, si trasferì a Komen. Non sappiamo neanche per quali motivi il castello sia<br />

stato distrutto, probabilmente fu incendiato <strong>da</strong>i turchi. Alla<br />

vita del castello è legata anche l’origine dei nomi di questi<br />

due paesi: Ivanji Grad – il castello (grad) del proprietario<br />

Ivan (Johannes,) e Zagrajec – luogo dietro il castello (za<br />

= dietro). Durante la prima guerra mondiale il paese era<br />

attraversato <strong>da</strong> una ferrovia campale a scartamento ridotto<br />

ad uso dell’esercito austriaco.<br />

Curiosità<br />

• Chiesa succursale di Santa Croce/Sveti Križ, proprietà della parrocchia di Komen, situata<br />

su un’altura ai margini del paese di Ivanji Grad. La chiesa risale a metà Ottocento, l’originaria<br />

chiesa in stile gotico si trovava un po’ più in alto, nella zona che oggi è conosciuta come Brith e<br />

dove un tempo c’era il castello. La nuova chiesa conserva ancora il portale, parte della struttura<br />

del tetto e alcuni elementi artistici di valore, appartenenti alla chiesa originaria. L’altare principale<br />

con il presbiterio è orientato verso est, anziché verso ovest (ossia verso Gerusalemme),<br />

come era d’uso nelle chiese fino all’età moderna. <strong>Il</strong> motivo del dipinto dell’altare maggiore<br />

rappresenta il ritrovamento della Santa Croce con Sant’Elena e il vescovo;<br />

• resti di un castelliere preistorico con a est un bastione fortificato lungo 370 m e circon<strong>da</strong>to<br />

<strong>da</strong> un terrapieno alto <strong>da</strong>i 3 ai 4 metri e largo <strong>da</strong>i 10 ai 15 m. <strong>Il</strong> sentiero che conduce ai resti<br />

del castelliere passa <strong>da</strong>vanti alla chiesa di Ivanji Grad e continua in direzione di Zagrajec, se<br />

invece vogliamo raggiungerlo <strong>da</strong> Zagrajec, dobbiamo imboccare il sentiero che passa <strong>da</strong>vanti<br />

alle abitazioni numero 2 e 3;<br />

• caverne, trincee e resti della ferrovia a scartamento ridotto sparse su tutta la lan<strong>da</strong> circostante,<br />

a ovest della stra<strong>da</strong> regionale Ivanji Grad – Zagrajec e lungo la stra<strong>da</strong> bianca, che <strong>da</strong><br />

Zagrajec porta a Klanec (al bivio prima dell’abitato di Zagrajec se si proviene <strong>da</strong> Ivanji Grad);


• segno religioso – colonna votiva al centro del paese di Zagrajec, dedicato alla Vergine<br />

Maria;<br />

• cisterna – pozzo con abbeveratoio a Zagrajec, ai margini della stra<strong>da</strong> bianca che porta a<br />

Temnica e a Lipa e che, all’uscita del paese a sinistra (in direzione Kostanjevica na <strong>Kras</strong>u),<br />

si dirama <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> regionale Komen – Kostanjevica na <strong>Kras</strong>u. La cisterna è stata costruita,<br />

probabilmente, nella secon<strong>da</strong> metà del XIX secolo per soddisfare i bisogni d’acqua della<br />

popolazione e del bestiame. Da essa l’acqua scorreva nell’abbeveratoio accanto al pozzo e<br />

nell’abbeveratoio che si trova il centro del paese.<br />

Altre curiosità<br />

• la festa del paese viene celebrata la prima domenica dopo il 3 maggio in occasione della processione<br />

della Santa Croce. Una cerimonia religiosa significativa è l’Esaltazione della Santa<br />

Croce, che si svolge il 14 settembre.<br />

16. COMUNITÀ DI GORJANSKO (Gorjansko, Nadrožica)<br />

La comunità di Gorjansko comprende l’abitato Gorjansko, paese raccolto di media grandezza, che<br />

si estende a sud-ovest dell’Altipiano di Komen, a 3 km <strong>da</strong> Komen, e il piccolo borgo di Nadrožica<br />

che <strong>da</strong> Gorjansko dista 1,5 km.<br />

Popolazione: Gorjansko – 271 abitanti (nel 2002). Altitudine: 197 m.<br />

Popolazione: Nadrožica – 7 abitanti (nel 2002). Altitudine: 240 m.<br />

Come arrivare<br />

Gorjansko è raggiungibile <strong>da</strong> Komen, percorrendo la stra<strong>da</strong> regionale che 1,5 km dopo Gorjansko si<br />

dirama in direzione dell’abitato di Brje pri Komnu o prosegue verso il confine con l’Italia. Nella parte<br />

bassa del paese c’è una diramazione verso Klanec e Brestovica pri Komnu, nonché in direzione di<br />

Ivanji Grad. Dal centro del paese (accanto alla fermata dell’autobus) parte una stra<strong>da</strong> per Nadrožica<br />

(segui l’indicazione per il Rifugio dei cacciatori). Da Nadrožica una stra<strong>da</strong> bianca conduce fino a<br />

Volčji Grad (deviazione a sinistra) e a Brje pri Komnu (deviazione a destra). Da Gorjansko autobus<br />

di linea effettuano collegamenti con Sežana e Komen.<br />

Cenni storici<br />

I primi <strong>da</strong>ti relativi a Gorjansko risalgono al Medioevo ovvero al XII e XIII secolo, quando i proprietari<br />

del monastero di Rosazzo avevano qui i loro possedimenti. In base a una mappa delle proprietà<br />

fondiarie del signore di <strong>Duino</strong> del XVIII secolo, possiamo dedurre che questi possedimenti furono<br />

in seguito ereditati <strong>da</strong>i conti di <strong>Duino</strong> che, a loro volta, istituirono un distretto denominato Gorjansk,<br />

comprendente Volčji Grad, Ivanji Grad, Sveto e Brje pri Komnu. La popolazione locale risentì<br />

moltissimo della prima guerra mondiale quando, per la vicinanza del fronte dell’Isonzo, fu costretta<br />

all’esilio, rifugiandosi per lo più nella regione della Štarjerska; il paese rimase in balia dell’esercito<br />

austro-ungarico, che vi aveva collocato le proprie postazioni, l’ospe<strong>da</strong>le (nella casa natale di Karel<br />

Štrekelj) e un cimitero abbastanza grande. <strong>Il</strong> paese era raggiunto <strong>da</strong> una linea ferroviaria campale<br />

a scartamento ridotto e con trazione a motore per il trasporto delle munizioni. Gran parte della<br />

popolazione locale lavorava nelle cave di Aurisina e in altre due piccole cave nei pressi del paese,<br />

dove si estraeva la pietra rossa. In paese c’erano anche dei bravi scalpellini, la cui tradizione si è<br />

traman<strong>da</strong>ta fino ai giorni nostri. In paese continua inoltre la tradizione della panificazione. Infatti, un<br />

tempo i panettieri di Gorjansko a Trieste erano molto conosciuti; lì hanno imparato il mestiere e <strong>da</strong><br />

lì lo hanno portato nei loro paesi.<br />

Zagrajec, riposo nel<br />

cortile di casa all’ombra<br />

di un tiglio.<br />

Ogni croce bianca ci<br />

ricor<strong>da</strong> un sol<strong>da</strong>to caduto<br />

(cimitero militare austroungarico<br />

della I guerra<br />

mondiale a Gorjansko).<br />

67


Segno religioso - colonna<br />

votiva, opera di uno<br />

scalpellino locale (Gorjansko).<br />

Pompa - “pumpa” per<br />

attingere l’acqua <strong>da</strong>l pozzo<br />

(Gorjansko).<br />

68<br />

Personaggi importanti<br />

KAREL ŠTREKELJ, (Gorjansko 1859 – Graz 1912) pubblicista, slavista, linguista e etnologo. (Vedi<br />

Personaggi importanti).<br />

ANTON ŠTREKELJ, (Gorjansko 1875 – Banja Luka 1943) agronomo, insegnante, frutticoltore,<br />

enologo e autore di scritti di agricoltura. A Banja Luka fondò e diresse, fino alla morte, la Cooperativa<br />

agricola slovena e la Società di canto slovena. Era fratello del dr. Karel Štrekelj.<br />

Curiosità<br />

• il cimitero militare austro-ungarico della I guerra mondiale si trova accanto al cimitero<br />

del paese ai margini della stra<strong>da</strong> regionale che porta a Klanec e Brestovica. Si tratta del più<br />

grande cimitero dell’esercito austro-ungarico nella zona del fronte dell’Isonzo; vi sono, infatti,<br />

sepolti oltre 10.000 militari di nazionalità diverse. <strong>Il</strong> cimitero ha mantenuto il disegno originale,<br />

in armonia con il caratteristico aspetto del paesaggio carsico;<br />

• Chiesa parrocchiale di Sant’Andrea/Sveti Andrej nella parte bassa dell’abitato. Qui un tempo<br />

si trovava una piccola chiesa gotica, in seguito, nel 1896, ne fu eretta una nuova. Quello<br />

che un tempo era il presbiterio gotico è oggi la sagrestia. Accanto alla chiesa si trova un<br />

campanile a se stante, in stile Aquileia. Tra il 1955 e il 1963 gli interni della chiesa vennero<br />

ristrutturati e affrescati <strong>da</strong>l famoso artista sloveno Tone Kralj. La sua opera più significativa è<br />

la Via crucis e i dipinti del Martirio di Sant’Andrea e del Cristo con in mano una corona dorata<br />

d’alloro. Sopra l’ingresso si trova un altorilievo di Gesù Buon pastore, mentre sulla facciata<br />

destra una pietra sepolcrale romana raffigurante il personaggio mitologico greco Gorgona;<br />

• monumento alle vittime della secon<strong>da</strong> guerra mondiale sulla piazza principale, accanto<br />

alla chiesa;<br />

• casa natale del linguista ed etnologo dr. Karel Štrekelj e dell’agronomo Anton Štrekelj<br />

(al numero 100), nella parte bassa di Gorjansko, ai margini della stra<strong>da</strong> principale;<br />

• segno religioso – colonna votiva, 120 m <strong>da</strong>lla casa natale di Karel e Anton Štrekelj in direzione<br />

di Brje pri Komnu e del confine di stato con l’Italia. Questo segno religioso riflette l’eccezionale<br />

abilità dello scalpellino locale nel lavorare e utilizzare la pietra; fu eretto nel 1900 <strong>da</strong><br />

Jože Petelin, al fine di proteggere la popolazione locale e i passanti che si recavano al lavoro<br />

nei dintorni di Trieste;<br />

• cisterna d’acqua con abbeveratoio alla fine del paese in direzione del confine di stato con<br />

l’Italia, a 100 m <strong>da</strong>l segno religioso. Questo eccezionale esempio di patrimonio tecnico e architettonico<br />

fu probabilmente costruito nel 1906 per l’abbeveraggio del bestiame. L’acqua piovana<br />

veniva convogliata mediante dei canali collettori, filtrata e quindi travasata in una cisterna<br />

<strong>da</strong>l volume di circa 650 m 3 . <strong>Il</strong> luogo è sepolto sotto un cumulo parzialmente ricoperto di terra<br />

ed erba. La parte anteriore forma un bel muretto di pietre con due ali laterali; lungo i muri si<br />

trovano invece due abbeveratoi. Accanto ci sono due nicchie con porticine in ferro, mentre<br />

internamente ci sono le valvole per la fuoriuscita dell’acqua <strong>da</strong>lle cisterne;<br />

• stagno all’inizio del paese (venendo <strong>da</strong> Komen), ai margini alla stra<strong>da</strong> regionale;<br />

• segno religioso – colonna votiva all’entrata dell’abitato di Nadrožica;<br />

• monumento ai paesani che dopo la secon<strong>da</strong> guerra mondiale non tornarono <strong>da</strong>ll’esilio, all’inizio<br />

del paese di Nadrožica;<br />

• stagno del paese a Nadrožica sulla stra<strong>da</strong> bianca che porta a Brje. La stra<strong>da</strong> si trova alla fine<br />

del paese, per chi proviene <strong>da</strong> Gorjansko in direzione di Brje.<br />

Infrastrutture turistiche<br />

A Gorjansko si trovano due negozi di alimentari, un fioraio e un negozio di abbigliamento. Per uno<br />

spuntino e un bicchiere di vino o per degustare le specialità carsiche, potete trattenervi in una trattoria<br />

e in una stupen<strong>da</strong> cantina di vini.


Altre curiosità<br />

• benché la festa del santo patrono del paese sia il 30 novembre, gli abitanti del luogo già <strong>da</strong><br />

tempo la celebrano d’estate, la domenica dopo la festa di Sant’Ermacora, il 12 luglio.<br />

17. COMUNITÀ DI KLANEC<br />

Klanec è un piccolo paese raccolto situato a sud-ovest del <strong>Carso</strong> di Komen e a 5 km <strong>da</strong> Komen.<br />

Popolazione: 48 abitanti (nel 2002). Altitudine: 160 m.<br />

Come arrivare<br />

Klanec è raggiungibile <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> regionale Gorjansko – Klariči (valico di frontiera con l’Italia). Una<br />

stra<strong>da</strong> bianca collega il paese all’abitato di Zagrajec.<br />

Cenni storici<br />

Non si sa esattamente quali siano le origini del paese; i primi <strong>da</strong>ti in nostro possesso, relativi ai primi<br />

insediamenti, risalgono alla secon<strong>da</strong> metà del XVIII secolo. <strong>Il</strong> paese soffrì moltissimo durante la<br />

prima guerra mondiale, quando la popolazione locale fu costretta all’esilio e le case distrutte, <strong>da</strong>ta<br />

la vicinanza del fronte dell’Isonzo. Durante la secon<strong>da</strong> guerra mondiale vi avevano sede diverse<br />

organizzazioni della Lotta di liberazione nazionale.<br />

Curiosità<br />

• segno religioso – colonna votiva con il dipinto di Gesù Cristo in croce, nel centro del paese;<br />

• monumento ai sol<strong>da</strong>ti ungheresi della prima guerra mondiale nel centro del paese.<br />

Klanec, nascosto nell’ombra e<br />

nel verde si trova il monumento<br />

dedicato ai sol<strong>da</strong>ti ungheresi.<br />

69


Altare in legno nella<br />

chiesa di Sant’Anastasia a<br />

Brestovica Superiore.<br />

Fruste-“škarabace”, lavoro<br />

artigianale di un abitante di<br />

Brestovica pri Komnu.<br />

70<br />

18. COMUNITÀ DI BRESTOVICA (Brestovica pri Komnu, Vale)<br />

La Comunità di Brestovica pri Komnu comprende il paese Brestovica pri Komnu e il piccolo paese<br />

di Vale che si trova a pochi chilometri <strong>da</strong> Brestovica, venendo <strong>da</strong> Komen.<br />

Brestovica pri Komnu è un paese relativamente grande, situato nella parte occidentale della bassa<br />

vallata e a sud-ovest del <strong>Carso</strong> di Komen. <strong>Il</strong> paese è circon<strong>da</strong>to <strong>da</strong>i monti Gredina, Grižnik, Ostri<br />

