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Un uso appropriato e coordinato dei blocchi aritmetici multibase e ...

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<strong>Un</strong> <strong>uso</strong> <strong>appropriato</strong> e <strong>coordinato</strong><br />

<strong>dei</strong> <strong>blocchi</strong> <strong>aritmetici</strong> <strong>multibase</strong> e dell’abaco<br />

Domenico Lenzi *<br />

1. Introduzione.<br />

L'ingresso nella scuola dell’obbligo determina una rivoluzione fondamentale nel<br />

modo di imparare da parte del bambino, poiché l’apprendimento – che per lui sino<br />

ad allora è stato spontaneo – si trasforma in parte in apprendimento "imposto", anche<br />

se guidato. Di conseguenza, le difficoltà mnemoniche vengono a svolgere, in<br />

chiave negativa, un ruolo determinante. E quelle riguardanti l'apprendimento matematico<br />

si fanno maggiormente sentire. Infatti, l'immersione in un mondo pieno<br />

di insegne luminose e di cartelloni pubblicitari di ogni tipo rende familiari ai bambini<br />

i primi approcci con l'alfabeto e con la scrittura delle parole, anche se circa il<br />

6% di loro ha problemi di lettura e di scrittura. A ciò si deve aggiungere la spinta<br />

naturale che essi hanno ad acquisire, attraverso il linguaggio, quello che appare<br />

come un mezzo che li avvicina agli adulti, uno strumento essenziale per la “promozione”<br />

e la convivenza civile.<br />

La stessa cosa non si può dire per la matematica; anche perché una certa cultura<br />

attribuisce a questa disciplina un ruolo degno di minor rispetto. Da ciò per gli “addetti<br />

ai lavori” deriva il compito di porre particolare attenzione ai primi approcci<br />

scolastici con l'aritmetica, onde evitare che qualche difficoltà iniziale possa determinare<br />

un atteggiamento di ripulsa e di rigetto nei suoi riguardi.<br />

Tra le prime difficoltà ricordiamo quella legata alla memorizzazione delle cifre<br />

della rappresentazione numerica decimale – per la quale rinviamo a [DML] – che<br />

possono indurre notevoli problemi di discalculia.<br />

Ai problemi di tipo mnemonico va dedicata una cura tutta particolare; e in quest’ambito<br />

un <strong>uso</strong> <strong>appropriato</strong> di materiali didattici può aiutare l'alunno a superarli,<br />

offrendogli gli strumenti, i tempi e i modi per poterli affrontare con minor affanno.<br />

Comunque, va tenuto presente che i primi insegnamenti di tipo “strutturato” in<br />

ambito matematico debbono fare i conti con deficit del tutto naturali, legati a una<br />

lenta acquisizione del Principio di Conservazione delle quantità.<br />

Questi deficit – che, secondo i fondamentali studi di Jean Piaget (cf. [PS] ed [L]),<br />

per la maggior parte <strong>dei</strong> bambini scompaiono intorno ai 6 anni, 6 anni e mezzo –<br />

aggiungono difficoltà a difficoltà e rendono problematico l’avvio ai primi elementi<br />

di aritmetica; onde l’insegnante dovrà attendere l’acquisizione del suddetto<br />

Principio da parte <strong>dei</strong> suoi allievi (che, come vedremo, potrà essere verificata e in<br />

parte favorita dall’<strong>uso</strong> <strong>dei</strong> BAM in base due).<br />

Prima di occuparci del materiale strutturato oggetto di questo intervento, vogliamo<br />

riservare una breve attenzione ai regoli colorati di Georges Cuisenaire.<br />

Recentemente, su di una mailing list, un’insegnante di scuola media ha scritto di<br />

aver trovato proficuo l’<strong>uso</strong> <strong>dei</strong> regoli per spiegare ai suoi ragazzi la nozione di<br />

segmento. Non abbiamo ragione di mettere in dubbio quanto detto; anche un martello<br />

può servire per schiacciare delle noci. Tuttavia l’<strong>uso</strong> sovrabbondante di colori<br />

nei regoli del Cuisenaire (in realtà potrebbero bastarne due o tre; in proposito si<br />

veda ancora [DML]) – con la conseguente necessità di ricordarne il significato –<br />

