Vigneto friuli - Claudio Fabbro

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06.02.2013 Views

Con la nascita della Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia (1963), il settore vitivinicolo fu sostenuto con interventi finanziari stabiliti da apposite leggi; queste contribuirono alla sistemazione di quasi 23 mila ettari di vigneto specializzato, con una produzione in grado di conquistare un buon mercato, a cui si presentava con lo slogan “Un vigneto chiamato Friuli”. La richiesta di prodotti garantiti al consumatore ha determinato le leggi sulla “denominazione d’origine”, che hanno individuato per il Friuli nove zone DOC, a partire dagli anni ’70 (Carso, Collio goriziano, Colli orientali del Friuli, Friuli Aquileia, Friuli Grave, Friuli Latisana, Friuli-Annia, Isonzo, Lison-Pramaggiore). Alcune varietà autoctone sono state recuperate, a partire dal Picolit (pionieri Gaetano Perusini e il padre Giacomo nella tenuta di Rocca Bernarda a Ipplis) per proseguire con Pignolo, Refosco, Ribolla, Schioppettino, Tazzelenghe ed altri; sui pendii collinari di Valeriano, Pinzano, Castelnovo: Piculit Neri, Forgiarin, Sciaglin, Ucelut, Cividin, Cianorie (Azienda Vitivinicola Emilio Bulfon).(Lenarduzzi S.) 1823: "Catalogo delle varietà delle viti del Regno Veneto" a cura di Pietro da Maniago" in Servigio dell'Arciduca Francesco Carlo d'Austria". Cita 127 varietà e documenta la presenza in Friuli, di Ribolla (08.08.1324), Malvasia, Pinella ecc. (Istria e Collio); Terrano bianco e Vermiglio (XIV secolo); Picolit ( metà 1700). Si citano anche gli autoctoni: "Cividin" "Forgiarin", "Pignul", "Refosc", "Refoscon", "Tacelenghe", "Verduz", ( Calò A., Costacurta A.,1991); 1825: "delle viti italiane" di ACERBI con citazione di vari autoctoni (Picolit ecc.) "stranieri" (ibidem) 1849: "Picolit bianco e rosso" citati dall'ODART in "TRAIT DES CEPAGES" (ibidem ) 1850: prime infezioni di oidio; 1860: prime infezioni di peronosopora; 1861 Gabriele Luigi Pecile sperimenta tra i primi nella tenuta di S. Giorgio (acquistata dieci anni prima) la solforazione contro l’oidio, muffa della vite, dopo i successi ottenuti dai Francesi. (Lenarduzzi S.) 1863 L’Associazione Agraria Friulana organizza a Udine la “Prima Mostra di uve coltivate in Friuli”, con 47 espositori e quasi 300 varietà. Sono presenti il Cividin e la Cordenosse, ottenute nei vigneti di “S. Giorgio di Spilimbergo”, di proprietà di Gabriele Luigi Pecile (presidente della Mostra). (Lenarduzzi S.)

1863: il catalogo della Mostra uve ( 20 settembre 1863) l'Associazione agraria friulana cita 357 tra cui Cabernet, Cividin, Forgiarin, Fumat, Gamay, Gargania, Glera, Picolit (bianco e nero), Pignolo, Pinot, Prosecc ("vuolsi che di questa varietà fosse il vino Pucino tanto amato da LIVIA IMPERATRICE"), Ribolla, Refosco, Refoscone, Schiablin (nera), Schiarlina (bianca), Tazzelenghe, Tokay ("Bela IV lo trapiantò dal Friuli in Ungheria; lo ebbe dallo zio Bertoldo, Patriarca di Aquileia dal 1218 al 1251" - Viglietto), Ucielute), Verduzz (riferimento al Ramandolo) (Calò A., Costacurta A., 1991); 1865: prime infezioni di Fillossera in Francia;(Fabbro C., 1998) 1874: infezioni alla Scuola viticola di Klosterneuburg (Vienna);(ibidem) 1877: indirizzi di prof. LEVI (Società Agricola Goriziana) (Ribolla, Refosco, Terrano, ecc.) (Calò A., Costacurta A., 1991); 1879 “Prima Esposizione-Fiera di Vini friulani”, organizzata a Udine dall’Associazione Agraria Friulana, con 32 espositori e 68 qualità di vini. Sono presenti due vini dei vigneti di Aurava, di proprietà di Gabriele Luigi Pecile, allora sindaco di Udine e poi deputato e senatore del Regno d’Italia; la tenuta di S. Giorgio è curata dal figlio Domenico, anch’egli sindaco di Udine e prima ancora di S. Giorgio, presente in varie istituzioni a livello locale (promotore, tra l’altro, della Cassa Rurale) e provinciale. ( Lenarduzzi S.) 1879: il "Bullettino ampelografico" cita Ribolla, Verduzzo, Refosco, ecc. ( Calò A., Costacurta A., 1991); 1880 Gabriele Luigi Pecile introduce per primo in Friuli dalla Francia il Merlot e il Cabernet, cui seguiranno l’anno dopo il Gamay e il Pinot. Domenico Pecile sperimenta con successo la poltiglia bordolese (miscela di solfato di rame e calce) come trattamento contro la peronospora (1886), fungo parassita, ed è attivo in varie istituzioni anche nella lotta contro la diffusione della fillossera. (Lenarduzzi S.) 1888: prime infezioni di Fillossera in CARSO (Fabbro C., 1998) 1889: impianti su piede americano: commercio di barbatelle York Madeira da parte di BURBA A. (Campolongo); impianti di "americano" dei F.lli LEVI (Villanova di Farra) (ibidem) 1891: IV Congresso Enologico Austriaco in Gorizia. Il Bollettino indica i vitigni da raccomandare: Ribolla, Sauvignon, Pinot bianco, grigio e nero, Traminer, Sylvaner, Riesling italico, Picolit, Franconia, Cabernet(ibidem)

