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isposta, almeno per ora.» «Lei ha ragione, giovanotto. Comunque, non si lasci abbindolare.» «Non c'è da temere, signore» replicò Barney, sorridendo. «Comunque, c'è il rischio che possa farmi soltanto qualche risata per le gherminelle che qualche gancio potrebbe spiattellarmi credendo di persuadermi.» Dopo che Barney se n'era andato, Verney tolse da un cassetto la fotografia del corpo martoriato di Teddy Morden e, dopo averla osservata ben bene, mormorò fra sé: «IL discorso fila. L'ho capito dall'istante in cui Mary Morden m'ha detto di quelle sedute. Povera ragazza, non ha molte probabilità di cavarsela. Ma se Barney è scaltro come credo, sono convinto che riusciremo a mettere le mani addosso agli assassini di Teddy Morden». 4 Emerso dal passato Quella sera il Fato volle dire la sua, perché era decretato che pochi minuti prima delle venti Barney Sullivan e Mary Morden s'incontrassero sulla soglia del 204 di Barkston Gardens. Vi erano giunti provenendo da direzioni diverse e sino a quando non si erano ritrovati faccia a faccia, lei lo aveva notato sì, ma soltanto come un giovanotto imbacuccato in un cappotto grigio che spioveva da spalle squadrate, col cappello floscio. Lui l'aveva notata come una ragazza piuttosto slanciata, dal portamento eretto e l'andatura flessuosa. Ma quando si erano voltati per infilarsi assieme sotto lo stesso portichetto di mattoni dall'arco orizzontale, la luce accesa sotto di esso aveva rivelato a ciascuno le fattezze, i lineamenti dell'altro. Barney ebbe solo la sensazione vaga d'aver visto, non sapeva dove né quando, Mary Morden prima di quella sera. Dopo quella prima impressione la mente virò di colpo a chiedersi cosa ci facesse mai quella giovane, bella donna in quel posto dove si trattava di spiritismo, invece di andare a trascorrere la serata allegramente in buona compagnia a cena, o a ballare con qualche amico. Che non la riconoscesse era comprensibile perché, a prescindere dal fatto che erano trascorsi cinque anni da quando s'erano incontrati l'unica e ultima volta, Mary aveva posto ogni cura a trasformarsi per quanto era possibile: le sue grosse trecce erano scomparse; adesso portava i capelli sciolti, lunghi sino alle spalle, inanellati all'estremità, tinti di nero. Anche le sopracciglia piuttosto folte erano tinte e depilate in modo da essere legger-
mente folte alla radice del naso, ma sottili all'esterno, il che dava l'impressione che fossero leggermente rivolte all'insù. Il trucco, seppur non vistoso, completava l'opera. Il fondotinta leggermente più pesante dava alla pelle vellutata quel colore che normalmente distingue le brune che hanno ancora tracce della recente tintarella. Il bruno alle ciglia, l'ombretto e il rossetto color magenta completavano l'opera di trasformazione. L'esperienza fatta negli ambienti che aveva frequentato prima del matrimonio aveva reso più facile l'opera di trasformazione, sicché persino i suoi dirimpettai di Wimbledon avrebbero stentato a riconoscerla se l'avessero incontrata, e se avessero avuto un qualche dubbio sarebbero rimasti increduli dinnanzi alla trasformazione che riduceva la tranquilla, bella biondina a una femme fatale. Dall'altra parte della barricata, Mary riconobbe subito Barney e il cuore le dette un tonfo che parve dovesse salirle sino in gola al pensiero che l'avrebbe sicuramente riconosciuta se, nel momento stesso in cui s'incontravano, non si fosse voltato per suonare il campanello. Risposero quasi subito e venne ad aprire un'anziana domestica. Barney si fece cortesemente da parte per far entrare Mary, poi la seguì. Mentre la domestica prendeva soprabito e cappello di Barney, Mary marciava dritta verso una donna di mezza età che attendeva al centro della sala quadrata. Era un pezzo di donna con grossi seni, sui quali danzavano diverse collane di pietre semipreziose. Dal volto largo e rincagnato più menti scendevano flaccidi sul collo e il trucco, la cipria spessa non nascondevano le rughe. Gli occhi erano d'un azzurro slavato e molto distanziati, sul capo aveva una struttura elaborata di ricci color del bronzo. La strana apparizione suggeriva a Barney l'idea di quelle ricche vedove d'epoca edoardiana che frequentavano i grandi alberghi della Costa Azzurra durante i mesi invernali. Poi si disse che quella doveva essere la signora Wardeel. A Mary la donna porse, ben alta, una mano ben curata e carica d'anelli, e con voce profonda disse, quasi declamando: «Ah, la signora Mauriac. O forse, ora che è diventata un'ospite regolare delle nostre piccole riunioni, permetterà che la chiami semplicemente Margot?». "Così!" pensava Barney. "È francese." Dovendo scegliere un nom de guerre, come dicono i francesi, Mary era stata influenzata dalla necessità di adattarlo alle iniziali che recava sulla borsetta e su altri oggetti personali che sarebbe stata una noia e una spesa cambiare o alterare. Soltanto di riflesso, nella scelta del nome era stata ten-
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vellutata quel colore che normalmente distingue le brune che hanno ancora<br />
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Dall'altra parte della barricata, Mary riconobbe subito Barney e il cuore<br />
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sicuramente riconosciuta se, nel momento stesso in cui s'incontravano,<br />
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Mentre la domestica prendeva soprabito e cappello di Barney, Mary<br />
marciava dritta verso una donna di mezza età che attendeva al centro della<br />
sala quadrata. Era un pezzo di donna con grossi seni, sui quali danzavano<br />
diverse collane di pietre semipreziose. Dal volto largo e rincagnato più<br />
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La strana apparizione suggeriva a Barney l'idea di quelle ricche vedove<br />
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Wardeel.<br />
A Mary la donna porse, ben alta, una mano ben curata e carica d'anelli, e<br />
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forse, ora che è diventata un'ospite regolare delle nostre piccole riunioni,<br />
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"Così!" pensava Barney. "È francese."<br />
Dovendo scegliere un nom de guerre, come dicono i francesi, Mary era<br />
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cambiare o alterare. Soltanto di riflesso, nella scelta del nome era stata ten-