I MALAVOGLIA - Libr@rsi

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10.02.2013 Views

Il vento contrastava forte alla manovra, ma in cinque minuti la vela fu spiegata, e la Provvidenza cominciò a balzare sulla cima delle onde, piegata da un lato come un uccello ferito. I Malavoglia si tenevano tutti da un lato, afferrati alla sponda; in quel momento nessuno fiatava, perché quando il mare parla in quel modo non si ha coraggio di aprir bocca. Padron 'Ntoni disse soltanto: - A quest'ora laggiù dicono il rosario per noi. E non aggiunsero altro, correndo col vento e colle onde, nella notte che era venuta tutt'a un tratto nera come la pece. - Il fanale del molo, - gridò 'Ntoni, - lo vedete? - A dritta! gridò padron 'Ntoni, a dritta! Non è il fanale del molo. Andiamo sugli scogli. Serra! serra! - Non posso serrare! rispose 'Ntoni colla voce soffocata dalla tempesta e dallo sforzo, la scotta è bagnata. Il coltello, Alessi, il coltello. - Taglia, taglia, presto. In questo momento s'udì uno schianto: la Provvidenza, che prima si era curvata su di un fianco, si rilevò come una molla, e per poco non sbalzò tutti in mare; l'antenna insieme alla vela cadde sulla barca rotta come un filo di paglia. Allora si udì una voce che gridava: - Ahi! come di uno che stesse per morire. - Chi è? chi è che grida? domandava 'Ntoni aiutandosi coi denti e col coltello a tagliare le rilinghe della vela, la quale era caduta coll'antenna sulla barca e copriva ogni cosa. Ad un tratto un colpo di vento la strappò netta e se la portò via sibilando. Allora i due fratelli poterono sbrogliare del tutto il troncone dell'antenna e buttarlo in mare. La barca si raddrizzò, ma padron 'Ntoni non si raddrizzò, lui, e non rispondeva più a 'Ntoni che lo chiamava. Ora, quando il mare e il vento gridano insieme, non c'è cosa che faccia più paura del non udirsi rispondere alla voce che chiama. - Nonno, nonno! gridava anche Alessi, e al non udir più nulla, i capelli si rizzarono in capo, come fossero vivi, ai due fratelli. La notte era così nera che non si vedeva da un capo all'altro della Provvidenza, tanto che Alessi non piangeva più dal terrore. Il nonno era disteso in fondo alla barca, colla testa rotta. 'Ntoni finalmente lo trovò tastoni e gli parve che fosse morto, perché non fiatava e non si moveva affatto. La stanga del timone urtava di qua e di là, mentre la barca saltava in aria e si inabissava. - Ah! san Francesco di Paola! Ah! san Francesco benedetto! strillavano i due ragazzi, ora che non sapevano più che fare. San Francesco misericordioso li udì, mentre andava per la burrasca in soccorso dei suoi devoti, e stese il suo mantello sotto la Provvidenza, giusto quando stava per spaccarsi come un guscio di noce sullo scoglio dei colombi, sotto la guardiola della dogana. La barca saltò come un puledro sullo scoglio, e venne e cadere in secco, col naso in giù. - Coraggio, coraggio! gridavano loro le guardie dalla riva, e correvano qua e là colle lanterne a gettare delle corde. - Siam qui noi! fatevi animo! - Finalmente una delle corde venne a cadere a traverso della Provvidenza, la quale tremava come una foglia, e batté giusto sulla faccia a 'Ntoni peggio di un colpo di frusta, ma in quel momento gli parve meglio di una carezza. - A me! a me! gridò afferrando la fune che scorreva rapidamente e gli voleva scivolare dalle mani. Alessi vi si aggrappò anche lui con tutte le sue forze, e così riescirono ad avvolgerla due o tre volte alla sbarra del timone, e le guardie doganali li tirarono a riva. Padron 'Ntoni però non dava più segno di vita, e allorché accostarono la lanterna si vide che aveva la faccia sporca di sangue, sicché tutti lo credettero morto, e i nipoti si strappavano i capelli. Ma dopo un paio d'ore arrivò correndo don Michele, Rocco Spatu, Vanni Pizzuto, e tutti gli sfaccendati che erano all'osteria quando giunse la notizia, e coll'acqua fresca e le fregagioni gli fecero riaprir gli occhi. Il povero vecchio, come seppe dove si trovava, che ci voleva meno di un'ora per arrivare a Trezza, disse che lo portassero a casa su di una scala. Maruzza, Mena, e le vicine, che strillavano sulla piazza e si battevano il petto, lo videro arrivare in tal modo, disteso sulla scala, e colla faccia bianca, come un morto.

