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Vigneto friuli - Claudio Fabbro

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Solo un nome in etichetta? Ma, a volte, il nome è tutto. In questo caso: lignaggio<br />

storico e simbolo commerciale. “Il Tocai friulano è conosciuto in tutto il mondo con<br />

questo nome, se non potessimo più usarlo diventerebbe inutile produrlo. Si<br />

convertirebbero i vigneti a un altro tipo di vitigni. Cambiare il nome a un vino già<br />

famoso sarebbe un’operazione di marketing dissennata. Sarebbe meglio cambiare il<br />

vino” s’infervora Pinat. E ha ragione.<br />

Lo dimostrano le guerre che si sono combattute a difesa dei marchi: quando, ad<br />

esempio, alcuni produttori di formaggi europei hanno cercato di copiare il nome del<br />

Parmigiano, storpiato in “Parmesan”, c’è stata una levata di scudi non solo in Emilia,<br />

ma tra i buongustai di tutto il mondo. Ma torniamo al Tocai. In Friuli, oltre 3.500<br />

ettari sono coltivati a Tocai, altri 500 circa nella provincia di Venezia, un fiume di 46<br />

milioni di litri all’anno. L’Ersa ha calcolato che la sparizione del nome sulla bottiglia<br />

causerebbe un danno di oltre 350 milioni di euro. Non è la prima volta che i<br />

produttori italiani e magiari si affrontano. “C’è già una sentenza del 1963 in Italia:<br />

l’azienda Baroni Economo di Aquileia venne citata in giudizio dalla multinazionale<br />

Monimpex, produttrice di Tokaji ungherese; la corte diede ragione all’azienda<br />

italiana. È un giudizio che fa giurisprudenza, configura dei diritti acquisiti” sostiene<br />

Pinat.<br />

Non è mai stato cercato un accordo con gli ungheresi? “Certo, abbiamo proposto un<br />

compromesso, mantenere la denominazione del Tocai friulano solo per la produzione<br />

storica, nelle regioni di Udine, Gorizia e Pordenone, oltre che per quella più ridotta<br />

nelle campagne di Venezia. Hanno risposto picche. Evidentemente si sentono molto<br />

sicuri”. Con il ricorso alla Corte di Giustizia Europea, un po’ meno. Il responso del<br />

tribunale dovrebbe arrivare nella primavera del 2004. E le due parti affilano i<br />

rispettivi argomenti.<br />

I vitigni della baronessa Aurora. I fan del Tokaji puntano sulla geografia. Quelli del<br />

Tocai sulla storia. Ma se in Friuli hanno un po’ di toponomastica in appoggio, gli<br />

ungheresi citano per l’origine della loro rinomata viticoltura il re Bela IV che, nel<br />

1200, avrebbe fatto venire dei vignaioli italiani per raffinare delle vigne selvatiche,<br />

già da secoli impiantate tra le colline vulcaniche del Tokaj. Proprio italiani, dunque.<br />

Ma l’origine del vitigno è autoctona, secondo questa storia. Pinat e gli altri esperti<br />

dell’Ersa, da parte loro, frugano gli archivi. E hanno trovato documenti – conclude<br />

Segneri-che citano il “Toccai” friulano nel 1200 e, ancora prima, nel fatidico anno<br />

1000, nell’archivio di stato di Gorizia e nell’archivio di Vienna. Documenti, non<br />

leggende”.<br />

.<br />

(*) SEGNERI A. “ Friuli-Ungheria: la guerra del Tocai Un nome simile, due vini<br />

assolutamente diversi, una battaglia in corso alla Ue. Ma chi ha ragione? La verità è<br />

in una cronaca del Seicento” - CAMPAGNA AMICA, settembre, ottobre 2003

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