Vigneto friuli - Claudio Fabbro

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06.02.2013 Views

Il Sannino avanza l'ipotesi che fossero tutte varietà provenienti da seme. Il perchè del nome "Fumàt" non è ben chiaro: tra le tante congetture si potrebbe accettare quella che fa risalire il nome al vino che, al palato ricorda leggermente il sapore del fumo. Il vitigno in modo particolare era coltivato nel territorio di Palmanova ed ora lo si ritrova ancora in collina, franco di piede, a ceppi isolati; Di colore rosso violaceo, odore vinoso, con caratteristico profumo tannico, amarognolo, asciutto. (10) I REFOSCHI Il 19 giugno 2004 si tenne a Villa Manin di Passariano un convegno sul tema “ DEI REFOSCHI” in cui- nella mia qualità di commissario straordinario dell’ ERSA – presentai – insieme all’enologo Roberto Marcolini - una relazione che discendeva da una ricerca sviluppata “ ad hoc” e che di seguito riporto

"Il "Refosco dal peduncolo rosso" emerge con questo nome, intorno al 1870, da una numerosa famiglia di Refoschi: vitigni da considerare con ragionevole sicurezza come originari del Friuli, anche se è davvero arduo risalire alle radici di tale termine. Recentemente - scrivono CALO' e COSTACURTA -(1) abbiamo trovato nel Tomo VII^della famosa Ampélographie di VIALA e VERMOREL, e precisamente nel Dizionario che raccoglie ben 24.000 nomi e sinomini di 5.200 vitigni, alla voce "Refosco" questa interessante annotazione: "Raisin bleu de cuvé cultivé à Refosco, en mélange et souvent confondu avec le Dolcetto nero....". Che si tratti, quindi ed ancora una volta, di un toponimo? E di qual regione? Noi stiamo indagando in Friuli e, naturalmente, in Piemonte, vista l'accennata mescolanza col "Dolcetto". Al di là di questo, però, tutto fa pensare che fra i famosi vini rossi del Friuli che fin dall'antichità avevano una sicura reputazione e che, assieme alle "Ribolle", costituivano l'orgoglio di quei produttori, ci fossero anche quelli oggi denominati "Refoschi". Già nel XII^secolo, infatti la "Ribolla" veniva coltivata con successo e fornitain quantità alla Repubblica Veneziana e il Collio era ricoperto e fiorente di viti: lo testimoniano molti documenti, fra i quali, uno di Gorizia del 13 novembre 1340 che nomina la zona di Barbana"in quo erat domus cum vinea et pergula", mentre erano conosciuti ed apprezzati su mense nobili anche il "Terrano bianco" e"Vermiglio". Ora, la sovrapposizione proprio fra i nomi di "Terrano e "Refosco" fa pensare che il nostro vitigno possa essere già identificato. Bisogna però fare un salto di secoli per trovare con evidente certezza il nome "Refosco" e a noi piace andare direttamente all'incantevole, aureo libretto di Lodovico BERTOLI, signore di BREBIR e di SELZE, "Le vigne e il vino di Borgogna in Friuli" edito a Venezia nel 1747, perchè l'orgoglio lì espresso di produrre un ottimo vino friulano nasceva dalla utilizzazione del "Refosco", anche se (ahinoi !) è confuso con il "Pinot di Borgogna". Sentite: "Un distinto nostro compatriota, molto attento ancora di uve, e di vini, narrandomi, che trovandosi egli in autunno a Firenze, fu condotto ad una vigna, ove gli fu fatta gustare, per cosa oltremodo distinta, certa qualità d'uva, della quale il Granduca aveva fatto espressamente portare i vitigni dalla Borgogna, chiamata dai francesi "Pinneau". Più volte adunque esso mi disse: credetemi caro amico, e siatene sicurissimo, il "Pinneau di Borgogna" non è altra cosa, che il "Refosco del Friuli".....". E allora è provato che si trattava comunqe di un'uva ben conosciuta con il nome di "Refosco" ed "oltremodo distinta". E ci sembra degno di particolare nota che il BERTOLI, pur sbagliando, non dicesse che il "Refosco" era il "Pinneau"; affermava: bensì "il Pinneau di Borgogna non è altra cosa che il "Refosco del Friuli" ". Che fosse varietà con solida reputazione lo conferma nello stesso periodo il grande agronomo friulano Antonio ZANON che, in una delle sue lettere pubblicate a Venezia nel 1767, scriveva "Quanto si glorierebbe l'Inghilterra se avesse le nostre vigne, i nostri Refoschi...". Succedeva, però, che questi ottimi vini perdevano di reputazione, proprio a partire dal 1700, per una generale crisi che aveva investito

Il Sannino avanza l'ipotesi che fossero tutte varietà provenienti da seme. Il<br />

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I REFOSCHI<br />

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