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30.01.2013 Views

quanti di abbandonare questo luogo. Immediatamente!» La più grande incredulità si dipinse nel volto ancora teso del Grande Ariete, gli occhi lampeggiarono furiosi. «Come osi?» sbottò. «Nessuno può dare ordini in mia presenza!» «Sì, forse sarà una cosa insolita, ma è proprio quello che penso di fare.» «Tu mi sfidi a tuo rischio! Rammenta che c'è sempre un domani. Potrei spezzarti in un momento qualunque, a mio capriccio, come posso spezzare un fuscello.» «Lo so, lo so, Eccelso. Lo so, e non sono così pazzo da sfidarti. Voglio solo che mi lasci libero di fare a modo mio, e per convincerti ti propongo un patto.» «lo non vengo a patti coi miei inferiori.» «Ma se rifiuterai andremo in cenere tutti quanti per aver infranto e calpestato il patto che ci lega. Tu perché ti mostri irragionevole rifiutando di rimandare la maledizione, io perché punto i piedi per ottenere l'effetto opposto.» Wash tacque brevemente e, allungando una mano, afferrò Mary per i capelli e le scrollò la testa, poi proseguì: «Questa" donna è mia, e deve rimanere intatta sino a quando io la desidererò: capelli, occhi, denti, unghie... Tutto quello che le appartiene, dentro e fuori. Quando sarò stufo di lei, tu potrai maledirla come vorrai, ma non prima. O accetti questa proposta, o questa notte il nostro patto finisce nel nulla e io me ne vado e ti pianto qui». Tremando, sudando per la paura, Mary attese la risposta del Grande Ariete. Non dubitava che, se non fosse stato così scosso e malconcio, il carattere violento e prevaricatore avrebbe preso il sopravvento e avrebbe rifiutato di sottostare a quella condizione. In quel momento, per sua fortuna, era quasi disarmato dinnanzi alla baldanza d'un inferiore che pareva deciso a metterlo alle strette. La risposta venne dopo un minuto che parve un'eternità. Con un ghigno sarcastico il Grande Ariete disse: «Le catene della carne devono essere ancora molto forti in te se possono indurti a correre simili rischi per una donna. Per qualunque donna! Ma non è questo il momento per litigare fra noi. Sia come desideri. Purché lei non sfugga alla pena che ha meritato col suo gesto sacrilego, poche settimane, o pochi mesi di ritardo non possono avere grande importanza. L'assillo del castigo che l'attende aggraverà la pena e la condanna, ma tu dovrai avvertirmi, quando ti sarai stancato di lei». Wash promise. «Lo farò.» Poi, alzando la voce, si rivolse agli altri:

«Muovetevi, adesso. Due di voi aiutino il Padrone, gli altri ritornino alle loro macchine. E di corsa! Quando sarete tornati all'aeroporto, sapete già cosa dovete fare». La nebbia, fuori, era ancora fitta attorno alla cappella, e quella nebbia provocata da Wash aveva protetto la fuga di Barney. Wash non indugiò per recitare la magia necessaria per disperderla, anche perché tanto lui che i suoi accoliti conoscevano alla perfezione i dintorni e potevano orientarsi senza alcuna difficoltà. Tranne i due che si erano offerti di aiutare Lothar, gli altri si precipitarono fuori e in breve disparvero in quelle tenebre grigiastre. Il Grande Ariete rifiutò il sostegno che gli veniva offerto, ma i due volontari rimasero al suo fianco e lo guidarono lungo il sentiero che non conosceva. Uscirono tutti e tre, e uno dei due intonacati portava la sua maschera grottesca, l'altro illuminava il cammino con una torcia passando fra i cespugli e le erbacce, calpestando il folto strato di foglie marce per le recenti piogge. Tenendo saldamente Mary per un braccio, Wash chiudeva la retroguardia. Usciti dal bosco, emersero di colpo dalla coltre nebbiosa sotto il cielo sereno appena in tempo per scorgere tre auto che s'allontanavano in tutta fretta con a bordo gli altri membri della congrega che si erano sbarazzati dei sai monacali sotto i quali avevano nascosto le divise. Ai due che avevano scortato il Grande Ariete, Wash ordinò che lo spogliassero della tunica e che la riponessero, assieme alla maschera, nel cofano dell'auto e che uno, messosi al volante, seguisse la sua, poi, fatto salire Lothar accanto a sé e messa Mary fra la caterva di bagagli posati sul sedile posteriore e spogliatosi dei paramenti, salì e mise in moto. L'auto partì e dapprima Wash guidò piano. Solo quando raggiunsero la statale Mary osò respirare liberamente. Era riuscita a salvare l'uomo che amava e si era sottratta alla vergogna dell'iniziazione. La minaccia di Lothar restava, ma Wash l'aveva salvata, almeno per il momento. E Mary pensava ottimisticamente che, avendo rivelato chiaramente di amarla, in un modo o nell'altro l'avrebbe sottratta alla vendetta del Grande Ariete anche in futuro. Mary aveva udito quando Wash aveva ordinato ai suoi uomini di tornare alla base, ma non s'era accorta che anche loro correvano nella stessa direzione. Se n'accorse soltanto quando l'auto rallentò prima di fermarsi all'alt imperioso urlato da una sentinella. Un sottufficiale di guardia e un uomo

