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30.01.2013 Views

«No. C'è un potere più grande del potere di Satana, e quello ti proteggerebbe.» «Forse è quello che tu credi, ma nessuno è mai riuscito a dimostrare la verità di ciò che dici.» «E invece sì. Io l'ho dimostrato e tu sei stato testimone, quando gli ho tirato in faccia quel crocifisso. Era soltanto una cosuccia minuscola, di legno e avorio, ma pensa cos'ha fatto al tuo Grande Ariete. Ha dissolto il suo potere, la sua forza, li ha ridotti come acqua. Per dieci minuti non aveva nemmeno la forza di alzare un braccio per far male a un coniglio.» Wash la guardava con occhi sgranati, meravigliato. «Questo è vero» balbettò. «Certo, l'ho visto anch'io e non posso negarlo. Non so perché, ma non avrei mai creduto che fosse possibile una cosa come quella.» «E allora cerca di riflettere. Se le Potenze del Bene possono intervenire per salvare un singolo individuo, uno soltanto, cosa non farebbero mai per proteggere un uomo che ha salvato l'intera umanità? Wash, tu devi sabotare quel razzo. È la grande occasione che ti si offre per poter fare marcia indietro, per salvarti. Tutte le cose cattive che hai fatto ti sarebbero perdonate. Tu ci riusciresti a sabotarlo, se volessi. Vero?» Wash rifletteva. «Sì...» mormorò poi. «Non completamente, comunque. Ora che è piazzato non potrei più raggiungere la testata nucleare. Però potrei forare il serbatoio in un punto in cui il foro non si veda. Un foro sufficiente per svuotare il propellente quando è in volo. In questo modo il razzo cadrebbe al di qua della Cortina di ferro.» Con un improvviso fremito di gioia Mary comprese che Wash era sul punto di cedere. Afferratolo per un braccio, lo fece alzare e lo baciò in fretta sulla bocca, poi disse, gridando quasi: «E allora vieni. Muoviamoci. Che cosa aspetti?». Come stordito, Wash si lasciò trascinare fuori. Tenendosi fianco a fianco, percorsero in punta di piedi la caverna. Stavano per raggiungere l'uscita e già pareva che Wash fosse ritornato quello di sempre, che fosse deciso a rischiare. Appena furono fuori, accanto alla catasta dei fusti di propellente, con voce atona le disse: «Nasconditi lì dietro e tieni gli occhi aperti. Se senti che arriva qualcuno, batti qualche colpetto, piano, su uno di quei barili, ma resta nascosta e lasciali passare, poi torna dentro e cerca di sgattaiolare nella tua baracca. Se questa è la resa dei conti, preferisco non averti fra i piedi». Mary gli strinse forte la mano e, lasciato che s'allontanasse di qualche passo, andò ad appiattirsi dove l'ombra era più fitta, ma in una posizione

dalla quale poteva tener d'occhio tanto lo sbocco della caverna che la spianata sulla quale il razzo spiccava verticale appoggiato alla rampa. Oltre la spianata le tenebre erano fitte. Le nubi erano scese giù dai picchi e nascondevano le stelle, stracci di foschia danzavano davanti all'entrata della caverna e sulla destra la fornace stava spegnendosi, ma mandava ancora un poco di bagliore dalle ultime braci. Mary vide Wash entrare nella fucina, indugiare alcuni minuti, forse per scegliere gli utensili necessari. Nascosta lì, Mary pregava fervidamente. Wash riapparve, alla fine. Mentre s'avviava verso il razzo, Mary si volse per scrutare nella direzione opposta. Ma una figura era apparsa alla curva della caverna e avanzava con passi silenziosi. Mary sentì il cuore arrestarsi. A una ventina di metri da lei, il Grande Ariete avanzava silenzioso come un'ombra. 25 Corsa contro il tempo Per un istante i quattro uomini erano rimasti come impietriti dopo aver scoperto le intenzioni di Lothar. Poi Verney, reagendo alla sorpresa e allo sbigottimento, premette il pulsante dell'interfonico e disse al suo aiutante: «Mi chiami il numero 10. Voglio parlare con uno dei segretari del Primo Ministro. Sull'altra linea mi chiami uno degli aiutanti del Capo di Stato Maggior Generale. Poi chiami l'Ambasciata degli Stati Uniti. Tutte le chiamate sono urgentissime. Servizio di Stato». La prima comunicazione giunse dopo meno d'un minuto e Verney riconobbe subito la voce all'altra estremità del filo: «George, devo vedere immediatamente il Primo Ministro...». «Deve andare a una riunione di Gabinetto.» «E allora trattienilo. Si tratta della sicurezza del Regno. Il furto del propellente per razzi, che gli ho segnalato la settimana scorsa, ha avuto uno strascico imprevedibile e le conseguenze possono essere incalcolabili. È necessario che lo veda subito. Corro li.» Il secondo telefono squillava già. Sollevato il ricevitore, Verney domandò: «Chi è?... Ah, Stanford. Il suo capo è in ufficio?... Bene. Gli dica di lasciar perdere ciò che sta facendo, qualunque cosa sia. Gli mando il signor Sullivan, uno dei miei collaboratori. Faccia in modo che lo riceva immediatamente e ascolti il rapporto verbale che gli farà. Riguarda la sicurezza del Regno. Nulla, ripeto nulla, dovrà impedire al suo capo di ricevere subi-

