Vedi progetto (PDF) - Liceo Scientifico Einaudi
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L’arte arabo-normanna<br />
- Viaggio d’ Istruzione<br />
-“Viaggi di cultura per la conoscenza dei popoli”<br />
- Approfondimenti<br />
- Le nostre foto
La Sicilia, nel corso dei secoli, è stata teatro di dominazioni di popoli diversi<br />
che hanno lasciato un’ impronta indelebile nel territorio, negli usi, nei costumi e<br />
nell’ arte. Arabi, Normanni e Greci si sono succeduti nelle varie città siciliane<br />
lasciando ognuno una parte di sé. Per vedere da vicino un esempio di arte<br />
arabo-normanna abbiamo deciso di visitare Palermo, Monreale, Cefalù dove<br />
questi popoli hanno lasciato esempi mirabili della loro civiltà. Il viaggio<br />
d’ istruzione è stato sicuramente anche l’occasione per un momento di<br />
socializzazione ed ha unito lo spirito culturale con lo spirito goliardico che si<br />
viene a creare in occasioni di questo tipo. Sicuramente questa esperienza ha<br />
lasciato in ognuno di noi più di quanto avrebbe potuto lasciare una classica<br />
lezione frontale in aula, anzi esperienze di questo tipo dovrebbero ripetersi più<br />
spesso per consentirci di conoscere e vivere da vicino le nostre radici.<br />
Ed ecco così che comincia il nostro percorso attraverso la storia…<br />
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Premessa storica<br />
Davide Italia III B<br />
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Come nasce il <strong>progetto</strong><br />
Il <strong>progetto</strong> è nato dall‟iniziativa del prof. Salvatore Lantieri, che ha diffuso nella scuola la conoscenza del<br />
programma “Museo Senza Frontiere”, promosso dall‟Unione Europea, e che ha trovato piena collaborazione nei<br />
proff. Antonio Lombardo e Lucia Varrasi. Lo scopo peculiare è di organizzare incontri d‟arte e cultura nei siti<br />
d‟origine; avendo il carattere della monotematicità, gli alunni possono studiare monumenti, insediamenti urbani,<br />
musei nel loro proprio ambiente, approfondendo una tematica specifica e ricavandone conoscenze in modo<br />
diretto, sistematico, analitico. La visita è preceduta da lezioni propedeutiche e approfondimenti di storia,<br />
letteratura, storia dell‟arte, allo scopo di sollecitare la curiosità, l‟attenzione e la partecipazione attiva dei<br />
ragazzi.Questa iniziativa, ormai consolidata, anche quest‟anno ha offerto agli studenti la possibilità di conoscere<br />
gli esempi più significativi dell‟arte islamica nelle città di Palermo, Cefalù e Monreale, e le sue modificazioni<br />
durante la dominazione normanna. L‟attenzione si è soffermata su monumenti particolarmente significativi, come<br />
la chiesa di S. Giovanni degli Eremiti, la Chiesa della Martorana, la Zisa, la Cappella Palatina e la Cattedrale a<br />
Palermo, il Duomo e il Chiostro a Monreale, il Lavatoio, il Duomo e il Chiostro a Cefalù.L‟anno scorso il <strong>progetto</strong> è<br />
stato ampliato ed esteso allo studio dell‟arte islamica nella Spagna meridionale, in particolare nelle città di<br />
Cordova, Siviglia e Granada; per gli alunni che avevano già conoscenze dirette e acquisite sull‟arte arabonormanna,<br />
l‟Andalusia è stata luogo di approfondimento, poiché tra tutte le varie e ricche manifestazioni dell‟arte<br />
islamica il mudejar si distingue per la sua unicità, in quanto la coesistenza e l‟interazione tra la cultura araba e<br />
quella cattolica hanno prodotto forme artistiche proprie e sorprendenti.Il principio ispiratore è anche lo scopo<br />
dell‟iniziativa promossa dai docenti: fare del viaggio d‟istruzione un‟illustrazione viva della storia e della letteratura,<br />
mirando a rendere gli studenti coscienti e critici nei riguardi di culture oggetto di scambi reciproci e fornendo<br />
l‟opportunità di approfondire l‟arte islamica nei suoi contenuti architettonici ed estetico-formali, anche attraverso un<br />
percorso critico e parallelo con culture coeve.<br />
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Prof.ssa Lucia Varrasi<br />
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Al <strong>Liceo</strong> “<strong>Einaudi</strong>” di Siracusa: viaggi di cultura per la<br />
conoscenza dei popoli<br />
La necessità di creare un rapporto di cooperazione economica, politica e sociale nell‟area<br />
meridionale e orientale del Mediterraneo, è da anni oggetto di dibattito nell‟Unione Europea. Vari<br />
convegni sono stati promossi allo scopo di favorire il dialogo fra l‟Europa, il Nord Africa e il vicino<br />
Oriente, definire i programmi e la loro realizzazione.Aspetto prioritario risulta investire su<br />
esperienze dirette con questi paesi: cultura come veicolo di conoscenza di popoli ai quali siamo<br />
legati da una comune identità storica e come superamento di pregiudizi per garantire il rispetto<br />
reciproco. A nulla servono gli sforzi se non si entra nel profondo dei sentimenti umani, nelle<br />
tradizioni, nella religione di questi popoli.Il <strong>Liceo</strong> <strong>Scientifico</strong> “L.<strong>Einaudi</strong>” , attraverso l‟iniziativa della<br />
Presidenza e dei suoi insegnanti, da qualche anno ha sperimentato di offrire agli alunni<br />
l‟opportunità di accostarsi alla civiltà araba, a quello che ha rappresentato nella nostra formazione<br />
culturale, che rappresenta e che rappresenterà in un prossimo futuro.Per venire a contatto con<br />
questi popoli, la loro storia, i loro insediamenti nei secoli, soprattutto nel sud d‟Europa, il <strong>Liceo</strong> ha<br />
elaborato delle strategie didattiche mirate a promuovere fra i propri alunni viaggi di istruzione di<br />
qualità culturale. Visite guidate, finalizzate allo studio dei siti arabi e arabo-normanni in Sicilia, sono<br />
state precedute da opportuna preparazione dal punto di vista storico-architettonico. Sono stati<br />
studiati itinerari monotematici che puntualmente sono divenuti oggetto di visita e approfondimenti in<br />
loco.Ed è con tale spirito che quest‟anno lo studio continua fuori dai confini territoriali, in Andalusia<br />
(Spagna), terra ricca di reperti (in particolare nelle città di Cordova, Siviglia, Granada ). Lo sforzo,<br />
benché minimo, è che attraverso la sensibilizzazione sull‟arte e sulla cultura islamica questi popoli<br />
possano essere conosciuti dai nostri alunni al di là di ogni estremismo, certo da evitare.<br />
Da “La Sicilia”- Marzo 2006<br />
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Prof. Salvatore Lantieri<br />
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La Giralda:particolari artistici a cura del prof. Antonio Lombardo<br />
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Al <strong>Liceo</strong> “<strong>Einaudi</strong>” di Siracusa: viaggi di cultura per la<br />
conoscenza dei popoli<br />
La necessità di creare un rapporto di cooperazione economica, politica e sociale nell‟area<br />
meridionale e orientale del Mediterraneo, è da anni oggetto di dibattito nell‟Unione Europea. Vari<br />
convegni sono stati promossi allo scopo di favorire il dialogo fra l‟Europa, il Nord Africa e il vicino<br />
Oriente, definire i programmi e la loro realizzazione. Aspetto prioritario risulta investire su<br />
esperienze dirette con questi paesi: cultura come veicolo di conoscenza di popoli ai quali siamo<br />
legati da una comune identità storica e come superamento di pregiudizi per garantire il rispetto<br />
reciproco. A nulla servono gli sforzi se non si entra nel profondo dei sentimenti umani, nelle<br />
tradizioni, nella religione di questi popoli.Il <strong>Liceo</strong> <strong>Scientifico</strong> “L.<strong>Einaudi</strong>” , attraverso l‟iniziativa della<br />
Presidenza e dei suoi insegnanti, da qualche anno ha sperimentato di offrire agli alunni<br />
l‟opportunità di accostarsi alla civiltà araba, a quello che ha rappresentato nella nostra formazione<br />
culturale, che rappresenta e che rappresenterà in un prossimo futuro. Per venire a contatto con<br />
questi popoli, la loro storia, i loro insediamenti nei secoli, soprattutto nel sud d‟Europa, il <strong>Liceo</strong> ha<br />
elaborato delle strategie didattiche mirate a promuovere fra i propri alunni viaggi di istruzione di<br />
qualità culturale. Visite guidate, finalizzate allo studio dei siti arabi e arabo-normanni in Sicilia, sono<br />
state precedute da opportuna preparazione dal punto di vista storico-architettonico. Sono stati<br />
studiati itinerari monotematici che puntualmente sono divenuti oggetto di visita e approfondimenti in<br />
loco. Ed è con tale spirito che quest‟anno lo studio continua fuori dai confini territoriali, in Andalusia<br />
(Spagna), terra ricca di reperti (in particolare nelle città di Cordova, Siviglia, Granada ). Lo sforzo,<br />
benché minimo, è che attraverso la sensibilizzazione sull‟arte e sulla cultura islamica questi popoli<br />
possano essere conosciuti dai nostri alunni al di là di ogni estremismo, certo da evitare.<br />
Da “La Sicilia”- Marzo 2006<br />
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Prof. Salvatore Lantieri
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Palermo<br />
Monreale<br />
Cefalù<br />
Siracusa<br />
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Palermo<br />
Monreale<br />
Cefalù<br />
Siracusa
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Palermo<br />
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Cefalù<br />
Siracusa
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Palermo<br />
Monreale<br />
Cefalù<br />
Siracusa
Chiesa della Martorana<br />
Cappella Palatina<br />
Cattedrale<br />
Mauro Ricciardi III B<br />
Graziano Moschelli III B<br />
Palazzo Zisa<br />
Chiesa di S. Giovanni degli Eremiti<br />
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Cattedrale<br />
Per iniziativa dell‟Arcivescovo Gualtiero Offamilio nel XII secolo, su un preesistente tempio cristiano<br />
del VI sec. trasformato in moschea dagli arabi, viene edificata la cattedrale di Palermo, dedicata a<br />
Maria SS. Assunta il 16 aprile 1185. Originariamente di stile siculo normanno ha subito diversi<br />
interventi secondo il gusto e gli stili del tempo in cui sono stati eseguiti.Tra il XIII ed il XIV secolo è<br />
stato completato il prospetto occidentale e sopraelevate le quattro torri angolari.E‟ del XV secolo il<br />
portale del Gambara cui si accede attraverso tre archi sostenuti da quattro esili colonne; sulla prima<br />
a sinistra di queste è scolpita una pagina del corano. L‟ingresso alla Chiesa avviene attraverso un<br />
portale sovrastato dal mosaico della Madonna "Theotòcos".Nel XVII secolo fu realizzata la barocca<br />
balaustra con le 16 statue, che cinge il piano della Cattedrale.La cupola è del XVIII secolo, come<br />
l‟interno completamente rifatto secondo il gusto neoclassico del tempo.<br />
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Palazzo Zisa<br />
Edificio del XII secolo risale al periodo della dominazione normanna in Sicilia. La sua costruzione fu iniziata<br />
sotto il regno di Guglielmo I e portata a compimento sotto quello di Guglielmo II.<br />
La Zisa delle origini era una residenza estiva creata nelle vicinanze della città per il riposo e lo svago del<br />
sovrano. Normanni, subentrati agli Arabi nella dominazione dell'Isola, furono fortemente attratti dalla cultura<br />
dei loro predecessori. I sovrani vollero residenze ricche e fastose come quelle degli emiri ed organizzarono la<br />
vita di corte su modello di quella araba, adottandone anche il cerimoniale ed i costumi. Fu così che la Zisa,<br />
come tutte le altre residenze reali, venne realizzata alla maniera "araba" da maestranze di estrazione<br />
musulmana, guardando a modelli dell'edilizia palazziale dell'Africa settentrionale e dell'Egitto, a conferma dei<br />
forti legami che la Sicilia continuò ad avere, in quel periodo, con il mondo culturale islamico del bacino del<br />
Mediterraneo. Il nome Zisa deriva probabilmente da al-Azîz (che in lingua araba significa nobile, glorioso,<br />
magnifico). Il vocabolo (in caratteri nashi), rinvenuto nella fascia epigrafica del vestibolo dell'edificio, denota la<br />
caratteristica d'uso islamico di contraddistinguere con un appellativo gli edifici civili più importanti.<br />
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Cappella<br />