- Niente! niente! - andava assicurando don Michele in capo alla folla, - una cosa da nulla! - e corse dallo speziale per l'aceto dei sette ladri. Don Franco venne in persona tenendo colle due mani la boccetta, e accorsero anche Piedipapera, comare Grazia, i Zuppiddi, padron Cipolla e tutto il vicinato, nella strada del Nero, ché in quelle occasioni si mette un sasso su ogni quistione, ed era venuta anche la Locca, la quale andava sempre dove c'era folla, quando sentiva del brusio pel paese, di notte o di giorno, quasi non chiudesse più gli occhi, e aspettasse sempre il suo Menico. Sicché la gente si accalcava nella stradicciuola davanti alla casa dei Malavoglia, come se ci fosse il morto, tanto che la cugina Anna dovette chiuder l'uscio sul mostaccio a tutti. - Lasciatemi entrare! gridava la Nunziata picchiando coi pugni sull'uscio, che era accorsa mezzo svestita. Lasciatemi vedere cos'è successo da comare Maruzza! - Allora era inutile mandarci per la scala, che dopo non ci lasciano entrare in casa per vedere cos'è! strepitava il figlio della Locca. La Zuppidda e la Mangiacarrubbe avevano dimenticato tutti gli improperi che si erano detti, e cianciavano davanti alla porta, colle mani sotto il grembiule. - Già quel mestiere lì è fatto in tal modo, e si finisce col lasciarci la pelle. Una che mariti la figlia con gente di mare, diceva la Zuppidda, un giorno o l'altro se la vede tornare a casa vedova, e cogli orfani per giunta, ché se non fosse stato per don Michele, dei Malavoglia quella notte non restava nemmeno la semenza. Il meglio era fare come quelli che non fanno nulla, e si guadagnano la loro giornata egualmente, come don Michele, a mo' d'esempio, il quale era grasso e grosso meglio di un canonico, e andava sempre vestito di panno, e si mangiava mezzo paese, e tutti lo lisciavano; anche lo speziale, il quale voleva mangiarsi il re, gli faceva tanto di cappello, col cappellaccio nero. - Non è nulla, venne a dire don Franco; gli abbiamo fatta la fasciatura; ma se non viene la febbre, se ne va. Piedipapera volle andare a vedere anche lui, perché era di casa, e padron Fortunato, e chi d'altri poté entrare, a furia di gomitate. - La faccia non mi piace niente affatto! sentenziava padron Cipolla scrollando il capo; come vi sentite, compare 'Ntoni? - Per questo padron Fortunato non gli ha voluto dare il figlio alla Sant'Agata, diceva intanto la Zuppidda, che l'avevano lasciata sulla porta. Ha il naso fine quell'omaccio! E la Vespa soggiungeva: - «Chi ha roba in mare non ha nulla». Ci vuole la terra al sole, ci vuole. - Che notte è venuta pei Malavoglia! esclamava comare Piedipapera. - Avete visto, che tutte le disgrazie in questa casa arrivano di notte? osservò padron Cipolla, uscendo dalla casa con don Franco e compare Tino. - Per buscarsi un pezzo di pane, poveretti! aggiungeva comare Grazia. Per due o tre giorni padron 'Ntoni fu più di là che di qua. La febbre era venuta, come aveva detto lo speziale, ma era venuta così forte che stava per portarsi via il malato. Il poveraccio non si lagnava più, nel suo cantuccio, colla testa fasciata e la barba lunga. Aveva solo una gran sete, e quando Mena o la Longa gli davano da bere afferrava il boccale con le mani tremanti, che pareva volessero rubarglielo. Don Ciccio veniva la mattina; medicava il ferito, gli tastava il polso, voleva veder la lingua, e poi se ne andava scrollando il capo. Una notte persino lasciarono accesa la candela, quando don Ciccio aveva dimenato il capo più forte; la Longa ci aveva messo accanto l'immagine della Madonna, e dicevano il rosario davanti al letto del malato, il quale non fiatava più e non voleva nemmeno dell'acqua, e nessuno andò a dormire, tanto che la Lia si rompeva le mascelle dallo sbadigliare, pel gran sonno. Nella casa c'era un silenzio di malaugurio, sicché i carri passando per la strada facevano ballare i bicchieri sulla tavola, e trasalire coloro che stavano a vegliare il malato; così passò anche tutta la giornata, e le vicine stavano sulla porta, cianciando a voce bassa fra di loro, e guardando pel vano dell'uscio cosa succedeva. Verso sera padron 'Ntoni volle veder tutti i suoi ad uno ad uno, cogli occhi spenti, e

