Vigneto friuli - Claudio Fabbro

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06.02.2013 Views

“Ho incaricato i miei uffici di studiare il parere dell’Avvocato generale presso la Corte di Giustizia – informa il Ministro Alemanno- al fine di verificare gli strumenti giuridici da mettere in atto in sede comunitaria e nazionale, per non perdere il diritto di utilizzare le denominazioni Tocai. Il Tocai rappresenta una denominazione fortemente radicata nell’economia friulana, profondamente legata al suo territorio ed alle tradizioni culturali ed economiche degli operatori friulani. Accanto alle forme di iniziativa legale intendiamo ribadire alla Commissione europea la necessità di applicare in maniera adeguata le conclusioni del Consiglio dei Ministri dell’Unione Europea del dicembre 2002, che aveva impegnato l’esecutivo comunitario a proporre le soluzioni idonee per assicurare adeguata tutela ai produttori interessati. Riteniamo, infine, utile continuare ad esplorare con il Governo ungherese tutte le possibili ipotesi di collaborazione finalizzate a promuovere le due diverse produzioni di Tocai friulano e di Tokaj ungherese”. Intanto si affaccia il Tokai australiano L'Italia, raccogliendo un'analoga sollecitazione da parte dell'Ungheria, ”si è decisamente schierata contro il negoziato che l'Ue ha avviato con l'Australia per il riconoscimento dell'indicazione geografica del vino Tokai prodotto in Australia”. Lo ha dichiarato il sottosegretario alle politiche agricole e forestali Paolo Scarpa Bonazza, a margine dei lavori del Consiglio dei ministri dell'agricoltura e della pesca dell'Ue a Bruxelles. Il riconoscimento dell'indicazione geografica per il vino Tokai prodotto in Australia, oggetto di un negoziato tra questo paese e l'Unione europea, rappresenterebbe per Scarpa Bonazza un paradosso inaccettabile visto che l'utilizzo dell'indicazione geografica viene negato all'Italia sulla base di un equivoco evidente riferito a due tipi di vino completamente diversi. Per il sottosegretario difficilmente si riuscirebbe a spiegare questa situazione ai produttori italiani, veneti, friulani e trentini. ''Sulla posizione dell'Italia - ha concluso Scarpa Bonazza - si sono dichiarati d'accordo Germania, Slovacchia, Austria, Portogallo, Spagna e Francia''. Marian Fischer Boel, ha espresso la sua comprensione per le preoccupazioni ungheresi, ma ha rilevato che, in base agli attuali accordi Trips, a certe condizioni, uno stato membro del Wto può utilizzare un nome per un vitigno anche se questo è riconosciuto come indicazione geografica da un altro membro. L'Australia sostiene che tali condizioni sono rispettate dal Tokai. Il commissario ha anche sottolineato che, in base alla atte legislazione comunitaria, è prevista in certe circostanze la coesistenza tra indicazioni geografiche e nomi di vitigni”. “ Infine,- conclude l’agronomo- Fischer Boel ha sottolineato che la bozza di accordo prevede che l'indicazione geografica ungherese “Tokaj” sia protetta in Australia, cosa che attualmente non succede. Il commissario ha detto che le discussioni con le autorità australiane stanno continuando e si è impegnata ad esaminare attentamente qualsiasi documentazione presentata dalle autorità ungheresi su questo tema”.

IL TOCAI, SECONDO FAUSTO CAPELLI “ Riportiamo fedelmente- si legge a pag. 3 di IL FRIULI n. 7, anno XI, del 25 febbraio 2005 , titolata “Ecco perché il Friuli ha ragione “ - l’arringa dell’avvocato Fausto Capelli, già distintosi nella causa che permise di salvare il formaggio Parmigiano dal plagio del Parmesan, chiamato ora a tutelare gli interessi della Regione e di un gruppo di imprenditori friulani nella causa intentata in sede di Corte europea di giustizia per contrastare la posizione degli organi comunitari, che riserva dal 1° gennaio 2007 l’esclusività del nome Tocai all’Ungheria. ” Tutta la tesi difensiva del Consiglio e della Commissione, in ultima analisi, è sostanzialmente fondata su un solo argomento. Vale a dire sull’impossibilità di applicare nella fattispecie della presente causa le regole generali sull’omonimia. Come è noto, queste regole consentirebbero di ammettere la contemporanea presenza sul mercato di due denominazioni uguali o simili suscettibili di creare confusione tra i consumatori. Secondo il Consiglio e la Commissione questo non sarebbe possibile, perché nella nostra fattispecie non esiste un contrasto tra due indicazioni geografiche, bensì tra un’indicazione geografica (Tokaji: riferita alla regione ungherese) e il nome di una varietà di vite (Tocai friulano). Diciamo subito che lo stesso Accordo sui vini tra la Comunità e l’Ungheria non prevede affatto che le regole sull’omonimia si applichino unicamente in caso di contrasto tra due indicazioni geografiche strettamente intese. Se si legge infatti attentamente l’art. 2 dell’Accordo, si capisce che il termine “indicazione geografica” comprende anche la denominazione di origine che è riconosciuta dalle disposizioni legislative di una delle parti contraenti dell’Accordo per designare un vino originario del territorio di tale parte contraente. E il nome “Tocai friulano”, combinato con il nome della zona di produzione, costituisce proprio la denominazione di origine, legalmente protetta in Italia e nella Comunità, di cui parla l’art. 2 dell’Accordo. Crediamo di averlo dimostrato nella risposta ai quesiti della Corte. Ma passando sopra a questa interpretazione, il Consiglio e la Commissione, in vari punti delle loro memorie, insistono sulla necessità di sopprimere il nome “Tocai friulano” perché questo nome danneggia gli interessi dei produttori ungheresi creando confusione tra i consumatori. Ma allora la confusione è possibile. E’ possibile quindi la confusione tra un’indicazione geografica e il nome di una varietà di vite utilizzato per designare un vino prodotto in una area geografica determinata. Ma se la confusione è anche possibile, debbono poter essere applicate, anche in questo caso, le regole sull’omonimia che sono state appositamente pensate per evitare od eliminare gli effetti pregiudizievoli per i prodotti che vengono commercializzati sul mercato con nomi uguali o simili. I

