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30.01.2013 Views

tutto, nome, cognome e indirizzo, frugando nell'elenco segreto, e ieri è venuto qui di persona per esplorare l'ambiente. Certo che non ha avuto il coraggio di venir qui a ricambiare la cortesia, ma non s'è lasciato scappare l'occasione d'informarmi con la speranza che fossi io a fare le sue vendette». Ringraziando i tre domestici con un cenno del capo, Wash ordinò loro di liberare il prigioniero e di tornare in cucina. Alzatosi, torreggiò sopra Barney e con un ampio sorriso gli disse: «Bene, giovanotto. Adesso che ci sei riuscito, adesso che sei qui, prendimi a pugni». «No!» replicò Barney, mostrandosi intimidito di fronte a quel colosso. «Ma siccome Margot era sparita senza dire una parola, senza lasciare un biglietto, niente, non vedo cosa ci sia di strano se sono stato in pensiero per lei.» «Figliolo, io non ho niente da ridire su questo particolare» rispose Wash, fingendosi accomodante. «Posso osservare soltanto che hai sprecato il tuo tempo, anche se la tua scelta rivela un notevole buongusto. Ma siccome sei un neofita, avrai scelto il tuo nome satanico. Il mio è Serpente che Stritola. Il tuo, qual è?» Era un bel problema, e Barney, non sapendo come cavarsela, prese tempo, scrollando piano la testa come se fosse ancora troppo stordito per rispondere subito. Ma Mary, che aveva avuto modo d'imparare qualcosa sugli usi della setta, fu pronta a intervenire. «Oh, scusate! Avrei dovuto presentarvi prima. Come satanista, ha assunto il nome di Dottor Dee.» «Oh! Il nome del re dei maghi dell'epoca elisabettiana, eh!» commentò l'americano, porgendo la manaccia. «Lieto di conoscerti, Dottore. Ma siediti, adesso. Ne hai fatta di strada questa notte. Stavamo proprio per metterci a tavola quando sei capitato tu. Sarà meglio che ti metta qualcosa nello stomaco, prima di riprendere la strada di casa.» Comprendendo che la cosa più logica e naturale sarebbe stata di accettare l'invito, Barney, deciso a non insospettirlo, fece buon viso a cattiva sorte, ed essendosi ripreso quasi del tutto, tranne che dal mal di testa, rispose: «Grazie. Sei molto gentile. Accetto volentieri». «E tu sei il benvenuto» rispose il padrone di casa, facendo strada verso la sala da pranzo oltre la porta in fondo al soggiorno, dove Jim attendeva l'ordine per portare in tavola. Spaventata, ma nell'impossibilità di impedirglielo, Mary aveva ascoltato sorridendo Barney che accettava l'invito. Era già un miracolo se erano riusciti a scamparla, e adesso lei imprecava dentro di sé, gli dava dell'imbecil-

le perché non aveva rifiutato l'invito a cena, perché non aveva trovato una scusa qualunque, magari dicendo che doveva pernottare a Cambridge, perché non se l'era filata alla svelta dopo essersi scusato ben bene per quell'intrusione. E ringraziava il cielo di non essersi sbilanciata troppo dicendo che era un iniziato. Se le fosse sfuggito, ignorante com'era dei riti della setta, certo Barney si sarebbe tradito, mentre così, da neofita, poteva essere scusato se ignorava riti e usanze che non venivano svelati se non dopo l'iniziazione. Ma non bastava a tranquillizzarla, e Mary tremava al pensiero che Barney non riuscisse a sostenere nemmeno quel ruolo modesto per più di mezz'ora di fronte a una mente così penetrante come quella dell'americano. Dal canto suo, Barney, che non era affatto uno stupido, si rendeva perfettamente conto del rischio che correva. Di conseguenza, appena si furono accomodati a tavola, si affrettò a sviare il discorso dal soggetto dell'occulto e impegnò il suo ospite in un discussione di politica sulle prospettive di vittoria che avevano Democratici e Repubblicani nelle prossime elezioni presidenziali negli Stati Uniti. La topica servì a sviare il discorso per una decina di minuti; altri dieci minuti trascorsero a confrontare la diversità dei metodi fra la democrazia britannica e quella americana. Ma poi il discorso tornò al tema più spinoso, e quando Wash gli chiese da chi, e quando, era stato presentato al tempio per essere accettato come neofita, alla prima domanda Barney rispose tranquillamente che era stato Ratnadatta, e sin lì niente di male, ma alla seconda domanda si scusò dicendo che doveva pensarci, che era ancora un po' stordito. Poi, dopo aver riflettuto brevemente, azzardò un sabato sera e disse che era stato presentato il nove marzo. La sera del nove marzo Ratnadatta aveva accompagnato Mary a cena, poi l'aveva portata nel tempio per la prima volta. Ma quella sera anche Wash era andato nella loggia di Cremorne, e lo disse. E disse anche che non ricordava affatto d'aver notato, fra i novizi presentati quella sera, un tipo che somigliava a Barney... Sì, ammise che la memoria poteva avergli giocato un tiro del resto normale, ma di quei tiri a lui ne capitavano ben di rado, e gli domandò se era stato Abaddon, oppure il Grande Ariete, a togliergli di dosso il saio del penitente. Per Mary e per Barney fu proprio il caso di dire che a salvarli era stato il gong, perché proprio in quell'istante entrò Jim, per annunziare che l'ospite atteso era arrivato e che lo aveva fatto accomodare in salotto. Senza attendere risposta alla domanda appena formulata, Wash si alzò in