Palatina<br />
La Cappella Palatina fu fondata da Ruggero II nel 1132. Da lui dedicata a S. Pietro è ubicata al primo piano del<br />
Palazzo dei Normanni, un‟imponente e composita struttura di origine araba (sec. IX), ampliata dai Normanni nel<br />
XII secolo e più volte rimaneggiata sino al XVIII. Presenta al suo interno numerosi motivi di ammirazione: dalla<br />
linea architettonica (pianta a tre navate con un ridotto transetto, archi ogivali sorretti da colonne in granito) alla<br />
decorazione musiva, i marmi, il meraviglioso soffitto in legno del 1143 a stalattiti ed alveoli di stile arabo, il trono<br />
reale e ambone a mosaico, il cero pasquale del XII secolo. Si può considerare il tempio cristiano emblema dello<br />
spirito illuminista dei re normanni. Il trionfo artistico, però, appartiene ai mosaici bizantini che rivestono la cappella.<br />
Questi rappresentano "Storie di Santi, del Vangelo e della Bibbia", "Santi, Profeti ed Arcangeli" e il "Cristo<br />
Pantocratore", splendente nell'abside maggiore.Negli appartamenti reali le sale sono adorne di affreschi<br />
rappresentanti scene di caccia, come nella sala di Re Ruggero, anch'essa trionfo di mosaici (1170 c.). In<br />
apparente contrasto con l'ideale cristiano, le decorazioni della copertura sono un capolavoro dell'arte fatimita e<br />
rappresentano scene di vita quotidiana, animali, scene simboliche e di feste proprie della cultura islamica. Questo<br />
a dimostrazione dell'opera di integrazione culturale avviata dai Re Normanni, processo che influì notevolmente<br />
sulla evoluzione della cultura palermitana.<br />
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Chiesa della Martorana<br />
La Chiesa fu eretta verso la metà del XII secolo per volere dell'ammiraglio Giorgio Antiocheno. Nel Quattrocento<br />
essa passò al convento benedettino di Eloisa Martorana. A partire dal secolo successivo la Chiesa fu<br />
notevolmente rimaneggiata. La pianta della Chiesa è a croce greca cui si aggiunge un atrio con nartece, tipici<br />
elementi delle prime basiliche cristiane. La struttura architettonica dell'edificio fortemente influenzata dallo stile<br />
bizantino sopravvive ancora nei mosaici conservati. All'interno l'apparato decorativo originale si fonde con le<br />
aggiunte di epoca barocca. Alla fine dell'Ottocento la Chiesa venne restaurata da Giuseppe Patricolo. Va messa in<br />
evidenza per l'importanza storico artistica la decorazione musiva che riveste la parte superiore delle pareti, le<br />
arcate, le volte e la cupola. Si tratta di mosaici bizantini realizzati con tessere d'oro che raffigurano il Cristo<br />
Pantocratore al centro della cupola, gli arcangeli, i patriarchi, gli evangelisti e gli apostoli negli spazi delle volte.<br />
Sull'arcone principale è rappresentata l'Annunciazione, mentre sugli altri arconi si trovano le scene della<br />
Presentazione al Tempio, della Natività e della Dormizione. Infine, si fa menzione del campanile, anch'esso<br />
originale, a pianta quadrata e sviluppato in quattro piani di altezza. Esso presenta esternamente una serie di archi<br />
sostenuti da colonne angolari nella parte inferiore ed è decorato da tre ordini di bifore.<br />
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Particolari dell’interno della Martorana<br />
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San Giovanni degli Eremiti<br />
La chiesa di San Giovanni degli Eremiti fu costruita intorno al 1140 ma completamente restaurata nel 1882<br />
dall'architetto Patricolo. E' tipicamente arte musulmana "la qubba" (le gobbe) che è presente in altre chiese<br />
come San Cataldo e San Giovanni dei Lebbrosi più o meno dello stesso periodo.<br />
Non è possibile descrivere l'atmosfera che si respira all'interno dell'edificio ove è presente anche un piccolo<br />
chiostro; si può solo immaginare cosa potesse essere tale bellezza di arte musulmana annegata tra piante<br />
esotiche, ancora parzialmente presenti, e polle d'acqua che ornavano tali giardini.Il chiostro è di età normanna<br />
e risente molto della vicinanza del Palazzo Reale a pochi metri di distanza. In un'area del complesso<br />
architettonico infatti venivano sepolti i corpi di nobili di corte ma non dei re e principi. Nei pressi della Chiesa è<br />
presente un'antica porta di Palermo, la Porta di Mazara, edificata nel XIV sec. e una chiesa ex convento dei<br />
Benedettini: San Giorgio in Kemonia del '700 dal nome del fiume che scorreva fino al secolo scorso da quelle<br />
parti.<br />
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Il chiostro<br />
Duomo di Monreale<br />
Maurizio Liistro III B<br />
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Il Duomo di Monreale, dedicato a Santa<br />
Maria la Nova, è stato costruito nel 1174<br />
per volere di Guglielmo II d„Altavilla ed è<br />
ancora oggi uno dei monumenti più<br />
splendidi e ammirati d‟Italia.La facciata<br />
si presenta con due massicce torri<br />
fortificate (quella di sinistra trasformata<br />
in campanile) e pregevoli porte bronzee.<br />
Le absidi, col fitto intreccio d‟archi acuti,<br />
evocano atmosfere arabeggianti.<br />
Il vastissimo interno basilicale a tre navate,<br />
al quale si accede attraverso il portico sul<br />
fianco sinistro, misura 102x40 m; il soffitto è<br />
di tipo bizantino a pianta quadrata e senza<br />
cupola e dietro l‟altare l‟edificio termina con<br />
tre absidi. Le navate sono divise da colonne<br />
antiche con pulvino e capitelli, con clipei di<br />
divinità che sostengono archi a sesto acuto<br />
di tipo arabo.<br />
Il pavimento è musivo, con dischi di porfido e<br />
granito e con fasce marmoree intrecciate a<br />
linee spezzate.<br />
Ingresso di Gesù<br />
a Gerusalemme.<br />
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Particolari della Cattedrale<br />
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Interno della Cattedrale<br />
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Il Duomo è affiancato dal chiostro dell‟antico convento<br />
benedettino, eseguito sul finire del XII secolo ed<br />
esempio stupendo di architettura bizantina. Si tratta di<br />
una costruzione a pianta quadrata di 47 metri di lato,<br />
con portico ad archi ogivali; questi sono sostenuti da<br />
colonne di ornamentazioni alterne, talune intagliate ad<br />
arabeschi ed altri con intarsi a mosaico. I capitelli sono<br />
istoriati con scene bibliche. Nell‟angolo meridionale vi è<br />
un recinto quadrangolare delimitato da tre arcate per<br />
lato. Al centro è una fontana, la cui acqua scaturisce da<br />
una colonna riccamente intagliata a forma di fusto di<br />
palma stilizzato.<br />
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Interno del Chiostro<br />
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Particolare del capitello del Chiostro<br />
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Duomo di Cefalù Lavatoio<br />
Fabio Carpino III B<br />
Stefano Sciacca III B<br />
Chiostro<br />
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Duomo di Cefalù<br />
Il Duomo, in stile arabo-normanno,e' il monumento più importante della città. La storia della sua costruzione è<br />
legata a una leggenda: re Ruggero II ne ordinò la costruzione per ringraziare Dio di averlo salvato da una<br />
tempesta e averlo fatto approdare sulla spiaggia di Cefalù. Di questa superba costruzione fondata nel 1131<br />
colpisce innanzitutto la sua massiccia figura di fortezza accentuata dalle due forti torri quadrate che la affiancano<br />
(un po' sfoltite dalla presenza di bifore e monofore e completate da una cuspide merlata), dalla presenza di una<br />
merlatura nella sua parte meridionale, dai frequenti cunicoli e passaggi che collegano le varie parti dell'edificio e<br />
dalla stessa imponenza della struttura che domina,oltre alla città vecchia, tutta la zona circostante, ed è racchiusa<br />
tra un orizzonte marino e la montagna dalla natura selvaggia.<br />
La struttura esterna é preceduta da un terrazzo quadrato detto "turniale". Il portale é impreziosito da un arco in<br />
marmo bianco recentemente restaurato. La costruzione della facciata terminò nel 1204.La pianta della chiesa è a<br />
croce latina, suddivisa in tre navate sorrette da colonne di marmo. Nell'abside risplende l'oro dei mosaici,<br />
realizzati piu' tardi, nel 1148, da maestranze bizantine che seppero unire questa antica tradizione decorativa<br />
orientale con una struttura di chiaro richiamo nordico.Al centro dei mosaici primeggia la figura del Cristo<br />
Pantocratore. Su due ordini sottostanti figurano la Vergine Maria orante,al centro tra i quattro arcangeli, ed ancora<br />
figure di Apostoli, Evangelisti, Profeti e Santi. Infine, nella volta a crociera sono presenti le raffigurazioni di<br />
cherubini e serafini.<br />
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Lavatoio di Cefalù<br />
Il “Lavatoio” di Cefalù rappresenta un sistema storico-culturale che collega elementi naturali, come<br />
l‟ acqua, con permanenze storico architettoniche; nel lavatoio l'elemento simbolico e mitologico è<br />
rappresentato da Cefalico, divinità locale legata al culto dell'acqua. Concorrono elementi come il<br />
suono suggestivo dell'acqua che echeggia all'interno della struttura. Rappresenta un forte elemento<br />
di attrazione turistica e quindi la sua valorizzazione provoca ricadute sul sistema economico locale.<br />
Fantastico ambiente scavato nella roccia dove veniva sfruttato il passaggio del fiume Cefalico<br />
per lavare gli indumenti. Il fiume arriva dalle montagne a Cefalù grazie a un percorso sotterraneo<br />
e riempie le vasche tramite 22 bocche di ghisa, per poi terminare il suo percorso in mare.<br />
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Chiostro di<br />
Cefalù<br />
Il chiostro di Cefalù, dall'anomala pianta rettangolare, si addossa canonicamente al fianco settentrionale della<br />
cattedrale. Dell'originaria struttura oggi si conservano solo due ali contigue, scandite da trentatrè coppie di<br />
colonne allineate su un basamento e sormontate da capitelli doppi. In corrispondenza degli angoli, la successione<br />
ritmica si conclude in un gruppo tetrastilo, con basi e capitelli in marmo. Tra una colonna e l'altra si dispiegano gli<br />
archi, dal caratteristico profilo ogivale, che sorreggono la tela muraria soprastante. Lo straordinario ciclo di capitelli<br />
doppi, lavorati in un unico blocco, sintetizza l'universo figurativo della scultura medievale siciliana del XII secolo.<br />
Fra il nutrito gruppo a motivi vegetali, nella maggior parte dei quali foglie d'acanto si rincorrono su due registri,<br />
spicca il "capitello del nodo", così detto dal particolare intreccio del motivo ornamentale che trova pregnanti<br />
analogie in esemplari della Cappella Palatina e della chiesa di S. Cataldo in Palermo. Ancora più suggestiva<br />
un'altra categoria di capitelli con animali fantastici, aquile, grifi alati, galli, prelevati dal bestiario caratteristico del<br />
periodo. Affascinanti i capitelli con figurazioni umane o narrative. Dalla superficie del marmo, sapientemente<br />
scolpita a rilievo, affiora una moltitudine di personaggi. Stupisce il fantasioso contorsionismo delle figure, l'irreale<br />
annodarsi dei corpi nel "capitello degli acrobati", attribuito al cosiddetto "Maestro dei Putti", autore di alcuni<br />
capitelli del chiostro di Monreale. Lo stesso scalpellino avrebbe scolpito con sapienza narrativa anche gli<br />
esemplari gemini di Cefalù con le storie della Creazione e dell'arca di Noè. Nel capitello dei "putti scherzanti"le<br />
figure si fronteggiano emergendo dall'intrigo di tralci vegetali insieme ad una gazzella e una giraffa.<br />
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Introduzione storica<br />
Nel IX secolo le forze bizantine si erano completamente ritirate dalla Sicilia lasciando il passo agli<br />
arabi, alla loro cultura ,alla loro religione e alla loro lingua. Palermo,la capitale,si sviluppò fino<br />
diventare una grande città;gli arabi avevano imparato l‟importanza dell‟irrigazione, dell‟agricoltura,<br />
della pesca, l‟arte della manifattura della seta e della tessitura che ebbero un ruolo importante<br />
nell‟economia locale. La Sicilia musulmana fu una dipendenza degli Aghlabiti, ma all‟inzio del X<br />