* Dipartimento di Matematica, <strong>Un</strong>iversità del Salento-Lecce. domenico.lenzi@unisalento.it


può accentuare le difficoltà mnemoniche di cui stiamo parlando, dovuti anche al<br />

fatto che su quei regoli sono assenti le linee di suddivisione che dovrebbero far distinguere<br />

i vari cubetti unitari di cui sono composti 1 ; il che impedisce una corretta<br />

percezione delle lunghezze, che corrispondono al numero di cubetti che compongono<br />

i vari regoli.<br />

Tornando ai BAM, facciamo presente che prima della loro introduzione sarà opportuno<br />

presentare il primo aspetto della nozione di addizione, intesa come conteggio<br />

di palline (o caramelle o altre cose) collocate in un unico cestino, dopo essere<br />

state dislocate (e contate!) in due cestini differenti.<br />

La verifica da parte dell’insegnante dell’acquisizione del concetto di addizione nei<br />

suddetti termini, assicurerà che lo scolaro ha compreso (o, almeno, è avviato a<br />

comprendere) che la nozione di quantità è indipendente dalla dislocazione spaziale<br />

degli oggetti. Di conseguenza, il conteggio complessivo delle palline può avvenire<br />

anche lasciandole separate nei due cestini, senza che nulla cambi. Cosicché,<br />

conoscendo già il numero di palline contenute in ogni cestino, per averne il numero<br />

totale basterà partire dal numero di palline di un cestino (che sarà inutile ricontare)<br />

e proseguire il conteggio con quelle dell’altro.<br />

È chiaro che quando si passerà alla linea <strong>dei</strong> numeri, ciò corrisponderà a partire da<br />

uno <strong>dei</strong> due numeri, svolgendo poi sulla linea una quantità di “passi” corrispondente<br />

al secondo numero; onde la somma sarà data dal numero su cui ci si arresta.<br />

Per introdurre la nozione di addizione alcuni insegnanti sono portati a trascurare la<br />

fase <strong>dei</strong> cestini per passare subito alla linea <strong>dei</strong> numeri. Il che – per quanto detto<br />

precedentemente – è sconsigliabile. Ma lo è anche perché la fase che si vorrebbe<br />

saltare prelude a un’agevole presa di coscienza della proprietà commutativa dell’addizione<br />

tra numeri naturali, che altrimenti è difficile da acquisire.<br />

A coloro che persistano nell’idea che usare basi diverse da quella decimale possa<br />

costituire una complicazione per gli alunni, facciamo presente che l’attività va<br />

svolta senza gli esercizi inutili che fanno passare da un numero scritto in una base<br />

allo stesso scritto in un’altra. Tali esercizi potranno essere proposti in classi successive,<br />

purché con le giuste motivazioni e le opportune semplificazioni.<br />

Naturalmente, qualora i numeri siano presentati in forma grafica, per semplicità<br />

sarà opportuno transitare sempre dalla base decimale, ove questa non sia una delle<br />

due basi di partenza o di arrivo.<br />

Infine, ci sembra opportuno notare che i <strong>blocchi</strong> della base due, costituiti da 2, 4, 8<br />

cubetti (e così via moltiplicando per due) o quelli della base tre, costituiti da 3, 9,<br />

