Vigneto friuli - Claudio Fabbro

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06.02.2013 Views

3) Siamo convinti che se ai friulani avessero, per assurdo, proibito di usare il nome Pinot grigio, sarebbero scesi in piazza con violenza, essendo tale vino quello che ha trainato e sta trainando le vendite su tutti i mercati. Ma per il Tocai i produttori stessi non si sono mossi. Infatti al suo “funerale” ben pochi erano presenti. Che fare quindi? 1) Non perdere tempo a piangersi addosso, facendo i permalosi per l’offesa subita. Va anche detto che il Tocai è vitigno autoctono acquisito. Si legge su Agricoltura Friulana del 1947, n. 23: “...Il Tocai, per quanto di origine forestiera, dopo un secolo di permanenza, possiamo considerarlo naturalizzato friulano”. Certo, il vitigno l’abbiamo salvato noi, tant’è che nel suo paese di origine, la Francia, dov’è conosciuto come “Sauvignonasse”, la sua coltivazione non è più ammessa (in base al Regolamento Cee 3800/81) in nessun dipartimento. 2) “La morte” del Tocai deve trasformarsi in una grande vittoria del Tocai: senza quel nome tanto caro ai friulani, ma così ingombrante sui mercati internazionali, potrà affermarsi per il suo grande carattere. 3) Per farlo occorre varare un preciso progetto di comunicazione e di marketing attraverso il quale si faccia conoscere finalmente questo grande vino e allo stesso tempo, di riflesso, si torni a parlare dei vini friulani. E qui ci corre l’obbligo di rivolgerci al pragmatismo dell’assessore Gottardo che più volte ha sottolineato di voler badare al sodo e di voler creare “sistema”. Questa è una grande occasione per farlo. E’ un occasione irrepetibile per poter nuovamente far parlare, con motivazioni concrete, dei nostri vini. 4) Il nome. Certamente è un problema. Noi da diversi lustri ci battiamo per ancorare i nostri vini al nome del territorio che nessuno ci potrà rubare. Alla lunga, le molte varietà presenti in Friuli - che hanno certamente facilitato, tra gli anni settanta e ottanta, la diffusione dei nostri vini - saranno penalizzati. I Paesi emergenti hanno, nella scelta della varietà da piantare, adottato criteri di puro marketing. Hanno esaminato quali uve più richieste nel mondo e le hanno messe a dimora nei loro vigneti: prima Chardonnay e Cabernet Sauvignon, poi Merlot, ora Pinot Grigio. Combattere sul piano dei costi con tali Paesi per noi è impossibile. Non resta che staccarsi dal confronto diretto sul vitigno per proporci col vino - territorio che va personalizzato al massimo. Perchè noi abbiamo ancora un vantaggio, una carta da giocare: la possibilità di vendere, assieme al vino, il territorio con la sua storia, la sua civiltà, la sua arte. Ecco perchè dobbiamo ancorarci al territorio. Ed ecco perchè non si potrà non prescindere dal nome Friuli o dal suo aggettivo. Non si definiscono i rossi della Gironda Bordeaux rosso o Bordolese? E non si fa lo stesso con la Borgogna, dietro il cui nome si cela il Pinot nero? Filiputti così conclude: “siamo stati fortunati, in quanto il problema del Tocai, reale e sentito tra i produttori, ce lo ha risolto l’Ue, apparentemente facendoci un dispetto culturale ma nella realtà offrendoci la possibilità di rilanciarlo sui mercati. Ora sta solo ai friulani centrare l’obiettivo”.