secolo, la dinastia tunisina fu rovesciata. I loro successori fissarono la capitale del regno in Egitto e<br />
così la Sicilia fu lasciata molto più indipendente e facile preda degli europei. Nel 1060 Ruggero il<br />
Normanno sbarcò a Messina ponendo fine alla dinastia araba, mentre Ruggero II fu uno dei capi<br />
più straordinari del Medioevo, rendendo Palermo normanna una città ricca acque, giardini,orti,<br />
frutteti, splendide costruzioni, parchi. Tutto questo grazie a una politica interna efficacissima che<br />
mantenne la cultura araba preesistente e fece fruttare al massimo tutte le fonti di ricchezza<br />
dell‟isola. La Sicilia di Ruggero II e dei suoi successori fu un importante luogo di incontro tra le<br />
diverse culture; un esempio è l‟arte arabo-normanna che con i numerosi mosaici, i lavori in legno e<br />
le sculture mostra un‟eterogeneità e una mescolanza di stili. La corte di Ruggero II era inoltre un<br />
centro di scienza, poichè il re aveva un particolare interesse per l‟astronomia e l‟astrologia.Dopo la<br />
morte di Ruggero (1154) salì al trono Guglielmo I e successivamente il figlio Guglielmo II, ma i<br />
baroni più ambiziosi, approfittando di un re meno popolare e meno efficiente ,cercarono di mutare<br />
l‟equilibrio interno. Sotto il regno di Guglielmo II Palermo raggiunse l‟apice del suo splendore, il re<br />
fece costruire l‟abbazia benedettina di Monreale, i palazzi in stile arabo Cuba e Zisa,e la nuova<br />
cattedrale di Palermo. Il re morì nel 1189 senza figli; l‟unica erede era la zia Costanza che aveva<br />
sposato il re tedesco Enrico VI di Hohenstaufen che poi divenne l‟imperatore.<br />
Roberta Cannamela III B<br />
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Tolleranza nell’ Islam?<br />
Tantissime sono le domande che da molti anni ci facciamo riguardanti la spiritualità e la tolleranza nella religione<br />
islamica; ma nonostante siamo nel 2006 pochissime o quasi inesistenti sono le risposte.<br />
Sicuramente l‟ interrogativo più frequente che ognuno di noi si pone è se in un futuro sarà possibile riformare i<br />
rapporti tra il mondo occidentale e quello orientale. Per avvicinarci ad un rapporto migliore tra le due parti del<br />
mondo si dovrebbe almeno ampliare la conoscenza della religione islamica in nome di una maggiore tolleranza<br />
verso le altre religioni e quindi verso gli altri popoli. Però non si può modificare in alcun modo una religione; in<br />
compenso si possono far “evolvere” le menti e le idee di chi pratica una qualsiasi fede religiosa. L‟Islam entra nel<br />
quotidiano delle persone, dettando regole di condotta; ogni musulmano è tenuto ad osservare i cinque pilastri,<br />
ma nessuno può imporre ad altri di farlo, poichè ognuno è responsabile solo davanti a Dio. Il Corano incoraggia<br />
inoltre l‟incontro fra i popoli e la tolleranza religiosa. Infatti, i valori dell‟Islam sono gli stessi del cristianesimo e<br />
dell‟ebraismo. Pertanto un‟interpretazione fanatica della parola di Dio non è conforme allo spirito e ai dettami<br />
dell‟Islam, bensì rappresenta un‟alterazione del suo senso. Se alcuni uomini che si proclamano musulmani<br />
compiono atti scellerati, questi non possono essere riconducibili allo spirito islamico, ma possono essere definiti<br />
semplicemente “squilibrati pazzi”. Purtroppo, negli ultimi tempi, se si pensa ad un musulmano, pensiamo,<br />
sbagliando, a Bin Laden e ai suoi seguaci collaboratori; infatti, si deve sottolineare che né Bin Laden né i suoi<br />
seguaci rappresentano l‟Islam, ma rappresentano la “follia fatta persona”. In realtà questi “pazzi” conducono una<br />
lotta per il potere e utilizzano la religione per accogliere attorno a sé uomini e consensi.<br />
Si dovrebbero instaurare rapporti pacifici e costruttivi tra il mondo arabo e quello occidentale; pertanto sono<br />
necessari l‟incontro, la conoscenza, il contatto e soprattutto la fine dei pregiudizi. Quindi sarebbe corretto<br />
rispettare l‟Islam e i suoi veri rappresentanti, però allo stesso modo sarebbe giusto combattere e sopprimere<br />
questi fanatici che continuano con attentati e dirottamenti a terrorizzare il mondo intero.<br />
Gabriele Pastura III B<br />
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I 5 pilastri dell’ Islam<br />
1) La testimonianza della fede:La testimonianza della fede si attua dicendo con convinzione, “La ilaha illa Allah,<br />
Muhammadur rasoolu Allah.” Questo significa “Non esiste vero dio ma Dio (Allah), e Mohammed è il suo<br />
messaggero (profeta).” La prima parte significa che nessuno ha il diritto di essere adorato. La testimonianza della<br />
fede è chiamata Shahada, una semplice formula che si dovrebbe dire per convertirsi all'Islam.<br />
2) Preghiera: I musulmani recitano cinque preghiere al giorno. Ogni preghiera dura pochi minuti ed è un<br />
collegamento diretto tra l'adoratore e Dio, tra i quali non esistono intermediari. Nella preghiera la persona sente<br />
felicità interiore pace e conforto e così Dio è lieto con lui o lei. Le preghiere sono compiute all'alba, mezzogiorno,<br />
metà pomeriggio, al tramonto, e di notte. Un musulmano può pregare pressoché dovunque, come nei campi,<br />
uffici, fabbriche, o università.<br />
3) Fare Zakat (supporto ai bisognosi):Tutte le cose appartengono a Dio e le ricchezze sono perciò mantenute<br />
dagli esseri umani in custodia.Fare zakat significa „dare una specifica percentuale di certe proprietà a certe classi<br />
di persone bisognose‟. I nostri beni sono purificati tenendone da parte una piccola quantità per quelli che ne<br />
hanno bisogno e, come la potatura delle piante, questo taglio bilancia e incoraggia nuova crescita.Una persona<br />
può anche dare quanto ha piacere, come elemosina o carità volontaria.<br />
4) Osservare il digiuno durante il mese del Ramadan: Ogni anno durante il mese del Ramadan, tutti i<br />
musulmani digiunano dall'alba al tramonto, astenendosi dal cibo, dal bere e dalle relazioni sessuali.Sebbene il<br />
digiuno faccia bene alla salute, è considerato principalmente purificazione spirituale. Distaccandosi dalle<br />
comodità del mondo una persona che digiuna guadagna la sincera simpatia di chi è affamato come lui, così come<br />
cresce in lui la vita spirituale.<br />
5) Il pellegrinaggio alla Mecca: Il pellegrinaggio annuale alla Mecca è un obbligo una volta nella vita per chi è<br />
fisicamente e finanziariamente in grado di farlo. Circa due milioni di persone vanno alla Mecca ogni anno da ogni<br />
angolo del globo nel dodicesimo mese del calendario islamico. I pellegrini maschi indossano dei semplici<br />
pantaloni speciali i quali eliminano distinzioni di classe e cultura cosicchè tutti si presentano eguali davanti a Dio.I<br />
riti includono il girare sette volte intorno alla Kaaba e il passare sette volte tra le collinette di Safa e di Marwa.<br />
Gabriele Pastura III B<br />
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Prima dell'arrivo dei Normanni l'Italia meridionale è divisa fra Bizantini e Longobardi e la Sicilia è dominata dagli<br />
arabi. La circolazione monetaria quindi è molto varia e i pagamenti possono avvenire in diversi modi. Le monete<br />
più diffuse sono il solidus d'oro ed il follaro di rame.Verso il X secolo e durante l'XI viene creato un nuovo tipo di<br />
solido bizantino più leggero, detto "tetarteron", del peso del dinar arabo, gr. 4,25, che è sempre più diffuso in Italia<br />
meridionale. A questo viene dato il nome di schifatus.In questa fase, si assiste ad una progressiva svalutazione<br />
delle monete d'oro bizantine; per questo, nei documenti viene sempre specificato con quale tipo di materiale<br />
avvengono i pagamenti. La moneta araba d'oro comincia a sostituirsi a quella bizantina, dapprima nelle regioni<br />
occidentali, escluso il principato di Benevento, poi in Calabria, nel principato di Salerno, nel ducato di Amalfi. Per<br />
lungo tempo si usano monete vecchie e nuove con il solo valore metallico del rame: la riforma di Ruggero II nel<br />
1140 tenta di mettere ordine alla circolazione minuta. Nel 1130 Ruggero II fa battere nella zecca di Salerno alcuni<br />
tarì che portano la leggenda cufica in arabo, disposta su 3 righe. Le monete di rame più usate sono quelle<br />
bizantine.Una innovazione si ha con l'uso di gettoni di vetro, come in Egitto; in Sicilia ne sono stati ritrovati molti<br />
esemplari di pesi diversi e con scritte in arabo, ma con molti errori, indizio che colui che le aveva riprodotte non<br />
conosceva questa lingua.Verso la fine del X secolo il potere arabo comincia a sfaldarsi e lo stesso signore arabo<br />
di Siracusa chiama in suo aiuto i normanni Roberto e Ruggero di Altavilla.Tra il 1048 e il 1050 i Normanni, tra cui<br />
Roberto il Guiscardo, conquistano le vie di comunicazione tra la regione beneventana e la Puglia e si avviano<br />
verso la Calabria.Nel 1072 conquistano Palermo, dove Roberto e Ruggero fanno battere moneta, tarì d'oro,<br />
d'imitazione araba, con l'indicazione della data e della zecca.Nel 1130 Ruggero II viene incoronato re di Sicilia e<br />
subito cancella la legenda religiosa islamica dalle monete, sostituendola con una croce, ma resta la legenda con il<br />
nome del sovrano ed il suo titolo islamico.Sin dal regno di Guglielmo II si registra un impoverimento del contenuto<br />
argenteo dei vari nominali emessi dalla zecca di Palermo; questo è da collegare con l'aumento del prezzo<br />
dell'argento, determinatosi nella seconda metà del XII secolo.Tutti i re normanni continuano ad emettere monete<br />
di rame battute a Messina, di tipo misto arabo e latino, e a Salerno di tipo latino.Con la fine della dominazione<br />
normanna hanno fine anche le emissioni in rame; infatti, gli Svevi conieranno denari di mistura, più adatti alle<br />
esigenze del Regno.<br />
Niccolò Marziano III B<br />
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Monetazione arabo-normanna<br />
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L’arte della calligrafia islamica<br />
L’alfabeto arabo<br />
Solamente nel tardo VII secolo, con gli Omayyadi, l‟arabo divenne la lingua ufficiale del regno islamico. Un tempo<br />
l‟arabo, in qualità di lingua coranica data da Dio, era stato solamente la lingua degli uffici religiosi e della legge,<br />
mentre dal momento della sua ufficializzazione entrò anche nei registri linguistici della letteratura, della scienza e<br />
dell‟amministrazione. L‟alfabeto arabo è una scrittura in corsivo, letta da destra verso sinistra e senza lettere<br />
maiuscole. Si compone di 28 consonanti, che in base alla loro posizione nella parola vengono scritte in modo<br />
diverso. La prima lettera dell‟alfabeto, alif, stabilisce le dimensioni a cui si rimettono anche tutte le altre.<br />
Le scritture arabe<br />
Essendo una scrittura corsiva, l‟arabo favorì sin dall‟inizio la diffusione della calligrafia. I semplici elementi<br />
geometrici di base potevano infatti essere facilmente uniti in vario modo. Nel corso dei secoli si svilupparono tra<br />
l‟altro numerosissimi stili e scuole, e ogni paese vide l‟evoluzione di un particolare modo di scrittura. Una delle<br />
calligrafie più antiche è la cosiddetta cufica, il cui nome deriva da quello della città di Kufa. Sin dagli inizi<br />
dell‟Islamismo, fu la scrittura prescelta in campo religioso per il suo carattere monumentale e solenne e impiegata<br />
per il Corano e tutti i testi di alto valore religioso. Con l‟avvento della carta straccia, che era più resistente del<br />
papiro e sulla quale si scriveva più facilmente, videro la luce molte calligrafie arrotondate, come lo stile andalusomaghrebino<br />
in Andalusia.<br />
Calligrafia e architettura<br />
Uno degli elementi fondamentali dell‟architettura islamica sono le iscrizioni che, collegate ad arabeschi floreali e<br />
ornamenti geometrici, abbelliscono le pareti delle moschee, di palazzi e tombe. Se la lingua cufica venne usata<br />
fino all‟XI secolo solamente per i testi epigrafici, successivamente fu il nashi a comparire sempre più frequente<br />
nell‟architettura islamica in quanto, grazie alla sua struttura corsiva, offriva all‟artista molte più possibilità di<br />
sviluppo creativo.<br />
Maurizio Liistro III B<br />
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La calligrafia nell’arte islamica<br />