quanti di abbandonare questo luogo. Immediatamente!»<br />

La più grande incredulità si dipinse nel volto ancora teso del Grande Ariete,<br />

gli occhi lampeggiarono furiosi. «Come osi?» sbottò. «Nessuno può<br />

dare ordini in mia presenza!»<br />

«Sì, forse sarà una cosa insolita, ma è proprio quello che penso di fare.»<br />

«Tu mi sfidi a tuo rischio! Rammenta che c'è sempre un domani. Potrei<br />

spezzarti in un momento qualunque, a mio capriccio, come posso spezzare<br />

un fuscello.»<br />

«Lo so, lo so, Eccelso. Lo so, e non sono così pazzo da sfidarti. Voglio<br />

solo che mi lasci libero di fare a modo mio, e per convincerti ti propongo<br />

un patto.»<br />

«lo non vengo a patti coi miei inferiori.»<br />

«Ma se rifiuterai andremo in cenere tutti quanti per aver infranto e calpestato<br />

il patto che ci lega. Tu perché ti mostri irragionevole rifiutando di<br />

rimandare la maledizione, io perché punto i piedi per ottenere l'effetto opposto.»<br />

Wash tacque brevemente e, allungando una mano, afferrò Mary per i capelli<br />

e le scrollò la testa, poi proseguì: «Questa" donna è mia, e deve rimanere<br />

intatta sino a quando io la desidererò: capelli, occhi, denti, unghie...<br />

Tutto quello che le appartiene, dentro e fuori. Quando sarò stufo di lei, tu<br />

potrai maledirla come vorrai, ma non prima. O accetti questa proposta, o<br />

questa notte il nostro patto finisce nel nulla e io me ne vado e ti pianto<br />

qui».<br />

Tremando, sudando per la paura, Mary attese la risposta del Grande Ariete.<br />

Non dubitava che, se non fosse stato così scosso e malconcio, il carattere<br />

violento e prevaricatore avrebbe preso il sopravvento e avrebbe rifiutato<br />

di sottostare a quella condizione. In quel momento, per sua fortuna,<br />

era quasi disarmato dinnanzi alla baldanza d'un inferiore che pareva deciso<br />

a metterlo alle strette.<br />

La risposta venne dopo un minuto che parve un'eternità. Con un ghigno<br />

sarcastico il Grande Ariete disse: «Le catene della carne devono essere ancora<br />

molto forti in te se possono indurti a correre simili rischi per una donna.<br />

Per qualunque donna! Ma non è questo il momento per litigare fra noi.<br />

Sia come desideri. Purché lei non sfugga alla pena che ha meritato col suo<br />

gesto sacrilego, poche settimane, o pochi mesi di ritardo non possono avere<br />

grande importanza. L'assillo del castigo che l'attende aggraverà la pena e<br />

la condanna, ma tu dovrai avvertirmi, quando ti sarai stancato di lei».<br />

Wash promise. «Lo farò.» Poi, alzando la voce, si rivolse agli altri:

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