tutto, nome, cognome e indirizzo, frugando nell'elenco segreto, e ieri è venuto<br />

qui di persona per esplorare l'ambiente. Certo che non ha avuto il coraggio<br />

di venir qui a ricambiare la cortesia, ma non s'è lasciato scappare<br />

l'occasione d'informarmi con la speranza che fossi io a fare le sue vendette».<br />

Ringraziando i tre domestici con un cenno del capo, Wash ordinò loro di<br />

liberare il prigioniero e di tornare in cucina. Alzatosi, torreggiò sopra Barney<br />

e con un ampio sorriso gli disse: «Bene, giovanotto. Adesso che ci sei<br />

riuscito, adesso che sei qui, prendimi a pugni».<br />

«No!» replicò Barney, mostrandosi intimidito di fronte a quel colosso.<br />

«Ma siccome Margot era sparita senza dire una parola, senza lasciare un<br />

biglietto, niente, non vedo cosa ci sia di strano se sono stato in pensiero per<br />

lei.»<br />

«Figliolo, io non ho niente da ridire su questo particolare» rispose<br />

Wash, fingendosi accomodante. «Posso osservare soltanto che hai sprecato<br />

il tuo tempo, anche se la tua scelta rivela un notevole buongusto. Ma siccome<br />

sei un neofita, avrai scelto il tuo nome satanico. Il mio è Serpente<br />

che Stritola. Il tuo, qual è?»<br />

Era un bel problema, e Barney, non sapendo come cavarsela, prese tempo,<br />

scrollando piano la testa come se fosse ancora troppo stordito per rispondere<br />

subito. Ma Mary, che aveva avuto modo d'imparare qualcosa sugli<br />

usi della setta, fu pronta a intervenire. «Oh, scusate! Avrei dovuto presentarvi<br />

prima. Come <strong>satanista</strong>, ha assunto il nome di Dottor Dee.»<br />

«Oh! Il nome del re dei maghi dell'epoca elisabettiana, eh!» commentò<br />

l'americano, porgendo la manaccia. «Lieto di conoscerti, Dottore. Ma siediti,<br />

adesso. Ne hai fatta di strada questa notte. Stavamo proprio per metterci<br />

a tavola quando sei capitato tu. Sarà meglio che ti metta qualcosa nello<br />

stomaco, prima di riprendere la strada di casa.»<br />

Comprendendo che la cosa più logica e naturale sarebbe stata di accettare<br />

l'invito, Barney, deciso a non insospettirlo, fece buon viso a cattiva sorte,<br />

ed essendosi ripreso quasi del tutto, tranne che dal mal di testa, rispose:<br />

«Grazie. Sei molto gentile. Accetto volentieri».<br />

«E tu sei il benvenuto» rispose il padrone di casa, facendo strada verso<br />

la sala da pranzo oltre la porta in fondo al soggiorno, dove Jim attendeva<br />

l'ordine per portare in tavola.<br />

Spaventata, ma nell'impossibilità di impedirglielo, Mary aveva ascoltato<br />

sorridendo Barney che accettava l'invito. Era già un miracolo se erano riusciti<br />

a scamparla, e adesso lei imprecava dentro di sé, gli dava dell'imbecil-

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