Vrh e Reber, <strong>da</strong> cui si apre un ampio panorama sulla vicina Pianura friulana e sul mare. <strong>Il</strong> paese<br />

è suddiviso in due parti relativamente distanti: Brestovica Superiore e Brestovica Inferiore. Fanno<br />

parte di Brestovica Superiore il piccolo abitato di Mošci e Mohorini, mentre il piccolo abitato di Klariči<br />

fa parte di Brestovica Inferiore. Vale è un piccolo villaggio situato in una conca a 500 m <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong><br />

regionale Gorjansko – Brestovica pri Komnu, di cui fa parte anche il piccolo abitato di Majerji.<br />

Popolazione: Brestovica – 204 abitanti (nel 2002). Altitudine: 54 m.<br />

Popolazione: Vale – 21 abitanti (nel 2002). Altitudine: 139 m.<br />

Come arrivare<br />

Brestovica pri Komnu è raggiungibile <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> regionale Gorjansko – Klariči (confine di stato con<br />

l’Italia). A Brestovica Inferiore la stra<strong>da</strong> si dirama per Sela na <strong>Kras</strong>u. Un autobus collega il paese con<br />

Komen. Vale è raggiungibile <strong>da</strong> una stra<strong>da</strong> secon<strong>da</strong>ria che, qualche chilometro prima di Brestovica,<br />

si dirama <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> regionale Gorjansko – Brestovica pri Komnu.<br />

Cenni storici<br />

I primi <strong>da</strong>ti precisi relativi a Brestovica pri Komnu risalgono al Medioevo, quando il patriarca di Aquileia<br />

attribuì i possedimenti del paese al monastero San Martino di Belligno a sud di Aquileia. Secondo<br />

la tradizione orale le prime case sorsero nel piccolo borgo di Mohorini, mentre la zona dove oggi<br />

si trova il paese era circon<strong>da</strong>to <strong>da</strong> un lago, lungo il quale crescevano gli olmi – bresti, che diedero<br />

nome al paese. Pure nei pressi dell’attuale chiesa succursale di Sant’Anastasia di Brestovica Superiore<br />

sorgeva un importante villaggio, mentre il paese attuale si sviluppò dopo il prosciugamento<br />

del lago. Brestovica è famosa anche per la cospicua presenza sul suo territorio di fenomeni naturali,<br />

doline (Dol, Dolinca) e grotte carsiche, tra cui le famose grotte Dolenjca e Drča jama, collegate con<br />

il corso sotterraneo del fiume Timavo. A Klariči si trova inoltre l’area di pompaggio dell’acqua per<br />

l’acquedotto del <strong>Carso</strong>, che è, a sua volta, collegato con il collettore di Sela na <strong>Kras</strong>u che fornisce<br />

acqua potabile agli abitanti del <strong>Carso</strong> e dell’Istria slovena.<br />

Durante la prima guerra mondiale Brestovica fu completamente rasa al suolo nel corso dell’undicesima<br />

battaglia sul fronte dell’Isonzo, allorché l’esercito italiano giunse quasi ai piedi del vicino Monte<br />

Erma<strong>da</strong>. Nel dopoguerra il paese fu ricostruito, ma perse quasi del tutto la caratteristica tipologia<br />

carsica. Fino alla secon<strong>da</strong> guerra mondiale Brestovica era una frazione del Comune di Opatje Selo.<br />

<strong>Il</strong> paese è già <strong>da</strong> secoli noto per la produzione artigianale di fruste, che per molti abitanti del luogo<br />

rappresentò un’ulteriore fonte di gua<strong>da</strong>gno. Alcuni allevavano il baco <strong>da</strong> seta. Nelle vicinanze del<br />

paese esistevano inoltre due cave (presso la Grotta del conte/Grofova jama e presso Klariči). Dal<br />

punto di vista architettonico sono interessanti i pozzi del paese che, per rimediare ai <strong>da</strong>nni subiti<br />

durante guerra, furono ricoperti con il cemento. Nel 2003, a seguito di un periodo di forte siccità, il<br />

paese fu coinvolto in un incendio di vaste proporzioni, che distrusse gran parte dei boschi e degli<br />

arbusti.<br />

Curiosità<br />

• Chiesa parrocchiale di San Lorenzo/Sveti Lovrenc a Brestovica Inferiore, costruita nel<br />

1927 in luogo della precedente, distrutta durante la prima guerra mondiale; a ricor<strong>da</strong>rla c’è<br />

solo una lapide commemorativa infissa nel campanile accanto alla chiesa. La nuova chiesa<br />

è costruita con criterio storico, in quanto imita gli antichi stili architettonici. La porta d’entrata<br />

è decorata con un altorilievo di San Lorenzo, al quale è dedicato anche l’altare maggiore con<br />

una pittura su tela del 1929, del pittore goriziano Del Neri;


• Chiesa succursale di Sant’Anastasia/Sveta Anastazija su una leggera altura a Brestovica<br />

Superiore. Fu costruita nel XV o XVI secolo ed è costituita <strong>da</strong> una piccola navata e <strong>da</strong> un presbiterio,<br />

dove si trova un altare barocco in legno con la statua di Sant’Anastasia. Sul soffitto del<br />

presbiterio si può ammirare un dipinto della Santa Trinità. Sul posto dove un tempo sorgeva il<br />

vecchio campanile è stato allestito un portico con un piccolo campanile. Secondo la tradizione<br />

orale, questo era un luogo di sosta e riposo per i pellegrini diretti al monastero di San Giovanni<br />

al Timavo. La chiesa fu completamente ristrutturata <strong>da</strong>gli abitanti del luogo nel 1988;<br />

• cavità sopra l’abitato di Mohorini, trasformata nel corso della I guerra mondiale in fortificazione<br />

militare; durante le opere di allestimento sono stati rinvenuti alcuni monumenti, tra cui un<br />

cippo votivo con iscrizione in greco, dedicato a un’ignota divinità. In base agli oggetti rinvenuti,<br />

il santuario ipogeo è <strong>da</strong>tabile al II e III secolo. <strong>Il</strong> cippo si trova attualmente presso l’Istituto per<br />

gli Studi Carsici di Postojna (Inštitut za raziskovanje krasa ZRC-SAZU);<br />

• la Grotta del conte si trova sopra Brestovica Inferiore, sotto il Monte Erma<strong>da</strong>. Si tratta di una<br />

grotta fossile in pendenza con cinque entrate (lunga 350 m e profon<strong>da</strong> 50 m). <strong>Il</strong> nome è dovuto<br />

ai Monti del conte, una porzione di territorio di proprietà dei conti di <strong>Duino</strong>. La grotta venne adibita<br />

a ricovero per i sol<strong>da</strong>ti austro-ungarici durante la prima guerra mondiale. A questo scopo<br />

furono scavate quattro gallerie, nella parte superiore della grotta furono invece ricavati nove<br />

pianali per dormire. Questa parte è illuminata e visitabile, sul fondo la galleria si trasforma in<br />

un pozzo che conduce alle sale sottostanti. Nei dintorni ci sono numerosi resti di fortificazioni,<br />

trincee e caverne (la grotta è raggiungibile percorrendo il sentiero che passa dinanzi alla chiesa<br />

di Sant’Anastasia oppure <strong>da</strong> Brestovica Inferiore mediante una carrareccia);<br />

• la caverna “Moritz” in una dolina accanto alla Grotta del conte, dove si trovava una postazione<br />

dell’artiglieria austro-ungarica, e il Castelliere che circon<strong>da</strong> la cima del Monte Gredina (246<br />

m) in prossimità dell’Erma<strong>da</strong> e sopra Brestovica Inferiore;<br />

• colonna votiva tra Brestovica Superiore e Brestovica Inferiore realizzata <strong>da</strong>l paesano<br />

Alojz Antonič, che un tempo aveva lavorato nelle cave;<br />

• scuola all’inizio di Brestovica Inferiore (venendo <strong>da</strong> Gorjansko) costruita nel periodo tra le<br />

due guerre. In essa oggi si trova la sala del paese, dove è allestita una mostra di foto della<br />

prima guerra mondiale.<br />

Infrastrutture turistiche<br />

Nell’abitato di Brestovica Inferiore si trova un negozio e un bar, in quello di Brestovica Superiore<br />

un’osmizza in primavera.<br />

Altre curiosità<br />

• la secon<strong>da</strong> domenica di agosto si festeggia il santo patrono del villaggio San Lorenzo;<br />

• nella chiesa succursale di Sant’Anastasia si celebra la messa solo due volte all’anno: la prima<br />

domenica di settembre, in occasione dell’anniversario della ristrutturazione della chiesa, e la<br />

domenica successiva il 5 febbraio, per la festa di Sant’ Anastasia;<br />

• l’ultima domenica di ottobre la Società Speleologica organizza una marcia sulle orme del fronte<br />

dell’Isonzo;<br />

• la Società Speleologica organizza visite gui<strong>da</strong>te alla Grotta del conte l’ultima domenica di ogni<br />

mese;<br />

• la Società speleologica organizza visite alla Gotta di Vale o “Jerihovca” su prenotazione.<br />

Chiesa di San Lorenzo a<br />

Brestovica Superiore.<br />

71


72<br />

19. COMUNITÀ DI VOLČJI GRAD<br />

Volčji Grad è un piccolo paese sul versante sud del <strong>Carso</strong> di Komen; <strong>da</strong> Komen dista 1,5 km.<br />

Popolazione: 99 abitanti (nel 2002). Altitudine: 239 m.<br />

Come arrivare<br />

<strong>Il</strong> paese è raggiunto <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> locale proveniente <strong>da</strong> Komen, che si dirama nella parte bassa<br />

del paese all’altezza dell’ufficio parrocchiale. La stra<strong>da</strong> continua in direzione di Kregolišče e Škofi<br />

per poi confluire nella stra<strong>da</strong> locale Gorjansko – Brje pri Komnu – Veliki Dol. Dal paese partono<br />

delle strade bianche verso Nadrožica e Gorjansko, nonché in direzione di Veliki Dol, Pliskovica e<br />

Gabrovica.<br />

Cenni storici<br />

<strong>Il</strong> paese ha origini preistoriche, si suppone, infatti, che gli antenati dei suoi odierni abitanti si siano<br />

insediati su uno dei maggiori castellieri del <strong>Carso</strong> – sulla Debela Griža. Da queste parti passava<br />

anche una stra<strong>da</strong> romana. <strong>Il</strong> paese è citato per la prima volta nel 1257 nella forma Volcigrat, nei<br />

Codici dell’archivio diocesano di Trieste, risalenti al 1337, lo troviamo come Volcigrad. Secondo una<br />

leggen<strong>da</strong> fu qui che si curò e guarì la nobil figlia Maria Volcia e, a quanto sembra, qui è stata anche<br />

sepolta vicino alla chiesa; <strong>da</strong> essa deriva il nome del paese. Un tempo nel paese c’erano ben quattro<br />

laboratori per la lavorazione della pietra; l’attività venne iniziata <strong>da</strong>lla famiglia Štolfa di Komen,<br />

che si trasferì in paese alla metà del XIX secolo (discendenti della nobile famiglia Astolfi di Ivanji<br />

Grad). Volčji Grad aveva probabilmente già nel XVIII secolo un importante laboratorio marmifero.<br />

<strong>Il</strong> lavoro degli scalpellini di Volčji Grad si rispecchia nelle numerose opere di rara finezza: portali<br />

– “kalune”, mensole, colonne votive, scale e altri dettagli in pietra.<br />

Personaggi importanti<br />

Volčji Grad, campo di frumento<br />

<strong>da</strong>vanti ad una proprietà.<br />

SREČKO COLJA, (Volčji Grad 1909 – Sistiana 2003 ) politico, con<strong>da</strong>nnato al 2° Processo di Trieste,<br />

consigliere del Comune di <strong>Duino</strong>-Aurisina;<br />

MARJAN ROŽANC, (Slape 1930 – Lubiana 1990) scrittore, saggista, drammaturgo, sceneggiatore<br />

cinematografico; la sua opera più famosa è il romanzo autobiografico Ljubezen (Amore) del 1979,


per il quale ottenne nel 1980 il premio della Fon<strong>da</strong>zione Prešeren. Nel 1991 ricevette il Premio<br />

Prešeren alla carriera. Nel 1979 acquistò una casa a Volčji Grad, dove trascorse gran parte della<br />

sua vita. All’interno della Biblioteca Srečko Kosovel di Komen è stata allestita una sezione con la<br />

Biblioteca di Rožanc.<br />

ŠTOLFA – il cognome accomuna molti mastri scalpellini di Volčji Grad che, nel XIX secolo, per<br />

un’ampia parte del territorio rappresentavano il nerbo della lavorazione artistica della pietra. <strong>Il</strong> più<br />

significativo fu FRANČIŠEK ŠTOLFA che oltre a semplici manufatti, scolpì anche arredi per le<br />

chiese (ad esempio parte degli arredi della Chiesa di Batuje).<br />

Curiosità<br />

• succursale della Chiesa di San Giovanni Battista/Sveti Janez Krstnik che si trova a Brith,<br />

un borgo distaccato <strong>da</strong>l paese. Al suo posto un tempo esisteva una piccola chiesa gotica, al cui<br />

ricordo riman<strong>da</strong> una lapide del 1492, dedicata al suo costruttore, l’architetto triestino Johannes<br />

de Pari. La chiesa in stile barocco fu costruita nel XVI o XVII secolo. Alla parete ovest è infissa<br />

una pietra tombale del II secolo dopo Cristo, posta <strong>da</strong>l padre e <strong>da</strong>lla madre in memoria alla figlia<br />

morta l’anno 15 secondo il calen<strong>da</strong>rio romano. L’interno della chiesa è decorato con arredi<br />

barocchi del XVIII secolo, sull’altare maggiore si trova un dipinto di San Giovanni <strong>da</strong>vanti alla<br />

Madonna e a Gesù, opera di F. Pavone; sopra l’altare laterale destro c’è un dipinto raffigurante<br />

il vescovo J. Leonardis. <strong>Il</strong> campanile staccato <strong>da</strong>lla chiesa è caratterizzato <strong>da</strong> un’insolita e<br />

movimentata terminazione in stile barocco;<br />

• residenza del famoso saggista sloveno Marjan Rožanc (1930 – 1990), attigua alla chiesa,<br />

dove passò gli ultimi anni della sua vita componendo opere letterarie. La sua persona viene<br />

ricor<strong>da</strong>ta <strong>da</strong> una lapide posta all’ingresso della casa ristruttura e <strong>da</strong>i Premi Rožanc;<br />

• il più grande castelliere del Comune – Debela griža si trova a ovest del paese (il castelliere<br />

