club satanista - Thule-italia.net

club satanista - Thule-italia.net club satanista - Thule-italia.net

thule.italia.net
from thule.italia.net More from this publisher
30.01.2013 Views

stretta sul metallo gelato fu come un'ustione. Mary boccheggiò per il dolore e, allentata la presa, scivolò per i pochi metri della caduta, finendo sulla neve spessa che attutì l'urto. Piangendo, ma senza fermarsi, corse a nascondersi nel recesso più profondo della parete rocciosa. Ma anche l'ultimo espediente escogitato per trarre in inganno il Grande Ariete era destinato al fallimento. Lothar l'aveva seguita nella sua fuga, ma senza affrettarsi. Appena emerse dalla grotta, l'intuito gli rivelò dove si era nascosta. Mary stava rannicchiata lì da qualche minuto quando udì che, fermo sopra di lei, la chiamava, le ordinava d'uscire allo scoperto. Mary tentò di raggomitolarsi ancora di più contro la roccia, ma ogni suo sforzo si rivelò inutile. A dispetto della volontà ostinata di rimanere dov'era, s'accorse che stava alzandosi, che usciva allo scoperto. La sporgenza sulla quale aveva cercato scampo era larga poco più di due metri. Mary aveva percorso circa metà della larghezza quando il Grande Ariete le ordinò di fermarsi, di voltarsi e di guardarlo. Incapace di resistere, Mary obbedì. Alto, scuro, sinistro il Grande Ariete stava immobile sul ciglio della spianata sopra di lei e la fissava. La bocca era atteggiata in un sorriso, e Mary ne rimase sbalordita. Per la prima volta scorgeva su quel volto temuto un atteggiamento gentile, quasi benevolo, e quando parlò, nella sua voce non c'era alcuna vena di malevolenza. «Circe, un tempo neofita dell'Ariete, sono stato ingiusto verso di te. Non avresti mai potuto sconfiggermi, però ti sei rivelata una nemica molto più forte di quello che avrei immaginato trattandosi di una donna. È una tragedia che tu abbia scelto di aderire all'eresia cristiana. Se tu non l'avessi fatto, fra una decina di minuti avresti potuto assaporare il trionfo per il quale ho lavorato tanto a lungo. Se ci fossimo incontrati prima, ti avrei convertita alla vera fede e ti avrei concesso l'onore di servirmi e come donna e come amica. Ma stando così le cose, quale riconoscimento del tuo coraggio sarò pietoso con te. Invece di scagliare su di te la mia maledizione, invece di farti divorare dal mio nero essere interiore perché ti consumi nell'ultima agonia come ho fatto con quello stupido che avevi ridotto a misero strumento della tua volontà, io decreto per te una morte rapida e indolore. Ed ora voltati e avviati verso la fine che ti è stata decretata.» Prima ancora che Mary avesse afferrato in pieno il significato di quelle parole terribili, s'accorse d'essersi già voltata. Una forza invisibile, ma irresistibile, la spingeva alle spalle. Lei si sforzava di tener rigide le gambe, puntava i piedi, ma la pressione aumentava, la piegava e per non cadere si

vide costretta a muovere prima un piede, poi l'altro. Due passi ancora e si ritrovò quasi sul ciglio dello strapiombo. Sotto di lei si spalancava un baratro di circa trecento metri. Davanti a lei i picchi innevati oltre la valle scintillavano al sole, nell'aria rarefatta sembravano così vicini che pareva di poterli toccare. Alti sopra quei picchi scorgeva piccoli sbuffi di nuvole bianche stagliarsi contro il cielo terso. Abbassò gli occhi per guardare giù nella valle costellata di quei giocattoli che erano da lassù i veicoli militari, quelle figurine simili a marionette, il ruscello che scintillava al sole. Molto più vicini, c'erano i gruppi degli scalatori che si erano fermati. Molti di questi uomini puntavano i fucili. Dalla fila sparpagliata partì una scarica. Prima di udire il crepitio della fucileria Mary scorse il lampo degli spari. Comprese di colpo che sparavano al Grande Ariete, e un ultimo barlume di speranza balenò nella mente affaticata. Se l'avessero colpito, lei si sarebbe salvata. Puntando freneticamente i piedi, fece uno sforzo poderoso per retrocedere, per cadere sul dorso; ma ogni tentativo fu inutile. Riuscì soltanto a rimanere dove si trovava e nel profondo del proprio essere intuì che il Grande Ariete non sarebbe stato colpito, che l'aura magica con la quale poteva circondarsi lo avrebbe protetto deviando le pallottole. Ma non per questo desistette di opporsi alla sua volontà. La testa oppressa dalla forza dell'avversario fissava il baratro, ma il Grande Ariete era il più forte. Infine, simile all'ufficiale che dia l'ordine di sparare al suo plotone d'esecuzione, udì nettamente le parole che le intimava: «Salta!». E Mary piegò le ginocchia, barcollò e levato un braccio, con un urlo lacerante si gettò nel vuoto roteando su se stessa. Appena informato della trasmissione del messaggio di Lothar, Verney pregò il tenente che comandava il suo plotone d'avvertire urgentemente tutti gli altri. Sin lì, alla truppa avevano detto che si trattava d'un caso d'emergenza, che dovevano perquisire la grotta e arrestare tutti coloro che vi si trovavano. In quel frangente svelarono la verità e dissero che avevano a che fare con un pazzo che aveva rubato una bomba all'idrogeno e che voleva sganciarla a mezzogiorno. Gli uomini vennero invitati a dare il massimo di se stessi senza badare al pericolo. Verney promise il quadruplo della pensione per i familiari degli eventuali caduti e generosi premi per tutti, e più ancora per i primi tre plotoni che fossero penetrati nella grotta. Disse anche che altri plotoni stavano puntando sul medesimo obiettivo dal