«No. C'è un potere più grande del potere di Satana, e quello ti proteggerebbe.»<br />

«Forse è quello che tu credi, ma nessuno è mai riuscito a dimostrare la<br />

verità di ciò che dici.»<br />

«E invece sì. Io l'ho dimostrato e tu sei stato testimone, quando gli ho tirato<br />

in faccia quel crocifisso. Era soltanto una cosuccia minuscola, di legno<br />

e avorio, ma pensa cos'ha fatto al tuo Grande Ariete. Ha dissolto il suo<br />

potere, la sua forza, li ha ridotti come acqua. Per dieci minuti non aveva<br />

nemmeno la forza di alzare un braccio per far male a un coniglio.»<br />

Wash la guardava con occhi sgranati, meravigliato. «Questo è vero»<br />

balbettò. «Certo, l'ho visto anch'io e non posso negarlo. Non so perché, ma<br />

non avrei mai creduto che fosse possibile una cosa come quella.»<br />

«E allora cerca di riflettere. Se le Potenze del Bene possono intervenire<br />

per salvare un singolo individuo, uno soltanto, cosa non farebbero mai per<br />

proteggere un uomo che ha salvato l'intera umanità? Wash, tu devi sabotare<br />

quel razzo. È la grande occasione che ti si offre per poter fare marcia indietro,<br />

per salvarti. Tutte le cose cattive che hai fatto ti sarebbero perdonate.<br />

Tu ci riusciresti a sabotarlo, se volessi. Vero?»<br />

Wash rifletteva. «Sì...» mormorò poi. «Non completamente, comunque.<br />

Ora che è piazzato non potrei più raggiungere la testata nucleare. Però potrei<br />

forare il serbatoio in un punto in cui il foro non si veda. Un foro sufficiente<br />

per svuotare il propellente quando è in volo. In questo modo il razzo<br />

cadrebbe al di qua della Cortina di ferro.»<br />

Con un improvviso fremito di gioia Mary comprese che Wash era sul<br />

punto di cedere. Afferratolo per un braccio, lo fece alzare e lo baciò in fretta<br />

sulla bocca, poi disse, gridando quasi: «E allora vieni. Muoviamoci. Che<br />

cosa aspetti?».<br />

Come stordito, Wash si lasciò trascinare fuori. Tenendosi fianco a fianco,<br />

percorsero in punta di piedi la caverna. Stavano per raggiungere l'uscita<br />

e già pareva che Wash fosse ritornato quello di sempre, che fosse deciso a<br />

rischiare. Appena furono fuori, accanto alla catasta dei fusti di propellente,<br />

con voce atona le disse: «Nasconditi lì dietro e tieni gli occhi aperti. Se<br />

senti che arriva qualcuno, batti qualche colpetto, piano, su uno di quei barili,<br />

ma resta nascosta e lasciali passare, poi torna dentro e cerca di sgattaiolare<br />

nella tua baracca. Se questa è la resa dei conti, preferisco non averti<br />

fra i piedi».<br />

Mary gli strinse forte la mano e, lasciato che s'allontanasse di qualche<br />

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