un anno di eventi - Porto di Genova
un anno di eventi - Porto di Genova un anno di eventi - Porto di Genova
104 F u m e t t o : l i n g u a g g i o m i g r a n t e Ferruccio Giromini Non si è ancora sopita tra gli studiosi l’annosa diatriba sulla primogenitura ufficiale del linguaggio del fumetto. Chi fa risalire il tutto addirittura ai graffiti preistorici, ai geroglifici egiziani, ai bassorilievi della Colonna Traiana, agli incunaboli di immagini sacre xilografate denominati Biblia Pauperum; chi suggerisce le serie settecentesche di litografie satiriche firmate dai britannici Hogarth, Rowlandson, Gillray, Cruikshank; chi attribuisce la messa a punto definitiva delle histoires en images al ginevrino Rodolphe Töpffer, fin dal 1827; chi cita invece Caran d’Ache, chi Wilhelm Busch, chi Ally Sloper; chi cerca antenati tra le stampe popolari italiane, le images d’Epinal francesi, i Bilderbogen germanici, i lubki russi; chi infine mantiene la convinzione americanocentrica che i primi fumetti degni di tanto nome appaiano a New York negli ultimissimi anni dell’Ottocento. Materia da studiosi, essenzialmente, puntigli da storici, sottigliezze da accademici. Comunque sia nato, bisogna però riconoscere che il fumetto è poi esploso come mezzo di comunicazione di massa, in maniera definitiva, proprio nel ribollente melting pot statunitense ed esattamente fondendo in sé tutte le varie caratteristiche del racconto popolare disegnato europeo. La storia dei primi (o secondi, terzi…) vagiti di questo linguaggio, che narra con le parole e con i disegni, appare assolutamente inscindibile dalla storia dell’emigrazione di uomini e d’idee dal Vecchio al Nuovo Mondo; è una storia di innovazione innestata sulla tradizione; è una storia di meticciamenti linguistici, culturali, estetici e anche etnici. Nell’Ottocento i nuovi sistemi di comunicazione spettacolarizzata, se così possiamo chiamarli, rappresentano nel Vecchio Continente un effetto secondario della Rivoluzione Industriale. Grazie all’industria-lizzazione, difatti, l’Europa contadina comincia in modi irreversibili a cambiar faccia ed abitudini sociali; ed è inevitabile che, di fronte ad un progressivo allargamento del mercato e del consumo, muti pure la produzione culturale. Così anche le illustrazioni dei libri e dei primi giornali si svecchiano: provando l’esigenza di ritmi più dinamici, semplificano il segno e liberano i contorni da tanti tratteggi; guardando al teatro, spezzettano le sequenze dell’azione in una successione di scenette; prendendo gusto alla sperimentazione, si permettono nuove aggressività anche di contenuto. Così la nuova sensibilità espressiva, legata al racconto veloce ed allegro per immagini, segue i flussi migratori in partenza dall’Europa e traversa l’Atlantico approdando nel Nuovo Mondo. Anzi, i giovani Stati Uniti l’accolgono con un entusiasmo quasi adolescenziale e fin da subito ne fanno un linguaggio su misura per le proprie esigenze interne di comunicazione. Quando infatti i giornali quotidiani, dopo il 1880, varano l’edizione della domenica, tra gli editori (e in particolar modo tra i due rivali magnati della stampa: Joseph Pulitzer e William Randolph Hearst) si scatena una lotta senza esclusione di colpi per
The beginnings of “comic language” appear to be inseparably linked to the history of the emigration of both men and ideas from the Old to the New World; a history of innovation rooted in tradition and of linguistic, cultural, aesthetic and even ethnic hybridization. The large coloured sheets of the Sunday supplements, a good fifty years prior to the advent of television, that cost less than the cinema, were a fantastic pastime, and especially for children, and logically so. But not just for kids. In a sector that basically lacked any type of competition, this “cinema of the poor” brought the entire family, adults and children, rich and poor, around the printed sheet. Those paper stories also acted as an elementary English book for the masses, a large portion of which were illiterate: adults and children became “schoolmates”, learning while having fun, and laughing at themselves; exciting forms and colours were a feast for the eyes, while also providing the opportunity to acquire a taste for funny and clever narrative inventions. 