è raggiungibile percorrendo la stra<strong>da</strong> bianca che passa <strong>da</strong>vanti all’abitazione numero 6 o la<br />

stra<strong>da</strong> bianca che passa <strong>da</strong>vanti all’abitazione numero 55). Originariamente il castelliere conteneva<br />

almeno 13.000 tonnellate di pietra ed era la principale roccaforte della zona. Le pietre<br />

furono assemblate in modo <strong>da</strong> formare un unico muro di cinta, in tre punti il muro era doppio<br />

con un perimetro di circa 850 m e una circonferenza di circa 680 m. I ruderi del muro difensivo<br />

raggiungono oggi <strong>da</strong>gli 8 ai 15 m di larghezza e <strong>da</strong>i 2 ai 4 m di altezza;<br />

• simboli religiosi – colonne votive all’entrata in paese (<strong>da</strong> Komen), uno realizzato <strong>da</strong> Anton<br />

Jurca e Andrej Talčer in onore della Madre di Dio nel 1855, accanto alla chiesa si trova un<br />

segno votivo dedicato alla Vergine Maria, del 1885, opera di F. Metlikovec, mentre sul sentiero<br />

laterale, accanto alla chiesa, si trova un simbolo dedicato a Gesù, alla Madonna e a Giuseppe;<br />

• il Sentiero della pietra – il sentiero di<strong>da</strong>ttico passa per il paese e attorno ad esso; durante<br />

il percorso avrete la possibilità di scoprire le caratteristiche naturali e culturali di Volčji Grad:<br />

colonne votive – “pili”, un calcinaio per lo spegnimento della calce – “japenca”, la Debela griža<br />

– un castelliere risalente alla civiltà di Hallstatt, resti di una cava, una casetta di pastori, muretti<br />

a secco con i tipici accessi alle proprietà fondiarie – “verzele”, una foiba – “bezen”, una dolina<br />

– “globočnjak”, caverne, stagni, doline recintate. <strong>Il</strong> sentiero è lungo 4 km.<br />

Infrastrutture turistiche<br />

I membri della locale Società Pro Loco organizzano percorsi gui<strong>da</strong>ti al paese e nei dintorni.<br />

Altre curiosità<br />

• la festa principale del paese è tradizionalmente legata alla celebrazione del santo patrono<br />

del paese San Giovanni Battista, la domenica successiva il 24 giugno;<br />

• gli abitanti del luogo sono membri della locale Società Pro Loco al fine di mantenere, <strong>da</strong>r<br />

vita e traman<strong>da</strong>re il patrimonio naturale e culturale del paese.<br />

Caratteristica di Volčji Grad è anche<br />

il campanile della chiesa.<br />

73


Pozzo del paese a Brje pri Komnu.<br />

74<br />

<strong>Il</strong> portale della proprietà<br />

Štrekelj a Škofi.<br />

20. COMUNITÀ DI BRJE PRI KOMNU ( Brje pri Komnu, Škofi)<br />

La Comunità di Brje pri Komnu comprende Brje pri Komnu, piccolo paese raccolto situato in una<br />

secca dolina a sud dell’Altipiano di Komen, e il più piccolo paese del Comune di Komen, Škofi,<br />

collocato su una piccola altura lungo la stra<strong>da</strong> locale che collega Volčji Grad a Brje pri Komnu.<br />

Popolazione: Brje pri Komnu – 97 abitanti (nel 2002). Altitudine: 170 m.<br />

Popolazione: Škofi – 7 abitanti (nel 2002). Altitudine: 230 m.<br />

Come arrivare<br />

L’abitato di Brje pri Komnu è raggiungibile <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> locale che in prossimità di Gorjansko si dirama<br />

<strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> regionale Komen-Gorjansko-confine di stato con l’Italia. Da Brje pri Komnu la stra<strong>da</strong><br />

continua verso Veliki Dol e Dutovlje. L’abitato di Škofi è raggiungibile percorrendo una stra<strong>da</strong> locale<br />

che a 500 m <strong>da</strong>ll’uscita del paese si dirama <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> locale Brje – Veliki Dol. La stra<strong>da</strong> prosegue<br />

in direzione di Kregolišče, Volčji Grad e Komen.<br />

Cenni storici<br />

I primi <strong>da</strong>ti storici relativi a Brje pri Komnu, risalgono ai tempi in cui i signori di <strong>Duino</strong> avevano i loro<br />

feudi anche in questa zona. La prima guerra mondiale inflisse al paese e ai suoi abitanti gravi sofferenze;<br />

la vicinanza del fronte dell’Isonzo spinse i sol<strong>da</strong>ti austriaci ad allestire in questi luoghi le loro<br />

postazioni militari e l’ospe<strong>da</strong>le, mentre gli abitanti furono costretti all’esilio. Malgrado gli orrori della<br />

guerra, gli abitanti prestarono molta attenzione alla conservazione dell’architettura carsica; ne sono<br />

testimoni i numerosi portali, le mensole, le cornici di finestre e porte, e in particolar modo il pozzo<br />

che si trova al centro del paese.<br />

Le origini di Škofi sono purtroppo sconosciute; molto importante fu la presenza della famiglia<br />

Štrekelj, che lasciò Gorjansko per trasferirsi in questo paese. Ne è testimone il portone all’ingresso<br />

della casa, caratterizzato <strong>da</strong> uno straordinario portale ad arco (kaluna). Durante la secon<strong>da</strong> guerra<br />

mondiale, la posizione vantaggiosa dell’abitato spinse molte unità partigiane a trattenervisi, tra le<br />

quali anche il reparto della marina.<br />

Curiosità<br />

• il pozzo del paese nei pressi della fermata dell’autobus a Brje pri Komnu. Sulla vera è scolpito<br />

un motivo raffigurante due persone presso un pozzo; probabilmente si tratta del motivo biblico<br />

di Cristo e della Samaritana, rappresentati <strong>da</strong>ll’artista locale nelle sembianze di due donne.<br />

Presso il pozzo si trova anche una colonna votiva;<br />

• quattro cimiteri militari austro-ungarici nelle vicinanze di Brje pri Komnu; uno si trova accanto<br />

alla stra<strong>da</strong> locale Brje – Veliki Dol, due nelle immediate vicinanze della stra<strong>da</strong> e raggiungibili<br />

<strong>da</strong> una stra<strong>da</strong> bianca, che si dirama <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> locale 300 metri prima del paese,<br />

venendo <strong>da</strong> Komen (a 100 m <strong>da</strong>l laboratorio per la lavorazione del marmo). <strong>Il</strong> quarto cimitero<br />

si trova in prossimità della stra<strong>da</strong> secon<strong>da</strong>ria che porta a Škofi;<br />

• lapide in memoria al reparto della marina a Škofi al numero 4;<br />

• monumento ai tre partigiani caduti a Škofi in fondo al paese (venendo <strong>da</strong> Brje).<br />

Infrastrutture turistiche<br />

In primavera e in estate a Brje sono aperte due osmizze.


<strong>Il</strong> prosciutto affettato secondo la tradizione.<br />

75


1. TERNOVA PICCOLA/TRNOVCA<br />

<strong>Il</strong> paese è situato nella parte più alta del Comune di <strong>Duino</strong>-Aurisina, più di 500 metri ad est di<br />

Prepotto. L’antico nucleo del paese è raccolto e discosto <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> provinciale, dove invece si<br />

trova un consistente numero di nuove costruzioni che formano il borgo di Bajta. Dietro all’abitato si<br />

eleva il Bitagonjek (253 m), <strong>da</strong> cui lo sguardo spazia <strong>da</strong>l Golfo di Trieste alla pianura friulana fino al<br />

massiccio del Canin.<br />

Popolazione: 72 abitanti (nel 2004). Altitudine: 250 m.<br />

Come arrivare<br />

<strong>Il</strong> paese è raggiungibile <strong>da</strong> una diramazione della stra<strong>da</strong> provinciale (stra<strong>da</strong> per Komeno) che <strong>da</strong><br />

San Pelagio o <strong>da</strong>l valico di San Pelagio – Gorjansko porta verso Sales/Salež. Una stra<strong>da</strong> bianca<br />

collega l’abitato alla località di Samatorza/Samatorca. <strong>Il</strong> paese è servito nei giorni feriali <strong>da</strong> una linea<br />

dei trasporti urbani.<br />

Cenni storici<br />

<strong>Il</strong> paese è nominato per la prima volta nell’urbario di Gorizia del 1200 come Ternowez; lo stesso<br />

documento cita anche un certo contadino Zvoban (Suban). L’urbario di <strong>Duino</strong> la cita nel 1527 come<br />

frazione dell’unità amministrativa (župa) di San Pelagio. Durante la prima guerra mondiale nel paese<br />

venne allestito un ospe<strong>da</strong>le militare. A Bajta fu costruita nel 1857 la prima trattoria, in quanto in<br />

un primo momento era stato previsto il passaggio della linea ferroviaria in prossimità del paese.<br />

Curiosità<br />

8. PRESENTAZIONE DELLE FRAZIONI DEL COMUNE<br />

DI DUINO-AURISINA/DEVIN-NABREŽINA<br />

• lapide in memoria ai caduti del luogo durante la Lotta di liberazione nazionale al numero 1;<br />

• centro artistico e culturale “Skerk” a Bajta, vecchia e ricca proprietà, trasformata in galleria<br />

d’arte privata;<br />

• resti di terrapieno di un insediamento preistorico a Gradišče (337,8 m) che si eleva ad<br />

un’altezza di oltre 200 m a nord del paese;<br />

• grotte: Grotta di Ternovizza/Jama v hribih, 800 metri a nord-est <strong>da</strong>l paese e nelle immediate<br />

vicinanze del confine la Grotta dell’acqua/Pejca v hribih situata a 1200 metri nord-est <strong>da</strong>l paese,<br />

dove un tempo si sfruttava l’acqua piovana per la distillazione della grappa;<br />

• passeggiata: sentiero che porta alla cima del Monte San Leonardo (402 m), percorso segnato,<br />

punto panoramico. Lunghezza: circa 2 km.<br />

Infrastrutture turistiche<br />

Nel paese si trova una trattoria, un agriturismo<br />

e un’osmizza.<br />

Altre curiosità<br />

• nel bosco vicino al paese ci sono ancora<br />

i resti di un calcinaio arcaico.<br />

<strong>Il</strong> castello di <strong>Duino</strong>.<br />

Portale carsico, dietro il<br />

quale si trova il centro<br />

artistico e culturale “Skerk”<br />

a Ternova.<br />

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Particolare cantina di vini in una<br />

grotta carsica naturale presso un<br />

agriturismo a Prepotto.<br />

78<br />

2. PREPOTTO/PRAPROT<br />

<strong>Il</strong> paese è situato su un’altura a 800 metri sud-est <strong>da</strong> San Pelagio, in posizione soleggiata e con un<br />

bel panorama. È suddiviso in Preprotto Superiore e Preprotto Inferiore. Sotto il paese, in direzione<br />

di Aurisina, ci sono terrazzamenti a vigneto, dove si coltivano vitigni di uve scelte (refosco, vitovska).<br />

I rilievi più alti sono Vršič (254 m), Gričič (270 m) e Pitnji vrh (227 m). A nord-est del paese si<br />

trova la stalla sociale, dove gli abitanti del luogo tengono circa 200 capi di bestiame.<br />

Popolazione: 151 abitanti (anno 2003). Altitudine: 243 m.<br />

Come arrivare<br />

Attraverso il paese passa la stra<strong>da</strong> che <strong>da</strong> San Pelagio porta a Ternova e ancora oltre fino ai paesi<br />

del Comune di Sgonico. <strong>Il</strong> paese è servito nei giorni feriali <strong>da</strong> una linea di trasporti urbani.<br />

Cenni storici<br />

<strong>Il</strong> nome deriva <strong>da</strong>l termine botanico praprot - felce. <strong>Il</strong> paese viene citato per la prima volta nel 1316;<br />

nel 1494 viene indicato come frazione del comune di San Pelagio. In passato gran parte degli abitanti<br />

si dedicava alla bachicoltura. Nel paese sono state rinvenute due pietre di epoca romana con<br />

inscrizioni dedicate alla dea Minerva.<br />

Curiosità<br />

• portale del 1776 con relativo edificio, un tempo sede del curatore del signore di <strong>Duino</strong>;<br />

• immagine sacra della Crocifissione affissa sulla facciata della casa al numero 16, oggi sede<br />

della comunità sociale di Prepotto;<br />

• monumento ai caduti durante la secon<strong>da</strong> guerra mondiale, in prossimità dell’incrocio al centro<br />

del paese;<br />

• resti di un castelliere sul Gričič (268 m), 200 m a est <strong>da</strong>l paese;<br />

• grotte: Caverna di San Pelagio/Leša pečina, Grotta dell’Edera/Stenašca, Caverna Caterina/<br />

Katrna pejca.<br />

Infrastrutture turistiche<br />

Nel paese ci sono un agriturismo e tre osmizze. Alcuni produttori di vini di origine protetta vendono<br />

i propri prodotti su scala nazionale e all’estero.<br />

Altre curiosità<br />

• nel paese sono molto sentite le feste legate al carnevale e all’accensione dei falò nonché le<br />

sagre estive dette “šagre”.<br />

Particolare di lavorazione<br />

artistica della pietra su un<br />

portale.


