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Vigneto friuli - Claudio Fabbro

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degenerazione del fiore e poi dell'invasione fillosserica. Poche migliaia di ceppi<br />

rimasero sparsi fra le colline friulane e il nome quasi scomparve. Non a caso il Poggi<br />

e gli altri Autori parlano di vinificazione del Picolit con altre uve, tanto poca era la<br />

sua quantità.<br />

Attualmente quindi vegeta, solo nei terreni eocenici delle province di Udine e<br />

Gorizia, (marne ed arenarie del Collio e Colli Orientali del Friuli), dove dà il<br />

massimo del suo splendore.<br />

Colore giallo paglierino, talvolta carico, spesso giallo oro zecchino, giallo oro<br />

vecchio o quasi ambrato dopo alcuni anni di invecchimento. Profumo che ricorda il<br />

favo d'api, colmo di miele prodotto con tutti i fiori dei campi. Bouchet ampio, di<br />

eccezionale eleganza, straordinariamente amalgamato, che dona, in sequenza,<br />

un'incredibile serie di sfumature aromatiche: i fiori di campo, appunto.<br />

Sapore dolce-non dolce, di nobile razza, aristocratico, lunghissimo nelle<br />

sensazioni che variano in continuazione. Non una nota stonata, e nemmeno più forte<br />

dell'altra. Difficile l'accostamento di questo grandissimo vino da meditazione,<br />

sorprendentemente buono su alcuni formaggi piccanti. Va servito fresco ma non<br />

freddo”.(9)<br />

Le ricerche del PITTARO(9) e del POGGI (10) sono state riprese ed approfondite da<br />

vari Autori .<br />

Di particolare interesse è, a tal proposito , "PICOLIT", ORO DEL FRIULI” di<br />

Bergamini e Novajra (*) in cui si legge<br />

“ Da sempre il Friuli è terra di vini. Lo testimoniano le chiare parole dello<br />

scrittore "Erodiano" sull'abilità dei coloni latini nel coltivare la fertile campagna di<br />

Aquileia e quelle dello storico "Strabone" che riferisce degli intensi traffici di carri<br />

carichi di vino generoso qui prodotto o trasportato oltralpe. "Pane, vino e ravanelli<br />

sono la cena dei poveri" si legge su una lucerna aquileiese del "Primo secolo dopo<br />

Cristo".<br />

"Clodoveo", re dei Franchi, vinse i Visigoti grazie a un barile di vino<br />

consegnategli a Saint Remy: "finchè avessero bevuto di quel vino, i cavalieri<br />

sarebbero stati invincibili". Dunque vino divino: ed è probabile che quello friulano<br />

avesse le stesse virtù, se i Longobardi, entrati in Friuli nel 568, di qui iniziarono la<br />

loro conquista d'Italia. Per tutto il Medioevo il vino costituì un prodotto di uso<br />

quotidiano; ne perpetuano il ricordo scritti ed opere d'arte, tra cui una tavoletta<br />

trecentesca, che, raffigurando le opere di carità del Patriarca "Bertrando" non<br />

dimentica di illustrare una mescita di vino. D'altronde, come residenza estiva i<br />

Patriarchi erano usi privilegiare le dolci colline friulane coperte di ricchi vigneti.<br />

Anche la "Serenissima Repubblica di Venezia" rese omaggio alla vocazione<br />

squisitamente enoica della "Patria del Friuli": non a caso la "Piazza Contarena", la<br />

più nobile e importante diUdine, venne chiamata "Plazze dal vin".

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