Il Corano, che contiene le rivelazioni di Dio al profeta Maometto, è basilare per la cultura islamica. Il testo, in<br />
lingua araba, è sempre stato scrupolosamente custodito e protetto da ogni contaminazione, e solo di recente ne è<br />
stata consentita la traduzione in altre lingue. Le parole del Profeta venivano esaltate dal pregio attribuito alla<br />
scrittura nel senso concreto del termine; i diversi caratteri, infatti, possedevano connotazioni di tipo religioso e<br />
cerimoniale, e ben presto divennero di comunicazione tra l‟uomo e Dio. La prima e la più importante di queste<br />
scritture fu quella cufica, dal caratteristico aspetto geometrico;in seguito nacquero stili calligrafi più tondeggianti.<br />
Le differenze stilistiche erano espressione delle diverse tradizioni culturali; la complessità della scrittura araba<br />
assicurava agli scribi un elevato prestigio sociale.<br />
Il divieto di rappresentare la figura umana nel contesto religioso impedì l‟evoluzione delle arti figurative .<br />
L‟importanza del testo del Cairo veniva esaltata dal suo impiego negli schemi decorativi di edifici e oggetti di vario<br />
tipo. Nel mondo musulmano la calligrafia divenne l‟arte per eccellenza. L‟idea di scrivere su edificio non era di per<br />
sé nuova; nel mondo musulmano essa tuttavia trova applicazioni su una scala che non ha niente a che vedere<br />
con le iscrizioni commemorative degli edifici romani. A un esame più attento, i complicati motivi a mosaico che<br />
ornano le moschee islamiche spesso si rivelano essere testi sacri riprodotti con straordinario virtuosismo<br />
calligrafo. L‟uso decorativo della parola del Profeta in luogo delle immagini sacre è espressione del fatto che nel<br />
mondo musulmano il vero credente era tenuto a imparare a leggere, e quindi a imparare memoria, quanti più<br />
versetti del Corano gli era possibile.<br />
Lucia Barbagallo IV C<br />
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Scacchi per Siviglia<br />
Con la fine del califfato di Còrdoba, agli inizi dell‟XI secolo, in Andalusia si formò un gran<br />
numero di piccoli regni, che avrebbero dato nuovo lustro alla regione. Tra questi stati, che in<br />
parte ebbero breve vita, si distinse la dinastia degli Abbadidi, a Siviglia, che costruì un regno<br />
molto più vasto. Qui al-Mutamid successe al padre nel 1068 e organizzò una splendida corte.<br />
Egli ottenne grandi successi in campo militare. La sua debolezza fu tuttavia quella di non<br />
riuscire a contrastare l‟egemonia del re cristiano, Alfonso VI, tanto da esser costretto a pagare<br />
tributi. Quando nel 1078, Alfonso si mosse con un vasto esercito contro Siviglia, per annettere<br />
anche il regno degli Abbadidi, la città parve immediatamente perduta. Fu Ibn Ammar che riuscì<br />
a salvare la situazione con uno stratagemma. Conosceva infatti la passione di Alfonso per gli<br />
scacchi e per questo motivo si fece preparare una scacchiera e delle pedine. Per conto del<br />
proprio signore al-Mutamid si recò nel campo del re cristiano, che lo ricevette con tutti gli onori.<br />
Dopo che il re ebbe saputo dai suoi della meravigliosa scacchiera, ordinò a Ibn Ammar di<br />
mostrargli l‟opera d‟arte e di giocare con lui una partita. Il visir accettò, ma a una condizione: nel<br />
caso di una sua sconfitta i pezzi sarebbero passati al re, ma se avesse vinto il re avrebbe<br />
dovuto esaudire un suo desiderio. Alfonso, convinto da alcuni cortigiani, perse e fu costretto a<br />
esaudire il desiderio del visir, che chiese di far allontanare le truppe del re cristiano dai confini<br />
del regno di Siviglia. Originario della Persia, il gioco degli scacchi raggiunse la Spagna e<br />
l‟Europa mediterranea; per gli arabi, le figure non rappresentavano altro che due eserciti<br />
contrapposti.<br />
Fabio Carpino III B<br />
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Ruggero I di Sicilia<br />
Ruggero I di Sicilia, citato spesso come il Gran Conte Ruggero e da alcuni come Ruggero il Bosso, della dinastia<br />
degli Altavilla, figlio di Tancredi d‟Altavilla, fratello di Roberto il Guiscardo, fu il conquistatore ed il primo Gran<br />
Conte di Sicilia.Ruggero fu inizialmente vassallo del fratello Roberto duca di Puglia e di Calabria e stabilì la<br />
propria corte a Mileto in Calabria. Proprio a Mileto nel Natale del 1061, sposò la normanna Giuditta d‟Evreux.<br />
Dalla Calabria Ruggero insieme al fratello Roberto pianificavano la conquista della Sicilia, allora in mano ai<br />
musulmani e trovarono il pretesto per l'invasione nella richiesta d'aiuto da parte dell'emiro di Catania, allora in lotta<br />
con il califfo di Girgenti. Così nel febbraio del 1061 Ruggero sbarca a Messina e da lì i Normanni avanzarono<br />
quasi indisturbati sino Castrogiovanni (oggi Enna) e Girgenti, riuscendo ad occupare stabilmente la parte dell'isola<br />
orientale che maggiormente era rimasta legata alla cristianità. La vera spedizione fu infatti quella che partì nel<br />
successivo 1062. Il primo duro scontro avvenne a Cerami, vicino a Troina, dove i normanni di Ruggero,<br />
stabiliscono la prima capitale dell'isola. L'invasione quindi si rallentò: i normanni ebbero difficoltà nel ricevere<br />
rinforzi dagli alleati (Pisani e Genovesi su tutti), mentre dal nord dell‟ Africa affluirono rinforzi per gli arabi. Così<br />
solo nell'agosto del 1071 Ruggero giunge alle porte di Palermo, che assedierà per quasi sei mesi.<br />
Successivamente vennero prese Castrogiovanni e Butera..Ruggero fu anche un fine diplomatico: egli appoggiò il<br />
papato e così riuscì a farsi nominare Gran Conte di Sicilia. Politicamente, inoltre, riuscì a gettare le basi per una<br />
organizzazione dello stato meno basata sui signori feudatari, ma su di una classe di burocrati formati da funzionari<br />
pubblici non legati all'aristocrazia e dove comunque la sua figura era quella che deteneva il potere assoluto.Al<br />
periodo di Ruggero risale l'attuazione di una seria politica di ripopolazione di ampie zone dell'isola con un copioso<br />
afflusso di genti proveniente dalla Lombardia (specificamente dal Monferrato) ed in misura minore di origine<br />
franco-provenzale e inglese. Discendono da queste migrazioni le popolazioni della parte centrale della Sicilia che<br />
oggi parlano la lingua gallo-italica, fra cui San Fratello, Randazzo, Aidone, Piazza Armerina, Caltagirone, Nicosia,<br />
tanto simile al dialetto lombardo occidentale e così diverso rispetto al siciliano.<br />
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Mauro Ricciardi III B<br />
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Programma “Museo Senza Frontiere”<br />
Nella Conferenza di Barcellona del novembre del 1995, l‟Unione Europea e i suoi dodici partner mediterranei<br />
hanno aperto nuovi scenari per la cooperazione euro-mediterranea, i cui principi fondanti sono:<br />
fare del Mediterraneo un‟area di pace, stabilità e sicurezza, promovendo al tempo stesso la crescita e lo sviluppo<br />
economico; assicurare il dialogo, come garanzia di uguaglianza e rispetto reciproco.<br />
Ma l‟esperienza storica e la collocazione geografica non consentono di dimenticare che nel Mediterraneo<br />
s‟incrociano elementi eterogenei, e il dialogo politico tra le parti non è facile, poiché gestire la cooperazione euromediterranea<br />
significa saper gestire le diversità.<br />
Un anno dopo la Conferenza di Barcellona, si è svolta a Bologna nel 1996 la prima Conferenza dei Ministri della<br />
Cultura, che ha individuato come prioritaria l‟esigenza di promuovere il patrimonio culturale come investimento<br />
utile per lo sviluppo economico. Tale attività è considerata una componente delle politiche economiche e<br />
d‟investimento sia privato sia pubblico, e richiede d‟integrare le strategie nazionali e multinazionali nello sviluppo<br />
del patrimonio culturale, attraverso la catalogazione e la promozione di un turismo culturale di qualità.Partendo da<br />
questi presupposti, nasce l‟impegno di Museo Senza Frontiere, Organizzazione Non Governativa senza fini di<br />
lucro, che intende dare seguito alle conclusioni della Conferenza Euro-Mediterranea di Barcellona:vengono<br />
elaborati sedici progetti ( tra cui “L‟Arte Arabo-Normanna:la cultura islamica nella Sicilia medievale” e “L‟Arte<br />
Islamica nel Mediterraneo) indirizzati allo sviluppo del patrimonio culturale nell‟ambito del Partenariato Euromediterraneo.Lo<br />
scopo è quello di promuovere il dialogo tra l‟Europa, il Nord Africa e il vicino Oriente sulla base di<br />
una comune identità storica, e al tempo stesso d‟incoraggiare l‟integrazione euro-mediterranea, attraverso attività<br />
specifiche. Infatti, nella concezione di Museo Senza Frontiere, lo spazio euro-mediterraneo è un immenso “museo<br />
senza frontiere” visitabile da tutti, all‟interno di un itinerario tematico realizzato in un contesto geografico ben<br />
definito, l‟ “Itinerario della Mostra”.<br />
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Ogni paese o regione in cui si realizza questa nuova forma di mostra si trasforma in una grande ala del<br />
museo:invertendo la consueta procedura - invece di portare le opere d‟arte al visitatore è quest‟ultimo che si<br />
sposta per vedere le opere nel loro ambiente naturale – l‟intera regione o paese dove la mostra si tiene diventa la<br />
sede espositiva e l‟arte diviene un‟illustrazione viva della storia.La scelta del tema relativo all‟arte islamica ha lo<br />
scopo di suscitare interesse per questo importantissimo patrimonio culturale, farlo conoscere approfonditamente e<br />
sottolineare quei legami storici che possono rendere più facile la comprensione degli eventi contemporanei: capire<br />
quanto l‟arte e la cultura islamica siano parte fondamentale del retaggio culturale e dell‟identità stessa<br />
dell‟Europa, significa superare le idee stereotipate e contribuisce a creare un clima di fiducia in un‟epoca storica<br />
che vede i rapporti fondarsi sul sospetto.Per questo la prerogativa di Museo Senza Frontiere è di garantire uno<br />
studio scientifico e globale della cultura islamica, per allontanare pregiudizi o grossolani errori d‟interpretazione di<br />
tanta letteratura turistica.L‟attività del <strong>progetto</strong> poggia l‟attenzione sull‟eredità artistica e culturale dell‟Islam, sia per<br />
quanto riguarda gli aspetti tangibili(arte, architettura, urbanistica, ambiente), sia quelli intangibili(filosofia,<br />
letteratura, musica, costume), includendo tradizioni popolari come la gastronomia e l‟artigianato.Il termine “arte”<br />
dovrà essere inteso nel senso più ampio di “espressione culturale”, veicolo più efficace per offrire nuove<br />
prospettive di sviluppo economico e impatto culturale.Con l‟obiettivo di coinvolgere tutti i paesi della regione euromediterranea,<br />
Museo Senza Frontiere è in contatto con le varie istituzioni culturali nazionali, invitate ad<br />
organizzare attività divulgative sull‟arte, la cultura, la civiltà, la storia e la filosofia del mondo islamico, per la<br />
realizzazione di una campagna di sensibilizzazione sul tema “Cultura per la pace nel Mediterraneo”.<br />
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Prof. Salvatore Lantieri
Programma “Museo Senza Frontiere”<br />
Nella Conferenza di Barcellona del novembre del 1995, l‟Unione Europea e i suoi dodici partner mediterranei<br />
hanno aperto nuovi scenari per la cooperazione euro-mediterranea, i cui principi fondanti sono:<br />
fare del Mediterraneo un‟area di pace, stabilità e sicurezza, promovendo al tempo stesso la crescita e lo sviluppo<br />
economico; assicurare il dialogo, come garanzia di uguaglianza e rispetto reciproco.<br />
Ma l‟esperienza storica e la collocazione geografica non consentono di dimenticare che nel Mediterraneo<br />
s‟incrociano elementi eterogenei, e il dialogo politico tra le parti non è facile, poiché gestire la cooperazione euromediterranea<br />
significa saper gestire le diversità.<br />
Un anno dopo la Conferenza di Barcellona, si è svolta a Bologna nel 1996 la prima Conferenza dei Ministri della<br />
Cultura, che ha individuato come prioritaria l‟esigenza di promuovere il patrimonio culturale come investimento<br />
utile per lo sviluppo economico. Tale attività è considerata una componente delle politiche economiche e<br />