3. SAN PELAGIO/ŠEMPOLAJ<br />

<strong>Il</strong> paese è situato a 2,5 km nord-est di Aurisina. <strong>Il</strong> nucleo storico, che si addensa attorno alla chiesa,<br />

ha una struttura raccolta, mentre la restante parte si sviluppa lungo l’asse stra<strong>da</strong>le verso Aurisina e<br />

in direzione di Ternova piccola. Oggi il paese è circon<strong>da</strong>to <strong>da</strong> vigneti; nei secoli passati, soprattutto<br />

nel XVIII, era molto sviluppata la bachicoltura.<br />

Popolazione: 246 abitanti (anno 2003). Altitudine: 224 m.<br />

Come arrivare<br />

<strong>Il</strong> paese è attraversato <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> provinciale che proviene <strong>da</strong> Aurisina e continua verso Ternova<br />

piccola e verso il valico di San Pelagio – Gorjansko sul confine italo- sloveno; <strong>da</strong>l centro del paese<br />

la stra<strong>da</strong> si dirama verso Prepotto, un po’ più in alto verso Precenico. Sotto la chiesa passa una<br />

stra<strong>da</strong> bianca che conduce a Slivia. <strong>Il</strong> paese è servito <strong>da</strong> autobus di linea.<br />

Cenni storici<br />

<strong>Il</strong> paese viene citato per la prima volta nel 1421 con il nome di Sancto Pellagio, dove si trovava la<br />

sede amministrativa cui appartenevano anche Aurisina, Prepotto, Bristie/Brišče e Samatorza/Samatorca;<br />

nel 1524 l’urbario di <strong>Duino</strong> vi include anche Slivia, Precenico, Ternova piccola e Rubiach,<br />

un paese che non esiste più. L’ultimo sin<strong>da</strong>co di San Pelagio fu eletto nel 1922, dopo di che il paese<br />

fu incorporato nel Comune di <strong>Duino</strong>-Aurisina. San Pelagio è stato in passato un importante centro<br />

ecclesiastico, sede del decanato. La prima parrocchia fu fon<strong>da</strong>ta il 25 maggio 1629.<br />

Personaggi importanti<br />

ALOJZ REBULA, scrittore, saggista, traduttore, filologo classico; uno tra i più importanti scrittori<br />

contemporanei (vedi sopra: Personaggi importanti).<br />

Curiosità<br />

• la Chiesa di San Pelagio: riferimenti alla prima chiesa risalgono al 1500, dello stesso periodo<br />

è anche il campanile. La chiesa prese la forma attuale nel 1780. Qui è sepolto l’allora cappellano<br />

del paese Ivan Lupinc (1738 - 1755). L’altare laterale della navata sinistra venne portato<br />

<strong>da</strong>lla chiesa di Sant’Antonio che oggi non esiste più e che un tempo si trovava tra San Pelagio<br />

e Slivia;<br />

• monumento ai caduti durante la secon<strong>da</strong> guerra mondiale, al centro del paese, 50 m ad est<br />

della chiesa:<br />

• resti di una fornace semiindustriale sulla stra<strong>da</strong> provinciale in direzione di Aurisina; l’edificio<br />

è in rovina, ma il sistema originario di estrazione della calce è ancora ben visibile;<br />

• grotte: Grotta Struga e Grotta Lindner/Lisičja luknja nella quale furono rinvenute ceramiche<br />

risalenti al periodo dei castellieri. La grotta è interessante, in quanto riceve luce attraverso<br />

un’apertura nella volta;<br />

• pietra diffamatoria sulla parete esterna della proprietà A<strong>da</strong>mič/A<strong>da</strong>mičeva domačija al numero<br />

26.<br />

Infrastrutture turistiche<br />

Nel paese si trova una trattoria, un ristorante e un’azien<strong>da</strong> di agricoltura biologica. Durante l’anno<br />

solo un contadino apre l’osmizza.<br />

<strong>Il</strong> patrono della chiesa di<br />

San Pelagio diede il nome<br />

anche al paese.<br />

<strong>Il</strong> pozzo accanto alla<br />

chiesa di San Pelagio<br />

79


Precenico, monumento ai<br />

caduti durante la secon<strong>da</strong><br />

guerra mondiale.<br />

80<br />

4. PRECENICO/PREČNIK<br />

<strong>Il</strong> paese è situato sul versante occidentale dell’altura che culmina con il Monte Sedlo (276 m) dietro<br />

il quale si trova il confine di stato. Precenico è costituito <strong>da</strong> due abitati separati a struttura addensata:<br />

Precenico Superiore e Precenico Inferiore.<br />

Popolazione: 99 abitanti (nel 2003). Altitudine: 230 m.<br />

Come arrivare<br />

<strong>Il</strong> paese è raggiungibile <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> provinciale che <strong>da</strong> Malchina conduce verso San Pelagio e<br />

verso il valico confinario di San Pelagio - Gorjansko. A metà percorso, in direzione di Malchina, la<br />

stra<strong>da</strong> si dirama verso Slivia. <strong>Il</strong> paese è servito nei giorni feriali <strong>da</strong> una linea dei trasporti urbani.<br />

Cenni storici<br />

Precenico viene citato per la prima volta nell’urbario di <strong>Duino</strong> nel 1494. Durante la secon<strong>da</strong> guerra<br />

mondiale, nel paese aveva sede il comitato locale del Fronte di liberazione.<br />

Curiosità<br />

• il cortile della casa colonica della famiglia Šemec/Šemčeva domačija al numero 5 con un<br />

pozzo riccamente decorato;<br />

• monumento ai caduti durante la secon<strong>da</strong> guerra mondiale sulla stra<strong>da</strong> provinciale tra Precenico<br />

Superiore e Precenico Inferiore;<br />

• grotta sotto il Monte Sedlo con reperti del mesolitico, situata a nord dell’omonima altura (276 m).<br />

Infrastrutture turistiche<br />

Nel paese ci sono due trattorie e saltuariamente un’osmizza.<br />

5. SLIVIA/SLIVNO<br />

<strong>Il</strong> paese è situato a 2,5 km nord di Aurisina. <strong>Il</strong> nucleo storico ha una struttura raccolta. Lungo le<br />

strade che portano verso Aurisina e San Pelagio ci sono alcune case di nuova costruzione, alquanto<br />

distanziate una <strong>da</strong>ll’altra.<br />

Popolazione: 148 abitanti (anno 2003). Altitudine: 140 m.<br />

Come arrivare<br />

<strong>Il</strong> paese è attraversato <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> che proviene <strong>da</strong> Aurisina Cave e continua in direzione di Precenico.<br />

Alcune strade bianche portano a Sistiana e a San Pelagio, mentre un sentiero boschivo<br />

conduce fino a Malchina. Un autobus dei trasporti urbani effettua alcune corse nei giorni feriali.<br />

Cenni storici<br />

I primi insediamenti risalgono alla preistoria, come testimoniato <strong>da</strong>lla presenza sull’altura di Gradec<br />

di uno dei più grandi castellieri dell’Altipiano triestino. In prossimità del paese è stata rinvenuta<br />

un’iscrizione romana, resti romani, invece, nella zona di Sveti Anton/Sant’Antonio, dove un tempo


sorgeva una chiesa. <strong>Il</strong> paese è nominato per la prima volta nel 1319 con il nome di Scligna. Nel<br />

1494 contava solo tre case contadine e l’urbario di <strong>Duino</strong> lo cita come un comune a se stante; nel<br />

1524 faceva già parte del comune di San Pelagio.<br />

Personaggi importanti<br />

ALBERT METLIKOVEC (Slivia 1920 – Nova Gorica 1982), parroco, catechista, autore di numerosi<br />

catechismi, laurea honoris causa alla facoltà teologica di Lubiana, la Sede Apostolica gli conferì il<br />

titolo onorifico di monsignore;<br />

DORČE SARDOČ (Slivia 1898 – Gorizia 1988) svolse attività politica, membro dell’Associazione<br />

Sokol di Gorizia e del Preporod, nonché dell’organizzazione TIGR, con<strong>da</strong>nnato al 2° Processo di<br />

Trieste, autore della raccolta di memorie Tigrova sled.<br />

Curiosità<br />

• Chiesa di Santa Maria Mad<strong>da</strong>lena, consacrata nel 1820. Sulla facciata sono visibili le statue<br />

di San Biagio e San Silvestro. È l’unica chiesa del Comune circon<strong>da</strong>ta <strong>da</strong>l cimitero;<br />

• numerosi antichi edifici in stile carsico nella parte centrale del paese. Particolarmente interessante<br />

è la spaziosa casa colonica della famiglia Pirc/Pirčeva domačija al numero 22;<br />

• il Castelliere Carlo De Marchesetti/Slivenski Gradec (195 m), monumento culturale nazionale<br />

sito a 600 m sud-est <strong>da</strong>l paese, è uno fra i più importanti e i più studiati castellieri del<br />

<strong>Carso</strong>. Sull’altura Podgrešč (166 m), a 600 m sud <strong>da</strong>l paese, si trova il Castelliere II di Slivia,<br />

di dimensioni minori e risalente alla prima età del ferro;<br />

• Sant’Antonio: toponimo per il luogo, dove è stata rinvenuta una lapide con iscrizioni romane.<br />

Qui in passato si ergeva anche una chiesa dedicata a Sant’Antonio;<br />

• cava abbandonata, 1500 m a sud del paese, dove si ricavava un particolare calcare a zonature<br />

variegate del tipo Napoleone;<br />

• grotte: Grotta delle Torri/Pejca v Lazcu, Grotta/Pejca v Stari Ogradi, Grotta/Pejca na<br />

Velevšču;<br />

• stagni: “na Cerovcu”, “Kal v Dolu”, “Kalič v Dolu”;<br />

• il percorso di<strong>da</strong>ttico “Dalle grotte ai castellieri”, illustrato in un prospetto di<strong>da</strong>ttico, include<br />

la Grotta Antonia/Jama Tončka, la Grotta Marco/Brezno Marco, la Grotta Pocala/Jama pod<br />

Kalom, il Riparo Zaccaria/Previs na Caharijevem svetu, la Grotta Lindner/Lisičja luknja, il Castelliere<br />

di Slivia/Slivenski Gradec, gli stagni di Slivia, la breccia di Slivia e quella di Visogliano.<br />

Lunghezza circa 4 km<br />

Infrastrutture turistiche<br />

Nel paese c’è una trattoria e durante l’anno tre osmizze.<br />

Altre curiosità<br />

• secondo la tradizione orale, Slivia un tempo aveva un monastero. Da ciò deriverebbe il<br />

toponimo “Fratou dou” (dolina del frate).<br />

“Spahnjenca” - cucina<br />

esterna con focolare,<br />

terminante con il<br />

caratteristico camino carsico.<br />

81


82<br />

10. AURISINA/NABREŽINA<br />

<strong>Il</strong> paese si estende tra due linee ferroviarie (Trieste-Venezia e Trieste-Lubiana) e lungo la stra<strong>da</strong><br />

provinciale carsica; nelle vicinanze si trovano i rilievi Ojstri vrh (210), Gradec (200), Babica (219)<br />

e Monte Berciza/Brščice. La parte di Santa Croce appartenente al Comune di <strong>Duino</strong>-Aurisina è<br />

chiamata anche Santa Croce-Aurisina, malgrado Santa Croce sia un’unità insediativa indipendente.<br />

Nella zona delle cave si trova la sede del Comune di <strong>Duino</strong>-Aurisina.<br />

Popolazione: 2.406 abitanti (anno 2003), di cui 349 a Santa Croce, 479 ad Aurisina-Stazione, 977<br />

ad Aurisina Cave, 753 ad Aurisina Centro. Altitudine: 143 m.<br />

Come arrivare<br />

<strong>Il</strong> paese è attraversato <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> provinciale carsica in direzione di Sistiana e Monfalcone ovvero<br />

in direzione di Santa Croce, Opicina (Opčine) e Trieste. Da questa si dirama la stra<strong>da</strong> per Slivia e<br />

San Pelagio. Al paese appartiene un porticciolo chiamato Canovella De’ Zoppoli/Pri čupah situato ai<br />

piedi del ciglione carsico; il versante viene chiamato Breg e lo possiamo percorrere a piedi scendendo<br />

per il Sentiero dei pescatori/Ribiška pot oppure lungo la stra<strong>da</strong> Costiera passando per Sistiana.<br />

Autobus di linea collegano il paese con la città e con le vicine località. Le due reti ferroviarie hanno<br />

una propria stazione, ossia il “Bivio” sulla linea Trieste-Venezia-Udine, e la “Stazione”/“Postaja”<br />

sulla linea Trieste-Lubiana. Entrambe le stazioni sono servite solo <strong>da</strong> treni locali.<br />

Cenni storici<br />

<strong>Il</strong> paese, citato per la prima volta nel 1308 con il nome di Lebrosina, è conosciuto soprattutto per<br />

le sue cave, il cui sfruttamento risale ai tempi dei romani, quando si<br />

estraeva la pietra per la costruzione di Aquileia, Trieste e Civi<strong>da</strong>le. Ciò fa<br />

pensare che la località fosse abitata già d’allora. Da qui passava anche<br />

la stra<strong>da</strong> romana Gemina che collegava Aquileia con l’Istria e Fiume.<br />

Aurisina ebbe il suo periodo migliore all’epoca della costruzione della<br />

linea ferroviaria transalpina nel 1857; la linea collegava Trieste con<br />

Vienna e oltre al trasporto delle persone provvedeva alla distribuzione<br />

dei grandi blocchi di pietra nelle diverse città dell’impero, dove venivano<br />

utilizzati per la costruzione di imponenti palazzi (ad esempio il parlamento<br />

di Vienna). Questi furono i motivi per cui cent’anni fa l’abitato<br />

di Aurisina assunse l’aspetto di un ricco centro industriale, che offriva<br />

lavoro a migliaia di cavatori e scalpellini di tutte le nazionalità. Aurisina<br />

fu anche un importante centro culturale e politico. Dopo la prima guerra<br />

mondiale che non risparmiò neppure Aurisina e dopo l’annessione all’Italia,<br />

le cose cambiarono radicalmente; l’economia cominciò a deperire,<br />

gli intellettuali e i vari professionisti sfuggirono alla dittatura fascista,<br />

la maggior parte in Iugoslavia; la secon<strong>da</strong> guerra mondiale implicò la<br />

deportazione di tutti gli uomini in Germania e naturalmente la lotta partigiana.<br />

Sotto il governo militare alleato gli abitanti del luogo ripresero in<br />

certo qual modo fiato, tuttavia la riannessione all’Italia portò molta disoccupazione.<br />

Per questo motivo molte persone emigrarono in Australia.<br />

Nella secon<strong>da</strong> metà del XX secolo la situazione migliorò e la maggior<br />

parte della popolazione di Aurisina trovò lavoro in città, altri aprirono sul<br />

posto negozi e altri esercizi; il lavoro nelle cave riprese vita, anche se<br />

lo sviluppo tecnologico incise fortemente sulla richiesta di manodopera.<br />

Le cave di Aurisina.


