I MALAVOGLIA - Libr@rsi
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- Sì, vado lontano, e quella povera bestia bisogna che si riposi un po' nella giornata. Mena non diceva nulla, e stava appoggiata allo stipite a guardar il carro carico, la casa vuota, il letto mezzo disfatto, e la pentola che bolliva l'ultima volta sul focolare. - Siete là anche voi, comare Mena? - esclamò Alfio appena la vide, e lasciò quello che stava facendo. Ella disse di sì col capo, e Nunziata intanto era corsa a schiumare la pentola che riversava, da quella brava massaia che era. - Così son contento, che posso dirvi addio anche a voi! disse Alfio. - Sono venuta a salutarvi, - disse lei, e ci aveva il pianto nella gola. - Perché ci andate alla Bicocca se vi è la malaria? Alfio si mise a ridere, anche questa volta a malincuore, come quando era andato a dirle addio. - O bella! perché ci vado? e voi perché vi maritate con Brasi Cipolla? Si fa quel che si può, comare Mena. Se avessi potuto fare quel che volevo io, lo sapete cosa avrei fatto!… - Ella lo guardava e lo guardava, cogli occhi lucenti. - Sarei rimasto qui, che fino i muri mi conoscono, e so dove metter le mani, tanto che potrei andar a governare l'asino di notte, anche al buio; e vi avrei sposata io, comare Mena, ché in cuore vi ci ho da un pezzo, e vi porto meco alla Bicocca, e dappertutto ove andrò. Ma questi oramai sono discorsi inutili, e bisogna fare quel che si può. Anche il mio asino va dove lo faccio andare. - Ora addio, concluse Mena; anch'io ci ho come una spina qui dentro… ed ora che vedrò sempre quella finestra chiusa, mi parrà d'avere chiuso anche il cuore, e d'averci chiusa sopra quella finestra, pesante come una porta di palmento. Ma così vuol Dio. Ora vi saluto e me ne vado. La poveretta piangeva cheta cheta, colla mano sugli occhi, e se ne andò insieme alla Nunziata a pianger sotto il nespolo, al chiaro di luna. CAPITOLO 9 Né i Malavoglia, né alcun altro in paese sapevano di quel che stavano almanaccando Piedipapera collo zio Crocifisso. Il giorno di Pasqua padron 'Ntoni prese quelle cento lire che ci erano nel canterano, e si mise il giubbone nuovo per andare a portarle allo zio Crocifisso. - Che son tutte qui? disse costui. - Tutte non ci possono essere, zio Crocifisso; voi lo sapete quel che ci vuole a far cento lire. Ma «meglio poco che nulla» e «chi dà acconto non è cattivo pagatore». Ora viene l'estate, e coll'aiuto di Dio pagheremo ogni cosa. - A me perché venite a contarmela? Sapete che non c'entro, ed è affare di compare Piedipapera. - È tutta una cosa, perché il debito mi pare di avercelo sempre con voi, quando vi vedo. A voi compare Tino non vi dirà di no, per aspettare sino alla Madonna dell'Ognina. - Queste qui non bastano per le spese! ripeteva Campana di legno, facendo saltare i denari nella mano. Andate a dirglielo voi se vuole aspettarvi; perché non è più affar mio. Piedipapera cominciò a bestemmiare e a buttare il berretto per terra, al solito suo, dicendo che non aveva pane da mangiare, e non poteva aspettare nemmeno sino all'Ascensione. - Sentite, compare Tino, gli diceva padron 'Ntoni colle mani giunte come dinanzi al Signore Iddio, se non mi volete aspettare sino a san Giovanni, ora che sto per maritare mia nipote, è meglio che mi date un colpo di coltello addirittura. - Santo diavolone! gridò compare Tino, mi fate fare quello che non posso, maledetto sia il giorno e il minuto in cui mi misi in quest'imbroglio! e se ne andò stracciando il berretto vecchio. Padron 'Ntoni tornò a casa ancora pallido, e disse alla nuora: - Ce l'ho tirato, ma ho dovuto pregarlo come Dio, - e tremava ancora il poveretto. Però era contento che padron Cipolla non ne sapesse nulla, e il matrimonio della nipote non andasse in fumo. La sera dell'Ascensione, mentre i ragazzi saltavano attorno ai falò, le comari si erano riunite di nuovo dinanzi al ballatoio dei Malavoglia, ed era venuta anche comare Venera la Zuppidda a
