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30.01.2013 Views

zione di unirsi agli altri non appena si fosse sbarazzato di lei, comprese che non era il caso d'insistere e lo seguì senza protestare. Giù nell'atrio ripresero i soprabiti, poi uscirono nel cortile buio. La mezza dozzina d'auto che vi avevano trovato all'arrivo erano ancora lì e Ratnadatta spiegò: «Soltanto quelli che vivono lontano da Londra hanno il permesso di parcheggiare le loro auto qui. Troppe macchine potrebbero suscitare le lamentele dei vicini, e noi non vogliamo che facciano commenti cattivi. Io, però, ho chiamato un taxi che verrà a prenderci non lontano da qui». Ripercorsero il vicolo sordido e la straduzza, deserti a quell'ora, sino a quando emersero di fronte a uno dei soliti condomini informi, uno di quegli alveari che erano sorti qua e là in tutti i quartieri più poveri di Londra. All'angolo c'era un taxi col segnale abbassato. Quando gli si avvicinarono, il tassista sporse la testa dal finestrino e domandò: «Lei è il signor Smithers?». «Sì» disse Ratnadatta, annuendo. «Mi dispiace se l'ho fatta attendere a lungo.» «Fa niente» replicò l'autista, visibilmente seccato. «Il garage che mi ha mandato ha garantito il prezzo della corsa e mi hanno detto che lei è un signore generoso, che la mancia sarebbe stata buona. Salite. Dove vi devo portare?» L'indiano fece salire Mary, poi, parlando a bassa voce, diede alcune istruzioni all'autista. Poco dopo la partenza, Ratnadatta estrasse ancora il fazzoletto ripiegato e Mary si lasciò bendare un'altra volta. «E ora» disse Ratnadatta, dopo aver finito di annodarle il fazzoletto dietro la nuca «cosa prova? Cosa pensa di ciò che ha visto questa sera?» «Ne sono rimasta addirittura sbalordita» rispose lei. «Inutile nascondere che ho avuto anche molta paura. Se non fossi stata in sua compagnia, non credo che avrei potuto resistere. Se non avessi visto coi miei occhi, non avrei mai creduto che quelle cose potessero accadere davvero. Comunque, devo dirle che sono rimasta affascinata. Sì, affascinata.» «Vuol dire che non si è molto spaventata, e che accetta di procedere?» «No, non sono spaventata. Se altre donne trovano il coraggio necessario per prendere parte a quelle cerimonie, a riti come... come quello del demonietto nero, non vedo perché non dovrei trovarlo anch'io.» «Bene! Molto bene!» esclamò Ratnadatta, soddisfatto, contento come un gatto che fa le fusa. «Però c'è un altro particolare, del quale devo parlare con lei. Questa sera le ho parlato a lungo dei riti della fertilità presso i po-

poli primitivi. Ora voglio spiegarle perché quei popoli li praticano ancora: perché essi contengono grandi verità, che si trasmettono da una generazione all'altra, secondo le quali il sesso è la più potente delle magie. Mediante il sesso, uomini e donne possono entrare in comunione con Colui che rappresenta il Creatore. Questo spiega perché anticamente si usava portare le vergini prima al tempio, affinché offrissero la loro verginità al primo sconosciuto. In questo modo, lei comprende, la vergine effettua la sua prima comunione non per soddisfare se stessa con l'uomo che ama, che ha scelto. Questo avviene dopo. Ma prima lo fa con chiunque Satana Nostro Signore sceglie per rappresentarlo presso di lei. Nel mio paese esistono molti templi bellissimi, aperti al pubblico, nei quali si conserva ancora questa tradizione.» «È quella che è conosciuta sotto il nome di prostituzione sacra, se non erro?» domandò Mary, a voce bassa. «Sì, prego, lei ha ragione. Ma una definizione più corretta è Servizio del Tempio. Tutte le donne che desiderano diventare Sorelle dell'Ariete devono sottomettersi a questo rito prima di diventare iniziate. Ha capito?» «Ma io, non sono più vergine!» si affrettò ad obiettare Mary. «Non ha importanza. La sua offerta sarà puramente simbolica di un atto che lei avrebbe accettato se avesse ricevuto il giusto insegnamento quando era ancora giovane.» Gran parte di quel che Ratnadatta aveva detto a cena era servito a cancellare ogni dubbio, supponendo che Mary ne avesse avuto, sull'evidenza che l'iniziazione alla Fratellanza dell'Ariete doveva essere un qualcosa di ben diverso dalla promozione puramente spirituale con la quale i teosofi incoraggiavano i loro discepoli migliori. Tutto quel che aveva potuto vedere nell'ora appena trascorsa aveva confermato quella prima impressione. Adesso sapeva che se avesse deciso di proseguire, le avrebbero chiesto, a garanzia della sua devozione, una specie di battesimo sessuale. Sin dal principio aveva compreso che se Teddy era stato ucciso dai satanisti e se lei voleva penetrare nella loro cerchia, avrebbe dovuto pagare inevitabilmente quel prezzo, ma allora si era trattato soltanto di una previsione che riguardava un futuro ancora ipotetico. Ora, invece, si trovava di fronte a una scelta, e il tempo stringeva. Mary non aveva amanti, non era innamorata di nessuno. Darsi a un uomo appena conosciuto non sarebbe stata un'esperienza nuova per lei, col suo passato. In una certa misura era ancora sotto l'effetto del leggero afrodisiaco che Ratnadatta le aveva fatto bere col vino e con le bibite; l'imma-

