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Vigneto friuli - Claudio Fabbro

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Poi riposava per dodici mesi prima di assaggiarlo e imbottigliarlo, in tempo freddo e<br />

vecchio di luna”.<br />

ANTONIO ZANON<br />

(1696 - 1770)<br />

“Il grande pensatore udinese coetaneo di "Giambattista Tiepolo" (con cui ha in<br />

comune gli anni di nascita e morte), era di trent'anni più vecchio del Conte Fabio<br />

Asquini. Attivo e fortemente impegnato nell'attività imprenditoriale, ebbe una<br />

concezione "sociale" della ricchezza come mezzo per aiutare gli altri a emergere<br />

dalle loro miserie. Di origine borghese - era figlio di un commerciante di tessuti di<br />

seta - era naturalmente orientato ad analizzare e a risolvere problemi di carattere<br />

economico.<br />

Rimasto orfano e trovatosi a essere responsabile di una piccola filanda avviata<br />

dal padre, Antonio Zanon, promosse l'allevamento dei bachi da seta e tentò di<br />

persuadere i Friulani del suo tempo. Nel suo stabilimento posto lungo la "roggia di<br />

Via Zanon", oltre duecento persone erano impegnate a produrre il filo di seta che<br />

tuttavia non riuscì a trasformare in tessuto a Udine. Forse anche per questo si trasferì<br />

con la famiglia a Venezia dove produsse tessuti che vennero subito apprezzati e<br />

sbaragliarono la concorrenza dei capi di importazione. A Venezia istituì una scuola di<br />

disegno professionale e tentò nuove sperimentazioni in materia di pigmenti e nei<br />

procedimenti di tintoria. Non per questo tralasciò di avere costanti rapporti con il<br />

Friuli del quale constatava, da uomo esperto e attento economista, le condizioni di<br />

arretratezza economica e sociale, come si ricava dalla precise descrizioni che ci ha<br />

lasciato nel suo imponente epistolario. Nelle lettere agli "Accademici di Udine" egli<br />

descrive i contadini che non coltivano la patata perchè temono di danneggiare le<br />

colture vicine o hanno schifo dei bachi da seta, o le donne che muoiono senza aver<br />

assaggiato mai nemmeno un frutto o un bicchier di vino, che erano tutti del padrone.<br />

Antonio Zanon cercò di ampliare il più possibile il numero dei propri<br />

dipendenti, favorendo i fornitori friulani e carcando nuovi mercati. Insieme con Fabio<br />

Asquini, Federico Ottelio, il Conte Beretta, si impegnò a fondo nel rinnovamento<br />

dell'agricoltura friulana, raccomandando, specialmente in occasione della carestia di<br />

frumento del 1764, la coltivazione delle patate, suggerendo nuovi fertilizzanti,<br />

tentando di eliminare i beni comunali incolti, cercando nuovi clienti al "Picolit"<br />

dell'Asquini o al "Refosco" del Bertoli di cui si vendettero 3000 fiasche nel 1728 a<br />

clienti inglesi, olandesi e tedeschi.<br />

Antonio Zanon si decise solo in tarda età, quando aveva ormai toccato la<br />

settantina, di dare alle stampe i suoi scritti, alcuni dei quali sono rimasti ancora<br />

inediti, scritti che tuttavia circolavano in copie già al suo tempo tra amci e autorità.<br />

Diede il meglio di sé nelle "Lettere agli Ill.mi Accademici di Udine", che gli<br />

fruttarono una fama anche al di fuori dell'ambito esclusivamente locale”.

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