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club satanista - Thule-italia.net

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ammirare lo splendido panorama che si apriva sotto di sé: volavano sopra<br />

quella che pareva una distesa infinita di vallate profonde, di montagne<br />

ammantate di neve. Il sole era ancora basso e sulla loro sinistra, sicché illuminava<br />

soltanto i picchi, le cime più alte lasciando le vallate in un <strong>net</strong>to<br />

contrasto d'ombre, velate dalle brume del primo mattino.<br />

A mano a mano che scendevano quello scuotimento s'accentuava, tanto<br />

che Wash riprese quota sin quasi a sfiorare lo strato nuvoloso sotto il quale<br />

filtrava il sole. Ma anche lassù la turbolenza dell'aria scuoteva l'aereo che<br />

in quei vuoti piombava di colpo per decine di metri prima di risalire. Wash<br />

cambiava rotta di continuo finché, orientandosi dopo aver aggirato uno dei<br />

picchi più alti, con una serie di affondate portò l'aereo a volare fra due catene<br />

di monti. Virando dove quella specie di profonda vallata sfociava in<br />

un'altra, la ripercorse tenendosi pericolosamente basso, sfiorando dirupi.<br />

Da quel superbo pilota che era, Wash se ne stava con le gambe allungate,<br />

appoggiato allo schienale e sorrideva soddisfatto. Intanto s'era fatto più<br />

chiaro e si scorgevano le ombre più cupe dei boschi sul fondovalle. Sorvolarono<br />

le case sparse di un villaggio e Wash scese ancora, piano. Sotto, c'era<br />

una lunga distesa di prati, ma Wash non atterrò: percorse di nuovo tutta<br />

la valle e, tornato indietro ancora una volta, scese di quota.<br />

L'aereo sussultò una volta, due, poi incominciò a rullare senz'altre scosse<br />

sino a quando rallentò andandosi a fermare davanti a un hangar spalancato.<br />

Un tipo basso, scuro di pelle e con una ciocca di capelli scuri che gli<br />

scendeva sulla fronte corse loro incontro, seguito da due cinesi, uno dei<br />

quali portava una scala. Disteso il lungo braccio, Wash aprì i cani che serravano<br />

il portellone e da fuori appoggiarono la scala. Passando davanti a<br />

Mary, il Grande Ariete fu il primo a scendere. Presagli la mano, l'uomo<br />

scuro di pelle gli baciò cerimoniosamente l'anello e, salutandolo in una<br />

lingua che Mary non conosceva, lo aiutò a scendere gli ultimi gradini.<br />

Dopo che Lothar fu a terra, Mary ritrovò la parola. Guardando sorpresa i<br />

cinesi, domandò a Wash: «Ma dove siamo? Non credo che in Russia ci<br />

siano montagne così alte. Ci hai portati... Non è possibile. Non possiamo<br />

essere nel Tibet. Troppo lontano».<br />

Wash rise. «Siamo in Svizzera. Ci fermeremo qui per qualche giorno,<br />

prima di ripartire per Mosca, ecco tutto.»<br />

Chinatosi, infilò la testa nel portellone e scese agilmente. Appena a terra,<br />

si volse e, tese le braccia, le disse di saltare.<br />

Lothar stava parlando al tipo dalla pelle scura. Finito che ebbe, si rivolse<br />

a Wash e gli disse: «Questo è nostro fratello Mirkoss. È ungherese ed è un

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