- Niente! niente! - andava assicurando don Michele in capo alla folla, - una cosa da nulla! - e<br />

corse dallo speziale per l'aceto dei sette ladri. Don Franco venne in persona tenendo colle due mani<br />

la boccetta, e accorsero anche Piedipapera, comare Grazia, i Zuppiddi, padron Cipolla e tutto il<br />

vicinato, nella strada del Nero, ché in quelle occasioni si mette un sasso su ogni quistione, ed era<br />

venuta anche la Locca, la quale andava sempre dove c'era folla, quando sentiva del brusio pel paese,<br />

di notte o di giorno, quasi non chiudesse più gli occhi, e aspettasse sempre il suo Menico. Sicché la<br />

gente si accalcava nella stradicciuola davanti alla casa dei Malavoglia, come se ci fosse il morto,<br />

tanto che la cugina Anna dovette chiuder l'uscio sul mostaccio a tutti.<br />

- Lasciatemi entrare! gridava la Nunziata picchiando coi pugni sull'uscio, che era accorsa<br />

mezzo svestita. Lasciatemi vedere cos'è successo da comare Maruzza!<br />

- Allora era inutile mandarci per la scala, che dopo non ci lasciano entrare in casa per vedere<br />

cos'è! strepitava il figlio della Locca.<br />

La Zuppidda e la Mangiacarrubbe avevano dimenticato tutti gli improperi che si erano detti,<br />

e cianciavano davanti alla porta, colle mani sotto il grembiule. - Già quel mestiere lì è fatto in tal<br />

modo, e si finisce col lasciarci la pelle. Una che mariti la figlia con gente di mare, diceva la<br />

Zuppidda, un giorno o l'altro se la vede tornare a casa vedova, e cogli orfani per giunta, ché se non<br />

fosse stato per don Michele, dei Malavoglia quella notte non restava nemmeno la semenza. Il<br />

meglio era fare come quelli che non fanno nulla, e si guadagnano la loro giornata egualmente, come<br />

don Michele, a mo' d'esempio, il quale era grasso e grosso meglio di un canonico, e andava sempre<br />

vestito di panno, e si mangiava mezzo paese, e tutti lo lisciavano; anche lo speziale, il quale voleva<br />

mangiarsi il re, gli faceva tanto di cappello, col cappellaccio nero.<br />

- Non è nulla, venne a dire don Franco; gli abbiamo fatta la fasciatura; ma se non viene la<br />

febbre, se ne va.<br />

Piedipapera volle andare a vedere anche lui, perché era di casa, e padron Fortunato, e chi<br />

d'altri poté entrare, a furia di gomitate.<br />

- La faccia non mi piace niente affatto! sentenziava padron Cipolla scrollando il capo; come<br />

vi sentite, compare 'Ntoni?<br />

- Per questo padron Fortunato non gli ha voluto dare il figlio alla Sant'Agata, diceva intanto<br />

la Zuppidda, che l'avevano lasciata sulla porta. Ha il naso fine quell'omaccio!<br />

E la Vespa soggiungeva:<br />

- «Chi ha roba in mare non ha nulla». Ci vuole la terra al sole, ci vuole.<br />

- Che notte è venuta pei Malavoglia! esclamava comare Piedipapera.<br />

- Avete visto, che tutte le disgrazie in questa casa arrivano di notte? osservò padron Cipolla,<br />

uscendo dalla casa con don Franco e compare Tino.<br />

- Per buscarsi un pezzo di pane, poveretti! aggiungeva comare Grazia.<br />

Per due o tre giorni padron 'Ntoni fu più di là che di qua. La febbre era venuta, come aveva<br />

detto lo speziale, ma era venuta così forte che stava per portarsi via il malato. Il poveraccio non si<br />

lagnava più, nel suo cantuccio, colla testa fasciata e la barba lunga. Aveva solo una gran sete, e<br />

quando Mena o la Longa gli davano da bere afferrava il boccale con le mani tremanti, che pareva<br />

volessero rubarglielo.<br />

Don Ciccio veniva la mattina; medicava il ferito, gli tastava il polso, voleva veder la lingua,<br />

e poi se ne andava scrollando il capo.<br />

Una notte persino lasciarono accesa la candela, quando don Ciccio aveva dimenato il capo<br />

più forte; la Longa ci aveva messo accanto l'immagine della Madonna, e dicevano il rosario davanti<br />

al letto del malato, il quale non fiatava più e non voleva nemmeno dell'acqua, e nessuno andò a<br />

dormire, tanto che la Lia si rompeva le mascelle dallo sbadigliare, pel gran sonno. Nella casa c'era<br />

un silenzio di malaugurio, sicché i carri passando per la strada facevano ballare i bicchieri sulla<br />

tavola, e trasalire coloro che stavano a vegliare il malato; così passò anche tutta la giornata, e le<br />

vicine stavano sulla porta, cianciando a voce bassa fra di loro, e guardando pel vano dell'uscio cosa<br />

succedeva. Verso sera padron 'Ntoni volle veder tutti i suoi ad uno ad uno, cogli occhi spenti, e

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