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30.01.2013 Views

tata dall'idea che sarebbe stato buffo sceglierne uno sul genere che avrebbe potuto allettare una diva cinematografica in vena d'esotismi. La signora Wardeel versava su Mary la propria eloquenza. «Cara, deve sapere che nutro sempre un interesse speciale nelle giovani donne che cercano le grandi verità. Giovani fisicamente, intendo. Certo che siamo tutti giovani quando abbandoniamo questo corpo disgraziato che ci lega quaggiù. Certo, mia cara, che questo non vale per lei. Però non si sfugge allo scorrere degli anni, le pare? Ma scoprire per tempo che non invecchieranno mai veramente è per i giovani una cosa meravigliosa, è una protezione contro il trascorrere del tempo, specie quando sul nostro aspetto cadono le prime ombre. Sono certa che uno dei nostri grandi Maestri deve averla presa sotto la sua protezione particolare per guidarla sino a noi nella sua attuale incarnazione.» Mentre Mary, sorridendo, rispondeva gentilmente a quel profluvio, Barney la seguiva da vicino. Voltandosi per salutarlo, la signora Wardeel offrì anche a lui la mano inanellata e inchinò appena la testa sinteticamente dorata, mormorando: «Ah! Ed ora ecco a noi un nuovo venuto in cerca della luce. E sono due, questa sera! Lei è Mister Betterton, o Lord Larne?». Barney strinse appena le dita leggermente mollicce e, inchinatosi, rispose con una gravità che gli pareva appropriata alla situazione. «Sono Lord Lame, e le sono profondamente grato per il privilegio concessomi di... come posso esprimermi?... di assistere a qualcosa capace di fornirmi un'esperienza concreta su ciò che maggiormente conta nella vita.» «Lei è il benvenuto» rispose la signora Wardeel, con voce profonda, «lo le porgo il benvenuto a nome dei Maestri. Tutti coloro che vengono qui sono mandati da loro, ma sono, diciamo, sotto esame. Non si aspetti molto, così sui due piedi. Coloro che si dimostrano scettici e pretendono prove concrete per tutto ciò che vedono o che apprendono dimostrano di non essere sufficientemente avanzati, di non essere maturi per accostarsi alle sfere superiori. Ma se sarete pazienti e ricettivi, le grandi verità vi saranno rivelate a grado a grado.» Nel frattempo erano arrivati altri tre ospiti. La signora si rivolse a Mary e disse: «Signora Mauriac, vuol essere così cortese da guidare il nostro nuovo amico, Lord Larne, nella sala della riunione?». Mary aveva ancora il cuore in gola, ma l'aspetto non tradiva l'agitazione interiore. Alla presentazione della signora rispose sorridendo amabilmente a Barney, poi lo scortò sino ad una sala sul retro della casa. E mentre l'accompagnava, si chiedeva cosa mai avesse portato il tipo che conosceva a

quel convegno e, più curioso ancora, perché dovesse servirsi d'un titolo nobiliare al quale, secondo lei, non aveva diritto alcuno. La sala nella quale entrarono era lunga e abbastanza larga, ma pareva più larga di quanto lo fosse realmente perché tutti i mobili erano stati tolti per essere sostituiti con sette file di sedie pieghevoli, di legno. Una ventina di persone vi erano già radunate, in gran parte di mezza età e, a giudicare dalle apparenze, abbastanza prospere. C'erano più donne che uomini, e fra le prime si notavano due signore indiane coi distintivi della loro casta, paludate nel caratteristico sari. Barney sbirciò rapidamente, da dove stava, quanti poteva vedere dei presenti, vide che nel complesso formavano un gruppo di gente più ordinaria, normale di quel che si sarebbe aspettato. Una folla simile la si sarebbe potuta radunare in un colpo solo prelevando la clientela di un qualunque albergo di buona classe a South Kensington. Intanto Mary salutava con un cenno alcuni dei convenuti, poi accettò la sedia che Barney le porgeva. Mentre Mary si accomodava, Barney le disse: «Signora, devo credere che lei è fra i più vecchi elementi del gruppo?». «Oh, io...» balbettò Mary, interrompendosi imbarazzata, nervosa per quella domanda inattesa, dominandosi per non alzare la voce al di sopra del convenevole. «Oh, no! Tutt'altro. Questa è soltanto la terza seduta alla quale partecipo.» Barney notò che parlava senza alcun accento francese. «Ma anche così, è già parecchio più avanti di me» rispose. «E trova facile seguire l'insegnamento?» «In parte, sì» rispose Mary. E per mascherare la confusione s'affrettò ad aggiungere: «Trovo facili e convincenti le argomentazioni che inducono a credere nella reincarnazione, e se devo essere sincera m'interessano vivamente. Però sono ancora ben lontana dal comprendere la dottrina teosofica». «Davvero?» esclamò Barney, inarcando un sopracciglio. «lo pensavo che i teosofi fossero antidottrinari. Pensavo che si preoccupassero soltanto di conseguire la saggezza originale, che a quanto si dice è alla radice stessa di tutte le grandi religioni, ma per la maggior parte è stata oscurata dagli insegnamenti di generazioni e generazioni di preti ignoranti.» «Questo è vero. La teosofia non è in conflitto col Cristianesimo né col Buddismo nella loro essenza migliore, ma ha anch'essa la sua dottrina e gran parte di essa mi sembra terribilmente complicata. Vede, non è come partecipare a una serie di lezioni, ad un corso nel quale s'incomincia dal