Con la nascita della Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia (1963), il settore<br />

vitivinicolo fu sostenuto con interventi finanziari stabiliti da apposite leggi; queste<br />

contribuirono alla sistemazione di quasi 23 mila ettari di vigneto specializzato, con<br />

una produzione in grado di conquistare un buon mercato, a cui si presentava con lo<br />

slogan “Un vigneto chiamato Friuli”.<br />

La richiesta di prodotti garantiti al consumatore ha determinato le leggi sulla<br />

“denominazione d’origine”, che hanno individuato per il Friuli nove zone DOC, a<br />

partire dagli anni ’70 (Carso, Collio goriziano, Colli orientali del Friuli, Friuli<br />

Aquileia, Friuli Grave, Friuli Latisana, Friuli-Annia, Isonzo, Lison-Pramaggiore).<br />

Alcune varietà autoctone sono state recuperate, a partire dal Picolit (pionieri Gaetano<br />

Perusini e il padre Giacomo nella tenuta di Rocca Bernarda a Ipplis) per proseguire<br />

con Pignolo, Refosco, Ribolla, Schioppettino, Tazzelenghe ed altri; sui pendii<br />

collinari di Valeriano, Pinzano, Castelnovo: Piculit Neri, Forgiarin, Sciaglin, Ucelut,<br />

Cividin, Cianorie (Azienda Vitivinicola Emilio Bulfon).(Lenarduzzi S.)<br />

1823: "Catalogo delle varietà delle viti del Regno Veneto" a cura di Pietro da<br />

Maniago" in Servigio dell'Arciduca Francesco Carlo d'Austria". Cita 127 varietà e<br />

documenta la presenza in Friuli, di Ribolla (08.08.1324), Malvasia, Pinella ecc.<br />

(Istria e Collio); Terrano bianco e Vermiglio (XIV secolo); Picolit ( metà<br />

1700). Si citano anche gli autoctoni: "Cividin" "Forgiarin", "Pignul", "Refosc",<br />

"Refoscon", "Tacelenghe", "Verduz", ( Calò A., Costacurta A.,1991);<br />

1825: "delle viti italiane" di ACERBI con citazione di vari autoctoni (Picolit ecc.)<br />

"stranieri" (ibidem)<br />

1849: "Picolit bianco e rosso" citati dall'ODART in "TRAIT DES CEPAGES"<br />

(ibidem )<br />

1850: prime infezioni di oidio;<br />

1860: prime infezioni di peronosopora;<br />

1861 Gabriele Luigi Pecile sperimenta tra i primi nella tenuta di S. Giorgio<br />

(acquistata dieci anni prima) la solforazione contro l’oidio, muffa della vite, dopo i<br />

successi ottenuti dai Francesi. (Lenarduzzi S.)<br />

1863 L’Associazione Agraria Friulana organizza a Udine la “Prima Mostra di uve<br />

coltivate in Friuli”, con 47 espositori e quasi 300 varietà. Sono presenti il Cividin e la<br />

Cordenosse, ottenute nei vigneti di “S. Giorgio di Spilimbergo”, di proprietà di<br />

Gabriele Luigi Pecile (presidente della Mostra). (Lenarduzzi S.)

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