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30.01.2013 Views

coltello da macellaio, era riuscita a praticare un altro foro una cinquantina di centimetri più in basso ove Wash infilò il tagliapane e si mise a segare. Quando il secondo taglio era quasi completato, disse a Mary di tirarsi da parte. L'asse quasi tagliata del tutto in alto e più in basso, colpita dal pugno di Wash, le cadde ai piedi. Una mezz'ora era passata da quando si erano messi all'opera, ma adesso che si poteva infilare le mani nel varco e tirare con tutta la forza, il lavoro di demolizione proseguiva più celermente. Facendo leva, le assi incominciarono a schiodarsi e dopo una decina di minuti rompendo, svellendo, scostando, Wash riuscì a praticare un'apertura sufficiente per passare nella baracca attigua. Ansimavano tutti e due, ma Wash non si fermò nemmeno per riprendere fiato. Afferratala per un braccio, corse verso l'entrata davanti alla quale arrivava la teleferica. Mary lo trattenne e ansimò: «Non da questa parte! Lui sta lavorando al razzo per fare le ultime regolazioni». «Che vada all'inferno!» replicò seccamente Wash. «Meglio che ce la svigniamo finché la strada è libera.» «Impossibile. Ha fatto saltare la teleferica.» «E allora scenderemo a piedi.» Wash riprese la corsa, ma Mary lo trattenne di nuovo: «Wash, tu sei pazzo. Il monte scende a strapiombo, ci uccideremo. Io non sono un'alpinista». «Nemmeno io, ma ce la faremo in un modo o nell'altro.» «Ci sono truppe alpine che stanno salendo, e...» Wash, finalmente, si fermò e, torreggiando su di lei, la fissò dall'alto della sua mole e domandò: «Truppe alpine? E come è possibile?» «Dall'Inghilterra ci hanno scoperti e seguiti. Me l'ha detto il Grande Ariete in persona. Ha detto che ha un fratello gemello che è una specie di stregone come lui, e che quello è riuscito a rintracciarlo. La vallata è piena di soldati e secondo me sanno che sei stato tu a rubare quella bomba. A quest'ora avranno già trovato il tuo aereo. Se anche riuscissimo a scendere dal monte senza romperci l'osso del collo, non riusciresti a farla franca. Ti arresterebbero, ne sono sicura.» «Questa è una brutta notizia» brontolò Wash. «In ogni caso, preferisco affrontare una corte marziale piuttosto che vedermela col Grande Ariete. Quelli possono soltanto sbattermi in galera, e non c'è carcere al mondo che possa trattenermi più di qualche settimana soltanto.»

Mary esitava. Non trovava il coraggio di dirgli della registrazione, non poteva dirgli che l'aveva tradito. Se l'avesse fatto, Wash sarebbe stato capace d'ucciderla sui due piedi, ma se doveva morire si augurava di poter fare prima il maggior danno possibile per tentare di fermare il Grande Ariete. Tirato un grosso sospiro, si decise e disse: «Wash, non si tratta del carcere soltanto. Gli inglesi ti impiccherebbero». «Un accidente! Gli inglesi non hanno alcuna autorità su un ufficiale superiore delle Forze Armate degli Stati Uniti.» «Forse no. Comunque, ti processerebbero per omicidio.» «Ma cosa diavolo vuoi dire?» «Te lo ricordi Lord Lame? Il poliziotto che era venuto ai Cedri...» «Sì, ma non l'abbiamo mica ucciso! È riuscito a scappare dopo che tu avevi tirato quel crocifisso in faccia al Grande Ariete.» «Sì! Sì, lo so!» replicò Mary, scegliendo con cura le parole per non cacciarsi nei pasticci. «Allora te l'ho detto subito che lo conoscevo... che era stato accettato come neofita dalla loggia di Cremorne. Lui sapeva che il tempio esisteva, che era lì, e dopo che tu eri scappato portandoti via quella testata nucleare ci vuol poco per capire che Scotland Yard deve aver fatto irruzione nel tempio per fare se non altro una retata. E se sono entrati nel tempio, puoi star certo che hanno trovato carte e documenti, che devono aver arrestato parecchi confratelli. Nessun dubbio che Ratnadatta sia fra gli arrestati, perché Lord Larne lo conosceva di persona, e tutto lascia temere che l'indiano si sia offerto come testimone per accusarti, in un tentativo estremo di salvarsi la pelle. Deve avercela a morte con te, dopo quello che gli hai fatto, e ti caccerà nei guai accusandoti d'aver preso parte all'uccisione di quell'altra spia della polizia, di quell'agente che avevate scoperto.» Wash taceva, e con gli occhi socchiusi la fissava intensamente, riflettendo su quello che gli aveva detto: «C'è del vero in quello che dici, amore» ammise alla fine. «Se gli inglesi hanno fatto razzia nel tempio e se hanno preso Ratnadatta, per me la terra incomincia a scottare sotto i piedi, da quelle parti. Che mi mostri o che mi nasconda, sembra che sia la stessa cosa per me.» Udendo quelle parole, Mary si fece coraggio e si preparò per l'ultimo sforzo necessario per portarlo dove voleva. Ma prima ancora che potesse riprendere a parlare, Wash proruppe in una risata improvvisa e cancellò ogni speranza: «Ma queste sono tutte sciocchezze! Quando il Grande Capo avrà lanciato il suo razzo, il passato verrà cancellato dalla faccia della terra. Secondo me, qui in Svizzera avremo maggiori probabilità di sopravvi-

