un anno di eventi - Porto di Genova
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A r t e e G r a f i c a d e l l a b a n d a s t a g n a t a t r a O t t o c e n t o e N o v e c e n t o Daniela Lauria<br />
Probabilmente a W<strong>un</strong>siedel dove si trovano<br />
cospicui giacimenti <strong>di</strong> stagno.<br />
Il primato tedesco fu soppiantato nel<br />
XVIII secolo da quello inglese, nella zona<br />
<strong>di</strong> Newport, che <strong>di</strong>ventò la prima esportatrice<br />
mon<strong>di</strong>ale.<br />
La creazione storica della banda stagnata<br />
consisteva nella battitura della lamina <strong>di</strong><br />
ferro e nei successivi bagni <strong>di</strong> stagno fuso,<br />
dopo aver seguito <strong>di</strong>versi trattamenti,<br />
quali lavaggio e fissaggio.<br />
Per quanto riguarda la litografia, questa<br />
tecnica nasce dall’invenzione <strong>di</strong> <strong>un</strong> boemo,<br />
Alois Senefelder, che alla fine del ‘700 creò<br />
<strong>un</strong> sistema economico per stampare le sue<br />
opere letterarie e musicali.<br />
Trasferitosi a Monaco egli notò che la<br />
pietra ( composta da carbonio, ossigeno e<br />
calcio non riproducibile industrialmente) ,<br />
usata nelle costruzioni in Baviera, era<br />
finissima <strong>di</strong> grana, omogenea e dolce nel<br />
suo impasto e la sottopose a esperimenti.<br />
Ben presto si accorse che veniva facilmente<br />
intaccata dall’acido nitrico conservando in<br />
rilievo qual<strong>un</strong>que residuo <strong>di</strong> materia grassa<br />
vi fosse tracciata.<br />
Ottenne così pietre con carattere a rilievo<br />
da cui con <strong>un</strong>a pressa ricavava degli<br />
“stamponi” che adattava ai suoi bisogni.<br />
Successivamente, provò ad intaccare le<br />
pietre con p<strong>un</strong>te fini d’acciaio e inchiostrando<br />
i tratti ottenuti scoprì che<br />
conservavano tutti i pregi e <strong>di</strong>fetti dell’ori-<br />
ginale.<br />
Da questa serie <strong>di</strong> passaggi nacque la<br />
litografia che merita la definizione <strong>di</strong> arte<br />
industriale.<br />
L’applicazione <strong>di</strong> questa tecnica alla banda<br />
stagnata iniziò già a partire dall’ottocento,<br />
attraverso l’impiego <strong>di</strong> meccanismi<br />
ru<strong>di</strong>mentali che si affinarono nel corso<br />
degli anni.<br />
Nella seconda metà del XVIII secolo lo<br />
strumento impiegato era provvisto <strong>di</strong> due<br />
cilindri, <strong>un</strong>o dei quali, ricoperto da <strong>un</strong>o<br />
spesso foglio <strong>di</strong> caucciù era impresso dai<br />
<strong>di</strong>segni su pietra, il secondo, che f<strong>un</strong>geva<br />
da compressore, premeva il foglio <strong>di</strong> latta<br />
contro l’altro in modo che il <strong>di</strong>segno vi<br />
restasse impresso. I <strong>di</strong>segni, <strong>di</strong>ritti sulla<br />
pietra, impressi a rovescio sul caucciù<br />
dovevano essere nuovamente raddrizzati<br />
sulla lattina. I colori erano quelli della<br />
litografia, ma bisognava selezionare i più<br />
soli<strong>di</strong> e non decomponibili sotto l’azione<br />
del calore del forno <strong>di</strong> essiccazione (80 e 90<br />
gra<strong>di</strong> centigra<strong>di</strong>) che doveva dare stabilità<br />
ai colori.<br />
A lavoro ultimato si procedeva a <strong>un</strong>a<br />
tiratura <strong>di</strong> fine vernice e al passaggio in<br />
forno a 120°.<br />
Questo conferiva alla latta <strong>un</strong>a durezza che<br />
aveva tutto il carattere <strong>di</strong> <strong>un</strong>o smalto.<br />
Nell’ambito dello stu<strong>di</strong>o della vasta<br />
collezione Guatelli, si sono volute selezionare<br />
quelle realizzazioni grafiche che<br />
rappresentano <strong>un</strong>a peculiare testimonianza