27 cubetti (e così via moltiplicando per tre) esprimono una procedura molto più<br />

semplice di quella relativa all’assemblaggio degli euro in riferimento ai vari tagli<br />

monetari. Infatti lì si procede secondo la cadenza 2 / 2,5 / 2:<br />

1 € x 2 = 2 €; 2 € x 2,5 = 5 €; 5 € x 2 = 10 €;<br />

10 € x 2 = 20 €; 20 € x 2,5= 50 €; 50 € x 2 = 100 € …<br />

Tuttavia, nessuno trova ciò complicato, in quanto ci si abitua presto.<br />

2. I <strong>blocchi</strong> <strong>aritmetici</strong> <strong>multibase</strong>.<br />

Negli ultimi anni critiche feroci si sono abbattute sui materiali strutturati per l’insegnamento<br />

della matematica, giustificate dall’utilizzo impropro che a volte si è<br />

1 Non riusciamo a capire su quali basi alcuni autori considerino ciò un pregio.<br />

2


fatto di questi. Per esempio, talora si è finito con l’usare i regoli colorati e i BAM<br />

come se fossero i mattoncini delle costruzioni Lego, trascurando le potenzialità didattiche<br />

di tali materiali. Perciò noi qui vogliamo riservare la nostra attenzione a<br />

un <strong>uso</strong> <strong>appropriato</strong> <strong>dei</strong> BAM, al fine di favorire a poco a poco la comprensione da<br />

parte degli scolari <strong>dei</strong> concetti che sono alla base della rappresentazione <strong>dei</strong> numeri.<br />

Concetti che in un secondo momento saranno rinforzati tramite un <strong>uso</strong> <strong>coordinato</strong><br />

<strong>dei</strong> BAM e dell’abaco, prima di giungere alla rappresentazione grafica usuale,<br />

rispetto alla quale tutta l’attività manipolativa svolta in precedenza potrà costituire<br />

un supporto conoscitivo, spesso latente, ma fondamentale e duraturo.<br />

Sarà cura dell’insegnante partire da una base piccola. Per facilitare l’attività, in<br />

una primo momento – quello che consiste nell’aggregazione <strong>dei</strong> cubetti unitari<br />

(detti anche sciolti) nei vari pezzi – sarà opportuno usare la base due. In tal modo<br />

l’alunno potrà realizzare – a seconda del numero degli sciolti che gli si mettono a<br />

disposizione – uno, qualcuno o anche tutti i pezzi fondamentali mostrati in fig. 1.<br />

cubo piatto lungo sciolto (o cubetto)<br />

fig. 1<br />

In fig.1 i cubetti sono stati assemblati secondo la regola che, operando in una determinata<br />

base m (nel caso in questione la base due), m <strong>blocchi</strong> uguali (due nel<br />

caso esaminato) debbono essere “attaccati” per formare il pezzo di livello immediatamente<br />

superiore. I precedenti <strong>blocchi</strong> sono quelli che normalmente si trovano<br />

in commercio. Tuttavia, all’occorrenza, due cubi (tre nella base tre, e così via)<br />

possono essere assemblati tramite un elastico. In tal modo si ottiene un pezzo che<br />

va sotto il nome di lungo-blocco.<br />

È chiaro che con i <strong>blocchi</strong> di fig. 1 – ciascuno usato una volta sola – si possono<br />

avere quantità di cubetti che vanno da 1 a 15. In figg. 1, 2 e 3 2 si riconoscono rispettivamente<br />

gli assemblaggi di 15, di 6 e di 7 sciolti, e quindi una prima rappresentazione<br />

<strong>dei</strong> numeri 15, 6 e 7. Mentre in fig. 4 si ha l’assemblaggio ottenuto<br />

mettendo prima insieme i <strong>blocchi</strong> di fig. 2 e fig. 3, ottenendo in tal modo la somma<br />

6 + 7 (6 cubetti più 7 cubetti). Dopodiché, due <strong>dei</strong> tre piatti ottenuti (uno <strong>dei</strong><br />

quali è stato ricavato dai due lunghi) sono stati assemblati a loro volta.<br />

In questa prima fase l’attività potrà essere condotta da coppie di scolari, ciascuno<br />

