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Vigneto friuli - Claudio Fabbro

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Sulle origini del vitigno "Picolit" si sa ben poco. Antonio Zanon mostra di<br />

credere che si tratti di una provenienza africana trasferita in Francia, dove il suo vino<br />

venne chiamato popolarmente "pique-poulle" da cui sarebbe derivato la versione<br />

friulano di "piculìt". Antonio Bartolini, contemporaneo di "Fabio Asquini e lui<br />

stesso coltivatore di "Picolit" a Buttrio, scrive che questo vino si fa con le viti<br />

trapiantate dall'Ungheria, dalla colline di "Tokai". Per "Gaetano Perusini",<br />

etnografo e produttore di "Picolit", è invece sicura l'origine friulana del vitigno.<br />

Lo scrive anche il "Gallesio", all'inizio dell'Ottocento in un celebre trattato<br />

sugli alberi fruttiferi italiani: "Il Friuli è il paese del "Piccolito". Tutto fa credere che<br />

non vi sia stato trasportato in quel luogo per caso, e che gli abitanti avranno messo in<br />

coltura la dolcezza e la fragranza dell'uva che produce".<br />

Gli Autori riconoscono a Fabio Asquini e ad Antonio Zanon un ruolo decisamente<br />

importante nella valorizzazione del vitigno in questione, come bene emerge dalle<br />

note che seguono :<br />

FABIO ASQUINI<br />

(1726 - 1818)<br />

“ E' difficile classificare l'attività di "Fabio Asquini", multiforme e poliedrica,<br />

tale da renderlo un nobile illuminato, personaggio di grande spicco anche tra i<br />

membri della sua famiglia, molti dei quali nel Settecento divennero per varie ragioni<br />

famosi. Diventato capofamiglia appena all'età di 18 anni, volse la sua principale<br />

attività alla modernizzazione dell'agricoltura, che tentò in tutti i modi nella sua tenuta<br />

sperimentale di Fagagna detta(Nuova Olanda). In essa si dedicò all'escavazione e<br />

allo sfuttamento della torba (presente in abbondanza nelle torbiere dell'area collinare)<br />

che utilizzò per la produzione di laterizi dando vita al principale impianto per la<br />

produzione di calcina e laterizi del territorio friulano.<br />

Con abile capacità mercantile riuscì a collocare i suoi prodotti presso i<br />

principali committenti edili della città di Udine, che allora erano "l'Ospedale civile, il<br />

Capitolo del Duomo, il Monte di Pietà e il Seminario". Impiantò anche una<br />

"figulina" per la produzione di "Vasellame di terra a usi bassi e ordinari", maioliche<br />

e stufe, per cui dopo varie trattative riuscì ad assicurarsi nel 1785 l'opera del torinese<br />

Giuseppe Antonio Rollet già celebre per la sua attività a Urbino.<br />

Tra i nuovi prodotti agricoli si dedicò allo studio e alla sperimentazione della<br />

coltivazione delle patate, del granoturco, del gelso, alle bonifiche delle aree paludose<br />

e alla coltura della vite pregiata per cui divenne soprattutto celebre per "l'invenzione"<br />

del "Picolit". Un suo corrispondente, in un a relazione all'Accademia di Padova del 3<br />

marzo 1800, lo definisce "Promotore e benemerito della semplice medicina....per<br />

aver indagato distesamente le facoltà medicinali del santonico". La sua curiosità e i<br />

risultati delle sue ricerche vennero progressivamente proposti nelle sedute della<br />

"Società d'Agricoltura Pratica di Udine" nata nel 1762 e rimasta in vita fino al 1797,

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