“Ho incaricato i miei uffici di studiare il parere dell’Avvocato generale presso la<br />

Corte di Giustizia – informa il Ministro Alemanno- al fine di verificare gli strumenti<br />

giuridici da mettere in atto in sede comunitaria e nazionale, per non perdere il diritto<br />

di utilizzare le denominazioni Tocai. Il Tocai rappresenta una denominazione<br />

fortemente radicata nell’economia friulana, profondamente legata al suo territorio ed<br />

alle tradizioni culturali ed economiche degli operatori friulani. Accanto alle forme di<br />

iniziativa legale intendiamo ribadire alla Commissione europea la necessità di<br />

applicare in maniera adeguata le conclusioni del Consiglio dei Ministri dell’Unione<br />

Europea del dicembre 2002, che aveva impegnato l’esecutivo comunitario a proporre<br />

le soluzioni idonee per assicurare adeguata tutela ai produttori interessati. Riteniamo,<br />

infine, utile continuare ad esplorare con il Governo ungherese tutte le possibili ipotesi<br />

di collaborazione finalizzate a promuovere le due diverse produzioni di Tocai<br />

friulano e di Tokaj ungherese”.<br />

Intanto si affaccia il Tokai australiano<br />

L'Italia, raccogliendo un'analoga sollecitazione da parte dell'Ungheria, ”si è<br />

decisamente schierata contro il negoziato che l'Ue ha avviato con l'Australia per il<br />

riconoscimento dell'indicazione geografica del vino Tokai prodotto in Australia”. Lo<br />

ha dichiarato il sottosegretario alle politiche agricole e forestali Paolo Scarpa<br />

Bonazza, a margine dei lavori del Consiglio dei ministri dell'agricoltura e della pesca<br />

dell'Ue a Bruxelles. Il riconoscimento dell'indicazione geografica per il vino Tokai<br />

prodotto in Australia, oggetto di un negoziato tra questo paese e l'Unione europea,<br />

rappresenterebbe per Scarpa Bonazza un paradosso inaccettabile visto che l'utilizzo<br />

dell'indicazione geografica viene negato all'Italia sulla base di un equivoco evidente<br />

riferito a due tipi di vino completamente diversi. Per il sottosegretario difficilmente si<br />

riuscirebbe a spiegare questa situazione ai produttori italiani, veneti, friulani e<br />

trentini.<br />

''Sulla posizione dell'Italia - ha concluso Scarpa Bonazza - si sono dichiarati<br />

d'accordo Germania, Slovacchia, Austria, Portogallo, Spagna e Francia''.<br />

Marian Fischer Boel, ha espresso la sua comprensione per le preoccupazioni<br />

ungheresi, ma ha rilevato che, in base agli attuali accordi Trips, a certe condizioni,<br />

uno stato membro del Wto può utilizzare un nome per un vitigno anche se questo è<br />

riconosciuto come indicazione geografica da un altro membro. L'Australia sostiene<br />

che tali condizioni sono rispettate dal Tokai. Il commissario ha anche sottolineato<br />

che, in base alla atte legislazione comunitaria, è prevista in certe circostanze la<br />

coesistenza tra indicazioni geografiche e nomi di vitigni”.<br />

“ Infine,- conclude l’agronomo- Fischer Boel ha sottolineato che la bozza di accordo<br />

prevede che l'indicazione geografica ungherese “Tokaj” sia protetta in Australia, cosa<br />

che attualmente non succede. Il commissario ha detto che le discussioni con le<br />

autorità australiane stanno continuando e si è impegnata ad esaminare attentamente<br />

qualsiasi documentazione presentata dalle autorità ungheresi su questo tema”.

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