quel convegno e, più curioso ancora, perché dovesse servirsi d'un titolo<br />

nobiliare al quale, secondo lei, non aveva diritto alcuno.<br />

La sala nella quale entrarono era lunga e abbastanza larga, ma pareva più<br />

larga di quanto lo fosse realmente perché tutti i mobili erano stati tolti per<br />

essere sostituiti con sette file di sedie pieghevoli, di legno. Una ventina di<br />

persone vi erano già radunate, in gran parte di mezza età e, a giudicare dalle<br />

apparenze, abbastanza prospere. C'erano più donne che uomini, e fra le<br />

prime si notavano due signore indiane coi distintivi della loro casta, paludate<br />

nel caratteristico sari.<br />

Barney sbirciò rapidamente, da dove stava, quanti poteva vedere dei presenti,<br />

vide che nel complesso formavano un gruppo di gente più ordinaria,<br />

normale di quel che si sarebbe aspettato. Una folla simile la si sarebbe potuta<br />

radunare in un colpo solo prelevando la clientela di un qualunque albergo<br />

di buona classe a South Kensington. Intanto Mary salutava con un<br />

cenno alcuni dei convenuti, poi accettò la sedia che Barney le porgeva.<br />

Mentre Mary si accomodava, Barney le disse: «Signora, devo credere<br />

che lei è fra i più vecchi elementi del gruppo?».<br />

«Oh, io...» balbettò Mary, interrompendosi imbarazzata, nervosa per<br />

quella domanda inattesa, dominandosi per non alzare la voce al di sopra<br />

del convenevole. «Oh, no! Tutt'altro. Questa è soltanto la terza seduta alla<br />

quale partecipo.»<br />

Barney notò che parlava senza alcun accento francese. «Ma anche così, è<br />

già parecchio più avanti di me» rispose. «E trova facile seguire l'insegnamento?»<br />

«In parte, sì» rispose Mary. E per mascherare la confusione s'affrettò ad<br />

aggiungere: «Trovo facili e convincenti le argomentazioni che inducono a<br />

credere nella reincarnazione, e se devo essere sincera m'interessano vivamente.<br />

Però sono ancora ben lontana dal comprendere la dottrina teosofica».<br />

«Davvero?» esclamò Barney, inarcando un sopracciglio. «lo pensavo<br />

che i teosofi fossero antidottrinari. Pensavo che si preoccupassero soltanto<br />

di conseguire la saggezza originale, che a quanto si dice è alla radice stessa<br />

di tutte le grandi religioni, ma per la maggior parte è stata oscurata dagli<br />

insegnamenti di generazioni e generazioni di preti ignoranti.»<br />

«Questo è vero. La teosofia non è in conflitto col Cristianesimo né col<br />

Buddismo nella loro essenza migliore, ma ha anch'essa la sua dottrina e<br />

gran parte di essa mi sembra terribilmente complicata. Vede, non è come<br />

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