Vigneto friuli - Claudio Fabbro

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06.02.2013 Views

tradizione, di imprenditorialità e di cultura, di friulanità e di apertura al mondo intiero. Fornisce di preziose bottiglie –conclude SGORLON-la cantina del Papa, di Cardinali, di famosi uomini politici, di Capi di stato. Un esempio cospicuo, ritengo, di ciò che dovrebbe essere l'imprenditore moderno, uomo d'affari e di cultura insieme, manager e mecenate, cittadino del mondo, ma anche legato a filo doppio alla tradizione della sua terra”. PITTARO ED IL TOCAI La figura professionale di Piero Pittaro è intimamente legata al Tocai friulano in tutte le sue sfaccettature. Ne ha posto a dimora le barbatelle, vinificato le uve, ottenuto vini splendidi. Ne ha colto le sostanziali differenze con i quasi omonimi ungheresi ed alsaziani scrivendone a più riprese nei suoi libri, ma anche in “ speciali” ripresi puntualmente dalla stampa locale e nazionale . Come Presidente del Centro prima e come “ libero cittadino” in seguito ha vissuto in prima linea la vicenda Tocai ed in altre parti di questa mia ricerca il lettore coglierà l’evoluzione del suo pensiero . Nel senso che se all’inizio accentuava le diversità delle uve e dei vini senza riserve, in seguito colse l’inversione di rotta dell’Unione europea come una disgrazia cui porre rimedio senza lasciarsi andare in piagnistei ed autocommiserazioni. Pittaro avvertì che il giocattolo – secondo lui- s’era irrimediabilmente rotto e che la strategia di una battailia ad oltranza contro i mulini a vento avrebbe logorato vignaioli , istituzioni, osti e consumatori. Propose allora un male minore e cioè la scelta di un nome alternativo. Ma anche in questo caso ( “ nemo profheta”…) gli arrivò una badilata nei denti …. Se sfogliamo Il Friuli n. 20 del 27 maggio 2005, a pagina 30 , cogliamo il suo pensiero , che è peraltro in sintonia con altre sue precedenti dichiarazioni ed interviste analoghe. “ Ormai la frittata è fatta. E dall’autorevole voce di Piero Pittaro arriva il pungolo per tutti i colleghi produttori friulani di Tocai a correre ai ripari, dopo essersi arenati sull’ultima spiaggia dell’emergenza e dopo aver consumato inutilmente undici anni a questa parte in diatribe interne fra produttori ed in vari interventi in sede europea da parte dei politici portavoce. Stiamo parlando del nostro vino bandiera che dal 2007 non potrà più essere denominato Tocai, simile in dizione al Tokay originale ungherese . Il caso sollevato dall’Ungheria e tendente ad acquisire i diritti riservati del marchio è stato risolto a favore di quello Stato soprattutto perché il nome conteso non riguarda in particolar modo il vino, per inciso molto diverso come prodotto enologico, ma è

iferito ad una precisa regione geografica e perciò non specificatamente al vitigno ivi coltivato. E’ un po’ come parlare di Champagne, per la Francia”. “ E’ proprio dalla Francia ci arriva un esempio di preveggenza imprenditoriale, riferita allo stesso caso-dichiara Piero Pittaro- loro producevano da sempre e tuttora il Tokay d’Alsace, vino che con l’originale ungherese, e nemmeno il nostro, ha punti in comune, essendo ricavato dall’uva di Pinot grigio. Ebbene, subito all’indomani della prima decisione UE pronunciata a favore degli ungheresi , i francesi hanno etichettato il loro vino pure contestato, con la dicitura Tokay Pinot gris d’Alsace. Una specie di difesa preventiva. Ora a decisioni prese in via definitiva a favore degli ungheresi i francesi tolgono dalle loro etichette semplicemente la parola Tokay. Ma nel frattempo a tutto il 2007 saranno passati 13 anni dalla decisone UE e questo vino francese ha ribadito per tutto questo lungo lasso di tempo nella mente dei consumatori il Pinot gris d’Alsace, rendendo indolore la scomparsa della prima parola Tokay. Non si tratta del senno di poi ma anch’io proponevo di darci un sinonimo sostitutivo in caso di sconfitta pur tentando comunque di combattere la battaglia legale. Ed ora ci troviamo in emergenza. Il tempo per bombardare il mercato con un nuovo marchio da imporre è risicato ed ancora non si trova un accordo fra produttori da far approvare a Roma. Senza procedura d’urgenza non arriveremo mai al 2007 con il nuovo nome. La prassi ordinaria prevede una lunga e cadenzata tempistica : accordo fra produttori sul nuovo marchio, proposta da far approvare al Ministero dell’Agricoltura che prima deve sentire il Comitato nazionale vini. A proposta approvata arriva la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, dopo la quale resta in quarantena per un paio d’anni. E saremmo quindi già in ritardo anche partendo domani con il nome nuovo”. Ma i quotidiani hanno scritto in lungo e in largo che si può semplicemente togliere la parola Tocai e lasciare il Friulano, forse sufficientemente indicativo. “ Il Direttore generale del Ministero dell’Agricoltura ( il dr. Giuseppe Ambrosio, n.d.A.) ha dichiarato essere impossibile anche questo perché l’aggettivo friulano appartiene già ad alcune DOC regionali e genererebbe confusione”. E allora ? “Urge che i produttori trovino un accordo sul nuovo nome ed incarichino poi i politici ad eseguire la procedura d’urgenza. Altrimenti il caos”. Ma Lei non ha addirittura brevettato un proprio nuovo nome ?