coltello da macellaio, era riuscita a praticare un altro foro una cinquantina<br />

di centimetri più in basso ove Wash infilò il tagliapane e si mise a segare.<br />

Quando il secondo taglio era quasi completato, disse a Mary di tirarsi da<br />

parte. L'asse quasi tagliata del tutto in alto e più in basso, colpita dal pugno<br />

di Wash, le cadde ai piedi.<br />

Una mezz'ora era passata da quando si erano messi all'opera, ma adesso<br />

che si poteva infilare le mani nel varco e tirare con tutta la forza, il lavoro<br />

di demolizione proseguiva più celermente. Facendo leva, le assi incominciarono<br />

a schiodarsi e dopo una decina di minuti rompendo, svellendo,<br />

scostando, Wash riuscì a praticare un'apertura sufficiente per passare nella<br />

baracca attigua.<br />

Ansimavano tutti e due, ma Wash non si fermò nemmeno per riprendere<br />

fiato. Afferratala per un braccio, corse verso l'entrata davanti alla quale arrivava<br />

la teleferica.<br />

Mary lo trattenne e ansimò: «Non da questa parte! Lui sta lavorando al<br />

razzo per fare le ultime regolazioni».<br />

«Che vada all'inferno!» replicò seccamente Wash. «Meglio che ce la<br />

svigniamo finché la strada è libera.»<br />

«Impossibile. Ha fatto saltare la teleferica.»<br />

«E allora scenderemo a piedi.»<br />

Wash riprese la corsa, ma Mary lo trattenne di nuovo: «Wash, tu sei<br />

pazzo. Il monte scende a strapiombo, ci uccideremo. Io non sono un'alpinista».<br />

«Nemmeno io, ma ce la faremo in un modo o nell'altro.»<br />

«Ci sono truppe alpine che stanno salendo, e...»<br />

Wash, finalmente, si fermò e, torreggiando su di lei, la fissò dall'alto della<br />

sua mole e domandò: «Truppe alpine? E come è possibile?»<br />

«Dall'Inghilterra ci hanno scoperti e seguiti. Me l'ha detto il Grande Ariete<br />

in persona. Ha detto che ha un fratello gemello che è una specie di<br />

stregone come lui, e che quello è riuscito a rintracciarlo. La vallata è piena<br />

di soldati e secondo me sanno che sei stato tu a rubare quella bomba. A<br />

quest'ora avranno già trovato il tuo aereo. Se anche riuscissimo a scendere<br />

dal monte senza romperci l'osso del collo, non riusciresti a farla franca. Ti<br />

arresterebbero, ne sono sicura.»<br />

«Questa è una brutta notizia» brontolò Wash. «In ogni caso, preferisco<br />

affrontare una corte marziale piuttosto che vedermela col Grande Ariete.<br />

Quelli possono soltanto sbattermi in galera, e non c'è carcere al mondo che<br />

possa trattenermi più di qualche settimana soltanto.»

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