stretta sul metallo gelato fu come un'ustione. Mary boccheggiò per il dolore<br />

e, allentata la presa, scivolò per i pochi metri della caduta, finendo sulla<br />

neve spessa che attutì l'urto. Piangendo, ma senza fermarsi, corse a nascondersi<br />

nel recesso più profondo della parete rocciosa.<br />

Ma anche l'ultimo espediente escogitato per trarre in inganno il Grande<br />

Ariete era destinato al fallimento. Lothar l'aveva seguita nella sua fuga, ma<br />

senza affrettarsi. Appena emerse dalla grotta, l'intuito gli rivelò dove si era<br />

nascosta. Mary stava rannicchiata lì da qualche minuto quando udì che,<br />

fermo sopra di lei, la chiamava, le ordinava d'uscire allo scoperto.<br />

Mary tentò di raggomitolarsi ancora di più contro la roccia, ma ogni suo<br />

sforzo si rivelò inutile. A dispetto della volontà ostinata di rimanere dov'era,<br />

s'accorse che stava alzandosi, che usciva allo scoperto. La sporgenza<br />

sulla quale aveva cercato scampo era larga poco più di due metri. Mary<br />

aveva percorso circa metà della larghezza quando il Grande Ariete le ordinò<br />

di fermarsi, di voltarsi e di guardarlo.<br />

Incapace di resistere, Mary obbedì.<br />

Alto, scuro, sinistro il Grande Ariete stava immobile sul ciglio della<br />

spianata sopra di lei e la fissava. La bocca era atteggiata in un sorriso, e<br />

Mary ne rimase sbalordita. Per la prima volta scorgeva su quel volto temuto<br />

un atteggiamento gentile, quasi benevolo, e quando parlò, nella sua voce<br />

non c'era alcuna vena di malevolenza.<br />

«Circe, un tempo neofita dell'Ariete, sono stato ingiusto verso di te. Non<br />

avresti mai potuto sconfiggermi, però ti sei rivelata una nemica molto più<br />

forte di quello che avrei immaginato trattandosi di una donna. È una tragedia<br />

che tu abbia scelto di aderire all'eresia cristiana. Se tu non l'avessi fatto,<br />

fra una decina di minuti avresti potuto assaporare il trionfo per il quale ho<br />

lavorato tanto a lungo. Se ci fossimo incontrati prima, ti avrei convertita<br />

alla vera fede e ti avrei concesso l'onore di servirmi e come donna e come<br />

amica. Ma stando così le cose, quale riconoscimento del tuo coraggio sarò<br />

pietoso con te. Invece di scagliare su di te la mia maledizione, invece di<br />

farti divorare dal mio nero essere interiore perché ti consumi nell'ultima<br />

agonia come ho fatto con quello stupido che avevi ridotto a misero strumento<br />

della tua volontà, io decreto per te una morte rapida e indolore. Ed<br />

ora voltati e avviati verso la fine che ti è stata decretata.»<br />

Prima ancora che Mary avesse afferrato in pieno il significato di quelle<br />

parole terribili, s'accorse d'essersi già voltata. Una forza invisibile, ma irresistibile,<br />

la spingeva alle spalle. Lei si sforzava di tener rigide le gambe,<br />

puntava i piedi, ma la pressione aumentava, la piegava e per non cadere si

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!