sentir quello che si diceva, e a dir la sua. Oramai come padron 'Ntoni maritava la nipote, e la Provvidenza s'era rimessa in gambe, tutti tornavano a far buon viso ai Malavoglia, che non sapevano nulla di quel che ci aveva nello stomaco Piedipapera, nemmeno comare Grazia, sua moglie, la quale chiacchierava con comare Maruzza quasi suo marito non ci avesse niente di male nello stomaco. 'Ntoni andava ogni sera a far quattro chiacchiere colla Barbara e le aveva confidato che il nonno aveva detto: Prima deve maritarsi la Mena. - E dopo vengo io! - conchiuse 'Ntoni. La Barbara perciò aveva mandato in regalo alla Mena il vaso del basilico, tutto ornato di garofani, e con un bel nastro rosso, che era l'invito di farsi comari; e tutti le facevano festa a Sant'Agata, persino sua madre s'era levata il fazzoletto nero, perché dove ci sono sposi è di malaugurio portare il lutto; e avevano scritto anche a Luca, per dargli la notizia che Mena si maritava. Ella sola, poveretta, non sembrava allegra come gli altri, e pareva che il cuore le parlasse e le facesse vedere ogni cosa in nero, mentre i campi erano tutti seminati di stelline d'oro e d'argento, e i ragazzi infilavano le ghirlande per l'Ascensione, ed ella stessa era salita sulla scala per aiutare sua madre ad appendere le ghirlande all'uscio e alle finestre. Mentre tutte le porte eran fiorite, soltanto quella di compar Alfio, nera e sgangherata, stava sempre chiusa, e non c'era più nessuno che appendesse i fiori dell'Ascensione. - Quella civetta di Sant'Agata! andava dicendo la Vespa colla schiuma alla bocca, tanto ha detto e tanto ha fatto che ha mandato via del paese compar Alfio! Intanto a Sant'Agata le avevano messa la veste nuova, e aspettavano la festa di san Giovanni per toglierle la spadina d'argento dalle trecce, e spartirle i capelli sulla fronte, prima d'andare in chiesa, sicché ognuna al vederla passare diceva: - Beata lei! La mamma invece, poveretta, si sentiva dentro tutta in festa, perché la sua ragazza andava in una casa dove non le sarebbe mancato nulla, e intanto ella era sempre in faccende a tagliare e cucire. Padron 'Ntoni voleva vedere anche lui, quando tornava a casa la sera, e teneva la tela e la matassa del cotone, e ogni volta che andava alla città portava qualche cosuccia. Il cuore tornava ad aprirsi col bel tempo, i ragazzi guadagnavano tutti, chi più chi meno, e la Provvidenza si buscava il pane anch'essa, e facevano il conto che coll'aiuto di Dio a san Giovanni si sarebbero cavati d'imbarazzo. Padron Cipolla allora stava delle sere intere seduto sugli scalini della chiesa con padron 'Ntoni, a discorrere di quel che aveva fatto la Provvidenza. Brasi girandolava sempre per la straduccia dei Malavoglia, col vestito nuovo; e poco dopo si seppe per tutto il paese che quella domenica comare Grazia Piedipapera andava lei a spartire i capelli della sposa, e a levarle la spadina d'argento, perché Brasi Cipolla era orfano della madre, e i Malavoglia avevano invitato apposta la Piedipapera per ingraziarsi suo marito; e avevano anche invitato lo zio Crocifisso, e tutto il vicinato, e tutti gli amici e parenti, senza risparmio. - Io non ci vengo! borbottava lo zio Crocifisso a compare Tino, colle spalle all'olmo della piazza. Ho mangiato troppa bile e non voglio dannarmi l'anima. Andateci voi che non ve ne importa niente, e non si tratta della roba vostra. Ancora c'è tempo per mandare l'usciere; l'ha detto l'avvocato. - Voi siete il padrone, e farò come dite voi. Adesso non ve ne importa più perché Alfio Mosca se ne è andato. Ma vedrete che appena si marita Mena, egli torna qui e si piglia vostra nipote. Comare Venera la Zuppidda faceva il diavolo perché avevano invitato comare Grazia a pettinare la sposa, mentre sarebbe toccato a lei, che stava per diventare parente dei Malavoglia, e la sua figliuola s'era fatta comare di basilico con la Mena, tanto che aveva fatto cucire alla Barbara in fretta e furia la veste nuova, ché non se lo aspettava quell'affronto. 'Ntoni ebbe un bel pregarla e scongiurarla di non attaccarsi a quel pelo, e lasciar correre. Comare Venera, tutta pettinata, e colle mani intrise di farina, che s'era messa apposta ad impastare il pane, per far veder che non le importava più d'andare al convito dei Malavoglia, rispondeva: - Avete voluto la Piedipapera? tenetevela! O lei o io! Tutte e due al mondo non possiamo starci. I Malavoglia lo sapevano bene di aver preferito comare Grazia per amore di quei denari che dovevano a suo marito. Adesso erano tutti una cosa con compare Tino, dopo che padron Cipolla gli
