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30.01.2013 Views

Dopo essersi guardata intorno, osservando la posizione delle sedie, Mary pensò che fossero collocate davanti a una finestra e che chi le occupava potesse guardar fuori una volta aperte le cortine. Mentre cercava di comprendere cosa potesse esserci da vedere all'esterno, che fosse degno d'una simile messinscena, Ratnadatta era andato al tavolo e, versati due bicchieri di vino da una caraffa, gliene offrì uno, dicendo: «Questo le piacerà. È un vino raro, che viene dalla Grecia. Nei tempi antichi era di gran lunga il vino preferito dai sacerdoti che servivano l'oracolo di Delti». Sorseggiando il liquido color porpora, Mary lo trovava assai simile a un ottimo sherry nel quale avessero lasciato macerare alcune erbe aromatiche. Trovandolo ottimo, vuotò quasi a mezzo il bicchiere mentre Ratnadatta si serviva d'un vino più chiaro e osservava quasi casualmente: «Per me, va bene qualcosa di più secco. Mi piace molto questo vino di Cipro. Ma si accomodi, la prego. Fra non molto vedrà che non ho esagerato affatto vantando i poteri concessi da Satana Nostro Signore a coloro che lo servono volentieri». Sedettero l'uno accanto all'altra e per un po' Ratnadatta riassunse quanto aveva detto in precedenza sugli antichi riti. Terminato che ebbe e guardato l'orologio, chinatosi in avanti tirò una cordicella che scostò le due tende davanti a loro. Con sorpresa di Mary, dietro le tende non c'era alcuna finestra, ma solo una parete spoglia, tappezzata di un satinato a disegni nella quale, davanti a ciascuna sedia, c'era quello che lei, sulle prime, prese per un ventilatore, perché era un foro d'una ventina di centimetri, chiuso da una fitta reticella metallica. Ratnadatta le fece segno di guardare nel foro. Mary accostò l'occhio alla reticella e scoprì che da quella specie di spioncino si scorgeva una vasta sala, dal soffitto molto alto. Forse in antico era stata la sala dei banchetti e quella dove loro si trovavano la galleria riservata ai musici e ai menestrelli. Ora la sala aveva più l'aspetto d'una cappella in fondo alla quale, coperta da un largo drappo di seta color sangue, stava una lunga lastra di marmo sollevata dal pavimento, simile ad un altare dietro il quale c'era un grande trono d'ebano intagliato. Sullo sfondo c'erano alte cortine rosse di seta ricamata in oro, col ricamo diviso in due parti che, riunendosi, formava un cerchio mediante due lunghe code che s'intrecciavano e rappresentavano lo Yin e lo Yang, ossia i due simboli orientali del principio maschile e di quello femminile. Al centro della sala, ad ogni estremità d'una specie di navata centrale, invece delle panche erano sistemati una dozzina di divani abbondantemente forniti di cuscini di svariati colori; da un qualche punto che

non si riusciva a individuare, veniva il suono d'una musica che stava accordando le prime note. In quella sala s'erano già radunate una ventina di persone e altre ancora ne arrivavano. Entravano da una porta che Mary non poteva vedere perché stava sotto quella specie di palco, ma al limite della sua visuale scorgeva una tavola su cui erano state messe caraffe, bottiglie e bicchieri, e ogni nuovo arrivato si versava qualcosa da bere prima di unirsi a quelli che lo avevano preceduto. Dal gruppo sottostante saliva sin lassù il mormorio sommesso della conversazione. A giudicare da come si comportavano, i presenti si sarebbero potuti scambiare per ospiti di una rispettabilissima festicciola familiare, ma bastava un'occhiata per convincersi che si trattava di ben altro: tutti avevano sul viso piccole maschere di satin nero, un nastro nero legato sotto il ginocchio sinistro e sandali argentati. Addosso avevano solo una lunga tunica trasparente, ricamata con soli d'argento, con lune e coi segni dello zodiaco, ma più che vestiti parevano nudi, tanto trasparente era quel velo. Nel gruppo c'era un numero quasi uguale d'uomini e di donne. Fra queste ultime c'erano una negra enorme e una ragazza cinese. Fra gli uomini c'erano due negri, uno dei quali coi capelli bianchi, un indiano e due che sembravano giapponesi. Nel complesso, era un miscuglio d'individui di ogni età e benché circa un terzo di essi potesse vantare un fisico ben proporzionato, molti erano tutt'altro che attraenti. Comunque, non c'era nulla che potesse suggerire l'oscenità, né nel decoro del tempio, né nell'atteggiamento dei presenti e Mary pensò che quel velo ornato di astri, che velava appena curve troppo accentuate, epe troppo pronunciate e seni cadenti, rendeva i brutti assai meno repulsivi di quel che sarebbero apparsi in un campo di irreprensibili nudisti. Incerta sul genere di reazione che Ratnadatta s'aspettava da lei alla vista di quello spettacolo, Mary decise di restare sul sicuro. «Ma che donnona spropositata, quella negra. Deve pesare più di un quintale.» Ratnadatta staccò gli occhi dalla sua griglia e annuì. «Sì, molto di più. È venuta a visitare Londra dalla sua Haiti, dove possiede fattorie e altre proprietà. È una lesbica, e le sue ricchezze le permettono di indulgere ai suoi gusti. L'ultima volta che ci siamo incontrati, mi ha detto che tiene una ventina di giovani donne nel suo harem, per soddisfare le sue manie.» Mary represse un brivido di disgusto e domandò: «Chi è quell'uomo alto, coi capelli biondi ondulati?». «Non posso dirglielo, perché con me non ha mai parlato di se stesso. La