d‟investimento sia privato sia pubblico, e richiede d‟integrare le strategie nazionali e multinazionali nello sviluppo<br />
del patrimonio culturale, attraverso la catalogazione e la promozione di un turismo culturale di qualità.Partendo da<br />
questi presupposti, nasce l‟impegno di Museo Senza Frontiere, Organizzazione Non Governativa senza fini di<br />
lucro, che intende dare seguito alle conclusioni della Conferenza Euro-Mediterranea di Barcellona:vengono<br />
elaborati sedici progetti ( tra cui “L‟Arte Arabo-Normanna:la cultura islamica nella Sicilia medievale” e “L‟Arte<br />
Islamica nel Mediterraneo) indirizzati allo sviluppo del patrimonio culturale nell‟ambito del Partenariato Euromediterraneo.Lo<br />
scopo è quello di promuovere il dialogo tra l‟Europa, il Nord Africa e il vicino Oriente sulla base di<br />
una comune identità storica, e al tempo stesso d‟incoraggiare l‟integrazione euro-mediterranea, attraverso attività<br />
specifiche. Infatti, nella concezione di Museo Senza Frontiere, lo spazio euro-mediterraneo è un immenso “museo<br />
senza frontiere” visitabile da tutti, all‟interno di un itinerario tematico realizzato in un contesto geografico ben<br />
definito, l‟ “Itinerario della Mostra”.<br />
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Ogni paese o regione in cui si realizza questa nuova forma di mostra si trasforma in una grande ala del<br />
museo:invertendo la consueta procedura - invece di portare le opere d‟arte al visitatore è quest‟ultimo che si<br />
sposta per vedere le opere nel loro ambiente naturale – l‟intera regione o paese dove la mostra si tiene diventa la<br />
sede espositiva e l‟arte diviene un‟illustrazione viva della storia.La scelta del tema relativo all‟arte islamica ha lo<br />
scopo di suscitare interesse per questo importantissimo patrimonio culturale, farlo conoscere approfonditamente e<br />
sottolineare quei legami storici che possono rendere più facile la comprensione degli eventi contemporanei:capire<br />
quanto l‟arte e la cultura islamica siano parte fondamentale del retaggio culturale e dell‟identità stessa<br />
dell‟Europa, significa superare le idee stereotipate e contribuisce a creare un clima di fiducia in un‟epoca storica<br />
che vede i rapporti fondarsi sul sospetto.Per questo la prerogativa di Museo Senza Frontiere è di garantire uno<br />
studio scientifico e globale della cultura islamica, per allontanare pregiudizi o grossolani errori d‟interpretazione di<br />
tanta letteratura turistica.L‟attività del <strong>progetto</strong> poggia l‟attenzione sull‟eredità artistica e culturale dell‟Islam, sia per<br />
quanto riguarda gli aspetti tangibili(arte, architettura, urbanistica, ambiente), sia quelli intangibili(filosofia,<br />
letteratura, musica, costume), includendo tradizioni popolari come la gastronomia e l‟artigianato.Il termine “arte”<br />
dovrà essere inteso nel senso più ampio di “espressione culturale”, veicolo più efficace per offrire nuove<br />
prospettive di sviluppo economico e impatto culturale.Con l‟obiettivo di coinvolgere tutti i paesi della regione euromediterranea,<br />
Museo Senza Frontiere è in contatto con le varie istituzioni culturali nazionali, invitate ad<br />
organizzare attività divulgative sull‟arte, la cultura, la civiltà, la storia e la filosofia del mondo islamico, per la<br />
realizzazione di una campagna di sensibilizzazione sul tema “Cultura per la pace nel Mediterraneo”.<br />
Prof. Salvatore Lantieri<br />
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“L’ARTE ISLAMICA NEL MEDITERRANEO”<br />
CORDOVA - SIVIGLIA - GRANADA<br />
Tra tutte le varie e ricche manifestazioni dell‟arte islamica, il territorio dell‟Andalusia è stato scelto per la sua<br />
unicità, essendo un esempio evidente dell‟interazione tra due culture diverse che nonostante il loro antagonismo<br />
politico e religioso produssero meravigliosi effetti in ambito artistico. Fenici, Cartaginesi, Greci crearono qui,<br />
nell‟”Oriente d‟Europa”, fiorenti centri commerciali; i Romani diedero alla provincia, chiamata Baltica, un‟unica<br />
amministrazione e una lingua burocratica ufficiale, il latino. Ai Vandali, invece, che con Alani e Suebi distrussero il<br />
territorio in successive ondate migratorie, l‟Andalusia deve il proprio nome: Al-(V)andaluz (“la terra dei Vandali”) fu<br />
infatti l‟appellativo che le diedero gli Arabi. Con i Visigoti il cristianesimo divenne religione di Stato. Ma l‟influsso<br />
maggiore fu sicuramente quello degli Arabi: sotto il loro dominio, durato circa 800 anni, l‟Andalusia visse il suo<br />
periodo di massimo splendore politico e culturale, le cui tracce sono evidenti ancor oggi. Con l‟avvento dell‟Islam<br />
nella Penisola Iberica nel 711, si verificò un profondo mutamento nelle strutture sociali, economiche e politiche:<br />
una nuova religione e una nuova cultura, entrambe provenienti dal Mediterraneo orientale, soppiantarono la<br />
cultura ispano-romana e quella cristiana. La coesistenza e l‟interazione tra l‟antica e la nuova cultura produssero<br />
forme artistiche proprie, cioè quella che viene chiamata “arte e cultura Andalusa”. Inizialmente il centro del potere<br />
politico e culturale fu Cordova (756-1031), seguita da Siviglia (circa 1048-1248) e infine da Granada (1248-1492).<br />
I circa otto secoli di presenza islamica hanno lasciato una traccia indelebile nell‟arte del paese; nelle principali<br />
città del loro regno i musulmani costruirono sontuosi palazzi, moschee e giardini, allestirono vivaci mercati e terme<br />
pubbliche, fondarono università. Nelle campagne gli arabi svilupparono l‟agricoltura ispano-romana migliorandone<br />
i sistemi d‟irrigazione e introducendo nuove colture ( come arance, limoni, pesche, canna da zucchero, riso). Con<br />
la “Reconquista” i re cattolici presero possesso di città ricche di monumenti islamici : enormi moschee, più<br />
sviluppate in larghezza che in profondità, allo scopo di soddisfare le esigenze dei rituali, scuole di legge coranica<br />
(madrasa), monumenti e mausolei per perpetuare la memoria di alti ufficiali (turbe), fortezze provviste di alte torri<br />
(ribat), splendidi palazzi o case più modeste ma con cortili interni e giardini, mercati all‟aperto (souk) o coperti.<br />
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Non è difficile immaginare quanto potessero essere seducenti per i nuovi conquistatori le lussuose decorazioni di<br />
queste costruzioni, dove i decoratori musulmani avevano aggiunto all‟antico repertorio classico, caratterizzato<br />
dall‟armoniosa presenza di elementi ornamentali vegetali e animali stilizzati, spesso combinati con disegni<br />
geometrici destinati a rivestire intere pareti, iscrizioni dall‟elegantissima grafia che avevano non solo lo scopo di<br />
divulgare i testi sacri del Corano, ma anche di creare nuovi effetti ornamentali. Anche gli edifici religiosi erano<br />
facilmente riutilizzabili, dato che le loro decorazioni dai motivi edifici religiosi erano facilmente riutilizzabili, dato<br />
che le loro decorazioni dai motivi astratti si potevano conciliare con il culto cristiano; anzi, furono proprio i cristiani<br />
che adottarono l‟artigianato e lo stile architettonico dei musulmani e lo diffusero fuori dell‟Al-Andalus.<br />
dell‟Al-Andalus.Anche molta parte del sapere dell‟antica Grecia venne trasmesso all‟Europa cristiana attraverso<br />
l‟Andalusia: gli arabi si erano infatti appropriati delle conoscenze scientifiche e filosofiche dei Greci durante la loro<br />
conquista nel Mediterraneo orientale e tradussero le opere classiche in arabo, sviluppando scienze come<br />
l‟astronomia e la medicina. Oltre alla Sicilia, uno solo fu il punto d‟incontro tra il mondo islamico e quello cristiano :<br />
l‟Andalusia, terra che vide il fiorire della lirica d‟amore destinata a influenzare la Scuola Poetica Siciliana, che con<br />
il filosofo aristotelico Averroè cercò di conciliare scienza e fede, che ha generato artisti come Gongora, Cervantes,<br />
Garcia Lorca, Jimenez , che ha ispirato opere immortali, dalla “Carmen” di Merinee all‟opera di Bizet, dal “Bolero”<br />
di Ravel al “Barbiere di Siviglia” di Rossini o il “Don Giovanni” di Mozart, dall‟arte di Salvador Dalì alle<br />
composizioni di Manuel de Falla.La popolazione musulmana rimasta dopo la “Riconquista” fu chiamata Mudejar,<br />
parola derivante dall‟arabo mudayyan, letteralmente “colui al quale è stato permesso di rimanere con un patto”. La<br />
popolazione mudejar contava un gran numero di artigiani esperti nel settore edilizio, capaci di utilizzare materiali<br />
poco costosi e d‟immediata disponibilità, ottenendo risultati sorprendenti, come ad esempio i mattoni dorati dalle<br />
affascinanti geometrie, le pareti di maiolica, gli stucchi che trasformano i muri in ricami. Si era in questo modo<br />
delineata una realtà culturale nuova, che obbedisce alla situazione particolare di coesistenza tra le due culture.<br />
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Prof.ssa Lucia Varrasi<br />
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Arte preislamica ( VII secolo d.C.)<br />
È questo il termine col quale si definiscono le espressioni artistiche presenti nella penisola arabica prima<br />
dell‟avvento dell‟Islam (VII secolo d.C.). Nel suo complesso, l‟arte preislamica è estremamente rozza e primitiva.<br />
L‟architettura è caratterizzata dal prevalente impiego di pietre da taglio di grandi dimensioni, di murature a secco,<br />
di pilastri monolitici e di paramenti in lastre. Gli edifici religiosi sono soprattutto a pianta ellittica o rettangolari con<br />
atrio e colonne; la decorazione predilige fregi con tralci di vite e protomi di stambecchi. Fra gli edifici civili vanno<br />
ricordati le torri e i palazzi a più piani. Un‟attività architettonica caratteristica è la diga, cui si connette un<br />
complesso sistema di canali e cisterne: famosa tra tutte la diga di Marib. Particolare cura veniva posta negli edifici<br />
sepolcrali: camere funerarie, mausolei e stele che portano sovente l‟immagine del defunto. La scultura presenta<br />
una serie di statuette funerarie assai rozze. La produzione si affina quando si rappresentano animali: interessanti i<br />
leoni in bronzo che servivano come ornamento alla base delle colonne. Ricca fu la produzione delle arti minori e<br />
assai famosi furono anticamente le coppe e i vasi in argento ed oro.<br />
Arte Araba<br />
L‟espansione araba verificatasi nelle ragioni dell‟Asia, dell‟Africa e dell‟Europa dopo la morte di Maometto (632<br />
d.C.) non consente di giudicare le manifestazioni artistiche del popolo arabo come fenomeno storico-culturale<br />
circoscritto entro i confini dell‟Arabia. Tuttavia, si possono individuare nelle manifestazioni artistiche arabe, anche<br />
se distanti nel tempo e nello spazio, delle tendenze comuni. In primo luogo vi è la fusione tra aspetto estetico e<br />
aspetto religioso, fusione che determina una concezione di arte e di bellezza assai diversa da quella occidentale;<br />
inoltre, è presente l‟antinaturalismo che risale al divieto del profeta Maometto di raffigurare uomini ed animali.<br />
Ambra Arcieri IV C<br />
Ilenia Interlandi IV C<br />
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Arte islamica<br />
Per arte islamica si intende la produzione artistica dei paesi di religione islamica. Questa si diffuse entro un‟area<br />
geografica vastissima; tuttavia l‟Islam originò una civiltà artistica spiritualmente compatta: nutrita dalle specifiche<br />
inflessioni culturali dei paesi conquistati, essa si è configurata nei secoli come una grandiosa ed originale<br />
esperienza. L‟arte Islamica iniziò il suo processo storico nella seconda metà del VII secolo con la dinastia dei<br />
califfi Omayyadi e il trasferimento della capitale da Medina a Damasco; essa ebbe la più chiara espressione nella<br />
moschea e immediatamente diffusa in tutti i paesi conquistati dall‟Islam. Con la caduta degli Omayyadi (750),<br />
ebbe inizio un secondo periodo e il centro politico e culturale del mondo musulmano si spostò in Mesopotamia.<br />
Dalla nuova capitale, Baghdad, assai interessante per l‟impianto urbanistico circolare, si divulgò un nuovo stile<br />
