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na. Io ero così bravo a caricare le AR più il rimorchio che le caricai ...

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Alpino Del Sal Giacomo (classe 1975)<br />

Il 20 apri<strong>le</strong> del 1994 fui chiamato ad indossare la divisa d’Alpino. Svolsi <strong>il</strong> C<strong>AR</strong> a Codroipo e fui successivamente<br />

asseg<strong>na</strong>to al Battaglione Logistico della JULIA di stanza a Vaci<strong>le</strong>. In caserma, presi <strong>le</strong> patenti A e C<br />

e fui successivamente desti<strong>na</strong>to alla Compagnia Comando e Servizi e quindi ai servizi di manutenzione della caserma.<br />

In particolare, visto <strong>che</strong> da civi<strong>le</strong> <strong>ero</strong> un pittore, an<strong>che</strong> da m<strong>il</strong>itare spesi <strong>il</strong> mio tempo a imbiancare pareti.<br />

Posso ricordare <strong>che</strong> con altri sei Alpini, dipingemmo l’int<strong>ero</strong> muro di cinta della caserma di Vaci<strong>le</strong>, <strong>che</strong> è immensa.<br />

Per imbiancare tutto <strong>il</strong> muro, impiegammo due mesi, ma non fu nulla in confronto ai sei mesi spesi a ridipingere<br />

i muri di tutti i bagni. Quello si <strong>che</strong> fu un lavorone! Ad ogni modo, oltre all’imbianchino, feci <strong>il</strong> saldatore,<br />

l’armiere, <strong>il</strong> magazziniere. Quando arrivai in caserma a Vaci<strong>le</strong>, quasi tutto <strong>il</strong> reparto era in missione in Mozambico<br />

e praticamente non c’erano ufficiali. Così <strong>il</strong> clima era molto r<strong>il</strong>assato. Tutto cambiò quando ritor<strong>na</strong>rono gli ufficiali<br />

dal Mozambico e <strong>le</strong> cose iniziarono a prendere u<strong>na</strong> diversa piega e si iniziò a correre anziché cammi<strong>na</strong>re!<br />

In caserma avevamo in dotazione molti autocarrelli ovv<strong>ero</strong> i “muli” meccanici. La potenza di questi<br />

mezzi era impressio<strong>na</strong>nte. A titolo d’esempio, posso citare quando un giorno caricammo su un “mulo meccanico”<br />

u<strong>na</strong> cassaforte <strong>più</strong> due passeggeri e senza prob<strong>le</strong>mi salimmo due piani di sca<strong>le</strong>! Per guidare questi mezzi bisog<strong>na</strong>va<br />

ottenere la patente A m<strong>il</strong>itare e <strong>na</strong>turalmente io, mi applicai <strong>il</strong> <strong>più</strong> possibi<strong>le</strong> per ottenerla visto <strong>che</strong> guidare gli<br />

autocarrelli era comunque uno spasso.<br />

A parte u<strong>na</strong> esercitazione nei campi circostanti, <strong>che</strong> comportò la simulazione di u<strong>na</strong> azione d’attacco, la<br />

mia <strong>le</strong>va trascorse tranqu<strong>il</strong>la. Ad ogni modo, un e<strong>le</strong>mento di novità era rappresentato dal servizio di guardia alla<br />

polveriera Pissibus, localizzata tra <strong>le</strong> montagne di Tolmezzo. <strong>Io</strong> feci servizio in polveriera diverse volte; lassù non<br />

si arrivava con la jeep e per un buon pezzo di strada bisog<strong>na</strong>va andare a piedi. Attorno alla polveriera c’era un<br />

senti<strong>ero</strong>, <strong>che</strong> si sv<strong>il</strong>uppava in circa cinque ch<strong>il</strong>ometri di percorso <strong>che</strong> a noi toccava an<strong>che</strong> compiere di notte. Accidenti,<br />

u<strong>na</strong> paura di quel<strong>le</strong>! Il senti<strong>ero</strong> non aveva luce ed era circondato da reti e f<strong>il</strong>o spi<strong>na</strong>to. In pattuglia si usciva<br />

in due e in caso di allarme si chiamava gli altri, <strong>che</strong> stavano alla polveriera, con la radio. U<strong>na</strong> volta successe<br />

<strong>che</strong> sentii dei rumori da dietro un cespuglio, intimai l’altolà ma i rumori continuarono. Allo chiamai la base ed in<br />

pochi minuti arrivarono gli altri Alpini di guardia <strong>che</strong> scoprirono si trattava solo di un cinghia<strong>le</strong>. Per fortu<strong>na</strong>! Un<br />

po’ meno fortu<strong>na</strong>ti fummo quando ci toccò da vicino l’esperienza con <strong>il</strong> “pazzo della polveriera”. Girava voce <strong>che</strong><br />

ci fosse un pazzoide <strong>che</strong>, durante la notte, si divertiva a tirare sassi e a spaventare <strong>le</strong> sentinel<strong>le</strong> della polveriera.<br />