Dopo essersi guardata intorno, osservando la posizione delle sedie, Mary<br />

pensò che fossero collocate davanti a una finestra e che chi le occupava<br />

potesse guardar fuori una volta aperte le cortine. Mentre cercava di comprendere<br />

cosa potesse esserci da vedere all'esterno, che fosse degno d'una<br />

simile messinscena, Ratnadatta era andato al tavolo e, versati due bicchieri<br />

di vino da una caraffa, gliene offrì uno, dicendo: «Questo le piacerà. È un<br />

vino raro, che viene dalla Grecia. Nei tempi antichi era di gran lunga il vino<br />

preferito dai sacerdoti che servivano l'oracolo di Delti».<br />

Sorseggiando il liquido color porpora, Mary lo trovava assai simile a un<br />

ottimo sherry nel quale avessero lasciato macerare alcune erbe aromatiche.<br />

Trovandolo ottimo, vuotò quasi a mezzo il bicchiere mentre Ratnadatta si<br />

serviva d'un vino più chiaro e osservava quasi casualmente: «Per me, va<br />

bene qualcosa di più secco. Mi piace molto questo vino di Cipro. Ma si accomodi,<br />

la prego. Fra non molto vedrà che non ho esagerato affatto vantando<br />

i poteri concessi da Satana Nostro Signore a coloro che lo servono<br />

volentieri».<br />

Sedettero l'uno accanto all'altra e per un po' Ratnadatta riassunse quanto<br />

aveva detto in precedenza sugli antichi riti. Terminato che ebbe e guardato<br />

l'orologio, chinatosi in avanti tirò una cordicella che scostò le due tende<br />

davanti a loro. Con sorpresa di Mary, dietro le tende non c'era alcuna finestra,<br />

ma solo una parete spoglia, tappezzata di un satinato a disegni nella<br />

quale, davanti a ciascuna sedia, c'era quello che lei, sulle prime, prese per<br />

un ventilatore, perché era un foro d'una ventina di centimetri, chiuso da<br />

una fitta reticella metallica.<br />

Ratnadatta le fece segno di guardare nel foro. Mary accostò l'occhio alla<br />

reticella e scoprì che da quella specie di spioncino si scorgeva una vasta<br />

sala, dal soffitto molto alto. Forse in antico era stata la sala dei banchetti e<br />

quella dove loro si trovavano la galleria riservata ai musici e ai menestrelli.<br />

Ora la sala aveva più l'aspetto d'una cappella in fondo alla quale, coperta<br />

da un largo drappo di seta color sangue, stava una lunga lastra di marmo<br />

sollevata dal pavimento, simile ad un altare dietro il quale c'era un grande<br />

trono d'ebano intagliato. Sullo sfondo c'erano alte cortine rosse di seta ricamata<br />

in oro, col ricamo diviso in due parti che, riunendosi, formava un<br />

cerchio mediante due lunghe code che s'intrecciavano e rappresentavano lo<br />

Yin e lo Yang, ossia i due simboli orientali del principio maschile e di quello<br />

femminile. Al centro della sala, ad ogni estremità d'una specie di navata<br />

centrale, invece delle panche erano sistemati una dozzina di divani abbondantemente<br />

forniti di cuscini di svariati colori; da un qualche punto che

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