club satanista - Thule-italia.net

club satanista - Thule-italia.net club satanista - Thule-italia.net

thule.italia.net
from thule.italia.net More from this publisher
30.01.2013 Views

mio respiro, ma quello potrebbe sentire il tuo.» Parlando, Wash si scalzava. Finito che ebbe, tirò fuori la pistola e controllò se aveva il proiettile in canna; poi, sorridendole, s'avviò con passo felpato lungo la grotta. Mary lo seguì da vicino sino a quando raggiunse la sua baracca, poi entrò per prendere il coltellaccio da macellaio. Infine, lasciatogli il vantaggio che aveva chiesto, lo seguì col cuore che le batteva all'impazzata. Wash procedeva senza dar segni di nervosismo. Non camminava in punta di piedi, ma ad ogni passo posava saldamente il piede prima d'avanzare con l'altro e proseguiva senza fare il minimo rumore, simile ad un fantasma, nella fioca luce della caverna. Mary avanzava dietro di lui, ed era come se il tempo si fosse fermato. L'unico rumore in quel totale silènzio era lo stillicidio continuo del ghiaccio che il tepore della caverna scioglieva all'entrata. Prima di quanto lei se lo sarebbe aspettato, Wash si fermò. Temendo che gli fosse venuto meno il coraggio, invece di fermarsi e attendere alla distanza da lui ordinata, Mary proseguì. A due passi da lui lo vide alzare il braccio e, spianata la pistola, far fuoco... Giunta appena in tempo per assistere alla prima fase del duello dal quale dipendevano le sorti del genere umano, Mary s'affacciò sulla bocca della grotta. Il Grande Ariete armeggiava attorno al razzo e volgeva loro le spalle. Mary lo vide che, come colpito da un maglio invisibile, piegava le ginocchia e cadeva. Ma non era stato colpito. Avendo fiutato telepaticamente il pericolo, si era lasciato cadere ginocchioni un attimo prima che Wash premesse il grilletto. Il rimbombo dello sparo nel recesso della grotta era stato assordante e rimbalzava perdendosi in distanza. In un baleno il Grande Ariete si era voltato per fronteggiare l'attacco. I suoi occhi, rossi come carboni accesi, lampeggiarono. La seconda pallottola gli lacerò la manica sinistra e Mary lo vide levare il braccio come a voler futilmente arrestare altri proiettili. Ma il gesto era tutt'altro che futile. Mentre il Grande Ariete levava la mano, anche la mano di Wash, armata di pistola, si levava al cielo; gli ultimi colpi che restavano nel caricatore grandinarono in alto come una raffica di mitraglia. Prima ancora che Wash e Mary avessero il tempo di muovere un dito, il Grande Ariete dileguò, avvolto da una spessa coltre di fumo nero. Come inchiodata al suolo, Mary immaginava quel che sarebbe accaduto da li a poco. E difatti, nel volgere di pochi secondi, il fumo divenne solido e da esso prese forma il diavoletto nero che lei conosceva.

Wash urlò, terrorizzato. «No! No! No!» e si volse per scappare, ma in due balzi la creatura infernale gli fu addosso e parve dissolversi in lui. Paralizzata dall'orrore, Mary lo vide penetrare nella bocca spalancata, che urlava e urlava. Wash si lasciò sfuggir di mano la pistola, barcollò e si premette lo stomaco. Sbuffi di fumo gli uscivano dalle narici, dalla bocca spalancata, dalle orecchie; i capelli quasi bianchi erano ritti come spini, gli occhi erano iniettati di sangue, sporgenti come se dovessero schizzare dalle orbite. Wash bruciava internamente. Dopo un urlo estremo che si confuse in un rantolo, barcollò un'ultima volta e cadde bocconi. Cadendo, il braccio destro scattò in un ultimo spasimo d'agonia, colpendola forte alla coscia destra. Sotto il colpo Mary barcollò, ma si riebbe subito dalla paralisi che la teneva inchiodata. Con un grido di paura e d'orrore, Mary si volse e scappò. Correva e correva senza una meta, senza rendersi conto di quel che stava accadendo intorno a lei. Come trasportata dal vento, si ritrovò all'altra uscita della grotta, ma sul ciglio della spianata dovette arrestarsi. Il primo pensiero coerente che riuscì a formulare fu che il Grande Ariete aveva trionfato e che la sabbia nella clessidra che scandiva il tempo della sua vita era prossima alla fine. Un urlo dal basso attirò la sua attenzione. Guardando giù, vide quattro gruppetti che stavano scalando la montagna da direzioni diverse, ma il più vicino distava ancora cento metri buoni dalla spianata. Boccheggiando ancora, Mary rispose al richiamo con un urlo disperato perché il gruppetto saliva con lentezza esasperante e lei capiva che non sarebbe arrivato in tempo per salvarla, a meno che... A meno che non avesse trovato il modo di nascondersi. Poco più in basso, sotto il bordo della spianata stava un altro ciglione molto più stretto. Se fosse riuscita a scendere sin lì, avrebbe potuto rannicchiarsi contro la parete e il Grande Ariete, non vedendola, avrebbe pensato che si era nascosta in una delle baracche dentro la caverna. E prima che le avesse rovistate tutte, forse i soccorritori avrebbero fatto in tempo a raggiungerla. Due dei pilastri che sorreggevano il tratto terminale della teleferica erano piantati saldamente nella sporgenza sottostante. Raggiunto il limite estremo della piattaforma, Mary si buttò bocconi, retrocedette sino a quando i piedi penzolarono nel vuoto, poi lì mosse finché trovò uno dei pilastri e lo avvinghiò stretto con tutt'e due le gambe. Seguì un momento tremendo sino a quando riuscì ad afferrare con le mani quell'appiglio precario. La