Naturalmente, io pensavo si trattasse di <strong>le</strong>ggenda metropolita<strong>na</strong>, invece, u<strong>na</strong> sera, iniziammo a sentire dei rumori,<br />

come di passi, provenire dal bosco. Evidentemente c’era qualcuno dietro di noi, fuori del senti<strong>ero</strong>. Demmo l’allarme<br />

molte volte durante diverse notti; era sempre lì, a qualsiasi ora, an<strong>che</strong> al<strong>le</strong> quattro del mattino! Purtroppo<br />

non riuscimmo mai a bloccarlo. Il servizio in polveriera durava due settima<strong>na</strong> intere e con la storia del misterioso<br />

disturbatore, <strong>più</strong> di qual<strong>che</strong> volta ritor<strong>na</strong>i a casa con i nervi a pezzi.<br />

A proposito di servizi di guardia, devo ricordare <strong>che</strong> in caserma c’era u<strong>na</strong> sentinella <strong>che</strong> doveva stare<br />

ferma immobi<strong>le</strong> due ore sotto un alb<strong>ero</strong> mentre c’erano due “mute”, ovv<strong>ero</strong> due gruppi di sentinel<strong>le</strong>, <strong>che</strong> giravano<br />

attorno al perimetro della caserma. Naturalmente nessun “nonno” vo<strong>le</strong>va stare sotto l’alb<strong>ero</strong> fermo per due ore<br />

come un palo e capitava <strong>che</strong> i “giovani”, cioè gli ultimi arrivati in reparto, finiss<strong>ero</strong> con lo stare lì an<strong>che</strong> per sei<br />

ore! U<strong>na</strong> volta, quando <strong>ero</strong> un giovane bocia a me capitò di dover stare fermo otto ore sotto l’alb<strong>ero</strong>, perché <strong>le</strong> due<br />

mute erano composte solo da vecchi. Così, da vecchio rifeci lo stesso s<strong>che</strong>rzo al giovane di turno e fui <strong>na</strong>turalmente<br />

beccato!!! Avevo trovato la perso<strong>na</strong> sbagliata <strong>che</strong> andò a lamentarsi con <strong>il</strong> capitano ed io fui severamente punito…ma<br />

lo meritavo!<br />

Due sono gli episodi <strong>che</strong> mi saltano di <strong>più</strong> in mente quando penso alla mia <strong>na</strong>ja. Il primo riguarda un<br />

son<strong>na</strong>mbulo <strong>che</strong> almeno u<strong>na</strong> volta alla settima<strong>na</strong>, scendeva in piazza d’armi cammi<strong>na</strong>ndo e con gli occhi chiusi si<br />

metteva <strong>le</strong> ciabatte e partiva, incredib<strong>il</strong>mente senza sbattere la testa da nessu<strong>na</strong> parte. Tra l’altro, parlava da solo.<br />

Per me fu u<strong>na</strong> cosa curiosa <strong>che</strong> non avevo mai visto prima. Il secondo episodio riguarda lo s<strong>che</strong>rzo, molto genia<strong>le</strong><br />

<strong>che</strong> un comm<strong>il</strong>itone <strong>na</strong>po<strong>le</strong>tano era uso fare. Il giorno in cui partiva per la licenza, diretto a Napoli, metteva<br />

due sveglie dentro due armadietti diversi <strong>che</strong> poi chiudeva con un luc<strong>che</strong>tto. Al<strong>le</strong> 4.00 del mattino del giorno<br />

dopo, <strong>le</strong> sveglie iniziavano a suo<strong>na</strong>re e <strong>na</strong>turalmente nessuno sapeva da dove venisse <strong>il</strong> fastidioso “drin drin”. Ovviamente,<br />

tutta la camerata si mob<strong>il</strong>itava per trovare <strong>le</strong> sveglie, fino a <strong>che</strong> non si localizzavano gli armadietti. La<br />

conclusione era sempre la stessa: si rompeva <strong>il</strong> luc<strong>che</strong>tto…ed an<strong>che</strong> <strong>le</strong> sveglie! Il bello è <strong>che</strong> lo s<strong>che</strong>rzo scattava<br />

sempre ogni volta <strong>che</strong> <strong>il</strong> nostro comm<strong>il</strong>itone andava in licenza. Comunque la cosa ci faceva an<strong>che</strong> fare un paio di<br />

risate e non ci disturbò mai <strong>più</strong> di tanto.<br />

Nell’apri<strong>le</strong> del ’95 finii <strong>il</strong> mio servizio m<strong>il</strong>itare.<br />

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