IL DUCATO IN DIFESA DEI SAPORI Non meno significativo, nelle pieghe della difsa ad oltranza del Tocai e di vitigni autoctoni, l’ impegno del Ducato nei confronti del “ SAPORI DA SALVARE “. In tale ambito s’inquadra la felice iniziativa proposta e sviluppatasi nel corso dell’anno 2004, con il coinvolgimento di ristoranti frai piu’ noti del Friuli, del Veneto, della Corinzia e della Slovenia : CUCINA SENZA CONFINI . Ebbi modo di partecipare a varie serate ed a conclusione dell’ iniziativa ne scrissi un articolo che di seguito ripropongo : “ Villa Manin ,Passariano 19.12.04 DUCATO : CUCINA SENZA CONFINI Al ristorante sloveno PRI LOJZETU di Zemono –primo classificato- l’opera dell’artista friulano Guido Coletti ECHI DEL RIUSCITISSIMO CONFRONTO ENOGASTRONOMICO MITTELEUROPEO Un’ iniziativa unica nel suo genere ha animato l’enogastronomia di punta di un territorio che , scrollatosi di dosso anacronistici confini, sta riscoprendo notevoli potenzialità economiche ed imprenditoriali, via via proponendosi come un “ unicum” di particolare interesse internazionale. Chi la chiama “ rivisitazione mitteleuropea”; chi competizione ai fornelli e, perché no, in cantina. Chi, come lo storico , privilegia la rilettura delle vecchie ricette contadine ed osserva con occhio critico l’ingentilimento dei piatti e la loro rielaborazione, per apprezzarle o “contestarle”. Di tutto un po’. Certo è che il DUCATO DEI VINI FRIULANI, affidandone l’organizzazione alla riuscita ed infaticabile regia di TIZIANA NOYA e FRANCESCO CANTARUTTI , con alle spalle il vulcanico entusiasmo di MICHELANGELO BOEM , i vari componenti la CORTE DUCALE a rotazione e la benedizione del DUCA EMILIO 1° , ha gettato le basi per un modo nuovo di confrontarsi nell’ambito della “MACROREGIONE” , individuando proprio nell’ originale laboratorio enogastronomico un modo nuovo di porsi e di farsi conoscere quali “ GENTI UNICHE” . Dodici incontri serali dal 10 settembre ( da TONI in Gradiscutta di Varmo) hanno visto–nella media- un centinaio di ospiti “sui banchi di scuola” per esprimere il proprio giudizio scritto sulla scelta degli abbinamenti cibo&vino ed, indirettamente, sulla bontà dei piatti e sulla qualità dei vini.

IL DUCATO IN DIFESA DEI SAPORI<br />

Non meno significativo, nelle pieghe della difsa ad oltranza del Tocai e di vitigni<br />

autoctoni, l’ impegno del Ducato nei confronti del “ SAPORI DA SALVARE “.<br />

In tale ambito s’inquadra la felice iniziativa proposta e sviluppatasi nel corso<br />

dell’anno 2004, con il coinvolgimento di ristoranti frai piu’ noti del Friuli, del<br />

Veneto, della Corinzia e della Slovenia : CUCINA SENZA CONFINI .<br />

Ebbi modo di partecipare a varie serate ed a conclusione dell’ iniziativa ne scrissi<br />

un articolo che di seguito ripropongo :<br />

“ Villa Manin ,Passariano 19.12.04<br />

DUCATO : CUCINA SENZA CONFINI<br />

Al ristorante sloveno PRI LOJZETU di Zemono –primo classificato- l’opera<br />

dell’artista friulano Guido Coletti<br />

ECHI DEL RIUSCITISSIMO CONFRONTO ENOGASTRONOMICO<br />

MITTELEUROPEO<br />

Un’ iniziativa unica nel suo genere ha animato l’enogastronomia di punta di un<br />

territorio che , scrollatosi di dosso anacronistici confini, sta riscoprendo notevoli<br />

potenzialità economiche ed imprenditoriali, via via proponendosi come un “ unicum”<br />

di particolare interesse internazionale.<br />

Chi la chiama “ rivisitazione mitteleuropea”; chi competizione ai fornelli e, perché<br />

no, in cantina.<br />

Chi, come lo storico , privilegia la rilettura delle vecchie ricette contadine ed osserva<br />

con occhio critico l’ingentilimento dei piatti e la loro rielaborazione, per apprezzarle<br />

o “contestarle”.<br />

Di tutto un po’.<br />

Certo è che il DUCATO DEI VINI FRIULANI, affidandone l’organizzazione alla<br />

riuscita ed infaticabile regia di TIZIANA NOYA e FRANCESCO CANTARUTTI ,<br />

con alle spalle il vulcanico entusiasmo di MICHELANGELO BOEM , i vari<br />

componenti la CORTE DUCALE a rotazione e la benedizione del DUCA EMILIO 1°<br />

, ha gettato le basi per un modo nuovo di confrontarsi nell’ambito della<br />

“MACROREGIONE” , individuando proprio nell’ originale laboratorio<br />

enogastronomico un modo nuovo di porsi e di farsi conoscere quali “ GENTI<br />

UNICHE” .<br />

Dodici incontri serali dal 10 settembre ( da TONI in Gradiscutta di Varmo) hanno<br />

visto–nella media- un centinaio di ospiti “sui banchi di scuola” per esprimere il<br />

proprio giudizio scritto sulla scelta degli abbinamenti cibo&vino ed, indirettamente,<br />

sulla bontà dei piatti e sulla qualità dei vini.

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