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Vigneto friuli - Claudio Fabbro

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"Il "Refosco dal peduncolo rosso" emerge con questo nome, intorno al 1870, da<br />

una numerosa famiglia di Refoschi: vitigni da considerare con ragionevole sicurezza<br />

come originari del Friuli, anche se è davvero arduo risalire alle radici di tale termine.<br />

Recentemente - scrivono CALO' e COSTACURTA -(1) abbiamo trovato nel<br />

Tomo VII^della famosa Ampélographie di VIALA e VERMOREL, e precisamente<br />

nel Dizionario che raccoglie ben 24.000 nomi e sinomini di 5.200 vitigni, alla voce<br />

"Refosco" questa interessante annotazione: "Raisin bleu de cuvé cultivé à Refosco,<br />

en mélange et souvent confondu avec le Dolcetto nero....".<br />

Che si tratti, quindi ed ancora una volta, di un toponimo? E di qual regione? Noi<br />

stiamo indagando in Friuli e, naturalmente, in Piemonte, vista l'accennata mescolanza<br />

col "Dolcetto". Al di là di questo, però, tutto fa pensare che fra i famosi vini rossi del<br />

Friuli che fin dall'antichità avevano una sicura reputazione e che, assieme alle<br />

"Ribolle", costituivano l'orgoglio di quei produttori, ci fossero anche quelli oggi<br />

denominati "Refoschi".<br />

Già nel XII^secolo, infatti la "Ribolla" veniva coltivata con successo e fornitain<br />

quantità alla Repubblica Veneziana e il Collio era ricoperto e fiorente di viti: lo<br />

testimoniano molti documenti, fra i quali, uno di Gorizia del 13 novembre 1340 che<br />

nomina la zona di Barbana"in quo erat domus cum vinea et pergula", mentre erano<br />

conosciuti ed apprezzati su mense nobili anche il "Terrano bianco" e"Vermiglio".<br />

Ora, la sovrapposizione proprio fra i nomi di "Terrano e "Refosco" fa pensare che il<br />

nostro vitigno possa essere già identificato.<br />

Bisogna però fare un salto di secoli per trovare con evidente certezza il nome<br />

"Refosco" e a noi piace andare direttamente all'incantevole, aureo libretto di<br />

Lodovico BERTOLI, signore di BREBIR e di SELZE, "Le vigne e il vino di<br />

Borgogna in Friuli" edito a Venezia nel 1747, perchè l'orgoglio lì espresso di<br />

produrre un ottimo vino friulano nasceva dalla utilizzazione del "Refosco", anche se<br />

(ahinoi !) è confuso con il "Pinot di Borgogna". Sentite: "Un distinto nostro<br />

compatriota, molto attento ancora di uve, e di vini, narrandomi, che trovandosi egli<br />

in autunno a Firenze, fu condotto ad una vigna, ove gli fu fatta gustare, per cosa<br />

oltremodo distinta, certa qualità d'uva, della quale il Granduca aveva fatto<br />

espressamente portare i vitigni dalla Borgogna, chiamata dai francesi "Pinneau". Più<br />

volte adunque esso mi disse: credetemi caro amico, e siatene sicurissimo, il "Pinneau<br />

di Borgogna" non è altra cosa, che il "Refosco del Friuli".....".<br />

E allora è provato che si trattava comunqe di un'uva ben conosciuta con il nome<br />

di "Refosco" ed "oltremodo distinta". E ci sembra degno di particolare nota che il<br />

BERTOLI, pur sbagliando, non dicesse che il "Refosco" era il "Pinneau";<br />

affermava: bensì "il Pinneau di Borgogna non è altra cosa che il "Refosco del Friuli"<br />

".<br />

Che fosse varietà con solida reputazione lo conferma nello stesso periodo il<br />

grande agronomo friulano Antonio ZANON che, in una delle sue lettere pubblicate a<br />

Venezia nel 1767, scriveva "Quanto si glorierebbe l'Inghilterra se avesse le nostre<br />

vigne, i nostri Refoschi...". Succedeva, però, che questi ottimi vini perdevano di<br />

reputazione, proprio a partire dal 1700, per una generale crisi che aveva investito

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