mio respiro, ma quello potrebbe sentire il tuo.»<br />

Parlando, Wash si scalzava. Finito che ebbe, tirò fuori la pistola e controllò<br />

se aveva il proiettile in canna; poi, sorridendole, s'avviò con passo<br />

felpato lungo la grotta. Mary lo seguì da vicino sino a quando raggiunse la<br />

sua baracca, poi entrò per prendere il coltellaccio da macellaio. Infine, lasciatogli<br />

il vantaggio che aveva chiesto, lo seguì col cuore che le batteva<br />

all'impazzata.<br />

Wash procedeva senza dar segni di nervosismo. Non camminava in punta<br />

di piedi, ma ad ogni passo posava saldamente il piede prima d'avanzare<br />

con l'altro e proseguiva senza fare il minimo rumore, simile ad un fantasma,<br />

nella fioca luce della caverna.<br />

Mary avanzava dietro di lui, ed era come se il tempo si fosse fermato.<br />

L'unico rumore in quel totale silènzio era lo stillicidio continuo del ghiaccio<br />

che il tepore della caverna scioglieva all'entrata.<br />

Prima di quanto lei se lo sarebbe aspettato, Wash si fermò. Temendo che<br />

gli fosse venuto meno il coraggio, invece di fermarsi e attendere alla distanza<br />

da lui ordinata, Mary proseguì. A due passi da lui lo vide alzare il<br />

braccio e, spianata la pistola, far fuoco...<br />

Giunta appena in tempo per assistere alla prima fase del duello dal quale<br />

dipendevano le sorti del genere umano, Mary s'affacciò sulla bocca della<br />

grotta. Il Grande Ariete armeggiava attorno al razzo e volgeva loro le spalle.<br />

Mary lo vide che, come colpito da un maglio invisibile, piegava le ginocchia<br />

e cadeva. Ma non era stato colpito. Avendo fiutato telepaticamente<br />

il pericolo, si era lasciato cadere ginocchioni un attimo prima che Wash<br />

premesse il grilletto.<br />

Il rimbombo dello sparo nel recesso della grotta era stato assordante e<br />

rimbalzava perdendosi in distanza. In un baleno il Grande Ariete si era voltato<br />

per fronteggiare l'attacco. I suoi occhi, rossi come carboni accesi, lampeggiarono.<br />

La seconda pallottola gli lacerò la manica sinistra e Mary lo<br />

vide levare il braccio come a voler futilmente arrestare altri proiettili.<br />

Ma il gesto era tutt'altro che futile. Mentre il Grande Ariete levava la<br />

mano, anche la mano di Wash, armata di pistola, si levava al cielo; gli ultimi<br />

colpi che restavano nel caricatore grandinarono in alto come una raffica<br />

di mitraglia. Prima ancora che Wash e Mary avessero il tempo di muovere<br />

un dito, il Grande Ariete dileguò, avvolto da una spessa coltre di fumo<br />

nero. Come inchiodata al suolo, Mary immaginava quel che sarebbe<br />

accaduto da li a poco. E difatti, nel volgere di pochi secondi, il fumo divenne<br />

solido e da esso prese forma il diavoletto nero che lei conosceva.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!