club satanista - Thule-italia.net

club satanista - Thule-italia.net club satanista - Thule-italia.net

thule.italia.net
from thule.italia.net More from this publisher
30.01.2013 Views

«Sì» brontolò Wash, cupamente. «Bourbon. Portami la bottiglia.» La baracca della mensa era accanto alla loro. Mary andò a prendere la bottiglia e gliela portò. Dopo una lunga sorsata, Wash domandò con voce sorda: «Che cosa si propone di farmi? Incomincio a credere che abbia fiutato il trucco, ieri sera, e così mi ha messo nel sacco. Però si direbbe che tu sei libera. Come hai fatto per ingannarlo così bene? Parla, donna, racconta». «Non ci sono riuscita affatto» replicò Mary, irritata. «Se mi ha lasciata libera di muovermi nella grotta, è soltanto perché mi ritiene meno pericolosa di un moscerino. Si è persino divertito a consigliarmi di cucinare per te.» Wash tornò subito a sorridere. «Ehi! Ma allora le cose non si mettono troppo male, se è così. Io potrei mangiare un bue. Cosa aspetti? Dài, datti da fare.» Mary tornò a scuotere la testa. «È solo un'orribile presa in giro. Ha appena terminato di comunicare per radio, al mondo intero, che a partire da mezzogiorno in punto ognuno può aspettarsi l'avvento del caos. E subito dopo aver lanciato il razzo, verrà a regolare i conti con noi.» «Mi stai dicendo che vuol farci fuori?» «Proprio così. Ieri sera ha finto di non avere alcun sospetto, ma sapeva tutto. Conosceva la nostra intenzione di sabotare il razzo. Adesso di noi non sa più che farsene e non ha alcuna intenzione di partire da qui col tuo aereo. Questa è la fine per tutti e due, se non troviamo il modo di ucciderlo prima che lui uccida noi.» Se ne stettero a lungo in silenzio, fissandosi negli occhi. Sin da quando si era svegliato, scoprendo d'essere prigioniero, Wash l'aveva capito che il Grande Ariete aveva scoperto il suo tradimento, ma aveva contato sulla certezza che avesse ancora bisogno di lui come pilota. Ora scopriva d'aver sbagliato tutti i suoi calcoli: non solo si era lasciato abbindolare, ma si era giocato addirittura la vita nel futile tentativo d'opporsi al Grande Ariete. Mary era ormai rassegnata al proprio destino, ma era ancora sorretta dalla speranza di riuscire a trovare un mezzo qualunque per giocare il Grande Ariete prima che lui riuscisse ad annientarli. Sapeva che da sola non avrebbe avuto la benché minima speranza di riuscita, ma se avesse potuto liberare Wash e tutti e due fossero stati in grado di sorprendere il Grande Ariete, forse sarebbero riusciti a sopraffarlo. Poi un'idea improvvisa balenò nella mente in subbuglio: la barriera invisibile bloccava l'uscita della baracca, ma forse non bloccava le pareti e il

tetto. Tutta concitata, spiegò la cosa a Wash e lui, salito immediatamente sulla branda, incominciò a sforzare sulle assi del soffitto. Sotto la spinta poderosa un'asse si schiantò e subito apparve un'apertura. Ma la volta della grotta era troppo bassa in quel punto, e il vano insufficiente perché Wash potesse passarci. Ma la mano attraversava liberamente l'apertura, dimostrando che almeno il tetto non era bloccato da nessuna barriera. Elettrizzata da quel successo parziale, Mary gridò: «Tenta con la parete. Non quella attigua alla mensa, perché c'è la scansia che la blocca. Devi tentare di far breccia nella parete fra le nostre baracche. Buttatici contro con tutto il tuo peso». Wash, che non aveva bisogno d'incitamenti, si buttò a peso morto contro la parete, che scricchiolò, ma resistette. Ripeté più volte il tentativo, ma a dispetto della sua mole e della veemenza delle spallate la struttura non cedette d'un centimetro. Corsa nella sua baracca, Mary la esaminò per bene. Visto che era fatta di tavole da cinque centimetri, inchiodate a una doppia intelaiatura di travi incrociate da dieci, comprese che per quel verso non sarebbero mai riusciti a sfondarla, che l'unica strada consisteva nel praticarvi un'apertura segando le tavole. Preso il coltello che aveva nascosto sotto le coperte, lo infilò in una fessura e fece leva, ma il legno si scheggiò appena. Con quello non sarebbero mai riusciti nell'impresa. Gli unici utensili utili stavano nella tettoia accanto al razzo, ma era impossibile prenderli perché il Grande Ariete era andato ad armeggiare proprio lì. Poi rifletté che forse avrebbe trovato qualcosa di più robusto in cucina e, buttato l'inutile coltello, corse a frugare. C'era un grosso coltello da macellaio e Mary lo prese, ma ben presto abbandonò anche quel tentativo, perché ad ogni fendente che vibrava la lama restava incastrata nel legno e lei doveva penare per svellerla. Disperata, Mary riprese il coltello tagliapane e, infilatolo nel buco che era riuscita a praticare, incominciò a segare. Ma il lavoro, in quelle tavole spesse, procedeva con lentezza esasperante. Mary quasi piangeva per la disperazione vedendo i suoi sforzi sul punto di abortire: dopo cinque minuti aveva segato una tavola per non più di quattro, cinque centimetri e le mani le dolevano. Ritirato il coltello, corse da Wash e glielo buttò. Wash lo infilò nel taglio che lei aveva appena fatto e incominciò a lavorare di lena, ma gli ci vollero altri cinque minuti buoni prima di riuscire a segare la tavola e per toglierla bisognava fare ancora un taglio più in basso. Wash lavorava ancora per togliere la prima tavola che Mary, usando il