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Mena non diceva nulla, e stava appoggiata allo stipite a guardar il carro carico, la casa vuota,<br />
il letto mezzo disfatto, e la pentola che bolliva l'ultima volta sul focolare.<br />
- Siete là anche voi, comare Mena? - esclamò Alfio appena la vide, e lasciò quello che stava<br />
facendo.<br />
Ella disse di sì col capo, e Nunziata intanto era corsa a schiumare la pentola che riversava,<br />
da quella brava massaia che era.<br />
- Così son contento, che posso dirvi addio anche a voi! disse Alfio.<br />
- Sono venuta a salutarvi, - disse lei, e ci aveva il pianto nella gola. - Perché ci andate alla<br />
Bicocca se vi è la malaria?<br />
Alfio si mise a ridere, anche questa volta a malincuore, come quando era andato a dirle<br />
addio. - O bella! perché ci vado? e voi perché vi maritate con Brasi Cipolla? Si fa quel che si può,<br />
comare Mena. Se avessi potuto fare quel che volevo io, lo sapete cosa avrei fatto!… - Ella lo<br />
guardava e lo guardava, cogli occhi lucenti. - Sarei rimasto qui, che fino i muri mi conoscono, e so<br />
dove metter le mani, tanto che potrei andar a governare l'asino di notte, anche al buio; e vi avrei<br />
sposata io, comare Mena, ché in cuore vi ci ho da un pezzo, e vi porto meco alla Bicocca, e<br />
dappertutto ove andrò. Ma questi oramai sono discorsi inutili, e bisogna fare quel che si può. Anche<br />
il mio asino va dove lo faccio andare.<br />
- Ora addio, concluse Mena; anch'io ci ho come una spina qui dentro… ed ora che vedrò<br />
sempre quella finestra chiusa, mi parrà d'avere chiuso anche il cuore, e d'averci chiusa sopra quella<br />
finestra, pesante come una porta di palmento. Ma così vuol Dio. Ora vi saluto e me ne vado.<br />
La poveretta piangeva cheta cheta, colla mano sugli occhi, e se ne andò insieme alla<br />
Nunziata a pianger sotto il nespolo, al chiaro di luna.<br />
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Né i Malavoglia, né alcun altro in paese sapevano di quel che stavano almanaccando<br />
Piedipapera collo zio Crocifisso. Il giorno di Pasqua padron 'Ntoni prese quelle cento lire che ci<br />
erano nel canterano, e si mise il giubbone nuovo per andare a portarle allo zio Crocifisso.<br />
- Che son tutte qui? disse costui.<br />
- Tutte non ci possono essere, zio Crocifisso; voi lo sapete quel che ci vuole a far cento lire.<br />
Ma «meglio poco che nulla» e «chi dà acconto non è cattivo pagatore». Ora viene l'estate, e<br />
coll'aiuto di Dio pagheremo ogni cosa.<br />
- A me perché venite a contarmela? Sapete che non c'entro, ed è affare di compare<br />
Piedipapera.<br />
- È tutta una cosa, perché il debito mi pare di avercelo sempre con voi, quando vi vedo. A<br />
voi compare Tino non vi dirà di no, per aspettare sino alla Madonna dell'Ognina.<br />
- Queste qui non bastano per le spese! ripeteva Campana di legno, facendo saltare i denari<br />
nella mano. Andate a dirglielo voi se vuole aspettarvi; perché non è più affar mio.<br />
Piedipapera cominciò a bestemmiare e a buttare il berretto per terra, al solito suo, dicendo<br />
che non aveva pane da mangiare, e non poteva aspettare nemmeno sino all'Ascensione.<br />
- Sentite, compare Tino, gli diceva padron 'Ntoni colle mani giunte come dinanzi al Signore<br />
Iddio, se non mi volete aspettare sino a san Giovanni, ora che sto per maritare mia nipote, è meglio<br />
che mi date un colpo di coltello addirittura.<br />
- Santo diavolone! gridò compare Tino, mi fate fare quello che non posso, maledetto sia il<br />
giorno e il minuto in cui mi misi in quest'imbroglio! e se ne andò stracciando il berretto vecchio.<br />
Padron 'Ntoni tornò a casa ancora pallido, e disse alla nuora: - Ce l'ho tirato, ma ho dovuto<br />
pregarlo come Dio, - e tremava ancora il poveretto. Però era contento che padron Cipolla non ne<br />
sapesse nulla, e il matrimonio della nipote non andasse in fumo.<br />
La sera dell'Ascensione, mentre i ragazzi saltavano attorno ai falò, le comari si erano riunite<br />
di nuovo dinanzi al ballatoio dei Malavoglia, ed era venuta anche comare Venera la Zuppidda a