<strong>dei</strong> quali all’inizio avrà in una sua scatola alcuni cubetti da assemblare. Per semplicità,<br />

i cubetti in dotazione ai due bambini complessivamente non dovrebbero<br />

essere più di 15. Dei due alunni, uno svolgerà il ruolo di cassiere che via via sostituisce<br />

due pezzi uguali del compagno con un pezzo in cui quelli (o meglio, loro<br />

copie) risultano essere saldati.<br />

<strong>Un</strong>a volta assemblati i pezzi, l’insegnante verificherà se ci sono dubbi sul fatto<br />

che – in termini contabili – non è cambiato nulla. <strong>Un</strong>’eventuale esitazione potrà<br />

essere superata ribadendo che nel corso di ogni scambio non c’è stato né guadagno<br />

né perdita di cubetti, dal momento che si è proceduto con “scambi alla pari”;<br />

onde si ha una conservazione della quantità degli sciolti iniziali, anche se ora risultano<br />

“aggregati”.<br />

2 Ove la collocazione <strong>dei</strong> <strong>blocchi</strong> prefigura l’attività che si svolgerà con l’abaco.<br />

3


cubo piatto lungo sciolto<br />

fig. 2 +<br />

cubo piatto lungo sciolto<br />

fig. 3<br />

cubo piatto lungo sciolto<br />

fig. 4<br />

Ciò sarà confermato dal conteggio <strong>dei</strong> cubetti riuniti, che darà un risultato uguale<br />

al numero <strong>dei</strong> cubetti presenti prima dell’inizio dell’attività. Quindi i <strong>blocchi</strong> ottenuti<br />

saranno riposti nella scatola dove erano collocati quando erano ancora sciolti.<br />

Dopodiché i due scolari ripeteranno l’attività a ruoli scambiati, usando gli sciolti<br />

della seconda scatola. E li si inviterà a riporre i pezzi ottenuti in quest’altra.<br />

L’insegnante poi accerterà se gli allievi hanno coscienza che anche in termini di<br />

somma non è cambiato nulla, poiché nulla è cambiato in termini numerici.<br />

<strong>Un</strong>a volta compresi i concetti in base due, si provvederà al loro rinforzo nelle base<br />

tre (ed eventualmente quattro), onde sarà più semplice trasferirli e farli comprendere<br />

in base decimale. In fig. 5 abbiamo gli usuali pezzi della base tre.<br />

cubo piatto lungo sciolto<br />

fig. 5<br />

Però, in base tre, le verifiche tramite conteggio si faranno limitatamente all’utilizzo<br />

<strong>dei</strong> piatti; diversamente esse diventerebbero laboriose, dato che i numeri in gioco<br />

sarebbero relativamente grandi per alunni di una prima classe di scuola primaria.<br />

D’altro canto il principale scopo di queste ultime verifiche è quello di rinforzare<br />

e accertare il possesso definitivo (si spera!) del Principio di Conservazione<br />

delle quantità. Ove così non fosse per qualche alunno, sarà opportuno rivedere il<br />

percorso effettuato a partire dall’avvio al contare, anche perché si potrebbe essere<br />

in presenza di difficoltà cognitive.<br />

Acquisito l’<strong>uso</strong> delle basi due e tre, si possono già riconoscere in maniera immediata<br />

e tangibile proprietà di tipo generale. Ciò perché quantità fino a tre sono immediatamente<br />

percepibili, onde lo scolaro è sgravato da problemi di conteggio<br />

6<br />

7<br />

=<br />

13<br />

4


troppo complicati; il che gli permette di concentrare la sua attenzione sugli aspetti<br />

fondamentali della rappresentazione numerica.<br />

Osservazione 1. <strong>Un</strong>a volta che il discente abbia preso coscienza del significato<br />

del termine doppio [e poi triplo] 3 – con le varie sfaccettature, tra cui, importantissima,<br />

quella secondo cui raddoppiare [e poi triplicare] i vari cubetti è indipendente<br />

da come essi siano aggregati; cosa di cui può materialmente accertarsi replicando<br />

ciascuno degli aggregati comunque costituiti con gli sciolti di partenza –<br />

egli si renderà conto che raddoppiare i suoi sciolti aggregati in base due corrisponde<br />

a sostituire ognuno <strong>dei</strong> <strong>blocchi</strong> ottenuti in precedenza, col blocco di livello superiore.<br />

