Vigneto friuli - Claudio Fabbro

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06.02.2013 Views

IL TOCAI SECONDO G.F. CROMAZ Una preziosa ricerca sviluppata dal CROMAZ (*) nel 2001 ci consente di conoscere più da vicino alcuni aspetti – molti dei quali non noti ai più , compreso a chi scrive - della situazione e dei vari problemi della vitivinicoltura friulana a cavallo del XIX e XX secolo. Fu infatti nella seconda metà dell’ 800 che tremende avversità di natura fungina ( Peronospora ed Oidio) ma soprattutto la Fillossera provocarono eccezionali devastazioni in Francia e, successivamente, in Friuli . Il CROMAZ tocca vari argomenti anche di carattere socio-economico ( “dei vini e dei vinelli , vini veri ed artificiali, vini adulterati dall’ Ungheria” accentuando , pur partendo da un’analisi generale e continentale degli eventi, proprio le vicissitudini italo-friul-unghheresi aventi direttamente o meno proprio il Tocai quale protagonista. Ma lasciamo la parola al CROMAZ. Le origini della controversia “ È di nuovo di attualità-esordisce CROMAZ- la controversia sulla denominazione del vino Tocai che vede impegnata l’Ungheria nella richiesta di vietare, in base ai protocolli CEE-Ungheria del 1993, l’uso della denominazione Tocai alla Francia e all’Italia. Ora si sta valutando quali iniziative prendere per consentire per questo tipo di vino la compatibilità della omonimia geografica e storica nell’indicazione del prodotto. Abbiamo detto che la controversia è tornata di attualità perché, come vedremo, non è da oggi che se ne discute. Il nome del vitigno e del vino bianco chiamato Tocai nella terminologia italiana e Tokaji nella terminologia ungherese è legato ad alcune vicende storiche del Friuli e dell’Ungheria, vicende che affondano le loro radici nel XIII secolo e sono legate alla vita avventurosa di uno dei più famosi Patriarchi di Aquileia, Bertoldo di Merania. Alle numerose e suggestive ipotesi fatte in più occasioni sulla origine e sulla provenienza di questo vitigno aggiungiamo ora queste note storiche. Un po’ di storia Bertoldo di Merania apparteneva alla potente famiglia feudale bavarese degli Andechs. Una delle sue sorelle, di nome Geltrude, era diventata regina d’Ungheria avendo sposato re Andrea II, detto il "Gerosolimitano", sul quale ella aveva molta influenza.

Grazie alla protezione della Corona Bertoldo aveva ottenuto in Ungheria elevati gradi, sia nella vita ecclesiastica sia in quella civile, tra cui il titolo nobiliare di conte. Nel 1207 era stato eletto arcivescovo della sede di Kalocsa, cittadina dell’Ungheria meridionale il cui vescovado era di antica origine. Egli non era amato dalla nobiltà locale, ma era molto temuto perché protetto dal cognato, il re Andrea. Nel 1213 Bertoldo dovette però lasciare l’Ungheria: sua sorella, la regina Geltrude, era stata in quell’anno assassinata in una congiura di palazzo da due magnati ungheresi e Bertoldo, assieme ai suoi fratelli, era riuscito a salvarsi solo con una fuga precipitosa. Un Patriarca di Aquileia Nominato Patriarca di Aquileia nel 1218 da papa Onorio III, arrivò in quell’anno in Friuli, che trovò lacerato da crudeli lotte intestine tra famiglie e fazioni tra loro rivali. Il suo patriarcato durò fino al 1251, anno della sua morte, e fu assai tumultuoso e denso di avvenimenti. Gli storici dicono che fosse benvoluto dal popolo, liberale verso la Chiesa, il clero e i conventi, operoso come principe temporale e assai generoso. Ebbe un occhio di particolare riguardo nei confronti di Udine - ricordata nel 983 come un semplice castello - di cui favorì la crescita e lo sviluppo, non solo economico e commerciale, unendola nei privilegi ad Aquileia. Venendo al tema di questi appunti storici, secondo quanto ha scritto lo storico goriziano conte Francesco Coronini (1833- 1901) nel suo libro "I Sepolcri dei Patriarchi di Aquileia", (1889), I’Ungheria deve essere grata a questo Patriarca per uno dei suoi migliori prodotti. Il re ungherese Bela IV, salito al trono nel 1235 quale successore del padre Andrea II, avrebbe, proprio con la cooperazione di suo zio Bertoldo, portato nel suo regno dal Friuli la vite del Tocai lì coltivata e divenuta poi così celebre. Prove storiche di questo fatto sono di difficilissimo reperimento, ma l’affermazione pare suffragata dal fatto che il Coronini, come da lui stesso affermato, ebbe modo di attingere notizie direttamente da fonti ungheresi. Da dove proviene il vitigno del Tocai? Si deve però tenere presente a tale riguardo che vitigni non autoctoni riconducibili al Tokaji vengono descritti da molte fonti storiche come originari della Francia e della Germania, nazione quest’ultima in cui la famiglia degli Andechs aveva vastissimi possedimenti terrieri. Pare anche che vitigni simili fossero coltivati anche in Austria e in Croazia dove pure vi erano vaste proprietà di quella famiglia. Altre fonti storiche attestano che nel secolo XIII i re d’Ungheria avevano fatto venire viticoltori dall’Italia, dalla Francia e dalla Germania. Costoro, con degli opportuni innesti, sarebbero riusciti ad ottenere un vitigno denominato "Furmint" (termine di derivazione francese) che dava un vino di color giallo- frumento. Alcuni storici riferiscono che i vitigni erano portati direttamente dall’Italia. Vini ungheresi,