iferito ad una precisa regione geografica e perciò non specificatamente al vitigno ivi<br />

coltivato.<br />

E’ un po’ come parlare di Champagne, per la Francia”.<br />

“ E’ proprio dalla Francia ci arriva un esempio di preveggenza imprenditoriale,<br />

riferita allo stesso caso-dichiara Piero Pittaro- loro producevano da sempre e tuttora<br />

il Tokay d’Alsace, vino che con l’originale ungherese, e nemmeno il nostro, ha punti<br />

in comune, essendo ricavato dall’uva di Pinot grigio.<br />

Ebbene, subito all’indomani della prima decisione UE pronunciata a favore degli<br />

ungheresi , i francesi hanno etichettato il loro vino pure contestato, con la dicitura<br />

Tokay Pinot gris d’Alsace.<br />

Una specie di difesa preventiva.<br />

Ora a decisioni prese in via definitiva a favore degli ungheresi i francesi tolgono<br />

dalle loro etichette semplicemente la parola Tokay.<br />

Ma nel frattempo a tutto il 2007 saranno passati 13 anni dalla decisone UE e questo<br />

vino francese ha ribadito per tutto questo lungo lasso di tempo nella mente dei<br />

consumatori il Pinot gris d’Alsace, rendendo indolore la scomparsa della prima<br />

parola Tokay.<br />

Non si tratta del senno di poi ma anch’io proponevo di darci un sinonimo sostitutivo<br />

in caso di sconfitta pur tentando comunque di combattere la battaglia legale.<br />

Ed ora ci troviamo in emergenza.<br />

Il tempo per bombardare il mercato con un nuovo marchio da imporre è risicato ed<br />

ancora non si trova un accordo fra produttori da far approvare a Roma.<br />

Senza procedura d’urgenza non arriveremo mai al 2007 con il nuovo nome.<br />

La prassi ordinaria prevede una lunga e cadenzata tempistica : accordo fra produttori<br />

sul nuovo marchio, proposta da far approvare al Ministero dell’Agricoltura che<br />

prima deve sentire il Comitato nazionale vini.<br />

A proposta approvata arriva la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, dopo la quale<br />

resta in quarantena per un paio d’anni.<br />

E saremmo quindi già in ritardo anche partendo domani con il nome nuovo”.<br />

Ma i quotidiani hanno scritto in lungo e in largo che si può semplicemente togliere la<br />

parola Tocai e lasciare il Friulano, forse sufficientemente indicativo.<br />

“ Il Direttore generale del Ministero dell’Agricoltura ( il dr. Giuseppe Ambrosio,<br />

n.d.A.) ha dichiarato essere impossibile anche questo perché l’aggettivo friulano<br />

appartiene già ad alcune DOC regionali e genererebbe confusione”.<br />

E allora ?<br />

“Urge che i produttori trovino un accordo sul nuovo nome ed incarichino poi i<br />

politici ad eseguire la procedura d’urgenza. Altrimenti il caos”.<br />

Ma Lei non ha addirittura brevettato un proprio nuovo nome ?

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