▄<br />

Concludiamo il paragrafo osservando che il livello aggregativo corrispondente al<br />

migliaio (quello relativo al blocco denominato cubo), in base due e in base tre si<br />

realizza usando rispettivamente 8 e 27 cubetti.<br />

3. Uso dell’abaco nella rappresentazione <strong>dei</strong> numeri naturali.<br />

A questo punto l’abaco – con le sue asticelle verticali che si susseguono da destra<br />

verso sinistra – svolge semplicemente il ruolo di strumento di registrazione della<br />

situazione finale a cui si è pervenuti attraverso l’<strong>uso</strong> <strong>dei</strong> BAM, onde un anello collocato<br />

su di un’asticella individua <strong>blocchi</strong> di un ben determinato tipo, dato che<br />

sulla prima asticella da destra si collocherà una quantità di anelli pari al numero di<br />

sciolti rimasti dopo l’attività di aggregazione; sulla seconda asticella si collocherà<br />

una quantità di anelli pari al numero di lunghi rimasti dopo l’attività di aggregazione,<br />

e così via. Ovviamente, questo numero sarà al massimo 1 in base due e al<br />

massimo 2 in base tre.<br />

Successivamente l’alunno potrà capire come si esegue l’addizione tra due numeri<br />

naturali rappresentati su due abaci diversi, facendogli fare quello che poi svolgerà<br />

graficamente, mettendolo in condizione di capire più facilmente la procedura.<br />

L’operazione sarà opportuno eseguirla in tandem con i BAM, adoperando le due<br />

corrispondenti aggregazioni riprodotte con essi, che permetteranno all’alunno di<br />

capire il fatto fondamentale che i vari “passi” svolti sull’abaco per effettuare l’addizione<br />

non fanno altro che riprodurre quello che si fa con i BAM (si vedano figg.<br />

6, 7 e 9 della pagina seguente, dove al di sotto <strong>dei</strong> pezzi considerati precedentemente<br />

sono stati riportati in forma stilizzata gli abaci e gli anelli che li rappresentano;<br />

in fig. 8 è stata inserita la fase intermedia della procedura). Perciò quando<br />

due pezzi uguali vengono aggregati in un pezzo del livello successivo, i due anelli<br />

che corrispondono a essi sull’abaco vengono collocati insieme sul primo abaco e<br />

poi sostituiti con un anello collocato sull’asticella successiva.<br />

In definitiva, si giunge a esprimere su di un abaco [ad esempio, quello di fig. 9]<br />

l’unico aggregato in BAM che corrisponde ai due aggregati e ai due abaci di partenza<br />

[ad esempio, quelli di fig. 6 e di fig.7]. Tutto ciò senza l’assillo di dover memorizzare<br />

una “tabellina” dell’addizione.<br />

Osservazione 2. Tenendo conto dell’Osservazione 1, possiamo dire che sull’abaco<br />

moltiplicare per la base corrisponde a slittare verso sinistra di un posto i vari<br />

anelli. Il che in seguito sarà come aggiungere uno zero alla rappresentazione grafica<br />

del numero che si sta considerando. ▄<br />

3 Preludio alla nozione di moltiplicazione.<br />

5


cubo piatto lungo sciolto<br />

♠<br />

6<br />

fig. 6 +<br />

cubo piatto lungo sciolto<br />

fig. 7<br />

cubo piatti lunghi sciolto<br />

♠<br />

fig. 8<br />

cubo piatto lungo sciolto<br />

♠<br />

fig. 9<br />

♠<br />

7<br />

13<br />

13<br />

6


Facciamo notare che il cappuccetto rosso messo sulla prima asticella di destra,<br />

può svolgere un ruolo essenziale in presenza di un leggero difetto di lateralizzazione.<br />

