un anno di eventi - Porto di Genova
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sulla matrice originaria afroamericana. Una<br />
miriade <strong>di</strong> ricostruzioni “microstoriche”,<br />
centrate quin<strong>di</strong> sulle vicende in<strong>di</strong>viduali,<br />
st<strong>anno</strong> fornendo elementi preziosi per<br />
ricostruire l’or<strong>di</strong>to vivo delle “nuove<br />
musiche”, e degli ambienti che accolsero, fra<br />
<strong>di</strong>ffidenza, pregiu<strong>di</strong>zio razzista e qualche volta<br />
ottima <strong>di</strong>sponibilità gli emigranti musicisti (4) .<br />
D’altro canto cominciano ad apparire anche<br />
stu<strong>di</strong> più sistematici, in cui obiettivo è<br />
inquadrare nel dato macrostorico( la “trama<br />
generale” degli <strong>eventi</strong>) la pluralità degli<br />
apporti (5) , sostituendo insomma a <strong>un</strong>a visione<br />
<strong>di</strong> maniera della “nascita del jazz” (la mera,<br />
in<strong>di</strong>stinta <strong>di</strong>alettica neri – bianchi) <strong>un</strong> più<br />
articolato <strong>di</strong>scorso, fatto anche <strong>di</strong> “zone<br />
grigie” da indagare. Zone grigie che<br />
riguardano quei duecento milioni <strong>di</strong> persone<br />
che si mossero dall’Europa in cerca <strong>di</strong> <strong>un</strong>a<br />
sorte migliore: <strong>un</strong>a gran fetta <strong>di</strong> questa<br />
umanità speranzosa e desolata erano italiani.<br />
Le cronache ci rimandano quella data<br />
cruciale, nella storia del jazz, in cui per la<br />
prima volta la tumultuosa, aerea vitalità<br />
eterofonica del jazz primigenio viene “fissata”<br />
su <strong>di</strong>sco: il 1917 della Original Dixieland Jass<br />
Band. La data non deve ingannare: si tratta in<br />
realtà, già allora, <strong>di</strong> <strong>un</strong> fenomeno <strong>di</strong> revival: e<br />
la spia è nell’uso <strong>di</strong> quell’aggettivo “Original”,<br />
che sta a significare che il primo gruppo<br />
documentato su <strong>di</strong>sco già agiva nel ricordo <strong>di</strong><br />
qualcosa che era “stato prima”. Un qualcosa<br />
che ha lasciato solo il ricordo, sfumato<br />
nell’alone del mito (6) . Nella Original<br />
Dixieland due componenti su cinque erano<br />
Emigrazione come Musica<br />
(1) Preferiamo questo termine, più corretto semanticamente, a<br />
quello invalso <strong>di</strong> “registrazione”: cfr. Michel Chion,<br />
Musica, me<strong>di</strong>a e tecnologie, Il Saggiatore – Flammarion,<br />
1994.<br />
(2) E’ il caso della musica antica vocale e strumentale in<br />
America latina: gli immensi repertori delle scuole <strong>di</strong> musica<br />
dei gesuiti, ad esempio, attendono ancora compiuta<br />
ricognizione, mentre alc<strong>un</strong>e case <strong>di</strong>scografiche (ad esempio<br />
la francese Le Chemins du Baroque ) cominciano a<br />
pubblicare esempi sostanziosi del tutto. E’ <strong>di</strong> recente<br />
pubblicazione (29 gennaio 2005) <strong>un</strong> intervento<br />
monografico su questo tema sulle pagine <strong>di</strong> Alias,<br />
supplemento settimanale del Manifesto, curato da Vesa<br />
Matteo Piludu.<br />
(3) Negli Stati Uniti dagli anni che precedettero la Prima<br />
guerra mon<strong>di</strong>ale, e con <strong>un</strong> boom negli anni Venti, sino alla<br />
crisi del ‘29 si producevano i settantotto giri “Foreign<br />
Records” per acquirenti emigranti: <strong>di</strong>schi venduti<br />
soprattutto nei drug storse e per corrispondenza. Materiale<br />
oggi prezioso per ricostruire molte musiche “emigrate”.<br />
(4) Citiamo <strong>un</strong> caso fra tutti, recente, a mo’ <strong>di</strong> esempio: il cd<br />
con registrazioni storiche del 1929 realizzato nel 2003 dalla<br />
fondazione Madonna <strong>di</strong> Campanile Com<strong>un</strong>e <strong>di</strong> Frasso<br />
Telesino (Bn) per commemorare il cinquantesimo<br />
anniversario della morte <strong>di</strong> Mike Mosiello, trombettista<br />
campano , emigrato a New York nel 1897, e <strong>di</strong>ventato <strong>un</strong>a<br />
delle migliori trombe dell’ “hot jazz” locale.<br />
(5) Chi scrive queste note ha curato a riguardo nel 1998 per<br />
l’Istituto <strong>di</strong> cultura <strong>di</strong> New York il progetto <strong>di</strong> ricerca<br />
Palermo- New Orleans, New Orleans – Palermo. Sulle<br />
medesime tematiche sta indagando con brillanti risultati<br />
Bruce Raeburn, docente della Loyola University <strong>di</strong> New<br />
Orleans (a suo modo figlio d’arte: suo padre Boyd fu <strong>un</strong><br />
eccellente compositore e <strong>di</strong>rettore d’orchestra, avendo fra le<br />
proprie fila fra gli altri <strong>un</strong> giovanissimo Dizzy Gillespie).<br />
(6) Non esistono registrazioni del primissimo jazz <strong>di</strong> New<br />
Orleans: ad esempio è stata tentata solo <strong>un</strong>a ricostruzione<br />
a posteriori e congetturale del suono del mitico<br />
trombettista Buddy Bolden, il vero padre del jazz.<br />
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