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30.01.2013 Views

mette. Appena ebbe ripreso fiato tornò a rituffarsi nel bosco, ma fatti pochi passi si fermò di botto: l'abbazia in rovina doveva essere a meno d'un chilometro, ma col buio, con la nebbia sarebbe stato un caso poterla ritrovare. Avrebbe dovuto cercarla, perdere tempo e una volta raggiunta cos'avrebbe potuto fare, disarmato com'era? Nell'abbazia avrebbe dovuto vedersela col gigante americano e con la dozzina di satanisti che formavano la sua congrega. Barney era tutt'altro che un codardo e stentava a resistere alla tentazione di ritornare sui propri passi per cercar di liberare Mary. Esitava solo perché sapeva che senza aiuto il suo tentativo non aveva alcuna possibilità di riuscita. Appoggiatosi contro un albero, nascose la faccia fra le mani e incominciò a riflettere sulla strada migliore da seguire. Far intervenire la polizia pareva la soluzione più sensata, ma bisognava agire in fretta e lui non sapeva come fare. La cosa più spiccia sembrava quella d'impadronirsi di un'auto dei satanisti e con quella correre a Cambridge. Anche se fosse riuscito a trovare prima una casa con un telefono, non sarebbe stato facile convincere la polizia a mandargli in aiuto almeno una dozzina di poliziotti. Se invece si fosse fatto riconoscere presentandosi personalmente, forse avrebbe ottenuto facilmente quello che desiderava. Presa questa decisione, partì di corsa tenendosi al margine del bosco. Ma nella fuga aveva perso completamente l'orientamento e quando se n'accorse si fermò in un punto dove il bosco piegava ad angolo retto. Barney svoltò e corse ancora per un bel pezzo, ma alla fine dovette darsi per vinto e si fermò all'inizio di una stradicciola di campagna che a destra penetrava nel bosco avvolto ancora nella nebbia, a sinistra passava davanti a un casolare distante un centinaio di metri, il cui profilo si stagliava contro il cielo. Convintosi d'essersi smarrito, e che ormai i satanisti erano chissà dove, decise di chiedere aiuto e raggiunta la casa, prese a tempestare la porta coi pugni e a chiamare con quanto fiato aveva: «Ehi, di casa! Ehi, gente! Svegliatevi!». In risposta a quei colpi, a quelle urla, una finestra s'aprì al primo piano. Senza attendere che incominciassero con le domande o che lo mandassero a quel paese, Barney gridò: «Sono un poliziotto, è un caso urgentissimo! Stanno assassinando una persona! Avete un telefono?». «No che non ce l'abbiamo!» replicò l'uomo che s'era affacciato, irritatissimo. Poi, incominciando a capire a mano a mano che il cervello gli si snebbiava, proseguì più rabbonito: «Non posso aiutarla, mi dispiace. Ma c'è il telefono nella canonica. Volti a sinistra e segua la strada. È subito

dopo la chiesa, non può sbagliare». Brontolando un ringraziamento frettoloso Barney, ancora ansante, ripartì di corsa e raggiunta la strada voltò a sinistra come gli aveva detto lo sconosciuto. Dopo un'altra corsa, col fiato in gola, grondante di sudore raggiunse la canonica e a furia di picchiare all'uscio e di urlare riuscì a farsi aprire da un uomo alto, di mezza età, in camicia da notte, che disse di essere il parroco. Dicendo ancora che c'era qualcuno in procinto d'essere assassinato, Barney lo convinse a lasciarlo telefonare, poi convinse il sergente di guardia al posto di polizia di Cambridge a passargli l'ispettore. Sapendo che a parlare di magia nera c'era da farsi prendere per lunatici, Barney gli diede la sigla del codice con la quale la sua divisione era nota alla polizia, poi gli disse che era sulle tracce di una spia nemica ricercata, resasi colpevole di numerosi omicidi, ma incontrò lo stesso non poche difficoltà per convincere l'ispettore a mandare più auto e a intervenire di persona con un reparto consistente. Il parroco, che ascoltava, riferì al commissario il nome del villaggio e l'indirizzo, ma proprio quel particolare provocò un'altra difficoltà, perché il villaggio era in una contea adiacente nell'angolo nordorientale dell'Essex. Barney dovette metterci tutta la capacità di persuasione di cui era capace per convincere l'ispettore a intervenire in una contea che era fuori dalla sua giurisdizione e, promettendo di assumersi personalmente tutta la responsabilità dell'operazione, ci riuscì. Poi chiese una carta della zona e il parroco gliela diede. Trovato il tragitto da seguire per arrivare all'altra strada dalla quale si poteva raggiungere l'abbazia, accettò ben volentieri il bicchierino di whisky e soda che il parroco gli offriva. Venti minuti più tardi arrivò l'ispettore con tre auto cariche di poliziotti. Barney li attendeva sull'uscio. Ringraziato in fretta il parroco, s'affrettò a mostrare il suo tesserino all'ispettore dissipandone gli ultimi dubbi, gli indicò la direzione da prendere e salì in macchina con lui. Mentre percorrevano strade di campagna che aggiravano il bosco, Barney spiegava i fatti all'ispettore, limitando il racconto all'essenziale. Dopo aver percorso poco meno di quattro chilometri, le auto imboccarono la stradicciola che portava all'abbazia e dovettero rallentare. Le auto dei satanisti non erano più dove le aveva viste parcheggiate, ma le tracce delle ruote erano ben visibili alla luce dei fari. Quelle dissiparono gli ultimi dubbi dell'ispettore che, udendo quel racconto, incominciava a

