Vigneto friuli - Claudio Fabbro

Vigneto friuli - Claudio Fabbro Vigneto friuli - Claudio Fabbro

claudiofabbro.it
from claudiofabbro.it More from this publisher
06.02.2013 Views

Ma sul piano politico, qualche responsabilità da parte italiana c’è stata certamente nel non sollevare subito le obiezioni a questa decisione, abbandonando il Tocai friulano al suo destino senza dire nulla e fare niente, sia a livello regionale che nazionale. Tutti devono sapere che non si sono predisposte le benché minime contraddizioni né i legittimi ricorsi, con grandissimo stupore degli stessi funzionari comunitari di Bruxelles. Eppure all’epoca la Regione Friuli era fortemente rappresentata, sia in sedi politiche che tecniche, sia a Roma che nella Comunità Europea. Che si sia dormito un po’ troppo? Sta di fatto che soltanto per la lodevole iniziativa di un privato e benemerito cittadino è saltato recentemente fuori il documento che dà torto agli ungheresi quando recita che “la baronessa Aurora Formentini (nata in Gorizia il 26.10.1609 dal generale Carlo Formentini e da Anna Marie von Rohrbach), morta nel 1653 a Nemet-Ujvar, Contea di Vas, sposa (20 febbraio 1632) il conte ungherese Adam Batthyany e porta in dote, tra l’altro, “vitti di Toccai, 300” che i contadini al suo seguito (sloveni, come risulta dagli antichi urbari, i libri delle rendite della famiglia Formentini) trapiantarono in Ungheria”. Questo documento originale dell’ex archivio di Paolo Emilio Formentini, trasferitosi in Graz da Gorizia nel 1899, è stato recuperato nel 1999 da Filippo Formentini ed è ora conservato nell’archivio della famiglia Formentini a S.Floriano del Collio. Grazie a questo prezioso scritto, le nostre autorità attuali, in primis il ministro Alemanno, hanno un argomento più forte per poter riaprire il caso con gli ungheresi e risolverlo: c’è la prova che il nome tanto conteso si usava in Friuli già prima che nascesse il loro vino Tokaji, fatto a base di uve Furmint, appunto, come i magiari poi chiamarono i vitigni di origine friulana, in onore della loro nuova principessa. Sul piano enologico, invece, era già tutto molto chiaro. Tutti e cinque i tipi di vino Tokaji sono completamente diversi dai Tocai friulano e di Lison, ma non solo. Tokaji è una denominazione di origine controllata e si riferisce quindi ad una zona intorno alla città di Tokaj, mentre Tocai (friulano e di Lison) è il nome del vitigno, che è tutta un’altra cosa. Infatti le nostre DOC si chiamano Collio, Colli Orientali, Carso, Aquileia, Lison eccetera. Il nome del vitigno si aggiunge soltanto quando in quelle zone specificate esso viene vinificato in purezza, del resto è scritto in questo modo in tutti i libri ed in tutte le registrazioni ampelografiche, o si vuole forse sconvolgere anche la catalogazione scientifica? Perciò, una volta ben precisati i termini anche in sede molto concreta, cioè in che successione, in quale forma, con quali dimensioni dei caratteri ed in quale colore si possano scrivere le parole che si riferiscono alla denominazione nonché quelle che si riferiscono al vitigno, non rimane altro che tornare a stringersi la mano come accadeva fino a una decina di anni fa. No, perbacco, da parte ungherese ancora si vuole puntare i piedi, si vuole fare a pugni, con l’atteggiamento fiscalissimo e pignoleggiante che di solito contraddistingue chi abusa del potere oppure chi cerca qualcosa sottobanco, aggrappandosi ad una decisione CEE che, in virtù del

documento ritrovato, non ha più nemmeno i presupposti storici per esistere. Un comportamento che nemmeno il regime precedente si era sognato di tenere e che può sembrare inspiegabile da parte di uno Stato che ha bussato alla nostra porta per chiedere di poter essere accolto nella nostra stessa Comunità. Certamente la questione del Tocai Friulano è stata assunta dall’attuale dirigenza magiara come moneta di scambio in una diatriba da azzeccagarbugli, dalla quale si può uscire soltanto in un modo: con la massima semplicità e trasparenza, mantenendo fermezza sulle questioni di principio. Se è il caso, anche facendo pesare il nostro no al loro ingresso nella CEE, perchè non si possono accogliere i litigiosi, gli spavaldi, quelli che sollevano contenziosi già prima di ottenere il permesso di poter far parte della stessa Comunità (chissà quali altre grane potrebbe riservare in seguito un tal modo di agire con i propri partner). Ma la discussione va riportata ai livelli della concretezza, con i piedi per terra, cioè sulle forme fisiche con cui i prodotti si presentano sul mercato, sugli strumenti dell’identificazione del prodotto in modo inequivocabile, sulle etichette e fin nei minimi particolari, che devono essere ben distinti e molto chiari proprio nell’interesse del consumatore. Su questo un accordo si troverà certamente, anche se va ricercato e siglato prima dell’ingresso dell’Ungheria nella CEE, senza lasciar incancrenire ancora una vicenda che porta solo danno ai tre meravigliosi vini, incolpevoli testimoni dell’assurdità di un mondo che vorrebbero, con la loro semplicità, genuinità, qualità e signorilità, contribuire a rendere meno litigioso, più bonario, alla mano, esattamente come è “in vino veritas” quando “in aquam menzogna” “ (1) Crosta M : www.acquabona.it , 6.11.2002 Il Tokaji Aszu: i retroscena del mitico vino ungherese Un vino regale anche alla nostra portata (2) “ Tokaj e’ una piccola citta’ nella piu’ importante regione vinicola dell’Ungheria, Tokaj-Hegyalia, alla confluenza dei fiumi Tibisco e Bodrog ed ai piedi dei monti Carpazi. Le rarissime condizioni microclimatiche locali favoriscono lo sviluppo della nobile muffa Botrytis Cinerea nella stagione giusta sugli acini delle uve che possono appassire sulla pianta durante l’autunno particolarmente asciutto e solatio, raddoppiando e anche triplicando il livello degli zuccheri originari. Il vigneto da cui si ottengono i vini Tokaji, cioe’ „di Tokaj” occupa oggi circa 6.600 ettari (erano 5.000 nell’anno in cui e’ stato abbattuto il muro di Berlino) in 28 villaggi che producono circa 200.000 ettolitri l’anno di vino. Il territorio e’ costituito in prevalenza di loess e caolino adagiati su andesite e tufi