55 54 55 Emigrazione come Immagine Lettera di un emigrante su una cartolina postale di San Francisco Archivio ALSP-Genova] Immagine tratta da “One Way” Nuova Litosivori Editore - Chiavari (Ge) 54 105
- Page 54 and 55: 54 T r e n t ’ a n n i d i e m i
- Page 56 and 57: 56 T r e n t ’ a n n i d i E m i
- Page 58 and 59: 58 T r e n t ’ a n n i d i E m i
- Page 60 and 61: 60 T r e n t ’ a n n i d i E m i
- Page 62 and 63: 62 T r e n t ’ a n n i d i E m i
- Page 64 and 65: 64 T r e n t ’ a n n i d i E m i
- Page 66 and 67: 66 T r e n t ’ a n n i d i E m i
- Page 68 and 69: 668 ▼ 1816 P a l a z z o S a n G
- Page 70 and 71: 70 I l p r o g r a m m a d e i l a
- Page 72 and 73: 72 ▼ 1822 P a l a z z o S a n G i
- Page 74 and 75: 74 ▼ 1828 I l p r o g r a m m a d
- Page 76 and 77: 76 ▼ 1834 P a l a z z o S a n G i
- Page 78 and 79: 78 PARTE SECONDA E M I G R A Z I O
- Page 80 and 81: 80 I l c i n e m a i t a l i a n o
- Page 82 and 83: 82 I l c i n e m a i t a l i a n o
- Page 84 and 85: 84 I l c i n e m a i t a l i a n o
- Page 86 and 87: 86 I l c i n e m a i t a l i a n o
- Page 88 and 89: 88 C i n e m a m u s s u l m a n o
- Page 90 and 91: 90 C i n e m a m u s s u l m a n o
- Page 92 and 93: 92 C i n e m a m u s s u l m a n o
- Page 94 and 95: 94 C i n e m a m u s s u l m a n o
- Page 96 and 97: 96 C i n e m a m u s s u l m a n o
- Page 98 and 99: 98 E m i g r a n t i i t a l i a n
- Page 100 and 101: 100 E m i g r a n t i I t a l i a n
- Page 102 and 103: 102 E m i g r a n t i I t a l i a n
- Page 106 and 107: 106 F u m e t t o : l i n g u a g g
- Page 108 and 109: 108 F u m e t t o : l i n g u a g g
- Page 110 and 111: 110 F u m e t t o : l i n g u a g g
- Page 112 and 113: 112 F u m e t t o : l i n g u a g g
- Page 114 and 115: 114 A r t e d a l l a L i g u r i a
- Page 116 and 117: 116 A r t e d a l l a L i g u r i a
- Page 118 and 119: 118 A r t e d a l l a L i g u r i a
- Page 120 and 121: 120 L ’ a v v e n t u r a a m e r
- Page 122 and 123: 122 66 Palazzo della ditta Teodor W
- Page 124 and 125: 124 I l S o g n o , i S o g n i Mau
- Page 126 and 127: 126 I l S o g n o , i S o g n i Mau
- Page 128 and 129: 128 I l S o g n o , i S o g n i Mau
- Page 130 and 131: 130 I l S o g n o , i S o g n i Mau
- Page 132 and 133: 132 A r t e e G r a f i c a d e l l
- Page 134 and 135: 134 A r t e e G r a f i c a d e l l
- Page 136 and 137: 136 A r t e e G r a f i c a d e l l
- Page 138 and 139: 138 A r t e e G r a f i c a d e l l
- Page 140 and 141: 140 L a m i g r a z i o n e g r a f
- Page 142 and 143: 142 L a m i g r a z i o n e g r a f
- Page 144 and 145: 144 1840 ▼ P a l a z z o S a n G
- Page 146 and 147: 146 ▼ 1846 P a l a z z o S a n G
- Page 148 and 149: 148 ▼ 1851 P a l a z z o S a n G
- Page 150 and 151: 150 R i m o r c h i a t o r i R i u
- Page 152 and 153: 152 R i m o r c h i a t o r i R i u
104<br />
F u m e t t o :<br />
l i n g u a g g i o m i g r a n t e Ferruccio Giromini<br />
Non si è ancora sopita tra gli stu<strong>di</strong>osi l’<strong>anno</strong>sa<br />
<strong>di</strong>atriba sulla primogenitura ufficiale del<br />
linguaggio del fumetto. Chi fa risalire il tutto<br />
ad<strong>di</strong>rittura ai graffiti preistorici, ai geroglifici<br />
egiziani, ai bassorilievi della Colonna Traiana,<br />
agli inc<strong>un</strong>aboli <strong>di</strong> immagini sacre xilografate<br />
denominati Biblia Pauperum; chi suggerisce le<br />