zione di unirsi agli altri non appena si fosse sbarazzato di lei, comprese che<br />

non era il caso d'insistere e lo seguì senza protestare.<br />

Giù nell'atrio ripresero i soprabiti, poi uscirono nel cortile buio. La mezza<br />

dozzina d'auto che vi avevano trovato all'arrivo erano ancora lì e Ratnadatta<br />

spiegò: «Soltanto quelli che vivono lontano da Londra hanno il permesso<br />

di parcheggiare le loro auto qui. Troppe macchine potrebbero suscitare<br />

le lamentele dei vicini, e noi non vogliamo che facciano commenti cattivi.<br />

Io, però, ho chiamato un taxi che verrà a prenderci non lontano da<br />

qui».<br />

Ripercorsero il vicolo sordido e la straduzza, deserti a quell'ora, sino a<br />

quando emersero di fronte a uno dei soliti condomini informi, uno di quegli<br />

alveari che erano sorti qua e là in tutti i quartieri più poveri di Londra.<br />

All'angolo c'era un taxi col segnale abbassato. Quando gli si avvicinarono,<br />

il tassista sporse la testa dal finestrino e domandò: «Lei è il signor Smithers?».<br />

«Sì» disse Ratnadatta, annuendo. «Mi dispiace se l'ho fatta attendere a<br />

lungo.»<br />

«Fa niente» replicò l'autista, visibilmente seccato. «Il garage che mi ha<br />

mandato ha garantito il prezzo della corsa e mi hanno detto che lei è un signore<br />

generoso, che la mancia sarebbe stata buona. Salite. Dove vi devo<br />

portare?»<br />

L'indiano fece salire Mary, poi, parlando a bassa voce, diede alcune istruzioni<br />

all'autista. Poco dopo la partenza, Ratnadatta estrasse ancora il<br />

fazzoletto ripiegato e Mary si lasciò bendare un'altra volta.<br />

«E ora» disse Ratnadatta, dopo aver finito di annodarle il fazzoletto dietro<br />

la nuca «cosa prova? Cosa pensa di ciò che ha visto questa sera?»<br />

«Ne sono rimasta addirittura sbalordita» rispose lei. «Inutile nascondere<br />

che ho avuto anche molta paura. Se non fossi stata in sua compagnia, non<br />

credo che avrei potuto resistere. Se non avessi visto coi miei occhi, non avrei<br />

mai creduto che quelle cose potessero accadere davvero. Comunque,<br />

devo dirle che sono rimasta affascinata. Sì, affascinata.»<br />

«Vuol dire che non si è molto spaventata, e che accetta di procedere?»<br />

«No, non sono spaventata. Se altre donne trovano il coraggio necessario<br />

per prendere parte a quelle cerimonie, a riti come... come quello del demonietto<br />

nero, non vedo perché non dovrei trovarlo anch'io.»<br />

«Bene! Molto bene!» esclamò Ratnadatta, soddisfatto, contento come un<br />

gatto che fa le fusa. «Però c'è un altro particolare, del quale devo parlare<br />

con lei. Questa sera le ho parlato a lungo dei riti della fertilità presso i po-

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