Personaggi importanti<br />

IGO GRUDEN (Aurisina 1893 – Lubiana 1948) poeta, traduttore, giurista; uno dei maggiori rappresentanti<br />

della poesia slovena della prima metà del XX secolo. (Vedi sopra Personaggi importanti).<br />

SERGEJ RADOVIČ (Aurisina 1937 – 1980), pe<strong>da</strong>gogo musicale e direttore di diversi cori con i<br />

quali ottenne numerosi riconoscimenti; direttore della filiale della Glasbena matica (Società filarmonica)<br />

di Aurisina.<br />

Curiosità<br />

• nucleo storico addensato situato a nord-est sotto la piazza centrale con numerosi esempi<br />

di architettura carsica ben conservata o ristrutturata; particolarmente interessante è il grande<br />

pozzo – “štirna” nella piazza centrale del vecchio abitato detta Krža<strong>da</strong>;<br />

• Chiesa di San Rocco sulla piazza principale del paese, consacrata nel 1604. La costruzione<br />

attuale risale del 1760. La struttura esterna è in stile neoclassico con sopra la porta della facciata<br />

principale una statua di San Rocco, patrono di Aurisina (celebrato il 16 agosto). L’interno<br />

è a una navata con altare barocco in marmo. <strong>Il</strong> campanile è alto 30 metri;<br />

• monumento ai caduti nella secon<strong>da</strong> guerra mondiale eretto sulla piazza principale del<br />

paese nel 1972 su progetto dell’architetto Dario Jagodic. Vi sono incisi i nomi dei 113 caduti<br />

del Comune di <strong>Duino</strong>-Aurisina, vittime del regime fascista e dei campi di sterminio tedeschi;<br />

• erma di Igo Gruden sul viale dietro la chiesa;<br />

• cimitero militare austro-ungarico della prima guerra mondiale nella dolina di Lišček, a 400<br />

metri nord-est <strong>da</strong>l paese vecchio, dove sono sepolti 1934 sol<strong>da</strong>ti;<br />

• i siti archeologici di epoca romana comprovano la presenza dell’allora attività di estrazione<br />

della pietra: resti di una casa romana nella zona denominata “Na rebri,” sotto il terrapieno della<br />

ferrovia e nei pressi di Canovella de’ Zoppoli sotto Aurisina, raggiungibile percorrendo a piedi il<br />

Sentiero dei pescatori/Ribiška pot (segnato) o con l’automobile <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> Costiera passando<br />

per Sistiana;<br />

• le cave con una storia di 2000 anni si estendono nella zona di Aurisina Cave tra la stra<strong>da</strong><br />

provinciale e la ferrovia. Le loro pareti precipitano fino a 110 metri di profondità. Cent’anni fa<br />

<strong>da</strong>vano lavoro a circa 4.000 operai, oggi le cave sono ancora attive, tuttavia il numero degli<br />

operai è diminuito drasticamente soprattutto per l’applicazione della tecnologia nel processo<br />

di estrazione e di lavorazione della pietra. Si estraggono quattro diversi tipi di marmo: chiaro,<br />

rosato, granulato e il roman stone;<br />

• grotte: Grotta Pocala/Pod Kalom, Grotta delle Torri/V Lazcu, Grotta del Pettirosso/Vlaška<br />

jama, Riparo Zaccaria/Previs na Caharijevem svetu, Grotta Moser/Pečina na Doleh;<br />

• “Lišček” la più ampia dolina del <strong>Carso</strong> triestino, a oltre 500 metri nord-est del paese<br />

vecchio;<br />

• sorgenti: Vodica e Brojnica lungo la costa di Aurisina/Breg;<br />

• il Sentiero dei pescatori/Ribiška pot, un tempo percorso quotidianamente <strong>da</strong>i pescatori,<br />

porta <strong>da</strong>l paese fino al porticciolo di Aurisina; l’itinerario comprende esempi di architettura<br />

carsica, il ciglione carsico e la sua caratteristica flora, pareti a strapiombo e macereti, terrazzamenti<br />

coltivati, belvedere sull’Oljšča e il porticciolo. Qui un tempo si trovavano gli zoppoli/čupe,<br />

mentre un po’ più in alto c’erano i casoni/kažuni, dove i pescatori conservavano le loro reti. <strong>Il</strong><br />

sentiero si sno<strong>da</strong> per circa 1,5 km (una descrizione più particolareggiata dell’intero percorso è<br />

contenuta nella gui<strong>da</strong> pubblicata a cura del Comune di <strong>Duino</strong>-Aurisina);<br />

• il Percorso di<strong>da</strong>ttico di Aurisina si sviluppa attraverso un caratteristico ambiente naturale<br />

che rispecchia le peculiarità storiche, geografiche, economiche, architettoniche ed etnologiche<br />

di Aurisina. Una descrizione dettagliata del sentiero si trova nella “Gui<strong>da</strong> al percorso Di<strong>da</strong>ttico<br />

di Aurisina”. La scuola media Igo Gruden, dove inizia e termina il percorso, mette a disposizione<br />

dei visitatori opuscoli, quaderni di lavoro e videocassette. Lunghezza circa 6 km;<br />

• il Sentiero Kugy/Kugyjeva pot parte <strong>da</strong>lla piazza <strong>da</strong>vanti alla stazione ferroviaria del “Bivio”,<br />

si sno<strong>da</strong> lungo tutti i belvedere della provincia di Trieste e termina in Val Rosandra/dolina<br />

Vigneto lungo il Sentiero<br />

dei pescatori ad Aurisina.<br />

L’altare della chiesa di San<br />

Rocco ad Aurisina.<br />

83


Lo zoppolo -“čupa”, barca<br />

ricavata <strong>da</strong> un unico pezzo<br />

di legno, veniva utilizzato<br />

<strong>da</strong>i pescatori sloveni sulle<br />

coste rocciose e scoscese. <strong>Il</strong><br />

modello dovrebbe rispecchiare<br />

le antiche barche fluviali e<br />

marine slave. (ricostruzione di<br />

una “čupa” - proprietà del Club<br />

velico “Čupa” a Sistiana.<br />

84<br />

La spiaggia di Sistiana.<br />

Glinščice. Nella zona di Aurisina esistono due punti panoramici, la vedetta Tiziana Weiss e la<br />

torre piezometrica Liburnia/Turn.<br />

Infrastrutture turistiche<br />

Nel paese ci sono alcuni negozi di generi alimentari e di generi vari, bar, trattorie, un esercizio di<br />

catering e una pizzeria; due aziende agrituristiche e quattro osmizze.<br />

Altre curiosità<br />

• mercato sulla piazza principale del paese il primo e il terzo martedì del mese;<br />

• manifestazioni culturali e sportive nonché feste sociali durante i mesi estivi.<br />

7. SISTIANA/SESLJAN<br />

La località è turisticamente rinomata per la sua bella baia e la spiaggia.<br />

Popolazione: 2.598 abitanti (compreso Borgo San Mauro). Altitudine: 77 m.<br />

Come arrivare<br />

<strong>Il</strong> paese è attraversato <strong>da</strong>lle più importanti vie di comunicazione che collegano Trieste con il resto<br />

dell’Italia: la stra<strong>da</strong> provinciale Trieste – Monfalcone, la stra<strong>da</strong> locale per Aurisina con diramazione<br />

per Visogliano e Ceroglie, l’autostra<strong>da</strong> A4 Trieste-Venezia-Udine e la linea ferroviaria Trieste-Venezia-Udine.<br />

Nel paese c’è una fermata per gli autobus di linea locali e interregionali e una stazione<br />

ferroviaria. La costa è raggiungibile a piedi scendendo accanto alla piccola chiesa di San Giuseppe<br />

oppure <strong>da</strong> una diramazione della stra<strong>da</strong> statale, in direzione di <strong>Duino</strong>. Da quest’incrocio si accede<br />

anche al sentiero Rilke. Nei mesi estivi il porto offre un servizio di collegamenti marittimi con Trieste<br />

e <strong>Duino</strong>.<br />

Cenni storici<br />

<strong>Il</strong> luogo viene citato già ai tempi dei romani con il nome di Sixtillanum. Già a quei tempi era sviluppata<br />

l’attività estrattiva. Ai tempi di Maria Teresa alla sommità della Parete liscia/Gladka stena si<br />

scavava il pietrame per l’interramento del mare nel Borgo Teresiano di Trieste. Nel 1931 Sistiana<br />

contava 333 abitanti, dodici anni più tardi 413, di cui circa la metà erano italiani. Fino al censimento<br />

successivo (1961) la popolazione era già raddoppiata, in quanto negli anni 1955-62 venne costruito<br />

il Borgo San Mauro per i profughi istriani. Allora furono espropriati 22 ettari di terra. In seguito ad<br />

ulteriori immigrazioni il numero degli abitanti raddoppiò anche nei dieci anni successivi.<br />

Personaggi importanti<br />

SLAVKO TUTA (Tolmin 1908 – Monfalcone 1980, sepolto a Sistiana) sin <strong>da</strong> studente attivo antifascista,<br />

membro dell’organizzazione TIGR, con<strong>da</strong>nnato al 2° Processo di Trieste, dopo la guerra fu<br />

per un certo periodo rinchiuso nelle carceri della polizia segreta jugoslava a Lubiana; dopo la guerra<br />

fu pubblicista e re<strong>da</strong>ttore dei programmi radio, nonché promotore di attività pubbliche;<br />

GIORGIO DEPANGHER (Capodistria 1941 – Sistiana 2001) dopo la secon<strong>da</strong> guerra mondiale si<br />

rifugiò con la famiglia a Trieste, in seguito fu professore di lettere nelle scuole medie di Aurisina e<br />

Trieste, più volte membro del consiglio comunale di <strong>Duino</strong> – Aurisina nonché il suo sin<strong>da</strong>co. Significativo<br />

fu il suo impegno per la convivenza e la tolleranza tra i popoli. In suo ricordo è stato istituito<br />

il Premio Depangher al fine di promuovere tra i giovani gli ideali di fratellanza e collaborazione. Fu<br />

inoltre poeta (pubblicò 4 raccolte di poesie) e traduttore di poesia lirica slovena in italiano (ha tra-


dotto poesie di France Prešeren e Igo Gruden);<br />

MARCELLO MASCHERINI (Udine 1906 – Padova 1983) scultore, visse a Sistiana in una villa<br />

situata lungo la stra<strong>da</strong> principale, dove realizzò tutte le sue opere. Le sue sculture decorano importanti<br />

palazzi e piazze in tutta Italia. La villa Mascherini è oggi per lo più chiusa, nel giardino è<br />

possibile notare alcune sculture;<br />

ALBIN ŠKERK (Visogliano 1921 – San Pelagio1995) partigiano, arrestato e internato in Germania,<br />

nel dopoguerra funzionario di partito, membro del consiglio comunale di <strong>Duino</strong> – Aurisina (1952<br />

– 84) e tre volte sin<strong>da</strong>co di questo Comune. Tra il 1968 e il 1976 è stato eletto deputato al parlamento<br />

italiano e come tale contribuì in modo significativo all’approvazione e all’applicazione delle leggi<br />

riguar<strong>da</strong>nti la minoranza slovena. Per il suo lavoro politico e sociale ottenne diversi riconoscimenti<br />

e onorificenze tra cui il titolo di Cavaliere della Repubblica italiana.<br />

Curiosità<br />

• la Chiesa di San Giuseppe, situata ai margini del sentiero che conduce al mare, fu costruita<br />

nel 1773 come cappella dei conti di <strong>Duino</strong>. Durante la prima guerra mondiale fu gravemente<br />

<strong>da</strong>nneggiata, la sua riedificazione risale agli anni trenta;<br />

• la scuola vecchia, intitolata a Karel Štrekelj nel 1979, è situata di fronte al commissariato<br />

di polizia; fu costruita nel 1929 per soddisfare il fabbisogno dell’allora piccola Sistiana; questi<br />

locali sono oggi adibiti ad asilo nido per i bambini sloveni e italiani;<br />

• sito preistorico con reperti risalenti al paleolitico – uno tra i più importanti in Italia (vedi Visogliano);<br />

• sentiero Rilke (vedi anche <strong>Duino</strong>) <strong>da</strong> Sistiana a <strong>Duino</strong> (2 km,) sopra le Falesie di <strong>Duino</strong>. Riserva<br />

protetta per la presenza di caratteristiche specie vegetali e animali e per le peculiarità geomorfologiche;<br />

il sentiero è dedicato al poeta di Praga Reiner Maria Rilke che negli anni 1911-<br />

12 fu ospite della contessa di <strong>Duino</strong> e in questo luogo ebbe l’ispirazione per la composizione<br />

delle sue Elegie duinesi. La passeggiata offre una meravigiosa vista sul Golfo di Trieste;<br />

• scavi archeologici di epoca romana: resti di ville romane nei pressi del terrapieno della fer-<br />

La baia di Sistiana con la<br />

marina e i bagni.<br />

85


<strong>Il</strong> ciglione carsico a Sistiana.<br />

Borgo San Mauro fu costruito<br />

secondo un concetto di<br />

uniformità architettonica e<br />

urbanistica.<br />

86<br />

rovia, resti del porto e di ville romane lungo la spiaggia che oggi non sono più visibili;<br />

• Grotta di Sistiana/Jama Kavšca con reperti archeologici;<br />

• cave minori abbandonate nel centro del paese, a circa 70 metri sud-est del distributore di<br />

benzina;<br />

• castelliere sopra la Baia di Sistiana, resti di insediamenti sul ciglione carsico a sud-est della<br />

baia di Sistiana; luogo difficilmente raggiungibile per la folta vegetazione;<br />

• piccola fonte d’acqua potabile detta Sesljanščica al margine di una cava di alabastro calcareo<br />

sopra Dol. La cava è oggi dismessa;<br />

• monumento, all’altezza dell’incrocio che porta al mare, in memoria dell’ufficiale della marina<br />

austro-ungarica caduto durante la prima guerra mondiale;<br />

• galleria d’arte di Marcello Mascherini sulla stra<strong>da</strong> costiera, proprietà privata non aperta al<br />

pubblico.<br />

Infrastrutture turistiche<br />

Sistiana è il maggiore centro turistico del Comune con numerosi alberghi, ristoranti e bar, trattorie,<br />

due campeggi e un esercizio di catering. Vi sono numerosi negozi, tre banche e un distributore di<br />

benzina sulla stra<strong>da</strong> principale. Al mare vi sono spiagge libere e spiagge a pagamento. Durante i<br />

mesi estivi sono aperti gli uffici della sede locale dell’Ente per il Turismo (all’altezza della diramazione<br />

verso il mare della stra<strong>da</strong> provinciale), che dispone di uno spazio espositivo. Nella baia trovano<br />

sede le associazioni veliche con ormeggi per nautica <strong>da</strong> diporto, le singole associazioni organizzano<br />

corsi di vela e attività sportive per i giovani.<br />

Altre curiosità<br />

• nelle notti estive la baia si popola di giovani che scendono fino al mare per intrattenersi nei<br />

numerosi locali all’aperto, per ballare sulla spiaggia o per assistere alle svariate manifestazioni<br />

estive.<br />

8. BORGO SAN MAURO/NASELJE SV. MAVRA<br />

<strong>Il</strong> paese si trova alle porte di Sistiana, all’interno del triangolo tra la stra<strong>da</strong> costiera e la stra<strong>da</strong> di<br />

Aurisina. Un tempo, il villaggio era una comunità indipendente con la propria scuola, la chiesa e i<br />

negozi, oggi questa divisione sta scomparendo; i numeri civici ricadono sotto Sistiana. Gli abitanti<br />

non hanno una denominazione particolare, mentre per il luogo esiste il toponimo Kozerija.<br />

Altitudine: 77 m.<br />

Come arrivare<br />

<strong>Il</strong> villaggio è raggiungibile <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> costiera, a circa 500 metri sud <strong>da</strong>ll’incrocio principale di Sistiana<br />

oppure <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> provinciale Sistiana – Aurisina.<br />

Cenni storici<br />

<strong>Il</strong> villaggio fu costruito per gli esuli istriani dopo il 1954 sulle terre che in parte appartenevano al<br />

principe di <strong>Duino</strong>, in parte agli abitanti del luogo, che vennero espropriati. Tutte le case sono uguali<br />

e costituite <strong>da</strong> quattro appartamenti. I nuovi immigrati furono incoraggiati ad intraprendere l’attività


della pesca nella baia di Sistiana, tanto che ancora oggi gli istriani possiedono molti pescherecci e<br />

si occupano di maricoltura, mentre gli abitanti del luogo hanno abbandonato questo tipo di attività.<br />

Sulla costa poco prima del Borgo San Mauro sta sorgendo una nuova e grande struttura turistica<br />

conosciuta come Baia di Sistiana.<br />

Curiosità<br />

• la Chiesa di San Mauro è stata sistemata in una casa di dimensioni maggiori; nelle vicinanze<br />

si trova un campo <strong>da</strong> gioco asfaltato.<br />

Infrastrutture turistiche<br />

In prossimità dell’incrocio con la stra<strong>da</strong> costiera ci sono una pizzeria, un pub, un bar, una panetteria,<br />

un fioraio e alcuni negozi; ogni secondo giovedì mattina è giorno di mercato (per gli altri servizi vedi<br />