segnato da influssi persiani e turchi. Nell‟ XI secolo i turchi Selgiuchidi conquistarono tutta l‟Asia anteriore e<br />
contemporaneamente si ebbe in Egitto ed in Siria il periodo dei Fatimidi (969-1171). La loro capitale, il Cairo, fu<br />
uno dei maggiori centri culturali del mondo islamico. In seguito i Mamelucchi affermarono per due secoli e mezzo<br />
il proprio indirizzo artistico in questi stessi paesi. In Occidente l‟arte islamica si sviluppò specialmente in Spagna,<br />
dove il califfato indipendente di Còrdoba fu un centro di grande prestigio artistico-cultuale e successivamente<br />
seguì un‟evoluzione autonoma dando vita allo stile moresco.<br />
Architettura<br />
Tra gli edifici dell‟Islam eretti a scopo religioso, due occupano fin dalle origini un posto particolare: la Ka‟ba alla<br />
Mecca, semplice riquadro edificato attorno alla pietra sacra degli arabi, e la moschea di Omar, detta Cupola della<br />
Roccia eretta a Gerusalemme nel 691 come reliquiario per proteggere la roccia sacra. Di forma ottagonale,<br />
presenta un doppio ambulacro interno e una cupola poggiante su alto tamburo. Ma lo speciale luogo di culto che<br />
concentra in sé gran parte della produzione artistica dell‟Islam è, nelle sue varie tipologie, la moschea, che deriva<br />
dalla preislamica musalla, in origine semplice luogo di preghiera recinto da un muro.<br />
Salvatore Canto IV C<br />
Roberta Di Natale IV C<br />
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Decorazioni<br />
Tipica dell‟architettura musulmana è la trasposizione in funzione decorativa di elementi strutturali, soprattutto delle<br />
forme dell‟arco; già nel X secolo esso venne modificato ed assunse una forma a ferro di cavallo, a foglia, a zigzag<br />
o trilobata. Ceramica e stucchi di vivace effetto decorativo e coloristico furono impiegati fin dall‟origine in<br />
alcuni castelli del deserto. In Spagna si affermò, nei secc. XIII-XV, il mosaico di ceramica a motivi geometrici,<br />
mentre in Iran, con la più ricca gamma coloristica, raggiunse grande perfezione tecnica il disegno curvilineo. Alla<br />
fine del XVI secolo in Persia, il mosaico fu sostituito da formelle per lo più quadrate che vennero impiegate per<br />
rivestire intere pareti. I turchi ne fabbricarono enormi quantità per decorare moschee e i pavimenti di Istanbul, e ne<br />
diffusero in seguito l‟uso per tutto l‟impero ottomano. Anche la scrittura araba fu introdotta nell‟ornamentazione ed<br />
ebbero largo impiego sia il geometrico carattere cufico, sia il tondeggiante carattere nashi. Come sfondo alla<br />
scrittura decorativa ebbe grande e larga diffusione l‟arabesco. Le arti minori si mantennero fino al XVIII secolo a<br />
un livello altissimo, grazie anche alle particolari organizzazioni delle corporazioni artigiane, sottoposte a regole<br />
severissime: notevoli la miniatura, la lavorazione dei tessuti, dei tappeti e dei metalli, la produzione dei vetri<br />
smaltati e dorati, gli avori e la maiolica smaltata e il lustro metallico.<br />
Arte mozarabica<br />
Termine che indica la produzione artistica fiorita tra i secoli IX- XI sia negli ambienti cristiani della Spagna<br />
meridionale musulmana sia tra i gruppi cristiani che, dopo aver assorbito la cultura dell‟Islam, si erano trasferiti<br />
nelle regioni settentrionali della Spagna in seguito alla riconquista cristiana. L‟arte mozarabica fu quindi il risultato<br />
dell‟incontro di elementi stilistici occidentali con elementi islamici o ispano-islamici. Essa si realizzò soprattutto in<br />
monumenti architettonici che presentano un aspetto islamico, ma rispondono alle esigenze della liturgia cristiana.<br />
Clara Urso IV C<br />
Silvia Martino IV C<br />
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L'eclettismo normanno o la fusione dei tre stili romanico, bizantino e arabo -Tutta la ricchezza<br />
dell'arte arabo-normanna nasce da un forte desiderio, da parte dei sovrani normanni, di emulare lo sfarzo di<br />
Bisanzio, città che sognano di conquistare. Grandi costruttori, i nuovi capomastri siciliani fanno uso di tutta la loro<br />
creatività per erigere monumenti d'incomparabile splendore. A partire dalla fine dell'XI sec. e durante tutto il secolo<br />
successivo, vengono innalzate grandi chiese ideate da monaci-architetti, sia greci che francesi e latini (Benedettini<br />
ed Agostiniani), ispirate alle forme classiche: pianta basilicale a croce latina o greca, torri e portale sulla facciata,<br />
coro spesso Sormontato da una cupola. Questi edifici vengono contemporaneamente abbelliti da mosaici bizantini<br />
realizzati da artisti greci e da ornamenti arabi. Ne risulta oggi un curioso insieme di edifici, tutti risalenti al XII sec.,<br />
che offrono la particolarità di associare questi tre stili.<br />
L'influenza bizantina - E‟ caratterizzata dalla scelta della pianta centrata quadrata, nel cui interno è inserita una<br />
croce greca con volta a botte. Nella struttura, si riconosce la tradizionale cupola siculo-bizantina, posta alla crociera<br />
del transetto su un tamburo poligonale. Anche per i capitelli, l'arte arabo-normanna si rifà a quella bizantina,<br />
introducendo un pulvino tra il capitello e l'imposta dell'arco. L'assenza di rappresentazione della figura umana nella<br />
scultura bizantina può essere spiegata per tre ragioni: innanzitutto l'antipatia dei cristiani nei confronti dell'arte<br />
statuaria pagana, in secondo luogo il movimento iconoclasta (che bandisce le immagini sacre) e infine, l'influenza<br />
araba. Si dà quindi alle rappresentazioni scultoree un aspetto più che altro geometrico. In quanto alla tecnica, la<br />
pietra non viene più modellata in superficie bensì lavorata in profondità, con l'ausilio di un trapano frequentemente<br />
usato per eseguire piccoli fori. Ne risultano a volte sculture talmente traforate da sembrare vere e propri ricami di<br />
pietra.La più ricca ed evidente espressione dell'arte bizantina è tuttavia il mosaico che, utilizzato per ricoprire<br />
immense superfici con personaggi e vari motivi decorativi, diviene ben presto un'arte monumentale.<br />
L'Influenza musulmana - Gli Arabi portano con sé nuovi metodi di costruzione e di decorazione, che<br />
permettono lo sviluppo di veri e propri capolavori. In architettura, vengono introdotti l'arco a sesto acuto, l'arco<br />
rialzato e l'arco moresco: la parte superiore di quest'arco, talvolta a sesto acuto, descrive un semicerchio che si<br />
restringe alla base, formando un ferro di cavallo. Nel loro interno, tali strutture architettoniche presentano spesso<br />
delle decorazioni a stalattiti, chiamate muqarnas, alveoli dipinti e scolpiti in aggetto che ornano inoltre cupole,<br />
pennacchi, capitelli e mensole.<br />
Davide Cavarra IV C<br />
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L'influenza romanica - E' caratterizzata da una pianta a croce latina e da facciate con torri massicce, che<br />
rivelano la tipica impronta dei Benedettini, più precisamente cluniacensi, dediti ad ampie e monumentali<br />
realizzazioni. Tuttavia gli edifici religiosi non danno grande spazio alla scultura normanna, che si manifesta<br />
unicamente sotto forma di disegni geometrici sulle arcatelle e di altri motivi decorativi, quali i fasci di foglioline e gli<br />
ovuli situati sul pulvino del capitello.<br />
Monumenti religiosi - Nella Cappella Palatina, la sovrapposizione della pianta centrata quadrata bizantina,<br />
adottata per il coro, e della pianta basilicale con copertura lignea di origine latina, scelta per la navata centrale<br />
(situata ad un livello inferiore). costituisce un nuovo modello in seguito riprodotto nel Duomo di Monreale.<br />
La cattedrale di Palermo presenta inoltre la stessa decorazione esterna, ad arcatelle intrecciate e ornate da motivi<br />
geometrici in lava, dell'abside di Monreale costruita precedentemente.<br />
Capolavoro indiscusso di questa scuola siculo-normanna, la Cappella Palatina unisce all'arte romanica,<br />
caratterizzata da una pianta allungata a tre navate e da strette finestre da cui la luce filtra soffusa, l'arte islamica,<br />
che si ritrova nella sontuosa decorazione del soffitto, nelle varie iscrizioni arabe e negli archi ogivali, e quella<br />
bizantina, cui deve la cupola su pennacchi ad angolo, i mosaici su sfondo d'oro, i rivestimenti murali a pannelli di<br />
marmo ed i pavimenti con intarsi di pietra.<br />
Monumenti civili - Oltre ad alcuni grandi castelli edificati in posizione strategica i re normanni si fanno costruire<br />
vari palazzi di "delizie" pensati cioè per il riposo. Dopo la dominazione degli Altavilla, la Sicilia ne possedeva nove,<br />
di cui sussistono soprattutto i palazzi della Zisa e della Cuba. Queste splendide ville, testimonianze di<br />
un'architettura destinata agli svaghi, sono immerse in grandi parchi con distese d'acqua e provviste, nel loro interno,<br />
di due caratteristiche aree: l'iwan (sala a tre esedre) e il cortile all'aperto, circondato da portici e abbellito da una o<br />
più fontane Anche la decorazione è ampiamente ispirata all'arte islamica: pavimenti marmorei o costituiti da mattoni<br />
disposti a spina di pesce, pareti ricoperte da mosaici (realizzazione piuttosto bizantina ma con motivi arabizzanti) e<br />
infine soffitti ed archi adorni di muqarnas scolpiti e dipinti.<br />
Giovanna Colosa IV C<br />
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L’ARCHITETTURA<br />
Inizialmente l‟architettura eredita la millenaria tradizione a costruire in mattoni, il gusto per le fantasiose merlature<br />
e per le decorazioni in ceramica smaltata; dalla Persia adotta le grandi sale ipostile con la selva di colonne e gli<br />
edifici a un solo piano, a sviluppo orizzontale; e dall‟Iran sasanide la grande varietà di cupole e archi, e in<br />
particolare l‟Iwan, l‟imponente atrio con volta a botte, chiuso da tre lati e completamente aperto sul quarto. Anche<br />
l‟urbanistica s‟adeguò ai modelli orientali: la pianti circolare di Baghdad ricalca quella della vicina Ctesifonte e di<br />
molte altre città iraniche. Con gli intensissimi traffici, anche le idee si trasferiscono da un capo all‟altro dell‟impero ;<br />
per cui ad esempio, mentre l‟arco a ferro di cavallo, già in uso nella Spagna visigota, si propaganda in tutto<br />
l‟Islam, „Abd ar-Rahman impianta la moschea di Cordova come una “apadana” achemenide rialzandola con archi<br />
sovrapposti ispirati agli acquedotti romani, e Ibn Tulun erige la propria al Cairo in mattoni, laddove da millenni i<br />
templi s‟erano sempre costruiti in pietra. Questa fantasiosa intercambiabilità di elementi disparati che caratterizza<br />
l‟arte islamica, avrà notevoli influssi anche in Europa: i Veneziani daranno non pochi tocchi orientaleggianti alla<br />
loro città lagunare, i Pisani e i Genovesi trarranno dalla moschea di Cordova e dalla Cupola della Roccia l‟idea<br />
delle strisce bianche e nere tipiche delle loro chiese, e l‟arco ogivale o traforato entrerà a far parte essenziale<br />
delle strutture gotiche.<br />
L’ARCHITETTURA OMAYYDE<br />
Parlare di architettura “araba” è del tutto improprio, in quanto l‟architettura araba non esiste salvo che nello Yemen<br />
ove s‟usava costruire case a molti piani, in mattoni o in pietra. La prima moschea di Maometto a Medina era uno<br />
spiazzo in terra battuta delimitato da un muro d‟argilla, per riparare i fedeli dal sole, lo si coprì con una tettoia di<br />
fango e frasche, sorretta da tronchi di palma. Un ciocco di legno costituiva il Minbar/pulpito). Le moschee sorte<br />
con le conquiste(al-Basra,al-Kufa, al-fustat,kairuan) non erano meno rudimentali: vi si aggiunse solo il Miharab,<br />
una nicchia che indicava la direzione della Mecca verso cui doveva rivolgersi la preghiera. Più tardi Mu‟awiya, con<br />
una decisione assai criticata, v‟inserì la maqsura, un recinto destinato al Califfo per proteggerlo da seccatori e<br />
attentati. Le stesse osservazioni riguardano l‟edilizia civile. A parte le “case di pelo”, ossia le tende dei Beduini che<br />
non possono qualificarsi opere di architettura, perfino le ricche Mecca e Medina erano degli agglomerati di casette<br />
di fango e mattoni crudi, a non più di due piani, semplicissime, senza alcuna decorazione.<br />
Sarah Ferreri IV C<br />
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LA CUPOLA DELLA ROCCIA<br />
