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Vigneto friuli - Claudio Fabbro

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La viticoltura in Friuli nel primo novecento<br />

Nella provincia la viticoltura era un’attività assai diffusa che interessava, nei 1910,<br />

una superficie di 10.844 ettari, pari al 1,5 per cento di quella dell’intera provincia.<br />

Nel Collio prima tra le coltivazioni era proprio la vite, favorita da un terreno<br />

particolare caratterizzato da strati di sabbie calcificate (arenaria) e argille calcaree<br />

(marna) alternati tra loro, e da un clima ottimale lungo tutto l’arco delle stagioni. Qui<br />

all’inizio del 1900 molti mezzadri erano obbligati per clausola contrattuale a mettere<br />

a dimora annualmente da 200 a 400 viti per ciascun podere. Lo stesso avveniva nella<br />

zona di Aquileia, dove entro tre anni dall’inizio del contratto mezzadrile dovevano<br />

essere impiantati quattro campi friulani (un campo friulano piccolo corrisponde a 35<br />

are) di vigna. Sopra Gorizia, a San Floriano, vi erano coltivazioni quasi<br />

esclusivamente di vigneti e frutteti. Lo stesso a Dolegna e a Russiz (Capriva), dove<br />

l’economia si basava quasi esclusivamente sulla vite. In quest’ultima località nel<br />

1869 il conte Teodoro de La Tour, di origine francese, che aveva sposato Elvina<br />

Ritter, una baronessa goriziana di ascendenza tedesca e di religione protestante, aveva<br />

dato notevole impulso alla viticoltura introducendo dalla Francia nuove varietà di<br />

vitigni pregiati. A Farra e a Villanova nel 1909 si producevano 12.000 ettolitri di<br />

vino: una tenuta agricola locale con annesso stabilimento vinicolo (azienda Concina)<br />

esportava da sola annualmente 4000 ettolitri di vino. Vini rinomati erano<br />

anche quelli di Medea, Chiopris e Viscone. Anche a Terzo d’Aquileia la viticoltura<br />

prevaleva sulle<br />

altre colture. Ottimi vini bianchi erano prodotti nella zona di Mossa e San Lorenzo.<br />

I nemici della vite non fermano l’esportazione<br />

La vite era però bersagliata da numerose calamità: prima fra tutte la propagazione<br />

della fillossera, che distruggeva le coltivazioni costringendo a onerosi reimpianti con<br />

materiale vivaistico resistente all’afide filosserico, in second’ordine la grandine, assai<br />

frequente, e sistemi di conduzione agraria scarsamente efficienti. Ciononostante la<br />

viticoltura nella regione forniva ottimi vini, esportati in tutte le province del vasto<br />

impero e più volte premiati in esposizioni nazionali. Nel 1909- 1910 i successi<br />

maggiori li ottennero le varietà Riesling del Reno, Borgogna bianca, Ribolla e<br />

Malvasia.<br />

In Austria si cercava di agevolare il commercio del vino: si chiedeva a tal fine che la<br />

pesante tassazione che lo colpiva venisse diminuita e portata alla pari di quella sulla<br />

birra, prodotto che godeva di un trattamento fiscale di favore. Si voleva inoltre che le<br />

Ferrovie accordassero una riduzione dei noli per il trasporto dei vini dalle province<br />

meridionali dell’impero (fra cui quella di Gorizia) alle province dell’interno e<br />

l’esenzione dal nolo per il trasporto delle botti vuote.

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