Sistiana). Nel villaggio si trova la casa di riposo comunale “Fratelli Stuparich”.<br />

9. VISOGLIANO/VIŽOVLJE<br />

<strong>Il</strong> paese si estende sopra la stazione ferroviaria Sistiana-Visogliano ai piedi dei rilievi Hrib e Vranjek.<br />

<strong>Il</strong> nucleo, che originariamente contava circa 15 case, dopo l’ultima guerra si sviluppò enormemente<br />

in direzione degli abitati di Slivia e Malchina.<br />

Popolazione: 442 abitanti (anni 2003). Altitudine: 110 m.<br />

Come arrivare<br />

L’abitato di Visogliano è attraversato <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> provinciale Sistiana – Malchina; <strong>da</strong> qui si dirama<br />

anche una stra<strong>da</strong> per Ceroglie che, all’altezza del campo di calcio, confluisce nella stra<strong>da</strong> provinciale<br />

Sistiana – Ceroglie. Una carrareccia collega il paese con l’abitato di Slivia. Ai piedi del paese passa<br />

la linea ferroviaria a doppio binario Trieste-Venezia-Udine. Alla stazione si fermano solo i treni<br />

locali. La ferrovia delimita il confine tra Visogliano e Sistiana. In prossimità della stazione ferroviaria<br />

si trova la fermata dell’autobus che collega tutto il territorio comunale fino a Trieste.<br />

Cenni storici<br />

Visogliano è citato per la prima volta nell’urbario di <strong>Duino</strong> del 1578, quando nel paese viveva la famiglia<br />

di Gregor Gabrovic, che era l’unica famiglia tributaria del luogo. Nell’anno1794 l’allora parroco<br />

di Malchina contava in questo paese già 14 famiglie, di cui almeno 12 di cognome Gabrovic. Per<br />

desiderio dei triestini, che an<strong>da</strong>vano a fare il bagno a Sistiana, nel 1910 fu costruita una stazione<br />

lungo la linea ferroviaria che esisteva già <strong>da</strong> 50 anni. <strong>Il</strong> 16 agosto 1944 gli occupatori tedeschi e i<br />

loro alleati italiani incendiarono il paese.<br />

Curiosità<br />

• riparo di Visogliano in una piccola dolina lungo la carrareccia Sistiana – Slivia, dove sono<br />

stati riportati alla luce i più antichi reperti di ossa animali e umane (Homo erectus) del territorio<br />

triestino, risalenti a un periodo fra i 500.000 ai 700.000 anni fa;<br />

• grotte censite nel catasto delle grotte come 414 VG, 4482 VG e 4468 VG, le ultime due con<br />

reperti archeologici risalenti all’epoca dei castellieri;<br />

• il castelliere di Visogliano sulla cima del rilievo Hrib dietro al paese;<br />

San Mauro, patrono del paese.<br />

Visogliano, la piccola cappella della<br />

Vergine Maria, detta anche Santa<br />

Natburga <strong>da</strong>gli abitanti del luogo.<br />

87


Malchina, la piazza del paese<br />

con la chiesa di San Nicola.<br />

88<br />

• segno religioso con la statua della Madonna, impropriamente detta Santa Natburga; in realtà<br />

prima del 1942 il segno dedicato a questa santa era collocato sulla facciata della casa della<br />

famiglia Šuc (al n° 2), dove oggi si trova una lapide che ricor<strong>da</strong> l’incendio del paese.<br />

Infrastrutture turistiche<br />

Un ristorante e nel corso dell’anno anche una osmizza.<br />

Altre curiosità<br />

• le ferrovie italiane propongono ai ciclisti alcuni itinerari che partono <strong>da</strong>lla stazione e proseguono<br />

verso i paesi del <strong>Carso</strong>.<br />

10. MALCHINA/MAVHINJE<br />

<strong>Il</strong> paese, situato in una zona relativamente pianeggiante a 3 km sud-est del Monte Erma<strong>da</strong>, ha una<br />

struttura addensata e allungata lungo la diramazione per Visogliano.<br />

Popolazione: 239 abitanti (nel 2003). Altitudine: 180 m.<br />

Come arrivare<br />

<strong>Il</strong> paese è raggiungibile <strong>da</strong> Visogliano, <strong>da</strong> Sistiana via Ceroglie e <strong>da</strong> Precenico (strade provinciali<br />

asfaltate). Dal cimitero si dirama in direzione di Ceroglie la vecchia stra<strong>da</strong> asfaltata che un tempo<br />

proseguiva fino a Brestovica pri Komnu. Oggi la stra<strong>da</strong> è interrotta <strong>da</strong>l confine di stato, come pure<br />

la stra<strong>da</strong> bianca che porta a Gorjansko, che nell’ultimo decennio è stata eccezionalmente aperta al<br />

libero transito pedonale in occasione di una marcia transfrontaliera, organizzata nell’ambito delle<br />

manifestazioni “Confini aperti”. <strong>Il</strong> paese è servito nei giorni feriali <strong>da</strong> una linea dei trasporti urbani.<br />

Cenni storici<br />

<strong>Il</strong> paese viene citato per la prima volta in uno scritto del 1113 con il nome di Malchinasella, successivamente<br />

in un documento del 1305. L’urbario di <strong>Duino</strong> per l’anno 1525 rileva la presenza nel<br />

paese di 25 abitanti, mentre tre secoli più tardi il loro numero era cresciuto di ben otto volte. Ai tempi<br />

della monarchia austro-ungarica Malchina aveva il proprio sin<strong>da</strong>co e di questo comune faceva<br />

parte anche Sistiana. Per quanto riguar<strong>da</strong> l’aspetto ecclesiastico divenne sede parrocchiale, <strong>da</strong> cui<br />

dipendeva anche Sistiana con funzione di succursale. Durante la prima guerra mondiale nel paese<br />

venne posizionata una postazione dell’artiglieria austro-ungarica; l’abitato subì gravi <strong>da</strong>nni. Durante<br />

la secon<strong>da</strong> guerrra mondiale, il 16.8.1944, gli occupatori diedero alle fiamme il paese, mentre gli<br />

uomini furono deportati in Germania.<br />

Personaggi importanti<br />

MIRKO FILEJ, (Me<strong>da</strong>na 1912 – Gorizia 1962), musicista, uomo di cultura, sacerdote di Malchina<br />

tra il 1938 e il 1951; responsabile delle attività musicali e culturali nell’Isontino.<br />

JANKO FURLAN, (Malchina 1888 – Aurisina 1967) insegnante, pubblicista, promotore economico,<br />

traduttore, saggista e autore di scritti sull’agricoltura.<br />

Curiosità<br />

• la Chiesa di San Nicola consacrata nel 1768. Da fonti storiche la prima chiesa di Malchina,


probabilmente dedicata a Santa Domenica, risalirebbe al 1305. <strong>Il</strong> campanile accanto alla chiesa<br />

fu costruito nel 1796;<br />

• segni religiosi: sulle case ai numeri 41, 42 e 47, segno votivo sulla Gorišca, dedicato a<br />

Sant’Apollonia;<br />

• lapide in memoria dell’incendio al paese, affissa alla facciata dell’ex sede del comune di<br />

Malchina nella piazza centrale, non lontano <strong>da</strong>lla chiesa di San Nicola;<br />

• sorgente Studenec a circa 150 metri a sud del cimitero;<br />

• solchi di carreggiate sull’antica stra<strong>da</strong> romana sotto il Monte Sambuco/Bazgonov vrh a<br />

circa 3 km a nord del paese.<br />

Infrastrutture turistiche<br />

Nella parte nord dell’abitato un ristorante, sulla stra<strong>da</strong> per Ceroglie una trattoria, un agriturismo è<br />

aperto tutto l’anno, saltuariamente quattro osmizze.<br />

Altre curiosità<br />

• l’associazione culturale organizza ogni secon<strong>da</strong> estate il Festival delle Compagnie di teatro<br />

amatoriale che richiama nella sulla piazza centrale del paese numerosi visitatori;<br />

• il sentiero dei “Confini aperti” <strong>da</strong> Malchina a Gorjansko è lungo 5 km. Un tempo collegava le<br />

località del <strong>Carso</strong> di Comeno con Monfalcone;<br />

• quale sia stato il rapporto di sudditanza dei contadini di Malchina nei confronti del conte di<br />

<strong>Duino</strong> può essere comprovato anche <strong>da</strong> un <strong>da</strong>to, secondo cui nel XVIII secolo gli abitanti di<br />

Malchina dovevano cedergli ogni anno 4 galline, 4 galli, 3 carretti di legno e due carri di fieno.<br />

11. CEROGLIE/CEROVLJE<br />

<strong>Il</strong> paese è situato in una zona relativamente pianeggainte a sud-est del Monte Erma<strong>da</strong>/Grma<strong>da</strong><br />

(323 m). <strong>Il</strong> paese ha una struttura sparsa con una decina di case che si distanziano <strong>da</strong>l nucleo<br />

centrale e situate in prossimità del bivio stra<strong>da</strong>le tra Sistiana e Malchina. Fino a poco tempo fa nel<br />

paese prevaleva un’economia di carattere rurale. In prossimità del paese ci sono due grossi allevamenti<br />

di pecore e bovini<br />

Popolazione: 157 abitanti (nel 2003). Altitudine: 134 m.<br />

Come arrivare<br />

<strong>Il</strong> paese è raggiungibile <strong>da</strong> Sistiana<br />

e <strong>da</strong> Malchina. Una stra<strong>da</strong><br />

bianca, attualmente interrotta <strong>da</strong>l<br />

confine di stato, collega l’abitato di<br />

Ceroglie a Brestovica pri Komnu. <strong>Il</strong><br />

paese è servito nei giorni feriali <strong>da</strong><br />

una linea dei trasporti urbani.<br />

La cappella dei Santi Cirillo<br />

e Metodio a Ceroglie.<br />

89


90<br />

Cenni storici<br />

<strong>Il</strong> paese viene citato per la prima volta negli annali di <strong>Duino</strong> del 1494 nella forma di Zirolach; la denominazione<br />

deriva <strong>da</strong>lla parola “cer” (cerro-quercia). Nel passato una stra<strong>da</strong> collegava il paese a<br />

Gorizia, passando per Brestovica pri Komnu. Durante la prima guerra mondiale il fronte cominciò a<br />

lambire il paese, per cui molti abitanti si rifugiarono nell’entroterra, altri se ne an<strong>da</strong>rono più lontano,<br />

nella regione della Štajerska oppure in Germania. Durante la secon<strong>da</strong> guerra mondiale (16 agosto<br />

1944) i tedeschi e i loro alleati italiani diedero fuoco al paese per vendicare l’attacco partigiano alla<br />

linea ferroviaria al di là dell’Erma<strong>da</strong>.<br />

Curiosità<br />

• cappella dei Santi Cirillo e Metodio, di nuova costruzione; in precedenza a Ceroglie non<br />

esisteva alcuna chiesa. È stata consacrata il 4 settembre 1988;<br />

• castellieri: sul Monte Erma<strong>da</strong>/Grma<strong>da</strong>, 323m, sul Gabrnjak/Mte Grma<strong>da</strong> Inferiore (300m),<br />

Castelliere di Ceroglie/Ojstri vrh ( 215m), Castelliere di Ceroglie/ Vrtača (173m), su una piccola<br />

altura ca. 500 metri a nord del paese, sul Frščak (193m), su un rilievo a nord-est di <strong>Duino</strong>/Castelliere<br />

a quota 193m;<br />

• sentieri: stra<strong>da</strong> per Coisce, in parte asfaltata, segnata, interessante per la presenza della<br />

tipica flora carsica, panoramica. Lunghezza del percorso: 2,2 km; salita sull’Erma<strong>da</strong> (sentiero<br />

marcato): il luogo fu teatro di duri scontri durante la Grande Guerra; punto panoramico;<br />

la grotta “Pejca” sull’Erma<strong>da</strong>/Grotta del M.te Erma<strong>da</strong> con tutta una serie di cunicoli e gallerie,<br />

adibita a ospe<strong>da</strong>le durante la prima guerra mondiale. Lunghezza del percorso 2 km.<br />

Infrastrutture turistiche<br />

Una trattoria e durante l’anno due osmizze.<br />

Altre curiosità<br />

• a nord-ovest del paese, nella zona chiamata “p’r svetmu Miklavžu”, esistevano prima della<br />

prima guerra mondiale diverse sculture raffiguranti San Nicola;<br />

• fino a Brestovica pri Komnu, che si trova <strong>da</strong>lla parte slovena, conduce una stra<strong>da</strong> bianca, che<br />

sarà inaccessibile fino al 2007 (ripristino del confine di Schengen).<br />

Gerani (Pelargonium) in un<br />

vaso di pietra.


12. MEDEAZZA/MEDJEVAS<br />

<strong>Il</strong> paese a struttura raccolta, un tempo denominato “Medja vas”, situato a nord-ovest del Monte<br />

Erma<strong>da</strong> si estende nel mezzo di una natura tranquilla, tanto <strong>da</strong> offrire un’immagine idillica di vita<br />

contadina. A sud-est si aprono delle belle e ampie doline, nella parte rivolta a sud si può invece<br />

godere di uno straordinario panorama su San Giovanni di <strong>Duino</strong>, Monfalcone, Grado e sul Golfo di<br />

Trieste.<br />

Popolazione: 83 abitanti (anno 2003). Altitudine: 135 m.<br />

Come arrivare<br />

<strong>Il</strong> paese è rimasto quasi privo di collegamenti stra<strong>da</strong>li <strong>da</strong>l momento in cui sull’Erma<strong>da</strong> è stata tracciata<br />

la linea di confine di stato. Pertanto vi si può accedere solamente <strong>da</strong> San Giovanni di <strong>Duino</strong>,<br />

ovvero <strong>da</strong> una diramazione della stra<strong>da</strong> statale 55 per Gorizia situata in prossimità del ponte sull’autostra<strong>da</strong>.<br />

Cenni storici<br />

In passato il paese era attraversato <strong>da</strong> strade che <strong>da</strong>l mare portavano a Brestovica pri Komnu e<br />

verso il <strong>Carso</strong> fino a Gorizia. Negli anni 1916-1917 il paese fu raso al suolo, essendo l’estremo<br />

punto sud del fronte dell’Isonzo. Nel primo dopoguerra gli abitanti del luogo ricostruirono le loro<br />

case, ma il 16 agosto del 1944 i tedeschi incendiarono il paese per vendicare l’attentato partigiano<br />

alla linea ferroviaria.<br />

Curiosità<br />

• segno votivo del Cuore di Gesù, che prima della Grande guerra fu consacrato ai Santi Cirillo<br />

e Metodio;<br />

• punto di partenza dei sentieri segnati verso l’Erma<strong>da</strong> o passando per Coisce/Kohišče verso<br />

Ceroglie.<br />

Infrastrutture turistiche<br />

Nel paese si trova una trattoria. Durante tutti i mesi dell’anno sono aperti a turno diversi agriturismi<br />

e osmizze. Due contadini offrono prodotti caseari, in particolare ricotta e formaggio.<br />

