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I MALAVOGLIA - Libr@rsi

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Nel villaggio successe una casa del diavolo quando volevano mettere il dazio sulla pece. La<br />

Zuppidda, colla schiuma alla bocca, salì sul ballatoio, e si mise a predicare che era un'altra<br />

bricconata di don Silvestro, il quale voleva rovinare il paese, perché non l'avevano voluto per<br />

marito: non lo volevano nemmeno per compagno alla processione, quel cristiano, né lei né sua<br />

figlia! Comare Venera, quando parlava del marito che doveva prendere sua figlia, pareva che la<br />

sposa fosse lei. Mastro Turi avrebbe chiuso bottega, diceva, ma voleva vedere poi come avrebbe<br />

fatto la gente a mettere le barche in mare, che si sarebbero mangiati per pane gli uni cogli altri.<br />

Allora le comari si affacciarono sull'uscio, colle conocchie in mano a sbraitare che volevano<br />

ammazzarli tutti, quelli delle tasse, e volevano dar fuoco alle loro cartacce, e alla casa dove le<br />

tenevano. Gli uomini, come tornavano dal mare, lasciavano gli arnesi ad asciugare, e stavano a<br />

guardare dalla finestra la rivoluzione che facevano le mogli.<br />

- Tutto perché è tornato 'Ntoni di padron 'Ntoni, seguitava comare Venera, ed è sempre là,<br />

dietro le gonnelle di mia figlia. - Ora gli danno noia le corna, a don Silvestro. Infine se non lo<br />

vogliamo, cosa pretende? Mia figlia è roba mia, e posso darla a chi mi pare e piace. Gli ho detto di<br />

no chiaro e tondo a mastro Callà, quand'è venuto a fare l'ambasciata in persona, l'ha visto anche lo<br />

zio Santoro. Don Silvestro gli fa fare quel che vuole, a quel Giufà del sindaco; ma io me ne<br />

infischio del sindaco e del segretario. Ora cercano di farci chiudere bottega perché non mi lascio<br />

mangiare il fatto mio da questo e da quello! Che razza di cristiani, eh? Perché non l'aumentano sul<br />

vino il loro dazio? o sulla carne, che nessuno ne mangia? ma questo non piace a massaro Filippo,<br />

per amore della Santuzza, che sono in peccato mortale tutti e due, e lei porta l'abitino di Figlia di<br />

Maria per nascondere le sue porcherie, e quel becco dello zio Santoro non vede nulla. Ognuno tira<br />

l'acqua al suo mulino, come compare Naso, che è più grasso dei suoi maiali! Belle teste che<br />

abbiamo! Ora vogliamo fargli la festa a tutte coteste teste di pesce della malannata.<br />

Mastro Turi Zuppiddu si dimenava sul ballatoio colla malabestia ed il patarasso in pugno,<br />

che voleva far sangue, e non l'avrebbero trattenuto nemmen colle catene. La bile andava<br />

gonfiandosi da un uscio all'altro come le onde del mare in burrasca. Don Franco si fregava le mani,<br />

col cappellaccio in capo, e diceva che il popolo levava la testa; e come vedeva passare don Michele,<br />

colla pistola appesa sulla pancia, gli rideva sul naso. Anche gli uomini, a poco a poco si erano<br />

lasciati riscaldare dalle loro donne, e si cercavano l'un l'altro per mettersi in collera; e perdevano la<br />

giornata a stare in piazza colle mani sotto le ascelle, e la bocca aperta, ad ascoltare il farmacista il<br />

quale predicava sottovoce, perché non udisse sua moglie ch'era di sopra, di fare la rivoluzione, se<br />

non erano minchioni, e non badare al dazio del sale o al dazio della pece, ma casa nuova bisognava<br />

fare, e il popolo aveva ad essere re. Invece certuni torcevano il muso e gli voltavano le spalle,<br />

dicendo: - Il re vuol essere lui. Lo speziale è di quelli della rivoluzione, per affamare la povera<br />

gente! E se ne andavano piuttosto all'osteria della Santuzza, dove c'era buon vino che scaldava la<br />

testa, e compare Cinghialenta e Rocco Spatu facevano per dieci. Ora che si ricominciava la canzone<br />

delle tasse si sarebbe parlato nuovamente di quella del pelo, come la chiamavano la tassa sulle<br />

bestie da soma, e di aumentare il dazio sul vino. - Santo diavolone! stavolta andava a finir male, per<br />

la madonna!<br />

Il vino buono faceva vociare, e il vociare metteva sete, intanto che non avevano ancora<br />

aumentato il dazio sul vino; e quelli che avevano bevuto levavano i pugni in aria, colle maniche<br />

della camicia rimboccate, e se la prendevano persin colle mosche che volavano.<br />

- Questa è come una festa per la Santuzza! dicevano. Il figlio della Locca, il quale non aveva<br />

denari per bere, gridava lì fuori dell'uscio che voleva farsi ammazzare piuttosto, ora che lo zio<br />

Crocifisso non lo voleva più nemmeno a mezza paga, per quel suo fratello Menico che s'era<br />

annegato coi lupini. Vanni Pizzuto aveva anche chiuso la bottega, perché nessuno andava più a farsi<br />

radere, e portava il rasoio in tasca, e vomitava improperi da lontano, e sputava addosso a coloro che<br />

se ne andavano pei fatti loro, coi remi in collo, stringendosi nelle spalle.<br />

- Quelli sono carogne, che non gli importa un corno della patria! sbraitava don Franco,<br />

tirando il fumo dalla pipa come se volesse mangiarsela. Gente che non muoverebbe un dito pel suo<br />

paese.

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