tetto. Tutta concitata, spiegò la cosa a Wash e lui, salito immediatamente<br />

sulla branda, incominciò a sforzare sulle assi del soffitto. Sotto la spinta<br />

poderosa un'asse si schiantò e subito apparve un'apertura. Ma la volta della<br />

grotta era troppo bassa in quel punto, e il vano insufficiente perché Wash<br />

potesse passarci. Ma la mano attraversava liberamente l'apertura, dimostrando<br />

che almeno il tetto non era bloccato da nessuna barriera.<br />

Elettrizzata da quel successo parziale, Mary gridò: «Tenta con la parete.<br />

Non quella attigua alla mensa, perché c'è la scansia che la blocca. Devi<br />

tentare di far breccia nella parete fra le nostre baracche. Buttatici contro<br />

con tutto il tuo peso».<br />

Wash, che non aveva bisogno d'incitamenti, si buttò a peso morto contro<br />

la parete, che scricchiolò, ma resistette. Ripeté più volte il tentativo, ma a<br />

dispetto della sua mole e della veemenza delle spallate la struttura non cedette<br />

d'un centimetro. Corsa nella sua baracca, Mary la esaminò per bene.<br />

Visto che era fatta di tavole da cinque centimetri, inchiodate a una doppia<br />

intelaiatura di travi incrociate da dieci, comprese che per quel verso non<br />

sarebbero mai riusciti a sfondarla, che l'unica strada consisteva nel praticarvi<br />

un'apertura segando le tavole.<br />

Preso il coltello che aveva nascosto sotto le coperte, lo infilò in una fessura<br />

e fece leva, ma il legno si scheggiò appena. Con quello non sarebbero<br />

mai riusciti nell'impresa. Gli unici utensili utili stavano nella tettoia accanto<br />

al razzo, ma era impossibile prenderli perché il Grande Ariete era andato<br />

ad armeggiare proprio lì. Poi rifletté che forse avrebbe trovato qualcosa di<br />

più robusto in cucina e, buttato l'inutile coltello, corse a frugare. C'era un<br />

grosso coltello da macellaio e Mary lo prese, ma ben presto abbandonò anche<br />

quel tentativo, perché ad ogni fendente che vibrava la lama restava incastrata<br />

nel legno e lei doveva penare per svellerla.<br />

Disperata, Mary riprese il coltello tagliapane e, infilatolo nel buco che<br />

era riuscita a praticare, incominciò a segare. Ma il lavoro, in quelle tavole<br />

spesse, procedeva con lentezza esasperante. Mary quasi piangeva per la disperazione<br />

vedendo i suoi sforzi sul punto di abortire: dopo cinque minuti<br />

aveva segato una tavola per non più di quattro, cinque centimetri e le mani<br />

le dolevano.<br />

Ritirato il coltello, corse da Wash e glielo buttò. Wash lo infilò nel taglio<br />

che lei aveva appena fatto e incominciò a lavorare di lena, ma gli ci vollero<br />

altri cinque minuti buoni prima di riuscire a segare la tavola e per toglierla<br />

bisognava fare ancora un taglio più in basso.<br />

Wash lavorava ancora per togliere la prima tavola che Mary, usando il

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!