Altre curiosità<br />

• il paese è noto per le feste di carnevale, quando tutto il paese partecipa alla creazione di carri<br />

allegorici e costumi per poi prender parte alle diverse sfilate sul <strong>Carso</strong> e in Friuli.<br />

Medeazza, vista <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> sulla<br />

cartiera Burgo, la maggiore industria<br />

presente sul <strong>Carso</strong> di Trieste.<br />

Medeazza, cappella.<br />

91


San Giovanni di <strong>Duino</strong> deve<br />

il suo nome al patrono San<br />

Giovanni Battista. In questo<br />

luogo sorge <strong>da</strong>l sottosuolo<br />

carsico il fiume Timava. Nel<br />

passato esisteva qui anche un<br />

piccolo porto, <strong>da</strong> cui salpava per<br />

i mari del mondo la Bella Vi<strong>da</strong>.<br />

“i Lupi di Toscana”, nelle vicinanze<br />

della chiesa nuova a San<br />

Giovanni di <strong>Duino</strong>, ci ricor<strong>da</strong>no<br />

i sol<strong>da</strong>ti che in questo luogo<br />

persero la vita durante la prima<br />

guerra mondiale.<br />

92<br />

13. SAN GIOVANNI DI DUINO/ ŠTIVAN<br />

San Giovanni di <strong>Duino</strong> è oggi un piccolo paese alle fonti del fiume Timavo. Situato a sud-ovest del<br />

Monte Erma<strong>da</strong> è l’ultimo paese del Comune situato al confine tra i Comuni di Monfalcone e Doberdò<br />

del Lago. La parte superiore del paese è attraversata <strong>da</strong>ll’autostra<strong>da</strong> e <strong>da</strong>lla linea ferroviaria<br />

Trieste-Venezia.<br />

Popolazione: 180 abitanti (anno 2003). Altitudine: 0-60 m.<br />

Come arrivare<br />

<strong>Il</strong> paese si estende in prossimità dell’incrocio tra la stra<strong>da</strong> statale Trieste-Monfalcone e la statale<br />

per Gorizia.<br />

Cenni storici<br />

Nell’epoca romana San Giovanni di <strong>Duino</strong> era una rinomata località presso le fonti del Timavo<br />

– “statio fontis Timavi”; nelle immediate vicinanze c’era un porto, il “lacus Timavi”, <strong>da</strong> dove si diramavano<br />

le strade per l’Isontino e le strade che attraverso il <strong>Carso</strong> raggiungevano la Valle del Vipava,<br />

altre strade portavano a Trieste, in Istria e in Dalmazia, altre ancora conducevano ad Aquileia, in<br />

Friuli e a Venezia. Nel corso delle grandi migrazioni su queste terre si consolidò la presenza del<br />

popolo slavo. Nel VI secolo i benedettini costruirono un monastero, <strong>da</strong> dove ebbe inizio il processo<br />

di cristianizzazione dei territori dell’est. La chiesa di San Giovanni in Tuba e il monastero furono<br />

assoggettati ad Aquileia. Questa chiesa fu in passato un’importante meta di pellegrinaggio e <strong>da</strong>ta la<br />

sua posizione strategica fu più volte distrutta e ricostruita. Nel 1290 papa Nicola VI affidò il monastero<br />

e la chiesa di San Giovanni ai conti di <strong>Duino</strong>. I gua<strong>da</strong>gni principali provenivano <strong>da</strong>l commercio<br />

e <strong>da</strong>i trasporti, <strong>da</strong>lla viticoltura e <strong>da</strong>ll’olivicoltura, <strong>da</strong>ll’allevamento di ovini, <strong>da</strong>lla pesca e <strong>da</strong>i mulini,<br />

<strong>da</strong>lle segherie e <strong>da</strong>i frantoi sul Timavo.<br />

<strong>Il</strong> porto di San Giovanni di <strong>Duino</strong> era un importante centro economico fino agli inizi del XVIII secolo,<br />

quando ebbe inizio l’ascesa del porto franco di Trieste. Con la decadenza del porto cominciò a decadere<br />

anche il paese che fu definitivamente raso al suolo durante la prima guerra mondiale, che<br />

vide il fronte dell’Isonzo avanzare fino all’Erma<strong>da</strong>. Dopo la guerra il paese fu ricostruito, sebbene<br />

con ubicazione diversa. La nuova chiesa di San Giovanni Battista venne costruita nel 1932; l’antica<br />

chiesa fu restaurata solo dopo la secon<strong>da</strong> guerra mondiale <strong>da</strong>l governo militare alleato. Durante<br />

i conflitti furono distrutti anche il vecchio cimitero e i monumenti collocati attorno alla chiesa. Così<br />

oggi non esiste più traccia del ragguardevole passato di questo luogo.<br />

Curiosità<br />

• la Chiesa di San Giovanni in Tuba sorse su fon<strong>da</strong>menta precristiane, in quanto il luogo fu <strong>da</strong><br />

sempre considerato mistico proprio per la presenza delle copiose risorgive. La chiesa fu gravemente<br />

<strong>da</strong>nneggiata durante la prima guerra mondiale; durante gli interventi di restauro negli<br />

anni cinquanta vennero scoperti diversi strati di vecchie fon<strong>da</strong>menta. La cappella più antica fu<br />

eretta agli inizi del V secolo, quando un certo Giovanni <strong>da</strong> Damasco vi murò le reliquie dei Santi<br />

Giovanni Evangelista, Stefano, Giorgio e Lorenzo. Probabilmente risale allo stesso periodo<br />

anche la costruzione del primo monastero, di cui però esiste solo una documentazione scritta.<br />

La chiesa attuale fu fatta erigere <strong>da</strong>i conti Wallsee tra il 1399 e il 1472. L’alto edificio a navata<br />

centrale è di stile gotico, così come il presbiterio con tre finestre verticali. Nella sacrestia sono<br />

conservate alcune lapidi con iscrizione, ad esempio una nota del patriarca Ulderik Eppenstein<br />

del 1113, che rinvenne delle reliquie nascoste e che nello stesso anno allargò la chiesa attorno<br />

alla cappella. Fino alla prima guerra mondiale la chiesa era circon<strong>da</strong>ta <strong>da</strong> un cimitero che fu<br />

in seguito distrutto. L’antica chiesa può essere visitata solo previo accordo con il parroco della<br />

parrocchia di San Marco del Villaggio del Pescatore;<br />

• la Chiesa Nuova di San Giovanni Battista fu realizzata nel 1932 come risarcimento dei <strong>da</strong>nni<br />

della guerra. La navata è a pianta ottagonale, impreziosita nel 1937 con affreschi e alcune


sculture di Avgust Černigoj, mentre all’esterno è stata collocata nel 1929 la statua dell’Angelo<br />

della pace dello scultore France Gorše;<br />

• resti del Santuario del dio Mithra/Mitreo o anche Caverna del dio Mithra nei pressi della<br />

torre piezometrica alle pendici del Monte Erma<strong>da</strong> – Quota 170/Mali Škrnjak, sotto la linea ferroviaria;<br />

il sito è recintato;<br />

• mosaici romani – resti di una stazione postale romana (“mansio fons Timavi”) all’interno<br />

dell’Acquedotto Ran<strong>da</strong>ccio; la zona è recintata ed è vietato l’accesso;<br />

• carreggiate romane sono ancora visibili nei pressi del monumento ai Lupi di Toscana, all’inizio<br />

del paese se veniamo <strong>da</strong> <strong>Duino</strong>;<br />

• diversi monumenti sotto la chiesa nuova ricor<strong>da</strong>no le terribili vicende della prima guerra<br />

mondiale;<br />

• le quattro foci del Timavo ricche di vegetazione mediterranea;<br />

• esemplare di sommacco centenario (circonferenza 1 m, altezza 7 m) che cresce tra i pioppi<br />

in prossimità della vecchia chiesa e rappresenta un’eccezionale peculiarità dendrologica;<br />

• passeggiata lungo il fiume Timavo, attraversando i luoghi dove un tempo sorgevano mulini<br />

e segherie; il sentiero asfaltato e ad uso esclusivamente pedonale conduce fino al Villaggio del<br />

Pescatore;<br />

• castelliere a quota 170 dell’Erma<strong>da</strong>/Mali Škrnjak 750 m a est di San Giovanni di <strong>Duino</strong>.<br />

Infrastrutture turistiche<br />

In prossimità della stra<strong>da</strong> statale si trova una trattoria, poco più avanti un negozio di alimentari e<br />

uno di articoli sportivi.<br />

Altre curiosità<br />

• zona di pompaggio dell’acqua per l’acquedotto di Trieste- Acquedotto Ran<strong>da</strong>ccio e la cartiera<br />

Burgo, tra il Timavo e il Lisert/Moščenice.<br />

14. RIBIŠKO NASELJE/VILLAGGIO DEL PESCATORE<br />

<strong>Il</strong> paese è situato tra le fonti del Timavo e l’inizio della costa rocciosa, dove furono rinvenuti fossili di<br />

dinosauro o più esattamente di adrosauro. <strong>Il</strong> villaggio fu costruito artificialmente agli inizi degli anni<br />

cinquanta per i profughi istriani. Sull’isola, collegata al paese <strong>da</strong> un ponte, c’è un campo sportivo<br />

e altri spazi ricreativi; lungo tutta la costa fino alle fonti del Timavo è in funzione una marina per<br />

nautica <strong>da</strong> diporto e pescherecci.<br />

Popolazione: 333 abitanti (nel 2003). Altitudine: 1-10 m.<br />

La popolazione del luogo non ha una denominazione particolare; il toponimo è Bokadin.<br />

Come arrivare<br />

Al villaggio è possibile accedere <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> statale tra <strong>Duino</strong> e San Giovanni di <strong>Duino</strong>; un autobus<br />

di linea collega regolarmente la località con Monfalcone e Trieste. Dal villaggio parte un sentiero che<br />

conduce alle fonti del Timavo e a San Giovanni di <strong>Duino</strong>.<br />

Cenni storici<br />

Nell’immediato dopoguerra il Governo militare alleato e in seguito lo stato italiano espropriarono<br />

gli abitanti del luogo delle terre (366.609 m 2 ) per costruire un villaggio per gli esuli istriani, che si<br />

La Chiesa Nuova di San<br />

Giovanni Battista con la statua<br />

dell’Angelo della pace.<br />

La tradizione della pesca sulla<br />

costa fu ripresa <strong>da</strong>gli esuli istriani<br />

del Villaggio del pescatore.<br />

93


94<br />

occupavano prevalentemente di pesca. Nel 1960 fu costituita la parrocchia di San Marco al Timavo,<br />

del tutto autonoma, e ad essa la sede vescovile assoggettò tutte le terre a sud della statale 14 e la<br />

storica chiesa di San Giovanni in Tuba a San Giovanni di <strong>Duino</strong>.<br />

Curiosità<br />

• giacimento di fossili di dinosauro sul versante roccioso del paese, dove probabilmente verrà<br />

allestito un museo e costruito un albergo;<br />

• la macchia mediterranea nella zona della Cernizza costituisce un esempio di cenosi del leccio<br />

e della sue presenza più settentrionale in Europa; la macchia si estende su tutto il territorio<br />

compreso tra il Villaggio del Pescatore a <strong>Duino</strong>;<br />

• il porticciolo con numerosi attracchi, officine per riparazioni e uno squero;<br />

• infrastrutture sportive e spazi ricreativi sull’isola e sulla costa.<br />

Infrastrutture turistiche<br />

Nel villaggio ci sono tre buoni ristoranti, in particolare di pesce, due pescherie, un bar e uno squero<br />

per la riparazione di natanti. Sull’isola si trova un campo <strong>da</strong> tennis e uno di calcio.<br />

Altre curiosità<br />

• Chi desidera visitare la chiesa San Giovanni in Tuba a San Giovanni di <strong>Duino</strong>, deve rivolgersi<br />

al parroco al Villaggio del Pescatore.<br />

15. DUINO/DEVIN<br />

<strong>Duino</strong> è situato tra il versante meridionale del<br />

M.te Erma<strong>da</strong>/Grma<strong>da</strong> (323 m) e la costa del<br />

Mare Adriatico, che è scoscesa in direzione di<br />

Sistiana per abbassarsi gradualmente in direzione<br />

di San Giovanni di <strong>Duino</strong>.<br />

Popolazione: 1.384 abitanti (anno 2003)<br />

Altitudine: 0-65 m.<br />

Come arrivare<br />

<strong>Il</strong> paese si sviluppa lungo la stra<strong>da</strong> statale 14 che<br />

collega Trieste con il Friuli e con le altre regioni<br />

italiane. L’entrata in autostra<strong>da</strong> è in direzione di<br />

Venezia, mentre l’uscita in direzione di Trieste.<br />

Nei mesi estivi il porto di <strong>Duino</strong> è collegato via<br />

mare con Trieste.<br />

Cenni storici<br />

<strong>Il</strong> paese ha origini medievali; inizialmente si sviluppò attorno al vecchio castello arroccato su uno<br />

sperone roccioso a precipizio sul mare, in seguito attorno al nuovo che risale al XIV secolo. Le scoperte<br />

archeologiche hanno dimostrato la presenza continua di insediamenti abitativi a partire <strong>da</strong>lla<br />

tar<strong>da</strong> età del rame fino all’età del ferro e all’epoca romana; a sud il villaggio era protetto <strong>da</strong> mura


di forma semicircolare; il centro storico, situato in prossimità del castello, ha una struttura raccolta,<br />

attraversata <strong>da</strong> stretti vicoli e <strong>da</strong> una via principale detta “ulica”. Col trascorrere del tempo il paese<br />

si è ingrandito notevolmente in particolar modo lungo l’asse stra<strong>da</strong>le. In passato le principali fonti<br />

di sostentamento per la gente del luogo erano l’agricoltura e la pesca; si gua<strong>da</strong>gnava anche con il<br />

commercio nel porto di San Giovanni di <strong>Duino</strong> o prestando servizio al castello. Cent’anni fa è stato<br />

costruito uno dei primi stabilimenti (“fabrika”) per la salatura del pesce; importante era anche la fiera<br />

equina di <strong>Duino</strong>.<br />

Oggi <strong>Duino</strong> è conosciuto per il suo castello, proprietà del principe Carlo della Torre e Tasso e della<br />

sua famiglia, ma anche per il Collegio del Mondo Unito dell’Adriatico, una scuola internazionale che<br />

prepara gli studenti provenienti <strong>da</strong> tutto il mondo alla frequenza delle migliori Università. Le pittoresche<br />

falesie di <strong>Duino</strong>, l’imponente castello e il porto ai piedi del vecchio castello ispirarono artisti,<br />

scrittori, poeti, pittori e musicisti; su queste sponde nacque il mito sloveno della Bella Vi<strong>da</strong>.<br />