Infatti, grazie ad esso, la rappresentazione numerica sull’abaco si può svolgere<br />

senza focalizzare necessariamente la procedura sull’andamento da destra verso<br />

sinistra, bensì sul progressivo allontanamento dal cappuccetto.<br />

In definitiva, l’abaco può essere collocato anche come in fig. 10 o in una qualsiasi<br />

altra posizione. Quel che conta è che l’asticciola col cappuccetto serve per registrare<br />

gli sciolti, quella al suo fianco serve per registrare i lunghi, e così via.<br />

sciolto lungo piatto cubo<br />

♠<br />

fig. 10<br />

4. L’abaco nel sistema metrico decimale.<br />

Il cappuccetto – se collocato in una qualsiasi delle asticelle – può servire a fissare<br />

un’unità di misura relativa al sistema metrico decimale (per esempio, di lunghezza<br />

o di capacità); dando dignità alle equivalenze svolte attraverso le tanto osteggiate<br />

scale. Come? Facciamo un esempio.<br />

Supponiamo che la misura di una lunghezza abbia dato il risultato registrato nelle<br />

figure che seguono. La misura effettuata corrisponde a 3 dam più 1 m più 2 dm<br />

più 1 cm.<br />

Il cappuccetto in questa fase è superfluo. Esso ci dice semplicemente che, nell’usuale<br />

rappresentazione in cifre, nel primo caso la virgola la si vuol collocare dopo<br />

la cifra <strong>dei</strong> metri, nel secondo caso la si vuol collocare dopo la cifra <strong>dei</strong> decimetri<br />

e così via.<br />

♠<br />

dam m dm cm<br />

(decametri) (metri) (decimetri) (centimetri)<br />

dam m dm cm<br />

♠<br />

13<br />

7


♠<br />

dam m dm cm<br />

dam m dm cm<br />

Perciò la nostra lunghezza misura: 31,21 m = 312,1 dm = 3,121 dam = 3121 cm, e<br />

così via. Viceversa, la virgola ci fa capire su quale asticella è situata l’unità di misura<br />

a cui essa corrisponde.<br />

Concludiamo facendo notare che analogo discorso può essere fatto per le misure<br />

di superficie e per quelle di volume; tenendo presente, però, che – se riferite alle<br />

precedenti unità di misura lineari – le prime si susseguono secondo multipli di<br />

cento e le altre secondo multipli di mille.<br />

Nella figura seguente si mostra la misura di una superficie. Per evitare di rappresentare<br />

i vari casi, il cappuccetto è stato sottinteso, dovendo ormai essere chiaro<br />

che esso serve solo a segnalare l’unità di misurà prescelta e quindi la posizione<br />

della virgola nella rappresentazione grafica della misura considerata.<br />

hm 2 dam 2 m 2<br />

(ettari) (are) (centiare)<br />

Perciò la nostra superficie misura: 1,2131 hm 2 = 121,31 dam 2 = 12131 m 2 , e così<br />

via.<br />

Bibliografia<br />

[DML] Cosimo De Mitri, Domenico Lenzi, Fiammiferi e cifre decimali, Education<br />

2.0, 2010.<br />

http://www.educationduepuntozero.it/racconti-ed-esperienze/fiammiferi-cifre-decimali-3078923784.shtml<br />

[L] Domenico Lenzi, Primi passi in aritmetica, Education 2.0, 2010.<br />

http://www.educationduepuntozero.it/racconti-ed-esperienze/primi-passi-aritmetica-3055506299.shtml<br />

[PS] Jean Piaget, Alina Szeminska, La genesi del numero nel bambino, La nuova<br />

Italia, 1968.<br />

♠<br />

8

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