serie settecentesche <strong>di</strong> litografie satiriche<br />
firmate dai britannici Hogarth, Rowlandson,<br />
Gillray, Cruikshank; chi attribuisce la messa a<br />
p<strong>un</strong>to definitiva delle histoires en images al<br />
ginevrino Rodolphe Töpffer, fin dal 1827; chi<br />
cita invece Caran d’Ache, chi Wilhelm Busch,<br />
chi Ally Sloper; chi cerca antenati tra le stampe<br />
popolari italiane, le images d’Epinal francesi, i<br />
Bilderbogen germanici, i lubki russi; chi infine<br />
mantiene la convinzione americanocentrica<br />
che i primi fumetti degni <strong>di</strong> tanto nome<br />
appaiano a New York negli ultimissimi anni<br />
dell’Ottocento. Materia da stu<strong>di</strong>osi,<br />
essenzialmente, p<strong>un</strong>tigli da storici, sottigliezze<br />
da accademici.<br />
Com<strong>un</strong>que sia nato, bisogna però riconoscere<br />
che il fumetto è poi esploso come mezzo <strong>di</strong><br />
com<strong>un</strong>icazione <strong>di</strong> massa, in maniera<br />
definitiva, proprio nel ribollente melting pot<br />
stat<strong>un</strong>itense ed esattamente fondendo in sé<br />
tutte le varie caratteristiche del racconto<br />
popolare <strong>di</strong>segnato europeo. La storia dei<br />
primi (o secon<strong>di</strong>, terzi…) vagiti <strong>di</strong> questo<br />
linguaggio, che narra con le parole e con i<br />
<strong>di</strong>segni, appare assolutamente inscin<strong>di</strong>bile<br />
dalla storia dell’emigrazione <strong>di</strong> uomini e d’idee<br />
dal Vecchio al Nuovo Mondo; è <strong>un</strong>a storia <strong>di</strong><br />
innovazione innestata sulla tra<strong>di</strong>zione; è <strong>un</strong>a<br />
storia <strong>di</strong> meticciamenti linguistici, culturali,<br />
estetici e anche etnici.<br />
Nell’Ottocento i nuovi sistemi <strong>di</strong> com<strong>un</strong>icazione<br />
spettacolarizzata, se così possiamo<br />
chiamarli, rappresentano nel Vecchio Continente<br />
<strong>un</strong> effetto secondario della Rivoluzione<br />
Industriale. Grazie all’industria-lizzazione,<br />
<strong>di</strong>fatti, l’Europa conta<strong>di</strong>na comincia in mo<strong>di</strong><br />
irreversibili a cambiar faccia ed abitu<strong>di</strong>ni<br />
sociali; ed è inevitabile che, <strong>di</strong> fronte ad <strong>un</strong><br />
progressivo allargamento del mercato e del<br />
consumo, muti pure la produzione culturale.<br />
Così anche le illustrazioni dei libri e dei primi<br />
giornali si svecchiano: provando l’esigenza <strong>di</strong><br />
ritmi più <strong>di</strong>namici, semplificano il segno e<br />
liberano i contorni da tanti tratteggi;<br />
guardando al teatro, spezzettano le sequenze<br />
dell’azione in <strong>un</strong>a successione <strong>di</strong> scenette;<br />
prendendo gusto alla sperimentazione, si<br />
permettono nuove aggressività anche <strong>di</strong><br />
contenuto.<br />
Così la nuova sensibilità espressiva, legata al<br />
racconto veloce ed allegro per immagini, segue<br />
i flussi migratori in partenza dall’Europa e<br />
traversa l’Atlantico approdando nel Nuovo<br />
Mondo. Anzi, i giovani Stati Uniti l’accolgono<br />
con <strong>un</strong> entusiasmo quasi adolescenziale e fin<br />
da subito ne f<strong>anno</strong> <strong>un</strong> linguaggio su misura<br />
per le proprie esigenze interne <strong>di</strong> com<strong>un</strong>icazione.<br />
Quando infatti i giornali<br />
quoti<strong>di</strong>ani, dopo il 1880, varano l’e<strong>di</strong>zione<br />
della domenica, tra gli e<strong>di</strong>tori (e in particolar<br />
modo tra i due rivali magnati della stampa:<br />
Joseph Pulitzer e William Randolph Hearst) si<br />
scatena <strong>un</strong>a lotta senza esclusione <strong>di</strong> colpi per