La Cupola della Roccia venne eretta a Gerusalemme dal califfo Abd al-Malik sul luogo dove una volta sorgeva il<br />
tempio di Erode (a sua volta edificato sul luogo del tempio di Salomone e successivamente distrutto dai Romani<br />
nel 70 d.C.). Essa vuole commemorare sia Abramo sia Maometto. La pianta ottagonale e la cupola sono riprese<br />
palesemente dallo schema delle chiese paleocristiane, mentre l‟elaborata decorazione a mosaico venne<br />
realizzata da artigiani che evidentemente ben conoscevano lo stile e le tecniche bizantine. Questi elementi<br />
tradizionali rispecchiano le radici storiche comuni dell‟Islam e del Cristianesimo. Le iscrizioni in arabo tratte dal<br />
Corano e sovrapposte alla struttura architettonica, tuttavia, vogliono dimostrare la supremazia di quella che veniva<br />
considerata come l‟unica vera fede, e il santuario nel suo complesso diviene il simbolo della vittoria dell‟Islam<br />
sull‟ebraismo e sul cristianesimo.<br />
LA MOSCHEA<br />
Ogni nuova religione ha inevitabilmente bisogno di nuovi luoghi di culto. La moschea svolgeva una funzione<br />
diversa da quella del tempio pagano o della chiesa cristiana. Il disegno della moschea è caratterizzato da ampi<br />
spazi liberi, racchiusi da una coperta destinata a proteggere i fedeli da maltempo. Una nicchia o miharab, mette in<br />
risalto la parete detta qibla, che segna la direzione della Mecca e verso la quale i fedeli si inginocchiano durante la<br />
preghiera. La potenza dell‟Islam si esprime nelle dimensioni delle moschee e nello splendore della loro<br />
decorazione, in cui si evita ogni rappresentazione della figura umana in ossequio alla condanna dell‟idolatria<br />
pronunziata da Maometto. Nelle moschee dominano numerosi elementi dell‟architettura precedente, tra cui le<br />
colonne classiche, l‟intarsio marmoreo e la decorazione a volute di acanto. I mosaici realizzati con tessere di vetro<br />
rivaleggiano per dimensioni e fastosità con quelli delle chiese bizantine , come ad affermare la nuova potenza del<br />
califfato. In genere nelle sontuosissime moschee, che conservavano le caratteristiche della basilica, gli archi<br />
interni erano sovrastati da una festosa decorazione a mosaico raffiguranti alberi e paesaggi.<br />
Federico Petrolito IV C<br />
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IL MINARETO<br />
Un elemento caratteristico dell‟architettura araba è il minareto, costituito da una torre ove dall‟alto il muezzin<br />
chiamava i fedeli alla preghiera; un‟innovazione non prescritta dalla liturgia, ma che ebbe enorme successo.<br />
Nell‟Iran e in India è assai frequente l‟uso dei minareti a coppia; in Turchia diventeranno quattro, e perfino sei,<br />
elegantissimi nella loro forma ”ad ago”.<br />
PALAZZI E CASTELLI<br />
Numerosi sono i palazzi ed i castelli che costituivano le abitazioni dei sultani e dei califfi. Della dimora di<br />
Mu‟awiya, si sa solo che era tuffata in un gran parco, e perciò chiamata al-Khadra(“la Verde”). Il piccolo<br />
Qusayr‟Amra(“Palazzotto di „Amr” ), è famoso per i suoi affreschi tardo-ellenistici (ora fatiscenti), con scene di<br />
caccia, danze, e sei personaggi regali sconfitti dagli arabi, tra cui Qaysar (Cesare, l‟imperatore bizantino),<br />
Nagiashi (il Negus), lo Scià di Persia, e Roderico, ultimo re dei Visigoti. Altri due affreschi, nel museo di Damasco,<br />
provengono dal Qasr al-Hayr al-Gharbi. Uno di questi, che forse raffigura Hisham a cavallo, è assai interessante<br />
perché per la prima volta vi compaiono le staffe. Al Pergamon Museum di Berlino fu trasferita, nel 1904, la<br />
ricchissima decorazione i pietra dell‟imponente Qasr al-Mshatta, rimasto incompiuto. Il più spettacolare era<br />
tuttavia il Khirbat al-Mafgiar, presso Gerico, per la sua dovizia di sculture, ora al Museo palestinese di<br />
Gerusalemme che ne conserva anche uno splendido mosaico pavimentale.<br />
PITTURA E SCULTURA<br />
Non esiste una grande tradizione per la pittura araba. Infatti, i teologi vietavano di dipingere o scolpire esseri<br />
viventi, considerando la loro creazione un‟esclusiva di Allah; e del resto il loro carattere effimero rendeva superfluo<br />
l‟eternarli in immagini; ma soprattutto si voleva evitare il pericolo, paventato anche dagli Ebrei, di una<br />
proliferazione di nuovi idoli. Gli Arabi, inoltre, non avevano un‟innata propensione per le arti figurative, per cui<br />
l‟arte islamica si limita a concretizzarsi nell‟architettura e nell‟ornato, che avrà spesso la prevalenza segnando la<br />
sua impronta nei caratteristici fronzoli astratti che chiamiamo “arabeschi”.<br />
Veronica Macaluso IV C<br />
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ARTE ARABA IN SPAGNA<br />
Sebbene facesse parte del mondo islamico, la Spagna era molto lontana da Baghdad. La Grande Moschea eretta<br />
dallo stesso abd-al-Rahman a Cordova, probabilmente sulle fondamenta di una chiesa cristiana, era<br />
originariamente un cortile quadrato di 74 metri di lato. Seguirono vari ampliamenti in epoca successiva;<br />
l‟ultimo(987-988) è dovuto ad al-Mansur, primo ministro di Hisham II. La moschea di Cordova, una delle più grandi<br />
del mondo musulmano, rappresentava una significativa affermazione di potere in un paese nel quale i dominatori<br />
furono sempre una minoranza e la conversione all‟Islam non era obbligatoria. L‟insolito prospetto a due piani è<br />
reso necessario dall‟impiego di colonne di piccole dimensioni, facilmente reperibili tra le rovine degli edifici romani.<br />
La complessità dell‟interno, con la sua intricata trama di archi polilobati o a ferro di cavallo, sottolinea la superiorità<br />
della cultura islamica sia per ricchezza che per abilità tecnica; un messaggio analogo venne affidato alle arti<br />
minori: il sarcofago realizzato per il figlio di al-Mansur, con le figurazioni regali collocate su uno sfondo riccamente<br />
ornato mostra un livello di maestria allora sconosciuto nel resto d‟Europa.<br />
L‟Alhambra, con l‟ostentata ridondanza della sua decorazione, è un esempio altamente significativo di opera<br />
propagandistica.<br />
Roberta Di Martina IV C<br />
Martina Di Mauro IV C<br />
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Le Torri<br />
L‟uso della torre, cioè di una struttura sorgente a rinforzo di opere difensive, fu noto all‟architettura<br />
militare, fin dalla remota antichità. Presso i Greci esse cominciarono a prendere aspetti non privi di<br />
intendimenti monumentali, oltre che militari. Spesso però la struttura lapidea si limitava al<br />
basamento, mentre la parte alta della torre era (come per il resto della cinta muraria, talora di<br />
lunghissimo sviluppo) formata di mattoni d‟argilla cruda. L‟interno restava riempito di terra fino ad<br />
una certa altezza, in modo da creare una specie di massiccio terrapieno.<br />
Analoga era probabilmente la costruzione delle torri delle cinte murarie che racchiudevano le città<br />
etrusche costruite sulla sommità di alture scoscese. Un progresso segnarono i Romani, con la torre<br />
di ogni forma, a pianta rettangolare, circolare, poligonale, di vario numero di lati, di materiali diversi<br />
secondo le disponibilità locali, e di vario sviluppo in altezza, ma sempre con lo scopo di creare vari<br />
piani sovrapposti, dai quali, tramite opportune finestre aperte in tutte le direzioni,osservare la<br />
massima estensione del terreno circostante. Perfezionandosi i mezzi di offesa, le torri si<br />
modificarono, riducendo l‟ampiezza delle aperture a strette feritoie, aumentando in dimensione e<br />
particolarmente in altezza e ornandosi alla sommità di larghe e robuste piattaforme, e<br />
circondandosi di parapetti smerlati. Con l‟utilizzo delle armi da fuoco, le torri subirono modificazioni<br />
in senso opposto, diminuendo in altezza fino a costituire i bastioni, che più nulla conservano del<br />
carattere delle antiche torri. Queste vennero così a perdere anche ogni diretto valore bellico. Un<br />
particolare tipo di torre moderna è quella corazzata, girevole, che racchiude bocche da fuoco,<br />
applicata specialmente alle navi da guerra.<br />
Valeriano Scrofani IV C<br />
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Torre Del Oro Di Siviglia<br />
Tra i simboli più rappresentativi di Siviglia vi è la Torre del Oro,<br />
un esempio caratteristico di fortezza, eretta nel 1220 dagli arabi<br />
Almohadi. La Torre del Oro è così chiamata per l‟effetto creato<br />
dal rivestimento in azuleyos ( caratteristiche piastrelle<br />
monocromatiche) che un tempo la ricoprivano facendola<br />
risplendere e che oggi è purtroppo scomparso. Essa è formata<br />
da un edificio principale dodecagonale sul quale si trova una<br />
piattaforma cinta da smerlettature piramidali, al centro della<br />
quale si eleva una torretta esagonale. Le pareti sopra il<br />
basamento di pietra sono in argilla compressa e rafforzate<br />
solamente agli angoli da pietra viva e mostrano pochi elementi<br />
decorativi: arcate a bifora, a foggia di ferro di cavallo, sopra la<br />
cornice della costruzione principale, bifora ed archi polilobati<br />
nella torretta. Nella sua pianta dodecagonale oggi ha sede il<br />
piccolo museo-marittimo, che ripercorre la storia dell‟impero oltre<br />
oceano.<br />
Ludovica Guarneri IV C<br />
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La Giralda<br />
La torre è un antico minareto almohade che, quando fu<br />
costruito, era la più alta torre del mondo con i suoi 50,85<br />
m di altezza. La sezione principale, islamica, fu iniziata<br />
nel 1156 per ordine del Califfo Abu Yaqub Yusuf<br />
dall'architetto Ahamad ibn Baso; la costruzione terminò<br />
nel 1196 e nel 1198 si aggiunsero fino a quattro sfere di<br />
rame lucido che riflettevano la luce del Sole e rendevano<br />
visibile la città a molti chilometri di distanza. All‟interno<br />
una rampa a spirale inclinata permetteva al Muezzin di<br />
salire a cavallo in cima alla torre per intonare l'invito alla<br />
preghiera, l'adhan. Nel 1356 un terremoto distrusse<br />
parzialmente la parte superiore della Giralda, facendo<br />
cadere le sfere di rame ma nel 1400 fu collocata una<br />
torretta campanaria in sostituzione delle parti<br />
danneggiate. La moschea fu demolita nel 1433 per<br />
costruire una cattedrale cristiana ma fortunatamente la<br />
Giralda non fu distrutta, divenendo anzi il campanile<br />
della cattedrale di Siviglia.<br />
La Giralda, Siviglia: Particolare della sezione intermedia del<br />
campanile. Si notino le decorazioni a sebka, eseguite con trapani,<br />
innovazione del periodo.<br />
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Il Giraldillo<br />
Il Girardillo misura 4 m in altezza (7 m con il<br />
piedistallo) è stata posta nel 1568. La statua, in<br />
origine, era chiamata Giralda perché girava al<br />
mutare del vento. Con il passare del tempo il<br />
nome passò a designare la torre nel suo<br />
complesso, mentre la statua prese il nome di<br />
Giraldillo. Il 29 Dicembre del 1928, la Giralda fu<br />
dichiarata Patrimonio Nazionale; Dal 1987, fa<br />
parte del Patrimonio dell‟Umanità UNESCO.<br />
La Giralda, Siviglia: statua del Giraldillo.<br />
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La Giralda:particolari artistici a cura del prof. Antonio Lombardo<br />
Lucia Barbagallo<br />
Salvatore Dresda IV C<br />
Sebastiano Rustico<br />
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“L’ARTE ISLAMICA NEL MEDITERRANEO”<br />
CORDOVA - SIVIGLIA - GRANADA<br />
Tra tutte le varie e ricche manifestazioni dell‟arte islamica, il territorio dell‟Andalusia è stato scelto per la sua<br />
unicità, essendo un esempio evidente dell‟interazione tra due culture diverse che nonostante il loro antagonismo<br />
politico e religioso produssero meravigliosi effetti in ambito artistico. Fenici, Cartaginesi, Greci crearono qui,<br />
nell‟”Oriente d‟Europa”, fiorenti centri commerciali; i Romani diedero alla provincia, chiamata Baltica, un‟unica<br />
amministrazione e una lingua burocratica ufficiale, il latino. Ai Vandali, invece, che con Alani e Suebi distrussero il<br />
territorio in successive ondate migratorie, l‟Andalusia deve il proprio nome: Al-(V)andaluz (“la terra dei Vandali”) fu<br />