Grazie alla protezione della Corona Bertoldo aveva ottenuto in Ungheria elevati<br />

gradi, sia nella vita ecclesiastica sia in quella civile, tra cui il titolo nobiliare di conte.<br />

Nel 1207 era stato eletto arcivescovo della sede di Kalocsa, cittadina dell’Ungheria<br />

meridionale il cui vescovado era di antica origine. Egli non era amato dalla nobiltà<br />

locale, ma era molto temuto perché protetto dal cognato, il re Andrea. Nel 1213<br />

Bertoldo dovette però lasciare l’Ungheria: sua sorella, la regina Geltrude, era stata in<br />

quell’anno assassinata in una congiura di palazzo da due magnati ungheresi e<br />

Bertoldo, assieme ai suoi fratelli, era riuscito a salvarsi solo con una fuga precipitosa.<br />

Un Patriarca di Aquileia<br />

Nominato Patriarca di Aquileia nel 1218 da papa Onorio III, arrivò in quell’anno in<br />

Friuli, che trovò lacerato da crudeli lotte intestine tra famiglie e fazioni tra loro rivali.<br />

Il suo patriarcato durò fino al 1251, anno della sua morte, e fu assai tumultuoso e<br />

denso di avvenimenti. Gli storici dicono che fosse benvoluto dal popolo, liberale<br />

verso la Chiesa, il clero e i conventi, operoso come principe temporale e assai<br />

generoso. Ebbe un occhio di particolare riguardo nei confronti di Udine - ricordata<br />

nel 983 come un semplice castello - di cui favorì la crescita e lo sviluppo, non solo<br />

economico e commerciale, unendola nei privilegi ad Aquileia.<br />

Venendo al tema di questi appunti storici, secondo quanto ha scritto lo storico<br />

goriziano conte Francesco Coronini (1833- 1901) nel suo libro "I Sepolcri dei<br />

Patriarchi di Aquileia", (1889), I’Ungheria deve essere grata a questo Patriarca per<br />

uno dei suoi migliori prodotti.<br />

Il re ungherese Bela IV, salito al trono nel 1235 quale successore del padre Andrea II,<br />

avrebbe, proprio con la cooperazione di suo zio Bertoldo, portato nel suo regno dal<br />

Friuli la vite del Tocai lì coltivata e divenuta poi così celebre. Prove storiche di<br />

questo fatto sono di difficilissimo reperimento, ma l’affermazione pare suffragata dal<br />

fatto che il Coronini, come da lui stesso affermato, ebbe modo di attingere notizie<br />

direttamente da fonti ungheresi.<br />

Da dove proviene il vitigno del Tocai?<br />

Si deve però tenere presente a tale riguardo che vitigni non autoctoni riconducibili al<br />

Tokaji vengono descritti da molte fonti storiche come originari della Francia e della<br />

Germania, nazione quest’ultima in cui la famiglia degli Andechs aveva vastissimi<br />

possedimenti terrieri. Pare anche che vitigni simili fossero coltivati anche in Austria e<br />

in Croazia dove pure vi erano vaste proprietà di quella famiglia. Altre fonti storiche<br />

attestano che nel secolo XIII i re d’Ungheria avevano fatto venire viticoltori<br />

dall’Italia, dalla Francia e dalla Germania. Costoro, con degli opportuni innesti,<br />

sarebbero riusciti ad ottenere un vitigno denominato "Furmint" (termine di<br />

derivazione francese) che dava un vino di color giallo- frumento. Alcuni storici<br />

riferiscono che i vitigni erano portati direttamente dall’Italia. Vini ungheresi,

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