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un anno di eventi - Porto di Genova

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I l c i n e m a i t a l i a n o e l ’ e m i g r a z i o n e Renato Venturelli<br />

film, tra l’altro, che ha anche momenti<br />

piuttosto belli, soprattutto nella sua prima<br />

parte, dove si parla dell’epopea degli emigranti<br />

descrivendo le loro sofferenze, den<strong>un</strong>ciando le<br />

con<strong>di</strong>zioni in cui venivano costretti a lavorare<br />

in Argentina, mostrando le scene drammatiche<br />

<strong>di</strong> <strong>un</strong>’epidemia nei campi <strong>di</strong> lavoro. E’ <strong>un</strong>a<br />

parte dal taglio avventuroso, dove però lo<br />

slancio epico viene minato internamente dalla<br />

con<strong>di</strong>zione degli emigrati; nella seconda metà,<br />

quando i protagonisti iniziano ad affermarsi e<br />

ad imborghesirsi nel mondo italo-argentino, il<br />

film <strong>di</strong>venta invece più statico e rigido, meno<br />

interessante.<br />

Il percorso che traccia Passaporto rosso è ad ogni<br />

modo esemplare. L’inizio si svolge alla fine<br />

dell’Ottocento, in periodo <strong>di</strong> elezioni, quando<br />

il protagonista rovescia le urne elettorali ed è<br />

quin<strong>di</strong> costretto a scappare per la sua ribellione<br />

contro il parlamentarismo e contro la politica,<br />

viste come forma <strong>di</strong> ingiustizia, <strong>di</strong> corruzione e<br />

<strong>di</strong> oppressione sociale. L’emigrazione come<br />

fuga dall’Italia viene così collegata alle<br />

con<strong>di</strong>zioni politiche <strong>di</strong> fine Ottocento più che<br />

a quelle economiche e sociali. Arrivato in<br />

Argentina, il nostro eroe protofascista attraversa<br />

quin<strong>di</strong> <strong>un</strong> ulteriore periodo drammatico,<br />

lavorando in fattorie isolate insieme agli altri<br />

italiani, quasi ridotti in <strong>un</strong>o stato <strong>di</strong> schiavitù.<br />

A poco a poco, riesce però ad affermarsi e ad<br />

arricchirsi, finché interviene l’altro snodo<br />

importante dal p<strong>un</strong>to <strong>di</strong> vista storico e politico:<br />

la prima guerra mon<strong>di</strong>ale. A questo p<strong>un</strong>to il<br />

figlio, che essendo nato in Argentina è cresciuto<br />

sentendosi pienamente argentino e rifiutando<br />

l’origine italiana, si ritrova costretto con la<br />

prima guerra mon<strong>di</strong>ale a sentire il richiamo<br />

della patria: <strong>di</strong>etro istigazione del padre, finisce<br />

perciò per partire per l’Italia e per morire al<br />

fronte. Il finale oleografico del film sarà<br />

de<strong>di</strong>cato a sua figlia, <strong>un</strong>a bambina della terza<br />

generazione che all’inizio degli anni Venti verrà<br />

in Italia a ricevere la medaglia per il padre<br />

morto in guerra. In questo modo si delinea<br />

l’impianto esemplare del film: l’emigrazione<br />

nasce per colpa delle elezioni, della politica, del<br />

parlamentarismo <strong>di</strong> fine Ottocento; la prima<br />

guerra mon<strong>di</strong>ale permette il ricompattamento<br />

nazionale al <strong>di</strong> qua e al <strong>di</strong> là dell’Atlantico; il<br />

definitivo ricongi<strong>un</strong>gimento e riconoscimento<br />

della nazione italiana nel mondo avviene<br />

all’inizio degli anni Venti con l’affermazione del<br />

fascismo.<br />

Passaporto rosso, ripeto, costituisce però <strong>un</strong>o dei<br />

rari esempi degli anni Trenta, anche se ne<br />

costituisce <strong>un</strong> esemplare manifesto ideologico.<br />

Passando alla terza fase, quella del dopoguerra,<br />

ci si dovrebbe aspettare finalmente <strong>un</strong>a<br />

maggiore libertà nell’affrontare l’argomento;<br />

invece, ve<strong>di</strong>amo che per <strong>un</strong>a quin<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> anni<br />

il tema dell’emigrazione continua ad essere<br />

parzialmente ignorato. Certo, abbiamo subito<br />

<strong>un</strong> titolo come Emigrantes <strong>di</strong> Aldo Fabrizi<br />

(1949), che lo affronta nell’ottica pateticocomico-sentimentale<br />

che caratterizza il suo<br />

autore; oppure Come scopersi l’America<br />

(1949), al servizio <strong>di</strong> Macario e della sua<br />

comicità stral<strong>un</strong>ata. Ma l’<strong>un</strong>ico film importante,<br />

e per la verità <strong>un</strong>o dei titoli fondamentali<br />

in assoluto, è Il cammino della speranza <strong>di</strong>

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