Ma sul piano politico, qualche responsabilità da parte italiana c’è stata certamente nel<br />

non sollevare subito le obiezioni a questa decisione, abbandonando il Tocai friulano<br />

al suo destino senza dire nulla e fare niente, sia a livello regionale che nazionale.<br />

Tutti devono sapere che non si sono predisposte le benché minime contraddizioni né i<br />

legittimi ricorsi, con grandissimo stupore degli stessi funzionari comunitari di<br />

Bruxelles. Eppure all’epoca la Regione Friuli era fortemente rappresentata, sia in sedi<br />

politiche che tecniche, sia a Roma che nella Comunità Europea. Che si sia dormito un<br />

po’ troppo?<br />

Sta di fatto che soltanto per la lodevole iniziativa di un privato e benemerito cittadino<br />

è saltato recentemente fuori il documento che dà torto agli ungheresi quando recita<br />

che “la baronessa Aurora Formentini (nata in Gorizia il 26.10.1609 dal generale<br />

Carlo Formentini e da Anna Marie von Rohrbach), morta nel 1653 a Nemet-Ujvar,<br />

Contea di Vas, sposa (20 febbraio 1632) il conte ungherese Adam Batthyany e porta<br />

in dote, tra l’altro, “vitti di Toccai, 300” che i contadini al suo seguito (sloveni, come<br />

risulta dagli antichi urbari, i libri delle rendite della famiglia Formentini)<br />

trapiantarono in Ungheria”. Questo documento originale dell’ex archivio di Paolo<br />

Emilio Formentini, trasferitosi in Graz da Gorizia nel 1899, è stato recuperato nel<br />

1999 da Filippo Formentini ed è ora conservato nell’archivio della famiglia<br />

Formentini a S.Floriano del Collio. Grazie a questo prezioso scritto, le nostre autorità<br />

attuali, in primis il ministro Alemanno, hanno un argomento più forte per poter<br />

riaprire il caso con gli ungheresi e risolverlo: c’è la prova che il nome tanto conteso si<br />

usava in Friuli già prima che nascesse il loro vino Tokaji, fatto a base di uve Furmint,<br />

appunto, come i magiari poi chiamarono i vitigni di origine friulana, in onore della<br />

loro nuova principessa.<br />

Sul piano enologico, invece, era già tutto molto chiaro. Tutti e cinque i tipi di vino<br />

Tokaji sono completamente diversi dai Tocai friulano e di Lison, ma non solo. Tokaji<br />

è una denominazione di origine controllata e si riferisce quindi ad una zona intorno<br />

alla città di Tokaj, mentre Tocai (friulano e di Lison) è il nome del vitigno, che è tutta<br />

un’altra cosa. Infatti le nostre DOC si chiamano Collio, Colli Orientali, Carso,<br />

Aquileia, Lison eccetera. Il nome del vitigno si aggiunge soltanto quando in quelle<br />

zone specificate esso viene vinificato in purezza, del resto è scritto in questo modo in<br />

tutti i libri ed in tutte le registrazioni ampelografiche, o si vuole forse sconvolgere<br />

anche la catalogazione scientifica?<br />

Perciò, una volta ben precisati i termini anche in sede molto concreta, cioè in che<br />

successione, in quale forma, con quali dimensioni dei caratteri ed in quale colore si<br />

possano scrivere le parole che si riferiscono alla denominazione nonché quelle che si<br />

riferiscono al vitigno, non rimane altro che tornare a stringersi la mano come<br />

accadeva fino a una decina di anni fa. No, perbacco, da parte ungherese ancora si<br />

vuole puntare i piedi, si vuole fare a pugni, con l’atteggiamento fiscalissimo e<br />

pignoleggiante che di solito contraddistingue chi abusa del potere oppure chi cerca<br />

qualcosa sottobanco, aggrappandosi ad una decisione CEE che, in virtù del

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!