Personaggi importanti<br />

IVAN PLES, (<strong>Duino</strong> 1886 – <strong>Duino</strong> 1958), dottore in legge (1914), promotore dell’economia, pubblicista<br />

specializzato in economia, prima della Prima guerra mondiale presidente della Società di<br />

lettura e canto Ladija di <strong>Duino</strong>. Durante il plebiscito in Carinzia fece parte della Commissione internazionale<br />

in qualità di consulente legale.<br />

ANDREJ VOLARIČ – HRABROSLAV, (Kobarid 1863 – <strong>Duino</strong> 1895), compositore e insegnante<br />

(prestò servizio a Kobarid, Tolmin, Livek, Kozana e negli anni 1892 – 95 a <strong>Duino</strong>); promotore dell’attività<br />

culturale, soprattutto come cantante e direttore di coro.<br />

GREGORIO ALASIA (Sommaripa del Bosco in Piemonte 1578 – Roma 1626) membro dell’ordine<br />

<strong>Duino</strong>, le rovine del castello<br />

antico sullo scoglio.<br />

<strong>Il</strong> Castello di <strong>Duino</strong> <strong>da</strong>l<br />

Sentiero Rilke.<br />

95


<strong>Duino</strong>, monumento in ricordo<br />

della rivolta contadina del 1713.<br />

96<br />

L’entrata interna al<br />

castello di <strong>Duino</strong>.<br />

dei serviti, nel 1601 si recò a <strong>Duino</strong> dove fondò il monastero dei serviti e la scuola per i figli della<br />

nobiltà. Qui compilò il primo vocabolario italiano-sloveno, edito nel 1607 a Udine con il titolo Vocabolario<br />

Italiano e Schiavo. <strong>Il</strong> prontuario comprende un dizionario (2.617 lemmi), un po’ di grammatica<br />

e altri scritti.<br />

Curiosità<br />

• le rovine del Castello antico risalente al XII secolo e ai suoi piedi lo scoglio della Dama<br />

bianca (Scoglio di Dante), alla quale si ispirano numerose leggende;<br />

• il Sentiero Rilke (vedi Sistiana);<br />

• il Bosco della Cernizza, un’ampia zona di tutela del leccio che si estende <strong>da</strong>ll’estrema parte<br />

ovest di <strong>Duino</strong> fino al Villaggio del Pescatore;<br />

• il Castello di <strong>Duino</strong>, eretto <strong>da</strong>i Wallsee attorno al 1363, fu sede della signoria di <strong>Duino</strong>, che<br />

a quel tempo, attraverso il <strong>Carso</strong> e la regione della Notranjska, si estendeva <strong>da</strong>lla Valle del<br />

Vipava fino a Fiume. Nel corso di tutti i secoli successivi e fino ad oggi il castello ha svolto<br />

un importante ruolo politico, economico e culturale. Si dice che fu visitato anche <strong>da</strong> Dante; il<br />

castello ospitò molti illustri scrittori e poeti come Mark Twain, Paul Valery, Rainer Maria Rilke,<br />

Hugo von Hofmannsthal e Gabriele D’Annunzio, i compositori Johann Strauss e Franz Lizst,<br />

nonché numerosi membri della famiglia imperiale asburgica e dell’aristocrazia in genere. <strong>Il</strong><br />

castello e il parco di <strong>Duino</strong> sono aperti al pubblico <strong>da</strong> marzo a novembre; in esso ci sono innumerevoli<br />

pezzi d’arte e rarità antiche. <strong>Il</strong> castello è tuttora residenza <strong>da</strong>lla famiglia aristocratica<br />

dei Torre e Tasso, il che lo rende ancor più interessante;<br />

• Chiesa del Santo Spirito del 1591, situata in prossimità delle mura del castello fu un tempo<br />

parte integrante del monastero dei serviti. La costruzione fu seguita <strong>da</strong> padre Gregorio Alasia<br />

<strong>da</strong> Sommaripa, che <strong>da</strong>l Piemonte giunse a <strong>Duino</strong> con l’incarico di fon<strong>da</strong>re una scuola per i figli<br />

degli aristocratici e per i religiosi. Presso la famiglia del castello imparò lo sloveno e compilò<br />

un vocabolario italiano-sloveno per l’uso quotidiano;<br />

• due monumenti commemorativi all’incrocio principale di fronte all’entrata del castello: una<br />

lapide in memoria dei caduti del luogo durante la secon<strong>da</strong> guerra mondiale e un monumento<br />

in ricordo della rivolta contadina del 1713;<br />

• la vecchia scuola vicino alla piazza, costruita <strong>da</strong>gli abitanti sloveni per i loro figli nel 1903<br />

come reazione alla scuola costruita cinque anni prima <strong>da</strong>lla Lega Nazionale con l’intento di<br />

italianizzare il paese. Oggi l’edificio della vecchia scuola “slovena” ospita il Collegio del Mondo<br />

Unito dell’Adriatico, l’edificio della scuola “italiana” la stazione dei carabinieri. Entrambe le<br />

scuole dell’obbligo, sia quella con lingua d’insegnamento italiana “D.Alighieri” sia quella con<br />

lingua d’insegnamento slovena “J.Jurčič”, oggi trovano sede in un nuovo edificio al centro del<br />

paese;<br />

• il cimitero è comune per le frazioni di <strong>Duino</strong> e San Giovanni di <strong>Duino</strong>; accanto agli stimati<br />

abitanti del luogo vi riposa il musicista Andrej Hrabroslav Volarič.<br />

Infrastrutture turistiche<br />

Nel paese c’è una banca, la posta, un ambulatorio, un distributore di benzina, un meccanico, negozi<br />

vari, un negozio di attrezzature marine, una panetteria, un fioraio, un parrucchiere, diversi ristoranti,<br />

due ristoranti di pesce nella zona del porto, diversi alberghi e pensioni, sull’autostra<strong>da</strong> una stazione<br />

di servizio e un motel.<br />

Altre curiosità<br />

• Nel paese operano attive diverse associazioni culturali e sportive, particolarmente viva è la<br />

tradizione del canto.


RINGRAZIAMENTO<br />

Ringraziamo tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questa gui<strong>da</strong>.<br />

Un ringraziamento particolare va<strong>da</strong> agli abitanti dei paesi presentati, per la<br />

disponibilità dimostrata nei confronti dei giovani etnologi e degli altri ricercatori,<br />

che nelle loro case hanno avuto l’opportunità di scoprire quali fossero i ritmi che<br />

hanno scandito la vita degli uomini e della comunità così in passato come oggi.<br />

Un grazie di cuore ai Presidenti delle singole Comunità e ai parroci per la rettifica<br />

degli errori e gli ulteriori chiarimenti. Ringraziamo, inoltre, il personale del Centro di<br />

Ricerca Scientifica presso l’Accademia Slovena (ZRC-SAZU), Branko Vreš, Boštjan<br />

Štolfa, Olga Abram, Nataša Lapanja, Andrej Jazbec, Emil Švara e Jože Švagelj per<br />

l’assistenza professionale. Ringraziamo l’Unione Europea e il Comune di Komen che<br />

hanno finanziato la pubblicazione di questa gui<strong>da</strong>. Un grazie va<strong>da</strong> pure a tutti quei<br />

collaboratori professionali che con i loro consigli, suggestioni e osservazioni hanno<br />

impreziosito la nostra ricerca e la nostra gui<strong>da</strong>.<br />

Dal castello di <strong>Duino</strong> fino al<br />

mare si estende il giardino,<br />

estremamente ben curato.<br />

97


98<br />

10. SOMMARIO<br />

1. PREMESSA.........................................................................................................3<br />

2 INTRODUZIONE............................................................ .......................................4<br />

<strong>Il</strong> Comune di Komen..................................................................................................4<br />

<strong>Il</strong> Comune di <strong>Duino</strong>-Aurisina/<strong>Devin</strong>-Nabrežina..........................................................4<br />

3. QUADRO NATURALISTICO................................................................................7<br />

Geologia e geomorfologia.........................................................................................7<br />

Condizioni climatiche.................................................................................................8<br />

Vegetazione...........................................................................................................8<br />

Fauna.....................................................................................................................9<br />

4. QUADRO STORICO........................................................................................13<br />

Preistoria..............................................................................................................13<br />

L’Antichità classica..................................................................................................13<br />

<strong>Il</strong> Medioevo..............................................................................................................14<br />

L’età moderna..........................................................................................................15<br />

La prima guerra mondiale.........................................................................................17<br />

<strong>Il</strong> periodo tra le due guerre........................................................................................18<br />

La secon<strong>da</strong> guerra mondiale....................................................................................19<br />

<strong>Il</strong> periodo del secondo dopoguerra...........................................................................19<br />

5. PERSONAGGI IMPORTANTI TRA ŠTANJEL E DUINO..................................23<br />

6. IL CARSO E LA SUA GENTE............................................................................29<br />

Attività economiche tradizionali...............................................................................29<br />

1. L’agricoltura...........................................................................................29<br />

2. Artigianato locale ...................................................................................31<br />

Gli abitati e le case carsiche...................................................................................32<br />

Feste tradizionali sul <strong>Carso</strong>: usi e costumi................................................................35<br />

Arti figurative............................................................................................................37<br />

7. PRESENTAZIONE DELLE FRAZIONI DEL COMUNE DI KOMEN...............41<br />

1. Comunità di ŠTANJEL..............................................................................41<br />

2. Comunità di KOBDILJ..............................................................................44<br />

3. Comunità di GORNJA BRANICA (Koboli, Večkoti, Čehovini,<br />

Dolanci, Kodreti, Trebižani).......................................................................46<br />

4. Comunità di LISJAKI (Lisjaki, Čipnje).......................................................48<br />

5. Comunità di LUKOVEC.............................................................................50<br />

6. Comunità di HRUŠEVICA.........................................................................51


7. Comunità di KOBJEGLAVA-TUPELČE ...........................................................................52<br />

8. Comunità di GABROVICA-COLJAVA .............................................................................54<br />

9. Comunità di TOMAČEVICA.............................................................................................56<br />

10. Comunità di MALI DOL...................................................................................................58<br />

11. Comunità di KOMEN (Komen, Divči, ).............................................................................59<br />

12. Comunità di ŠKRBINA (Škrbina, Rubije, Šibelji)..............................................................62<br />

13. Comunità di SVETO.........................................................................................................64<br />

14. Comunità di PRESERJE..................................................................................................65<br />

15. Comunità di IVANJI GRAD-ZAGRAJEC...........................................................................66<br />

16. Comunità di GORJANSKO (Gorjansko, Nadrožica)........................................................67<br />

17. Comunità di KLANEC......................................................................................................69<br />

18. Comunità di BRESTOVICA PRI KOMNU (Brestovica pri Komnu, Vale).........................70<br />

19. Comunità di VOLČJI GRAD ...........................................................................................72<br />

20. Comunità di BRJE PRI KOMNU (Brje pri Komnu, Škofi)................................................74<br />

8. PRESENTAZIONE DELLE FRAZIONI DEL COMUNE DI<br />

DUINO-AURISINA/DEVIN-NABREŽINA..................................................................................77<br />

1. TERNOVA PICCOLA/TRNOVCA....................................................................................77<br />

2. PREPOTTO/PRAPROT..................................................................................................78<br />

3. SAN PELAGIO/ŠEMPOLAJ.............................................................................................79<br />

4. PRECENICO/PREČNIK..................................................................................................80<br />

5. SLIVIA/SLIVNO...............................................................................................................80<br />

6. AURISINA/NABREŽINA..................................................................................................82<br />

7. SISTIANA/SESLJAN.......................................................................................................84<br />

8. BORGO SAN MAURO/NASELJE SV. MAVRA................................................................86<br />

9. VISOGLIANO/VIŽOVLJE................................................................................................87<br />

10. MALCHINA/MAVHINJE...................................................................................................88<br />

11. CEROGLIE/CEROVLJE..................................................................................................89<br />

12. MEDEAZZA/MEDJEVAS.................................................................................................91<br />

13. SAN GIOVANNI DI DUINO/ŠTIVAN................................................................................92<br />

14. VILLAGIO DEL PESCATORE/RIBIŠKO NASELJE..........................................................93<br />

15. DUINO/DEVIN................................................................................................................94<br />

9. SOMMARIO�<br />

99


100<br />

IL CARSO DA ŠTANJEL A DUINO/DEVIN<br />

Re<strong>da</strong>ttrice: Jasna Fakin con la collaborazione di Erik Modic<br />

Autori dei testi:<br />

Jasna Fakin, docente di storia, etnologa e antropologa culturale, giovane ricercatrice presso l’Istituto<br />

ZRC-SAZU;<br />

Tina Jazbec, docente di storia e storia dell’arte;<br />

Zvonko Legiša, naturalista, svolge attività culturale presso L’Associazione culturale slovena Igo<br />

Gruden di Aurisina/Nabrežina;<br />

Marinka Pertot, biologa, collabora con l’Università di Trieste/Trst;<br />

Vera Tuta Ban, slavista, svolge attività culturale presso l’Associazione culturale slovena Igo<br />

Gruden di Aurisina/Nabrežina.<br />

Traduzione: Elisabetta Tenze<br />

Controllo linguistico: Aurora Gabrovec Kobau<br />

Fotografie: Vojko Franetič, eccetto pag. 11 – Erik Modic, pagg.18,74 – Tina Jazbec e pag. 84<br />

– Nataša Kolenc.<br />

Pubblicato <strong>da</strong>: Comune di Komen, Komen 86, SI-6223 Komen, tel. 05/7310450, fax 05/7310460,<br />

e-mail: obcina@komen.si, www.komen.si.<br />

Grafica e stampa: Grafitisk, Tomačevica na <strong>Kras</strong>u<br />

Tiratura: 300 copie<br />

Stampato in: Agosto 2004<br />

<strong>Il</strong> depliant, prodotto e stampato in quattro lingue – sloveno, inglese, italiano e<br />

tedesco, è stato realizzato nell’ambito del progetto “Sviluppo del turismo e delle<br />

attività legate al turismo tra Štanjel(SI) e <strong>Duino</strong>/<strong>Devin</strong> (I)”, cofinanziato con i fondi<br />

del<br />

Program Pare per la collaborazione transfrontaliera Slovenia/Italia 2001 –<br />

Fondo per progetti minori.<br />

Alla realizzazione del progetto hanno collaborato:<br />

Sonja S. Lebe, Jasna Fakin, Tina Jazbec, Nataša Kolenc, Zvonko Legiša, Mitja Logar, Žarko<br />

Mlekuž, Erik Modic, Marinka Pertot, Tatjana Rijavec, Dušana Švagelj, Vera Tuta Ban<br />

CIP - Kataložni zapis o publikaciji<br />

Narodna in univerzitetna knjižnica, Ljubljana<br />

908(497.4-15)<br />

908(450.361)<br />

<strong>Il</strong> CARSO <strong>da</strong> Štanjel a <strong>Duino</strong>/<strong>Devin</strong> / [autori dei testi Jasna<br />

Fakin … [et al.]; re<strong>da</strong>ttrice Jasna Fakin con la collaborazione<br />

di Erik Modic; traduzione Elisabetta Tenze Fonti; fotografie<br />

Vojko Franetič ... et al.]. - Komen: Comune, 2004<br />

ISBN 961-91414-2-3<br />

1. Fakin, Jasna<br />

215385344

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