infatti l‟appellativo che le diedero gli Arabi. Con i Visigoti il cristianesimo divenne religione di Stato. Ma l‟influsso<br />
maggiore fu sicuramente quello degli Arabi: sotto il loro dominio, durato circa 800 anni, l‟Andalusia visse il suo<br />
periodo di massimo splendore politico e culturale, le cui tracce sono evidenti ancor oggi.Con l‟avvento dell‟Islam<br />
nella Penisola Iberica nel 711, si verificò un profondo mutamento nelle strutture sociali, economiche e politiche:<br />
una nuova religione e una nuova cultura, entrambe provenienti dal Mediterraneo orientale, soppiantarono la<br />
cultura ispano-romana e quella cristiana. La coesistenza e l‟interazione tra l‟antica e la nuova cultura produssero<br />
forme artistiche proprie, cioè quella che viene chiamata “arte e cultura Andalusa”. Inizialmente il centro del potere<br />
politico e culturale fu Cordova (756-1031), seguita da Siviglia (circa 1048-1248) e infine da Granada (1248-1492).<br />
I circa otto secoli di presenza islamica hanno lasciato una traccia indelebile nell‟arte del paese; nelle principali<br />
città del loro regno i musulmani costruirono sontuosi palazzi, moschee e giardini, allestirono vivaci mercati e terme<br />
pubbliche, fondarono università. Nelle campagne gli arabi svilupparono l‟agricoltura ispano-romana migliorandone<br />
i sistemi d‟irrigazione e introducendo nuove colture ( come arance, limoni, pesche, canna da zucchero, riso). Con<br />
la “Reconquista” i re cattolici presero possesso di città ricche di monumenti islamici : enormi moschee, più<br />
sviluppate in larghezza che in profondità, allo scopo di soddisfare le esigenze dei rituali, scuole di legge coranica<br />
(madrasa), monumenti e mausolei per perpetuare la memoria di alti ufficiali (turbe), fortezze provviste di alte torri<br />
(ribat), splendidi palazzi o case più modeste ma con cortili interni e giardini, mercati all‟aperto (souk) o coperti.<br />
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Non è difficile immaginare quanto potessero essere seducenti per i nuovi conquistatori le lussuose decorazioni di<br />
queste costruzioni, dove i decoratori musulmani avevano aggiunto all‟antico repertorio classico, caratterizzato<br />
dall‟armoniosa presenza di elementi ornamentali vegetali e animali stilizzati, spesso combinati con disegni<br />
geometrici destinati a rivestire intere pareti, iscrizioni dall‟elegantissima grafia che avevano non solo lo scopo di<br />
divulgare i testi sacri del Corano, ma anche di creare nuovi effetti ornamentali. Anche gli edifici religiosi erano<br />
facilmente riutilizzabili, dato che le loro decorazioni dai motivi edifici religiosi erano facilmente riutilizzabili, dato<br />
che le loro decorazioni dai motivi astratti si potevano conciliare con il culto cristiano; anzi, furono proprio i cristiani<br />
che adottarono l‟artigianato e lo stile architettonico dei musulmani e lo diffusero fuori dell‟Al-Andalus.<br />
dell‟Al-Andalus.Anche molta parte del sapere dell‟antica Grecia venne trasmesso all‟Europa cristiana attraverso<br />
l‟Andalusia: gli arabi si erano infatti appropriati delle conoscenze scientifiche e filosofiche dei Greci durante la loro<br />
conquista nel Mediterraneo orientale e tradussero le opere classiche in arabo, sviluppando scienze come<br />
l‟astronomia e la medicina. Oltre alla Sicilia, uno solo fu il punto d‟incontro tra il mondo islamico e quello cristiano :<br />
l‟Andalusia, terra che vide il fiorire della lirica d‟amore destinata a influenzare la Scuola Poetica Siciliana, che con<br />
il filosofo aristotelico Averroè cercò di conciliare scienza e fede, che ha generato artisti come Gongora, Cervantes,<br />
Garcia Lorca, Jimenez , che ha ispirato opere immortali, dalla “Carmen” di Merinee all‟opera di Bizet, dal “Bolero”<br />
di Ravel al “Barbiere di Siviglia” di Rossini o il “Don Giovanni” di Mozart, dall‟arte di Salvador Dalì alle<br />
composizioni di Manuel de Falla.La popolazione musulmana rimasta dopo la “Riconquista” fu chiamata Mudejar,<br />
parola derivante dall‟arabo mudayyan, letteralmente “colui al quale è stato permesso di rimanere con un patto”. La<br />
popolazione mudejar contava un gran numero di artigiani esperti nel settore edilizio, capaci di utilizzare materiali<br />
poco costosi e d‟immediata disponibilità, ottenendo risultati sorprendenti, come ad esempio i mattoni dorati dalle<br />
affascinanti geometrie, le pareti di maiolica, gli stucchi che trasformano i muri in ricami. Si era in questo modo<br />
delineata una realtà culturale nuova, che obbedisce alla situazione particolare di coesistenza tra le due culture.<br />
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Prof.ssa Lucia Varrasi
CULTURE A CONFRONTO: ISLAM- OCCIDENTE IERI, OGGI E DOMANI<br />
“Destini incrociati” è un libro avvincente, appassionante e rivelatore, ricco di scontri e incontri tra due culture<br />
profondamente distanti tra loro, ma al tempo stesso inscindibili l‟una dall‟altra, il cui rapporto è ancora a distanza<br />
di secoli al centro di accesi dibattiti e innumerevoli critiche. Ad un primo impatto il lettore, a causa della<br />
descrizione di una moltitudine di tradizioni, usanze e costumi così differenti, sembra essere catapultato in un<br />
mondo mitico, quasi fantastico che in verità nient‟altro è che la realtà nella quale viviamo e con la quale<br />
quotidianamente ci confrontiamo. Proprio in questi ultimi anni, infatti, la religione islamica ha conosciuto un‟intensa<br />
diffusione che però ha portato con sé non pochi problemi legati principalmente alla convivenza forzata e alla<br />
richiesta, sempre crescente, di diritti talvolta illegittimi che minacciano la base culturale di quelle nazioni che, forti<br />
delle proprie credenze, sono state colpite come da un vero e proprio uragano che ha sconvolto gli equilibri<br />
preesistenti. Le tematiche trattate sono più attuali di quanto non sembrino e a dimostrazione di ciò basti pensare<br />
alla cronaca italiana degli ultimi tempi, che ha suscitato una forte risonanza tra l‟opinione pubblica a causa di<br />
avvenimenti sempre più sconcertanti, come la richiesta dell‟abolizione del crocifisso negli ambienti pubblici o dei<br />
canti natalizi nelle scuole o, per il rispetto del ramadan, la volontà di far digiunare i bambini nelle mense<br />
scolastiche. Ma se nel libro l‟attualità viene solo appena accennata dai due autori, entrambi esperti conoscitori<br />
dell‟Islam, lo stesso non si può dire delle radici storiche e delle cause che hanno portato ad una simile situazione,<br />
che invece sono osservati come attraverso una lente d‟ingrandimento che ne evidenzia ogni minimo particolare,<br />
relazionandone la genesi e i suoi primi contatti con l‟Europa. Principale luogo d‟incontro fu indubbiamente il<br />
Mediterraneo di quattordici secoli fa, centro di scambi culturali e commerciali, che contribuì non poco alla graduale<br />
penetrazione dell‟Islam in Europa. I Paesi musulmani, infatti, si rivelarono per numerosi secoli superiori in campo<br />
artistico e specialmente in campo militare, nel quale ottennero diversi successi che permisero all‟Islam di<br />
diffondersi nei territori dell‟oriente bizantino, dell‟Africa settentrionale e, in Europa, della Spagna e della Sicilia. Ma<br />
al contrario di quanto molti potrebbero pensare il rapporto Europa-Islam, come giustamente sottolineato dagli<br />
autori, non è sempre stato conflittuale. Innanzi tutto, al di là di ogni sfumatura e interpretazione successiva alla<br />
quale sono dovuti i principali contrasti, le tre religioni monoteiste più diffuse al mondo - cristianesimo, ebraismo e<br />
islam - discendono da una radice comune ben nota che porterà, dopo l‟ascesa dei Profeti, alla diversificazione<br />
delle fedi.<br />
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In secondo luogo, la civiltà europea fu senza dubbio segnata dalle scoperte e dagli studi della corte abbaside<br />
dalla quale trasse, in un momento di aridità culturale dovuto al crollo dell‟impero romano e alle incursioni<br />
barbariche, importanti insegnamenti nel campo delle scienze, come l‟astronomia, l‟astrologia, la matematica e la<br />
medicina. Tali rapporti saranno destinati a capovolgersi negli anni compresi tra il Quattrocento e il Cinquecento in<br />
uno scenario caratterizzato dalla Reconquista e dalle Crociate che posero le basi per la fioritura in Europa dello<br />
sviluppo tecnologico e scientifico, che portarono ad una rivalutazione dell‟uomo e delle sue facoltà, mentre al<br />
contrario nei territori islamici si assistette all‟incremento di divisioni interne che produrranno un solco sempre più<br />
profondo e, finora, impossibile da colmare. Ed è proprio nelle pagine finali che gli autori pongono i lettori davanti<br />
ad una cruda verità: ciò che realmente manca da entrambe le parti non è la possibilità di porre fine alle tensioni,<br />
ma piuttosto la volontà di trovare un comune accordo. Il libro, pur essendo ricco di spunti riflessivi, non sempre<br />
presenta una risoluzione reale e concreta agli interrogativi che pone soffermandosi, talvolta eccessivamente, sulle<br />
cause e sulle descrizioni storiche degli eventi. Ma proprio questa scelta consente di mantenere vive nella mente<br />
del lettore quell‟atmosfera intrigante e quella sensazione di irrisolutezza che invita a cercare delle risposte<br />
piuttosto che farsi influenzare, anche inconsciamente, dai pensieri di chi scrive. Inoltre il libro ben si presta ad una<br />
lettura scorrevole e fluida grazie, oltre che ad una sintassi semplice, ad una scrittura coinvolgente che si riscontra<br />
nei capitoli perfettamente legati tra di loro. Un richiamo a parte merita la scelta, rappresentativa di tutti i temi<br />
affrontati nel testo, dell‟unica ma essenziale immagine presentata nella copertina che raffigura simbolicamente<br />
due mondi paralleli ma nel profondo fortemente legati fra di loro e che riesce a lasciare un segno indelebile e a<br />
suscitare un grande interesse in un possibile lettore. Nella lettura di “Destini incrociati” si trova molto più di ciò che<br />
è possibile raccontare; essa, da affrontare tutta d‟un fiato, offre un‟importante possibilità di crescita a tutti coloro<br />
che, interessati non solo alla questione orientale ma anche ad intraprendere una più pacifica convivenza con<br />
ideologie diverse, volessero approfondire il proprio bagaglio culturale grazie ad un testo ben organizzato il cui<br />
contenuto è esposto in modo chiaro e razionale e le cui fonti, accurate ed attendibili, sono sapientemente<br />
adoperate. Gli autori potrebbero essere accusati di un solo difetto nella stesura: l‟averla appesantita con<br />
innumerevoli precisazioni storiche che però l‟arricchiscono di quella potenza suggestiva e di un puro godimento<br />
intellettuale, che solo pochi scrittori al mondo sono in grado di offrire.<br />
Valentina Gibilterra<br />
Monica Aliano VB<br />
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I giorni disponibili per questo nostro viaggio tra arte e cultura sono volati<br />
via quasi troppo in fretta. Ci siamo trovati da un giorno all’ altro proiettati<br />
da un passato ricco di storia e di testimonianze ad un presente<br />
completamente diverso. Sicuramente tutto ciò ha lasciato in noi la<br />
consapevolezza dell’ esistenza di chi ci ha preceduto in questo mondo,<br />
gettando le radici per quello che siamo diventati. Oggi sappiamo chi<br />
siamo, da dove veniamo e forse anche dove andremo: e come per magia,<br />
guardando fuori dal finestrino, spariscono velocemente le immagini, i<br />
racconti, le testimonianze concrete di questi popoli che ormai non ci sono<br />
più ma che per sempre vivranno in ciò che ci hanno lasciato.<br />
Davide Italia III B<br />
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Si ringraziano per la realizzazione di questo <strong>progetto</strong><br />
gli alunni della III B e della IV C<br />
In particolare:<br />
Gabriele Pastura<br />
Fabio Carpino<br />
Graziano Moschelli<br />
Mauro Ricciardi<br />
Davide Italia<br />
Maurizio Liistro<br />
Con la collaborazione dei docenti:<br />
prof. Antonio Lombardo, prof. Salvatore Lantieri, prof.ssa Lucia Varrasi<br />
Si ringrazia per la riuscita di questo <strong>progetto</strong> il tecnico, sig. Vito Mazzone<br />
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