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Vigneto friuli - Claudio Fabbro

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“ VIGNETO FRIULI “<br />

DAL 1800 AL 1900<br />

(Prime infezioni di oidio e peronospora e fillossera; cenni al "Verduzzo", "Forgiarin",<br />

"Tazzelenghe", "Schiarlin", "Tokaj" "Pinots","Traminer", "Silvaner", "Riesling".<br />

Influenza della Scuola Austriaca (Klosterneuburg), IV° Convegno Enologico<br />

Austriaco, primi impianti di viti madri e ibridi).<br />

ETÀ CONTEMPORANEA (XIX-XX sec.)<br />

Il conte Pietro di Maniago ( 1768-1846) nel 1823 scrive un catalogo con tutti i tipi di<br />

viti friulane, a seconda dell’uva e del vino che producono: da botte, da bottiglia, da<br />

pasto e divide il Friuli in tre fasce per i vigneti: collina, pianura e bassa.<br />

Dopo la metà del 1800 appaiono tre grandi malattie delle viti: oidio (muffa bianca),<br />

peronospora (un fungo) e fillossera (un insetto) e si vendemmia poco o niente.<br />

Il maresciallo austriaco Radetzky, governatore del Lombardo- Veneto (1849-1857),<br />

manda viti veronesi e friulane nelle sue proprietà per avere migliori risultati.<br />

È Gabriele Luigi Pecile (con coltivazioni nelle tenute di Fagagna e S. Giorgio della<br />

Richinvelda) che si sforza di cambiare sistema di coltivazione: scrive, parla e dà<br />

l’esempio. Nella prima Fiera dei vini a Udine (14-16 agosto 1879) dice che questa<br />

manifestazione ha “l’iscopo di agevolare gli studi pratici sulla produzione vinifera<br />

della provincia, di promuovere e favorire in pari tempo le relazioni e gl’interessi<br />

reciproci dei produttori, dei negozianti e dei consumatori dei vini suddetti.”<br />

Nel 1888 la fillossera (diffusasi in Francia in seguito all’importazione di viti<br />

americane infette) fu localizzata nel goriziano e già nel IV Congresso enologico<br />

austriaco, tenutosi nel 1891 a Gorizia, si decise di combattere la fillossera attraverso<br />

l’innesto delle migliori varietà europee su piede americano.<br />

Si diffondono soprattutto varietà francesi, a scapito delle varietà autoctone, di cui si<br />

salvano ben poche (tra cui il Cividino, il Picolit, il Refosco, la Ribolla, il Verduzzo).<br />

Per qualche tempo vengono messi a dimora degli ibridi che resistono alla<br />

peronospora, come il famoso Isabella e il Clinton; successivamente innestano le<br />

nostre viti sul selvatico americano: il Berlandieri, il Rupestris e il Riparia. Botanici,<br />

patologi, entomologi, chimici trovano validi. rimedi alle varie malattie della vite con<br />

l’innesto (cfr. cap. sulla fillossera), gli antiparassitari e gli anticrittogamici.<br />

Nella seconda metà dell’800 Pasteur getta le basi dell’enologia moderna e Liebig<br />

chiarisce il processo chimico della fermentazione.<br />

Gli studi di meccanica, fisica, biologia, chimica hanno contribuito a migliorare anche<br />

la produzione, passata dalla vinificazione familiare a quella industriale.<br />

Nel 1923 nasce a Conegliano la Stazione Sperimentale per la Viticoltura e l’Enologia<br />

che collabora con diversi enti friulani operanti nel settore.<br />

Nel XIX e XX secolo si sono investiti via via più consistenti capitali nel commercio<br />

del vino, nell’azienda viticola e negli impianti enologici, con varie forme associative<br />

(cooperative, consorzi).

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