mette. Appena ebbe ripreso fiato tornò a rituffarsi nel bosco, ma fatti pochi<br />

passi si fermò di botto: l'abbazia in rovina doveva essere a meno d'un chilometro,<br />

ma col buio, con la nebbia sarebbe stato un caso poterla ritrovare.<br />

Avrebbe dovuto cercarla, perdere tempo e una volta raggiunta cos'avrebbe<br />

potuto fare, disarmato com'era? Nell'abbazia avrebbe dovuto vedersela col<br />

gigante americano e con la dozzina di satanisti che formavano la sua congrega.<br />

Barney era tutt'altro che un codardo e stentava a resistere alla tentazione<br />

di ritornare sui propri passi per cercar di liberare Mary. Esitava solo<br />

perché sapeva che senza aiuto il suo tentativo non aveva alcuna possibilità<br />

di riuscita.<br />

Appoggiatosi contro un albero, nascose la faccia fra le mani e incominciò<br />

a riflettere sulla strada migliore da seguire. Far intervenire la polizia<br />

pareva la soluzione più sensata, ma bisognava agire in fretta e lui non sapeva<br />

come fare. La cosa più spiccia sembrava quella d'impadronirsi di un'auto<br />

dei satanisti e con quella correre a Cambridge. Anche se fosse riuscito<br />

a trovare prima una casa con un telefono, non sarebbe stato facile<br />

convincere la polizia a mandargli in aiuto almeno una dozzina di poliziotti.<br />

Se invece si fosse fatto riconoscere presentandosi personalmente, forse avrebbe<br />

ottenuto facilmente quello che desiderava.<br />

Presa questa decisione, partì di corsa tenendosi al margine del bosco. Ma<br />

nella fuga aveva perso completamente l'orientamento e quando se n'accorse<br />

si fermò in un punto dove il bosco piegava ad angolo retto. Barney svoltò<br />

e corse ancora per un bel pezzo, ma alla fine dovette darsi per vinto e si<br />

fermò all'inizio di una stradicciola di campagna che a destra pe<strong>net</strong>rava nel<br />

bosco avvolto ancora nella nebbia, a sinistra passava davanti a un casolare<br />

distante un centinaio di metri, il cui profilo si stagliava contro il cielo.<br />

Convintosi d'essersi smarrito, e che ormai i satanisti erano chissà dove,<br />

decise di chiedere aiuto e raggiunta la casa, prese a tempestare la porta coi<br />

pugni e a chiamare con quanto fiato aveva: «Ehi, di casa! Ehi, gente! Svegliatevi!».<br />

In risposta a quei colpi, a quelle urla, una finestra s'aprì al primo piano.<br />

Senza attendere che incominciassero con le domande o che lo mandassero<br />

a quel paese, Barney gridò: «Sono un poliziotto, è un caso urgentissimo!<br />

Stanno assassinando una persona! Avete un telefono?».<br />

«No che non ce l'abbiamo!» replicò l'uomo che s'era affacciato, irritatissimo.<br />

Poi, incominciando a capire a mano a mano che il cervello gli si<br />

snebbiava, proseguì più rabbonito: «Non posso aiutarla, mi dispiace. Ma<br />

c'è il telefono nella canonica. Volti a sinistra e segua la strada. È subito

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